mercoledì 7 agosto 2024

Qualche considerazione sul "caso" Imane Khelif

Ora che la polemica su Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi sembra essersi un po' placata vorrei permettermi un paio di considerazioni al proposito.

1) Qualunque cosa sia Khelif (donna, intersex, transgender o altro che sia) ci si è dimenticati la cosa principale: Khelif è prima di tutto semplicemente una persona, un essere umano. E anche chi si è schierato dalla sua parte sembra averlo dimenticato, non solo i destri.

2) A leggere La Russa, Pillon, Meloni, ecc. ecc. è evidente che fanno confusione non solo tra transgender e intersex... ma anche tra questi e i travestiti. Se io avessi letto solo le loro dichiarazioni e niente altro, mi sarei convinto che Khelif fosse un travestito.

3) Per molti l'estetica è tutto. Khelif è "brutta"? Allora non è una donna. Punto. Non serve controllare né i genitali, né i geni, né il DNA. Basta che per lo standard medio tu sia "brutta". Rileggetevi i commenti sui social networks. La maggioranza usano questo criterio.

Potrei aggiungere altre osservazioni, ma direi che queste bastano. E parlano soprattutto di noi, non di lei, non di Imane Khelif. Rifletteteci.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 17 luglio 2024

L'età dei leader

Ultimamente la propaganda populista in giro per il mondo sfrutta come tema l'età di Joe Biden e i problemi (più apparenti che reali) a essa collegati.
A parte che il suo avversario Trump è solo di tre anni più giovane (e mentalmente non certo messo meglio, anzi), io mi sono chiesto: ma che età hanno i vari leader in giro per il mondo?

Nota: parlo solo di leader eletti (anche se in maniera magari "atipica" come Putin o Xi), non di monarchi (tipo Carlo III) o dittatori non eletti (tipo Kim).

Vediamolo.

Partiamo dai paesi del G7:
- USA, Joe Biden, presidente, 81 anni;
- Germania, Olaf Scholz, cancelliere, 66 anni;
- Germania, Frank-Walter Steinmeier, presidente, 68 anni;
- Italia, Giorgia Meloni, PdC, 47 anni;
- Italia, Sergio Mattarella, presidente, 82 anni;
- Francia, Gabriel Attal, PdC, 35 anni;
- Francia, Emmanuel Macron, presidente, 46 anni;
- Regno Unito, Keir Starmer, primo ministro, 61 anni;
- Giappone, Fumio Kishida, primo ministro, 66 anni;
- Canada, Justin Trudeau, primo ministro, 52 anni.

Passiamo ai paesi più popolosi del mondo (se non già compresi nella lista precedente):
- Cina, Xi Jinping, presidente e segretario generale del partito, 71 anni;
- Cina, Li Qiang, primo ministro, 64 anni;
- India, Droupadi Murmu, presidente, 66 anni;
- India, Narendra Modi, primo ministro, 73 anni;
- Indonesia, Joko Widodo, presidente, 63 anni;
- Pakistan, Asif Ali Zardari, presidente, 68 anni;
- Pakistan, Shehbaz Sharif, primo ministro, 73 anni;
- Nigeria, Bola Tinubu, presidente, 72 anni;
- Brasile, Luiz Lula Da Silva, presidente, 78 anni;
- Bangladesh, Mohammed Shahabuddin, presidente, 74 anni;
- Bangladesh, Sheikh Hasina, primo ministro, 76 anni;
- Russia, Vladimir Putin, presidente, 71 anni;
- Russia, Michail Misustin, primo ministro, 58 anni;
- Messico, Manuel López Obrador, presidente, 70 anni;
- Etiopia, Sahle-Uork Zeudé, presidente, 74 anni;
- Etiopia, Abiy Ahmed Ali, primo ministro, 47 anni;
- Filippine, Ferdinand Marcos Jr., presidente, 66 anni;
- Egitto, Abdel Fattah al-Sisi, presidente, 69 anni;
- Egitto, Mostafa Madbouly, primo ministro, 58 anni;
- RD Congo, Félix Tshisekedi, presidente, 61 anni;
- RD Congo, Judith Suminwa, primo ministro, 56 anni.

