Per prima cosa: scusate il ritardo :-)
Il mio articolo di giovedì scorso sul casino Volkswagen ha scatenato un piccolo putiferio sia qui sul blog che su facebook.
Prima di entrare nel dettaglio dei commenti con spiegazioni e precisazioni sulla situazione tedesca (e della VW in particolare) mi preme chiarire quello che credo sia stato un fraintendimento comune sia a chi mi ha sostenuto che a chi mi ha contestato.
Io ho sostenuto il punto che la Germania non sia migliore dell'Italia. E questo punto continuo a sostenere (e lo sostengo basandomi su fatti concreti, non su opinioni).
Quello però che temo sia stato capito è che l'Italia sia migliore della Germania.
No, io non ho mai sostenuto questo né lo sosterrò mai, perché significherebbe sostenere il falso.
È oltretutto semplice italiano: dire la Germania non è migliore dell'Italia non è uguale a dire l'Italia è migliore della Germania.
Certo, c'è sempre chi in malafede (o per ignoranza) cerca di rigirare quello che dici e cambiarti le parole in bocca (giornalisti, pseudoscienziati e complottisti lo fanno quotidianamente con temi e persone ben più importanti del mio blog e di me stesso), ma le due frasi dicono cose ben diverse tra loro.
L'Italia, che ci piaccia o no, è un paese medio, nel bene e nel male.
Ci sono paesi (pochi) chiaramente migliori e paesi (sempre pochi ma un po' meno pochi) chiaramente peggiori.
La maggioranza dei paesi però è migliore o peggiore per quanto riguarda singole questioni ma più o meno sullo stesso livello se - come si dovrebbe fare quando si giudica un paese - li valutiamo nel globale.
E con globale intendo veramente tutto quello che riguarda un paese, non solo quello che tocca personalmente me, personalmente Tizio o personalmente Caio.
Saluti,
Mauro.
martedì 29 settembre 2015
domenica 27 settembre 2015
Comunicazione di servizio 3
Sul blog delle poesie sono riuscito a reinserire tutte le immagini.
Prima o poi ce la farò anche qui.
Saluti,
Mauro.
Prima o poi ce la farò anche qui.
Saluti,
Mauro.
giovedì 24 settembre 2015
La Volkswagen è sempre quella di una volta (come la Germania tutta)
Cioè un'azienda cresciuta tra aiuti di Stato più o meno legali, giochi delle tre carte e scandali vari (anche a luci rosse).
Intanto dico una cosa a tutti coloro che sono sorpresi, che starnazzano "Ma guarda, anche i tedeschi", "Non l'avrei mai creduto", "Sarà una mela marcia": scendete dal pero e smettetela di dire stronzate.
Lo scandalo Volkswagen che sta "sorprendendo" il mondo è semplicemente il modo normale di operare delle grandi aziende tedesche, lo stile con cui sono cresciute.
La Germania non è mai stata un'isola felice, non è mai stata meno corrotta di altri paesi (neanche più di altri, ma assolutamente non di meno) o più corretta.
Potrei farvi liste lunghissime di casi "da manuale" al proposito.
Però quando io e altri - che conosciamo la Germania dall'interno, non dai giornali o dalle vacanze - facciamo notare che la Germania non può dare lezioni e che l'Italia non è peggio come correttezza e onestà, veniamo trattati - nel migliore dei casi - come dei deficienti.
Bene, ora cominciate a imparare che i deficienti siete voi che fate - come dicono gli anglosassoni - il cherry picking sui fatti e considerate solo quelli positivi quando parlate di Germania, solo quelli negativi quando parlate di Italia e casi isolati i fatti (in realtà tantissimi) che vi contraddicono.
E non venitemi neanche a dire che il privato, sì d'accordo, ma il pubblico in Germania...: la Volkswagen è per il 20% in mano pubblica e i grandi azionisti dovrebbero sapere cosa fa l'azienda.
Per tacere il fatto che molti dei fatti recenti più scandalosi, vedi "nuovo" aeroporto di Berlino, sono progetti pubblici.
Saluti,
Mauro.
Aggiornamento 29.09.2015:
Qui comincia la discussione promessa.
Intanto dico una cosa a tutti coloro che sono sorpresi, che starnazzano "Ma guarda, anche i tedeschi", "Non l'avrei mai creduto", "Sarà una mela marcia": scendete dal pero e smettetela di dire stronzate.
