In un parcheggio coperto...
Qui tutti i dettagli coloniesi.
Ogni tanto (anzi spesso) mi vengono in mente interpretazioni di avvenimenti e fatti oppure giudizi su persone ed eventi che non si possono certo definire conformisti. O magari semplicemente idee e pensieri personali, indipendenti. Alcune di queste idee saranno giuste e condivisibili, altre no, ma sono orgoglioso che non siano conformi. I commenti anonimi non sono graditi, essi verranno cancellati a meno che non portino contributi concreti e seri. Buona lettura a tutti.
Non molto tempo fa vi parlai qui degli inni del Genoa.
Ripartiamo dal P.S. di quell'articolo:
Baccini ha anche provato nel 1991 a scrivere un nuovo inno ufficiale del Genoa coinvolgendo anche i giocatori dell'allora rosa (presentandosi come "Francesco Baccini con i ragazzi del Genoa"). Vi risparmio audio e video e meno male che la maggioranza dei genoani ormai lo ha dimenticato.
I problemi del brano erano due:
1) un video che sembrava la versione da poveracci di "We are the world";
2) i giocatori che non sapevano cantare: erano uno strazio per le orecchie.
Bene, ora (anno 2023, 130° dell'era Grifone) Francesco Baccini lo ha reinciso, senza improbabili cori fatti da Eranio, Aguilera & co. 😉
Quindi ora posso proporvelo:
Che tu sia democratico, dittatore, progressista, conservatore, populista o qualsiasi altra cosa... è evidente negli ultimi decenni che la condizione principale, se non addirittura essenziale, per far carriera in politica o addirittura arrivare al potere assoluto... non sono le conoscenze, non è l'abilità politica, non è la spregiudicatezza, non è la violenza, non sono i programmi. Non è nulla di tutto ciò.
La condizione principale è... avere un parrucchiere di merda!
Vediamo qualche esempio.
Kim Jong-Un
Boris Johnson
Donald Trump
Javier Milei
Angela Merkel
Matteo Salvini
Theresa May
Gianni De Michelis
Beppe Grillo
Ignazio La Russa
Paolo Gentiloni
Geert Wilders (aggiornamento 23.11.2023, grazie a Luca Sironi)
Elly Schlein (aggiornamento 13.07.2024)
C'è un'incomprensione (che poi spesso neanche un'incomprensione è, visto che non c'è stato dialogo al proposito, quindi non ci si è proprio potuti spiegare).
Ma solo una banalità è.
Però comunque si giudica, si tirano conclusioni.
E l'altro neanche sa cosa sta succedendo.
Perché non glielo dici. Perché chiudi subito la porta.
E visto che non ha fatto nulla, neanche sa, neanche può immaginare, cosa tu credi che abbia fatto, visto che sbatti la porta senza spiegazioni.
E si soffre.
Perché comunque ti si ama. Nonostante tutto.
Saluti,
Mauro.
Io stavo riflettendo su una cosa.
Hamas per l'attacco ha buttato giù con bulldozer la recinzione che fa di Gaza di fatto un lager. Ve ne rendete conto che forza avrebbe avuto questo gesto se Hamas avesse abbattuto la recinzione e poi lasciato uscire solo i civili disarmati?Forse ricorderete tempo fa la fermata d'autobus arredata a Marassi, Genova.
Bene quella fermata ora è di nuovo spoglia. In compenso l'arredo si è spostato un po' più a valle, per la precisione in una fermata di Corso Galliera a San Fruttuoso.
È giusto parlare della storia della Bibby Stockholm, chiatta senza motore che il Regno Unito vuole utilizzare per "accogliere" fino a 500 profughi nel Dorset, in maniera che questi non possano creare problemi a terra.
La digitalizzazione viene oggi vista come la panacea sia per il mondo produttivo che per la burocrazia.
Ora, che la digitalizzazione (o meglio informatizzazione) possa portare un sacco di vantaggi se usata bene è palese, né io né nessun altro può negarlo. Sarebbe, nella migliore delle ipotesi, da idioti negarlo.
Ma appunto: "se usata bene"!
E questo "se usata bene" è quello che viene spesso dimenticato. La digitalizzazione è un totem. È positiva a priori e a prescindere. Non va né discussa né valutata.
Ma io invece discuto e valuto.
E lavorando nella tecnologia e in un ambiente altamente digitalizzato lo faccio sapendo di cosa parlo.
Soprattutto due cose riguardo la digitalizzazione mi fanno capire quanto poco si sappia, si capisca della stessa.
