venerdì 11 agosto 2023

Pillole di fisica - Luce e suono nel vuoto

Oggi l'amico Carlo Piana ha proposto un quiz (con trabocchetto) su Twitter: Senza googlare e senza chiedere a ChatGPT, ricordate "a memoria" la velocità del suono nel vuoto, arrotondata al metro al secondo?
Questo mi ha dato lo stimolo per scrivere un breve thread di fisica.
Come quasi sempre, provo ora qui a riproporre detto thread come testo unico, sperando sia più leggibile e chiaro.

Ovviamente non vi do subito la risposta al quiz di Carlo, anche perché la conoscete tutti, vero? 😉

Il quiz è apparentemente banale (e la risposta in sé facile), ma in realtà non è poi così banale come sembra.
Infatti ho sentito in passato talvolta fare la seguente domanda (magari espressa in termini diversi, ma qui è la sostanza che conta): perché il suono e la luce, pur essendo entrambe onde, hanno nel vuoto comportamenti diversi, addirittura opposti?
A parte il fatto che questa domanda dimostra una scarsa conoscenza del significato fisico del termine "onda", la risposta è al tempo stesso facile ma non banale. Anzi, è proprio interessante.
Luce e suono non sono fenomeni paragonabili, nonostante alcune (più che altro apparenti) similitudini.

La luce si trasmette sì in un mezzo, ma questo mezzo può anche essere il vuoto (che in sé sarebbe un non mezzo), perché è la luce stessa a essere un mezzo! È composta di particelle chiamate fotoni, che quindi possono esistere sia in un mezzo che nel vuoto.

Il suono, invece, inteso in senso particellare semplicemente non esiste (e non venitemi a tirar fuori i fononi, che sono solo una speculazione astratta).
Non esistono particelle di suono. Quello che noi percepiamo come suono sono solo le vibrazioni delle particelle del mezzo in cui il suono stesso si propaga.
Nel vuoto non ci sono particelle, quindi non c'è nulla che possa vibrare.
Quindi... niente suono.

Sia chiaro: ovviamente il vuoto in fisica è una questione molto più complessa di come descritto qui, ma per spiegare la differenza tra luce e suono questo basta.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 9 agosto 2023

Un ragionamento sugli "extraprofitti"

Ieri su Twitter (o meglio su X) ho pubblicato un breve thread in cui esprimevo alcune considerazioni sui tanto famigerati "extraprofitti" delle banche che il governo vorrebbe tassare.
Qui vorrei riprendere quelle considerazioni in testo unico, in maniera che le mie idee siano (forse) più comprensibili, anche ampliando un po' il ragionamento.
Vorrei comunque invitarvi ad andare a leggere anche tutti gli interessanti commenti e segnalazioni ricevuti nel thread: quelli non posso riportarli qui sul blog, ma sono assolutamente da leggere.

Ho voluto provare a fare un ragionamento da persona che vive di numeri, da fisico che vive - tra le altre cose - di statistica, ma da persona che non vive di economia.
Un ragionamento, appunto, sui famigerati extraprofitti.
Leggete tutto e poi ditemi dove sbaglio. Se sbaglio.

Gli extraprofitti (oggi se ne parla per le banche, ieri per il settore energetico, in altri momenti per altri settori... e non solo in Italia) sono quei profitti che - detto terra terra - esplodono per situazioni contingenti particolari.
Profitti che vanno molto oltre i profitti "standard" del settore, per i quali non si può quindi parlare di normale andamento dei mercati.
E secondo certi governi (ma anche certe opposizioni e certi economisti, politicizzati o meno che siano) vanno tassati extra in quanto ingiusti.
Ed è questo il problema: cosa significa ingiusti?
Giustizia/ingiustizia è un concetto morale... in diritto (e la tassazione dovrebbe dipendere dal diritto) vale la legge, non la giustizia.

Inciso.
Non per niente nei tribunali c'è - correttamente - la scritta "La legge è uguale per tutti" e non "La giustizia è uguale per tutti".
Inciso chiuso.

Ora, a mio parere esistono due situazioni: o questi extraprofitti sono ottenuti legalmente o sono ottenuti illegalmente.
Nel secondo caso, ovviamente, la tassazione non c'entra. Ciò che va applicato è una confisca o un sequestro (al di là delle eventuali responsabilità penali personali delle singole persone).
A noi quindi è il primo caso che interessa: gli "extraprofitti" legali.
La tassazione attuale (giusta o sbagliata, alta o bassa che la si consideri) è già su tutti i profitti, anche su quelli cosiddetti extra. Alti o bassi che siano.
Ci sono qui due "sottocasi" in base alla tassazione.
O i miei profitti rientrano in una categoria sottoposta a tassazione fissa, diciamo per esempio al 25%, e allora se io guadagno 10 pago 2,5 e se guadagno 1000 pago 250. L'eventuale extraprofitto è già tassato.
Se invece i miei profitti rientrano in una categoria sottoposta a tassazione progressiva... a maggior ragione l'extraprofitto è già tassato: più guadagno più l'aliquota sale, quindi più pago, anche in percentuale, non solo in valore assoluto.

