Buon anno a tutte e a tutti.
Saluti,
Mauro.
domenica 31 dicembre 2017
Per una volta faccio il conformista
Etichette:
2017,
2018,
Anno,
auguri,
conformismo,
conformista,
Mauro,
personale
venerdì 29 dicembre 2017
Dettagli genovesi 25 - Fasci nelle fogne
Direi che un accesso alle fognature sia il posto giusto dove vedere un fascio littorio oggi:
Saluti,
Mauro.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 27 dicembre 2017
Liberale vs. liberista
Ci sono cose che puoi (anzi devi) lasciare al mercato.
Ci sono cose che non puoi (anzi non devi) lasciare al mercato.
Regole opprimenti, soffocanti sono il male.
L'assenza di regole anche di più.
Le regole (non opprimenti, non soffocanti) servono. Anche al mercato.
Queste cose il liberale le sa.
Il liberista non le vuole sapere.
Saluti,
Mauro.
Ci sono cose che non puoi (anzi non devi) lasciare al mercato.
Regole opprimenti, soffocanti sono il male.
L'assenza di regole anche di più.
Le regole (non opprimenti, non soffocanti) servono. Anche al mercato.
Queste cose il liberale le sa.
Il liberista non le vuole sapere.
Saluti,
Mauro.
martedì 26 dicembre 2017
Il Corriere e Santo Stefano
Il Corriere oggi parla di Santo Stefano.
Che strano, direte voi, non ci eravamo mica accorti che oggi è il 26 dicembre! ;-)
Il problema è come ne parla.
I quotidiani italiani non hanno problemi grossi solo con geografia, scienza e tecnologia (come vi ho già mostrato più volte), ma anche con storia, religione e rapporti stato-chiesa a quanto pare.
Leggete qui la chiusura dell'articolo:
Che strano, direte voi, non ci eravamo mica accorti che oggi è il 26 dicembre! ;-)
Il problema è come ne parla.
I quotidiani italiani non hanno problemi grossi solo con geografia, scienza e tecnologia (come vi ho già mostrato più volte), ma anche con storia, religione e rapporti stato-chiesa a quanto pare.
Leggete qui la chiusura dell'articolo:
In Italia è festa nazionale dal 1947. La
Chiesa cattolica lo celebra come festa religiosa, ancorché non di
precetto, come succede invece in Germania e altri Paesi germanofoni.
1) Se la Chiesa cattolica lo celebra come festa ma non di precetto... non è di precetto per nessun cattolico al mondo, neanche in Germania o altri paesi germanofoni;
2) La Germania e altri paesi germanofoni non decidono se una festa è di precetto o no, come non lo decide l'Italia e nessun altro paese. Gli stati decidono solo se accogliere o meno le feste religiose anche nel calendario civile, non se sono di precetto o meno;
3) Le chiese protestanti (perché è questo che l'autore dell'articolo sottintendeva con "Germania o altri paesi germanofoni") non sono presenti solo nei paesi germanofoni, quindi se per qualcuna di loro Santo Stefano è di precetto, lo è anche per i loro adepti in Italia, Spagna o Canada, non solo in Germania o Austria;
4) Mettere tutte le chiese protestanti insieme (come di fatto fa l'autore dell'articolo) non ha senso: ne esistono diverse... anche molto diverse tra loro e con approcci molto diversi verso i martiri e il loro culto.
Due righe, quattro belinate. Buone feste a tutti.
Saluti,
Etichette:
belinate,
calendario,
cattolici,
chiesa,
Corriere della Sera,
festa,
Germania,
giornalisti,
Italia,
martiri,
precetto,
protestanti,
quotidiani,
Santo Stefano
sabato 23 dicembre 2017
Cardinali di tutto il mondo unitevi!
Certe cose possono capitare solo in Germania.
Marx (non lui, l'altro) ha dichiarato che Marx (proprio lui) su certe cose aveva ragione e che prevede una rinascita del marxismo.
E con quel cognome credo abbia informazioni di prima mano al proposito.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Il primo Marx si chiama Reinhard e di lavoro fa l'arcivescovo di Monaco di Baviera.
Il secondo Marx si chiamava Karl e di lavoro faceva il rivoluzionario da salotto.
Marx (non lui, l'altro) ha dichiarato che Marx (proprio lui) su certe cose aveva ragione e che prevede una rinascita del marxismo.
E con quel cognome credo abbia informazioni di prima mano al proposito.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Il primo Marx si chiama Reinhard e di lavoro fa l'arcivescovo di Monaco di Baviera.
Il secondo Marx si chiamava Karl e di lavoro faceva il rivoluzionario da salotto.
venerdì 22 dicembre 2017
Le balle della Presidenta
La Boldrini, Presidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana, ci è cascata di nuovo: per lei esistono vittime di serie A e vittime di serie B.
Guardate questo tweet:
No, cara Boldrini, la legge non riguarda gli orfani di femminicidio (peraltro brutta parola anche linguisticamente, come già dissi più volte), riguarda tutti gli orfani dovuti a violenza domestica.
Sì, cara Boldrini, riguarda anche gli orfani di padre ammazzato dalla madre, anche se di questi a lei sembra non fregarne nulla.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Per chi volesse leggere la legge vera, la trovate qui.
Guardate questo tweet:
No, cara Boldrini, la legge non riguarda gli orfani di femminicidio (peraltro brutta parola anche linguisticamente, come già dissi più volte), riguarda tutti gli orfani dovuti a violenza domestica.
Sì, cara Boldrini, riguarda anche gli orfani di padre ammazzato dalla madre, anche se di questi a lei sembra non fregarne nulla.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Per chi volesse leggere la legge vera, la trovate qui.
Etichette:
Boldrini,
Camera dei Deputati,
domestica,
femminicidio,
legge,
omicidio,
orfani,
Repubblica Italiana,
violenza
giovedì 21 dicembre 2017
Una domanda ai miei lettori
Va beh che il mio blog è piccolino quindi ci guadagnerei due lire (bucate) ma voi, se foste al posto mio, lo usereste AdSense, ergo accettereste pubblicità sul sito?
Saluti,
Mauro.
Saluti,
Mauro.
Lo dico fin d'ora
Così non ci fraintendiamo, essendo in tempi non sospetti.
Come ho scritto su twitter: il 4 marzo il M5S sarà il terzo (se non il quarto) partito in Parlamento. Altro che primo e al governo.
Segnatevelo.
Chi sarà il primo?
Se il centrodestra si presenterà unito, CX primo e PD secondo.
Se no PD primo e FI secondo.
E visto che esiste gente che sa leggere le singole parole ma non capire le frasi, aggiungo: si intende partiti in senso lato.
Se non vi piace la parola, leggete "liste" invece di "partiti".
Saluti,
Mauro.
Come ho scritto su twitter: il 4 marzo il M5S sarà il terzo (se non il quarto) partito in Parlamento. Altro che primo e al governo.
Segnatevelo.
Chi sarà il primo?
Se il centrodestra si presenterà unito, CX primo e PD secondo.
Se no PD primo e FI secondo.
E visto che esiste gente che sa leggere le singole parole ma non capire le frasi, aggiungo: si intende partiti in senso lato.
Se non vi piace la parola, leggete "liste" invece di "partiti".
Saluti,
Mauro.
Etichette:
4 marzo,
analfabetismo funzionale,
centrodestra,
coalizione,
elezioni,
FI,
lista,
m5s,
Parlamento,
partito,
PD,
politica,
Twitter
martedì 19 dicembre 2017
La percentuale delle salite
Tra le tante domande di scienza e tecnica che mi sento fare (e che facevo io stesso da bambino ;-) ) c'è quella sulla definizione della pendenza di una salita.
Tutti (o quasi) sanno che tale pendenza si indica con una percentuale... e chi non lo sa generalmente lo scopre quando arriva il tempo del Giro d'Italia o del Tour de France...
Ma cosa indica quella percentuale di preciso?
La risposta che uno normalmente si sente dare (e che mi diede mio papà quando lo chiesi da piccolo) è che una salita ha pendenza del 100% quando è inclinata di 45°.
Numericamente è la risposta corretta, ma non è in realtà la definizione. Del resto perché 45° e non 60° o 90°?
Per un motivo molto semplice: la percentuale non indica i gradi, ma indica il rapporto tra spostamento in orizzontale e spostamento in verticale: una salita con pendenza del 100% è una salita dove per ogni metro di spostamento in orizzontale vi è un metro di spostamento in verticale... e questo "casualmente" capita quando l'inclinazione è di 45°.
Una salita col 50% di pendenza è quindi una salita dove mi alzo di mezzo metro per ogni metro percorso in orizzontale (che corrisponde a 26,6°), una col 10% è una salita dove mi alzo di 10 cm per ogni metro di spostamento orizzontale (che corrisponde a 5,71°).
Chiaramente la distanza che io percorro effettivamente sul terreno non corrisponde né allo spostamento in orizzontale, né a quello in verticale bensì - nell'ipotesi di una salita a pendenza costante - la calcolo col teorema di Pitagora.
Nel caso di una salita al 100% il mio effettivo spostamento sul terreno sarà di circa 1,4 metri per ogni metro di spostamento in orizzontale, se al 10% lo spostamento effettivo sul terreno sarà in realtà di poco più di un metro.
Saluti,
Mauro.
Tutti (o quasi) sanno che tale pendenza si indica con una percentuale... e chi non lo sa generalmente lo scopre quando arriva il tempo del Giro d'Italia o del Tour de France...
Ma cosa indica quella percentuale di preciso?
La risposta che uno normalmente si sente dare (e che mi diede mio papà quando lo chiesi da piccolo) è che una salita ha pendenza del 100% quando è inclinata di 45°.
Numericamente è la risposta corretta, ma non è in realtà la definizione. Del resto perché 45° e non 60° o 90°?
Per un motivo molto semplice: la percentuale non indica i gradi, ma indica il rapporto tra spostamento in orizzontale e spostamento in verticale: una salita con pendenza del 100% è una salita dove per ogni metro di spostamento in orizzontale vi è un metro di spostamento in verticale... e questo "casualmente" capita quando l'inclinazione è di 45°.
Una salita col 50% di pendenza è quindi una salita dove mi alzo di mezzo metro per ogni metro percorso in orizzontale (che corrisponde a 26,6°), una col 10% è una salita dove mi alzo di 10 cm per ogni metro di spostamento orizzontale (che corrisponde a 5,71°).
Chiaramente la distanza che io percorro effettivamente sul terreno non corrisponde né allo spostamento in orizzontale, né a quello in verticale bensì - nell'ipotesi di una salita a pendenza costante - la calcolo col teorema di Pitagora.
Nel caso di una salita al 100% il mio effettivo spostamento sul terreno sarà di circa 1,4 metri per ogni metro di spostamento in orizzontale, se al 10% lo spostamento effettivo sul terreno sarà in realtà di poco più di un metro.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
domanda,
Giro d'Italia,
gradi,
matematica,
pendenza,
percentuale,
Pitagora,
salita,
scienza,
spostamento,
tecnica,
teorema,
Tour de France
La non logica dell'uscita dall'Euro
A intervalli regolari (ma molto ravvicinati) spunta qualcuno che vuole uscire dall'Euro. In Italia come in altri paesi, ma in Italia di più.
Ora io penso che per un paese come l'Italia oggi uscire dall'Euro sarebbe un suicidio, ma il problema qui è un altro.
Il problema è la logica usata da molti (in particolare M5S ma non solo, purtroppo l'ignoranza logica è trasversale) per giustificare questa uscita.
Infatti molti dicono: entrare nell'Euro allora è stato un errore, quindi ora bisogna uscirne. Intendendo che l'uscita correggerebbe un errore.
No, mi dispiace, non funziona così.
Mettiamo che sia veramente stato un errore per l'Italia a inizio millennio adottare l'Euro.
Accettiamo questo punto di partenza.
Quindi usciamo dall'Euro e tutto andrà automaticamente a posto. Ci sarà sì qualche problema iniziale, ma l'errore di partenza verrà corretto. Giusto?
No. Sbagliato.
Per decidere se sia giusto uscire o no dall'Euro non conta nulla che sia stato un errore entrarci. Ma proprio nulla.
Per decidere se sia giusto uscire o no dall'Euro conta solo valutare le conseguenze che avrebbe oggi questa scelta. È quello che un governo serio, che una politica seria deve valutare. Nient'altro.
La valutazione sul fatto se sia stato allora giusto entrare o meno nell'Euro va sì fatta, ma a livello storico, non politico.
L'errore, se errore è veramente stato, non lo correggi più. È successo e rimane nella storia.
Ritornare alla lira non significherebbe correggere quell'errore perché la lira sarebbe una nuova moneta che con la vecchia avrebbe in comune solo il nome e soprattutto perché l'Italia dovrebbe con la nuova moneta affrontare il mondo del 2017 e del futuro. Non quello del 2002. Il 2002 non esiste più e tanto meno il 1999 (sì, l'Euro è nato nel 1999, nel 2002 sono "solo" arrivate le monete e le banconote).
E quindi, come già detto, la politica deve pensare a cosa succedderebbe oggi se venisse fatta una scelta simile.
Se allora sia stato fatto un errore o meno, oggi è tema per gli storici, non per i politici.
Saluti,
Mauro.
Ora io penso che per un paese come l'Italia oggi uscire dall'Euro sarebbe un suicidio, ma il problema qui è un altro.
Il problema è la logica usata da molti (in particolare M5S ma non solo, purtroppo l'ignoranza logica è trasversale) per giustificare questa uscita.
Infatti molti dicono: entrare nell'Euro allora è stato un errore, quindi ora bisogna uscirne. Intendendo che l'uscita correggerebbe un errore.
No, mi dispiace, non funziona così.
Mettiamo che sia veramente stato un errore per l'Italia a inizio millennio adottare l'Euro.
Accettiamo questo punto di partenza.
Quindi usciamo dall'Euro e tutto andrà automaticamente a posto. Ci sarà sì qualche problema iniziale, ma l'errore di partenza verrà corretto. Giusto?
No. Sbagliato.
Per decidere se sia giusto uscire o no dall'Euro non conta nulla che sia stato un errore entrarci. Ma proprio nulla.
Per decidere se sia giusto uscire o no dall'Euro conta solo valutare le conseguenze che avrebbe oggi questa scelta. È quello che un governo serio, che una politica seria deve valutare. Nient'altro.
La valutazione sul fatto se sia stato allora giusto entrare o meno nell'Euro va sì fatta, ma a livello storico, non politico.
L'errore, se errore è veramente stato, non lo correggi più. È successo e rimane nella storia.
Ritornare alla lira non significherebbe correggere quell'errore perché la lira sarebbe una nuova moneta che con la vecchia avrebbe in comune solo il nome e soprattutto perché l'Italia dovrebbe con la nuova moneta affrontare il mondo del 2017 e del futuro. Non quello del 2002. Il 2002 non esiste più e tanto meno il 1999 (sì, l'Euro è nato nel 1999, nel 2002 sono "solo" arrivate le monete e le banconote).
E quindi, come già detto, la politica deve pensare a cosa succedderebbe oggi se venisse fatta una scelta simile.
Se allora sia stato fatto un errore o meno, oggi è tema per gli storici, non per i politici.
Saluti,
Mauro.
sabato 16 dicembre 2017
Le parole hanno un peso
Avrete tutti sentito o letto negli ultimi giorni del paragone fatto dal presidente della regione Puglia Emiliano tra i cantieri della TAP e Auschwitz.
E quindi anche delle successive polemiche.
Ora io non voglio fare un discorso politico (anche se politicamente ci sarebbe molto da dire, visto che Emiliano sta tenendo il piede in più scarpe... o forse sta cercando di infilare più piedi in una scarpa), però quanto detto da Emiliano è importante e grave.
Importante e grave in quanto sintomatico di un un fenomeno diffuso: la perdita del significato delle parole.
Le parole non hanno solo un significato lessicale, semantico. Hanno anche un significato sociale, storico.
Le parole hanno un peso.
Auschwitz (o Oświęcim, come dovrebbe oggi più correttamente venir chiamata) per esempio.
È il nome di una località, come migliaia e migliaia di altri nomi di località al mondo.
