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domenica 22 giugno 2025

Chi decide la guerra?

Gli Stati Uniti hanno attaccato l'Iran (anche se Vance, il vicepresidente, dice che non sono in guerra con l'Iran).

Al là di tutte le discussioni sui motivi, sulle ragioni e sul diritto internazionale, una domanda molto presente sul web, in particolare ovviamente quello anglofono, è se il presidente (Trump, in questo caso) abbia i poteri per ordinare un attacco del genere o se questi poteri li abbia solo il Congresso.

A leggere la Costituzione USA, se consideriamo l'attacco come un atto di guerra, direi che questi poteri li abbia proprio il Congresso, come spiegato bene in quest'articolo della Cornell Law School.
Anche se i presidenti, come dice lo stesso articolo, spesso se ne fregano.

Ma come funziona (o dovrebbe funzionare) invece in Italia?

Se leggiamo l'articolo 78 e il nono capoverso dell'articolo 87 della nostra Costituzione esattamente come negli USA (e in qualsiasi paese democratico, che io sappia).

L'articolo 78 infatti recita:

Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari.

Mentre il nono capoverso dell'articolo 87 recita:

[Il Presidente della Repubblica] Ha il comando delle Forze Armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.

La cosa quindi sembra chiara, esplicita: il Parlamento è sovrano anche nel dichiarare la guerra.

La domanda però è: dato che il Presidente della Repubblica è a capo delle Forze Armate, nel caso lui ordinasse un attacco senza l'autorizzazione del Parlamento... cosa farebbero i militari?
In teoria dovrebbero disobbedire, essendo l'ordine incostituzionale. Ma lo farebbero veramente?
(Comunque, Costituzione o meno, molti politici sono più guerrafondai dei militari... i primi sono i più pericolosi, e questo vale in ogni paese).

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i miei articoli sugli... articoli della Costituzione.

domenica 30 marzo 2025

Guerra, violenza, pace e giustizia

La maggioranza di noi ama la pace, pochi - anche tra quelli che consideriamo stronzi - amano la guerra, la violenza.
Le brave persone vogliono la pace e non vogliono violenza.
Le cattive persone cercano generalmente di raggiungere i propri malevoli obiettivi senza violenza.
Pochi amano la violenza (e di conseguenza la guerra) in sé.

Però...

Però molti purtroppo non capiscono cosa significhi veramente pace.
E credono che l'assenza di violenza, l'assenza di guerra sia in sé pace.

NO!

Chi lo crede o è un idiota o è in malafede.

La pace si basa sulla giustizia, non sull'assenza di violenza.
Una pace ingiusta è guerra. Magari non ancora sul campo, ma è già guerra. Solo, al limite, posticipata.

Pensateci, prima di chiedere all'Ucraina di trattare, di cedere.

Saluti,

Mauro.

sabato 29 marzo 2025

Riscopriamo la geografia

Purtroppo la scuola sta, quasi ovunque, abdicando al suo ruolo di insegnare a pensare, a capire, a ragionare.
Perché è questo il primo ruolo della scuola. Non inculcare nozioni (che sono sì necessarie, chi lo nega non sa cosa dice, ma lo sono se funzionali a quanto scritto nel capoverso iniziale di questo articolo, non in sé stesse).

Ovviamente le due materie fondamentali e imprescindibili sono la lingua (quindi italiano in Italia, tedesco in Germania, francese in Francia, eccetera) e la matematica.
Su questo non ci piove, qui sto solo scoprendo l'acqua calda.

Però c'è una terza materia che a mio parere è assolutamente fondamentale, ma che è sempre meno considerata, sempre più picconata.
La geografia.

Adesso molti di voi strabuzzeranno gli occhi, diranno: "Cosa ha di fondamentale sapere qual è la capitale dell'Uganda o quanti abitanti ha la Bolivia?".
E mettendola così avreste anche ragione. Peccato che non stiate parlando di geografia. Almeno non della vera geografia.

Geografia è prima di tutto saper leggere e capire una carta geografica.
Se lo sapete fare riuscirete a capire perché una determinata regione, un determinato paese, un determinato continente ha avuto la storia che ha avuto, capirete la sua economia, i suoi rapporti internazionali (o anche intranazionali), le sue guerre prima ancora di studiare storia, economia, politica, eccetera.

Un esempio banale? La Germania.
Guardate la sua posizione (sia prima come Prussia che poi come Germania) in Europa, i suoi confini (o non confini) naturali e capirete molto della sua storia prima ancora di studiarla, nazismo compreso.
E cito la Germania perché è l'esempio più palese qui in Europa, dove vivo, ma in realtà è solo uno dei tanti esempi, nulla di poi così speciale.

