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domenica 13 aprile 2025

Avevo ragione io

"Avevo ragione io" è una brutta frase, suona arrogante o per lo meno da saputello.
Però in questo caso è l'unica frase che posso scrivere, dire.

Nel 2013 a Berlino nacque l'AfD (Alternative für Deutschland, in italiano Alternativa per la Germania).
Venne definito il "partito dei professori" perché fondato da alcuni accademici di destra, nazionalisti. Però, questa la vulgata dell'epoca, moderati.
Io dissi subito: attenti, questi sono neonazisti, nonostante le apparenze.
E venni sbertucciato da chi era cascato nel trucco della maschera moderata. Anche qui sul mio blog venni contestato quando scrissi sul tema.

Nel 2014 poi nacque a Dresda PEGIDA (Patriotische Europäer gegen die Islamisierung des Abendlandes, in italiano Europei patriottici contro l'islamizzazione dell'Occidente), movimento esplicitamente populista di estrema destra basato su visioni razziste e nazionaliste.
E io dissi che PEGIDA era il braccio "di strada" dell'AfD (oppure che l'AfD fosse il braccio politico di PEGIDA).
E di nuovo venni contestato perché le due entità non avevano collegamenti legali, erano burocraticamente separate.

Ma poi, alle elezioni del 2017, ci fu un ulteriore scivolamento a destra del partito, dove gli elementi più estremisti presero totalmente il controllo.

Ma poi i rappresentanti del partito erano sempre in prima linea nelle manifestazioni di PEGIDA.

Ma poi la vicinanza con elementi dell'NPD (Nationaldemokratische Partei Deutschlands, Partito Nazinaldemocratico di Germania, ispirato esplicitamente all'NSDAP per propria ammissione).

Ma poi arrivò la corrente Die Flügel (L'ala) che dovette essere sciolta per neonazismo.

Ma poi anche la sezione giovanile (Junge Alternative, Alternativa giovane) dovette essere sciolta per provato anticostituzionalismo.

Ma poi molte sezioni regionali vennero messe sotto osservazione dai Servizi per lo stesso motivo e per tre di esse (Sassonia, Turingia e Sassonia-Anhalt) la cosa venne legalmente provata e certificata.

Ma poi cominciò a crescere la violenza, se non proprio il terrorismo, di destra (qui un splendido articolo al proposito del sito di indagine giornalistica Volksverpetzer, in tedesco, ma potete usare i traduttori in rete) senza mai condanne da parte del partito (vero anche che la stampa mainstream cerca per quanto possibile di evitare di parlare di questa violenza).

E tante altre cose.

E ora?
Molti cadono dal pero "scoprendo" quello che era già chiaro ed esplicito nel 2013/2014.
Altri continuano a mantenere il prosciutto sugli occhi per non vedere (come la CDU/CSU e buona parte della stampa).
E l'AfD continua a crescere (secondo partito nel Bundestag alle elezioni di febbraio) e a spostarsi sempre più a destra.

Saluti,

Mauro.

P.S.: Qui la versione tedesca.

martedì 2 maggio 2023

L'ignoranza e il nazismo

Chi mi conosce sa che sono di sinistra e che contro nazismo e fascismo ho reazioni allergiche.

Ma quando li vedo tirati in ballo dove non c'entrano nulla, mi incazzo. Perché l'ignoranza è peggio di nazismo e fascismo, anzi ne è la madre.

Oggi la CGIL e poi Repubblica, nella sua edizione palermitana, hanno pestato una m***a bella grande. E non se ne sono resi conto.


Il simbolo incriminato è la Croce di Ferro.
Un simbolo introdotto dal Regno di Prussia nel 1813.

Il nazismo è arrivato nel 1933 (anche se ha mantenuto il simbolo, come però avevano fatto anche l'Impero Tedesco e la Repubblica di Weimar prima di lui).

D'accordo, con Palermo e la sua storia non c'entra nulla (e questo dovrebbe bastare a renderlo fuori luogo), ma perché tirare fuori il nazismo quando non c'entra?