Però è un nome a cui la storia ha dato un peso. Un peso non indifferente.
Significa che non puoi usarlo? Significa che non puoi fare satira o dissacrazione con esso? Significa che non puoi farne oggetto di paragoni o confronti?
No, non significa niente di tutto questo.
Significa solo che prima di usarlo devi sapere cosa significa, che peso ha.
Una volta che è garantita questa premessa puoi usarlo quanto e come vuoi, perché saprai prenderti la responsabilità di detto uso e in caso di necessità saprai spiegarlo e giustificarlo senza problemi (almeno da un punto di vista logico).
Purtroppo oggi (come Emiliano ha dimostrato, ma non è stato il primo e non sarà l'ultimo, purtroppo) prima si parla e poi ci si informa (se lo si fa) sul significato e sul peso delle parole.
E ci si scusa solo per evitare ulteriori polemiche, senza neanche provare a giustificare l'uso fatto della parola. Proprio perché non si conosce il significato e il peso di detta parola.
Auschwitz è solo un esempio, importante in quanto estremo e usato male recentemente, ma si potrebbe fare lo stesso discorso con tante altre parole. Forse con tutte.
Come disse Claudio Magris: Le parole sono fatti.
Saluti,
Mauro.
E quindi anche delle successive polemiche.
Ora io non voglio fare un discorso politico (anche se politicamente ci sarebbe molto da dire, visto che Emiliano sta tenendo il piede in più scarpe... o forse sta cercando di infilare più piedi in una scarpa), però quanto detto da Emiliano è importante e grave.
Importante e grave in quanto sintomatico di un un fenomeno diffuso: la perdita del significato delle parole.
Le parole non hanno solo un significato lessicale, semantico. Hanno anche un significato sociale, storico.
Le parole hanno un peso.
Auschwitz (o Oświęcim, come dovrebbe oggi più correttamente venir chiamata) per esempio.
È il nome di una località, come migliaia e migliaia di altri nomi di località al mondo.
Però è un nome a cui la storia ha dato un peso. Un peso non indifferente.
Significa che non puoi usarlo? Significa che non puoi fare satira o dissacrazione con esso? Significa che non puoi farne oggetto di paragoni o confronti?
No, non significa niente di tutto questo.
Significa solo che prima di usarlo devi sapere cosa significa, che peso ha.
Una volta che è garantita questa premessa puoi usarlo quanto e come vuoi, perché saprai prenderti la responsabilità di detto uso e in caso di necessità saprai spiegarlo e giustificarlo senza problemi (almeno da un punto di vista logico).
Purtroppo oggi (come Emiliano ha dimostrato, ma non è stato il primo e non sarà l'ultimo, purtroppo) prima si parla e poi ci si informa (se lo si fa) sul significato e sul peso delle parole.
E ci si scusa solo per evitare ulteriori polemiche, senza neanche provare a giustificare l'uso fatto della parola. Proprio perché non si conosce il significato e il peso di detta parola.
Auschwitz è solo un esempio, importante in quanto estremo e usato male recentemente, ma si potrebbe fare lo stesso discorso con tante altre parole. Forse con tutte.
Come disse Claudio Magris: Le parole sono fatti.
Saluti,
Mauro.
Io sono genovese
Io sono genovese e in quanto tale ligure.
In quanto ligure sono italiano.
In quanto italiano sono europeo.
In quanto europeo sono cittadino del mondo.
Chi vuol capire capisca.
Chi non vuol capire peggio per lui.
Saluti,
Mauro.
In quanto ligure sono italiano.
In quanto italiano sono europeo.
In quanto europeo sono cittadino del mondo.
Chi vuol capire capisca.
Chi non vuol capire peggio per lui.
Saluti,
Mauro.
Dettagli dall'Oberpfalz 7 - Panifici geniali
Tutti (forse) ricorderete il panificio-pasticceria qui ad Auerbach che aveva chiarito che i dolci aiutano contro i rapimenti.
Bene, quello stesso panificio-pasticceria ha colpito di nuovo.
"I dolci non fanno ingrassare, i dolci spianano le rughe! Qui ci sono dolci!"
"La cioccolata non chiede. La cioccolata capisce! Qui sei capito!".
Saluti,
Mauro.
Bene, quello stesso panificio-pasticceria ha colpito di nuovo.
"I dolci non fanno ingrassare, i dolci spianano le rughe! Qui ci sono dolci!"
"La cioccolata non chiede. La cioccolata capisce! Qui sei capito!".
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Qui tutti i dettagli dall'Oberpfalz.
Qui tutti i dettagli dall'Oberpfalz.
Etichette:
Auerbach,
bilancia,
capire,
chiedere,
cioccolata,
dettagli,
dolci,
ingrassare,
Oberpfalz,
panificio,
pasticceria,
rughe
venerdì 8 dicembre 2017
È cominciato sul serio
Il processo per la Loveparade a Duisburg.
Vero che a giugno avevano detto che sarebbe cominciato il 6 o l'8 dicembre. È cominciato oggi (qui vi anticipai la cosa), ma io non ci credevo veramente. Tra un cavillo e l'altro temevo altri rinvii.
E ora è una corsa contro il tempo: se la sentenza di primo grado non arriva entro il 23 luglio 2020 (la tragedia avvenne il 24 luglio 2010) tutto va in prescrizione.
Visto che nonostante i 21 morti tra le accuse non c'è l'omicidio.
E secondo molti giuristi (sia colpevolisti che innocentisti) questa sarà la fine più probabile, viste le dimensioni e difficoltà del processo.
Saluti,
Mauro.
P.S.: Oltretutto i due responsabili morali (sindaco e organizzatore) non sono tra i dieci imputati... giuridicamente cosa probabilmente ineccepibile, ma le parti civili, le vittime e i loro parenti credo avrebbero preferito vederli assolti che nemmeno processati.
Vero che a giugno avevano detto che sarebbe cominciato il 6 o l'8 dicembre. È cominciato oggi (qui vi anticipai la cosa), ma io non ci credevo veramente. Tra un cavillo e l'altro temevo altri rinvii.
E ora è una corsa contro il tempo: se la sentenza di primo grado non arriva entro il 23 luglio 2020 (la tragedia avvenne il 24 luglio 2010) tutto va in prescrizione.
Visto che nonostante i 21 morti tra le accuse non c'è l'omicidio.
E secondo molti giuristi (sia colpevolisti che innocentisti) questa sarà la fine più probabile, viste le dimensioni e difficoltà del processo.
Saluti,
Mauro.
P.S.: Oltretutto i due responsabili morali (sindaco e organizzatore) non sono tra i dieci imputati... giuridicamente cosa probabilmente ineccepibile, ma le parti civili, le vittime e i loro parenti credo avrebbero preferito vederli assolti che nemmeno processati.
Etichette:
2010,
Duisburg,
Germania,
Loveparade,
omicidio,
organizzatore,
prescrizione,
processo,
sindaco,
tragedia,
vittime
giovedì 30 novembre 2017
Come non fare una petizione
Avrete tutti sentito del servizio antiscientifico delle Iene contro l'esperimento SOX ai laboratori del Gran Sasso.
Servizio che ha portato il M5S abruzzese a presentare una risoluzione alla commissione attività produttive della regione Abruzzo per bloccare l'esperimento. Risoluzione poi approvata all'unanimità (ma per fortuna non vincolante).
Qui un ottimo riassunto della storia per chi volesse rinfrescarsi la memoria o saperne qualcosa di più.
Tra le tante iniziative a difesa dell'esperimento è stata presentata anche una petizione su Change.org.
E qui c'è il primo autogol: non fai una petizione seria su Change.org (o altrove in rete), ma la fai in modo da poter raccogliere vere firme autografe.
Il perché lo spiegai bene qui e qui.
Ma oltre a questo, la petizione in questione è controproducente perché combatte le false notizie delle Iene con altre false notizie.
E questo non va per niente bene.
Fa perdere credibilità alla petizione. E, peggio ancora, rischia di farne perdere anche a chi la petizione vuole difendere.
La petizione infatta parla di una risoluzione del consiglio regionale abruzzese. Falsa notizia.
La risoluzione è di una commissione del consiglio regionale e quindi (per fortuna) non è vincolante.
Fosse del consiglio vero e proprio rischierebbe di esserlo.
La petizione chiede di far ripartire l'esperimento. Richiesta inattuabile.
Inattuabile per due motivi:
- L'esperimento non è ancora partito. È un po' difficile far ripartire ciò che non è ancora partito.
- La preparazione per l'esperimento non è stata interrotta (visto che la risoluzione della commissione non ha potere sui laboratori in questione). È un po' difficile far ripartire ciò che non è mai stato fermato.
Quindi anche falsa notizia visto che sottintende che l'esperimento sia stato bloccato.
No, così non va per niente bene.
Saluti,
Mauro.
Servizio che ha portato il M5S abruzzese a presentare una risoluzione alla commissione attività produttive della regione Abruzzo per bloccare l'esperimento. Risoluzione poi approvata all'unanimità (ma per fortuna non vincolante).
Qui un ottimo riassunto della storia per chi volesse rinfrescarsi la memoria o saperne qualcosa di più.
Tra le tante iniziative a difesa dell'esperimento è stata presentata anche una petizione su Change.org.
E qui c'è il primo autogol: non fai una petizione seria su Change.org (o altrove in rete), ma la fai in modo da poter raccogliere vere firme autografe.
Il perché lo spiegai bene qui e qui.
Ma oltre a questo, la petizione in questione è controproducente perché combatte le false notizie delle Iene con altre false notizie.
E questo non va per niente bene.
Fa perdere credibilità alla petizione. E, peggio ancora, rischia di farne perdere anche a chi la petizione vuole difendere.
La petizione infatta parla di una risoluzione del consiglio regionale abruzzese. Falsa notizia.
La risoluzione è di una commissione del consiglio regionale e quindi (per fortuna) non è vincolante.
Fosse del consiglio vero e proprio rischierebbe di esserlo.
La petizione chiede di far ripartire l'esperimento. Richiesta inattuabile.
Inattuabile per due motivi:
- L'esperimento non è ancora partito. È un po' difficile far ripartire ciò che non è ancora partito.
- La preparazione per l'esperimento non è stata interrotta (visto che la risoluzione della commissione non ha potere sui laboratori in questione). È un po' difficile far ripartire ciò che non è mai stato fermato.
Quindi anche falsa notizia visto che sottintende che l'esperimento sia stato bloccato.
No, così non va per niente bene.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
Abruzzo,
astrofisica,
Change.org,
fisica,
Gran Sasso,
ignoranza,
INFN,
Le iene,
m5s,
malafede,
petizione,
politica,
scienza,
SOX
martedì 28 novembre 2017
Domanda di servizio
Qualcuno tra i miei lettori vive a Roma o ha un ufficio a Roma? Insomma qualcuno può mettere a disposizione un indirizzo fisico (non casella postale o simili) a Roma?
Contattatemi in privato, grazie: mvenier@gmx.de.
Saluti,
Mauro.
Contattatemi in privato, grazie: mvenier@gmx.de.
Saluti,
Mauro.
domenica 26 novembre 2017
Lo sciopero di Amazon
Come (quasi) tutti avete sentito o letto, venerdì scorso (il "Black Friday") c'è stato un importante sciopero nel centro Amazon di Castel San Giovanni.
Conosco troppo poco i retroscena per potermi schierare in questo caso (ci sono scioperi che sono sacrosanti e scioperi che non lo sono).
Però una lamentela contro gli scioperanti mi ha colpito: sono stati accusati di aver scelto il giorno peggiore, quello in cui davano più fastidio.
E allora?
Quando dovevano scioperare? Quando nessuno se ne sarebbe accorto?
O siete scemi o siete in malafede.
Uno sciopero può essere approvabile o meno, questo è chiaro, ma se sciopero deve essere, deve dare fastidio ed essere visibile, se no non serve a nulla. Punto.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Ah, e poi ci sarebbe quell'altra storia: secondo i TG italiani lo sciopero partito da Castel San Giovanni si sarebbe poi esteso ai centri tedeschi di Amazon.
Peccato solo che in questi centri si protesti e si scioperi da anni.
Conosco troppo poco i retroscena per potermi schierare in questo caso (ci sono scioperi che sono sacrosanti e scioperi che non lo sono).
Però una lamentela contro gli scioperanti mi ha colpito: sono stati accusati di aver scelto il giorno peggiore, quello in cui davano più fastidio.
E allora?
Quando dovevano scioperare? Quando nessuno se ne sarebbe accorto?
O siete scemi o siete in malafede.
Uno sciopero può essere approvabile o meno, questo è chiaro, ma se sciopero deve essere, deve dare fastidio ed essere visibile, se no non serve a nulla. Punto.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Ah, e poi ci sarebbe quell'altra storia: secondo i TG italiani lo sciopero partito da Castel San Giovanni si sarebbe poi esteso ai centri tedeschi di Amazon.
Peccato solo che in questi centri si protesti e si scioperi da anni.
sabato 25 novembre 2017
Mi stupisco di una cosa
Come mai i due Carabinieri accusati di stupro a Firenze non siano ancora stati cacciati dall'Arma.
Cosa dite?
Il processo è ancora in corso, magari il rapporto è stato, nonostante la denuncia, veramente consensuale.
E allora?
Vi sembra che tra i compiti di un militare in servizio di ordine pubblico ci sia fare sesso? In servizio?
Ma siamo matti?
Fuori dall'Arma comunque. E con disonore. Anche se l'accusa di stupro fosse falsa (e non credo lo sia, ma questo è un altro discorso, che deve chiarire sì il tribunale).
Saluti,
Mauro.
Cosa dite?
Il processo è ancora in corso, magari il rapporto è stato, nonostante la denuncia, veramente consensuale.
E allora?
Vi sembra che tra i compiti di un militare in servizio di ordine pubblico ci sia fare sesso? In servizio?
Ma siamo matti?
Fuori dall'Arma comunque. E con disonore. Anche se l'accusa di stupro fosse falsa (e non credo lo sia, ma questo è un altro discorso, che deve chiarire sì il tribunale).
Saluti,
Mauro.
Mi sento discriminato
Nessuna mi ha ancora accusato di averla molestata.
Eppure oggi un'accusa del genere non si nega a nessuno.
Saluti,
Mauro.
Eppure oggi un'accusa del genere non si nega a nessuno.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
accusa,
discriminazione,
Mauro,
molestie,
personale
venerdì 24 novembre 2017
Candidati che davvero...
Da un paio di giorni ci stanno sfracellando i gioielli di famiglia con la storia che Di Battista ha dichiarato che non si ricandiderà alle prossime politiche.
E oggi Repubblica pubblica estratti di dichiarazioni dello stesso al proposito.
Una frase di Di Battista mi ha colpito:
"Anche Renzi si potrebbe non ricandidare e anche lui riceverebbe migliaia di attestati di stima da parte degli italiani, come è successo a me. Lo invito a farlo".
Quando la ho letta mi sono cascate le palle. E dovrebbero cascare anche a voi.
Perché?
Perché Renzi non può, neanche volendo, ricandidarsi in Parlamento... al massimo potrà candidarsi, non ricandidarsi, visto che alle politiche non si è mai presentato prima.
E nessuno che a Di Battista lo faccia notare. Neanche Renzi stesso.
Saluti,
Mauro.
E oggi Repubblica pubblica estratti di dichiarazioni dello stesso al proposito.
Una frase di Di Battista mi ha colpito:
"Anche Renzi si potrebbe non ricandidare e anche lui riceverebbe migliaia di attestati di stima da parte degli italiani, come è successo a me. Lo invito a farlo".
Quando la ho letta mi sono cascate le palle. E dovrebbero cascare anche a voi.
Perché?
Perché Renzi non può, neanche volendo, ricandidarsi in Parlamento... al massimo potrà candidarsi, non ricandidarsi, visto che alle politiche non si è mai presentato prima.
E nessuno che a Di Battista lo faccia notare. Neanche Renzi stesso.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
candidarsi,
candidatura,
Di Battista,
elezioni,
m5s,
Parlamento,
PD,
politica,
Renzi,
ricandidarsi
giovedì 23 novembre 2017
Non mi piacciono le nuvole
No, non mi riferisco né alla commedia di Aristofane, né al disco di De André e neanche all'edificio di Fuksas, anche se quest'ultimo effettivamente poi tanto bello non è.