Rifletteteci.

Saluti,

Mauro.

giovedì 6 marzo 2025

Diplomazia, trattati e ricatti

Molti di noi (io stesso per primo, lo confesso) hanno paragonato gli inviti alla pace di certi "pacifisti" a quanto successe nella conferenza di Monaco del 1938, dove Regno Unito e Francia concessero alla Germania di Hitler di prendersi parte della Cecoslovacchia senza coinvolgere la stessa nella conferenza di cui sopra (a cui, oltre ai tre paesi citati, partecipò ufficialmente come arbitro - ma non proprio un arbitro neutrale - l'Italia, ma come detto non la Cecoslovacchia, che venne tenuta fuori dalla porta).
Il paragone ci sta, in realtà, visto che si chiede all'Ucraina di cedere in nome della pace come ai tempi lo si chiese alla Cecoslovacchia.
Solo che allora questo cedimento (che poi fu di Francia e Regno Unito, non della Cecoslovacchia) permise alla Germania di preparare la guerra (quella che oggi conosciamo come seconda guerra mondiale, non proprio una guerriciola), non portò alla pace.
E oggi la guerra in realtà già c'è, ma se l'Ucraina facesse quanto i "pacifisti" chiedono si aprirebbero solo le porta a un attacco russo ai paesi baltici e forse anche alla Polonia (e qui il parallelo passa al 1939 e al patto Molotov-Ribbentrop...).

Ma quanto abbiamo visto alla Casa Bianca (nel 2025, non nel 1938!), tra Trump/Vance e Zelensky ricorda in realtà qualcosa successo quasi vent'anni prima di Monaco.
Ricorda Versailles 1919, dove le potenze vincitrici (con di nuovo Francia e Regno Unito in prima fila) imposero le proprie condizioni alla Germania sconfitta.
Nonostante le apparenze, non ci fu trattativa, ci fu solo imposizione.
Ora io non voglio difendere l'impero tedesco (anche perché non lo merita, al di là degli scopi di questo mio articolo), ma quelle imposizioni senza discussione, senza trattativa, senza valutazione delle possibili conseguenze furono obiettivamente una delle basi (non l'unica, da sole non sarebbero comunque bastate) dello scoppio della seconda guerra mondiale.

Quello che è successo nello Studio Ovale della Casa Bianca è quasi pari a quanto nel 1919 a Versailles.
Con una sola, ma fondamentale, differenza: a Versailles furono i nemici a imporre le condizioni agli sconfitti, a Washington lo hanno fatto gli amici... e senza che la controparte fosse già sconfitta.

Un novum totale nella storia.
Un novum pericolosissimo, perché di fatto dà la stura alla più totale anarchia nei rapporti internazionali.

Saluti,

Mauro.

domenica 16 febbraio 2025

Discorsi storici dimenticati

Quando pensiamo a discorsi storici generalmente pensiamo a discorsi fatti per stimolare la parte migliore, il coraggio, la forza di chi li ascolta o - in un futuro - li leggerà.
Discorsi magari splendidi ma soprattutto retorici, pomposi (anche perché se no, raramente funzionerebbero).
Se io vi chiedessi quali grandi discorsi vi vengono per primi in mente, probabilmente mi citereste il "Blood, sweat and tears" di Winston Churchill durante la seconda guerra mondiale o il "I have a dream" di Martin Luther King Jr. negli anni '60 (no, il "Ich bin ein Berliner" di JFK Jr. era uno slogan, non un discorso).

Ma ci sono anche discorsi che hanno fatto la storia, anzi almeno in parte la hanno cambiata (talvolta in bene, talvolta purtroppo no), senza però diventare famosi in sé, senza che oggi l'opinione pubblica (storici esclusi) li ricordi.

Oggi ve ne voglio ricordare tre.
Il primo ebbe effetti positivi.
Il secondo negativi.
Il terzo dipende dal lato politico da cui lo guardiamo (ma in realtà fu anch'esso positivo) 😉

