Visualizzazione post con etichetta pace. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta pace. Mostra tutti i post

domenica 30 marzo 2025

Guerra, violenza, pace e giustizia

La maggioranza di noi ama la pace, pochi - anche tra quelli che consideriamo stronzi - amano la guerra, la violenza.
Le brave persone vogliono la pace e non vogliono violenza.
Le cattive persone cercano generalmente di raggiungere i propri malevoli obiettivi senza violenza.
Pochi amano la violenza (e di conseguenza la guerra) in sé.

Però...

Però molti purtroppo non capiscono cosa significhi veramente pace.
E credono che l'assenza di violenza, l'assenza di guerra sia in sé pace.

NO!

Chi lo crede o è un idiota o è in malafede.

La pace si basa sulla giustizia, non sull'assenza di violenza.
Una pace ingiusta è guerra. Magari non ancora sul campo, ma è già guerra. Solo, al limite, posticipata.

Pensateci, prima di chiedere all'Ucraina di trattare, di cedere.

Saluti,

Mauro.

giovedì 31 ottobre 2024

I tre pacifismi

In teoria il pacifismo dovrebbe essere per la pace, contro ogni guerra, ma in primis contro ogni aggressione. Su ciò siamo tutti d'accordo, credo e spero. Ma allora perché il pacifismo odierno (ma non solo odierno, anche se oggi più che mai) di fatto è contro chi si difende? Lo vediamo nella maniera più lampante possibile nell'aggressione russa all'Ucraina. I pacifisti chiedono di non mandare armi all'Ucraina, di usare la diplomazia e le trattative (oltretutto non capendo come funziona la diplomazia, come scrissi qui). Perché non si rendono conto che così aiutano la Russia? Che se vuoi fermare la guerra devi fermare la Russia, non l'Ucraina? Sono scemi? Sono collusi? Sono manipolati? Beh, in parte sì, ma in realtà per capire veramente bisogna andare un po' più a fondo, non etichettare e basta. Io voglio qui provare a fare una breve (e non scientifica, almeno non in senso rigoroso) analisi basandomi su due paesi. 1) L'Italia, dove sono nato e cresciuto. 2) La Germania, dove vivo da quasi trent'anni. Ma credo possa essere allargata al resto dell'Europa occidentale. Prima di andare avanti però una piccola premessa: in questo thread non voglio giudicare la politica dei singoli governi e dei vari blocchi, quindi non commentatemi con "sì, però questo governo ha fatto questo e quell'altro quello, ecc. ecc.". Sarà anche vero (anzi spesso lo è), ma qui, in questo articolo, non conta. Osservando i movimenti pacifisti dei due paesi citati dagli anni '70/'80 a oggi (per prima di allora dovrei basarmi su studi, non sulle mie osservazioni, essendo io nato nel 1968) si notano due categorie principali, che di fatto si sono divise il movimento pacifista. La prima categoria è quella che definirei dei "gandhiani", cioè coloro che rifiutano ogni forma di violenza, anche la più innocua e anche quella necessaria a difendere sé stessi. Quelli che dicono che Gandhi ha liberato l'India (un paese enorme!) senza alzare un dito. E che quindi ogni paese può farlo. Fraintendendo così sia la storia dell'India sia l'insegnamento di Gandhi. Questi sono innocenti, ingenui e idealisti, quindi sotto un certo punto di vista ammirevoli e degni di rispetto, ma comunque pericolosi. Perché se tutti fossimo come loro, basterebbero quattro gatti violenti e antidemocratici per conquistare il mondo intero e renderci tutti schiavi. La seconda categoria sono quelli che confondono pacifismo con antiamericanismo (e antioccidentalismo in generale). Anche questi in maggioranza (non tutti, ovviamente) in buona fede. Perché? Perché loro conoscevano le atomiche, le armi statunitensi, non quelle sovietiche. Le conoscevano per colpa di Hiroshima e Nagasaki e anche perché vedevano i missili USA installati in Europa (quelli sovietici non li potevano vedere, ne sapevano solo dalla stampa, che era... occidentale). Quindi la loro posizione era comprensibile, anche se sbagliata. Di questo pacifismo ne scrissi (in maniera comunque più polemica e meno equilibrata di quanto farei oggi) già nel 2006 in questo articolo. Questi due tipi di pacifismo avevano una giustificazione (sbagliata ma onestamente comprensibile) alcuni decenni fa, ma non più oggi. Però l'umanità è lenta, è pachidermica e prima che ci se ne renda conto ci vorranno ancora alcuni decenni. E ovviamente sono due tipi di pacifismo facilmente manipolabili da chi ne vuol trarre politicamente vantaggio (non serve che vi dica a chi alludo, vero?). Ma esiste un altro pacifismo, quello che io considero il vero pacifismo. Quello che aborre sì la guerra ma che sa due cose. 1) Che la non violenza fine a sé stessa aiuta solo i violenti; 2) Che la pace può esserci solo se viene garantita la giustizia. Esistono pacifisti del genere? Sì, ne esistono, anche se sono in minoranza e vengono sommersi dalle urla delle due categorie precedenti. Che questo terzo pacifismo può e deve esistere ce lo insegna un vero grande pacifista: Alexander Langer. Lo dimostrò durante le guerre jugoslave degli anni '90, ma quanto disse vale per ogni guerra (all'interno di questo mio articolo il link al suo discorso completo). Saluti, Mauro.