E neanche mi riferisco al clima.
No, mi riferisco alla moda (nefasta) del "cloud" come soluzione per archiviare i dati.
Grazie alla bella parola "cloud" (=nuvola) sembra che i nostri dati, una volta lì, siano in un ambiente etereo, sicuro in quanto non fisico.
E vedo tanti intorno a me (sia singole persone che aziende) che sbavano per questa geniale soluzione che risolve ogni problema.
Col cavolo!
Ma lo sapete cos'è un "cloud"?
È semplicemente un server su cui non avete nessun potere in quanto esterno a voi e non sotto il vostro controllo.
Non è un ambiente neutro, etereo. Per niente.
È esattamente la stessa cosa che è la memoria del vostro computer a casa o il server centrale della vostra azienda (o istituto) sul lavoro.
Solo che la memoria del vostro computer a casa la controllate voi, quella del server centrale della vostra azienda (o istituto) la controlla, appunto, la vostra azienda (o istituto)... mentre il cloud chi lo controlla? Il vostro provider? Forse, ma anche il vostro provider è un qualcosa di esterno a voi, alla vostra azienda (o istituto)... E poi siete sicuri che il vostro provider sia veramente in controllo dei server o non sia solo un intermediario? No, non lo siete (anche se magari credete di esserlo).
No, le nuvole non mi piacciono.
Saluti,
Mauro.
E neanche mi riferisco al clima.
No, mi riferisco alla moda (nefasta) del "cloud" come soluzione per archiviare i dati.
Grazie alla bella parola "cloud" (=nuvola) sembra che i nostri dati, una volta lì, siano in un ambiente etereo, sicuro in quanto non fisico.
E vedo tanti intorno a me (sia singole persone che aziende) che sbavano per questa geniale soluzione che risolve ogni problema.
Col cavolo!
Ma lo sapete cos'è un "cloud"?
È semplicemente un server su cui non avete nessun potere in quanto esterno a voi e non sotto il vostro controllo.
Non è un ambiente neutro, etereo. Per niente.
È esattamente la stessa cosa che è la memoria del vostro computer a casa o il server centrale della vostra azienda (o istituto) sul lavoro.
Solo che la memoria del vostro computer a casa la controllate voi, quella del server centrale della vostra azienda (o istituto) la controlla, appunto, la vostra azienda (o istituto)... mentre il cloud chi lo controlla? Il vostro provider? Forse, ma anche il vostro provider è un qualcosa di esterno a voi, alla vostra azienda (o istituto)... E poi siete sicuri che il vostro provider sia veramente in controllo dei server o non sia solo un intermediario? No, non lo siete (anche se magari credete di esserlo).
No, le nuvole non mi piacciono.
Saluti,
Mauro.
martedì 21 novembre 2017
Un dibattito da bar
Parliamoci chiaro: il dibattito sulle molestie sessuali nel mondo dello spettacolo nato dopo le accuse a Weinstein si è incartato.
Ormai, per qualsiasi persona minimamente senziente, entrambi i partiti hanno perso credibilità.
Il livello è ormai da entrambe le parti quello delle chiacchiere da bar.
Peccato che accuse (soprattutto) e difese (in seconda battuta) debbano entrambe basarsi su fatti concreti e provabili, non su blabla.
Ma forse è per questo che pochi casi finiscono davanti a un giudice, perché c'è molto blabla e pochi fatti (sia da parte di chi pretende di essere stato/a molestato/a sia da parte di chi pretende di essere vittima di complotti).
Però una differenza tra le due parti c'è: nel mondo civile l'onere della prova sta sulle spalle dell'accusa.
Senza se e senza ma.
Saluti,
Mauro.
Ormai, per qualsiasi persona minimamente senziente, entrambi i partiti hanno perso credibilità.
Il livello è ormai da entrambe le parti quello delle chiacchiere da bar.
Peccato che accuse (soprattutto) e difese (in seconda battuta) debbano entrambe basarsi su fatti concreti e provabili, non su blabla.
Ma forse è per questo che pochi casi finiscono davanti a un giudice, perché c'è molto blabla e pochi fatti (sia da parte di chi pretende di essere stato/a molestato/a sia da parte di chi pretende di essere vittima di complotti).
Però una differenza tra le due parti c'è: nel mondo civile l'onere della prova sta sulle spalle dell'accusa.
Senza se e senza ma.
Saluti,
Mauro.
venerdì 17 novembre 2017
mercoledì 15 novembre 2017
Un tempismo da incorniciare
Nel 2018 per la prima volta da 60 anni non sentiremo "Il canto degli Italiani" (volgarmente noto come "Fratelli d'Italia") risuonare ai mondiali di calcio.
E pensare che sarebbe stata la prima volta che lo avrebbe fatto come inno vero, ufficiale.
Infatti oggi è finalmente stata votata la legge che toglie le parole di Mameli e le note di Novaro dalla provvisorietà dopo 71 anni e le rende ufficiali in tutto e per tutto.
Saluti,
Mauro.
E pensare che sarebbe stata la prima volta che lo avrebbe fatto come inno vero, ufficiale.
Infatti oggi è finalmente stata votata la legge che toglie le parole di Mameli e le note di Novaro dalla provvisorietà dopo 71 anni e le rende ufficiali in tutto e per tutto.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
calcio,
Fratelli d'Italia,
Il canto degli Italiani,
inno,
Italia,
Mameli,
note,
Novaro,
parole,
provvisorio,
ufficiale
martedì 14 novembre 2017
Non andiamo ai mondiali
E allora?
Sia ben chiaro, io sono un tifoso, quindi ora sono incazzato come una bestia - se lo negassi sarei bugiardo e ipocrita.
E per di più - contrariamente al tifoso italiano classico - per me la squadra più importante è la nazionale. La mia squadra di club (il Genoa, per chi non lo sapesse) è di fatto la mia seconda squadra.
La prima è l'Italia.
Però... anche se in questo momento sto imprecando peggio di un portuale ubriaco e l'estate prossima rosicherò peggio di un castoro in tempesta ormonale... però le cose importanti sono altre.
Sia che pensi egoisticamente solo a me stesso, sia che pensi all'umanità.
Quindi... non andiamo al mondiale. E allora?
E allora mi rode, porca miseria :-)
Ma ci sono cose che mi rodono molto di più. E che meritano il mio impegno per cercare di fare qualcosa per questo benedetto mondo.
Lo meritano più di una nazionale di calcio.
E il primo rodimento - quello per il calcio - domani o al massimo dopodomani mi passa.
L'altro no. Col cavolo che mi passa.
Saluti,
Mauro.
Sia ben chiaro, io sono un tifoso, quindi ora sono incazzato come una bestia - se lo negassi sarei bugiardo e ipocrita.
E per di più - contrariamente al tifoso italiano classico - per me la squadra più importante è la nazionale. La mia squadra di club (il Genoa, per chi non lo sapesse) è di fatto la mia seconda squadra.
La prima è l'Italia.
Però... anche se in questo momento sto imprecando peggio di un portuale ubriaco e l'estate prossima rosicherò peggio di un castoro in tempesta ormonale... però le cose importanti sono altre.
Sia che pensi egoisticamente solo a me stesso, sia che pensi all'umanità.
Quindi... non andiamo al mondiale. E allora?
E allora mi rode, porca miseria :-)
Ma ci sono cose che mi rodono molto di più. E che meritano il mio impegno per cercare di fare qualcosa per questo benedetto mondo.
Lo meritano più di una nazionale di calcio.
E il primo rodimento - quello per il calcio - domani o al massimo dopodomani mi passa.
L'altro no. Col cavolo che mi passa.
Saluti,
Mauro.
lunedì 13 novembre 2017
Mi pare il minimo
L’infermiera di Treviso che fingeva di vaccinare i bambini è stata licenziata.
Altro che licenziarla.
Non fatemi dire cosa le farei io, se no mi becco una denuncia per istigazione a delinquere.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
delinquere,
denuncia,
infermiera,
licenziare,
novax,
Treviso,
vaccinazione,
vaccini
sabato 11 novembre 2017
giovedì 9 novembre 2017
Il problema della legge elettorale
Negli ultimi tempi abbiamo tutti seguito - volenti o nolenti - il dibattito sulla legge elettorale.
È una buona legge? Non è una buona legge?
Siamo sinceri: che sia o non sia una buona legge è un problema secondario.
E paradossalmente anche la sua costituzionalità o incostituzionalità è in fondo un problema secondario.
Il problema vero è che serva fare una legge elettorale.
Vedo che schizzate come molle: come è possibile votare senza legge elettorale? Mauro è impazzito!
E invece no, non sono impazzito.
L'Italia ha avuto una legge elettorale funzionante dalla nascita della Repubblica fino al 1993. Una legge che veniva regolarmente aggiornata in alcuni dettagli, ma mai cambiata.
Ed era una buona legge.
Nel 1993 venne fatta una completa riforma e introdotta la legge Mattarella, volgarmente (e stupidamente) nota come Mattarellum.
E anche questa era una buona legge.
Da allora però ogni governo ha voluto cambiare la legge... con la scusa della governabilità, ma in realtà per autogarantirsi.
E non c'è più stata nessuna buona legge.
E oltretutto nessun governo è più riuscito a garantirsi.
Il problema della legge elettorale, anche dell'ultima, non é la qualità della stessa.
È che detta legge "serva".
Il prossimo governo la cambierà di nuovo (o almeno cercherà di farlo), ergo detta legge è caduca. Quindi a che serve?
Del resto in ogni paese occidentale (Italia compresa fino al 1993) le leggi elettorali vengono regolarmente aggiornate, ma non cambiate, non rifatte, non stravolte.
Buone o cattive che siano.
E funzionano.
Come funzionavano in Italia fino alla legge Mattarella.
Rifletteteci.
Saluti,
Mauro.
È una buona legge? Non è una buona legge?
Siamo sinceri: che sia o non sia una buona legge è un problema secondario.
E paradossalmente anche la sua costituzionalità o incostituzionalità è in fondo un problema secondario.
Il problema vero è che serva fare una legge elettorale.
Vedo che schizzate come molle: come è possibile votare senza legge elettorale? Mauro è impazzito!
E invece no, non sono impazzito.
L'Italia ha avuto una legge elettorale funzionante dalla nascita della Repubblica fino al 1993. Una legge che veniva regolarmente aggiornata in alcuni dettagli, ma mai cambiata.
Ed era una buona legge.
Nel 1993 venne fatta una completa riforma e introdotta la legge Mattarella, volgarmente (e stupidamente) nota come Mattarellum.
E anche questa era una buona legge.
Da allora però ogni governo ha voluto cambiare la legge... con la scusa della governabilità, ma in realtà per autogarantirsi.
E non c'è più stata nessuna buona legge.
E oltretutto nessun governo è più riuscito a garantirsi.
Il problema della legge elettorale, anche dell'ultima, non é la qualità della stessa.
È che detta legge "serva".
Il prossimo governo la cambierà di nuovo (o almeno cercherà di farlo), ergo detta legge è caduca. Quindi a che serve?
Del resto in ogni paese occidentale (Italia compresa fino al 1993) le leggi elettorali vengono regolarmente aggiornate, ma non cambiate, non rifatte, non stravolte.
Buone o cattive che siano.
E funzionano.
Come funzionavano in Italia fino alla legge Mattarella.
Rifletteteci.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
Costituzione,
Italia,
legge,
Mattarella,
Mattarellum,
Mauro,
occidente,
problema,
Repubblica,
sistema elettorale,
voto
mercoledì 8 novembre 2017
I misteri del tedesco 7 - Animali bugiardi
Come tutti sapete esiste in italiano una versione animalesca di fake news: la bufala.
L'espressione è vecchia (di sicuro ben precedente all'arrivo di fake news) e può essere usata sia per false notizie con obiettivi negativi (tipo manipolazioni o imbrogli) sia per scherzi più o meno innocenti, ma senza cattiveria (tipo i pesci d'aprile... a proposito di animali...).
Da dove nasca l'espressione bufala è dibattuto, ma non è comunque qui il punto.
Il punto è che anche gli amici tedeschi hanno una loro versione animalesca di fake news... ma la loro non ha le corna, bensì le ali: Ente, in italiano anatra (originariamente Zeitungsente, riferendosi solo alle bufale giornalistiche).
Anche in tedesco l'origine di Ente è dibattuta, ma sembra comunque derivare dal francese, dove si usa anche il pennuto (canard).
Ciò spiegherebbe ad ogni modo solo come l'espressione sia arrivata in Germania, visto che l'uso francese del volatile per indicare notizie per lo meno inaffidabili (se non peggio) non è chiarito.
Boh.
Per inciso: almeno i pesci d'aprile in tedesco non sono animaleschi, chiamandosi più prosaicamente Aprilscherze (scherzi d'aprile).
Saluti,
Mauro.
L'espressione è vecchia (di sicuro ben precedente all'arrivo di fake news) e può essere usata sia per false notizie con obiettivi negativi (tipo manipolazioni o imbrogli) sia per scherzi più o meno innocenti, ma senza cattiveria (tipo i pesci d'aprile... a proposito di animali...).
Da dove nasca l'espressione bufala è dibattuto, ma non è comunque qui il punto.
Il punto è che anche gli amici tedeschi hanno una loro versione animalesca di fake news... ma la loro non ha le corna, bensì le ali: Ente, in italiano anatra (originariamente Zeitungsente, riferendosi solo alle bufale giornalistiche).
Anche in tedesco l'origine di Ente è dibattuta, ma sembra comunque derivare dal francese, dove si usa anche il pennuto (canard).
Ciò spiegherebbe ad ogni modo solo come l'espressione sia arrivata in Germania, visto che l'uso francese del volatile per indicare notizie per lo meno inaffidabili (se non peggio) non è chiarito.
Boh.
Per inciso: almeno i pesci d'aprile in tedesco non sono animaleschi, chiamandosi più prosaicamente Aprilscherze (scherzi d'aprile).
Saluti,
Mauro.
venerdì 3 novembre 2017
mercoledì 1 novembre 2017
martedì 31 ottobre 2017
domenica 29 ottobre 2017
Sorpasso al vertice
Nel 2012 scrissi un articolo per spiegare come è fatta la bandiera italiana.
Quest'articolo divenne in pochi mesi il più letto di sempre su questo blog e tale rimase fino a venerdì scorso.
Venerdì scorso l'articolo scritto nel 2015 sul bicchiere mezzo pieno / mezzo vuoto lo ha dopo lungo inseguimento raggiunto e superato come articolo più letto di sempre (per ora).
Saluti,
Mauro.
Quest'articolo divenne in pochi mesi il più letto di sempre su questo blog e tale rimase fino a venerdì scorso.
Venerdì scorso l'articolo scritto nel 2015 sul bicchiere mezzo pieno / mezzo vuoto lo ha dopo lungo inseguimento raggiunto e superato come articolo più letto di sempre (per ora).
Saluti,
Mauro.
venerdì 27 ottobre 2017
Il diario di Anna Frank è un libro
Bella scoperta, direte voi: se non fosse un libro come faremmo a leggerlo oggi?
Giusto.
Ma il mio timore è che tutto questo parlare del libro "Diario di Anna Frank" oggi in Italia a causa di quanto fatto da tifosi fascisti rischi di farlo apparire agli occhi di molti come opera di letteratura.
Forse sarebbe il caso di parlare di più delle origini del diario e di meno del diario stesso.
Saluti,
Mauro.
Giusto.
Ma il mio timore è che tutto questo parlare del libro "Diario di Anna Frank" oggi in Italia a causa di quanto fatto da tifosi fascisti rischi di farlo apparire agli occhi di molti come opera di letteratura.
Forse sarebbe il caso di parlare di più delle origini del diario e di meno del diario stesso.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
Anna Frank,
calcio,
diario,
ebrei,
fascismo,
Italia,
letteratura,
libro,
nazismo,
neofascismo,
neonazismo,
origine,
tifosi
lunedì 23 ottobre 2017
L'arte e la realtà
Stasera ho cenato nel mio locale preferito qui ad Auerbach.