Il primo venne pronunciato il 9 settembre 1948 dall'allora sindaco di Berlino Ernst Reuter davanti al Reichstag durante il blocco sovietico di Berlino Ovest in cui si appellò alle democrazie occidentali per mantenere viva la speranza di una Berlino libera.
Questo discorso è importante in particolare per noi italiani (anche se in Italia nessuno lo ricorda) perché è la prima occasione in cui un politico non italiano citò l'Italia al fianco di quelle che allora erano considerate le grandi democrazie occidentali (USA, Regno Unito e Francia), che erano oltretutto le potenze vincitrici della guerra.
Per la precisione nella frase: "Ihr Völker der Welt, ihr Völker in Amerika, in England, in Frankreich, in Italien! Schaut auf diese Stadt und erkennt, daß ihr diese Stadt und dieses Volk nicht preisgeben dürft und nicht preisgeben könnt!" ("Voi popoli del mondo, voi popoli in America, in Inghilterra, in Francia, in Italia! Guardate a questa città e riconoscete che voi non dovete, non potete abbandonare questa città e questo popolo!").
Qui il testo completo (in tedesco) del discorso.

Il secondo discorso che vorrei ricordarvi è un discorso molto meno bello nei contenuti, anche se ebbe effetti dirompenti negli Stati Uniti, effetti che fecero danni ancora per molto tempo dopo che gli effetti legali dello stesso vennero eliminati.
Lo pronunciò il senatore Joseph McCarthy il 9 febbraio 1950 a Wheeling, davanti a un club di donne repubblicane... un discorso che, visto il luogo e il pubblico, non avrebbe dovuto diventare storico ma che, grazie all'amplificazione che ne fece la stampa, diede il via a una caccia alle streghe contro i comunisti (che per McCarthy erano tutti quelli che non fossero veri conservatori) che oggi ricordiamo col nome di maccartismo.
Qui il testo completo (in inglese) del discorso.

Il terzo discorso invece viene dall'estremo oriente, dalla Cina per la precisione, e lo pronunciò Deng Xiaoping il 18 marzo 1978 all'apertura della Conferenza Nazionale delle Scienze.
Questo discorso costituì una cesura nella storia moderna della Cina, in quanto la fece passare da paese enorme ma povero a paese lanciato verso un futuro tecnologico e scientifico che avrebbe terremotato anni dopo l'economia mondiale.
È un discorso molto bello e pregnante e la sua frase conclusiva, per quanto retorica, dice tutto e di più: "May science flourish and grow! May this conference be a complete success!" ("Possa la scienza fiorire e crescere! Possa questa conferenza essere un successo totale!".
Qui il testo completo (in traduzione inglese) del discorso.

Saluti,

Mauro.

giovedì 31 ottobre 2024

I tre pacifismi

In teoria il pacifismo dovrebbe essere per la pace, contro ogni guerra, ma in primis contro ogni aggressione. Su ciò siamo tutti d'accordo, credo e spero. Ma allora perché il pacifismo odierno (ma non solo odierno, anche se oggi più che mai) di fatto è contro chi si difende? Lo vediamo nella maniera più lampante possibile nell'aggressione russa all'Ucraina. I pacifisti chiedono di non mandare armi all'Ucraina, di usare la diplomazia e le trattative (oltretutto non capendo come funziona la diplomazia, come scrissi qui). Perché non si rendono conto che così aiutano la Russia? Che se vuoi fermare la guerra devi fermare la Russia, non l'Ucraina? Sono scemi? Sono collusi? Sono manipolati? Beh, in parte sì, ma in realtà per capire veramente bisogna andare un po' più a fondo, non etichettare e basta. Io voglio qui provare a fare una breve (e non scientifica, almeno non in senso rigoroso) analisi basandomi su due paesi. 1) L'Italia, dove sono nato e cresciuto. 2) La Germania, dove vivo da quasi trent'anni. Ma credo possa essere allargata al resto dell'Europa occidentale. Prima di andare avanti però una piccola premessa: in questo thread non voglio giudicare la politica dei singoli governi e dei vari blocchi, quindi non commentatemi con "sì, però questo governo ha fatto questo e quell'altro quello, ecc. ecc.". Sarà anche vero (anzi spesso lo è), ma qui, in questo articolo, non conta. Osservando i movimenti pacifisti dei due paesi citati dagli anni '70/'80 a oggi (per prima di allora dovrei basarmi su studi, non sulle mie osservazioni, essendo io nato nel 1968) si notano due categorie principali, che di fatto si sono divise il movimento pacifista. La prima categoria è quella che definirei dei "gandhiani", cioè coloro che rifiutano ogni forma di violenza, anche la più innocua e anche quella necessaria a difendere sé stessi. Quelli che dicono che Gandhi ha liberato l'India (un paese enorme!) senza alzare un dito. E che quindi ogni paese può farlo. Fraintendendo così sia la storia dell'India sia l'insegnamento di Gandhi. Questi sono innocenti, ingenui e idealisti, quindi sotto un certo punto di vista ammirevoli e degni di rispetto, ma comunque pericolosi. Perché se tutti fossimo come loro, basterebbero quattro gatti violenti e antidemocratici per conquistare il mondo intero e renderci tutti schiavi. La seconda categoria sono quelli che confondono pacifismo con antiamericanismo (e antioccidentalismo in generale). Anche questi in maggioranza (non tutti, ovviamente) in buona fede. Perché? Perché loro conoscevano le atomiche, le armi statunitensi, non quelle sovietiche. Le conoscevano per colpa di Hiroshima e Nagasaki e anche perché vedevano i missili USA installati in Europa (quelli sovietici non li potevano vedere, ne sapevano solo dalla stampa, che era... occidentale). Quindi la loro posizione era comprensibile, anche se sbagliata. Di questo pacifismo ne scrissi (in maniera comunque più polemica e meno equilibrata di quanto farei oggi) già nel 2006 in questo articolo. Questi due tipi di pacifismo avevano una giustificazione (sbagliata ma onestamente comprensibile) alcuni decenni fa, ma non più oggi. Però l'umanità è lenta, è pachidermica e prima che ci se ne renda conto ci vorranno ancora alcuni decenni. E ovviamente sono due tipi di pacifismo facilmente manipolabili da chi ne vuol trarre politicamente vantaggio (non serve che vi dica a chi alludo, vero?). Ma esiste un altro pacifismo, quello che io considero il vero pacifismo. Quello che aborre sì la guerra ma che sa due cose. 1) Che la non violenza fine a sé stessa aiuta solo i violenti; 2) Che la pace può esserci solo se viene garantita la giustizia. Esistono pacifisti del genere? Sì, ne esistono, anche se sono in minoranza e vengono sommersi dalle urla delle due categorie precedenti. Che questo terzo pacifismo può e deve esistere ce lo insegna un vero grande pacifista: Alexander Langer. Lo dimostrò durante le guerre jugoslave degli anni '90, ma quanto disse vale per ogni guerra (all'interno di questo mio articolo il link al suo discorso completo). Saluti, Mauro.