Saluti,

Mauro.

martedì 14 giugno 2022

No, non è stata una guerra civile

Tra il 1943 e il 1945 non c'è stata nessuna guerra civile in Italia.
Eppure la leggenda continua a vivere.
Persino a sinistra e alcuni partigiani ormai da anni la definiscono così.
E negli ultimi giorni lo ho riletto e risentito da più parti.
Ma non c'è mai stata.

Da un punto di vista tecnico non c'è mai stata! Non c'entrano i giudizi sulla Resistenza e sulla RSI (comunque inequivocabilmente e sempre a favore della prima) per poterlo dire. È proprio un fatto tecnico.
Un guerra civile esiste quando due (o più) fazioni dello stesso Paese si combattono tra loro. Magari con sostegno di stati esteri, ma le fazioni dette sono gli attori principali. Gli eventuali attori esteri (anche se magari presenti direttamente sul territorio) non sono i protagonisti: sono al massimo un sostegno, per quanto importante.

Tra il 1943 e il 1945 questo in Italia non successe.
La guerra fu tra Resistenza e nazisti. La RSI era solo un piccolo fiancheggiatore dei nazisti, non era un attore vero nella guerra in corso. Non era un protagonista. Era una presenza di fatto simbolica (se i nazisti fossero stati a guardare e avessero lasciato la RSI a combattere da sola contro i partigiani, la liberazione sarebbe stata sì al più tardi il 25 aprile, ma del 1944, non del 1945).

Punto.

Saluti,

Mauro.

giovedì 28 aprile 2022

A zonzo per Stella

O paìze do sciô Sàndro, o Prescidénte.



Saluti,

Mauro.

P.S.:
Tutti gli A zonzo per...

martedì 26 aprile 2022

Se l'Ucraina è nazista... allora il mondo?

Molti si stanno schierando contro l'Ucraina perché sarebbe un paese nazista a causa del battaglione Azov.

Bene, vediamo un po' i fatti.

Il battaglione Azov è nato da idee di estrema destra? Sì.
Il battaglione Azov è ora inquadrato nelle forze armate ucraine? Sì.
Il battaglione Azov è ancora oggi formato da persone di estrema destra? Probabilmente sì.
Il battaglione Azov è la dimostrazione che l'Ucraina è nazista? No. Proprio per niente.

Vediamo anche i fatti riguardo la Russia.

Il gruppo Wagner è nato da idee di estrema destra? Sì.
Il gruppo Wagner combatte al fianco delle truppe russe? Sì.
Il gruppo Wagner è ancora oggi formato da persone di estrema destra? Sì, senza dubbio.
Il gruppo Wagner è la dimostrazione che la Russia è nazista? No. Ma ci sono ben altre prove che lo dimostrano.
Esistono altri gruppi neonazisti/neofascisti che combattono al fianco delle truppe russe e delle milizie separatiste del Donbass? Sì.

Ora vediamo perché il battaglione Azov e il gruppo Wagner (e le altre milizie russe o filorusse) non sono significativi per definire i relativi paesi nazisti (cioè, la Russia può essere definita neofascista, ma a causa della guida politica, non certo a causa del gruppo Wagner, per quanto criminale questo sia).

Esistono formazioni militari o paramilitari di estrema destra in Europa? Sì.
Esistono formazioni militari o paramilitari di estrema destra nel mondo? Sì.
Esistono formazioni politiche di estrema destra in Europa? Sì.
Esistono formazioni politiche di estrema destra nel mondo? Sì.
Possiamo perciò definire l'Europa o il mondo come nazisti? No.

Ergo: se definiamo l'Ucraina nazista a causa del battaglione Azov... per coerenza allora dovremmo definire il mondo intero come nazista.

Da qui non si scappa, a meno di non essere in malafede.

Saluti,

Mauro.

domenica 7 novembre 2021

I misteri del tedesco 25 - La libertà del corpo

Se io vi cito i concetti di "nudismo" e "naturismo" tutti capite di cosa parlo (soprattutto se dico "nudismo", per chi non conoscesse la parola "naturismo"... sappiate che è semplicemente la stessa cosa espressa in termini più politicamente corretti), indipendentemente dal giudizio che sia io che voi possiamo dare sulla cosa.

