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mercoledì 2 ottobre 2019

Io credo che il PD abbia sbagliato

Ora che i renziani se ne sono andati e hanno fondato il loro nuovo partito si potrebbero anche fare esercizi di dietrologia e pensare male, ma la motivazione ufficiale del fatto che il PD abbia accettato di fare un governo con il M5S (e anche del perché Italia Viva rimane nel governo pur essendosene andata dal PD) è che era necessario impedire alle destre (ergo Lega più FdI con forse FI a rimorchio) di conquistare il potere.

A parte il fatto che il M5S è destra checché ne dicano amici e nemici, quindi con questo governo la destra è rimasta al potere. Ed è una destra più pericolosa di quella all'opposizione essendo "liquida" (cioè molto più adattabile agli umori del momento) e di proprietà di un'azienda attiva nel mondo digitale.

A parte il fatto che fare un governo per fermare qualcuno (per "cattivo" e pericoloso che sia o che sembri) e non per proporre qualcosa, dimostra solo che tu hai ben poche idee e programmi da offrire.

A parte tutto ciò... per me - se prendiamo la motivazione ufficiale - ha sbagliato i calcoli.

I sondaggi davano Lega e FdI in crescita... ma quante volte ultimamente i sondaggi hanno fatto un buco nell'acqua (e non solo in Italia)? Pensateci bene: la maggioranza delle volte.
Per di più il comportamento di Salvini non era certo un invito a votarlo (soprattutto il suo quasi strisciare alla fine per convincere il M5S a tornare con lui).
E io aggiungo: anche se i sondaggi fossero stati veramente significativi... Lega e FdI avevano raggiunto il massimo possibile, oltre non potevano andare.

E non venitemi a dire che non c'erano solo i sondaggi ma anche i risultati delle Europee... secondo voi sono veramente indicativi di cosa poi succede alle politiche?
Vi rispondo con due esempi.
1984: Il PCI scavalca la DC e diventa primo partito... ma dura solo per quelle elezioni, alle successive politiche la DC si riprende lo scettro.
2014: Trionfo PD... trionfo e tonfo, infatti alle successive politiche il PD crolla.
E sarebbe successo anche alla Lega dopo le europee del 2019 se solo il PD non se la fosse fatta addosso.

Se proprio la priorità era evitare un governo delle destre, la strada migliore sarebbe stata mostrare coraggio e andare alle urne. La Lega avrebbe preso una sonora sberla (FdI no, ma non sarebbe bastato a salvare la destra nel complesso).
Ma, come insegna Don Abbondio, il coraggio se non ce l'hai non te lo puoi dare. E il PD non ce l'ha.

Certo, come detto all'inizio, la scissione dei renziani potrebbe far pensare altro... ma che si creda alla motivazione ufficiale o che si faccia dietrologia... in entrambi i casi andare alle urne subito avrebbe punito la Lega, quindi la scelta di Zingaretti e Renzi di creare un governo col M5S è stata un errore comunque.
Sia uniti che divisi conveniva andare al voto.
A meno che qualcuno non voglia la vittoria della Lega.

Saluti,

Mauro.

domenica 30 giugno 2019

Siamo diventati razzisti?

Risposta breve: no. Non lo siamo diventati, almeno non più di quanto già lo fossimo.
Razzisti lo siamo sempre stati (infatti se la domanda fosse stata "Siamo razzisti?", la risposta sarebbe stata ). O meglio una discreta parte di noi è sempre stata razzista.
E vale per tutti, non solo per noi italiani. Alcuni di più, alcuni di meno, ma nessuno è immune.

Risposta lunga: la situazione si è evoluta negli ultimi tempi e richiede un'analisi più complessa di un semplice sì o no.
Vediamola (spoiler: comunque non smentisce la risposta breve).

Il razzismo è connaturato alla natura umana.
Ma il conformismo ancora di più.
Ergo in un periodo in cui il governo, la politica sembrano sdoganare il razzismo i razzisti sembrano aumentare (e le statistiche sugli atti di razzismo che avvengono generalmente lo confermano).
In un periodo in cui il governo, la politica sembrano veramente impegnarsi contro il razzismo i razzisti sembrano diminuire (e anche qui le statistiche generalmente confermano).
Ma in realtà il numero di razzisti rimane pressoché uguale.