E vediamo i paesi del G20 non compresi nelle due liste precedenti:
- Sudafrica, Cyril Ramaphosa, presidente, 71 anni;
- Australia, Anthony Albanese, primo ministro, 61 anni;
- Argentina, Javier Milei, presidente, 53 anni;
- Corea del Sud, Yoon Suk-yeol, presidente, 63 anni;
- Corea del Sud, Han Duk.soo, primo ministro, 75 anni;
- Turchia, Recep Tayyip Erdogan, presidente, 70 anni.

Un paio di paesi sparsi, ma importanti:
- Spagna, Pedro Sánchez, PdC, 52 anni;
- Paesi Bassi, Dick Schoof, ministro-presidente, 67 anni;
- Singapore, Tharman Shanmugaratnam, presidente, 67 anni;
- Singapore, Lawrence Wong, primo ministro, 51 anni.

Ora cosa ci dice questa lista?

1) Che un'età giovane non è garanzia di stabilità mentale (vedasi Milei, per esempio);
2) Che un'età avanzata non è segno di demenza senile (vedasi Mattarella, per esempio);
3) Che la "vecchia" Europa, il continente con la popolazione più vecchia, è di fatto il continente con i politici di vertice mediamente più giovani.

Interessante, vero, soprattutto il punto 3?

Saluti,

Mauro.

martedì 16 luglio 2024

Il libro nero delle -poli

In questi giorni sto leggendo "Il libro nero della Lega" di Giovanni Tizian e Stefano Vergine, edito da Laterza.
Non voglio però qui parlarvi del libro in sé. Non lo ho ancora finito, quindi al limite lo farò quando ne avrò completato la lettura.

Qui voglio parlarvi di due considerazioni a cui mi ha portato il titolo dello stesso.

"Libro nero".
Tutto nacque (almeno a livello di massa) con "Il libro nero del Comunismo", 1997, a cura di Stéphane Courtois.
Da allora ogni libro che che si pone criticamente contro qualcosa o qualcuno e che cerca di elencarne o analizzarne le malefatte è "Il libro nero di questo o quello".
A parte la noia dei titoli sempre uguali (che dimostra la "fantasia" di editori e titolisti), un titolo del genere ha due problemi:
1) Se io leggo "Libro nero" mi aspetto qualcosa che elenchi TUTTE le malefatte del "protagonista" di detto libro, invece nella maggioranza dei casi si sceglie solo una categoria di malefatte, quindi siamo più nell'ambito dell'inchiesta che del vero e proprio libro nero;
2) Un titolo del genere è sempre fuorviante, perché ti indirizza fin da subito: non ti lascia (o almeno cerca di non lasciarti) la scelta su come valutare le informazioni che troverai nel libro. La valutazione te la impone il titolo.

Questi pensieri mi hanno poi portato a una considerazione su un'altra mania giornalistica italiana, questa volta riguardante scandali che hanno portato a più o meno grandi inchieste giudiziarie: l'uso del suffisso "-poli".
Qui tutto nacque nel 1992 con "Tangentopoli" (che poi in termini giudiziari l'inchiesta era ufficialmente "Mani Pulite", non "Tangentopoli"). Il fatto è che "Tangentopoli", che piaccia o meno come nome, era stato creato in maniera filologicamente corretta... significava veramente "città delle tangenti". E infatti in origine il nome si riferiva non alla struttura criminale indagata ma proprio alla città di Milano. Tangentopoli era Milano.
Però poi, con scandali successivi, i giornalisti hanno dimostrato pigrizia e ignoranza, pappagallando questo primo nome e dimenticandosi cosa significasse "-poli" in greco, creando così nomi assurdi come Calciopoli, Vallettopoli, Bancopoli e chi più ne ha più ne metta.

Un tempo i giornalisti e gli editori contribuivano a creare e arricchire la lingua.
Oggi contribuiscono ad appiattirla e distruggerla.