Lo scandalo Volkswagen che sta "sorprendendo" il mondo è semplicemente il modo normale di operare delle grandi aziende tedesche, lo stile con cui sono cresciute.
La Germania non è mai stata un'isola felice, non è mai stata meno corrotta di altri paesi (neanche più di altri, ma assolutamente non di meno) o più corretta.
Potrei farvi liste lunghissime di casi "da manuale" al proposito.
Però quando io e altri - che conosciamo la Germania dall'interno, non dai giornali o dalle vacanze - facciamo notare che la Germania non può dare lezioni e che l'Italia non è peggio come correttezza e onestà, veniamo trattati - nel migliore dei casi - come dei deficienti.
Bene, ora cominciate a imparare che i deficienti siete voi che fate - come dicono gli anglosassoni - il cherry picking sui fatti e considerate solo quelli positivi quando parlate di Germania, solo quelli negativi quando parlate di Italia e casi isolati i fatti (in realtà tantissimi) che vi contraddicono.
E non venitemi neanche a dire che il privato, sì d'accordo, ma il pubblico in Germania...: la Volkswagen è per il 20% in mano pubblica e i grandi azionisti dovrebbero sapere cosa fa l'azienda.
Per tacere il fatto che molti dei fatti recenti più scandalosi, vedi "nuovo" aeroporto di Berlino, sono progetti pubblici.
Saluti,
Mauro.
Aggiornamento 29.09.2015:
Qui comincia la discussione promessa.
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martedì 22 settembre 2015
Impariamo a distinguere clima e tempo
Due fatti sono incontestabili, in quanto ci sono i dati a corroborarli:
1) il riscaldamento globale prosegue e quest'estate è stata a livello globale una delle più calde, se non la più calda, della storia;
2) quest'estate nella regione dove vivo io (Colonia, Renania) è stata particolarmente brutta, una delle più piovose e fredde degli ultimi anni, se non decenni.
Fin qua nulla di strano, le due cose non si contraddicono in quanto nel punto 1) parliamo di clima e nel punto 2) di tempo (o al limite di meteo).
Il problema è la differenza tra clima e tempo. O meglio la confusione tra clima e tempo.
Due esempi di cose che mi sono sentito dire di recente:
1) a Colonia c'è stata un'estate molto calda, lo dicono gli scienziati;
2) cosa cavolo dicono i climatologi, qui fa freddo, altro che riscaldamento globale.
Avete già capito quali sono gli errori commessi da chi ha sparato queste due fregnacce (per inciso... la fregnaccia 1 la ha detta un mio amico, la fregnaccia 2 mia mamma):
1) ha preso il clima e lo ha messo al posto del tempo;
2) ha preso il tempo e lo ha messo al posto del clima.
Cerchiamo di definire cosa sono clima e tempo.
Clima: evoluzione dei parametri meteorologici (temperatura, piovosità, ecc.) sul lungo periodo, quando si ragiona a livello globale (e non locale) si può parlare di clima anche sul medio-breve periodo;
Tempo (o volendo meteo): valori dei parametri meteorologici a livello locale e loro evoluzione nel medio-breve periodo (sempre a livello locale).
La distinzione, a parte rare eccezioni, è come vedete abbastanza chiara e semplice da fare.
Perché allora si fa confusione?
Le ragioni sono varie e si sommano tra loro:
a) sulla nostra pelle noi sperimentiamo il tempo e non il clima, quindi il secondo diventa un'entità astratta (se qui oggi fa freddo io ho freddo, non sento se a livello globale è la giornata più calda dell'anno, del decennio o più);
b) i meteorologi che ci propongono le previsioni del tempo in TV o sui giornali generalmente usano le parole clima e tempo in maniera corretta però non spiegano perché in un determinato caso usano l'una o l'altra (e quindi chi ascolta/legge le prende per sinonimi);
c) meteorologi e climatologi hanno cose in comune ma sono figure diverse... però chi conosce le differenze? Nell'immaginario comune sono la stessa figura (e a questa figura il profano attribuisce le caratteristiche esclusive del meteorologo);
d) la classica idiosincrasia dell'informazione nei confronti delle tematiche scientifiche (quando mai un giornalista che scrive o parla di clima si premura di informarsi su quanto sopra o di spiegare bene la cosa?);
e) il dare molte cose per scontate da parte degli scienziati (non solo climatologi e meteorologi hanno chiare le differenze tra clima e tempo, ma chiunque abbia un'istruzione scientifica di discreto livello... però si dà - erroneamente! - per scontato che anche i profani le abbiano chiare, quindi non si spiegano).