Due fraintendimenti.
1) Digitalizzazione = efficienza
2) Digitalizzazione = ecologia
Ecco, molta gente associa la digitalizzazione a processi più efficienti e più puliti.
Ma non è così a priori e a prescindere!
La digitalizzazione può veramente portare a un incremento dell'efficienza e a processi più ecologici... ma dipende da come la si usa.
Efficienza.
Esempio: io produco un rapporto e il mio capo deve approvarlo prima che venga reso disponibile a tutta l'azienda.
Nei tempi passati il capo si trovava una cartella sulla scrivania e non poteva non vederla. Se non firmava l'approvazione (a torto o ragione che fosse) era perché non voleva. Lui il rapporto non poteva non vederlo.
Oggi viene prodotto un work-flow digitale e il mio capo viene automaticamente avvertito via mail o in altro modo digitale. Il mio capo riceve però centinaia di notifiche via mail e nella marea la notifica del mio rapporto gli sfugge. Non firma. Ma non firma perché non vede. Non ha visto il rapporto.
Ci sono modi per migliorare questa situazione, ma una soluzione definitiva non c'è ancora.
E vale in tante situazioni diverse, il mio è solo un esempio che ho vissuto spesso personalmente.
La digitalizzazione produce efficienza se facciamo programmazione (no, non parlo di scrivere software, parlo di organizzare processi) prima di introdurla e gli utilizzatori (i dipendenti dell'azienda o dell'ente in primis, ovviamente) sono pronti quando viene introdotta.
Se la introduci facendola cadere dall'alto, senza preparare prima chi la deve utilizzare, non produci efficienza. Anzi, fai l'opposto.
Ecologia.
Qui è ancora più facile chiarire il fraintendimento. Vi presento due esempi.
Esempio 1: la digitalizzazione doveva portare alla "morte" della carta.
Invece ha portato all'esplosione della carta. Stampare è diventato molto più facile e veloce. E molta gente ha ancora la mentalità secondo cui un documento è "vero" solo se cartaceo e una firma è "vera" solo se fatta a mano con una penna.
Ecco qui vediamo che la digitalizzazione (ma vale per la tecnologia in generale) in sé porta sì vantaggi... ma che li porta solo se viene accompagnata da un'evoluzione della mentalità, dal capire quel che si fa e perché. E questo dipende da noi umani, da noi persone.
Esempio 2: un mondo digitale ha meno emissioni, produce meno inquinamento.
Beata ingenuità.
I computer, i robot, i server, le reti e tutto quello che serve per la digitalizzazione del lavoro, dei processi... devi produrli, devi costruirli. Ti servono fabbriche "classiche", con linee di montaggio. Con meno operai umani di un tempo, vero, ma sempre fabbriche rimangono. E ti servono miniere per avere i materiali per costruire quanto sopra.
Ecco, se la digitalizzazione è verde, lo si può valutare solo a monte, quando la produci, non a valle, quando la utilizzi.
Saluti,
Mauro.
In un gruppo chiuso di Twitter ieri Anna ha raccontato che gliene hanno regalata una scatola e Marco mi ha sfidato a parlarne.
Ma cosa sono?
Prima di tutto: pseudomedicina. Fuffa.
E in secondo luogo: tradizione popolare ligure.
Quando ero bambino erano presenti negli armadietti delle medicine di ogni casa genovese o ligure. Oggi (per fortuna) non sono più così diffusi.
Ma in pratica, nel dettaglio, pseudomedicina o meno, che roba è?
Oggi voglio provare a spiegarvelo.
Tecnicamente sono dei bastoncini (o candelotti) di zolfo che vengono usati per curare il torcicollo e dolori simili.
Come detto sono pseudomedicina. Non ne è mai stata dimostrata l'efficacia al di là un possibile classico effetto placebo.
Ma secondo i cultori delle medicine cosiddette alternative, da dove verrebbe la loro efficacia?
La cosa bella è che non sono neanche d'accordo tra loro!
Ci sono diverse correnti di pensiero:
1) lo strofinamento stesso è salutare (ma nessuno spiega come/perché);
2) assorbirebbero l'elettricità statica prodotta presente in caso di dolori/lesioni muscolari;
3) la differenza di potenziale elettrico tra zolfo e fasci nervosi influirebbe sulla trasmissione del segnale nervoso;
4) assorbirebbe l'umidità (continua a essere credenza diffusa che i dolori muscolari/reumatici siano causati dall'umidità);
5) lo strofinamento produce calore, che allevia il dolore.