E infatti non voglio parlarvi di come si può giudicare la cosa.
Voglio parlarvi di Germania.
Anzi, in realtà neanche di Germania, bensì di lingua tedesca.

Premessa: il nudismo qui in Germania è molto più diffuso e considerato normale di quanto lo sia in Italia. Anzi, sembra che nacque proprio qui nel 19° secolo.
E nella ex Germania Est è ancora più normale e diffuso che nella ex Germania Ovest.

Ma a parte le questioni geografiche (e politiche, che ai tempi comunque c'entravano, ma non sono il tema di quest'articolo, oltretutto già ai tempi del nazismo il nudismo era parte integrante della cultura tedesca), è il nome che qui ancora oggi viene dato al nudismo a essere interessante.

Il nudismo in tedesco è chiamato con l'acronimo FKK.
(Prima che fraintendiate: FKK, non KKK... il Ku Klux Klan non c'entra niente... del resto loro si coprono anche il volto, altro che scoprirsi il resto!).

L'acronimo FKK è l'abbreviazione di FreiKörperKultur.
Tradotto letteralmente significa Cultura del Corpo Libero.
Nel senso che il corpo, dove si pratica il nudismo, secondo i praticanti è libero da ogni costrizione e da ogni ipocrisia (e qui, come capite, c'entra il discorso politico sotto le due dittature, quella nazista e quella stalinista).

Però, onestamente, a me la definizione Cultura del Corpo Libero fa venire in mente questo:

Lo so, sono una brutta persona 😉

Saluti,

Mauro.

Altre puntate:
I misteri del tedesco  – Lista completa

lunedì 27 gennaio 2020

Una gita a Flossenbürg

Un mio piccolo pensiero per la Giornata della Memoria.
Recentemente sono stato al campo di concentramento di Flossenbürg.


Era un campo di concentramento, non di sterminio.
Ma vi morirono comunque circa 30000 persone. Ai nazisti della vita dei prigionieri non importava nulla.
E neanche ai proprietari delle cave di granito della zona dove detti prigionieri erano costretti a lavorare.
E neanche alla popolazione locale, che viveva anche di turismo.
Una località turistica con dentro un campo di concentramento.
Immaginatevi la cosa.

Non era un campo di sterminio, come detto.
Ma aveva anche lui il suo forno. Per bruciare i cadaveri di chi moriva di malattia o stenti.
Quando vedi quel forno in quel luogo... geli dentro. Anche se sai che non era per i vivi.


 E logicamente aveva il suo camino.


E le ceneri che da lì uscivano ora sono sotto questa collinnetta.


Flossenbürg è anche a suo modo importante per la storia italiana.
Qui venne fucilato il fratello del Presidente più amato, Sandro Pertini.
E Sandro venne qui in pellegrinaggio.
Per Eugenio, fucilato - macabra ironia - nel giorno della Liberazione.


In tutto qui morirono più di 3000 italiani.
Tra cui il Generale di Brigata e Principe di Belgioioso Este impiccato per essersi unito ai Partigiani dopo l'armistizio.



È la storia.
È la nostra storia.
E a questi uomini e donne dobbiamo la nostra libertà.
Mettete sempre a tacere chi minimizza.
Quando c'era "lui" era merda.
Senza "lui" questi italiani non sarebbero finiti qui.


Va comunque detto che vennero internati (e molti morirono o vennero uccisi) anche tanti tedeschi.
Tra cui Wilhelm Canaris, Dietrich Bonhoeffer, Kurt Schumacher o Hjalmar Schacht.


Chiudo con un pizzico di Genova qui a Flossenbürg.


E ribadisco: mai dimenticare. MAI!!!

Saluti,

Mauro.

martedì 18 giugno 2019

Un'appendice alla panoramica sulla giallistica tedesca contemporanea

Circa due settimane fa scrissi un articolo sulla giallistica tedesca contemporanea.
Oggi vorrei scrivere una piccola appendice a detto articolo.