Saluti,

Mauro.

lunedì 8 luglio 2024

Un'occasione comunicativa mancata

In questi giorni ho riflettuto su una cosa riguardo alla storia dei leghisti e dei tappi di plastica. A parte che i leghisti (ma anche altri in giro per l'Europa, purtroppo non erano soli) si sono resi ridicoli con questa storia. A parte ciò, va detto che l'UE ha perso un'occasione.

La decisione sui tappi è stata presa per ragioni ecologiche, per evitare che i tappi di plastica si disperdano per l'ambiente (se ti cade una bottiglia generalmente la raccogli, se ti cade solo il tappo... siamo sinceri: quattro gatti lo raccolgono). E fin qui tutto bene.
Proteggere l'ambiente è sacrosanto, anche se alla parola ambiente purtroppo molti sono allergici.

E allora dove è che la UE ha perso un'occasione?
Il non poter staccare il tappo dalla bottiglia ha un effetto collaterale non voluto, ma importantissimo.
Diventa praticamente impossibile che bambini e animali domestici possano ingoiarlo. Non è una cosa da poco, pensateci.
Ma la UE ha ragionato coi paraocchi: la cosa è stata fatta per l'ambiente, quindi solo di ambiente bisogna parlare. Il resto non c'è, non conta, non interessa.
Se a Bruxelles si fossero resi conto di questo effetto collaterale e lo avessero usato, avrebbero messo a tacere subito gli idioti del tappo. Perché chi non vuole proteggere bambini e animali domestici?
Ecco, la UE ha perso un'occasione comunicativa.

Saluti,

Mauro.

domenica 7 luglio 2024

Aeroporti di Germania

In un commento al mio articolo di ieri sugli aeroporti d'Italia, l'amico Nautilus mi ha chiesto come è la situazione con le "dediche" qui in Germania.

Rispondo volentieri, premettendo che le dediche a persone sono in Germania molto meno diffuse che in Italia, ma in compenso sono quasi esclusivamente politici coloro a cui sono dedicati gli aeroporti.


Berlin-Brandenburg: Willy Brandt.

Berlin-Tegel (chiuso): Otto Lilienthal (pioniere dell'aviazione).

Bremen: Hans Koschnik.

Hamburg: Helmut Schmidt.

Köln: Konrad Adenauer.

München: Franz-Josef Strauss (dedica vergognosa quanto quella a Berlusconi).

Nürnberg: Albrecht Dürer.

Stuttgart: Manfred Rommel.


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Anche per la Germania non ho considerato gli aeroporti militari e gli aeroclub.

sabato 6 luglio 2024

Aeroporti d'Italia

A quali personaggi sono dedicati gli aeroporti d'Italia (quelli che sono dedicati a persone realmente esistite e non a luoghi o altro)?

Vediamolo.


Ancona: Raffaello Sanzio.

Bari: Karol Wojtyła 🙄.

Bergamo: Caravaggio.

Bologna: Guglielmo Marconi.

Brescia: Gabriele D'Annunzio.

Cagliari: Mario Mameli (aviatore).

Casale Monferrato: Francesco Cappa (aviatore).

Catania: Vincenzo Bellini (non chiaro se solo l'aerostazione o proprio l'aeroporto).

Crotone: Pitagora.

Ferrara: Michele Allasia (aviatore).

Firenze: Amerigo Vespucci.

Forlì: Luigi Ridolfi (aviatore).

Genova: Cristoforo Colombo.

Milano-Linate: Enrico Forlanini (inventore dell'elicottero).

Milano-Malpensa: 🤦‍♂️🤦‍♂️🤦‍♂️ (leggasi qui).

Napoli: Ugo Niutta (aviatore).

Novi Ligure: Eugenio Mossi (aviatore).

Oristano: Ernesto Campanelli (aviatore).

Padova: Gino Allegri (aviatore).

Palermo-Boccadifalco: Francesco & Giuseppe Notarbartolo (aviatori).

