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lunedì 16 giugno 2025

Non giudicate l'autore/autrice

Quando leggete qualcosa (qualsiasi cosa: un tweet, un blog, un articolo, un libro, ecc.) cercate di nascondere a voi stessi l'autore/autrice.
Giudicate, valutate quello che leggete, le fonti che porta, la logica del discorso. Non l'autore/autrice.
Anche uno stronzo può scrivere cose giuste e condivisibili e anche una persona seria può scrivere cose sbagliate e condannabili.

Un tweet, un articolo, ecc. non può ovviamente cambiare il giudizio generale sulla persona che lo ha scritto. Ma allo stesso tempo un tweet, un articolo, ecc. non va giudicato in base a chi lo ha scritto.
Va giudicato in base a quel che contiene, in base a quel che dice. E a nient'altro.

Del resto, se ci pensate bene, è proprio questo il senso di cose come la peer review, il doppio cieco e simili.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 11 giugno 2025

Riflessioni sballate

Leggete questo tweet (è un tweet pubblico, non nascosto, quindi non c'è ragione legale di nascondere il nome dell'autore):


L'autore manipola per portare acqua al proprio mulino.

Infatti usa la parola "expat" - unita alle allusioni su reddito e istruzione - per far capire che gli italiani benestanti e soprattutto istruiti, visto che la parola "expat" si riferisce generalmente ai giovani italiani laureati espatriati negli ultimi anni, siano contro la cittadinanza "facile" (che poi facile comunque non è).

Peccato che l'autore non sappia (voglio augurarmi che la sua sia ignoranza, non malafede) alcune cose.

- Tra gli espatriati giovani ci sono anche molti non istruiti che sono venuti all'estero a fare i camerieri, i pizzaioli o simili. Non tutti gli "expat" sono ingegneri, informatici o scienziati.

- La maggioranza degli elettori italiani all'estero (sia intesi come aventi diritto al voto, sia come votanti effettivi) è ancora costituita dagli emigrati classici (quelli che qui in Germania sono chiamati "Gastarbeiter") e dai loro discedenti, che solo in pochi casi sono riusciti a fare poi grandi studi e ottenere lavori importanti.

- Questi emigrati classici sono sempre stati tendenti a destra. Ai tempi la DC riusciva un po' ad arginare, non certo le sinistre. E lo sono diventati ancora di più dopo la legge Tremaglia, che ha permesso a tutti gli espatriati di poter votare senza dover tornare in Italia.

Riflettete su questi fatti.
Il dato che l'autore del tweet cita deriva da questi, non da ciò che lui sottintende.

Saluti,

Mauro.

lunedì 13 agosto 2018

Genitori che non ci sono, ma ci sono

Prima che ci fraintendiamo: non parlo di genitori stronzi (anche se esistono, purtroppo), ma parlo di documenti e di cosa su detti documenti è riportato.

E parto da un tweet di Salvini:


E io stesso, confesso, ci ero cascato. Nel senso che ho creduto che Salvini parlasse di cose concrete, e in detta convinzione ho twittato questo:


Il problema è che... sulla carta d'identità dei minori in Italia c'è già quello che chiedo io e non c'è mai stato Genitore 1/Genitore 2.

Qui il modulo per la richiesta:


E qui un'immagine (tagliata per ovvi motivi) del documento stesso:


Insomma, Salvini ha parlato del nulla. E come al solito l'Italia ci è cascata.
Stavolta anch'io (ma più grave è che ci siano cascate le opposizioni, di tutti i colori).

Saluti,

Mauro.

martedì 20 febbraio 2018

Una piccola storia di social

Qualche giorno fa mi sono ritrovato a rilanciare una bufala: l'assenteismo di Salvini al Parlamento Europeo.
Come dimostrano i numeri è una leggenda metropolitana, ma dura a morire. Salvini non è certo recordman di presenze, ma (almeno rispetto alla media) non lo si può definire assenteista.
Una persona che ha letto il mio tweet mi ha corretto (pacatamente e portando argomenti, come dovrebbe sempre essere, e non come spesso accade accusando chi sbaglia di chissà cosa).
Preso nota della sua correzione non ho cancellato il mio tweet originario ma ne ho pubblicato uno in cui ammettevo l'errore e mi scusavo con Salvini e con i lettori per l'errore stesso (trovo scorretto cancellare gli errori facendo finta di non averli mai commessi come ha fatto, per esempio, il Post in una recente occasione).