Cosa succede allora?
Che chi si comporta da razzista come norma se ne frega di chi è al governo e di cosa dicono le leggi. E fa il razzista sempre.
Però c'è chi è razzista ma, diciamo, prima di tutto tiene alle proprie chiappe e quindi annusa l'aria. Se c'è uno sdoganamento si sente libero di vivere il proprio razzismo. Se invece vive in un periodo politicamente corretto mette la coda tra le gambe e si trattiene.
Poi c'è chi è indifferente, colui a cui non interessa né sostenere né combattere il razzismo, ma anche lui annusa l'aria e si accoda a chi comanda in un determinato momento.

Tra le altre cose queste due ultime categorie (soprattutto la prima, quella dei razzisti "paurosi") vivono in una condizione di legge percepita (cosa intendo con legge percepita lo spiegai qui in altro contesto).
Queste persone credono che le leggi sul razzismo siano state ora ammorbidite da Salvini e prima fossero state irrigidite da Renzi. E pensano che siano ora permesse cose in realtà proibite e che durante la legislatura precedente fossero proibite cose che proibite non erano.
Perché le leggi sul razzismo in Italia non sono state cambiate né da Renzi né da Salvini, almeno nella parte sostanziale. Sono ben più vecchie.
Come non è tutto permesso ora, non era tutto proibito prima. Anche se molti lo credono.

Tornando al punto: no, il razzismo in sé non è aumentato. Ma sono aumentate le espressioni palesi di razzismo (sia illegali che no).

Saluti,

Mauro.

mercoledì 7 marzo 2018

Che Di Maio non esulti troppo

Di Maio non ha capito (ma per capire servono i neuroni, quindi in realtà Di Maio non c'entra) che il successo del M5S è un voto "contro", non un voto "per".

Nessuno voleva Di Maio, Grillo, Casaleggio e consorti... ma tutti (o quasi) volevano liberarsi di Renzi, Berlusconi e D'Alema. E hanno in tal senso votato.

Il vero vincitore (che piaccia o meno) è Salvini, non Di Maio.

Perché al prossimo voto (che non sarà nel 2023, ma nel 2019 o al più tardi nel 2020, visto che la legislatura morirà decisamente prima della della morte naturale, cioè non durerà 5 anni... proprio per niente) Di Maio sparirà, Salvini invece no.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Anche dovessi sbagliarmi sul M5S, garantisco che non mi sbaglio su Di Maio: alle prossime elezioni lui sparirà sia che che il M5S trionfi sia che il M5S sparisca.

venerdì 24 novembre 2017

Candidati che davvero...

Da un paio di giorni ci stanno sfracellando i gioielli di famiglia con la storia che Di Battista ha dichiarato che non si ricandiderà alle prossime politiche.
E oggi Repubblica pubblica estratti di dichiarazioni dello stesso al proposito.

Una frase di Di Battista mi ha colpito:
"Anche Renzi si potrebbe non ricandidare e anche lui riceverebbe migliaia di attestati di stima da parte degli italiani, come è successo a me. Lo invito a farlo".

Quando la ho letta mi sono cascate le palle. E dovrebbero cascare anche a voi.
Perché?
Perché Renzi non può, neanche volendo, ricandidarsi in Parlamento... al massimo potrà candidarsi, non ricandidarsi, visto che alle politiche non si è mai presentato prima.

E nessuno che a Di Battista lo faccia notare. Neanche Renzi stesso.

Saluti,

Mauro.

giovedì 29 giugno 2017

Considerazioni sparse sulle amministrative

Un paio di considerazioni sparse sulle amministrative conclusesi col ballottaggio di domenica scorsa in Italia.
Non voglio fare un'analisi completa e sistematica, solo fissare un paio di punti che mi sembrano interessanti e importanti.