Un autore degno di nota che colpevolmente non citai è Ferdinand von Schirach (sì, il cognome è giusto: è proprio il nipote di uno dei nazisti processati a Norimberga: Baldur von Schirach). Avvocato di professione, lo si può definire il rappresentante tedesco della letteratura legale, più che propriamente gialla. Nei suoi racconti e romanzi è essenziale risalire ai motivi, prima ancora che ai colpevoli.
I suoi primi libri (di racconti) sono tratti da suoi casi professionali mentre i successivi romanzi si liberano da questo legame.

Ci sono poi tre autori che sforano nel thriller e in parte addirittura nell'horror.

Il primo è Sebastian Fitzek, probabilmente anche quello di maggior successo di vendite (la critica si divide tra chi lo idolatra e chi lo distrugge).
I suoi thriller vengono definiti "psicothriller" e sotto un certo punto di vista possono ricordare i film di Dario Argento.

Il secondo (il mio preferito nel terzetto, evitate però i suoi due libri "vaticani") è Arno Strobel, stesso genere di Fitzek, ma un po' più soft, meno pericoloso per chi teme incubi notturni (meno pericoloso, non innocuo).
In particolare consiglio Der Trakt.

Il terzo, il meno chiaramente definibile dei tre come genere, è Veit Etzold. Anche lui può ricordare un po' il cinema di Dario Argento ma accompagnato alle atmosfere dello scrittore francese Jean-Christophe Grangé, pur con storie che si svolgono in abienti molto diversi.

E vorrei qui chiudere con un bonus, cioè un autore non tedesco, cioè lo scozzese Craig Russell (che scrive logicamente in inglese).
Russell è famoso per due personaggi: Lennox, che si muove tra i crimini di Glasgow, e (ed è per questo che lo cito qui) Jan Fabel, commissario che indaga ad Amburgo e le cui indagini hanno spesso a che fare con temi storici e mitologici (non per niente il personaggio ha studiato storia prima di entrare in polizia).
Particolarmente degno di nota The Valkyrie Song, ma tutta la sua produzione è decisamente consigliabile.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 14 novembre 2018

Germania: Ombre dal passato

Qui in Germania fino al 14 marzo scorso esisteva il Ministero degli Interni, in tedesco Bundesministerium des Innern, guidato - ovviamente - dal ministro degli Interni, alias Bundesminister des Innern.
E tale ministero era esattamente quello che è il Ministero degli Interni in Italia. A parte alcune competenze che in Germania appartengono ai singoli Länder, ma queste sono nel globale secondarie.

Ora voi mi chiederete: perché fino al 14 marzo? Cosa è successo quel giorno?

Il 14 marzo 2018 si è semplicemente insediato il nuovo governo federale tedesco. Ebbene? E allora? Mica è la prima volta che in Germania si insedia un nuovo governo.
Vero, tutto vero, ma quel giorno il Bundesministerium des Innern ha smesso di esistere ed è nato il Bundesministerium des Innern, für Bau und Heimat.
Che tradotto letteralmente significa Ministero degli Interni, per l'Edilizia e la Patria.
Nuova denominazione fortemente voluta dalla bavarese CSU e dal suo leader (ora dimissionario) Horst Seehofer.

Ora, quell'Heimat ricorda ben altri governi, non proprio democratici... molti di voi avranno (giustamente) pensato al nazifascismo (e i più esperti di storia avranno magari anche associato il discorso Edilizia ad Albert Speer).
Aggiungiamoci che la Baviera ai tempi di Hitler era la regione più fortemente nazista della Germania e che la CSU oggi si sta spostando sempre più a destra, confondendosi quasi in alcuni punti con la AfD e capirete che quel nome, quel nuovo nome del ministero non suona certo promettente...

Saluti,

Mauro.

mercoledì 15 agosto 2018

Chi è colpevole del fascismo

Non chi si candida.