Il locale non è un ristorante nel senso classico del termine (pur offrendo ottima cucina). È più una specie di bistrot, che unisce bar e ristorante.
Io ero seduto a uno dei tavolini e a un certo punto, guardando il bancone, non ho più visto quello che era veramente davanti ai miei occhi, ma quello che Edward Hopper dipinse nel 1942.
E più guardavo più vedevo quello che vide Hopper.
Questo è ciò che era effettivamente davanti ai miei occhi:
E questo era quello che io continuavo a vedere:
Saluti,
Mauro.
Il locale non è un ristorante nel senso classico del termine (pur offrendo ottima cucina). È più una specie di bistrot, che unisce bar e ristorante.
Io ero seduto a uno dei tavolini e a un certo punto, guardando il bancone, non ho più visto quello che era veramente davanti ai miei occhi, ma quello che Edward Hopper dipinse nel 1942.
E più guardavo più vedevo quello che vide Hopper.
Questo è ciò che era effettivamente davanti ai miei occhi:
E questo era quello che io continuavo a vedere:
Saluti,
Mauro.
Etichette:
arte,
Auerbach,
bancone,
bar,
bistrot,
Hopper,
Nighthawks,
Oberpfalz,
realtà,
ristorante,
Simpl,
solitudine
domenica 22 ottobre 2017
I misteri del tedesco 6 - In cucina 2
Vi avevo già parlato qui delle stranezze della lingua tedesca in cucina (per altre stranezze del tedesco guardate la lista in fondo a questo articolo).
Ma non crediate che ciò sia tutto! Anzi, oggi ve ne presento altre due, decisamente belle.
Partiamo col Falscher Hase.
In tedesco falscher Hase significa letteralmente falsa lepre.
Ma, vera o falsa che sia, la lepre col falscher Hase non ha niente a che vedere: si tratta di una specie di polpettone con carne tritata (generalmente un misto bovino-suino) con uovo sodo intero al suo interno.
Da dove venga la lepre non si sa. E neanche dove vada dopo essersi salvata, visto che nella ricetta non serve.
Ma c'é anche di peggio!
A Dresda sono capaci di servirvi il Kalter Hund!
Altro che i cinesi, che almeno il cane (Hund) ve lo cucinano... a Dresda addirittura ve lo servono freddo (kalt)!
Comunque no, niente paura... se andate a Dresda non mangerete cani. Il kalter Hund è un dolce a base di biscotto e cioccolato, da mangiare freddo.
Saluti,
Mauro.
Ma non crediate che ciò sia tutto! Anzi, oggi ve ne presento altre due, decisamente belle.
Partiamo col Falscher Hase.
In tedesco falscher Hase significa letteralmente falsa lepre.
Ma, vera o falsa che sia, la lepre col falscher Hase non ha niente a che vedere: si tratta di una specie di polpettone con carne tritata (generalmente un misto bovino-suino) con uovo sodo intero al suo interno.
Da dove venga la lepre non si sa. E neanche dove vada dopo essersi salvata, visto che nella ricetta non serve.
Ma c'é anche di peggio!
A Dresda sono capaci di servirvi il Kalter Hund!
Altro che i cinesi, che almeno il cane (Hund) ve lo cucinano... a Dresda addirittura ve lo servono freddo (kalt)!
Comunque no, niente paura... se andate a Dresda non mangerete cani. Il kalter Hund è un dolce a base di biscotto e cioccolato, da mangiare freddo.
Saluti,
Mauro.
sabato 21 ottobre 2017
E vengono nel mio cantuccio
Anche i professori inglesi...
Jonathan Hopkin, professore di politica comparata alla London School of Economics e autore di Italian Politics for Dummies, ha rilasciato ieri (20 ottobre 2017) un'intervista a Caterina Soffici de La Stampa.
Domanda di Soffici: Cosa è il grillismo visto da Londra?
Risposta di Hopkin: Un'altra cosa tipicamente italiana. In termini di voti è il primo partito italiano, ma si definisce un non-partito ed è contro i partiti politici.
Domanda di Soffici: Si definiscono Movimento, infatti.
Risposta di Hopkin: Da scienziato della politica le dico che se uno si candida a governare può anche cambiare la definizione ma la funzione è quella di un partito.
Ma io già il 17 febbraio 2013 scrissi:
Però, mettetevi il cuore in pace, fino a che fate politica senza entrare nell'agone elettorale poteve definirvi come volete, ma nel momento in cui presentate una lista per una qualsiasi elezione diventate dei partiti, qualunque cosa ci sia scritto sul vostro simbolo e nel vostro statuto.
Saluti,
Mauro.
Jonathan Hopkin, professore di politica comparata alla London School of Economics e autore di Italian Politics for Dummies, ha rilasciato ieri (20 ottobre 2017) un'intervista a Caterina Soffici de La Stampa.
Domanda di Soffici: Cosa è il grillismo visto da Londra?
Risposta di Hopkin: Un'altra cosa tipicamente italiana. In termini di voti è il primo partito italiano, ma si definisce un non-partito ed è contro i partiti politici.
Domanda di Soffici: Si definiscono Movimento, infatti.
Risposta di Hopkin: Da scienziato della politica le dico che se uno si candida a governare può anche cambiare la definizione ma la funzione è quella di un partito.
Ma io già il 17 febbraio 2013 scrissi:
Però, mettetevi il cuore in pace, fino a che fate politica senza entrare nell'agone elettorale poteve definirvi come volete, ma nel momento in cui presentate una lista per una qualsiasi elezione diventate dei partiti, qualunque cosa ci sia scritto sul vostro simbolo e nel vostro statuto.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
Hopkin,
intervista,
La Stampa,
lista,
Londra,
LSE,
m5s,
Mauro,
movimento,
partito,
personale,
politica,
professore,
università
venerdì 20 ottobre 2017
Il fondamento del diritto
Le reazioni al caso Weinstein stanno dimostrando ancora una volta che per certi reati vale la negazione del diritto, visto che si ribalta l'onere della prova (anzi, per certi reati ci se ne frega proprio delle prove).
Ricordiamo una volta per tutte qual è la base del diritto: chi accusa deve provare la propria accusa.
Quando il diritto funziona non è mai l'accusato a dover dimostrare la propria innocenza, è sempre l'accusatore a dover dimostrare la colpevolezza dell'accusato.
Tutto qui.
Punto.
Saluti,
Mauro.
Ricordiamo una volta per tutte qual è la base del diritto: chi accusa deve provare la propria accusa.
Quando il diritto funziona non è mai l'accusato a dover dimostrare la propria innocenza, è sempre l'accusatore a dover dimostrare la colpevolezza dell'accusato.
Tutto qui.
Punto.
Saluti,
Mauro.
Ahi ahi, Corriere - 2
Ieri vi avevo presentato gli errori commessi dal Corriere della Sera nel presentare gli errori di italiano più diffusi.
Ma (tra parentesi) me ne erano sfuggiti due...
Forse pochi lo sanno ma anche l'uso corretto delle parentesi fa parte dell'uso corretto della lingua... ogni parentesi che si apre va anche chiusa:
E soprattutto... le parentesi sono degli incisi, il loro contenuto non influisce sulle concordanze e i costrutti verbo+preposizione riguardanti ciò che sta fuori di esse:
Saluti,
Mauro.
Ma (tra parentesi) me ne erano sfuggiti due...
Forse pochi lo sanno ma anche l'uso corretto delle parentesi fa parte dell'uso corretto della lingua... ogni parentesi che si apre va anche chiusa:
E soprattutto... le parentesi sono degli incisi, il loro contenuto non influisce sulle concordanze e i costrutti verbo+preposizione riguardanti ciò che sta fuori di esse:
Mauro.
Etichette:
Corriere della Sera,
dizionario,
errori,
giornalismo,
grammatica,
intervista,
intervistato,
italiano,
lingua,
ortografia
giovedì 19 ottobre 2017
Ahi ahi, Corriere
Per la settimana della lingua italiana il Corriere della Sera ha dedicato alcune schede agli errori di italiano più comuni (ma siamo sicuri che siano proprio i più comuni? A me ne verrebbero in mente anche altri, forse meno clamorosi ma non meno diffusi).
Però, ahi ahi, Corriere...
Sabatini e Coletti, autori di un famoso dizionario, non credo che la prenderanno bene, soprattutto Coletti:
Ma anche gli intervistati forse non saranno tanto d'accordo:
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Seguito qui.
Però, ahi ahi, Corriere...
Sabatini e Coletti, autori di un famoso dizionario, non credo che la prenderanno bene, soprattutto Coletti:
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Seguito qui.
Etichette:
Corriere della Sera,
dizionario,
errori,
giornalismo,
grammatica,
intervista,
intervistato,
italiano,
lingua,
ortografia
mercoledì 18 ottobre 2017
sabato 14 ottobre 2017
Alternanza tra fuori tema e luoghi comuni
E come al solito le polemiche sull'alternanza scuola-lavoro dimostrano come in Italia l'unica alternanza che funziona è quella tra fuori tema e luoghi comuni.
I ragazzi contestano usando, non solo ma soprattutto, il fatto che i lavori che svolgono (o che fanno finta di svolgere) non c'entrano nulla con quello che dovrebbe essere il cammino professionale e che sono sfruttamento in quanto non pagati.
E cosa cavolo c'entra? Nulla, ma proprio nulla.
Per il cammino professionale ci sono i tirocinii e, appunto, la formazione professionale. L'alternanza scuola-lavoro - sia che la si approvi sia che no - è tutt'altro, ha altri scopi, altre motivazioni e altra regolamentazione.
Per la retribuzione poi ci sono i lavoretti che gli studenti (e anche alcuni scolari) hanno sempre fatto e non gli obblighi scolastici (visto che l'alternanza in questione è un obbligo scolastico).
I liberisti all'amatriciana contestano gli studenti dicendo che in altri paesi (e citano praticamente solo l'UK, comunque) senza lavori da studente nel curriculum vieni guardato storto.
E cosa cavolo c'entra? Nulla, ma proprio nulla.
I lavori in questione sono quelli che gli studenti - poi oltretutto generalmente intesi come studenti universitari, quindi la scuola non c'entra - svolgono durante le vacanze o nel tempo libero (libero si fa per dire, visto che per lavorare poi spesso allunghi gli studi).
Non c'è nessuna alternanza scuola-lavoro obbligatoria (e no, i tirocinii/stages che alcuni corsi di laurea ti obbligano a fare per poterti laureare sono anche loro tutt'altro).
Insomma, tra i tanti motivi - reali! - che ci sono sia per approvare che per disapprovare l'alternanza scuola-lavoro entrambi i partiti usano argomenti che non c'entrano nulla.
Argomenti che sono nel migliore dei casi solo luoghi comuni, più frequentemente completi fuori tema (un po' come quando al liceo venivi interrogato su tema che non avevi studiato e facevi di tutto per portare l'insegnante su un altro tema... per poi beccarti giustamente un bel 4).
Saluti,
Mauro.
I ragazzi contestano usando, non solo ma soprattutto, il fatto che i lavori che svolgono (o che fanno finta di svolgere) non c'entrano nulla con quello che dovrebbe essere il cammino professionale e che sono sfruttamento in quanto non pagati.
E cosa cavolo c'entra? Nulla, ma proprio nulla.
Per il cammino professionale ci sono i tirocinii e, appunto, la formazione professionale. L'alternanza scuola-lavoro - sia che la si approvi sia che no - è tutt'altro, ha altri scopi, altre motivazioni e altra regolamentazione.
Per la retribuzione poi ci sono i lavoretti che gli studenti (e anche alcuni scolari) hanno sempre fatto e non gli obblighi scolastici (visto che l'alternanza in questione è un obbligo scolastico).
I liberisti all'amatriciana contestano gli studenti dicendo che in altri paesi (e citano praticamente solo l'UK, comunque) senza lavori da studente nel curriculum vieni guardato storto.
E cosa cavolo c'entra? Nulla, ma proprio nulla.
I lavori in questione sono quelli che gli studenti - poi oltretutto generalmente intesi come studenti universitari, quindi la scuola non c'entra - svolgono durante le vacanze o nel tempo libero (libero si fa per dire, visto che per lavorare poi spesso allunghi gli studi).
Non c'è nessuna alternanza scuola-lavoro obbligatoria (e no, i tirocinii/stages che alcuni corsi di laurea ti obbligano a fare per poterti laureare sono anche loro tutt'altro).
Insomma, tra i tanti motivi - reali! - che ci sono sia per approvare che per disapprovare l'alternanza scuola-lavoro entrambi i partiti usano argomenti che non c'entrano nulla.
Argomenti che sono nel migliore dei casi solo luoghi comuni, più frequentemente completi fuori tema (un po' come quando al liceo venivi interrogato su tema che non avevi studiato e facevi di tutto per portare l'insegnante su un altro tema... per poi beccarti giustamente un bel 4).
Saluti,
Mauro.
Etichette:
alternanza,
contestare,
formazione professionale,
fuori tema,
lavoro,
luoghi comuni,
polemica,
scuola,
stage,
tirocinio,
università
lunedì 9 ottobre 2017
Cose da integrare nel blog
In seguito a commenti vostri sia qui che su Twitter, minuscolo elenco di cose da integrare sul blog:
1) Riferimento agli ultimi commenti (potrebbe essere utile per vedere se qualcuno ha messo commenti sui vecchi post) -> consiglio di Raoul alias lituopadania sul blog;
2) Pulsante per condividere su Twitter (ed eventualmente su FB o altrove) -> consiglio di Salvo su Twitter.
Prima che mi metta al lavoro (tanto le calende greche sono ancora lontane, ho tempo ;-) ) qualcuno ha altri consigli/richieste/desideri?
Saluti,
Mauro.
1) Riferimento agli ultimi commenti (potrebbe essere utile per vedere se qualcuno ha messo commenti sui vecchi post) -> consiglio di Raoul alias lituopadania sul blog;
2) Pulsante per condividere su Twitter (ed eventualmente su FB o altrove) -> consiglio di Salvo su Twitter.
Prima che mi metta al lavoro (tanto le calende greche sono ancora lontane, ho tempo ;-) ) qualcuno ha altri consigli/richieste/desideri?
Saluti,
Mauro.
Etichette:
blog,
calende greche,
consigli,
desideri,
Facebook,
lavoro,
lituopadania,
Mauro,
pensieri eretici,
personale,
Raoul,
richieste,
Salvo,
Twitter
domenica 8 ottobre 2017
Un'offerta veramente speciale
Oggi via e-mail Kaufland (una catena di supermercati tedeschi) mi ha inviato un messaggio sulle sue offerte speciali per i prossimi giorni:
Ora, per il prodotto a destra nulla da dire.
Ma quello a sinistra? Beh, è chiaramente uno joghurt. O no? Del resto "Radeberger Pilsner" è una birra...
Insomma... Cristo trasformava solo acqua in vino... questi trasformano addirittura joghurt in birra...
Saluti,
Mauro.
P.S.:
E sorvolo sulla matematica... siete da soli in grado di calcolare quel "-10%" e vedere che non c'entra nulla con i due prodotti mostrati (almeno spero che lo siate).
Ma quello a sinistra? Beh, è chiaramente uno joghurt. O no? Del resto "Radeberger Pilsner" è una birra...
Insomma... Cristo trasformava solo acqua in vino... questi trasformano addirittura joghurt in birra...
Saluti,
Mauro.
P.S.:
E sorvolo sulla matematica... siete da soli in grado di calcolare quel "-10%" e vedere che non c'entra nulla con i due prodotti mostrati (almeno spero che lo siate).
Dresda città nera
No, non sto parlando di politica. Anche se con le elezioni tedesche da poco passate da dire ce ne sarebbe.
No, sto parlando dell'aspetto degli edifici storici di Dresda:
In parte l'età... e in parte risultato dell'incendio seguito al bombardamento del febbraio 1945 (tracce mai pulite sotto la Germania Est).
Saluti,
Mauro.
No, sto parlando dell'aspetto degli edifici storici di Dresda:
Saluti,
Mauro.