1) Non ha vinto un partito o l'altro, una coalizione o l'altra: hanno perso tutti.
Ad aver vinto è stata l'astensione, il disinteresse, il menefreghismo.
Se le cose continueranno ad andare male (o, più probabilmente, peggio) non prendetevela con chi amministra i singoli comuni. Prendetevela con gli elettori che se ne sono fregati e che quindi hanno ridotto i ballottaggi a una specie di lotteria.

2) Sento tanto blaterare di sinistra unita: il PD si lamenta che la sinistra "vera" ha favorito le destre per fare la "dura e pura" (P.S.: non è vero), i partiti a sinistra del PD si lamentano che il PD non ha cercato il dialogo (P.S.: non è vero se parliamo del PD, lo è se parliamo solo della persona Renzi).
Entrambi però aggirano, ignorano il vero punto: ai ballottaggi, anche se PD e sinistra "vera" avessero fatto blocco, nella maggioranza dei casi i numeri non sarebbero bastati lo stesso. È da qui che deve partire la riflessione, non da altro.

3) Renzi (come già al referendum) ha fatto l'errore di personalizzare troppo il voto. E alle amministrative questo non ha MAI funzionato. Per nessuno. Tranne che, logicamente, per i candidati sindaci. E Renzi non lo era in nessun comune.

4) Qualche "analista" ha sostenuto che la discussione sullo "ius soli" (che tra l'altro non avremo anche se la legge in discussione dovesse passare senza modifiche, leggetevela bene) ha influito sul voto contro il PD. Io personalmente non credo, o almeno - se lo ha fatto - lo ha fatto in maniera molto marginale.
Se lo "ius soli" avesse spinto gli elettori, l'astensione sarebbe stata molto inferiore, vista la presenza insistente e ubiqua del tema nel dibattito non solo politico.

5) Comunque si valuti il voto di domenica scorsa non credo che lo si possa considerare un test significativo per le prossime politiche, come di fatto (nonostante le leggende metropolitane) le amministrative non lo sono mai stato.
A maggior ragione non lo sarà se la legislatura riuscirà ad arrivare alla sua fine naturale e non si voterà in autunno.

6) Tanti si chiedono come mai Grillo non riesca a sfondare nella "sua" Genova. La domanda è giustificata (del resto anche alle politiche e alle comunali precedenti il M5S ha ottenuto a Genova risultati più deludenti della media nazionale).
Non credo c'entri la tradizione politica della città (se c'entrasse non sarebbe mai stato eletto un sindaco sostenuto anche dalla lista neofascista della Meloni).
La mia impressione da genovese è che Grillo abbia trattato Genova con troppa supponenza. È come se lui avesse pensato: "Io vengo da Genova quindi Genova mi deve votare a prescindere, non serve che mi impegni". E la ha pagata.

Saluti,

Mauro.

domenica 11 dicembre 2016

Referendum costituzionale 6

Entrambi gli schieramenti hanno fatto campagna elettorale presentando le conseguenze apocalittiche che avrebbe portato la vittoria della controparte.

Balle, solo balle.

Ha vinto il no? Le conseguenze saranno minime.
Avesse vinto il sì? Le conseguenze sarebbero state comunque minime.

Diciamoci la verità: entrambi gli schieramenti - per ragioni politiche e non di merito - hanno estremamente esagerato l'importanza di questo referendum.

A parte il caos iniziale che c'è sempre dopo un referendum importante... non ci saranno altre particolari conseguenze.
Il popolo è più maturo (o più menefreghista, probabilmente) di quanto i politici credono (o vorrebbero) e alle prossime elezioni voterà fregandosene del referendum (ergo: se voterà contro il PD significa che lo avrebbe fatto anche senza referendum).

In fondo gli unici a credere (o a voler far credere) che il referendum fosse veramente importante sono stati i giornalisti.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui il primo commento.
Qui il secondo commento.
Qui il terzo commento.
Qui il quarto commento.
Qui il quinto commento.

giovedì 8 dicembre 2016

Referendum costituzionale 5

Un grosso errore che hanno fatto i promotori del referendum è stato chiaramente il chiedere che le modifiche venissero votate in blocco: o tutto o niente.

Vorrei ricordare che gli articoli modificati erano 47.
47 sui 139 totali di cui la Costituzione è composta (non conto come articoli le Disposizioni Transitorie e Finali).