Però... il clima non è il tempo, benedetta gente. Imparatelo!
Saluti,
Mauro.
1) il riscaldamento globale prosegue e quest'estate è stata a livello globale una delle più calde, se non la più calda, della storia;
2) quest'estate nella regione dove vivo io (Colonia, Renania) è stata particolarmente brutta, una delle più piovose e fredde degli ultimi anni, se non decenni.
Fin qua nulla di strano, le due cose non si contraddicono in quanto nel punto 1) parliamo di clima e nel punto 2) di tempo (o al limite di meteo).
Il problema è la differenza tra clima e tempo. O meglio la confusione tra clima e tempo.
Due esempi di cose che mi sono sentito dire di recente:
1) a Colonia c'è stata un'estate molto calda, lo dicono gli scienziati;
2) cosa cavolo dicono i climatologi, qui fa freddo, altro che riscaldamento globale.
Avete già capito quali sono gli errori commessi da chi ha sparato queste due fregnacce (per inciso... la fregnaccia 1 la ha detta un mio amico, la fregnaccia 2 mia mamma):
1) ha preso il clima e lo ha messo al posto del tempo;
2) ha preso il tempo e lo ha messo al posto del clima.
Cerchiamo di definire cosa sono clima e tempo.
Clima: evoluzione dei parametri meteorologici (temperatura, piovosità, ecc.) sul lungo periodo, quando si ragiona a livello globale (e non locale) si può parlare di clima anche sul medio-breve periodo;
Tempo (o volendo meteo): valori dei parametri meteorologici a livello locale e loro evoluzione nel medio-breve periodo (sempre a livello locale).
La distinzione, a parte rare eccezioni, è come vedete abbastanza chiara e semplice da fare.
Perché allora si fa confusione?
Le ragioni sono varie e si sommano tra loro:
a) sulla nostra pelle noi sperimentiamo il tempo e non il clima, quindi il secondo diventa un'entità astratta (se qui oggi fa freddo io ho freddo, non sento se a livello globale è la giornata più calda dell'anno, del decennio o più);
b) i meteorologi che ci propongono le previsioni del tempo in TV o sui giornali generalmente usano le parole clima e tempo in maniera corretta però non spiegano perché in un determinato caso usano l'una o l'altra (e quindi chi ascolta/legge le prende per sinonimi);
c) meteorologi e climatologi hanno cose in comune ma sono figure diverse... però chi conosce le differenze? Nell'immaginario comune sono la stessa figura (e a questa figura il profano attribuisce le caratteristiche esclusive del meteorologo);
d) la classica idiosincrasia dell'informazione nei confronti delle tematiche scientifiche (quando mai un giornalista che scrive o parla di clima si premura di informarsi su quanto sopra o di spiegare bene la cosa?);
e) il dare molte cose per scontate da parte degli scienziati (non solo climatologi e meteorologi hanno chiare le differenze tra clima e tempo, ma chiunque abbia un'istruzione scientifica di discreto livello... però si dà - erroneamente! - per scontato che anche i profani le abbiano chiare, quindi non si spiegano).
Però... il clima non è il tempo, benedetta gente. Imparatelo!
Saluti,
Mauro.
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mercoledì 16 settembre 2015
Renzi, Pertini, aerei, tennis e arrampicate sugli specchi
Nel fine settimana Renzi è volato (con aereo di Stato) a New York per assistere alla finale tutta italiana degli US Open di tennis tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci.
Ciò ha (come era prevedibile) scatenato un putiferio. Renzi accusato di esibizionismo, arroganza, abuso di potere, di pensare solo all'immagine, ecc., ecc.
A parte che Renzi dovrebbe scegliersi meglio i consulenti: anche il più cretino dei consulenti d'immagine gli avrebbe potuto dire che tale viaggio era un autogol. Ma non è questo il (mio) punto.
Il mio punto è l'arrampicata sugli specchi dei suoi sostenitori per difenderlo: si sono messi a starnazzare perché anche Pertini nel 1982 andò alla finale mondiale di Madrid con volo di Stato. Quindi perché Pertini sì e Renzi no?
