Altro che i cent'anni dall'inizio della prima guerra mondiale con cui ci bombardano da mesi...
... oggi sono 50 anni dal primo vasetto di Nutella!!!
Saluti,
Mauro.
mercoledì 30 aprile 2014
lunedì 28 aprile 2014
Rispondere fischi per fiaschi
Berlusconi ne ha sparata un'altra delle sue, dicendo che i tedeschi negano l'esistenza dei campi di concentramento (e aggiungendoci una cazzata sui "campi" di Katyń: a Katyń ci fu un massacro, ma non c'erano campi di concentramento).
Affermazione falsa e offensiva, non ci piove.
Ma perché chi si adombra non può attenersi ai fatti? Perché si deve aggiungerci sempre qualcosa, qualcosa che non c'entra un cavolo (e che quindi aiuta Berlusconi a difendersi col classico "sono stato frainteso")?
Sì, mi riferisco a Juncker, candidato del PPE alla presidenza della Commissione Europea, persona generalmente intelligente e preparata (anche se lontana dai miei ideali politici).
Juncker ha dichiarato che Berlusconi si deve scusare coi tedeschi e con le vittime dell'olocausto.
Coi tedeschi è palese: li ha offesi e non poco con la sua affermazione.
Ma che c'entrano le vittime dell'olocausto? Berlusconi mica ha negato lo stesso o ne ha riversato parte delle colpe sulle vittime.
Richiedo: è tanto difficile attenersi ai fatti senza mettersi di fianco a Berlusconi (o a chiunque altro spari cazzate) a farla fuori dal vasino?
Saluti,
Mauro.
Affermazione falsa e offensiva, non ci piove.
Ma perché chi si adombra non può attenersi ai fatti? Perché si deve aggiungerci sempre qualcosa, qualcosa che non c'entra un cavolo (e che quindi aiuta Berlusconi a difendersi col classico "sono stato frainteso")?
Sì, mi riferisco a Juncker, candidato del PPE alla presidenza della Commissione Europea, persona generalmente intelligente e preparata (anche se lontana dai miei ideali politici).
Juncker ha dichiarato che Berlusconi si deve scusare coi tedeschi e con le vittime dell'olocausto.
Coi tedeschi è palese: li ha offesi e non poco con la sua affermazione.
Ma che c'entrano le vittime dell'olocausto? Berlusconi mica ha negato lo stesso o ne ha riversato parte delle colpe sulle vittime.
Richiedo: è tanto difficile attenersi ai fatti senza mettersi di fianco a Berlusconi (o a chiunque altro spari cazzate) a farla fuori dal vasino?
Saluti,
Mauro.
domenica 27 aprile 2014
sabato 26 aprile 2014
La "laicità" della Borsa
La Borsa è un luogo che ci si immagina il più laico (oserei quasi dire anarchico) possibile, dove nessuna etica - né civile né religiosa - vale.
Ciò non vuol dire che la Borsa sia senza regole e senza leggi, vuol solo dire che esistono regole e leggi materiali (ergo interne o statali) da rispettare (o far finta di), ma che queste regole sono solo burocratiche, non hanno niente a che spartire con l'etica.
Tanto meno con quella cristiana, almeno a voler prendere sul serio il Vangelo.
A quanto sopra si aggiunge che la Borsa, per operare efficacemente (comunque si valuti la cosa moralmente, visto quanto successo in Borsa nel corso dei decenni) ha bisogno di libertà... ergo di democrazia (nelle dittature le Borse - sempre che vengano permesse - operano sotto più o meno diretto controllo del potere).
E, in Italia, la democrazia è arrivata grazie al 25 aprile.
Ergo... io mi aspetto che la Borsa non rispetti nessuna festività ufficiale - né civile né religiosa - o al limite rispetti giusto il 25 aprile e stop.
Invece che succede?
Venerdì 18 aprile 2014 (alias Venerdì santo, festività religiosa non più riconosciuta dallo Stato): Borsa di Milano chiusa.
Venerdì 25 aprile 2014 (più importante festività civile, anzi assoluta, riconosciuta dallo Stato): Borsa di Milano aperta.
E non venitemi a dire che ciò ha a che fare con la necessità di allinearsi con le Borse internazionali: negli altri paesi generalmente ci se ne frega di ciò e comunque nella maggioranza degli stessi il Venerdì santo le Borse sono aperte.
Saluti,
Mauro.