domenica 1 settembre 2024

Impara a leggere, prima di contestare

Qualche anno fa ho scritto un articolo per spiegare cosa significasse veramente il famoso e frainteso articolo 11 della Costituzione. Ora, io non sono un costituzionalista, ma la Costituzione la ho studiata bene. E ho letto molti costituzionalisti che la spiegano. Sia quelli che la considerano perfetta, sia quelli che vorrebbero cambiarne varie parti. Cosa significa questo? Molto semplice: che tutto quello che ho scritto è opinabile e contestabile, non essendo io un professionista del settore (ovvio, anche loro sono contestabili, ma un pochino meno di me), ma non è comunque scritto a vanvera (e credo che gli amici giuristi possano confermarlo). Il problema è che chi mi contesta (e su Twitter sono stati tanti nel corso di questi anni, visto che ho dovuto autocitarmi molte volte) non legge né tutto il mio articolo né (ed è molto peggio) tutto l'articolo 11 della Costituzione. Si ferma a cinque parole "L'Italia ripudia la guerra". E per lui queste cinque parole sono tutto l'articolo. No, bello mio, non sono tutto l'articolo. Se tu continui a ripetere a pappagallo solo queste parole, non puoi aspettarti che io accetti di dialogare con te (anche perché oltretutto generalmente tu non ascolti). Leggiti tutto l'articolo 11 della Costituzione, ma veramente TUTTO, poi riflettici e poi, se lo ritieni, contesta (argomentando!) il mio articolo. Se ripeti solo "L'Italia ripudia la guerra" come un disco rotto, io se sono di buon umore ti perculo e se di cattivo umore ti blocco.

Il problema è che in genere comunque succede quanto descrissi qui.

Saluti,

Mauro.

P.S.: Oggi abbiamo raggiunto il limite che uno per contestarmi non ha neanche aperto l'articolo di cui sopra, ma solo il mio profilo blogspot 🤦‍♂️

P.S.2: Qui tutti i miei articoli sugli... articoli della Costituzione.