E la cosa normalmente finirebbe qui.
Uno sbaglia, viene corretto, rettifica e si scusa e poi la vita va avanti.

Se non fosse che la cosa è successa su un social network...
E quindi?
E quindi il mio tweet originario (quello con l'errore) ha ricevuto vari "like" e "retweet". Il tweet con cui sono stato corretto e quello in cui mi scusavo no. Io e il mio "correttore" ci siamo apprezzati a vicenda con un like, ma praticamente nessun altro lo ha fatto.
La cosa più grave però non è tanto questa... quanto che il mio tweet originario ha ricevuto like e retweet anche dopo la pubblicazione di correzione e scuse.

Perché?
Io personalmente vedo due motivi (due motivi principali, in realtà ce ne sono più di due):
1) La gente agisce prima di leggere tutto, cioè pur vedendo che la discussione continuava con altri tweet, molti lettori si sono fermati al mio primo;
2) Essendo sia io che la persona che mi ha corretto non certo salviniani (anzi né io né lui lo apprezziamo, ma proprio per niente) è probabile che anche la maggioranza dei nostri lettori non lo apprezzino... quindi meglio una notizia falsa contro, che una vera a favore.

Tempi tristi.

Saluti,

Mauro.

sabato 16 settembre 2017

Il balletto dei followers

Già tempo fa scrissi di comportamenti assurdi (se non idioti) dei frequentatori dei social networks.

Quanto osservai allora non è ovviamente tutto.
Ci sono anche altri comportamenti assurdi, tra cui quello che io chiamo il balletto dei followers.

In cosa consiste? Guardate il numero di coloro che vi seguono su Twitter, Facebook e compagnia cantante: questo numero andrà su e giù come fosse sull'altalena.
Perché?
Perché la gente non pensa, si comporta in maniera compulsiva e/o pavloviana.

Mi spiego meglio.
Scrivo un intervento che a te piace, interessa e subito fai follow alla Pavlov e decidi di seguirmi. Però prima non ti informi su cosa scrivo in generale, su quali temi e in quali modi. Io sono semplicemente quell'intervento e nient'altro.
Dopo un po' scrivo un intervento che non ti piace, non ti interessa e subito, da bravo pavloviano, decidi di non seguirmi più. Anche qui senza informarti (e senza ricordare l'intervento per cui avevi deciso di seguirmi). Io sono di nuovo solo quest'intervento e nient'altro (neanche l'intervento di prima).
E così il numero dei followers oscilla di giorno in giorno, se non di ora in ora, in una specie di balletto sismico (registrassi regolarmente il numero di coloro che mi seguono e lo riportassi su un grafico temporale sembrerebbe l'andamento di un sismografo).

Saluti,

Mauro.

martedì 23 maggio 2017

Che cos'è un intellettuale?

Stasera su Twitter ho posto (e mi sono posto) una domanda: che cos'è un intellettuale? Soprattutto un intellettuale oggi?

Cosa qualifica come tale? Quali compiti ha, se ne ha? Esserlo oggi merita rispetto o ludibrio?

Boh.
Tutto ciò che io so è che cosiddetti intellettuali (spesso autonominatisi tali) impestano stampa e televisioni.

Saluti,

Mauro.

giovedì 1 dicembre 2016

Mauro, Twitter e la Deutsche Bahn

Qualche minuto fa, sulla mia pagina Twitter, è apparso un tweet della Deutsche Bahn (le ferrovie tedesche, per chi non padroneggia l'idioma teutonico).

Dato che non seguo la Deutsche Bahn su Twitter (non è tra i miei contatti) questo era un tweet "sponsorizzato" (ergo: pubblicità). Fin qui nulla di male, i cosiddetti social networks sono aziende, non dame di carità, quindi devono guadagnare. E la pubblicità è fonte di guadagno.

Il problema era il contenuto del tweet: per pubblicizzare la sua nuova app, la Deutsche Bahn diceva che ora potevamo comprare il biglietto del treno anche dal cesso.

Beh, non ho potuto tacere... ho dovuto rispondere al tweet.
Viste le mie esperienze con la DB ho scritto che di comprare il biglietto dal cesso non me frega nulla e che mi interessa molto di più che i cessi sui treni siano puliti e almeno accettabilmente integri.

Vedremo se la DB reagirà.

Saluti,

Mauro.