E faccio questo ragionamento da uomo di sinistra, non da liberista.
Ditemi dove sbaglio.

E questo è quanto scrissi nel thread originale.
Ma ho poi aggiunto qualcosa oggi in un minithread successivo, che riporto qui sotto.

La motivazione principale che sento/leggo spesso riguardo un'ulteriore tassazione di questi extraprofitti quando si parla delle banche sono i guadagni che queste farebbero ai danni di coloro che hanno sottoscritto mutui o prestiti a tasso variabile.
Ma siamo sicuri che questi ultimi siano sempre e solo vittime?
A me la cosa ricorda però tanto un'altra storia che riguardava le banche (nel mio racconto in particolare una banca, ma in realtà fu un fenomeno che riguardava molte banche e che, come prevedibile, finì nel nulla), cioè il vedere come vittime chi comprò azioni e/o obbligazioni di certe banche.
Leggetevi quanto scrissi qui allora, nel 2019.

Prima di chiudere vi segnalo due letture decisamente interessanti che mi sono state consigliate nei commenti al mio thread originario:
1) Un testo di Mario Seminerio (alias Phastidio);
2) Un thread di Carlo Alberto Carnevale-Maffè.

Saluti,

Mauro.

martedì 8 agosto 2023

Riusciremo mai a fare gli Stati Uniti d'Europa?

Come chi mi conosce sa, gli Stati Uniti d'Europa sono un mio sogno. Lo espressi in maniera inequivocabile qui nel 2018.
E quel sogno continuo ad averlo.

Ma oggi Lele in un commento a questo mio post del 5 agosto scorso mi ha chiesto esplicitamente: "riusciremo mai a fare gli Stati Uniti d'Europa?".
E qui si parla di realtà, non di sogni.

Se devo essere realista dico che la Comunità Europea originaria, quella a 6 stati (Italia, Francia, Germania, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) aveva tutte le potenzialità per diventare gli Stati Uniti d'Europa.
Nonostante tutte le differenze, il retroterra comune, le necessità comuni erano forti, presenti e sono convinto che alla lunga, anche se non senza difficoltà, ci si sarebbe arrivati.

E questa speranza, anche se con meno convinzione, è durata fino al 2004, fino a che l'Europa era a 14 (anzi a 15, visto che il Regno Unito era ancora dentro). Cominciava, con l'allargamento del 1995, a esserci meno omegeneità, ma le basi comuni erano ancora forti.

Con l'ampliamento affrettato a est del 2004 (e successivi), nonostante tutti i proclami, si è definitivamente detto addio a questa speranza.
Ampliamento troppo affrettato, troppo vasto e troppo snaturante. Troppe le differenze tra i membri a questo punto. E troppo tenute nascoste, o meglio sottovalutate, pur di allargarsi velocemente.
Nel 2004, di fatto, l'Europa ha rinunciato al sogno di una vera unità per limitarsi a essere una sorta di ONU continentale.

Ergo, rispondendo a Lele: no, non riusciremo mai a fare gli Stati Uniti d'Europa.

Spero che la storia mi smentisca, ovviamente.

Saluti,

Mauro.

sabato 5 agosto 2023

Troppi temi, troppi stimoli

Ci sarebbero decine di cose su cui scrivere, ma a cosa dare la priorità?

Ditemi voi cosa vorreste leggere, su cosa vorreste che io scriva.

Saluti,

Mauro.

martedì 1 agosto 2023

Dettagli genovesi 45 - La Hofbräuhaus

Ormai un'istituzione a Genova dal 2005: la Hofbräuhaus nel vecchio palazzo della Borsa.
Sì, proprio quella famosa di Monaco di Baviera, non una copia non autorizzata. Bensì un locale ufficialmente riconosciuto dalla Hofbräuhaus originale.
E quella di Genova è l'unica in Italia. Anzi: l'unica in Europa in un paese non di lingua tedesca.

E si fa un bel mix di cucina ligure e cucina bavarese.
Accanto allo stinco trovate per esempio la focaccia col formaggio di Recco (e non un'imitazione: l'originale di Vitturin).

Tappa da non perdere.



Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli genovesi.

Una fermata a San Fruttuoso (dettagli genovesi special)

Forse ricorderete tempo fa la fermata d'autobus arredata a Marassi, Genova.

Bene quella fermata ora è di nuovo spoglia. In compenso l'arredo si è spostato un po' più a valle, per la precisione in una fermata di Corso Galliera a San Fruttuoso.


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli genovesi.