Etichette:
bombardamento,
DDR,
Dresda,
fuoco,
Germania,
Germania Est,
incuria,
nero,
politica
domenica 1 ottobre 2017
Considerazioni in salsa catalana
Si è concluso il "referendum" per la secessione della Catalogna dalla Spagna.
Ho messo le virgolette perché date le condizioni in cui si è svolto non so come si possa in realtà considerare (indipendentemente dall'approvare o meno personalmente il referendum stesso).
I risultati non si sanno ancora (sempre che mai si sapranno, almeno in termini affidabili), ma un paio di considerazioni vorrei farle.
1) Nelle circostanze attuali è probabile che chi voleva votare no non sia andato alle urne.
La domanda è: quanti sostenitori del no sarebbero andati a votare se Madrid avesse tollerato il referendum?
La domanda non è oziosa, perché solo la presenza alle urne di questi avrebbe veramente legittimato il referendum e l'eventuale (forse comunque probabile) vittoria del sì.
2) Il governo catalano (guidato non dimentichiamolo da un personaggio sinceramente più simile a un Grillo che a un De Gasperi) avrebbe accettato una vittoria del no in caso di referendum in condizioni normali?
O sarebbe uscita una vittoria del sì comunque avessero votato i catalani?
3) E l'Europa? L'Europa avrebbe riconosciuto la Catalogna?
Ma soprattutto come avrebbero reagito i catalani nello scoprire che la Catalogna indipendente si sarebbe automaticamente trovata fuori dalla UE quando il governo catalano ha sempre promesso il contrario?
4) Una cosa va cinicamente detta: un paese alla fine non è indipendente quando esso tale si proclama. Un paese è indipendente solo se la comunità internazionale lo riconosce tale.
La comunità internazionale come si sarebbe regolata?
Saluti,
Mauro.
Ho messo le virgolette perché date le condizioni in cui si è svolto non so come si possa in realtà considerare (indipendentemente dall'approvare o meno personalmente il referendum stesso).
I risultati non si sanno ancora (sempre che mai si sapranno, almeno in termini affidabili), ma un paio di considerazioni vorrei farle.
1) Nelle circostanze attuali è probabile che chi voleva votare no non sia andato alle urne.
La domanda è: quanti sostenitori del no sarebbero andati a votare se Madrid avesse tollerato il referendum?
La domanda non è oziosa, perché solo la presenza alle urne di questi avrebbe veramente legittimato il referendum e l'eventuale (forse comunque probabile) vittoria del sì.
2) Il governo catalano (guidato non dimentichiamolo da un personaggio sinceramente più simile a un Grillo che a un De Gasperi) avrebbe accettato una vittoria del no in caso di referendum in condizioni normali?
O sarebbe uscita una vittoria del sì comunque avessero votato i catalani?
3) E l'Europa? L'Europa avrebbe riconosciuto la Catalogna?
Ma soprattutto come avrebbero reagito i catalani nello scoprire che la Catalogna indipendente si sarebbe automaticamente trovata fuori dalla UE quando il governo catalano ha sempre promesso il contrario?
4) Una cosa va cinicamente detta: un paese alla fine non è indipendente quando esso tale si proclama. Un paese è indipendente solo se la comunità internazionale lo riconosce tale.
La comunità internazionale come si sarebbe regolata?
Saluti,
Mauro.
Etichette:
Catalogna,
Europa,
indipendenza,
Madrid,
politica,
referendum,
secessione,
Spagna
mercoledì 27 settembre 2017
Quando un partito è neonazista (o neofascista)?
La domanda è giustificata oggi dall'ascesa della AfD in Germania.
C'è chi lo definisce neonazista (o neofascista) e c'è chi sostiene che i suoi atteggiamenti sono populisti e non neonazisti, come ha fatto Ricolfi sul Messaggero.
Nella sua analisi Ricolfi dice tante cose interessanti, alcune delle quali anche estremamente condivisibili.
Però sul punto in questione Ricolfi sbaglia completamente: AfD è neonazista (e Ricolfi non sembra sapere bene cosa siano populismo e neonazismo).
Perché Ricolfi sbaglia? Probabilmente perché si accontenta di studiare le cose a tavolino, dall'Italia, quindi vede solo le piazzate mediatiche di AfD e non il comportamento quotidiano dello stesso partito.
Ma soprattutto perché Ricolfi si rifà all'AfD del 2013, di quando è stata fondata come partito, e non tiene conto dell'evoluzione del partito in questi quattro anni: evoluzione che lo ha portato sempre più a destra (ed era già di destra molto decisa alla nascita).
Va detto chiaramente che un partito può nascere non neonazista ma diventarlo nel tempo, pur mantenendo stesso nome e stesso statuto (salvo poi quest'ultimo rispettarlo solo di facciata).
Ed è questo che è successo all'AfD (e che Ricolfi non dice, non so se perché lo ignora o perché lo vuole ignorare).
Se a me quattro anni fa aveste chiesto cos'era l'AfD io vi avrei risposto che era un partito populista di destra.
Se me lo chiedete oggi vi rispondo che è un partito populista neonazista.
Ed entrambe le risposte sarebbero corrette: quattro anni fa l'AfD veniva votato anche da neonazisti ma non era neonazista, oggi lo è. Senza se e senza ma.
Lo è perché ha tutte le caratteristiche del neonazismo: populismo, razzismo, isolazionismo, nazionalismo, legittimazione della violenza, rifiuto del confronto di idee.
E lo è indipendentemente da nome e statuto.
Rispondendo alla domanda del titolo: un partito è neonazista quando i suoi contenuti e i suoi atti diventano neonazisti, anche se non lo era alla nascita e non lo è nel nome.
L'altro punto che Ricolfi non capisce bene è la differenza tra populismo e neonazismo o estrema destra.
Secondo Ricolfi sono cose diverse.
No, anche qui Ricolfi sbaglia: il neonazismo e l'estrema destra attuale in genere non sono diverse dal populismo, sono un sottoinsieme del populismo.
Esistono partiti che sono populisti ma non neonazisti (e infatti il populismo può anche essere di centro o di sinistra, non solo di destra).
Ma non esistono - non possono esistere - partiti neonazisti che non siano populisti.
Saluti,
Mauro.
C'è chi lo definisce neonazista (o neofascista) e c'è chi sostiene che i suoi atteggiamenti sono populisti e non neonazisti, come ha fatto Ricolfi sul Messaggero.
Nella sua analisi Ricolfi dice tante cose interessanti, alcune delle quali anche estremamente condivisibili.
Però sul punto in questione Ricolfi sbaglia completamente: AfD è neonazista (e Ricolfi non sembra sapere bene cosa siano populismo e neonazismo).
Perché Ricolfi sbaglia? Probabilmente perché si accontenta di studiare le cose a tavolino, dall'Italia, quindi vede solo le piazzate mediatiche di AfD e non il comportamento quotidiano dello stesso partito.
Ma soprattutto perché Ricolfi si rifà all'AfD del 2013, di quando è stata fondata come partito, e non tiene conto dell'evoluzione del partito in questi quattro anni: evoluzione che lo ha portato sempre più a destra (ed era già di destra molto decisa alla nascita).
Va detto chiaramente che un partito può nascere non neonazista ma diventarlo nel tempo, pur mantenendo stesso nome e stesso statuto (salvo poi quest'ultimo rispettarlo solo di facciata).
Ed è questo che è successo all'AfD (e che Ricolfi non dice, non so se perché lo ignora o perché lo vuole ignorare).
Se a me quattro anni fa aveste chiesto cos'era l'AfD io vi avrei risposto che era un partito populista di destra.
Se me lo chiedete oggi vi rispondo che è un partito populista neonazista.
Ed entrambe le risposte sarebbero corrette: quattro anni fa l'AfD veniva votato anche da neonazisti ma non era neonazista, oggi lo è. Senza se e senza ma.
Lo è perché ha tutte le caratteristiche del neonazismo: populismo, razzismo, isolazionismo, nazionalismo, legittimazione della violenza, rifiuto del confronto di idee.
E lo è indipendentemente da nome e statuto.
Rispondendo alla domanda del titolo: un partito è neonazista quando i suoi contenuti e i suoi atti diventano neonazisti, anche se non lo era alla nascita e non lo è nel nome.
L'altro punto che Ricolfi non capisce bene è la differenza tra populismo e neonazismo o estrema destra.
Secondo Ricolfi sono cose diverse.
No, anche qui Ricolfi sbaglia: il neonazismo e l'estrema destra attuale in genere non sono diverse dal populismo, sono un sottoinsieme del populismo.
Esistono partiti che sono populisti ma non neonazisti (e infatti il populismo può anche essere di centro o di sinistra, non solo di destra).
Ma non esistono - non possono esistere - partiti neonazisti che non siano populisti.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
AfD,
fascismo,
Germania,
isolazionismo,
Italia,
nazionalismo,
nazismo,
neofascismo,
neonazismo,
partito,
populismo,
razzismo,
violenza
lunedì 25 settembre 2017
Chi ha vinto ieri
Di sicuro non io, visto che qui ho ceffato i miei pronostici sulle elezioni tedesche di ieri.
Io previdi quanto segue:
- CDU/CSU: 35-37%;
- SPD: 23-25%;
- AfD: 6-8%;
- FDP: 11-13%;
- Die Linke: 10-12%;
- Grünen: 5-7%.
Questo invece è successo (risultato non ancora ufficializzato dall'ufficio elettorale centrale):
- CDU/CSU: 33%;
- SPD: 20,5%;
- AfD: 12,6%;
- FDP: 10,7%;
- Die Linke: 9,2%;
- Grünen: 8,9%.
Perché ho valutato male? Provo ad azzardare delle spiegazioni:
- CDU/CSU: Io (ma anche i sondaggisti "veri") ho sopravvalutato l'inerzia dei tedeschi... mamma Merkel ha perso più del previsto;
- SPD: La crisi dei socialdemocratici era chiara a tutti - me compreso - ed è nata con le riforme di destra di Schröder di fine anni '90, ma io credevo che Schulz fosse un freno un po' migliore alla caduta;
- AfD: Anche qui ho sopravvalutato la paura di cambiare dei tedeschi, la loro inerzia... e di brutto (e ho sottovaluto l'influenza della Bild, ormai di fatto organo semiufficiale dell'AfD);
- FDP: Mi aspettavo qualcosina di più ma qui sostanzialmente ci ho beccato;
- Die Linke: I postcomunisti non sono andati male, anzi, ma non sono riusciti a fregare ai verdi i voti che pensavo (forse ha anche influito il fatto che sono il partito più odiato dalla Bild);
- Grünen: Qui è il mistero più assoluto, non riesco a spiegarmi il discreto risultato dei verdi, partito che negli ultimi tempi ha perso sia identità che visibilità.
E ora cosa succede? Chi governerà?
Dato che Schulz ha dichiarato che ora la SPD guiderà l'opposizione, coi numeri di cui sopra rimane una sola possibilità: Giamaica.
No, non governeranno reggae, canne e velocisti, questo no... ma governeranno neri, gialli e verdi (appunto i colori della bandiera della Giamaica), cioè democristiani (CDU/CSU, in Germania i "neri"), liberali (FDP, in Germania i "gialli") e verdi (Grünen... non credo serva spiegare il colore).
Ma dato che liberali e verdi sono (a parole) incompatibili quasi su tutto... dubito che la legislatura arriverà fino alla fine (cioè fino al 2021).
Prevedo elezioni anticipate.
Saluti,
Mauro.
P.S.: O forse, come ha insinuato Shevatas, ho sbagliato previsioni per colpa della cultura patriarcale :-)
Io previdi quanto segue:
- CDU/CSU: 35-37%;
- SPD: 23-25%;
- AfD: 6-8%;
- FDP: 11-13%;
- Die Linke: 10-12%;
- Grünen: 5-7%.
Questo invece è successo (risultato non ancora ufficializzato dall'ufficio elettorale centrale):
- CDU/CSU: 33%;
- SPD: 20,5%;
- AfD: 12,6%;
- FDP: 10,7%;
- Die Linke: 9,2%;
- Grünen: 8,9%.
Perché ho valutato male? Provo ad azzardare delle spiegazioni:
- CDU/CSU: Io (ma anche i sondaggisti "veri") ho sopravvalutato l'inerzia dei tedeschi... mamma Merkel ha perso più del previsto;
- SPD: La crisi dei socialdemocratici era chiara a tutti - me compreso - ed è nata con le riforme di destra di Schröder di fine anni '90, ma io credevo che Schulz fosse un freno un po' migliore alla caduta;
- AfD: Anche qui ho sopravvalutato la paura di cambiare dei tedeschi, la loro inerzia... e di brutto (e ho sottovaluto l'influenza della Bild, ormai di fatto organo semiufficiale dell'AfD);
- FDP: Mi aspettavo qualcosina di più ma qui sostanzialmente ci ho beccato;
- Die Linke: I postcomunisti non sono andati male, anzi, ma non sono riusciti a fregare ai verdi i voti che pensavo (forse ha anche influito il fatto che sono il partito più odiato dalla Bild);
- Grünen: Qui è il mistero più assoluto, non riesco a spiegarmi il discreto risultato dei verdi, partito che negli ultimi tempi ha perso sia identità che visibilità.
E ora cosa succede? Chi governerà?
Dato che Schulz ha dichiarato che ora la SPD guiderà l'opposizione, coi numeri di cui sopra rimane una sola possibilità: Giamaica.
No, non governeranno reggae, canne e velocisti, questo no... ma governeranno neri, gialli e verdi (appunto i colori della bandiera della Giamaica), cioè democristiani (CDU/CSU, in Germania i "neri"), liberali (FDP, in Germania i "gialli") e verdi (Grünen... non credo serva spiegare il colore).
Ma dato che liberali e verdi sono (a parole) incompatibili quasi su tutto... dubito che la legislatura arriverà fino alla fine (cioè fino al 2021).
Prevedo elezioni anticipate.
Saluti,
Mauro.
P.S.: O forse, come ha insinuato Shevatas, ho sbagliato previsioni per colpa della cultura patriarcale :-)
Etichette:
Bundestag,
democristiani,
elezioni,
Europa,
Germania,
Giamaica,
Große Koalition,
liberali,
Merkel,
neonazisti,
Parlamento,
partiti,
postcomunisti,
previsioni,
socialdemocratici,
sondaggi,
verdi,
voti
domenica 24 settembre 2017
Il ritorno del nazismo nel Bundestag
La AfD dopo le elezioni odierne manderà i suoi rappresentati nel Bundestag, la Camera dei Deputati tedesca.
Che la AfD sia un partito neonazista (anche se logicamente non si autodefinisce tale) è un dato di fatto.
E quindi è un dato di fatto che il nazismo - sotto spoglie democratiche - rientrerà in Parlamento.
Direte voi: "Bella forza! Il nazismo è caduto nel 1945!".
E no, invece!
La AfD in Parlamento è il ritorno del nazismo dal 1961, non dal 1945.
Fate pure tanto d'occhi... ma così è.
Nelle prime tre elezioni democratiche tedesche (1949, 1953 e 1957) infatti il DP (Deutsche Partei), partito di destra che raccoglieva anche vari ex nazisti (e che nel simbolo aveva gli stessi colori della NSDAP hitleriana) ottenne seggi parlamentari e venne anche coinvolto da Adenauer nel governo.
E solo nel 1961 non ottenne più seggi.
Ergo: Nonostante tutto quello che ci stanno raccontando i vari organi di stampa... l'estrema destra in Parlamento in Germania nel dopoguerra c'è già stata*.
La AfD è una novità solo per chi ha la memoria corta.
Saluti,
Mauro.
*Ed evito di citare tutti gli ex nazisti e i neonazisti che hanno trovato accoglienza nei partiti cosiddetti democratici, CSU in particolare.
Che la AfD sia un partito neonazista (anche se logicamente non si autodefinisce tale) è un dato di fatto.
E quindi è un dato di fatto che il nazismo - sotto spoglie democratiche - rientrerà in Parlamento.
Direte voi: "Bella forza! Il nazismo è caduto nel 1945!".
E no, invece!
La AfD in Parlamento è il ritorno del nazismo dal 1961, non dal 1945.
Fate pure tanto d'occhi... ma così è.