È evidente che chi ha votato nel merito (e non, come purtroppo molti, pro o contro Renzi) ha trovato in mezzo a tutta la messe di articoli modificati sia cambiamenti che approvava, sia cambiamenti che disapprovava.
Io stesso, per esempio, se avessi potuto votare articolo per articolo avrei votato molti no, ma un paio di sì a determinate modifiche li avrei dati volentieri.
E invece no: o tutto o niente.
Chi ha votato sì, si sarebbe trovato cambiati anche articoli che gli sarebbe piaciuto mantenere.
Chi ha votato no, ora si trova immutate anche cose che avrebbe voluto cambiare.

Non dico di presentare 47 quesiti separati al referendum (con 47 quesiti col cavolo che sarebbe andato alle urne il 65% degli aventi diritto), ma almeno raggruppali per titoli (la Costituzione è divisa in 10 titoli, 4 nella prima parte e 6 nella seconda).
Con 10 quesiti separati la gente avrebbe comunque votato e soprattutto avrebbe potuto votare ancora più coscientemente e nel merito.

Invece...

Con questa tattica Renzi ha chiaramente favorito il no.
Perché?

In una situazione del genere per uno che vorrebbe dare tutti no o tutti sì non c'è problema.
Ma uno che vorrebbe dare qualche no e qualche sì (come il sottoscritto, per esempio) cosa pensa?
Pensa che:
- se vota sì, non si torna indietro, quindi si deve tenere anche i cambiamenti che non gli piacciono;
- se vota no, può sempre sperare che un domani si faccia una riforma "ridotta" occupandosi di singoli articoli o titoli, quindi non blocca il cambiamento.

E quindi vota no.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
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Referendum costituzionale 4

Una delle cose più sorprendenti di questo referendum (oltre al divario tra sì e no) è stata l'alta affluenza al voto: oltre il 65% complessivo (oltre il 68% per il voto in Italia, oltre il 30% per il voto all'estero).
Per un referendum, almeno negli ultimi due decenni, una percentuale incredibile.

Tutti i fini analisti hanno pensato a due ragioni per tale affluenza:
1) l'importanza del quesito stesso;
2) la forte polarizzazione "costruita" da entrambi gli schieramenti.

Entrambe le ragioni sono corrette, nulla da dire, ma ne viene dimenticata una terza probabilmente ancora più importante: l'assenza del quorum.

Mi spiego meglio: i referenda "normali" valgono solo se vota il 50% +1 degli aventi diritto. I referenda costituzionali invece valgono anche se votasse un unico avente diritto.
Cosa significa questo?
Che in un referendum normale uno può non andare a votare perché non gliene frega nulla ma anche perché è contrario alle modifiche/abrogazioni legislative tema del referendum. Di fatto non presentarsi alle urne equivale a un no (anche se un no da vigliacchi, ma questo è un altro discorso).
Se invece non c'è quorum... se non te ne frega nulla non cambia niente in confronto a sopra... ma se sei contrario a dette modifiche/abrogazioni cambia eccome, visto che non presentarti al seggio per votare rischia in questo caso di fatto di aiutare il sì, non il no.

Ecco, molte persone sono di sicuro andate a votare per questo motivo (vale soprattutto per chi ha votato no, ma indubbiamente anche per molti che hanno votato sì: mancando il quorum, non votare significava mettersi nelle mani di chi votava), non per l'importanza del referendum in sé o per la campagna martellante che le ha convinte.

Sì, lo so che abbiamo già avuto già altri due referenda costituzionali (2001 e 2006) con affluenze decisamente inferiori, però il discorso del quorum "assente" allora non era conoscenza comune (infatti nel 2001 dove nessuno lo aveva capito la partecipazione fu del 34%, nel 2006 dove la cosa cominciava a essere chiara fu oltre il 52% e ora che quasi tutti lo hanno capito siamo andati oltre il 65%).

Saluti,

Mauro.

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martedì 6 dicembre 2016

Referendum costituzionale 3

Comunque parliamoci chiaro: se il legislatore per il referendum avesse previsto anche l'opzione "dipende"... sia il sì che il no avrebbero ottenuto percentuali omeopatiche.