sabato 2 dicembre 2023

Io mi sto stancando

Io mi sto stancando di leggere ma anche (soprattutto) di scrivere del conflitto israelo-palestinese. Ma non perché non sia importante o non mi interessi o non abbia nulla da dire. È un tema importantissimo. E da dire ne avrei molto. Ma... Ma non è un tema sul quale si possa discutere civilmente, non è un tema dove viene commentato (positivamente o negativamente non importa) ciò che effettivamente scrivi. Non è un tema dove poter distinguere, dove poter parlare di cose concrete. Non è un tema in cui puoi permetterti di riconoscere torti e ragioni, diritti e delitti di entrambe le parti. È un tema dove esiste solo il manicheismo. Se ammetti il diritto di Israele di esistere, automaticamente vieni accusato di voler sterminare i palestinesi. Se ammetti il diritto dei palestinesi ad avere un proprio Stato, automaticamente vieni accusato di voler distruggere Israele. No, io non ci sto. Israele ha diritto di esistere. I palestinesi hanno diritto a un loro Stato. E io, nel mio piccolo, lotto per entrambe le cose. Ma a quanto pare ciò non è accettabile. O Israele o Palestina. No. Io non ci sto. Quindi non scriverò più sul conflitto israelo-palestinese (a meno che su singoli episodi indipendenti dal contesto). A me piace ragionare, capire. Il manicheismo lo lascio agli ignoranti, ai violenti. Ai terroristi di entrambe le parti. Io mi tiro fuori. Non gioco più. Saluti,

Mauro.

venerdì 13 ottobre 2023

Hamas o come mettersi dalla parte del torto

Io stavo riflettendo su una cosa.

Hamas per l'attacco ha buttato giù con bulldozer la recinzione che fa di Gaza di fatto un lager. Ve ne rendete conto che forza avrebbe avuto questo gesto se Hamas avesse abbattuto la recinzione e poi lasciato uscire solo i civili disarmati?
Se avesse permesso loro di muoversi liberamente oltre confine SENZA però far uscire i gruppi armati? Ve ne rendete conto che forza avrebbe avuto un'immagine simile? Quanto ciò avrebbe messo al muro Netanyahu e l'estrema destra israeliana?

Capite ora perché io continuo a sostenere che Hamas è il miglior alleato dell'estremismo e nazionalismo ebraico e il peggior nemico dei palestinesi stessi?

Saluti,

Mauro.

domenica 14 maggio 2023

La guerra e la diplomazia

Ieri su Twitter ho pubblicato un thread sulla diplomazia relativamente al conflitto in Ucraina.
Qui lo ripubblico come testo unico, correggendo gli errori di battitura e cercando di renderlo più leggibile.

Il mio è un ragionamento su quanto sta succedendo dietro le quinte relativamente al conflitto.
Lasciamo per un attimo da parte torti e ragioni e chi e perché si schiera da una parte o dall'altra e riflettiamo solo sulla richiesta di negoziati, di diplomazia al posto delle armi.
Ecco, chi fa questa richiesta non ha studiato la storia.

E no, non è che la storia insegna che la diplomazia non serva o che non debba intervenire.
Proprio per niente. Anzi esattamente l'opposto. La storia insegna che la diplomazia deve intervenire e che non deve aspettare che i combattimenti si fermino per farlo.
La storia (almeno dalla fine dell'epoca napoleonica) insegna che la diplomazia è sempre in moto.

Anche nelle fasi peggiori delle varie guerre le diplomazie hanno continuato a lavorare, a parlarsi, anche se spesso non direttamente, bensì per interposta persona.
Persino durante la seconda guerra mondiale! Persino durante le sue ultime settimane!
Pensate che persino Göring a Reich ormai quasi caduto provò la via della diplomazia. E i diplomatici alleati ascoltarono, non si tapparono le orecchie, anche se poi la cosa non portò a niente.

Che poi il lavoro della diplomazia porti frutti o meno, porti pace e giustizia o meno, beh, questo è ovviamente un altro punto.
La diplomazia può fallire.
La diplomazia può arrivare a risultati discutibili.
E anche quando ha successo non può accontentare tutti.
Ma non sta mai ferma, neanche durante le fasi peggiori dei peggiori conflitti.

È chiaro che in situazioni come quella ucraina i contendenti non possano parlarsi direttamente, neanche dietro le quinte.
Ma si sta lavorando per interposta persona.
Credete proprio che la NATO oltre che armi non mandi in giro anche diplomatici?
E poi lo vedete anche voi: persone come Guterres, Xi o Bergoglio - tra le altre - stanno lavorando (e no, non venitemi a dire cose come "ma stanno dalla parte sbagliata" o "ma fanno i loro interessi" o simili... sarà anche vero, ma stanno comunque cercando di fermare o almeno limitare il conflitto, anche se magari lo fanno male).

Insomma, chi chiede che intervenga la diplomazia... sta chiedendo quello che già sta succedendo. Fin dal primo giorno.
E che succede sempre, in ogni conflitto, almeno da dopo Napoleone.