Ciò non vuol dire che la Borsa sia senza regole e senza leggi, vuol solo dire che esistono regole e leggi materiali (ergo interne o statali) da rispettare (o far finta di), ma che queste regole sono solo burocratiche, non hanno niente a che spartire con l'etica.
Tanto meno con quella cristiana, almeno a voler prendere sul serio il Vangelo.
A quanto sopra si aggiunge che la Borsa, per operare efficacemente (comunque si valuti la cosa moralmente, visto quanto successo in Borsa nel corso dei decenni) ha bisogno di libertà... ergo di democrazia (nelle dittature le Borse - sempre che vengano permesse - operano sotto più o meno diretto controllo del potere).
E, in Italia, la democrazia è arrivata grazie al 25 aprile.
Ergo... io mi aspetto che la Borsa non rispetti nessuna festività ufficiale - né civile né religiosa - o al limite rispetti giusto il 25 aprile e stop.
Invece che succede?
Venerdì 18 aprile 2014 (alias Venerdì santo, festività religiosa non più riconosciuta dallo Stato): Borsa di Milano chiusa.
Venerdì 25 aprile 2014 (più importante festività civile, anzi assoluta, riconosciuta dallo Stato): Borsa di Milano aperta.
E non venitemi a dire che ciò ha a che fare con la necessità di allinearsi con le Borse internazionali: negli altri paesi generalmente ci se ne frega di ciò e comunque nella maggioranza degli stessi il Venerdì santo le Borse sono aperte.
Saluti,
Mauro.
venerdì 25 aprile 2014
giovedì 24 aprile 2014
Stavolta mi sono stufato
Già due volte, nel 2006 e nel 2009, ho minacciato di cancellare e/o rifiutare i commenti anonimi.
Minaccia che non ho mai messo in pratica, perché in fondo sono un buono.
Ma ora basta. Mi sono veramente stufato di chi nasconde la propria ignoranza e arroganza dietro un vigliacco anonimato.
E anche i commenti assolutamente corretti e rispettabili... se anonimi perdono ogni valore, diventano di fatto vuoti.
E quindi?
Io sono in Italia fino al 4 maggio, do tempo fino ad allora a tutti gli autori di commenti anonimi di aggiungere una firma o un qualche altro segno identificativo.
Dal 5 maggio comincerà l'opera di cancellazione di tutti i commenti anonimi (sì, anche quelli già pubblicati e presenti sul blog da tempo).
Saluti,
Mauro.
Minaccia che non ho mai messo in pratica, perché in fondo sono un buono.
Ma ora basta. Mi sono veramente stufato di chi nasconde la propria ignoranza e arroganza dietro un vigliacco anonimato.
E anche i commenti assolutamente corretti e rispettabili... se anonimi perdono ogni valore, diventano di fatto vuoti.
E quindi?
Io sono in Italia fino al 4 maggio, do tempo fino ad allora a tutti gli autori di commenti anonimi di aggiungere una firma o un qualche altro segno identificativo.
Dal 5 maggio comincerà l'opera di cancellazione di tutti i commenti anonimi (sì, anche quelli già pubblicati e presenti sul blog da tempo).
Saluti,
Mauro.
martedì 22 aprile 2014
lunedì 21 aprile 2014
Ridurre le tasse inesistenti
Oggi il Tg2 ha dato la notizia che tra i prossimi obiettivi del governo Renzi c'è la riduzione delle tasse per gli incapienti.
Bene, sembrerebbe un'iniziativa a favore di chi ha meno... peccato solo che gli incapienti (cioè coloro che guadagnano meno di 8000 € l'anno) siano per legge esentati dalle tasse. Ed è un po' difficile ridurre delle tasse che non esistono...
Però prometterlo fa effetto e fa comodo, finalmente un governo che fa qualcosa per I più disagiati...
E fa ancora più comodo farlo dire alla RAI... infatti se qualche altro gionalista un giorno dovesse chiederti conto di quest'assurdità... "Mai detto! È stata la RAI a sbagliare".
E tecnicamente sarebbe anche vero, ma nulla mi toglie dalla testa che stavolta alla RAI l'errore sia stato "suggerito".
Saluti,
Mauro.
Bene, sembrerebbe un'iniziativa a favore di chi ha meno... peccato solo che gli incapienti (cioè coloro che guadagnano meno di 8000 € l'anno) siano per legge esentati dalle tasse. Ed è un po' difficile ridurre delle tasse che non esistono...