Saluti,

Mauro.

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lunedì 5 dicembre 2016

Referendum costituzionale 2

Io ero per il no, quindi sono soddisfatto del risultato.
Per sapere comunque cosa succederà ora, bisogna vedere come si comporteranno i due schieramenti nelle consultazioni che seguiranno alle dimissioni di Renzi.

Paradossalmente (e senza aver mai apprezzato la sua azione di governo) ritengo che ora la cosa migliore sarebbe lasciarlo andare avanti.
In questo momento un'altra maggioranza sarebbe possibile solo con nuove elezioni, ma abbiamo una legge elettorale che fa schifo e che va cambiata PRIMA di tornare a votare.
E dopo questa sconfitta Renzi non può più permettersi di andare avanti da solo senza parlare con le opposizioni (sia interne al PD che nel senso classico del termine).

Saluti,

Mauro.

P.S.:
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Referendum costituzionale 1

La vittoria del no era facilmente prevedibile.
La sua entità (se il trend attuale verrà confermato) invece proprio per niente.

A quanto pare la scelta di Renzi di farne un referendum pro o contro il governo è stata un boomerang.

Saluti,

Mauro.

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lunedì 21 novembre 2016

Statevene a casa per favore

C'è chi voterà no per mandare a casa Renzi.
E c'è chi voterà sì per evitare ribaltoni.

Se andrete a votare per uno di questi due motivi... statevene a casa, per favore.
Si vota per la Costituzione, non per un governo.
È vero che il risultato del referendum avrà anche effetti politici sul governo (ed è anche giusto che sia così). Ma non è questo un motivo per scegliere sì o no.

Andate a votare se siete favorevoli o contrari alla riforma, non se siete favorevoli o contrari al governo.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 6 luglio 2016

Il caso Alfano

I cosiddetti garantisti (cosiddetti in quanto il loro garantismo dipende da chi è l'accusato) starnazzano che Alfano non ha fatto nulla di penalmente rilevante.
Per quel che ne so io (e chi mi conosce sa che non sono certo un estimatore di Alfano e della sua consorteria politica) è vero: Alfano non ha commesso reati e neanche li ha favoriti.
Ma se la tua famiglia (in questo caso padre e fratello) ha comportamenti tali... non c'entra più niente cosa tu come singola persona hai fatto o non hai fatto. E non c'entra neanche se i tuoi parenti hanno approfittato di te a tua insaputa.
Quello che c'entra è che tu hai dimostrato inaffidabilità (se no ti saresti accorto di quel che stava succedendo). Punto.
E una persona inaffidabile - anche se onestissima - non ha niente a che fare con una carica di governo. Detta persona deve dimettersi e basta.
Come detto, al di là della propria onestà.
E se non lo fa volontariamente, deve essere il consiglio dei ministri a obbligarlo a dimettersi. Sempre che detto consiglio dei ministri abbia idea di cosa siano giustizia e opportunità.

Saluti,

Mauro.

domenica 21 febbraio 2016

Il presunto assalto al welfare del Regno Unito

Cameron (ma non certo solo lui) sostiene che non è accettabile che tanti stranieri - compresi cittadini di altri paesi dell'Unione Europea - vadano nel Regno Unito solo per sfruttarne il sistema sociale, il cosiddetto welfare.

Ma il welfare del Regno Unito è stato smantellato già dalla Thatcher (cioè almeno 25 anni fa se non di più). E non solo per gli stranieri, ma anche per i britannici stessi.

Quindi chi vuole prendere in giro Cameron?
E perché Merkel, Holland, Renzi e compagnia cantante non glielo fanno notare?

Saluti,

Mauro.

venerdì 5 febbraio 2016

Renzi e la morte di Regeni

Io non so cosa sia successo a Giulio Regeni in Egitto.

So però che qualsiasi cosa pretenda Renzi dalle autorità egiziane, nulla otterrà.
Per ottenere qualcosa in questioni internazionali serve avere personalità e credibilità.
E Renzi a livello internazionale non ha né l'una né l'altra.
Ha solo parlantina (che forse lo aiuterà a far sì che gli italiani dimentichino la storia, ma non certo a risolvere la stessa).