Veramente arrampicata sugli specchi... sento stridere il vetro... ma i renziani a quanto pare sono sordi e non lo sentono.
Tre "piccole" osservazioni.
1) Perché tornare indietro fino al 1982? Lo fece anche Napolitano nel 2006 andando a Berlino. O vogliono farci credere che Renzi sia un novello Pertini, quindi il paragone va fatto con lui? Meno male che Pertini non c'è più da anni così si risparmia questo scempio del suo nome.
2) Pertini (come Napolitano) era Presidente della Repubblica, non del Consiglio. Ed è il Presidente della Repubblica che rappresenta lo Stato in occasione di eventi e celebrazioni (anche sportivi, sì). Quindi se proprio qualcuno doveva volare a New York, questo era Mattarella. Renzi non c'entra nulla.
3) Nel 1982 (come nel 2006) si disputava una finale di un campionato mondiale, dove gli atleti rappresentavano il proprio paese (come succede nei campionati mondiali o continentali di ogni sport o alle Olimpiadi). Gli US Open sono un torneo (importantissimo ma non un campionato mondiale) dove gli atleti partecipanti rappresentano solo sé stessi.
Credo non serva aggiungere altro... a parte: "Cari renziani, studiatevi un po' di compiti delle Istituzioni e di storia dello sport così eviterete di sparare fregnacce".
Saluti,
Mauro.
Ciò ha (come era prevedibile) scatenato un putiferio. Renzi accusato di esibizionismo, arroganza, abuso di potere, di pensare solo all'immagine, ecc., ecc.
A parte che Renzi dovrebbe scegliersi meglio i consulenti: anche il più cretino dei consulenti d'immagine gli avrebbe potuto dire che tale viaggio era un autogol. Ma non è questo il (mio) punto.
Il mio punto è l'arrampicata sugli specchi dei suoi sostenitori per difenderlo: si sono messi a starnazzare perché anche Pertini nel 1982 andò alla finale mondiale di Madrid con volo di Stato. Quindi perché Pertini sì e Renzi no?
Veramente arrampicata sugli specchi... sento stridere il vetro... ma i renziani a quanto pare sono sordi e non lo sentono.
Tre "piccole" osservazioni.
1) Perché tornare indietro fino al 1982? Lo fece anche Napolitano nel 2006 andando a Berlino. O vogliono farci credere che Renzi sia un novello Pertini, quindi il paragone va fatto con lui? Meno male che Pertini non c'è più da anni così si risparmia questo scempio del suo nome.
2) Pertini (come Napolitano) era Presidente della Repubblica, non del Consiglio. Ed è il Presidente della Repubblica che rappresenta lo Stato in occasione di eventi e celebrazioni (anche sportivi, sì). Quindi se proprio qualcuno doveva volare a New York, questo era Mattarella. Renzi non c'entra nulla.
3) Nel 1982 (come nel 2006) si disputava una finale di un campionato mondiale, dove gli atleti rappresentavano il proprio paese (come succede nei campionati mondiali o continentali di ogni sport o alle Olimpiadi). Gli US Open sono un torneo (importantissimo ma non un campionato mondiale) dove gli atleti partecipanti rappresentano solo sé stessi.
Credo non serva aggiungere altro... a parte: "Cari renziani, studiatevi un po' di compiti delle Istituzioni e di storia dello sport così eviterete di sparare fregnacce".
Saluti,
Mauro.
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lunedì 14 settembre 2015
Ignoranti orgogliosi di esserlo (parlando di scie chimiche)
Visto oggi sul retro di un camper:
Traduzione: "Scie chimiche? No grazie".
Ma merda... ancora con 'sta storia delle scie chimiche? Brutto ignorante del cavolo... come fai a contestare qualcosa che non esiste?
Piuttosto che perdere tempo a credere alle idiozie studia e istruisciti, coglione!
Saluti,
Mauro.
Traduzione: "Scie chimiche? No grazie".
Ma merda... ancora con 'sta storia delle scie chimiche? Brutto ignorante del cavolo... come fai a contestare qualcosa che non esiste?
Piuttosto che perdere tempo a credere alle idiozie studia e istruisciti, coglione!
Saluti,
Mauro.