Però prometterlo fa effetto e fa comodo, finalmente un governo che fa qualcosa per I più disagiati...
E fa ancora più comodo farlo dire alla RAI... infatti se qualche altro gionalista un giorno dovesse chiederti conto di quest'assurdità... "Mai detto! È stata la RAI a sbagliare".
E tecnicamente sarebbe anche vero, ma nulla mi toglie dalla testa che stavolta alla RAI l'errore sia stato "suggerito".
Saluti,
Mauro.
giovedì 17 aprile 2014
L'accordo sull'Ucraina
Tutti i vari siti di informazione ci dicono che è stato raggiunto a Ginevra un accordo sull'Ucraina.
Se tutti lo dicono sarà anche vero, però una firma in calce a un trattato, come ci insegna la storia, non vale poi granché.
Ora voglio essere ottimista e dare per scontato che l'accordo esista e che sia anche un accordo giusto.
Però... che esista e che sia giusto in sè non serve a molto. Data la situazione, un accordo sull'Ucraina è fatto solo per essere disatteso.
Quindi vi propongo due quiz (o, se preferite, sondaggi).
1) Chi disattenderà per primo l'accordo?
Mauro.
Se tutti lo dicono sarà anche vero, però una firma in calce a un trattato, come ci insegna la storia, non vale poi granché.
Ora voglio essere ottimista e dare per scontato che l'accordo esista e che sia anche un accordo giusto.
Però... che esista e che sia giusto in sè non serve a molto. Data la situazione, un accordo sull'Ucraina è fatto solo per essere disatteso.
Quindi vi propongo due quiz (o, se preferite, sondaggi).
1) Chi disattenderà per primo l'accordo?
- Russia
- Ucraina
- USA
- Europa
- Tutti insieme appassionatamente
- Subito
- Entro una settimana
- Entro un mese
- Entro un anno
- Oltre l'anno
Mauro.
martedì 15 aprile 2014
I servizi asociali del caimano
Berlusconi è stato definitivamente affidato ai servizi sociali.
Pena alternativa al carcere o ai domiciliari. Fin qui nulla da dire, scelta accettabile e - spesso - utile.
Ci sono però due cose che mi lasciano perplesso.
1
L'affidamento ai servizi sociali è comunque seguito di un reato, quindi è una pena giudiziaria.
Nell'ordinamento giuridico italiano la pena deve avere scopo rieducativo, in altri ordinamenti lo scopo è puramente punitivo, in altri ancora si parla di pena ma senza citarne lo scopo.
In tutti però rimane una pena.
Cosa significa ciò? Significa che deve costringere il punito a vivere una situazione scomoda, non piacevole (almeno psicologicamente) in maniera da farlo riflettere su ciò che ha fatto (se lo scopo è rieducativo) o da piegarlo psicologicamente (se lo scopo è punitivo).
Ora spiegatemi come si possa raggiungere un tale obiettivo con solo quattro ore di lavoro per i servizi sociali a settimana (e probabilmente, vista l'età di Berlusconi, si tratterà anche di lavoro leggero).
2
Nella mia infinita ingenuità io ritengo che l'affidamento ai servizi sociali debba avere due scopi.
Il primo, come detto sopra, è l'espiazione della pena da parte del condannato.
Il secondo è, nella mia visione del mondo, fornire un vero servizio concreto a chi di quel servizio sociale usufruisce.
Ciò presuppone due cose:
- il servizio deve avere una certa estensione e continuità per garantire efficacia;
- gli addetti a detto servizio (affidati ai servizi sociali compresi) devono avere almeno una parziale competenza nel campo.
Ora spiegatemi come quattro ore settimanali possano essere abbastanza per garantire una certa efficacia e quali competenze ha Berlusconi nella cura agli anziani.
Saluti,
Mauro.
Pena alternativa al carcere o ai domiciliari. Fin qui nulla da dire, scelta accettabile e - spesso - utile.
Ci sono però due cose che mi lasciano perplesso.
1
L'affidamento ai servizi sociali è comunque seguito di un reato, quindi è una pena giudiziaria.
Nell'ordinamento giuridico italiano la pena deve avere scopo rieducativo, in altri ordinamenti lo scopo è puramente punitivo, in altri ancora si parla di pena ma senza citarne lo scopo.
In tutti però rimane una pena.