Palermo-Punta Raisi: Falcone & Borsellino.

Parma: Giuseppe Verdi.

Perugia: Francesco d'Assisi.

Pescara: Pasquale Liberi (aviatore).

Pisa: Galileo Galilei.

Ravenna: Gastone Novelli (aviatore).

Reggio Calabria: Tito Minniti (aviatore).

Rieti: Giuseppe Ciuffelli (aviatore).

Rimini: Federico Fellini.

Roma-Ciampino: G.B. Pastine (pioniere aviazione militare).

Roma-Fiumicino: Leonardo Da Vinci.

Terni: Alvaro Leonardi (aviatore).

Thiene: Arturo Ferrarin (aviatore).

Torino-Aeritalia: Edoardo Agnelli.

Torino-Caselle: Sandro Pertini.

Trapani: Vincenzo Fiorio.

Trento: Gianni Caproni.

Treviso: Antonio Canova.

Venezia-Lido: Giovanni Nicelli (aviatore).

Venezia-Tessera: Marco Polo.

Vercelli: Carlo Del Prete (aviatore).

Verona-Boscomantico: Angelo Berardi (aviatore).

Verona-Villafranca: Catullo.


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Non ho considerato gli aeroporti militari e gli aeroclub.

giovedì 4 luglio 2024

La Gazzetta e lo sport

Generalmente me la prendo coi nostri quotidiani per le baggianate che scrivono quando si tratta di scienza.
Però c'è un quotidiano che fa le stesse figuracce quando tratta di sport.
E sì... questo quotidiano è proprio la Gazzetta dello Sport.

Prendete questo articolo.
L'edizione 1992 degli Europei di calcio è famosa per la vittoria della non qualificata Danimarca (ripescata dopo l'esplosione della Jugoslavia). E tra le cose note di quella Danimarca una ricordata da tutti è che alcuni dei suoi migliori giocatori non parteciparono, in quanto non vollero rientrare dalle vacanze già cominciate (alcuni non si riuscì neanche a rintracciarli, stando alla leggenda).
Però per la Gazzetta parteciparono lo stesso:


Ebbene sì, Michael Laudrup, Elkjær e Berggreen furono proprio tra gli assenti.

Qui l'articolo salvato su Archive.org nel caso la Gazzetta corregga facendo finta di niente.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 19 giugno 2024

Repubblica e matematica... di nuovo (strano, vero?)

Oggi l'amico Moreno Colaiacovo su Mastodon ha pubblicato qualcosa di estremamente "interessante" riguardo a un articolo (purtroppo solo per abbonati) di Stefano Cappellini su Repubblica.
Secondo Cappellini le opposizioni si sono accordate su un "massimo comune multiplo"... 😮

Non ci credete?
Guardate l'immagine che ho chiesto a Moreno di mandarmi:


Il massimo comune multiplo!

Una cosa enorme! In pratica... il tutto!

Ve ne rendete conto che implicazioni ha questa scoperta di Repubblica non solo in matematica, ma anche in fisica e filosofia?
Chiudete il mondo, non c'è più nulla da scoprire e da indagare!

Saluti,

Mauro.

Siamo maggiorenni!

Buon compleanno, Blog!

Oggi sono 18 anni: ci trovammo qui per la prima volta il 19 giugno 2006... durante i mondiali di Germania e ora diventiamo maggiorenni durante gli europei di Germania 😉

Auguri a noi.

Saluti,

Mauro.

sabato 1 giugno 2024

Gli italiani, il tedesco e i cani

Perché gli italiani (e non solo loro) pronunciano le parole tedesche come fossero inglesi?
E perché soprattutto si inventano traduzioni che non esistono?
E perché usano parole generiche come fossero nomi propri e viceversa?

E succede anche in ambiti professionali.

Per esempio ho appena sentito in un video su un canale che si occupa (seriamente, non da dilettanti ignoranti) di fauna che Hund in tedesco significherebbe segugio.
Col cavolo che significa segugio!
Hund significa semplicemente... cane.
Segugio in tedesco è Spürhund!