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venerdì 11 settembre 2015
Parma? Proprio sicuri?
In questi giorni negli spazi della stazione centrale di Colonia c'è un mercato italiano con prodotti (apparentemente) di qualità, non ciò che si trova in qualsiasi supermercato.
Io lo andrò a vedere oggi o domani, quindi un giudizio sul mercato stesso non posso ancora darlo... però la gestione della stazione comincia male con la presentazione.
Chiaramente l'evento è presentato sulla pagina web della stazione. E viene - come consueto - illustrato con una bella foto (che non so se scattata al mercato stesso oppure presa da un qualche archivio):
Notato il cartello sul prosciutto a destra?
Ingrandiamo:
"Prosciutto Toscano" di "Parma"?
Ahiahiahi, non cominciamo bene...
Saluti,
Mauro.
Aggiornamento 12.09.2015:
Ieri pomeriggio sono andato a vedere il mercato: nessun prosciutto appeso, quindi niente cartelli, né corretti né errati.
Quindi foto presa da qualche archivio.
Però la figuraccia rimane: controlla quello che pubblichi, per la miseria! Come se mancassero italiani a Colonia (anche tra i dipendenti stessi della stazione) a cui chiedere!
Io lo andrò a vedere oggi o domani, quindi un giudizio sul mercato stesso non posso ancora darlo... però la gestione della stazione comincia male con la presentazione.
Chiaramente l'evento è presentato sulla pagina web della stazione. E viene - come consueto - illustrato con una bella foto (che non so se scattata al mercato stesso oppure presa da un qualche archivio):
Notato il cartello sul prosciutto a destra?
Ingrandiamo:
"Prosciutto Toscano" di "Parma"?
Ahiahiahi, non cominciamo bene...
Saluti,
Mauro.
Aggiornamento 12.09.2015:
Ieri pomeriggio sono andato a vedere il mercato: nessun prosciutto appeso, quindi niente cartelli, né corretti né errati.
Quindi foto presa da qualche archivio.
Però la figuraccia rimane: controlla quello che pubblichi, per la miseria! Come se mancassero italiani a Colonia (anche tra i dipendenti stessi della stazione) a cui chiedere!
giovedì 10 settembre 2015
La Siria nello sciacquone
Due anni fa scrissi che in Siria scegliere tra Assad e i ribelli era come scegliere tra le feci e la merda.
Dopo il mio articolo per completare la scelta è arrivata anche la cacca (alias ISIS).
Tiriamo lo sciacquone e via. Forse è meglio.
Saluti,
Mauro.
Dopo il mio articolo per completare la scelta è arrivata anche la cacca (alias ISIS).
Tiriamo lo sciacquone e via. Forse è meglio.
Saluti,
Mauro.
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mercoledì 9 settembre 2015
No, la Germania non accoglierà 500000 profughi l'anno - Una precisazione
Riguardo a quanto ho scritto ieri, prima che si verifichino fraintendimenti bisogna chiarire una cosa: non intendevo dire che la Germania accoglierà meno (o più) rifugiati rispetto alla cifra riportata (mezzo milione).
Lo specifico perché ho l'impressione che qualcuno abbia capito che la Germania ne accoglierà di meno, forse addirittura molti di meno.
Non si sa: magari alla fine ne accoglierà (volente o nolente) decisamente di più oppure la cifra diminuirà per motivi diversi. Io non lo so, Sigmar Gabriel neanche e altri neppure.
Il mio testo di ieri voleva solo chiarire che non c'è un programma, un disegno di legge o qualcos'altro di ufficiale con cui la Germania abbia pianificato l'arrivo di mezzo milione di rifugiati all'anno.
E nessuno infatti lo ha mai sostenuto.
Neanche Gabriel, anche se Radio RAI ha "capito" così.
Saluti,
Mauro.
Lo specifico perché ho l'impressione che qualcuno abbia capito che la Germania ne accoglierà di meno, forse addirittura molti di meno.
Non si sa: magari alla fine ne accoglierà (volente o nolente) decisamente di più oppure la cifra diminuirà per motivi diversi. Io non lo so, Sigmar Gabriel neanche e altri neppure.
Il mio testo di ieri voleva solo chiarire che non c'è un programma, un disegno di legge o qualcos'altro di ufficiale con cui la Germania abbia pianificato l'arrivo di mezzo milione di rifugiati all'anno.