Il colpevole è chi lo vota. E poi fa finta di non averlo votato.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 21 marzo 2018

Noi non siamo un partito

Da qualche tempo gira in rete la seguente immagine (con l'obiettivo di paragonare il testo con le affermazioni di Grillo, soprattutto quelle prima delle elezioni del 2013):


Ora, come testo hitleriano (o se non suo personale, almeno della sua propaganda) è credibile e verosimile. Su questo non ci piove.
Ma oltre che credibile e verosimile è anche vero? Proviamo a indagare.

La risposta semplice è: no. Almeno non letteralmente.
Il testo più vicino a quanto sopra che ho trovato è un comizio tenuto il 27 luglio 1932 a Eberswalde.
Qui trovate il testo originale. Ma vediamo quali parti di questo testo si avvicinano a quanto sopra.

Sul cosa è la NSDAP:

Ich habe mir ein Ziel gestellt: nämlich die 30 Parteien aus Deutschland hinauszufegen!
Sie verwechseln mich immer mit einem bürgerlichen oder einem marxistischen Politiker, der heute SPD und morgen USPD und übermorgen KPD und dann Syndikalisten oder heute Demokraten und morgen deutsche Volkspartei und dann [...] Wirtschaftspartei ... Sie verwechseln uns mit Ihresgleichen selbst!

Che si può tradurre come segue:

Mi sono posto un obiettivo: spazzare via dalla Germania questi 30 partiti! Mi confondono sempre con un politico popolare o marxista, che oggi è SPD e domani USPD e dopodomani KPD e quindi tra i sindacalisti oppure oggi tra i democratici e domani nel Partito Popolare Tedesco e quindi [...] nel partito dell'Economia ... Ci confondono con loro stessi!

Sulla tomba:

Wir haben ein Ziel uns gewählt und verfechten es fanatisch, rücksichtslos bis ins Grab hinein!

La cui traduzione è (e come vedete non parla della tomba per gli altri partiti):

Ci siamo scelti un obiettivo e lo perseguiamo fanaticamente, senza riguardi fin dentro la tomba!

Sul discorso del popolo:

Vor diesen 30 Parteien gab es ein deutsches Volk, und die Parteien werden vergehen und nach ihnen wird bleiben wieder unser Volk. Und wir wollen nicht sein eine Vertretung eines Berufs, einer Klasse, eines Standes, einer Konfession oder eines Landes, sondern wir wollen den Deutschen so weit erziehen, daß vor allem alle begreifen müssen, daß es kein Leben gibt ohne Recht und daß es kein Recht gibt ohne Macht und daß es keine Macht gibt ohne Kraft und daß jede Kraft im eigenen Volk sitzen muß.

Che si può tradurre:

Prima di questi 30 partiti c'era un popolo tedesco, e i partiti passeranno e dopo di essi rimarrà di nuovo il nostro popolo. E noi non vogliamo essere la rappresentanza di una professione, di una classe, di una corporazione, di una confessione o di una regione, bensì vogliamo educare i tedeschi in modo che capiscano che non c'è vita senza diritto e non c'è diritto senza potere e non c'è potere senza forza e che la forza deve risiedere nel proprio popolo.

L'affermazione che gli altri partiti siano già morti non c'è in nessun punto del comizio (anche se volendo si potrebbe vederla come sottintesa).
Il discorso sulle alleanze (anche se nel comizio è espresso più articolatamente) è invece sostanzialmente uguale.

Insomma, qualsiasi cosa volesse dimostrare chi ha preparato l'immagine in questione, si tratta solo di un brutto riassunto di un discorso molto più complesso e articolato.
Il sospetto avrebbe comunque dovuto venire subito a chi conosce la storia (anche senza conoscere il tedesco o il testo originale): Hitler era un logorroico, mai si sarebbe accontentato di un discorso così conciso e senza arzigogoli.

Saluti,

Mauro.

sabato 10 febbraio 2018

Ha fatto anche cose buone

È uno dei ritornelli tirati regolarmente in ballo per giustificare (o addirittura assolvere) il fascismo (in Italia, altrove la tattica viene usata per giustificare nazismo, stalinismo o altre dittature).

La mia prima reazione in questi casi è... e allora?
È logico che una dittatura possa fare anche cose buone: una dittatura fa sempre ciò che le serve per mantenere il potere, e tra le cose che le servono possono benissimo esserci anche cose buone.

