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domenica 1 ottobre 2017

Considerazioni in salsa catalana

Si è concluso il "referendum" per la secessione della Catalogna dalla Spagna.
Ho messo le virgolette perché date le condizioni in cui si è svolto non so come si possa in realtà considerare (indipendentemente dall'approvare o meno personalmente il referendum stesso).

I risultati non si sanno ancora (sempre che mai si sapranno, almeno in termini affidabili), ma un paio di considerazioni vorrei farle.

1) Nelle circostanze attuali è probabile che chi voleva votare no non sia andato alle urne.
La domanda è: quanti sostenitori del no sarebbero andati a votare se Madrid avesse tollerato il referendum?
La domanda non è oziosa, perché solo la presenza alle urne di questi avrebbe veramente legittimato il referendum e l'eventuale (forse comunque probabile) vittoria del sì.

2) Il governo catalano (guidato non dimentichiamolo da un personaggio sinceramente più simile a un Grillo che a un De Gasperi) avrebbe accettato una vittoria del no in caso di referendum in condizioni normali?
O sarebbe uscita una vittoria del sì comunque avessero votato i catalani?

3) E l'Europa? L'Europa avrebbe riconosciuto la Catalogna?
Ma soprattutto come avrebbero reagito i catalani nello scoprire che la Catalogna indipendente si sarebbe automaticamente trovata fuori dalla UE quando il governo catalano ha sempre promesso il contrario?

4) Una cosa va cinicamente detta: un paese alla fine non è indipendente quando esso tale si proclama. Un paese è indipendente solo se la comunità internazionale lo riconosce tale.
La comunità internazionale come si sarebbe regolata?

Saluti,

Mauro.

venerdì 7 aprile 2017

La Scozia e la Brexit

Nei giorni scorsi ho sentito qualcuno dire che gli scozzesi sono incoerenti e opportunisti, perché poco tempo fa hanno votato contro la separazione dal resto del Regno Unito e ora vogliono rivotare per separarsi.

Quanta ignoranza.

La Scozia e gli scozzesi si stanno comportando in maniera assolutamente coerente, ragazzi miei.

Perché?
Perché la priorità della Scozia è l'Europa, non il Regno Unito.
In parte per convinzione, in parte per convenienza, ma è così. E lo è praticamente sempre stato.

Quando c'è stato il referendum per l'indipendenza della Scozia, il Regno Unito era nella UE. Quindi uscire dal Regno Unito significava automaticamente uscire anche dall'Unione Europea.
E la strada per fare richiesta per entrarci (o meglio rientrarci) sarebbe stata lunga (anche per la presenza del rimanente Regno Unito al tavolo delle trattative).

Ora però la situazione è diversa: il Regno Unito è uscito dalla UE (formalmente non ancora, il processo durerà circa due anni, ma è irreversibile), con gli scozzesi che però hanno votato in maggioranza per rimanere nella UE.
Rimanere nel Regno Unito significa quindi essere fuori dall'Europa e dover aspettare anni e anni perché il Regno Unito chieda di rientrare (sempre che mai lo faccia).
Una Scozia indipendente invece potrebbe far richiesta di entrare nella UE subito e di sicuro riceverebbe da Bruxelles una corsia privilegiata rispetto ad altri candidati.

In tutta questa storia quindi direi che la Scozia sta tenendo il comportamento più coerente e lineare di tutti.

Saluti,

Mauro.