Per questo dovrebbe (ri)studiare la storia.

Saluti,

Mauro.

martedì 2 maggio 2023

A zonzo per Kassel

A Kassel troviamo la tomba di uno dei pionieri del grande Genoa...


A Kassel certe piante sembrano crocifisse...


E il picconatore Cossiga si sentirebbe a casa...


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Tutti gli A zonzo per...

martedì 22 novembre 2022

I misteri del tedesco 29 - Un povero cavaliere

In Germania esiste un piatto chiamato Arme Ritter (con varianti regionali anche come nome) che tradotto letteralmente significa Povero cavaliere.

A livello culinario non è interessante parlarne, ma non perché non sia gustoso, bensì perché è ben conosciuto in tutto il mondo.
Come ricetta risale infatti agli antichi romani e oggi è noto in tutto il mondo, in particolare nei paesi di lingua anglosassone, come French Toast e in molte parti d'Italia è noto come Pane perso.

Ma da dove viene il nome tedesco?
Perché Povero cavaliere?
"Povero" ci sta, essendo un piatto semplice, povero appunto. Ma da dove viene il cavaliere?
Il nome è già presente nel 14° secolo, nel Buoch von guoter Spise, in tedesco moderno Buch von guter Speise (Libro del buon cibo in italiano), citato dai Fratelli Grimm nel loro dizionario della lingua tedesca.

In realtà l'origine della definizione è ignota, ma ci sono interessanti storie e leggende al proposito.

Una delle storie racconta che il classico Arme Ritter fosse un piatto di cui i nobili decaduti dovevano accontentarsi durante la guerra dei 30 anni.
Cosa improbabile comunque: la guerra dei 30 anni cominciò nel 1618, mentre il nome è noto dal 14° secolo, come già detto.

Un'altra leggenda (decisamente più vaga, ma al tempo stesso più plausibile) dice che un tempo i semplici cavalieri (non nobili) poveri non avevano carne da mangiare e dovevano accontentarsi di pezzi di pane vecchio gettati in padella.
Di quest'ultima spiegazione esistono diverse versioni, ma tutte legate dal fatto che si trattasse di cavalieri impoveriti a causa di guerre o altre tragedie.

Oggi nessuno si chiede più il perché del nome.
Si mangiano il povero cavaliere e basta.

Saluti,

Mauro.

Altre puntate:
I misteri del tedesco - Lista completa

domenica 6 novembre 2022

I misteri del tedesco 28 - Un vecchio svedese

Ragazzo mio, tu sei un vecchio svedese!
E se sei un mio amico, un mio compagno (nel senso complice di appartenente alla mia compagnia) lo sei anche se non sei né vecchio né svedese.

Ovviamente, quanto ho scritto sopra per un italiano non ha senso.
Ma se lo avessi scritto in tedesco... un senso lo avrebbe eccome, visto che alter Schwede (cioè vecchio svedese) nel linguaggio colloquiale tedesco indica proprio quello (talvolta usato anche ironicamente, dipende dal contesto).

Ma da dove nasce questa espressione?

Sembra che l'espressione nasca alla fine della guerra dei 30 anni, quando il principe elettore del Brandeburgo assoldò soldati svedesi esperti e navigati come addestratori per il proprio esercito. Date le loro qualità e anche l'età vennero in genere assoldati come sottufficiali, non semplici soldati, e nel gergo delle truppe del tempo divennero in breve i vecchi svedesi.

E col tempo, come con altre espressioni, il significato cambiò fino a diventare quello che è oggi.

Saluti,

Mauro.

Altre puntate:
I misteri del tedesco - Lista completa

sabato 6 agosto 2022

Ucraina, Russia ed ex Jugoslavia

Quando parliamo dell'invasione russa dell'Ucraina, quando parliamo di pace senza rendersi conto di quello che succede sul posto, quando chiediamo all'Ucraina di non resistere (e quindi di accettare la pace eterna), quando protestiamo contro l'invio di armi all'Ucraina (sapendo bene che la Russia ne ha molte di più)...

...bene, quando facciamo così, ricordiamoci quanto nel 1993 un grande pacifista, Alexander Langer, scrisse sulle guerre jugoslave.

Leggetevi questo testo (originariamente parlato da Langer su Radio Radicale) sul sito della Fondazione Langer.