Ma la cosa più importante è: se giudichiamo i singoli atti di un governo (anche il governo della peggiore delle dittature) questi atti vanno giudicati in sé stessi. E possono essere senza problemi (sì, anche senza problemi morali) giudicati sia positivi che negativi.
Però... però appunto questo vale per i singoli atti.

Se invece vogliamo giudicare il governo in sé - democratico o dittatoriale che sia - dobbiamo giudicare il complesso di quanto detto governo ha fatto, non i singoli atti isolatamente.

E per governi di stampo fascista, nazista, stalinista o simili tale giudizio complessivo non può che essere di condanna senza appello.
Indipendentemente dal giudizio sui singoli atti.

Saluti,

Mauro.

venerdì 27 ottobre 2017

Il diario di Anna Frank è un libro

Bella scoperta, direte voi: se non fosse un libro come faremmo a leggerlo oggi?

Giusto.
Ma il mio timore è che tutto questo parlare del libro "Diario di Anna Frank" oggi in Italia a causa di quanto fatto da tifosi fascisti rischi di farlo apparire agli occhi di molti come opera di letteratura.

Forse sarebbe il caso di parlare di più delle origini del diario e di meno del diario stesso.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 27 settembre 2017

Quando un partito è neonazista (o neofascista)?

La domanda è giustificata oggi dall'ascesa della AfD in Germania.

C'è chi lo definisce neonazista (o neofascista) e c'è chi sostiene che i suoi atteggiamenti sono populisti e non neonazisti, come ha fatto Ricolfi sul Messaggero.

Nella sua analisi Ricolfi dice tante cose interessanti, alcune delle quali anche estremamente condivisibili.
Però sul punto in questione Ricolfi sbaglia completamente: AfD è neonazista (e Ricolfi non sembra sapere bene cosa siano populismo e neonazismo).
Perché Ricolfi sbaglia? Probabilmente perché si accontenta di studiare le cose a tavolino, dall'Italia, quindi vede solo le piazzate mediatiche di AfD e non il comportamento quotidiano dello stesso partito.
Ma soprattutto perché Ricolfi si rifà all'AfD del 2013, di quando è stata fondata come partito, e non tiene conto dell'evoluzione del partito in questi quattro anni: evoluzione che lo ha portato sempre più a destra (ed era già di destra molto decisa alla nascita).

Va detto chiaramente che un partito può nascere non neonazista ma diventarlo nel tempo, pur mantenendo stesso nome e stesso statuto (salvo poi quest'ultimo rispettarlo solo di facciata).
Ed è questo che è successo all'AfD (e che Ricolfi non dice, non so se perché lo ignora o perché lo vuole ignorare).
Se a me quattro anni fa aveste chiesto cos'era l'AfD io vi avrei risposto che era un partito populista di destra.
Se me lo chiedete oggi vi rispondo che è un partito populista neonazista.

Ed entrambe le risposte sarebbero corrette: quattro anni fa l'AfD veniva votato anche da neonazisti ma non era neonazista, oggi lo è. Senza se e senza ma.

Lo è perché ha tutte le caratteristiche del neonazismo: populismo, razzismo, isolazionismo, nazionalismo, legittimazione della violenza, rifiuto del confronto di idee.
E lo è indipendentemente da nome e statuto.
Rispondendo alla domanda del titolo: un partito è neonazista quando i suoi contenuti e i suoi atti diventano neonazisti, anche se non lo era alla nascita e non lo è nel nome.

L'altro punto che Ricolfi non capisce bene è la differenza tra populismo e neonazismo o estrema destra.
Secondo Ricolfi sono cose diverse.
No, anche qui Ricolfi sbaglia: il neonazismo e l'estrema destra attuale in genere non sono diverse dal populismo, sono un sottoinsieme del populismo.
Esistono partiti che sono populisti ma non neonazisti (e infatti il populismo può anche essere di centro o di sinistra, non solo di destra).
Ma non esistono - non possono esistere - partiti neonazisti che non siano populisti.