Qui il video incriminato.

Saluti,

Mauro.

martedì 28 maggio 2024

Un'ulteriore considerazione sulla frociaggine di Bergoglio

Lo scivolone di Bergoglio aka Francesco sulla frociaggine (di cui parlai qui già ieri) mi ha fatto fare un'ulteriore considerazione, al di là dei giudizi sia morali che pratici sulla sparata del papa.

Quando ero bambino e ragazzino (anni '70/'80) il linguaggio, soprattutto da giovani, era meno "corretto" di oggi. Il politicamente corretto non esisteva e spesso non ci accorgevamo che l'uso di certe parole potesse essere offensivo.
Altre volte invece lo sapevamo, ma le usavamo lo stesso, considerandole alla stregua di come oggi potremmo considerare "stronzo" o "imbecille", cioè parole offensive sì, ma non politicamente scorrette.
Non ci comportavamo bene, per niente. Ma eravamo meno ipocriti di oggi.
Quel che col tempo abbiamo guadagnato da un lato, lo abbiamo perso dall'altro.

Ma non è comunque questo il punto, la considerazione che volevo fare.

La considerazione che volevo fare è di carattere linguistico, relativa al significato che diamo alle parole e che cambia col tempo, offensive o meno che siano.

Bergoglio ha chiaramente usato frocio come sinonimo di omosessuale.
E oggi chiunque usi quella parola lo fa nello stesso significato di Bergoglio.

Negli anni '70/'80 di cui parlavo prima non era così.
Frocio nel mio ambiente (sia sociale che geografico) era sinonimo di effeminato, non di omosessuale.
Un eterosessuale dai comportamenti effeminati era comunque un frocio.
Un omosessuale dai comportamenti mascolini non era un frocio.

Ai tempi, nei vostri ambienti, come era interpretata la parola frocio (al di là del fatto che voi la usaste o meno)?
Magari scrivetemelo nei commenti.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
In realtà l'uso della parola frocio negli ambienti che frequentavo era poco diffuso, ma comunque era usata (o interpretata quando la si sentiva solo) nel significato di cui sopra, non nel senso bergogliesco.

lunedì 27 maggio 2024

Bergoglio aka Francesco e la frociaggine

Però, siamo onesti, visto il rapporto (almeno sulla carta) della Chiesa con il sesso - teoricamente proibito ai religiosi - nei seminari non dovrebbero entrare né omosessuali né eterosessuali, bensì solo asessuali.

Saluti.

Mauro.

domenica 26 maggio 2024

Il Mago di Oz e la geometria

"Il Mago di Oz" di Victor Fleming del 1939, considerato uno dei capolavori del cinema (e che lanciò la carriera di Judy Garland), ci parla anche di geometria.
E ce ne parla in maniera diversa in base a che sia in originale o nell'edizione italiana.

Non ci credete?
Allora leggete e ascoltate sotto.

Tutti ricorderete che il cruccio dello spaventapasseri fosse il non possedere un cervello.
E il mago gli disse che in realtà non gli mancava un cervello, bensì un diploma. E gli diede un diploma.
Appena ricevuto il diploma lo spaventapasseri si lanciò a declamare il teorema di Pitagora.

Vediamo l'originale in lingua inglese.


Cosa dice lo spaventapasseri?
"Sum of the square roots of any two sizes of an isosceles triangle is equal to the square root of the remaining size", cioè "La somma delle radici quadrate di due lati qualsiasi di un triangolo isoscele è uguale alla radice quadrata del lato rimanente".
Vi sembra il teorema di Pitagora? O qualsiasi altro teorema? A me no.