Nelle prime tre elezioni democratiche tedesche (1949, 1953 e 1957) infatti il DP (Deutsche Partei), partito di destra che raccoglieva anche vari ex nazisti (e che nel simbolo aveva gli stessi colori della NSDAP hitleriana) ottenne seggi parlamentari e venne anche coinvolto da Adenauer nel governo.
E solo nel 1961 non ottenne più seggi.
Ergo: Nonostante tutto quello che ci stanno raccontando i vari organi di stampa... l'estrema destra in Parlamento in Germania nel dopoguerra c'è già stata*.
La AfD è una novità solo per chi ha la memoria corta.
Saluti,
Mauro.
*Ed evito di citare tutti gli ex nazisti e i neonazisti che hanno trovato accoglienza nei partiti cosiddetti democratici, CSU in particolare.
Etichette:
Adenauer,
AfD,
Bundestag,
CSU,
destra,
dopoguerra,
DP,
elezioni,
estrema destra,
Germania,
Hitler,
nazismo,
neonazismo,
NSDAP,
Parlamento,
voto
sabato 23 settembre 2017
Chi vincerà domani
No, non vi darò i numeri del lotto e neanche i risultati per la schedina del Totocalcio.
Vi dirò solo chi vincerà e chi perderà domani alle elezioni politiche tedesche, elezioni che - senza ombra di dubbio - interessano comunque tutta Europa... o forse no, visto che ora prima delle elezioni c'è una Große Koalition a guida Merkel e dopo le elezioni ci sarà una Große Koalition a guida Merkel.
Ecco, vi ho rovinato la sorpresa: vi ho detto subito all'inizio chi vincerà.
Va beh, ci sono altre cose interessanti da dire sul voto di domani.
Per prima cosa guardiamo alla situazione attuale nel Bundestag (il corrispettivo tedesco della Camera dei Deputati, per l'altra camera - il Bundesrat, corrispettivo del Senato - non si vota non essendo elettivo).
In questo momento ci sono nel Bundestag (630 seggi) quattro partiti:
- CDU/CSU, 309 seggi (frutto del 41,5% dei voti alle elezioni del 2013);
- SPD, 193 seggi (25,7%);
- Die Linke, 64 seggi (8,6%);
- Grünen, 63 seggi (8,4%);
- più un deputato indipendente.
I partiti non arrivati nel Bundestag hanno raccolto nel complesso il 15,8% dei voti (ergo quasi un sesto dei voti espressi non hanno trovato rappresentanza a causa del sistema elettorale, che descrissi qui).
Intanto piccola osservazione.
La Große Koalition è andata al governo grazie alla bugia della TINA (no, non è una cantante pop, è l'acronimo di "There Is No Alternative"), mentre come vedete ci sarebbero i numeri per almeno due alternative:
- CDU/CSU/Grünen (che già governano insieme, per esempio, nel Baden-Württemberg):
- SPD/Linke/Grünen (che già governano insieme, per esempio, in Turingia).
Ora vediamo cosa dicono gli ultimi sondaggi fatti qui in Germania sul voto di domani (i sondaggi non conteggiano gli astenuti o i voti non validi):
- CDU/CSU: 34-37%;
- SPD: 20-22%;
- AfD: 10-13%;
- FDP: 9-11%;
- Die Linke: 9-11%;
- Grünen: 7-8%;
- Altri: 3,5-5%.
Quindi, secondo i sondaggisti, si ricadrebbe nella vecchia TINA (stavolta vera, non finta come nel 2013) con conseguente Große Koalition.
Sulla Große Koalition, come già detto all'inizio, concordo anch'io. Non solo per la mancanza di alternative (anche se come vedrete dopo io in realtà alternative ne vedo, poi se queste siano migliori o peggiori della Große Koalition o con essa interscambiabili ognuno lo giudichi per sé) ma per convenienza politica (e per pressione delle cosiddette élites che nella Große Koalition vedono il miglior modo di andare avanti in maniera gattopardesca).
Io prevedo invece quanto segue (e vedrete un paio di sorprese):
- CDU/CSU: 35-37% (qui concordo coi sondaggisti, i democratici della Merkel possono vivere di rendita anche se oggi non entusiasmano nessuno);
- SPD: 23-25% (i socialdemocratici sono sì in crisi di identità, ma i sondaggisti vedono la loro crisi più grossa di quel che effettivamente è);
- AfD: 6-8% (i tedeschi si lamentano tanto della Merkel e dell'Europa, urlano e sbraitano ma nell'urna poi sono dei coniglietti: i neonazisti della AfD lasceranno voti sia agli attuali partiti di governo che all'astensionismo... e forse anche ai liberali);
- FDP: 11-13% (i liberali, in quanto unico partito tradizionale che può far finta di avere una veste intonsa non essendo stato presente nell'ultimo Bundestag, possono avere un deciso successo, forse ancora superiore a quello che penso io);
- Die Linke: 10-12% (la sinistra postcomunista in quanto unico partito dotato di una linea politica precisa e riconoscibile - apprezzabile o meno è un altro discorso - otterrà un buon risultato e sfrutterà probabilmente la crisi dei verdi, rubandogli voti);
- Grünen: 5-7% (i verdi hanno perso completamente identità e visibilità, soprattutto ora che la Germania ha stabilito irrevocabilmente l'uscita dal nucleare e che loro, pur di governare, a livello locale hanno dimostrato di essere disponibili ad allearsi con chiunque... ma proprio chiunque, cani e porci compresi).
Quindi probabilissima Große Koalition, anche se forse alternative potrebbero esserci:
- CDU/CSU/FDP (cosa che non dispiacerebbe a parte dei mercati finanziari);
- SPD/Linke/Grünen (se i verdi mi smentiscono e se la SPD toglie l'assurdo veto a livello nazionale contro la Linke, visto che a livello locale lo ha tolto da tempo);
- CDU/CSU/FDP/Grünen (se i democristiani - e soprattutto i liberali - dovessero ritenere i verdi affidabili a livello nazionale).
Domani sera potrete farmi i complimenti o insultarmi :-)
Saluti,
Mauro.
Vi dirò solo chi vincerà e chi perderà domani alle elezioni politiche tedesche, elezioni che - senza ombra di dubbio - interessano comunque tutta Europa... o forse no, visto che ora prima delle elezioni c'è una Große Koalition a guida Merkel e dopo le elezioni ci sarà una Große Koalition a guida Merkel.
Ecco, vi ho rovinato la sorpresa: vi ho detto subito all'inizio chi vincerà.
Va beh, ci sono altre cose interessanti da dire sul voto di domani.
Per prima cosa guardiamo alla situazione attuale nel Bundestag (il corrispettivo tedesco della Camera dei Deputati, per l'altra camera - il Bundesrat, corrispettivo del Senato - non si vota non essendo elettivo).
In questo momento ci sono nel Bundestag (630 seggi) quattro partiti:
- CDU/CSU, 309 seggi (frutto del 41,5% dei voti alle elezioni del 2013);
- SPD, 193 seggi (25,7%);
- Die Linke, 64 seggi (8,6%);
- Grünen, 63 seggi (8,4%);
- più un deputato indipendente.
I partiti non arrivati nel Bundestag hanno raccolto nel complesso il 15,8% dei voti (ergo quasi un sesto dei voti espressi non hanno trovato rappresentanza a causa del sistema elettorale, che descrissi qui).
Intanto piccola osservazione.
La Große Koalition è andata al governo grazie alla bugia della TINA (no, non è una cantante pop, è l'acronimo di "There Is No Alternative"), mentre come vedete ci sarebbero i numeri per almeno due alternative:
- CDU/CSU/Grünen (che già governano insieme, per esempio, nel Baden-Württemberg):
- SPD/Linke/Grünen (che già governano insieme, per esempio, in Turingia).
Ora vediamo cosa dicono gli ultimi sondaggi fatti qui in Germania sul voto di domani (i sondaggi non conteggiano gli astenuti o i voti non validi):
- CDU/CSU: 34-37%;
- SPD: 20-22%;
- AfD: 10-13%;
- FDP: 9-11%;
- Die Linke: 9-11%;
- Grünen: 7-8%;
- Altri: 3,5-5%.
Quindi, secondo i sondaggisti, si ricadrebbe nella vecchia TINA (stavolta vera, non finta come nel 2013) con conseguente Große Koalition.
Sulla Große Koalition, come già detto all'inizio, concordo anch'io. Non solo per la mancanza di alternative (anche se come vedrete dopo io in realtà alternative ne vedo, poi se queste siano migliori o peggiori della Große Koalition o con essa interscambiabili ognuno lo giudichi per sé) ma per convenienza politica (e per pressione delle cosiddette élites che nella Große Koalition vedono il miglior modo di andare avanti in maniera gattopardesca).
Io prevedo invece quanto segue (e vedrete un paio di sorprese):
- CDU/CSU: 35-37% (qui concordo coi sondaggisti, i democratici della Merkel possono vivere di rendita anche se oggi non entusiasmano nessuno);
- SPD: 23-25% (i socialdemocratici sono sì in crisi di identità, ma i sondaggisti vedono la loro crisi più grossa di quel che effettivamente è);
- AfD: 6-8% (i tedeschi si lamentano tanto della Merkel e dell'Europa, urlano e sbraitano ma nell'urna poi sono dei coniglietti: i neonazisti della AfD lasceranno voti sia agli attuali partiti di governo che all'astensionismo... e forse anche ai liberali);
- FDP: 11-13% (i liberali, in quanto unico partito tradizionale che può far finta di avere una veste intonsa non essendo stato presente nell'ultimo Bundestag, possono avere un deciso successo, forse ancora superiore a quello che penso io);
- Die Linke: 10-12% (la sinistra postcomunista in quanto unico partito dotato di una linea politica precisa e riconoscibile - apprezzabile o meno è un altro discorso - otterrà un buon risultato e sfrutterà probabilmente la crisi dei verdi, rubandogli voti);
- Grünen: 5-7% (i verdi hanno perso completamente identità e visibilità, soprattutto ora che la Germania ha stabilito irrevocabilmente l'uscita dal nucleare e che loro, pur di governare, a livello locale hanno dimostrato di essere disponibili ad allearsi con chiunque... ma proprio chiunque, cani e porci compresi).
Quindi probabilissima Große Koalition, anche se forse alternative potrebbero esserci:
- CDU/CSU/FDP (cosa che non dispiacerebbe a parte dei mercati finanziari);
- SPD/Linke/Grünen (se i verdi mi smentiscono e se la SPD toglie l'assurdo veto a livello nazionale contro la Linke, visto che a livello locale lo ha tolto da tempo);
- CDU/CSU/FDP/Grünen (se i democristiani - e soprattutto i liberali - dovessero ritenere i verdi affidabili a livello nazionale).
Domani sera potrete farmi i complimenti o insultarmi :-)
Saluti,
Mauro.
Etichette:
Bundesrat,
Bundestag,
democristiani,
elezioni,
Europa,
Germania,
Große Koalition,
Italia,
liberali,
Merkel,
neonazisti,
Parlamento,
partiti,
postcomunisti,
previsioni,
socialdemocratici,
sondaggi,
verdi,
voto
martedì 19 settembre 2017
Scandalo! Un telefono che serve per telefonare!?!?
Oggi, cazzeggiando sul web, mi è capitato di leggere questo testo di Mauro Zucconi.
E mi è tornata in mente un'"avventura" capitatami intorno al 2005 a Colonia.
Il mio vecchio cellulare stava tirando le cuoia e ne volevo comprare uno nuovo. Al tempo non avevo particolari necessità (per quelle avevo comunque quello aziendale): mi serviva telefonare, mandare/ricevere SMS/MMS (anche se questi ultimi poi non li ho mai mandati né allora né dopo) e avere una fotocamera di base... del resto non dovevo fare reportage fotografici ;-)
Vado nella filiale di Colonia di una grande catena di elettronica/elettricità, vedo in esposizione il modello che mi occorre e chiedo al commesso di darmene uno.
Non ho chiesto nessuna consulenza, non ho fatto domande sulle caratteristiche e neanche sul prezzo. Niente di niente.
Lui però comincia a elencarmi le caratteristiche e a fare il confronto col modello a fianco che per pochi € in più mi concedeva di fare questo, quello e quell'altro... magari anche di farmi un uovo al tegamino (non lo so perché dopo le prime due parole, capito dove voleva andare a parare, ho smesso di ascoltarlo).
A un certo punto lo interrompo e gli dico: "Io voglio quel telefonino. Non un altro. Devo solo telefonare. Telefonare. Telefono. Capito?"
Proprio così, non è una parafrasi, solo che lo dissi in tedesco e non in italiano: "Ich will das Mobiltelefon da. Nicht ein Anderes. Ich muss telefonieren. Telefonieren. Telefon. Verstanden?".
Ho ottenuto il telefonino che volevo... ma godermi la faccia del commesso è valso più di quanto ogni telefonino possa mai valere :-)
Saluti,
Mauro.
E mi è tornata in mente un'"avventura" capitatami intorno al 2005 a Colonia.
Il mio vecchio cellulare stava tirando le cuoia e ne volevo comprare uno nuovo. Al tempo non avevo particolari necessità (per quelle avevo comunque quello aziendale): mi serviva telefonare, mandare/ricevere SMS/MMS (anche se questi ultimi poi non li ho mai mandati né allora né dopo) e avere una fotocamera di base... del resto non dovevo fare reportage fotografici ;-)
Vado nella filiale di Colonia di una grande catena di elettronica/elettricità, vedo in esposizione il modello che mi occorre e chiedo al commesso di darmene uno.
Non ho chiesto nessuna consulenza, non ho fatto domande sulle caratteristiche e neanche sul prezzo. Niente di niente.
Lui però comincia a elencarmi le caratteristiche e a fare il confronto col modello a fianco che per pochi € in più mi concedeva di fare questo, quello e quell'altro... magari anche di farmi un uovo al tegamino (non lo so perché dopo le prime due parole, capito dove voleva andare a parare, ho smesso di ascoltarlo).
A un certo punto lo interrompo e gli dico: "Io voglio quel telefonino. Non un altro. Devo solo telefonare. Telefonare. Telefono. Capito?"
Proprio così, non è una parafrasi, solo che lo dissi in tedesco e non in italiano: "Ich will das Mobiltelefon da. Nicht ein Anderes. Ich muss telefonieren. Telefonieren. Telefon. Verstanden?".
Ho ottenuto il telefonino che volevo... ma godermi la faccia del commesso è valso più di quanto ogni telefonino possa mai valere :-)
Saluti,
Mauro.
Etichette:
catena,
commesso,
elettrodomestici,
Euro,
fotografia,
italiano,
Mauro,
MMS,
personale,
SMS,
tedesco,
telefonare,
telefono,
Zucconi
domenica 17 settembre 2017
Vi pare poco aver evitato una guerra nucleare?
Stanislav Petrov.
È morto a maggio, in silenzio come era vissuto e quindi ce ne accorgiamo solo ora.
Lui sì che avrebbe meritato il Nobel per la pace, altro che Obama o Suu Kyi.
Del resto... vi pare poco aver evitato una guerra nucleare?
Saluti,
Mauro.
È morto a maggio, in silenzio come era vissuto e quindi ce ne accorgiamo solo ora.
Lui sì che avrebbe meritato il Nobel per la pace, altro che Obama o Suu Kyi.
Del resto... vi pare poco aver evitato una guerra nucleare?
Saluti,
Mauro.
sabato 16 settembre 2017
Il balletto dei followers
Già tempo fa scrissi di comportamenti assurdi (se non idioti) dei frequentatori dei social network.
Quanto osservai allora non è ovviamente tutto.
Ci sono anche altri comportamente assurdi, tra cui quello che io chiamo il balletto dei followers.
In cosa consiste? Guardate il numero di coloro che vi seguono su Twitter, Facebook e compagnia cantante: questo numero andrà su e giù come fosse sull'altalena.
Perché?
Perché la gente non pensa, si comporta in maniera compulsiva e/o pavloviana.
Mi spiego meglio.
Scrivo un intervento che a te piace, interessa e subito fai follow alla Pavlov e decidi di seguirmi. Però prima non ti informi su cosa scrivo in generale, su quali temi e in quali modi. Io sono semplicemente quell'intervento e nient'altro.