venerdì 13 ottobre 2023

Hamas o come mettersi dalla parte del torto

Io stavo riflettendo su una cosa.

Hamas per l'attacco ha buttato giù con bulldozer la recinzione che fa di Gaza di fatto un lager. Ve ne rendete conto che forza avrebbe avuto questo gesto se Hamas avesse abbattuto la recinzione e poi lasciato uscire solo i civili disarmati?
Se avesse permesso loro di muoversi liberamente oltre confine SENZA però far uscire i gruppi armati? Ve ne rendete conto che forza avrebbe avuto un'immagine simile? Quanto ciò avrebbe messo al muro Netanyahu e l'estrema destra israeliana?

Capite ora perché io continuo a sostenere che Hamas è il miglior alleato dell'estremismo e nazionalismo ebraico e il peggior nemico dei palestinesi stessi?

Saluti,

Mauro.

sabato 6 agosto 2022

Ucraina, Russia ed ex Jugoslavia

Quando parliamo dell'invasione russa dell'Ucraina, quando parliamo di pace senza rendersi conto di quello che succede sul posto, quando chiediamo all'Ucraina di non resistere (e quindi di accettare la pace eterna), quando protestiamo contro l'invio di armi all'Ucraina (sapendo bene che la Russia ne ha molte di più)...

...bene, quando facciamo così, ricordiamoci quanto nel 1993 un grande pacifista, Alexander Langer, scrisse sulle guerre jugoslave.

Leggetevi questo testo (originariamente parlato da Langer su Radio Radicale) sul sito della Fondazione Langer.

Vi cito l'ultimo capoverso (ma voi leggete tutto!):

La minaccia o l'effettuazione reale di un intervento militare hanno senso solo se non resteranno l'unico tipo di impegno internazionale: ci sarà bisogno di un forte e molteplice impegno internazionale, a cominciare da un solido e generoso programma di ricostruzione del dialogo e della democrazia. Ma se si continuasse ad escludere, per le più svariate ragioni, il ricorso alla forza internazionale, si continuerebbe a lasciare libero il campo ai più forti e meglio armati, con il rischio di sterminare i gruppi più deboli (i musulmani bosniaci oggi, altri domani), di costituire un precedente pericolosissimo in Europa, di moltiplicare le guerre nell'area e di approfondire ancora di più il fossato tra Est e Ovest, tra mondo cristiano ed Islam, tra cristiani occidentali ed orientali. Questo non deve succedere.

La verità è che Langer sapeva che la pace non è solo assenza di combattimenti.
E qualche combattimento in più oggi in certi casi significa più pace domani. Se serve a difendere chi è più debole (e chi viene invaso).

Saluti,

Mauro.

domenica 6 marzo 2022

Guerra e pace

La pace non è solo assenza di guerra.

Anzi, la sola assenza di guerra senza vera pace è solo incubatrice di altre guerre.

Per questo chi vuole la pace a ogni costo, andando solo contro la violenza ma non a favore della giustizia, quasi sempre finisce per non impedire le guerre, anzi spesso le provoca o ne aiuta l'allargamento.

