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sabato 16 dicembre 2017

Le parole hanno un peso

Avrete tutti sentito o letto negli ultimi giorni del paragone fatto dal presidente della regione Puglia Emiliano tra i cantieri della TAP e Auschwitz.
E quindi anche delle successive polemiche.

Ora io non voglio fare un discorso politico (anche se politicamente ci sarebbe molto da dire, visto che Emiliano sta tenendo il piede in più scarpe... o forse sta cercando di infilare più piedi in una scarpa), però quanto detto da Emiliano è importante e grave.
Importante e grave in quanto sintomatico di un un fenomeno diffuso: la perdita del significato delle parole.

Le parole non hanno solo un significato lessicale, semantico. Hanno anche un significato sociale, storico.
Le parole hanno un peso.

Auschwitz (o Oświęcim, come dovrebbe oggi più correttamente venir chiamata) per esempio.
È il nome di una località, come migliaia e migliaia di altri nomi di località al mondo.
Però è un nome a cui la storia ha dato un peso. Un peso non indifferente.
Significa che non puoi usarlo? Significa che non puoi fare satira o dissacrazione con esso? Significa che non puoi farne oggetto di paragoni o confronti?

No, non significa niente di tutto questo.
Significa solo che prima di usarlo devi sapere cosa significa, che peso ha.
Una volta che è garantita questa premessa puoi usarlo quanto e come vuoi, perché saprai prenderti la responsabilità di detto uso e in caso di necessità saprai spiegarlo e giustificarlo senza problemi (almeno da un punto di vista logico).

Purtroppo oggi (come Emiliano ha dimostrato, ma non è stato il primo e non sarà l'ultimo, purtroppo) prima si parla e poi ci si informa (se lo si fa) sul significato e sul peso delle parole.
E ci si scusa solo per evitare ulteriori polemiche, senza neanche provare a giustificare l'uso fatto della parola. Proprio perché non si conosce il significato e il peso di detta parola.

Auschwitz è solo un esempio, importante in quanto estremo e usato male recentemente, ma si potrebbe fare lo stesso discorso con tante altre parole. Forse con tutte.

Come disse Claudio Magris: Le parole sono fatti.

Saluti,

Mauro.