Dopo un po' scrivo un intervento che non ti piace, non ti interessa e subito, da bravo pavloviano, decidi di non seguirmi più. Anche qui senza informarti (e senza ricordare l'intervento per cui avevi deciso di seguirmi). Io sono di nuovo solo quest'intervento e nient'altro (neanche l'intervento di prima).
E così il numero dei followers oscilla di giorno in giorno, se non di ora in ora, in una specie di balletto sismico (registrassi regolarmente il numero di coloro che mi seguono e lo riportassi su un grafico temporale sembrerebbe l'andamento di un sismografo).
Saluti,
Mauro.
Quanto osservai allora non è ovviamente tutto.
Ci sono anche altri comportamente assurdi, tra cui quello che io chiamo il balletto dei followers.
In cosa consiste? Guardate il numero di coloro che vi seguono su Twitter, Facebook e compagnia cantante: questo numero andrà su e giù come fosse sull'altalena.
Perché?
Perché la gente non pensa, si comporta in maniera compulsiva e/o pavloviana.
Mi spiego meglio.
Scrivo un intervento che a te piace, interessa e subito fai follow alla Pavlov e decidi di seguirmi. Però prima non ti informi su cosa scrivo in generale, su quali temi e in quali modi. Io sono semplicemente quell'intervento e nient'altro.
Dopo un po' scrivo un intervento che non ti piace, non ti interessa e subito, da bravo pavloviano, decidi di non seguirmi più. Anche qui senza informarti (e senza ricordare l'intervento per cui avevi deciso di seguirmi). Io sono di nuovo solo quest'intervento e nient'altro (neanche l'intervento di prima).
E così il numero dei followers oscilla di giorno in giorno, se non di ora in ora, in una specie di balletto sismico (registrassi regolarmente il numero di coloro che mi seguono e lo riportassi su un grafico temporale sembrerebbe l'andamento di un sismografo).
Saluti,
Mauro.
lunedì 11 settembre 2017
Dettagli dall'Oberpfalz 6 - Consigli contro i rapimenti
Più pesi, più è difficile rapirti.
Proteggi te stesso e mangia dolci!!!
(Visto fuori da un panificio-pasticceria).
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Qui tutti i dettagli dall'Oberpfalz.
Qui tutti i dettagli dall'Oberpfalz.
Etichette:
Auerbach,
bilancia,
dieta,
dolci,
Oberpfalz,
panificio,
pasticceria,
peso,
pubblicità,
rapimento
Fortuna che è Nobel per la Pace
Molti di voi avranno letto o sentito dei nuovi scontri in Birmania (o Myanmar che dir si voglia) che riguardano i Rohingya (qui un buon riassunto del Post per chi si fosse perso la cosa).
Inciso:
Qualcuno sa che fine abbia fatto la nave con profughi che nessuno voleva?
Ora il ministro degli esteri birmano è una certa Aung San Suu Kyi, premio Nobel pace nel 1991.
Perché le venne assegnato il Nobel? Perché era una dissidente perseguitata.
Cosa avrebbe dovuto comportare il suo status di perseguitata? Che la comunità internazionale la proteggesse dalla dittatura birmana che la perseguitava.
Cosa dovrebbe premiare il Nobel per la pace? Un impegno attivo per la pace, contro i conflitti.
Cominciate a capire l'inghippo? Anche lei, come Obama 18 anni dopo, venne premiata non per ciò che aveva fatto per la pace (né lei né Obama avevano fatto nulla per la pace) bensì per mandare un messaggio (nel caso di Obama alla destra USA, nel caso di Suu Kyi alla giunta birmana).
E ora ci si stupisce che lei da ministro (per di più in un governo guidato ancora dai militari che un tempo la perseguitavano) non si pronunci sulla persecuzione contro i Rohingya.
Anzi si è addirittura lamentata della "disinformazione" che aiuta i "terroristi".
Amanda Taub e Max Fisher si sono chiesti sul New York Times le cause di questo suo comportamento, individuandone quattro possibili.
Ma forse la verità è molto più semplice: a Suu Kyi non gliene frega niente.
Come in tanti altri casi mi stupisco dello stupore.
E vedo che il Nobel per la pace è in molti casi (e più spesso degli altri premi) dato semplicemente per mandare messaggi politici e solo in pochi casi per meriti veri (che poi spesso a Oslo non interessano, sono solo effetti collaterali dei "meriti" che a Oslo interessano).
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Tra le altre cose sembra che i militari birmani stiano usando le mine antiuomo, messe al bando da trattati internazionali.
Inciso:
Qualcuno sa che fine abbia fatto la nave con profughi che nessuno voleva?
Ora il ministro degli esteri birmano è una certa Aung San Suu Kyi, premio Nobel pace nel 1991.
Perché le venne assegnato il Nobel? Perché era una dissidente perseguitata.
Cosa avrebbe dovuto comportare il suo status di perseguitata? Che la comunità internazionale la proteggesse dalla dittatura birmana che la perseguitava.
Cosa dovrebbe premiare il Nobel per la pace? Un impegno attivo per la pace, contro i conflitti.
Cominciate a capire l'inghippo? Anche lei, come Obama 18 anni dopo, venne premiata non per ciò che aveva fatto per la pace (né lei né Obama avevano fatto nulla per la pace) bensì per mandare un messaggio (nel caso di Obama alla destra USA, nel caso di Suu Kyi alla giunta birmana).
E ora ci si stupisce che lei da ministro (per di più in un governo guidato ancora dai militari che un tempo la perseguitavano) non si pronunci sulla persecuzione contro i Rohingya.
Anzi si è addirittura lamentata della "disinformazione" che aiuta i "terroristi".
Amanda Taub e Max Fisher si sono chiesti sul New York Times le cause di questo suo comportamento, individuandone quattro possibili.
Ma forse la verità è molto più semplice: a Suu Kyi non gliene frega niente.
Come in tanti altri casi mi stupisco dello stupore.
E vedo che il Nobel per la pace è in molti casi (e più spesso degli altri premi) dato semplicemente per mandare messaggi politici e solo in pochi casi per meriti veri (che poi spesso a Oslo non interessano, sono solo effetti collaterali dei "meriti" che a Oslo interessano).
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Tra le altre cose sembra che i militari birmani stiano usando le mine antiuomo, messe al bando da trattati internazionali.
Etichette:
antiuomo,
Aung San Suu Kyi,
Birmania,
buddismo,
dissidente,
dittatura,
Il Post,
islam,
militari,
mina,
Myanmar,
nave,
New York Times,
Nobel,
Obama,
Oslo,
pace,
persecuzione,
Rohingya
domenica 10 settembre 2017
La lotta alle bufale: istruire prima di sbugiardare
Qualcuno dei miei pochi lettori si sarà chiesto come mai io non abbia detto la mia sulla lotta alle bufale con un articolo espressamente dedicato.
Beh, ne hanno parlato e sparlato talmente in tanti che alla fine riparlarne significava solo contribuire a nascondere il problema (infatti alla fine la gente si è stufata di sentirne parlare).
E ora che le acque si sono calmate posso finalmente dire la mia :-)
Prima cosa: sbugiardare è secondario, non è la cosa più importante.
Sbugiardare con grande tam tam mediatico è veramente importante solo quando le bufale provocano problemi, danni concreti e potenzialmente permanenti (in particolare quando si tratta di salute, tipo la bufala su autismo e vaccini).
In tutti gli altri casi sbugiardare con detto tam tam significa solo dare ulteriore visibilità alla bufala stessa, dandogli dignità mediatica che (forse) senza sbugiardamento non avrebbe avuto.
È chiaro che ogni notizia falsa va quando possibile corretta, però l'artiglieria pesante va tirata fuori solo nei casi di cui sopra.
E allora cosa serve per difendersi dalle bufale?
Serve la prevenzione. E la prevenzione si ottiene tramite l'istruzione.
E non mi riferisco tanto a questioni di conoscenze, ma di metodo.
Certo è importante conoscere le scienze, le lingue, eccetera (in primis e obbligatoriamente la matematica e la lingua del paese dove si vive, a seguire poi il resto)... ma ancora più importante è il saper pensare, l'avere un metodo nell'affrontare le informazioni (corrette o meno che siano) che ci arrivano da tutte le parti: la scuola deve insegnare il pensiero critico, l'uso della logica.
Se una persona sa pensare criticamente, sa usare almeno le basi della logica riconoscerà in maniera praticamente automatica la maggior parte delle bufale, senza neanche bisogno di conoscenze specifiche e senza bisogno dell'intervento dei cosiddetti debunker.
E così facendo si crea anche un circolo virtuoso: più pensi più impari a pensare, più usi critica e logica più affini le tue capacità critiche e logiche.
Mentre se aspetti sempre che arrivi qualche esperto (o presunto tale) a sbufalare... al massimo affini le tue capacità di lettura, ma atrofizzi tutto il resto. Non pensi.
Il miglior debunker è l'istruzione.
E l'istruzione arriva da famiglia e soprattutto scuola, non da stampa e internet.
Ribadisco: la scuola deve insegnare il pensiero critico, l'uso della logica.
Saluti,
Mauro.
Beh, ne hanno parlato e sparlato talmente in tanti che alla fine riparlarne significava solo contribuire a nascondere il problema (infatti alla fine la gente si è stufata di sentirne parlare).
E ora che le acque si sono calmate posso finalmente dire la mia :-)
Prima cosa: sbugiardare è secondario, non è la cosa più importante.
Sbugiardare con grande tam tam mediatico è veramente importante solo quando le bufale provocano problemi, danni concreti e potenzialmente permanenti (in particolare quando si tratta di salute, tipo la bufala su autismo e vaccini).
In tutti gli altri casi sbugiardare con detto tam tam significa solo dare ulteriore visibilità alla bufala stessa, dandogli dignità mediatica che (forse) senza sbugiardamento non avrebbe avuto.
È chiaro che ogni notizia falsa va quando possibile corretta, però l'artiglieria pesante va tirata fuori solo nei casi di cui sopra.
E allora cosa serve per difendersi dalle bufale?
Serve la prevenzione. E la prevenzione si ottiene tramite l'istruzione.
E non mi riferisco tanto a questioni di conoscenze, ma di metodo.
Certo è importante conoscere le scienze, le lingue, eccetera (in primis e obbligatoriamente la matematica e la lingua del paese dove si vive, a seguire poi il resto)... ma ancora più importante è il saper pensare, l'avere un metodo nell'affrontare le informazioni (corrette o meno che siano) che ci arrivano da tutte le parti: la scuola deve insegnare il pensiero critico, l'uso della logica.
Se una persona sa pensare criticamente, sa usare almeno le basi della logica riconoscerà in maniera praticamente automatica la maggior parte delle bufale, senza neanche bisogno di conoscenze specifiche e senza bisogno dell'intervento dei cosiddetti debunker.
E così facendo si crea anche un circolo virtuoso: più pensi più impari a pensare, più usi critica e logica più affini le tue capacità critiche e logiche.
Mentre se aspetti sempre che arrivi qualche esperto (o presunto tale) a sbufalare... al massimo affini le tue capacità di lettura, ma atrofizzi tutto il resto. Non pensi.
Il miglior debunker è l'istruzione.
E l'istruzione arriva da famiglia e soprattutto scuola, non da stampa e internet.
Ribadisco: la scuola deve insegnare il pensiero critico, l'uso della logica.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
bufale,
critica,
debunker,
fake news,
famiglia,
informazione,
istruzione,
logica,
metodo,
pensiero,
prevenzione,
sbugiardare,
scuola
lunedì 4 settembre 2017
L'asteroide buondì
Avrete avuto tutti notizia dei dibattiti sui social networks (ormai debordati anche sulla stampa, come se non ci fossero sufficienti temi seri di cui occuparsi) riguardo alla nuova pubblicità del Buondì Motta in cui un asteroide (che poi in realtà sarebbe una meteorite... ma vabbé) uccide la mamma o il papà.
Io non capisco.
È una pubblicità. Può essere bella, brutta, intelligente, stupida (e stupida lo è, questo sì, ma la stupidità non è reato) ma pubblicità rimane. Niente di più (e non è niente di offensivo, solo di stupido, come già detto).
Ribadisco: non capisco.
Deve essere il caldo che dà alla testa (di chi dibatte del nulla, come in questo caso).
Che poi, detto tra noi, se c'è proprio qualcosa di cui si potrebbe discutere è l'immagine della bambina: con quel testo stupidissimo sparato a mitraglia viene di fatto mostrata come una minus habens.
Saluti,
Mauro.
Io non capisco.
È una pubblicità. Può essere bella, brutta, intelligente, stupida (e stupida lo è, questo sì, ma la stupidità non è reato) ma pubblicità rimane. Niente di più (e non è niente di offensivo, solo di stupido, come già detto).
Ribadisco: non capisco.
Deve essere il caldo che dà alla testa (di chi dibatte del nulla, come in questo caso).
Che poi, detto tra noi, se c'è proprio qualcosa di cui si potrebbe discutere è l'immagine della bambina: con quel testo stupidissimo sparato a mitraglia viene di fatto mostrata come una minus habens.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
asteroide,
Buondì,
dibattito,
mamma,
meteorite,
minus habens,
Motta,
nulla,
papà,
pubblicità,
social networks,
stampa,
stupidità
giovedì 31 agosto 2017
La maggioranza bulgara di Macron - Una conferma
Dopo le elezioni francesi avevo scritto qui che non mi sembrava una bella cosa per un paese democratico avere una maggioranza così schiacciante come quella ottenuta da Macron e che il rischio (al di là delle buone intenzioni o meno) è che la cosa potesse dargli alla testa.
Ora Ignace Danton sembra tra le righe - ma neanche poi tanto tra le righe - pensarla come me, infatti qui scrive:
Macron oggi sconta una certa arroganza post elettorale, quell’idea di cambiare tutto mettendo a soqquadro il quadro economico, politico e sociale in un colpo solo, impresa ardua dopo le rivoluzioni, figuriamoci dopo elezioni che, con il sistema rigorosamente maggioritario vigente in Francia, fanno vincere tutta la posta anche con il 40.% scarso dei voti.
Saluti,
Mauro.
Ora Ignace Danton sembra tra le righe - ma neanche poi tanto tra le righe - pensarla come me, infatti qui scrive:
Macron oggi sconta una certa arroganza post elettorale, quell’idea di cambiare tutto mettendo a soqquadro il quadro economico, politico e sociale in un colpo solo, impresa ardua dopo le rivoluzioni, figuriamoci dopo elezioni che, con il sistema rigorosamente maggioritario vigente in Francia, fanno vincere tutta la posta anche con il 40.% scarso dei voti.
Saluti,
Mauro.
domenica 27 agosto 2017
Cavalcando i paragrafi
In Germania (e nel mondo tedescofono in generale) esiste una particolare categoria di persone per cui si usa le definizione "Paragraphenreiter", che tradotto letteralmente sarebbe "cavalcatori di paragrafi".
Nessuno (o quasi) ama essere inserito in questa categoria, viene considerata offensiva... ma è una delle caratteristiche innate della mentalità teutonica ed è molto, ma molto più diffusa di quanto i tedeschi ammettano.
È una delle cose che i tedeschi praticano con passione ma su cui obbligatoriamente va steso un velo di silenzio.
Ma cos'è un cavalcatore di paragrafi?
Un cavalcatore di paragrafi è una persona che sostanzialmente ha la caratteristica di saper leggere e capire bene (anche troppo) la lettera di ciò che legge, ma che non sa pensare, non ha nessuna capacità (ma neanche volontà) interpretativa.
Questo porta due conseguenze:
- Per queste persone tutto deve essere regolato nei minimi dettagli, ciò che non è regolato non esiste (e se dovesse esistere è semplicemente l'anticamera dell'apocalisse);
- Queste persone vivono di cause, proteste ufficiali, denunce, lettere a sindaci e giornali, eccetera, eccetera... rendendo la vita propria e altrui un inferno.
Tutto ciò mi è tornato in mente leggendo la lettera di un lettore nel supplemento di venerdì della Süddeutsche Zeitung, uno dei due più importanti quotidiani tedeschi.