Cosa significa ciò? Significa che deve costringere il punito a vivere una situazione scomoda, non piacevole (almeno psicologicamente) in maniera da farlo riflettere su ciò che ha fatto (se lo scopo è rieducativo) o da piegarlo psicologicamente (se lo scopo è punitivo).
Ora spiegatemi come si possa raggiungere un tale obiettivo con solo quattro ore di lavoro per i servizi sociali a settimana (e probabilmente, vista l'età di Berlusconi, si tratterà anche di lavoro leggero).
2
Nella mia infinita ingenuità io ritengo che l'affidamento ai servizi sociali debba avere due scopi.
Il primo, come detto sopra, è l'espiazione della pena da parte del condannato.
Il secondo è, nella mia visione del mondo, fornire un vero servizio concreto a chi di quel servizio sociale usufruisce.
Ciò presuppone due cose:
- il servizio deve avere una certa estensione e continuità per garantire efficacia;
- gli addetti a detto servizio (affidati ai servizi sociali compresi) devono avere almeno una parziale competenza nel campo.
Ora spiegatemi come quattro ore settimanali possano essere abbastanza per garantire una certa efficacia e quali competenze ha Berlusconi nella cura agli anziani.
Saluti,
Mauro.
domenica 13 aprile 2014
Una grande verità
Da amante del teatro (e in passato anche attore teatrale) non posso che sottoscrivere quanto detto da Tim Robbins:
Il teatro più del cinema tocca nel profondo le emozioni e l'intelletto delle persone. E io
ho capito che è più importante illuminare di verità 400 persone che dire bugie a milioni.
Saluti,
Mauro.
sabato 12 aprile 2014
Un 12 aprile spaziale
Oggi nel 1961 Yuri Gagarin fu il primo uomo nello spazio.
Oggi nel 1981 ci fu il primo volo dello Space Shuttle.
Saluti,
Mauro.
Oggi nel 1981 ci fu il primo volo dello Space Shuttle.
Saluti,
Mauro.
giovedì 10 aprile 2014
In difesa delle lobbies
No, non temete, non sono diventato un liberista reazionario fascistoide (generalmente i lobbisti vengono visti così nel pensare comune) :-)
Però a me piace guardare la sostanza delle cose, non fermarmi a luoghi comuni e slogan.
E oggi ho ascoltato in radio un servizio che parlava delle lobbies a Bruxelles e del loro rapporto con le istituzioni europee.
E, anche se non lo diceva esplicitamente, era chiaro che gli autori del servizio vedevano nelle lobbies il male, un rischio per la democrazia e la legalità.
Bene prima di tutto cerchiamo di vedere cos'è una lobby e cosa fa.
Una lobby (altrimenti detta gruppo di pressione) è, detto terra terra, un'unione di persone o società o entrambe che hanno interessi comuni e che ritengono più importante - almeno in determinate situazioni - il lottare insieme per questi interessi piuttosto che il farsi concorrenza.
Per raggiungere detto obiettivo la lobby può usare vari mezzi legali (del fatto che molte lobbies usino anche mezzi illegali ne parleremo dopo), facendo pressioni su partiti o governi, proponendo modifiche alla legislazione, organizzando manifestazioni, conferenze, think tanks e quant'altro, cercando il rapporto personale col legislatore, magari spingendo propri candidati nelle varie elezioni e altro ancora.
Tutto questo è perfettamente legale e lecito, anche se talvolta antipatico.
Del resto... se ci pensate bene descrivendo il motivo d'essere e il modus operandi delle lobbies, altro non ho fatto che descrivere il motivo d'essere e il modus operandi di associazioni che (quasi) tutti noi riteniamo legittime o addirittura utili e che si chiamano sindacati, confederazioni industriali, confederazioni del commercio e simili (e, se ci pensate ancora meglio, ciò vale anche per tutte le associazioni che difendono i diritti delle minoranze, degli omosessuali o di chichessia).
In fondo sindacati, Confindustria e compagnia bella altro non sono che lobbies che hanno ottenuto l'accettazione dell'opinione pubblica.
Noi possiamo pensare che queste operino male, non siano gestite bene o che abbiano chissà quali altri difetti... ma pochissimi di noi ne negherebbero la legittimità, il diritto a operare.
Però lo facciamo con le lobbies. Perché?
A mio parere i motivi sono due. Uno giusto e uno sbagliato.
Quello sbagliato è che si è creata la leggenda metropolitana che le lobbies siano organizzazioni semisegrete, quasi clandestine, che lavorano per instaurare un nuovo ordine mondiale.