Esaminiamo queste ipotesi in maniera scientifica.
1) Se lo strofinamento in sè provoca beneficio, allora il materiale sarebbe secondario: perché proprio lo zolfo e solo lo zolfo?
2) Anche volendo credere che vi sia elettricità statica, questa non si assorbe. Al limite si elimina o devia (stile parafulmine).
3) Differenza di potenziale tra zolfo e fasci nervosi? OK, i nervi sono conduttori, ma qui siamo al ridicolo.
4) Lo zolfo è idrofobo. Come fa ad assorbire l'umidità?
5) Vedi 1). Allora andrebbe bene quasi ogni materiale.
Le tradizioni antiche sono una ricchezza culturale... ma non quando sono pseudomedicine che ci possono distogliere da cure serie o direttamente danneggiarci!
In questo caso i danni sono limitati (al limite uno si tiene il dolore un po' più a lungo del necessario), ma non sempre è così.
Usate la testa.
Non ascoltate i ciarlatani.
Comunque leggetevi questo articolo della Stampa del 2020!
Saluti,
Mauro.
Nel 2015 scrissi Quelli che hanno visto Genova.
Visto che anche molti altri hanno visto Genova, è ora di fare una seconda puntata 😉
Stavolta direi di partire con l'importanza storica di Genova e non dalla sua bellezza, dando la parola ad Alessandro Barbero:
Genova. Genova è credo la città più misconosciuta e fraintesa d'Italia. Genova che è un protagonista enorme, l'elemento che tiene insieme tutto è appunto il significato di Genova nella storia d'Italia.
E la Superba cantata da Petrarca incantò anche Giosuè Carducci:
Superba ardeva di lumi e cantici
nel mar morenti lontano Genova
al vespro lunare dal suo
arco marmoreo di palagi
Mentre il pittore friulano Giovanni Battista da Udine ci ricorda che Genova è la regina del Tirreno (sì lui purtroppo considerava il Mar Ligure come parte del Tirreno) e, come già fece Twain, apprezza anche le donne genovesi:
Genova, reina e capo della Liguria, anzi del Tirreno (che, per le sue bellezze, nobilitate e ricchezze meritatamente tal nome le si puote attribuire, la quale fra tante sue grazie da Iddio, dalla natura e d'amore ricevute, di bellissime, gentili e cortesi donne, più che altra città d'Italia, era ed è oggi di adornata).
Purtroppo la pulizia ammirata ai suoi tempi da Nikolaj Vasil'evič Gogol' non so se possa più essere tanto decantata oggi:
Genova è magnifica, moltissime case somigliano piuttosto a palazzi, adorne di quadri dei migliori pittori italiani, però le strade sono così strette che due persone affiancate non riescono a passarci. In compenso, sono lastricate di marmo e molto pulite.
Più vicino ai nostri tempi, il cuore marino e repubblicano di Genova venne poeticamente descritto da Francesco Guccini:
Genova, schiacciata sul mare, sembra cercare respiro al largo, verso l'orizzonte. Genova, repubblicana di cuore, vento di sale, d'anima forte.
E il nostro grande architetto Renzo Piano:
Genova è una città d'acciaio forgiata dal vento.
E un altro grande poeta, Pier Paolo Pasolini, riconobbe che la bellezza di Genova è anche il suo essere un guazzabuglio:
Genova fuma, sfuma in un guazzabuglio supremo.
L’attraversi, a metà Corso Italia, già verso Levante, ti volti, e alle tue
spalle ecco la più bella visione di tutta la Liguria.
Ma di Genova si ammira anche la musica, in questo caso quella tradizionale, come ci ricorda il musicologo Alan Lomax:
[Il trallallero è] Il più perfetto canto corale dell'Europa occidentale.
Mentre, un po' pomposo, lo scrittore tedesco Wilhelm Heinse ammira i nostri eroi:
Come fu giorno, feci una passeggiata sul colle e osservai la posizione
di Genova: un incantevole teatro che ha spinto da sempre i suoi abitanti a
dominare il mare e dal quale sono venuti i più grandi eroi. O divino Colombo e
tu, Andrea Doria, che passeggiate ora in coppia con i Temistocli e gli
Scipioni, io vi adoro nella polvere, semidei fra gli uomini!