E nessuno infatti lo ha mai sostenuto.
Neanche Gabriel, anche se Radio RAI ha "capito" così.
Saluti,
Mauro.
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martedì 8 settembre 2015
No, la Germania non accoglierà 500000 profughi l'anno
Ho appena sentito sui radiogiornali della RAI (GR1 e GR2) la notizia secondo cui Sigmar Gabriel - ministro dell'economia e vicecancelliere della Germania - avrebbe dichiarato che la Germania accoglierà mezzo milione (500000) profughi l'anno per i prossimi anni.
Chissà perché, ma credo che telegiornali e giornali online abbiano riportato la notizia negli stessi termini (smentite ben accette, se avete sentito/letto la notizia in termini diversi).
Bene, ve lo dico chiaramente: è una notizia falsa, inventata.
Per prima cosa va detto che Gabriel non ha parlato a nome del governo.
Non c'è stata nessuna dichiarazione ufficiale del governo e non c'è questo tema in discussione al Parlamento tedesco.
Quindi anche se Gabriel avesse dichiarato ciò, avrebbe al massimo parlato a titolo personale, esplicitando sue speranze o programmi che vuole portare avanti al governo.
Premesso ciò... il fatto è che Gabriel non ha mai dichiarato ciò. Mai.
Alla ZDF (secondo canale della televisione pubblica tedesca) Gabriel ha dichiarato quanto segue:
Ich glaube, dass wir mit einer Größenordnung von einer halben Million für einige Jahre sicherlich klarkämen. Ich habe da keine Zweifel - vielleicht auch mehr.
Traduco:
Credo che con un ordine di grandezza di mezzo milione [di profughi l'anno, NdM] ce la potremmo cavare con sicurezza per alcuni anni. Su di ciò non ho dubbi - forse anche di più [di mezzo milione, NdM].
Cioè Gabriel parla "solo" di quanto - secondo lui - la Germania sia in grado di sopportare.
Notate differenze tra quanto Gabriel ha dichiarato e quanto i radiogiornali RAI hanno riportato?
Io sì. E anche grosse.
I radiogiornali RAI hanno semplicemente inventato una notizia riportando falsità.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
NdM = Nota di Mauro.
P.S.2:
Qui una precisazione.
Chissà perché, ma credo che telegiornali e giornali online abbiano riportato la notizia negli stessi termini (smentite ben accette, se avete sentito/letto la notizia in termini diversi).
Bene, ve lo dico chiaramente: è una notizia falsa, inventata.
Per prima cosa va detto che Gabriel non ha parlato a nome del governo.
Non c'è stata nessuna dichiarazione ufficiale del governo e non c'è questo tema in discussione al Parlamento tedesco.
Quindi anche se Gabriel avesse dichiarato ciò, avrebbe al massimo parlato a titolo personale, esplicitando sue speranze o programmi che vuole portare avanti al governo.
Premesso ciò... il fatto è che Gabriel non ha mai dichiarato ciò. Mai.
Alla ZDF (secondo canale della televisione pubblica tedesca) Gabriel ha dichiarato quanto segue:
Ich glaube, dass wir mit einer Größenordnung von einer halben Million für einige Jahre sicherlich klarkämen. Ich habe da keine Zweifel - vielleicht auch mehr.
Traduco:
Credo che con un ordine di grandezza di mezzo milione [di profughi l'anno, NdM] ce la potremmo cavare con sicurezza per alcuni anni. Su di ciò non ho dubbi - forse anche di più [di mezzo milione, NdM].
Cioè Gabriel parla "solo" di quanto - secondo lui - la Germania sia in grado di sopportare.
Notate differenze tra quanto Gabriel ha dichiarato e quanto i radiogiornali RAI hanno riportato?
Io sì. E anche grosse.
I radiogiornali RAI hanno semplicemente inventato una notizia riportando falsità.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
NdM = Nota di Mauro.
P.S.2:
Qui una precisazione.
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lunedì 7 settembre 2015
Le ferrovie tedesche rischiano!
Rischiano di perdere il record per lo sport più praticato in Germania.
Se continuano così infatti i piloti Lufthansa rischiano di soppiantare i ferrovieri: dopodomani scioperano di nuovo.
Per la tredicesima volta nell'ultimo anno e mezzo.
Saluti,
Mauro.