Non è così, anche perché per instaurare un nuovo ordine mondiale le lobbies dovrebbero allearsi tra loro, mentre spesso sono in concorrenza, anche aspra.
Per rimettere le cose a posto servirebbe del giornalismo onesto che parli di più e più obiettivamente di questi temi (invece la maggioranza dei giornalisti è o contro a priori o al contrario succube delle lobbies).
Il motivo giusto (e qui mi ricollego al discorso mezzi legali/illegali iniziato sopra) è che molte lobbies (non tutte, per fortuna) per difendere gli interessi dei propri membri non si fermano davanti all'uso di mezzi illegali, come corruzione, falsificazione di dati, produzione di notizie false e simili.
Questa è una cosa da combattere, sono il primo a sostenerlo. Ma combattere le illegalità commesse dalle lobbies non significa condannare a priori le stesse (che tra l'altro spesso sono utili perché forniscono competenze non necessariamente presenti nella politica... anche se la politica avrebbe il dovere di usare queste competenze in maniera molto critica).
Quello che serve - e che almeno in Europa non esiste concretamente - è una regolamentazione dell'oggetto "lobby" che consenta alle autorità politiche e giudiziarie di controllarle meglio.
Tutto qui.
Perché se andiamo contro le lobby per partito preso, allora dobbiamo combattere anche sindacati, Confindustria, Confcommercio, associazioni in difesa dei diritti, eccetera, eccetera.
Saluti,
Mauro.
Però a me piace guardare la sostanza delle cose, non fermarmi a luoghi comuni e slogan.
E oggi ho ascoltato in radio un servizio che parlava delle lobbies a Bruxelles e del loro rapporto con le istituzioni europee.
E, anche se non lo diceva esplicitamente, era chiaro che gli autori del servizio vedevano nelle lobbies il male, un rischio per la democrazia e la legalità.
Bene prima di tutto cerchiamo di vedere cos'è una lobby e cosa fa.
Una lobby (altrimenti detta gruppo di pressione) è, detto terra terra, un'unione di persone o società o entrambe che hanno interessi comuni e che ritengono più importante - almeno in determinate situazioni - il lottare insieme per questi interessi piuttosto che il farsi concorrenza.
Per raggiungere detto obiettivo la lobby può usare vari mezzi legali (del fatto che molte lobbies usino anche mezzi illegali ne parleremo dopo), facendo pressioni su partiti o governi, proponendo modifiche alla legislazione, organizzando manifestazioni, conferenze, think tanks e quant'altro, cercando il rapporto personale col legislatore, magari spingendo propri candidati nelle varie elezioni e altro ancora.
Tutto questo è perfettamente legale e lecito, anche se talvolta antipatico.
Del resto... se ci pensate bene descrivendo il motivo d'essere e il modus operandi delle lobbies, altro non ho fatto che descrivere il motivo d'essere e il modus operandi di associazioni che (quasi) tutti noi riteniamo legittime o addirittura utili e che si chiamano sindacati, confederazioni industriali, confederazioni del commercio e simili (e, se ci pensate ancora meglio, ciò vale anche per tutte le associazioni che difendono i diritti delle minoranze, degli omosessuali o di chichessia).
In fondo sindacati, Confindustria e compagnia bella altro non sono che lobbies che hanno ottenuto l'accettazione dell'opinione pubblica.
Noi possiamo pensare che queste operino male, non siano gestite bene o che abbiano chissà quali altri difetti... ma pochissimi di noi ne negherebbero la legittimità, il diritto a operare.
Però lo facciamo con le lobbies. Perché?
A mio parere i motivi sono due. Uno giusto e uno sbagliato.
Quello sbagliato è che si è creata la leggenda metropolitana che le lobbies siano organizzazioni semisegrete, quasi clandestine, che lavorano per instaurare un nuovo ordine mondiale.
Non è così, anche perché per instaurare un nuovo ordine mondiale le lobbies dovrebbero allearsi tra loro, mentre spesso sono in concorrenza, anche aspra.
Per rimettere le cose a posto servirebbe del giornalismo onesto che parli di più e più obiettivamente di questi temi (invece la maggioranza dei giornalisti è o contro a priori o al contrario succube delle lobbies).
Il motivo giusto (e qui mi ricollego al discorso mezzi legali/illegali iniziato sopra) è che molte lobbies (non tutte, per fortuna) per difendere gli interessi dei propri membri non si fermano davanti all'uso di mezzi illegali, come corruzione, falsificazione di dati, produzione di notizie false e simili.