Saluti,

Mauro.

domenica 24 settembre 2017

Il ritorno del nazismo nel Bundestag

La AfD dopo le elezioni odierne manderà i suoi rappresentati nel Bundestag, la Camera dei Deputati tedesca.

Che la AfD sia un partito neonazista (anche se logicamente non si autodefinisce tale) è un dato di fatto.
E quindi è un dato di fatto che il nazismo - sotto spoglie democratiche - rientrerà in Parlamento.

Direte voi: "Bella forza! Il nazismo è caduto nel 1945!".
E no, invece!
La AfD in Parlamento è il ritorno del nazismo dal 1961, non dal 1945.

Fate pure tanto d'occhi... ma così è.

Nelle prime tre elezioni democratiche tedesche (1949, 1953 e 1957) infatti il DP (Deutsche Partei), partito di destra che raccoglieva anche vari ex nazisti (e che nel simbolo aveva gli stessi colori della NSDAP hitleriana) ottenne seggi parlamentari e venne anche coinvolto da Adenauer nel governo.
E solo nel 1961 non ottenne più seggi.

Ergo: Nonostante tutto quello che ci stanno raccontando i vari organi di stampa... l'estrema destra in Parlamento in Germania nel dopoguerra c'è già stata*.
La AfD è una novità solo per chi ha la memoria corta.

Saluti,

Mauro.

*Ed evito di citare tutti gli ex nazisti e i neonazisti che hanno trovato accoglienza nei partiti cosiddetti democratici, CSU in particolare.

sabato 18 luglio 2015

Non paragonate Schäuble (o Merkel) ai nazisti

I nazisti, per quanto criminali, almeno avevano un piano, una meta.

Saluti,

Mauro.

martedì 26 maggio 2015

La Resistenza che non c'è stata

Qualche giorno fa, chiacchierando su whatsapp con una cara amica, è venuta fuori la domanda sul perché durante la seconda guerra mondiale non ci sia stata resistenza contro il nazismo in Germania (due attentati compiuti da gruppi piccoli e isolati infatti non sono una resistenza, tenendo anche conto che uno dei due gruppi di attentatori poi in realtà voleva solo un cambio ai vertici del partito), come invece c'è stata in Italia, in Francia e in altri paesi.

Ora gli storici dovrebbero poter dare risposte migliori delle mie, e molti lo hanno fatto (o per lo meno ci hanno provato).
Però io qui voglio dare la mia risposta, opinabilissima, e non fare copia-incolla da varie fonti, per quanto autorevoli o ben scritte.

Prima di andare avanti bisogna premettere una cosa: dissenso ce n'era anche in Germania, sia prima che durante la guerra, come anche nell'Italia fascista... ma dissenso politico, non resistenza armata.

N.B.: Di seguito scriverò sempre solo resistenza, ma è ovunque sottinteso resistenza armata.

Chiaramente un fatto del genere ha un insieme di spiegazioni, non può essere spiegato con una sola causa.

Tra le cause note e di cui si può leggere quasi ovunque, si possono citare le seguenti:
- i tedeschi e la Germania stavano meglio che sotto Weimar o sotto l'ultimo Kaiser (dicono nulla i trattati di Versailles?);
- gli anni venti in Germania erano stati anni di violenza e tumulti e la "tranquillità" portata da Hitler per molti era un paradiso;
- la vecchia Prussia (parte dominante della Germania ancora ai tempi di Hitler) era - anche nel popolino - semplicemente "addestrata" a rispettare l'autorità, qualunque essa fosse;
- in Baviera (roccaforte nazista) in forme diverse valeva un po' la stessa cosa;
- la propaganda nazista era riuscita a radicare la dittatura decisamente di più di quanto non sia riuscita quella di altri paesi fascisti.

Alcune di queste ragioni hanno più peso, altre meno, ma sono tutte note.

Però io aggiungerei un'altra ragione, generalmente molto sottovalutata se non addirittura taciuta.

Quando e dove hanno fatto la Resistenza l'Italia e la Francia citate all'inizio? E soprattutto contro chi?