E anche Albert Einstein, che a Genova aveva uno zio, venne colpito dalla città (ma anche dalle sue prelibatezze):
Per mesi ho visitato i monumenti di Genova. La fantastica strada Nuova. A due passi da casa c'era una pasticceria stupefacente con una cornucopia di marmo come insegna: mi sono fatto delle scorpacciate uniche. E poi San lorenzo, la cattedrale, la gente di quelli che voi chiamate caroggi. (...) Mi dispiace solo non essere mai più tornato. La mia vita - devo essere sincero - mi ha dato grandi soddisfazioni e sono anche diventato famoso. Ma Genova, anche adesso, guardando il mondo con
un certo distacco, quella vacanza non la dimentico...
Più indietro nel tempo, anche Miguel de Cervantes ebbe modo di inebriarsi di Genova (anche se non è proprio il biondo il colore tipico dei capelli delle donne genovesi...):
Alla
fine, esausti per le veglie, fradici e con le occhiaie, giunsero alla
bellissima e splendida città di Genova e qui, dopo essere sbarcati nella sua
darsena riparata e dopo aver fatto visita ad una chiesa, il capitano e tutta la
brigata ripararono in un'osteria dove annebbiarono il ricordo di tutte le
burrasche passate con il gaudeamus
presente. [...] Il buon Tomás ebbe modo di ammirare anche i biondi capelli
delle genovesi, l'eleganza e la cortesia degli uomini, l'ammirevole bellezza
della città che sembrava avere le case incastonate su per quelle rocce come
diamanti nell'oro.
E per oggi chiudiamo giocando in casa, con il nostro Ivano Fossati:
Signore
di questo porto
vedi mi avvicino anch'io
vele ancora tese
bandiera genovese
sono io.
Magari ci si rileggerà per una terza puntata (di puntate se ne potrebbero fare quasi infinite).
Saluti,
Mauro.
Da un po' di giorni si parla molto dell'atto di Salwan Momika, rifugiato iracheno in Svezia.
Questi, a Stoccolma, ha strofinato pancetta su un Corano, lo ha calpestato e poi ne ha bruciato alcune pagine.
Ora, che a livello politico le reazioni nel mondo islamico siano state esagerate, assurde è palese, essendo per di più l'atto di un singolo individuo.
Comunque a livello di considerazioni politiche avete letture più che a sufficienza in rete, sia pro che contro. Non ci aggiungo le mie. A questo punto sarebbe solo aggiungere rumore al rumore.
Però una cosa posso e voglio dirla.
Io posso capire lo stato d'animo di Momika, la sua frustrazione, al limite anche il suo odio.
Non so cosa abbia subito in Iraq e dagli islamisti, ma di sicuro nulla di piacevole né di giustificabile o di accettabile.
Io posso capire... ma i libri non si bruciano.
Bruciare un libro significa voler tappare la bocca a chi quel libro lo ha scritto e a chi lo legge.
Quando bruci un libro (che sia un testo religioso, politico, letterario o qualsiasi altra cosa) commetti un atto di censura, di repressione, perché vuoi mettere a tacere quel libro e chi lo legge.
Se bruci un libro, anche il peggiore e più pericoloso dei libri, sei un intollerante quanto quelli che combatti. Se quel libro è pericoloso, negativo ne combatti i contenuti con gli argomenti, non con le fiamme. Soprattutto quando non sei più sul posto, ma vivi in un paese sicuro.
Se usi le fiamme significa che se tu dovessi andare al potere al posto dei tuoi nemici li opprimeresti come loro hanno oppresso te.
L'unica differenza sarebbe l'inversione dei ruoli tra persecutori e perseguitati.
Perché...
[...], dort wo man Bücher
Vebrennt, verbrennt man auch am Ende Menschen.
[...], dove si bruciano i libri,
alla fine si bruciano anche gli uomini.
(Heinrich Heine, "Almansor", versi 243-4)
Saluti,
Mauro.
Tutti i testi sul blog in cui ho spiegato (anche se talvolta indirettamente) articoli (o disposizioni transitorie e finali) della Costituzione della Repubblica Italiana:
- Articolo 1 (15.08.2010)
- Articolo 54 (12.02.2011)
- Articolo 3 (15.07.2011)
- Articolo 12 (29.07.2012)
- Articolo 3 (30.10.2013)
- Articolo 11 (08.04.2017)
- Articoli 56 e 57 (31.05.2017)
- Articolo 32 (08.06.2017)
- Disposizione XII (13.07.2017)
- Articolo 92 (28.03.2018)
- Articolo 81 (05.01.2019)
- Articoli 92 e 94 (06.09.2022)
- Articolo 29 (27.06.2023)
- Articolo 11 (01.09.2024)
Saluti,
Mauro.