Questa è una cosa da combattere, sono il primo a sostenerlo. Ma combattere le illegalità commesse dalle lobbies non significa condannare a priori le stesse (che tra l'altro spesso sono utili perché forniscono competenze non necessariamente presenti nella politica... anche se la politica avrebbe il dovere di usare queste competenze in maniera molto critica).
Quello che serve - e che almeno in Europa non esiste concretamente - è una regolamentazione dell'oggetto "lobby" che consenta alle autorità politiche e giudiziarie di controllarle meglio.
Tutto qui.
Perché se andiamo contro le lobby per partito preso, allora dobbiamo combattere anche sindacati, Confindustria, Confcommercio, associazioni in difesa dei diritti, eccetera, eccetera.
Saluti,
Mauro.
domenica 6 aprile 2014
Riforme, siamo sicuri di sapere cosa siano?
Renzi si lancia in avanti usando la parola magica "riforme".
Io che vivo in Germania ho già vissuto la stessa cosa quando Schröder nel 1998 conquistò qui il governo promettendo "riforme".
Ma siamo sicuri che le riforme siano la panacea di tutti i mali?
No! Assolutamente no!
Dipende semplicemente da quali riforme: le riforme in sé non sono né positive né negative.
Tutto dipende da cosa cambiano e da come lo cambiano.
Una cosa sola è chiara: chi presenta le riforme come idolo assoluto (leggasi Renzi, per esempio) vuole solo incularvi. Non dimenticatelo.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Per quanto riguarda il fatto che gli effetti positivi delle "riforme" siano solo una leggenda metropolitana posso solo consigliare il libro di Albrecht Müller "Die Reformlüge" ("La bugia delle riforme", come prevedibile non tradotto in italiano).
Io che vivo in Germania ho già vissuto la stessa cosa quando Schröder nel 1998 conquistò qui il governo promettendo "riforme".
Ma siamo sicuri che le riforme siano la panacea di tutti i mali?
No! Assolutamente no!
Dipende semplicemente da quali riforme: le riforme in sé non sono né positive né negative.
Tutto dipende da cosa cambiano e da come lo cambiano.
Una cosa sola è chiara: chi presenta le riforme come idolo assoluto (leggasi Renzi, per esempio) vuole solo incularvi. Non dimenticatelo.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Per quanto riguarda il fatto che gli effetti positivi delle "riforme" siano solo una leggenda metropolitana posso solo consigliare il libro di Albrecht Müller "Die Reformlüge" ("La bugia delle riforme", come prevedibile non tradotto in italiano).
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sabato 5 aprile 2014
Ricordare una guerra nell'anno sbagliato
Quest'anno cadono i cento anni dall'inizio della prima guerra mondiale.
È giusto ricordarlo in quanto è stato di fatto l'evento più importante e lacerante del ventesimo secolo: la seconda guerra mondiale non ci sarebbe stata - o sarebbe stata molto meno "mondiale"- se non ci fossero stati i trattati di pace pesanti e assurdi seguiti alla prima.
Però è giusto ricordare l'evento nel senso di ricordarne le vittime e di farne un monito contro le guerre. Soprattutto oggi che venti di guerra circolano di nuovo anche in Europa.
Invece vedo in giro per l'Europa vere e proprie celebrazioni, come se si festeggiassero i cent'anni dalla nascita di un grande artista o i cent'anni dalla firma di un importante trattato.
Comunque, al di là dei discorsi morali, la cosa che meno mi quadra sono le celebrazioni in Italia. Che sono già cominciate.
L'Italia è entrata in guerra nel 1915, quindi - comunque si intendano le celebrazioni - l'Italia quest'anno non ha proprio nulla da ricordare. Avrà qualcosa da ricordare nel 2015.
Ma a quanto pare oggigiorno anche la storia è solo un'opinione.
Saluti,
Mauro.
È giusto ricordarlo in quanto è stato di fatto l'evento più importante e lacerante del ventesimo secolo: la seconda guerra mondiale non ci sarebbe stata - o sarebbe stata molto meno "mondiale"- se non ci fossero stati i trattati di pace pesanti e assurdi seguiti alla prima.
Però è giusto ricordare l'evento nel senso di ricordarne le vittime e di farne un monito contro le guerre. Soprattutto oggi che venti di guerra circolano di nuovo anche in Europa.