Vi cito l'ultimo capoverso (ma voi leggete tutto!):

La minaccia o l'effettuazione reale di un intervento militare hanno senso solo se non resteranno l'unico tipo di impegno internazionale: ci sarà bisogno di un forte e molteplice impegno internazionale, a cominciare da un solido e generoso programma di ricostruzione del dialogo e della democrazia. Ma se si continuasse ad escludere, per le più svariate ragioni, il ricorso alla forza internazionale, si continuerebbe a lasciare libero il campo ai più forti e meglio armati, con il rischio di sterminare i gruppi più deboli (i musulmani bosniaci oggi, altri domani), di costituire un precedente pericolosissimo in Europa, di moltiplicare le guerre nell'area e di approfondire ancora di più il fossato tra Est e Ovest, tra mondo cristiano ed Islam, tra cristiani occidentali ed orientali. Questo non deve succedere.

La verità è che Langer sapeva che la pace non è solo assenza di combattimenti.
E qualche combattimento in più oggi in certi casi significa più pace domani. Se serve a difendere chi è più debole (e chi viene invaso).

Saluti,

Mauro.

giovedì 7 luglio 2022

E se la Z non fosse una Z?

Da quando è iniziata l'invasione russa dell'Ucraina ci si chiede cosa significa la Z che appare su molti mezzi militari russi e che ora in Russia (e non solo) viene usata da chi sostiene Putin e l'intervento russo.
Ci si chiede di che parola sia l'iniziale o domande simili.

Un ottimo esempio di queste domande lo si trova in un articolo del Post del 4 giugno scorso.

Ma... e se la Z non fosse per niente una Z?

Mi spiego meglio.

In Russia si usa l'alfabeto cirillico (anche in Ucraina del resto) e nell'alfabeto cirillico non esiste la lettera Z, come vedete in questa tabella:


Come vedete non esiste nessuna Z.
E perché i russi dovrebbero usare una lettera di un alfabeto non loro? La Z si usa nell'alfabeto latino... l'alfabeto del nemico occidentale.
E non venitemi a dire che magari è un messaggio per gli ucraini: anche gli ucraini usano l'alfabeto cirillico.

E quindi?

E quindi... se la Z fosse non una lettera ma un simbolo?
Un simbolo come la svastica nazista, la falce e martello comunista o mille altri simboli politici o nazionali nella storia del mondo?

Saluti,

Mauro.

martedì 14 giugno 2022

No, non è stata una guerra civile

Tra il 1943 e il 1945 non c'è stata nessuna guerra civile in Italia.
Eppure la leggenda continua a vivere.
Persino a sinistra e alcuni partigiani ormai da anni la definiscono così.
E negli ultimi giorni lo ho riletto e risentito da più parti.
Ma non c'è mai stata.

Da un punto di vista tecnico non c'è mai stata! Non c'entrano i giudizi sulla Resistenza e sulla RSI (comunque inequivocabilmente e sempre a favore della prima) per poterlo dire. È proprio un fatto tecnico.
Un guerra civile esiste quando due (o più) fazioni dello stesso Paese si combattono tra loro. Magari con sostegno di stati esteri, ma le fazioni dette sono gli attori principali. Gli eventuali attori esteri (anche se magari presenti direttamente sul territorio) non sono i protagonisti: sono al massimo un sostegno, per quanto importante.

Tra il 1943 e il 1945 questo in Italia non successe.
La guerra fu tra Resistenza e nazisti. La RSI era solo un piccolo fiancheggiatore dei nazisti, non era un attore vero nella guerra in corso. Non era un protagonista. Era una presenza di fatto simbolica (se i nazisti fossero stati a guardare e avessero lasciato la RSI a combattere da sola contro i partigiani, la liberazione sarebbe stata sì al più tardi il 25 aprile, ma del 1944, non del 1945).

Punto.

Saluti,

Mauro.

martedì 17 maggio 2022

Io sono un idiota

Infatti continuo a illudermi che con l'umanità si possa ragionare.

Non ho mai creduto veramente alla bontà dell'essere umano, ma ho sempre sperato che sapesse ragionare, che non fosse così scemo da andare contro sé stesso.
Insomma, ho sempre creduto in un suo sano egoismo.

Ma la realtà mi smentisce quotidianamente.
Ogni allusione alla pandemia e alla guerra scatenata dalla Russia in Ucraina (ma anche a tante altre cose) è puramente voluta.

L'essere umano ha un egoismo malato: è disponibile a farsi del male da solo purché anche gli altri si facciano male. E se il bene proprio diventa anche il bene altrui... allora diventa masochista. Basta che gli altri soffrano, se ne frega di subire danni in proprio.

Saluti,

Mauro.

martedì 3 maggio 2022

Siamo in guerra?