In Italia la Resistenza è nata nel 1943 nella parte del paese occupata dai tedeschi... gli italiani si sono mossi contro i tedeschi, ossia degli stranieri. Fino al 1943, senza tedeschi in casa, gli italiani - anche i dissidenti - non hanno creato una Resistenza.
In Francia la Resistenza è nata, logicamente visto che prima non c'era fascismo, dopo l'occupazione e si è sviluppata soprattutto al nord, nel territorio direttamente occupato dai nazisti, contro lo straniero tedesco. Nel sud, nella Francia di Vichy, la resistenza è stato un fenomeno decisamente minore... almeno fino a che il governo fantoccio si teneva su con proprie forze e senza sostegno di truppe tedesche.
E lo stesso vale per gli altri paesi dove c'è stata resistenza.

Prima di giungere alle conclusioni, per evitare fraintendimenti, guardiamo cosa è successo nell'altra grande dittatura del '900: l'Unione Sovietica.
C'è mai stata resistenza? Durante l'avanzata nazista contro i nazisti, sì... ma prima e dopo, contro lo stalinismo, c'è stata resistenza? No, dissenso sì - vedasi sopra per Italia e Germania - ma resistenza no. Del resto lo stalinismo era "produzione propria", non veniva dall'estero.

E ora passiamo alla Germania.
È mai stata occupata? Sì, verso la fine della guerra... ma non da dittature (OK, l'URSS la era, ma in quel momento era una situazione particolare), bensì da chi ha abbattuto la dittatura.
E oltretutto la popolazione tedesca in quegli ultimi due anni di guerra era troppo stremata da fame e bombardamenti per resistere a chichessia.
Però prima, a partire dal 1939, nessuna resistenza neanche durante la guerra... il nazismo era "produzione propria", non era un occupante.

Cosa voglio dire con tutto ciò?
Che una resistenza la si sviluppa contro chi viene da fuori, chiunque esso sia, non contro i mali politici autoprodotti.
Contro questi si sviluppa dissenso politico o resistenza civile, proteste non violente di massa, magari singoli o gruppetti possono operare singoli attentati o anche peggio... ma - almeno nei paesi europei - una vera resistenza diffusa e organizzata non ci sarà di fronte a una dittatura autoprodotta.

Una rivoluzione sì, potrebbe esserci, ma sarebbe un'altra cosa (e le rivoluzioni spesso si fanno anche contro le democrazie, non solo contro le dittature... anche se in questo caso vengono chiamate colpi di stato).

Saluti,

Mauro.

lunedì 22 settembre 2014

La casa di Hitler (e gli idioti)

Sabato sera guardavo un programma di approfondimento giornalistico (o presunto tale) sulla TV tedesca.
Uno dei servizi riguardava le polemiche relative all'utilizzo della casa natale di Hitler a Braunau am Inn, in Austria.
In Austria infatti si sta discutendo cosa mettere dentro quell'edificio, ora di proprietà pubblica, e ci sono un sacco di se e di ma, perché... bisogna evitare che quella casa diventi un simbolo.

Ma siete idioti, amici austriaci! Proprio idioti.
Quella casa È un simbolo, qualsiasi cosa ci mettiate dentro. È un simbolo da venerare per i nostalgici e i nazisti e un simbolo che serve da monito per i democratici e per chi lotta per la libertà.
E sarà sempre un simbolo, qualsiasi cosa ci mettiate dentro: un museo, una macelleria, degli appartamenti o una stazione di trasformazione elettrica.
Perché il simbolo non sta in quel che è o sarà. Il simbolo sta in ciò che è stata.

Cari austriaci, aprite gli occhi: la storia non può essere nascosta, la storia non può essere ignorata. E la storia è fatta anche di simboli. E i simboli non vengono decisi da governi o comuni, checché questi credano.
Piuttosto che polemizzare e perdere tempo sul come utilizzare un edifcio (che in sé non ha colpe, ma sarà sempre e comunque un simbolo), pensate a impegnarvi per far sì che il futuro non ci riservi altri simboli analoghi.

Saluti,

Mauro.