Al Sisi con le proteste di Renzi invece ci si fa (giustamente, vista la credibilità di Renzi) al limite uno stuzzicadenti.

Saluti,

Mauro.

lunedì 9 novembre 2015

L'errore di Salvini a Bologna (purtroppo pro Renzi)

Salvini ha organizzato a Bologna una grande (anche se ben meno grande di quanto lui sostiene) manifestazione per affermare il centrodestra contro Renzi e il suo governo.

È proprio questo che condanna Salvini al fallimento: Renzi è il centrodestra... quindi Salvini cerca di unire il centrodestra contro il centrodestra.
Non proprio un segnale di intelligenza.
Anche perché Renzi sta facendo approvare le leggi che Lega, Forza Italia, Alleanza Nazionale e compagnia bella volevano ma non sono riusciti a far approvare in maniera completa.

Saluti,

Mauro.

giovedì 8 ottobre 2015

Il problema di Marino a Roma

Non sono addentro ai fatti comunali romani, quindi parlo da spettatore (neanche troppo interessato, per la verità).

Ma la sostanza dietro la campagna di stampa contro il sindaco Marino non sarà semplicemente che Marino non è renziano?

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Sono passate tre ore dal mio articolo.
Sto ascoltando le cronache sulla situazione romana su Radio RAI.
Sulla RAI si dimenticano però due cose:
1) Marino non ama il Giubileo, ma il Giubileo porterà un sacco di soldi al Vaticano...e a Roma comanda il Vaticano, non il Comune o lo Stato;
2) Marino resiste, non cede... ma Marino è nato a Genova e noi liguri, quando sappiamo di avere ragione, non cediamo... neanche se ci viene puntata una pistola alla nuca.

mercoledì 16 settembre 2015

Renzi, Pertini, aerei, tennis e arrampicate sugli specchi

Nel fine settimana Renzi è volato (con aereo di Stato) a New York per assistere alla finale tutta italiana degli US Open di tennis tra Flavia Pennetta e Roberta Vinci.
Ciò ha (come era prevedibile) scatenato un putiferio. Renzi accusato di esibizionismo, arroganza, abuso di potere, di pensare solo all'immagine, ecc., ecc.
A parte che Renzi dovrebbe scegliersi meglio i consulenti: anche il più cretino dei consulenti d'immagine gli avrebbe potuto dire che tale viaggio era un autogol. Ma non è questo il (mio) punto.

Il mio punto è l'arrampicata sugli specchi dei suoi sostenitori per difenderlo: si sono messi a starnazzare perché anche Pertini nel 1982 andò alla finale mondiale di Madrid con volo di Stato. Quindi perché Pertini sì e Renzi no?

Veramente arrampicata sugli specchi... sento stridere il vetro... ma i renziani a quanto pare sono sordi e non lo sentono.

Tre "piccole" osservazioni.

1) Perché tornare indietro fino al 1982? Lo fece anche Napolitano nel 2006 andando a Berlino. O vogliono farci credere che Renzi sia un novello Pertini, quindi il paragone va fatto con lui? Meno male che Pertini non c'è più da anni così si risparmia questo scempio del suo nome.

2) Pertini (come Napolitano) era Presidente della Repubblica, non del Consiglio. Ed è il Presidente della Repubblica che rappresenta lo Stato in occasione di eventi e celebrazioni (anche sportivi, sì). Quindi se proprio qualcuno doveva volare a New York, questo era Mattarella. Renzi non c'entra nulla.

3) Nel 1982 (come nel 2006) si disputava una finale di un campionato mondiale, dove gli atleti rappresentavano il proprio paese (come succede nei campionati mondiali o continentali di ogni sport o alle Olimpiadi). Gli US Open sono un torneo (importantissimo ma non un campionato mondiale) dove gli atleti partecipanti rappresentano solo sé stessi.

Credo non serva aggiungere altro... a parte: "Cari renziani, studiatevi un po' di compiti delle Istituzioni e di storia dello sport così eviterete di sparare fregnacce".

Saluti,

Mauro.