Traduco qui la lettera:
Il consorzio trasporti Reno-Meno concede un rimborso parziale del costo del biglietto per ritardi superiori ai dieci minuti. Ieri io ho potuto prendere un treno precedente a quello previsto, perché questo aveva già in partenza un notevole ritardo. Quindi sono arrivato a casa prima nonostante il ritardo. Posso comunque avvalermi della regola dei dieci minuti? (1)
Ora questa persona aveva capito benissimo lo spirito della regola e cercava semplicemente di trarne un doppio vantaggio (arrivo anticipato a casa + rimborso di parte dei costi).
Il problema è che nel suo caso il rimborso andava contro lo spirito della regola ma sarebbe stato perfettamente corretto considerando solo la lettera della regola.
Proprio per questa legittimità molti tedeschi in questa situazione avrebbero fatto direttamente richiesta di rimborso non per ottenere un vantaggio, bensì semplicemente perché "così dice la regola e quindi così va fatto" (anzi molti cavalcatori di paragrafi sono ben contenti di aver anche personalmente svantaggi pur di vedere rispettato anche il più insignificante e assurdo cavillo... e poi gonfiano il petto tronfi della propria superiorità morale nei confronti degli altri).
Un altro esempio capitò a me una ventina d'anni fa, nel 1996.
Era l'epoca in cui la UE stava rendendo effettive le regole presenti nei trattati di Schengen, Maastricht & co. e stavano cambiando molte cose per i cittadini UE residenti in altri paesi UE (tipo io in Germania), mentre allora poco o nulla cambiava per i cittadini del paese stesso e per i cittadini extracomunitari (poi sono cambiate cose anche per questi ultimi, ma allora i cambiamenti riguardavano quasi esclusivamente i cittadini UE).
Io avevo bisogno di un certificato di residenza quindi mi recai all'anagrafe di Münster per richiederlo. L'impiegata cerca i moduli che devo compilare e non li trova... non li trova perché ci sono i moduli per i "tedeschi" e per gli "stranieri"... ma lei sapeva (come da regolamento) che lo straniero tout court era il cittadino extra UE.
E non c'erano moduli per "cittadini UE non tedeschi". Quindi lei non poteva farmi il certificato di residenza. Non era prevista una situazione come la mia, quindi detta situazione non poteva esistere. (2)
Il giorno dopo chiesi consiglio al consolato italiano: l'impiegato mi disse di non chiedere esplicitamente il certificato di residenza, ma di chiedere semplicemente il modulo xyz, compilarlo e consegnarlo senza dire nulla. Lo feci ed ebbi il mio certificato di residenza in cinque secondi.
Il problema è che anche se le nuove generazioni sono un po' piú flessibili e indipendenti, questa mentalità è ormai entrata talmente a fondo nel DNA tedesco che i conseguenti danni e problemi andranno avanti ancora per generazioni.
Saluti,
Mauro.
(1) Non so se poi l'autore della lettera abbia chiesto il rimborso, ma colui che risponde alle lettere su detto supplemento gli ha risposto che tecnicamente sì, ne avrebbe diritto, ma che ciò andrebbe contro lo spirito della regola e non sarebbe eticamente corretto.
(2) In realtà la situazione era di una semplicità disarmante: essendo la regola nuova e non essendo ancora pronti i moduli nuovi lei avrebbe potuto tranquillamente darmi uno qualsiasi dei due moduli, sia quello per i tedeschi che quello per gli stranieri e per me sarebbero andati bene entrambi.
Ma né lei né il direttore dell'ufficio (a cui si rivolse per consiglio) erano in grado di pensare oltre la lettera.
Nessuno (o quasi) ama essere inserito in questa categoria, viene considerata offensiva... ma è una delle caratteristiche innate della mentalità teutonica ed è molto, ma molto più diffusa di quanto i tedeschi ammettano.
È una delle cose che i tedeschi praticano con passione ma su cui obbligatoriamente va steso un velo di silenzio.
Ma cos'è un cavalcatore di paragrafi?
Un cavalcatore di paragrafi è una persona che sostanzialmente ha la caratteristica di saper leggere e capire bene (anche troppo) la lettera di ciò che legge, ma che non sa pensare, non ha nessuna capacità (ma neanche volontà) interpretativa.
Questo porta due conseguenze:
- Per queste persone tutto deve essere regolato nei minimi dettagli, ciò che non è regolato non esiste (e se dovesse esistere è semplicemente l'anticamera dell'apocalisse);
- Queste persone vivono di cause, proteste ufficiali, denunce, lettere a sindaci e giornali, eccetera, eccetera... rendendo la vita propria e altrui un inferno.
Tutto ciò mi è tornato in mente leggendo la lettera di un lettore nel supplemento di venerdì della Süddeutsche Zeitung, uno dei due più importanti quotidiani tedeschi.
Traduco qui la lettera:
Il consorzio trasporti Reno-Meno concede un rimborso parziale del costo del biglietto per ritardi superiori ai dieci minuti. Ieri io ho potuto prendere un treno precedente a quello previsto, perché questo aveva già in partenza un notevole ritardo. Quindi sono arrivato a casa prima nonostante il ritardo. Posso comunque avvalermi della regola dei dieci minuti? (1)
Ora questa persona aveva capito benissimo lo spirito della regola e cercava semplicemente di trarne un doppio vantaggio (arrivo anticipato a casa + rimborso di parte dei costi).
Il problema è che nel suo caso il rimborso andava contro lo spirito della regola ma sarebbe stato perfettamente corretto considerando solo la lettera della regola.
Proprio per questa legittimità molti tedeschi in questa situazione avrebbero fatto direttamente richiesta di rimborso non per ottenere un vantaggio, bensì semplicemente perché "così dice la regola e quindi così va fatto" (anzi molti cavalcatori di paragrafi sono ben contenti di aver anche personalmente svantaggi pur di vedere rispettato anche il più insignificante e assurdo cavillo... e poi gonfiano il petto tronfi della propria superiorità morale nei confronti degli altri).
Un altro esempio capitò a me una ventina d'anni fa, nel 1996.
Era l'epoca in cui la UE stava rendendo effettive le regole presenti nei trattati di Schengen, Maastricht & co. e stavano cambiando molte cose per i cittadini UE residenti in altri paesi UE (tipo io in Germania), mentre allora poco o nulla cambiava per i cittadini del paese stesso e per i cittadini extracomunitari (poi sono cambiate cose anche per questi ultimi, ma allora i cambiamenti riguardavano quasi esclusivamente i cittadini UE).
Io avevo bisogno di un certificato di residenza quindi mi recai all'anagrafe di Münster per richiederlo. L'impiegata cerca i moduli che devo compilare e non li trova... non li trova perché ci sono i moduli per i "tedeschi" e per gli "stranieri"... ma lei sapeva (come da regolamento) che lo straniero tout court era il cittadino extra UE.
E non c'erano moduli per "cittadini UE non tedeschi". Quindi lei non poteva farmi il certificato di residenza. Non era prevista una situazione come la mia, quindi detta situazione non poteva esistere. (2)
Il giorno dopo chiesi consiglio al consolato italiano: l'impiegato mi disse di non chiedere esplicitamente il certificato di residenza, ma di chiedere semplicemente il modulo xyz, compilarlo e consegnarlo senza dire nulla. Lo feci ed ebbi il mio certificato di residenza in cinque secondi.
Il problema è che anche se le nuove generazioni sono un po' piú flessibili e indipendenti, questa mentalità è ormai entrata talmente a fondo nel DNA tedesco che i conseguenti danni e problemi andranno avanti ancora per generazioni.
Saluti,
Mauro.
(1) Non so se poi l'autore della lettera abbia chiesto il rimborso, ma colui che risponde alle lettere su detto supplemento gli ha risposto che tecnicamente sì, ne avrebbe diritto, ma che ciò andrebbe contro lo spirito della regola e non sarebbe eticamente corretto.
(2) In realtà la situazione era di una semplicità disarmante: essendo la regola nuova e non essendo ancora pronti i moduli nuovi lei avrebbe potuto tranquillamente darmi uno qualsiasi dei due moduli, sia quello per i tedeschi che quello per gli stranieri e per me sarebbero andati bene entrambi.
Ma né lei né il direttore dell'ufficio (a cui si rivolse per consiglio) erano in grado di pensare oltre la lettera.
lunedì 21 agosto 2017
Temperatura percepita. Corretta ma inutile.
Uno dei temi preferiti dai telegiornali e dalle trasmissioni meteo (o più correttamente pseudo-meteo) quando arriva l'estate è la "temperatura percepita", cioè la temperatura che uno "sente" sulla pelle indipendentemente dalla temperatura effettivamente indicata dai termometri.
Osservazione: Perché se ne parla solo d'estate? Boh!
La temperatura percepita è una grandezza che può essere calcolata (sì, calcolata, contrariamente alla temperatura vera che si misura e non si calcola) in ogni stagione.
E che può anche essere inferiore o uguale alla temperatura effettiva, non solo superiore come sembra guardando le trasmissioni pseudo-meteo.
La temperatura percepita viene calcolata tenendo conto di umidità, venti e altri parametri misurabili, usando algoritmi messi a punto da meteorologi e che vengono costantemente raffinati e migliorati (o almeno così dovrebbe succedere).
E fin qui tutto bene.
Il problema è che la temperatura che percepiamo sulla nostra pelle è soggettiva.
È vero che può essere diversa (anche molto) dalla temperatura effettiva, ma non dipende solo dai parametri misurabili di cui sopra. Anzi.
Dipende anche dal metabolismo, dalle condizioni fisiche, dall'età, dalla costituzione di ciascuno di noi.
Nello stesso identico luogo e tempo io percepisco una temperatura, mia madre quasi anziana un'altra, il bambino piccolo del mio vicino un'altra ancora e così via.
Quali conclusioni possiamo trarre da quanto sopra?
La temperatura percepita è una grandezza derivata (non misurata) corretta e non aleatoria, se calcolata seriamente, tenendo conto di tutti i parametri noti.
Ma è comunque una grandezza che non dice nulla, che non serve a nulla.
Per dare consigli alle singole persone serve un'analisi personale, per dare consigli generali basta considerare temperatura e umidità effettive.
Saluti,
Mauro.
Osservazione: Perché se ne parla solo d'estate? Boh!
La temperatura percepita è una grandezza che può essere calcolata (sì, calcolata, contrariamente alla temperatura vera che si misura e non si calcola) in ogni stagione.
E che può anche essere inferiore o uguale alla temperatura effettiva, non solo superiore come sembra guardando le trasmissioni pseudo-meteo.
La temperatura percepita viene calcolata tenendo conto di umidità, venti e altri parametri misurabili, usando algoritmi messi a punto da meteorologi e che vengono costantemente raffinati e migliorati (o almeno così dovrebbe succedere).
E fin qui tutto bene.
Il problema è che la temperatura che percepiamo sulla nostra pelle è soggettiva.
È vero che può essere diversa (anche molto) dalla temperatura effettiva, ma non dipende solo dai parametri misurabili di cui sopra. Anzi.
Dipende anche dal metabolismo, dalle condizioni fisiche, dall'età, dalla costituzione di ciascuno di noi.
Nello stesso identico luogo e tempo io percepisco una temperatura, mia madre quasi anziana un'altra, il bambino piccolo del mio vicino un'altra ancora e così via.
Quali conclusioni possiamo trarre da quanto sopra?
La temperatura percepita è una grandezza derivata (non misurata) corretta e non aleatoria, se calcolata seriamente, tenendo conto di tutti i parametri noti.
Ma è comunque una grandezza che non dice nulla, che non serve a nulla.
Per dare consigli alle singole persone serve un'analisi personale, per dare consigli generali basta considerare temperatura e umidità effettive.
Saluti,
Mauro.
Etichette:
calcolo,
corretta,
fisica,
grandezza,
inutile,
inutilità,
metabolismo,
meteo,
meteorologia,
misura,
percezione,
scienza,
temperatura,
temperatura percepita,
umidità,
valore,
vento
domenica 20 agosto 2017
Piccola avventura (non) omeopatica
Qualche giorno fa mia mamma aveva un po' di tosse e sentiva grattare la gola. Nulla di serio, ma comunque un fastidio.
Essendo cosa da poco non è andata dal medico ma direttamente in farmacia chiedendo qualche cosa per la gola, tipo pasticche alle erbe o cose simili.
In breve, mia mamma cercava un prodotto di erboristeria (fosse stato qualcosa di più serio sarebbe andata dal medico e avrebbe chiesto un farmaco adeguato).
La farmacista (almeno colei che mia mamma pensava tale, non ero presente quindi io non so se fosse veramente la farmacista o solo una commessa) le ha detto che aveva qualcosa di meglio e le ha dato un prodotto omeopatico.
Senza però dirle che fosse un prodotto omeopatico (mia mamma sa molto, ma molto vagamente cosa siano, ma al di là delle conoscenze di mia mamma non è corretto non dire al cliente che tipo di "farmaco" gli si sta propinando, anche fosse provatamente il miglior farmaco del mondo).
Tornata a casa si è messa a leggere le indicazioni sulla confenzione e ha cominciato a storcere il naso. Leggeva espressioni come "non testato", "efficacia non garantita"...
Appena torno a casa anch'io mi chiede cosa significa quanto legge. Leggo a mia volta e le spiego che si tratta di omeopatia (la prima parola che leggo è il nome del produttore: Boiron... quindi non serve leggere oltre per sapere che è omeopatia, ma leggo lo stesso), che non sottosta alle stesse regole dei farmaci (quindi non obbligo di test o altro), che il principio attivo è nella migliore delle ipotesi molto diluito se non totalmente assente.
E lei: "ma allora?"
E io le ho spiegato che secondo chi ci crede funziona in base alla memoria degli ingredienti e altre idee non provate (o meglio provate come non vere, non funzionanti, ma con mia mamma ho usato la formula dubitativa perché volevo vedere la sua reazione).
Lei è saltata su e ha detto: "metti via, non ne voglio sapere, la farmacista mi ha fregato!"
Grande mamma :-)
Saluti,
Mauro.
Essendo cosa da poco non è andata dal medico ma direttamente in farmacia chiedendo qualche cosa per la gola, tipo pasticche alle erbe o cose simili.
In breve, mia mamma cercava un prodotto di erboristeria (fosse stato qualcosa di più serio sarebbe andata dal medico e avrebbe chiesto un farmaco adeguato).
La farmacista (almeno colei che mia mamma pensava tale, non ero presente quindi io non so se fosse veramente la farmacista o solo una commessa) le ha detto che aveva qualcosa di meglio e le ha dato un prodotto omeopatico.
Senza però dirle che fosse un prodotto omeopatico (mia mamma sa molto, ma molto vagamente cosa siano, ma al di là delle conoscenze di mia mamma non è corretto non dire al cliente che tipo di "farmaco" gli si sta propinando, anche fosse provatamente il miglior farmaco del mondo).
Tornata a casa si è messa a leggere le indicazioni sulla confenzione e ha cominciato a storcere il naso. Leggeva espressioni come "non testato", "efficacia non garantita"...
Appena torno a casa anch'io mi chiede cosa significa quanto legge. Leggo a mia volta e le spiego che si tratta di omeopatia (la prima parola che leggo è il nome del produttore: Boiron... quindi non serve leggere oltre per sapere che è omeopatia, ma leggo lo stesso), che non sottosta alle stesse regole dei farmaci (quindi non obbligo di test o altro), che il principio attivo è nella migliore delle ipotesi molto diluito se non totalmente assente.
E lei: "ma allora?"
E io le ho spiegato che secondo chi ci crede funziona in base alla memoria degli ingredienti e altre idee non provate (o meglio provate come non vere, non funzionanti, ma con mia mamma ho usato la formula dubitativa perché volevo vedere la sua reazione).
Lei è saltata su e ha detto: "metti via, non ne voglio sapere, la farmacista mi ha fregato!"
Grande mamma :-)
Saluti,
Mauro.
Etichette:
Boiron,
correttezza,
erboristeria,
farmacia,
farmacologia,
mamma,
medicina,
omeopatia,
tosse
Iscriviti a:
Post (Atom)