Se continuano così infatti i piloti Lufthansa rischiano di soppiantare i ferrovieri: dopodomani scioperano di nuovo.
Per la tredicesima volta nell'ultimo anno e mezzo.
Saluti,
Mauro.
venerdì 4 settembre 2015
Non chiamatela emergenza
Sono stufo di sentire la parola emergenza collegata al fenomeno dei migranti/profughi/rifugiati/chiamatelicomevolete.
Un'emergenza è una cosa improvvisa e limitata nel tempo, una cosa che "emerge" di punto in bianco o quasi, appunto.
E che richiede misure eccezionali, ma anch'esse limitate nel tempo e da attuare alla svelta, senza (o con poca) pianificazione.
No, qualunque opinione abbiamo noi di questi poveracci che fuggono dai loro paesi, qualunque siano le nostre idee per risolvere il problema (loro? nostro? di chi?) non è un'emergenza.
È un fenomeno duraturo, strutturale. Una realtà. Una realtà grossa e drammatica.
Ma non un'emergenza. Non più, almeno.
E richiede misure strutturali, durature e pianificate. Sia nei paesi d'arrivo che in quelli di partenza.
Saluti,
Mauro.
Un'emergenza è una cosa improvvisa e limitata nel tempo, una cosa che "emerge" di punto in bianco o quasi, appunto.
E che richiede misure eccezionali, ma anch'esse limitate nel tempo e da attuare alla svelta, senza (o con poca) pianificazione.
No, qualunque opinione abbiamo noi di questi poveracci che fuggono dai loro paesi, qualunque siano le nostre idee per risolvere il problema (loro? nostro? di chi?) non è un'emergenza.
È un fenomeno duraturo, strutturale. Una realtà. Una realtà grossa e drammatica.
Ma non un'emergenza. Non più, almeno.
E richiede misure strutturali, durature e pianificate. Sia nei paesi d'arrivo che in quelli di partenza.
Saluti,
Mauro.
giovedì 3 settembre 2015
La foto di Aylan
L'avete vista tutti la foto di Aylan morto sulla spiaggia a Bodrum. Non serve che ve la pubblichi anch'io.
Ed è insorta la polemica. Polemica sul fatto se fosse giusto o sbagliato pubblicarla. Polemica a cui forse, da una parte o dall'altra, avete partecipato anche voi.
E io non pubblico la foto perché il tema di questo articolo non è se sia giusto pubblicarla o meno, non perché sia contro la pubblicazione in sé.
Il tema è che vi siete fatti accecare tutti: la polemica è servita solo a cancellare la discussione su cosa ha portato Aylan a morire su quella spiaggia e soprattutto la discussione su cosa fare per evitare che la cosa si ripeta e dove/cosa ho/abbiamo/avete/hanno sbagliato o omesso o provocato prima.
La pietà (spesso ipocrita, pelosa) per la morte di un bambino - che per la maggior parte dei lettori è solo una foto che per fortuna mostra un bambino mai arrivato da noi, se no non sarebbe più stato un bambino ma un clandestino da rifiutare - diventa anestesia per non accorgersi dei bambini che moriranno domani. E dopodomani. E il giorno dopo dopodomani. E dopo ancora.
Saluti,
Mauro.
Ed è insorta la polemica. Polemica sul fatto se fosse giusto o sbagliato pubblicarla. Polemica a cui forse, da una parte o dall'altra, avete partecipato anche voi.
E io non pubblico la foto perché il tema di questo articolo non è se sia giusto pubblicarla o meno, non perché sia contro la pubblicazione in sé.
Il tema è che vi siete fatti accecare tutti: la polemica è servita solo a cancellare la discussione su cosa ha portato Aylan a morire su quella spiaggia e soprattutto la discussione su cosa fare per evitare che la cosa si ripeta e dove/cosa ho/abbiamo/avete/hanno sbagliato o omesso o provocato prima.
La pietà (spesso ipocrita, pelosa) per la morte di un bambino - che per la maggior parte dei lettori è solo una foto che per fortuna mostra un bambino mai arrivato da noi, se no non sarebbe più stato un bambino ma un clandestino da rifiutare - diventa anestesia per non accorgersi dei bambini che moriranno domani. E dopodomani. E il giorno dopo dopodomani. E dopo ancora.
Saluti,
Mauro.
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