Invece vedo in giro per l'Europa vere e proprie celebrazioni, come se si festeggiassero i cent'anni dalla nascita di un grande artista o i cent'anni dalla firma di un importante trattato.
Comunque, al di là dei discorsi morali, la cosa che meno mi quadra sono le celebrazioni in Italia. Che sono già cominciate.
L'Italia è entrata in guerra nel 1915, quindi - comunque si intendano le celebrazioni - l'Italia quest'anno non ha proprio nulla da ricordare. Avrà qualcosa da ricordare nel 2015.
Ma a quanto pare oggigiorno anche la storia è solo un'opinione.
Saluti,
Mauro.
giovedì 3 aprile 2014
Aristotele e il valore del denaro
Da che mondo è mondo gli economisti (e non solo) si chiedono se il denaro abbia un valore in sè, intrinseco, oppure se il suo valore sia dato dal suo essere unità di misura convenzionale per il valore di oggetti e servizi concreti.
Su un libro - estremamente interessante - che sto leggendo (e di cui avevo già parlato qui, una recensione arriverà quando avrò finito di leggerlo) ho trovato una splendida e a mio parere tuttora valida definizione del valore intrinseco del denaro. Definizione che risale a più di duemila anni fa.
Detta definizione - formulata da Aristotele - dice quanto segue:
Perciò tutto ciò che è scambiabile deve essere in qualche modo confrontabile. A tal scopo è entrato in gioco il denaro: esso è in un certo modo un'istanza mediatrice che permette di misurare su di sé ogni cosa, anche il troppo e il troppo poco, quante scarpe valgono circa una casa oppure generi alimentari... Ma il denaro è stato creato come una sorta di rappresentante interscambiabile del bisogno, sulla base delle rispettive posizioni. Ed esso porta il nome "denaro" (nomisma) perché non deve la sua esistenza alla natura, bensì perché è stato deciso come "valido" (nomos) e dipende da noi se vogliamo cambiare le cose o annullarle.
Per correttezza: la traduzione italiana è mia, però è dal tedesco, non dall'originale greco antico.
Primo perché non conosco il greco antico, secondo perché il libro su cui la ho letta non riporta l'originale ma solo la traduzione tedesca.
Quindi non garantisco che la citazione da Aristotele sia letteralmente corretta... ma corretta o no che sia, rimane comunque un interessante spunto di discussione e riflessione.
Saluti,
Mauro.
Su un libro - estremamente interessante - che sto leggendo (e di cui avevo già parlato qui, una recensione arriverà quando avrò finito di leggerlo) ho trovato una splendida e a mio parere tuttora valida definizione del valore intrinseco del denaro. Definizione che risale a più di duemila anni fa.
Detta definizione - formulata da Aristotele - dice quanto segue:
Perciò tutto ciò che è scambiabile deve essere in qualche modo confrontabile. A tal scopo è entrato in gioco il denaro: esso è in un certo modo un'istanza mediatrice che permette di misurare su di sé ogni cosa, anche il troppo e il troppo poco, quante scarpe valgono circa una casa oppure generi alimentari... Ma il denaro è stato creato come una sorta di rappresentante interscambiabile del bisogno, sulla base delle rispettive posizioni. Ed esso porta il nome "denaro" (nomisma) perché non deve la sua esistenza alla natura, bensì perché è stato deciso come "valido" (nomos) e dipende da noi se vogliamo cambiare le cose o annullarle.
Per correttezza: la traduzione italiana è mia, però è dal tedesco, non dall'originale greco antico.
Primo perché non conosco il greco antico, secondo perché il libro su cui la ho letta non riporta l'originale ma solo la traduzione tedesca.
Quindi non garantisco che la citazione da Aristotele sia letteralmente corretta... ma corretta o no che sia, rimane comunque un interessante spunto di discussione e riflessione.
Saluti,
Mauro.
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mercoledì 2 aprile 2014
La pasta come la mangiano i tedeschi
Tra i tedeschi e la pasta c'è un rapporto di odio-amore.
I tedeschi amano mangiare la pasta.
I tedeschi odiano imparare come mangiare la pasta.