Rifletteteci.
Pensate, per esempio, alla conferenza di Monaco del 1938.
Ma anche a casi attuali, sotto gli occhi di tutti.

Essere pacifisti senza se e senza ma non significa automaticamente essere per la pace.
Anzi, quasi sempre significa solo essere di fatto alleati del più forte e carnefici del più debole.

Saluti,

Mauro.

martedì 23 novembre 2021

I tedeschi, la musica e la pace (e la guerra)

I tedeschi amano le canzoni pacifiste.
Ma le amano kitsch e banali (anche musicalmente, non solo come testo).
E quindi ti fanno venire la voglia di fare la guerra pur di non sentirle!

Volete degli esempi?
Ce ne sono in abbondanza.

Il primo che viene in mente è "Ein bißchen Frieden" ("Un po' di pace") di Nicole.

Ma anche "99 Luftballons" ("99 palloncini") di Nena non scherza.
Anzi questa ha purtroppo avuto successo anche fuori dalla Germania, Italia compresa.

E la lista è lunga.

Vero, ci sono anche artisti che fanno vera musica contro la guerra e per la pace, musica vera sia musicalmente che come testi (basti citare Hannes Wader, in primis la sua interpretazione di "Die Moorsoldaten", cioè "I soldati della torbiera", ma Wader non è certo l'unico, per fortuna, per esempio pensiamo a Reinhard Mey con la sua "Die Waffen nieder", cioè "Giù le armi").

Però Wader, Mey e compagnia non vendono (almeno non quanto Nicole e Nena).
La banalità invece vende.
Il pacifismo kitsch, fatto da chi non ha la minima idea dei temi di cui parla, vende.
Almeno in Germania.

Saluti,

Mauro.

domenica 17 settembre 2017

Vi pare poco aver evitato una guerra nucleare?

Stanislav Petrov.
È morto a maggio, in silenzio come era vissuto e quindi ce ne accorgiamo solo ora.

Lui sì che avrebbe meritato il Nobel per la pace, altro che Obama o Suu Kyi.
Del resto... vi pare poco aver evitato una guerra nucleare?

Saluti,

Mauro.

lunedì 11 settembre 2017

Fortuna che è Nobel per la Pace

Molti di voi avranno letto o sentito dei nuovi scontri in Birmania (o Myanmar che dir si voglia) che riguardano i Rohingya (qui un buon riassunto del Post per chi si fosse perso la cosa).

Inciso:
Qualcuno sa che fine abbia fatto la nave con profughi che nessuno voleva?

Ora il ministro degli esteri birmano è una certa Aung San Suu Kyi, premio Nobel pace nel 1991.
Perché le venne assegnato il Nobel? Perché era una dissidente perseguitata.
Cosa avrebbe dovuto comportare il suo status di perseguitata? Che la comunità internazionale la proteggesse dalla dittatura birmana che la perseguitava.
Cosa dovrebbe premiare il Nobel per la pace? Un impegno attivo per la pace, contro i conflitti.
Cominciate a capire l'inghippo? Anche lei, come Obama 18 anni dopo, venne premiata non per ciò che aveva fatto per la pace (né lei né Obama avevano fatto nulla per la pace) bensì per mandare un messaggio (nel caso di Obama alla destra USA, nel caso di Suu Kyi alla giunta birmana).

E ora ci si stupisce che lei da ministro (per di più in un governo guidato ancora dai militari che un tempo la perseguitavano) non si pronunci sulla persecuzione contro i Rohingya.
Anzi si è addirittura lamentata della "disinformazione" che aiuta i "terroristi".
Amanda Taub e Max Fisher si sono chiesti sul New York Times le cause di questo suo comportamento, individuandone quattro possibili.
Ma forse la verità è molto più semplice: a Suu Kyi non gliene frega niente.

Come in tanti altri casi mi stupisco dello stupore.

E vedo che il Nobel per la pace è in molti casi (e più spesso degli altri premi) dato semplicemente per mandare messaggi politici e solo in pochi casi per meriti veri (che poi spesso a Oslo non interessano, sono solo effetti collaterali dei "meriti" che a Oslo interessano).