Negli ultimi giorni sono sempre più frequenti le affermazioni secondo cui siamo già in guerra. Sia come Italia (o Germania, dove vivo), sia come UE o NATO.

Ma cosa significa "essere in guerra"?'
Quando si è tecnicamente in guerra?
Questa è la domanda importante, cosa significa essere in guerra in termini di diritto.
Quello che noi sentiamo e proviamo ha sì un valore morale... ma, appunto, solo morale, nient'altro. E dato che il livello morale è soggettivo, cambia da persona a persona... in questo caso non conta.

Quindi, usando criteri oggettivi, siamo in guerra o no?

No, non lo siamo.
Essere in guerra presuppone due fatti.
1) Avere dichiarato guerra (o altre dichiarazioni magari non così esplicite, ma comunque non interpretabili);
2) Avere truppe sul campo, magari non direttamente combattenti, ma comunque vicine e di sostegno a chi combatte.

E nessuno dei due fatti esiste.

Sosteniamo l'Ucraina con armi e fondi?
Sì, vero, ma più o meno direttamente lo facciamo anche con la Russia, che vi piaccia o meno (insomma, teniamo il piede in due scarpe).

Cosa significa questo?
Che a livello di diritto non siamo in guerra, ma stiamo facendo un grande esercizio di ipocrisia (e non vale solo per l'Italia, anzi Germania e Regno Unito stanno facendo esercizi di ipocrisia ben peggiori, soprattutto la Germania).
E purtroppo questo esercizio lo stiamo di fatto facendo a favore della Russia, non dell'Ucraina (e anche qui la Germania lo sta facendo molto più di noi e di chiunque altro).

Saluti,

Mauro.

martedì 26 aprile 2022

Se l'Ucraina è nazista... allora il mondo?

Molti si stanno schierando contro l'Ucraina perché sarebbe un paese nazista a causa del battaglione Azov.

Bene, vediamo un po' i fatti.

Il battaglione Azov è nato da idee di estrema destra? Sì.
Il battaglione Azov è ora inquadrato nelle forze armate ucraine? Sì.
Il battaglione Azov è ancora oggi formato da persone di estrema destra? Probabilmente sì.
Il battaglione Azov è la dimostrazione che l'Ucraina è nazista? No. Proprio per niente.

Vediamo anche i fatti riguardo la Russia.

Il gruppo Wagner è nato da idee di estrema destra? Sì.
Il gruppo Wagner combatte al fianco delle truppe russe? Sì.
Il gruppo Wagner è ancora oggi formato da persone di estrema destra? Sì, senza dubbio.
Il gruppo Wagner è la dimostrazione che la Russia è nazista? No. Ma ci sono ben altre prove che lo dimostrano.
Esistono altri gruppi neonazisti/neofascisti che combattono al fianco delle truppe russe e delle milizie separatiste del Donbass? Sì.

Ora vediamo perché il battaglione Azov e il gruppo Wagner (e le altre milizie russe o filorusse) non sono significativi per definire i relativi paesi nazisti (cioè, la Russia può essere definita neofascista, ma a causa della guida politica, non certo a causa del gruppo Wagner, per quanto criminale questo sia).

Esistono formazioni militari o paramilitari di estrema destra in Europa? Sì.
Esistono formazioni militari o paramilitari di estrema destra nel mondo? Sì.
Esistono formazioni politiche di estrema destra in Europa? Sì.
Esistono formazioni politiche di estrema destra nel mondo? Sì.
Possiamo perciò definire l'Europa o il mondo come nazisti? No.

Ergo: se definiamo l'Ucraina nazista a causa del battaglione Azov... per coerenza allora dovremmo definire il mondo intero come nazista.

Da qui non si scappa, a meno di non essere in malafede.

Saluti,

Mauro.

domenica 6 marzo 2022

Guerra e pace

La pace non è solo assenza di guerra.

Anzi, la sola assenza di guerra senza vera pace è solo incubatrice di altre guerre.

Per questo chi vuole la pace a ogni costo, andando solo contro la violenza ma non a favore della giustizia, quasi sempre finisce per non impedire le guerre, anzi spesso le provoca o ne aiuta l'allargamento.

Rifletteteci.
Pensate, per esempio, alla conferenza di Monaco del 1938.
Ma anche a casi attuali, sotto gli occhi di tutti.

Essere pacifisti senza se e senza ma non significa automaticamente essere per la pace.
Anzi, quasi sempre significa solo essere di fatto alleati del più forte e carnefici del più debole.

Saluti,

Mauro.