Chiunque di voi abbia vissuto in Germania o comunque ci sia stato abbastanza a lungo da vedere come i tedeschi mangiano la pasta (e non mi riferisco alla cottura o ai condimenti, tema su cui ci sarebbe comunque molto da dire, ma proprio a come la trattano con le posate) sa di cosa parlo: incredibili combinazioni di forchette, cucchiai e coltelli, soprattutto quando spunta l'aliena pasta lunga (spaghetti, linguine, tagliatelle, ecc.)... una cosa per cui in Germania servono tre o quattro lauree e almeno un quarto di secolo di apprendistato per imparare ad avvilupparla sulla forchetta (e per poi generalmente riuscirci solo grazie all'aiuto del cucchiaio, comunque).
Però quello che ho visto ieri le supera tutte.
Non credevo che neanche il più barbaro dei tedeschi arrivasse a tanto (in tutta sincerità continuo ad avere il dubbio se ho visto veramente la cosa o se è stato un incubo, boh!).
Le penne.
Le penne sono la pasta più facile da mangiare: le infilzi e via. Non serve nessuna tecnica particolare.
Neanche per un tedesco le penne sono un problema: in Germania esistono un sacco di cose di dimensioni simili alle penne e i tedeschi le infilzano senza problemi.
Al peggio, un tedesco particolarmente imbranato ti chiede il cucchiaio e se le mangia con quello (ma deve proprio essere un tedesco particolarmente imbranato).
Ieri vicino a me al ristorante c'era un tedesco che ha ordinato un piatto di penne.
Le posate sul tavolo erano forchetta e coltello. Lui non ha chiesto nessun cucchiaio. Ciò mi ha reso inizialmente ottimista sulle sue capacità.
Mal me ne incolse!
Il teutone invece ha preso la forchetta in una mano e il coltello nell'altra, ha usato il coltello per spingere le penne sopra la forchetta (usandola come fosse un cucchiaio e non infilzandole!) e poi si è portato la forchetta alla bocca con le penne posate sopra la forchetta.
Ma che senso ha?
Se sei troppo scemo per saper come infilzarle, almeno chiedi il cucchiaio. Ci fai una figura migliore.
Saluti,
Mauro.
I tedeschi amano mangiare la pasta.
I tedeschi odiano imparare come mangiare la pasta.
Chiunque di voi abbia vissuto in Germania o comunque ci sia stato abbastanza a lungo da vedere come i tedeschi mangiano la pasta (e non mi riferisco alla cottura o ai condimenti, tema su cui ci sarebbe comunque molto da dire, ma proprio a come la trattano con le posate) sa di cosa parlo: incredibili combinazioni di forchette, cucchiai e coltelli, soprattutto quando spunta l'aliena pasta lunga (spaghetti, linguine, tagliatelle, ecc.)... una cosa per cui in Germania servono tre o quattro lauree e almeno un quarto di secolo di apprendistato per imparare ad avvilupparla sulla forchetta (e per poi generalmente riuscirci solo grazie all'aiuto del cucchiaio, comunque).
Però quello che ho visto ieri le supera tutte.
Non credevo che neanche il più barbaro dei tedeschi arrivasse a tanto (in tutta sincerità continuo ad avere il dubbio se ho visto veramente la cosa o se è stato un incubo, boh!).
Le penne.
Le penne sono la pasta più facile da mangiare: le infilzi e via. Non serve nessuna tecnica particolare.
Neanche per un tedesco le penne sono un problema: in Germania esistono un sacco di cose di dimensioni simili alle penne e i tedeschi le infilzano senza problemi.
Al peggio, un tedesco particolarmente imbranato ti chiede il cucchiaio e se le mangia con quello (ma deve proprio essere un tedesco particolarmente imbranato).
Ieri vicino a me al ristorante c'era un tedesco che ha ordinato un piatto di penne.
Le posate sul tavolo erano forchetta e coltello. Lui non ha chiesto nessun cucchiaio. Ciò mi ha reso inizialmente ottimista sulle sue capacità.
Mal me ne incolse!
Il teutone invece ha preso la forchetta in una mano e il coltello nell'altra, ha usato il coltello per spingere le penne sopra la forchetta (usandola come fosse un cucchiaio e non infilzandole!) e poi si è portato la forchetta alla bocca con le penne posate sopra la forchetta.
Ma che senso ha?
Se sei troppo scemo per saper come infilzarle, almeno chiedi il cucchiaio. Ci fai una figura migliore.
Saluti,
Mauro.
martedì 1 aprile 2014
Pesce d'aprile
Oggi vi faccio lo scherzo peggiore che si possa un primo d'aprile, cioè... nessuno scherzo.
Saluti,
Mauro.
Saluti,
Mauro.
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