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Tra le altre cose sembra che i militari birmani stiano usando le mine antiuomo, messe al bando da trattati internazionali.

sabato 8 aprile 2017

Il famoso e frainteso articolo 11 della Costituzione

Ogni volta che i governanti italiani fanno commenti (condivisibili o meno non conta: tanto la reazione di cui parlo è la stessa in entrambi i casi) su guerre e interventi armati in giro per il mondo (anche quando fanno commenti di critica, senza paventare interventi o coinvolgimenti italiani) saltano su costituzionalisti del piffero dalle opposizioni o da fuori Parlamento che ci ricordano che l'articolo 11 della Costituzione della Repubblica Italiana dice:

"L'Italia ripudia la guerra".

(E spesso ci aggiungono di proprio pugno, per rafforzare, un "senza se e senza ma").

No, signori miei. Questa non è la Costituzione, questa è lettura selettiva.

L'articolo 11 della Costituzione dice:

"L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo."

Se sapete leggere, non è proprio la stessa cosa. Proprio per niente.

Dire solo "L'Italia ripudia la guerra" significa parlare dei vostri ideali e delle vostre speranze, non della Costituzione.
La quale non ripudia la guerra senza se e senza ma, bensì ripudia la guerra come strumento di offesa o di soluzione delle controversie. Ma sa al tempo stesso che ogni stato ha il diritto di difendersi e che certe volte interventi armati internazionali servono a salvare civili, popoli e magari a rimettere in piedi il diritto.

Per fortuna i padri costituenti, pur avendo - come voi - degli ideali, erano - contrariamente a voi - anche pragmatici e realisti.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i miei articoli sugli... articoli della Costituzione.

domenica 5 marzo 2017

Pena capitale nella Repubblica Italiana

Oggi, 5 marzo 2017, sono 70 anni dall'ultima esecuzione capitale in Italia per reati di guerra.
Per reati in tempo di pace i 70 anni dall'ultima esecuzione sono scattati ieri, 4 marzo 2017.
Qui sul Post la storia di dette esecuzioni.

Quello che pochi sanno è che la pena di morte è sparita definitivamente dall'ordinamento giuridico italiano solo molto più tardi, nel 1994: fino ad allora era contemplata nel codice penale militare di guerra.

Fortuna per i militari che la Repubblica Italiana (come del resto ogni altro paese europeo a partire almeno dagli anni '60) non ha mai definito ufficialmente gli interventi militari come guerre, quindi anche i militari in missione di guerra - tipo quelli coinvolti nella prima guerra del Golfo - sottostavano al codice penale militare di pace (dove la pena di morte è stata cancellata nel 1948, non nel 1994).

Saluti,

Mauro.

giovedì 16 febbraio 2017

Scandali che non lo sono (Trump e la figlia)

In Germania è scoppiato uno scandalo. O meglio si scimmiotta uno scandalo presentato come tale da certa stampa anglosassone.

La figlia di Trump si è seduta sulla sedia presidenziale durante la visita ufficiale a Washington del primo ministro canadese Justin Trudeau (qui potete leggere quello che Trudeau comunque diventerà a fine 2017).

BildBlog ci presenta qui (spacciando genialmente il testo come scritto da Ivanka Trump stessa, in maniera però che solo gli utonti possano credere che ne sia veramente l'autrice) in maniera ironica lo scandalo che non c'è.

Del resto...
Punto primo: si sa che la figlia di Trump è anche sua consigliera (ufficiale o meno non conta).
Punto secondo: durante gli incontri di Stato è normale che vengano fatte foto informali (o meglio: foto spacciabili per tali).
Punto terzo: una donna insieme a due degli uomini più potenti del mondo (entrambi membri del G7, tanto per capirsi)... lasciarle la posizione principale mi pare solo cavalleria da parte dei due (se le femministe trovano qualcosa da ridire mi incazzo veramente... quindi che ci pensino non due ma due milioni di volte prima di intervenire).

Ergo: dove sta lo scandalo?

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Potrei anche aggiungere: credete che sia la prima figlia/il primo figlio di presidente che si siede su quella poltrona? E credete che io e voi che mi leggete non lo avremmo fatto se nostro padre avesse avuto quella carica?

domenica 29 gennaio 2017

Vi presento il prossimo premio Nobel per la pace

Justin Trudeau.

