martedì 5 dicembre 2023

Il giorno che l'arbitro segnò

Chiunque sia un appassionato di calcio sa che l'arbitro per quanto riguarda i contatti col pallone va trattato come fosse un palo, una traversa o una bandierina.
Cosa significa questo?
Che a essere significativo è l'ultimo giocatore che ha toccato la palla, non l'arbitro.

Mi spiego con due esempi.
1) Io faccio un lancio, la palla colpisce per caso l'arbitro e finisce in fallo laterale. Io sono stato l'ultimo giocatore a toccare il pallone, quindi è rimessa laterale per la squadra avversaria.
2) Io tiro, la palla colpisce l'arbitro e finisce in gol. Io sono stato l'ultimo giocatore a toccare il pallone, quindi il gol viene registrato come mio anche se la deviazione arbitrale dovesse essere stata decisiva.

I tocchi dell'arbitro sono però rari, rarissimi.
E ancora più rari quelli che possono risultare decisivi. Generalmente (almeno nel 99,9% dei casi) i rari casi di tocchi arbitrali riguardano sfioramenti che non provocano deviazioni percettibili della traiettoria del pallone.

Però in Italia ci fu un arbitro che veramente segnò, anche se non potè registrarsi nel tabellino dei marcatori, ovviamente.
La sua deviazione, per quanto involontaria, fu decisiva.
Si trattò di Ceccarini, nella partita Inter-Lazio 5-2, Coppa Italia 1998/99, che "segnò" il gol del 4-2.


Minuto 01:48 del video.

Però nella storia come marcatore sul tabellino rimarrà Zé Elias, in quanto l'arbitro... è un palo o una traversa, non un giocatore.

Saluti,

Mauro.

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