In Germania (e nel mondo tedescofono in generale) esiste una particolare categoria di persone per cui si usa le definizione "Paragraphenreiter", che tradotto letteralmente sarebbe "cavalcatori di paragrafi".
Nessuno (o quasi) ama essere inserito in questa categoria, viene considerata offensiva... ma è una delle caratteristiche innate della mentalità teutonica ed è molto, ma molto più diffusa di quanto i tedeschi ammettano.
È una delle cose che i tedeschi praticano con passione ma su cui obbligatoriamente va steso un velo di silenzio.
Ma cos'è un cavalcatore di paragrafi?
Un cavalcatore di paragrafi è una persona che sostanzialmente ha la caratteristica di saper leggere e capire bene (anche troppo) la lettera di ciò che legge, ma che non sa pensare, non ha nessuna capacità (ma neanche volontà) interpretativa.
Questo porta due conseguenze:
- Per queste persone tutto deve essere regolato nei minimi dettagli, ciò che non è regolato non esiste (e se dovesse esistere è semplicemente l'anticamera dell'apocalisse);
- Queste persone vivono di cause, proteste ufficiali, denunce, lettere a sindaci e giornali, eccetera, eccetera... rendendo la vita propria e altrui un inferno.
Tutto ciò mi è tornato in mente leggendo la lettera di un lettore nel supplemento di venerdì della Süddeutsche Zeitung, uno dei due più importanti quotidiani tedeschi.
Traduco qui la lettera:
Il consorzio trasporti Reno-Meno concede un rimborso parziale del costo del biglietto per ritardi superiori ai dieci minuti. Ieri io ho potuto prendere un treno precedente a quello previsto, perché questo aveva già in partenza un notevole ritardo. Quindi sono arrivato a casa prima nonostante il ritardo. Posso comunque avvalermi della regola dei dieci minuti? (1)
Ora questa persona aveva capito benissimo lo spirito della regola e cercava semplicemente di trarne un doppio vantaggio (arrivo anticipato a casa + rimborso di parte dei costi).
Il problema è che nel suo caso il rimborso andava contro lo spirito della regola ma sarebbe stato perfettamente corretto considerando solo la lettera della regola.
Proprio per questa legittimità molti tedeschi in questa situazione avrebbero fatto direttamente richiesta di rimborso non per ottenere un vantaggio, bensì semplicemente perché "così dice la regola e quindi così va fatto" (anzi molti cavalcatori di paragrafi sono ben contenti di aver anche personalmente svantaggi pur di vedere rispettato anche il più insignificante e assurdo cavillo... e poi gonfiano il petto tronfi della propria superiorità morale nei confronti degli altri).
Un altro esempio capitò a me una ventina d'anni fa, nel 1996.
Era l'epoca in cui la UE stava rendendo effettive le regole presenti nei trattati di Schengen, Maastricht & co. e stavano cambiando molte cose per i cittadini UE residenti in altri paesi UE (tipo io in Germania), mentre allora poco o nulla cambiava per i cittadini del paese stesso e per i cittadini extracomunitari (poi sono cambiate cose anche per questi ultimi, ma allora i cambiamenti riguardavano quasi esclusivamente i cittadini UE).
Io avevo bisogno di un certificato di residenza quindi mi recai all'anagrafe di Münster per richiederlo. L'impiegata cerca i moduli che devo compilare e non li trova... non li trova perché ci sono i moduli per i "tedeschi" e per gli "stranieri"... ma lei sapeva (come da regolamento) che lo straniero tout court era il cittadino extra UE.
E non c'erano moduli per "cittadini UE non tedeschi". Quindi lei non poteva farmi il certificato di residenza. Non era prevista una situazione come la mia, quindi detta situazione non poteva esistere. (2)
Il giorno dopo chiesi consiglio al consolato italiano: l'impiegato mi disse di non chiedere esplicitamente il certificato di residenza, ma di chiedere semplicemente il modulo xyz, compilarlo e consegnarlo senza dire nulla. Lo feci ed ebbi il mio certificato di residenza in cinque secondi.
Il problema è che anche se le nuove generazioni sono un po' piú flessibili e indipendenti, questa mentalità è ormai entrata talmente a fondo nel DNA tedesco che i conseguenti danni e problemi andranno avanti ancora per generazioni.
Saluti,
Mauro.
(1) Non so se poi l'autore della lettera abbia chiesto il rimborso, ma colui che risponde alle lettere su detto supplemento gli ha risposto che tecnicamente sì, ne avrebbe diritto, ma che ciò andrebbe contro lo spirito della regola e non sarebbe eticamente corretto.
(2) In realtà la situazione era di una semplicità disarmante: essendo la regola nuova e non essendo ancora pronti i moduli nuovi lei avrebbe potuto tranquillamente darmi uno qualsiasi dei due moduli, sia quello per i tedeschi che quello per gli stranieri e per me sarebbero andati bene entrambi.
Ma né lei né il direttore dell'ufficio (a cui si rivolse per consiglio) erano in grado di pensare oltre la lettera.
Senza Pitagora e senza Erone
10 ore fa
Soprassedendo sulla rigidità mentale dei tedeschi, io l'autore della richiesta di rimborso lo chiamerei truffatore. Avrà anche una mentalità rigida ma è anche abbastanza furbo da chiedere ciò che non gli spetta.
RispondiEliminaA me sembra che quello del treno abbia voluto invece fare il furbo in una maniera più italica che teutonica...
RispondiEliminaAggiunta: proprio come aveva detto Serena. Non ho cavalcato il suo, di paragrafo...
RispondiEliminaMia sorella lavora in Lufthansa e mi mi dice che i Tedeschi sono molto più furbacchioni di quanto si possa pensare. Per esempio: in ufficio il lunedì mattina e il venerdì pomeriggio c'è in media un tasso stranamente molto elevato di assenze.
RispondiEliminaIMHO l'autore della lettera è un seguace della filosofia teutonica Kiagnen und Fukten...
RispondiEliminaI tetteski ti ccermania sono più furbi di noi: sono in grado di inculare lo stato nascondendosi dietro le regole!
RispondiEliminaFantastico post, non conoscevo Paragraphenreiter, ma ho assistito anch'io a episodi come quello dell'impiegata che non sapeva che fare con i moduli.
RispondiEliminaIn Germania non si sbaglia mai, le regole si seguono alla lettera e se qualcosa va storto e una regola non c'é, vanno nel pallone.
Leggendolo, pensavo a come un italiano, non in Germania, interpreterebbe questi episodi.
Come immaginavo, dai commenti vedo che, in coerenza con la forma mentis italica, tutti lo interpretano come un furbo che vuole truffare.
Avendo vissuto in mezzo ai tedeschi, ci vedo invece uno che per davvero non sa cosa dovrebbe fare. Sa che per fare funzionare bene la società, da bravo cittadino deve applicare la regola:
chiedere il rimborso, altrimenti le ferrovie non si impegneranno ad essere puntuali.
Stranamente, ci arriva che peró non sarebbe etico.
Ma si trova davanti a un paradosso: i tedeschi non sbagliano mai e se c'è una regola non puó essere sbagliata.
Sta per scoppiargli la testa e quindi chiede aiuto al giornale. Immagino le discussioni in redazione...