Dopo le iniziative di Trump contro gli immigrati e dopo il suo "Welcome to Canada" lo ha già in tasca.

Poi, sul fatto che lo meriti o meno ognuno può avere la propria opinione, visto che un gesto solo non basta per meritarlo (e c'è chi lo ha vinto per non aver fatto nulla e successivamente ha dimostrato chiaramente di non meritarlo).
Però quello di Trudeau è stato un gesto simbolicamente molto pesante. E coerente col personaggio e la sua politica fino a ora.

Saluti,

Mauro.

giovedì 25 febbraio 2016

Contestare il nulla

Tutti (almeno quelli di voi che leggono giornali e seguono telegiornali) avrete sentito della contestazione all'università di Bologna contro Panebianco, professore in detta università ed editorialista del Corriere della Sera.

Su una (sola e unica) cosa difendo Panebianco: tu contestatore ti definisci pacifista e impedisci con violenza (anche se non fisica) di fare lezione? Per me questo non è proprio per niente pacifismo, al di là del fatto che tu nei contenuti abbia ragione o torto.

[Intermezzo: già dieci anni fa espressi qui dubbi sul "pacifismo"]

A parte ciò, quello che mi lascia perplesso è il perché scegliere proprio Panebianco per la contestazione. Perché?
Avete mai letto gli editoriali e gli articoli di Panebianco? Il conformismo più trito, il vuoto col nulla intorno.
Panebianco riempe le pagine di parole senza il minimo contenuto. Non ha idee, non ha argomenti. È solo piattitudine dedicata a chi non ha idee e quindi legge con piacere chi non ha nulla da dire ma lo dice bene.

Insomma... a cosa serve contestare il nulla, alias Panebianco?

Saluti,

Mauro.

lunedì 29 settembre 2014

60 anni di scienza... e non solo

Sessanta anni fa; il 29 settembre 1954, venne fondato il CERN.

Oggi ci sono state numerose e dovute celebrazioni al proposito.Solo una cosa è mancata: la celebrazione del contributo del CERN alla pace nel mondo (o almeno in Europa).

Sempre ci sono stati contatti e collaborazioni tra scienziati, ma fino alla nascita del CERN erano lasciati ai contatti personali tra scienziati o, al limite, tra istituti universitari.
Contatti istituzionali, che coinvolgessero concretamente e obbligatoriamente gli Stati, erano inconcepibili fino alla nascita del CERN... eppure il CERN li ha resi possibili.
Per la prima volta nella storia, Stati diversi - in passato non solo diversi ma anche nemici - hanno deciso di mettere in comune conoscenze scientifiche, conoscenze che potenzialmente avevano anche valore militare.
Questi paesi, creando il CERN, hanno di fatto rinunciato al potenziale militare di queste conoscenze.

Ma il CERN il Nobel per la pace non lo ha mai ottenuto.
Contrariamente a Obama e altri, che per la pace mai nulla hanno fatto.

Ma il CERN è solo scienza. A chi frega qualcosa della scienza?

Saluti,

Mauro.

giovedì 15 ottobre 2009

Due Nobel che non approvo

Nobel per la pace a Obama... d'accordo ha mostrato un modo di fare e una visione del mondo ben diversi da Bush... ma è presidente da solo 10 mesi (e per di più la candidatura è stata fatta a febbraio, quando era eletto da due mesi e in carica da due settimane), per ora le sue sono solo intenzioni, risultati (per forza di cose) ancora non ce ne sono (e alcuni risultati si vedranno solo a lungo termine)... ma mi pare che più che premiare Obama, si siano voluti premiare gli USA per essersi liberati di Bush (e della Palin!)... un po' poco per assegnare il Nobel...

Nobel per la fisica agli inventori delle fibre ottiche e del sensore CCD... insomma, allora cambiamogli nome e chiamiamolo Nobel per l'ingegneria... i tre premiati hanno fatto sì invenzioni eccezionali, ma non hanno scoperto nulla, hanno "solo" costruito qualcosa (in particolare per quanto riguarda il sensore CCD) in base a scoperte fisiche precedenti... a questo punto, se l'Accademia di Svezia fosse coerente, uno dei prossimi Nobel per la fisica dovrebbe andare a Federico Faggin, l'inventore del microprocessore!

Saluti,

Mauro.