Però c'è una sorpresa nel doppiaggio italiano.
Ascoltate a partire dal minuto 1:53 nel seguente video:


Cosa declama qui lo spaventapasseri?
"La somma dei quadrati costruiti sui cateti di un triangolo rettangolo è uguale al quadrato costruito sull’ipotenusa."
Che è l'enunciato preciso del teorema di Pitagora.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Ho visto il film, ma non ho mai letto il libro da cui è tratto, quindi non so come sia trattata la cosa nel libro. Sia nell'originale che nelle traduzioni.
Se qualcuno di voi lettori lo sa, me lo scriva nei commenti.

martedì 23 aprile 2024

Die Rede von Scurati zum Tag der Befreiung

Da ich die Inhalte teile und gegen Zensur bin, veröffentliche ich auch die Rede von Antonio Scurati zum italienischen Tag der Befreiung.

Grüße,

Mauro.

P.S.:
Hier auf Italienisch.

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Giacomo Matteotti wurde von faschistischen Killern am 10. Juni 1924 umgebracht. Sie haben zu fünft vor seinem Haus auf ihn gewartet, alles Schwarzhemden aus Mailand, professionelle Auftragskiller, angeworben aus dem engsten Kreis um Benito Mussolini.

Der ehrenhafte Matteotti, Generalsekretär des Partito Socialista Unitario, der Letzte, der sich im Parlament noch offen auflehnte gegen die faschistische Diktatur, wurde abgefangen im Zentrum Roms, mitten am Tag, im Sonnenlicht. Er wehrte sich bis zuletzt, so wie er sein ganzes Leben lang gekämpft hat. Sie erstachen ihn, dann schändeten sie den Leichnam. Sie falteten ihn zusammen, um ihn in ein Loch zu stecken, das mit einer Feile notdürftig gegraben worden war.

Mussolini wurde umgehend informiert. Über das Vergehen hinaus besaß er die Infamie, der Witwe zu schwören, er habe alles Mögliche getan, um den Ehemann zurückzubringen. Während er das schwor, bewahrte der Führer des Faschismus den blutbefleckten Parlamentsausweis des Opfers in einer Schublade seines Schreibtischs auf.

In diesem unseren falschen Frühling wird jedoch nicht nur des politischen Mords an Matteotti gedacht; es wird auch der faschistischen Massaker der deutschen SS von 1944 gedacht, unter Mittäterschaft der italienischen Faschisten. Fosse Ardeatine, Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto: Das sind nur einige der Orte, an denen Mussolinis dämonische Verbündete eiskalt Tausende hilflose italienische Bürger hinmetzelten. Unter ihnen Hunderte Kinder und sogar Kleinkinder. Viele wurden geradezu lebend verbrannt oder enthauptet.

Diese beiden traurigen Jubiläen - Frühling 1924, Frühling 1944 - zeigen, dass der Faschismus während seiner ganzen Geschichte - nicht nur am Ende oder hin und wieder - ein unkündbares Phänomen von systematischer, politischer und mörderischer Gewalt und Terrorismus war. Erkennen die Erben dieser Geschichte das an, wenigstens ein Mal?

Alles sieht leider danach aus, dass dem nicht so ist. Die Postfaschisten, die die Wahlen im Oktober 2022 gewonnen haben, hatten zwei Möglichkeiten: ihrer faschistischen Vergangenheit abzuschwören oder die Geschichte umzuschreiben. Sie haben zweifellos den zweiten Weg gewählt.

Nachdem sie das Thema im Wahlkampf hartnäckig vermieden hatte und sich gezwungen sah, den historischen Jahrestagen entgegenzutreten, hielt die Ministerpräsidentin sich an die ideologische Linie ihrer neofaschistischen Herkunft: Sie distanzierte sich von der nicht zu verteidigenden Brutalität des Regimes (die Verfolgung der Juden), ohne jemals den Faschismus als Ganzes abzulehnen, sie hat die mit den republikanischen Faschisten begangenen Massaker auf einzelne Nazis heruntergebrochen und zuletzt die fundamentale Rolle der Resistenza in der Wiedergeburt Italiens geleugnet (bis zu dem Punkt, den Ausdruck "Antifaschismus" aus Anlass des 25. April 2023 nicht in den Mund zu nehmen).

Während ich zu euch spreche, steht der Jahrestag der Befreiung vom Nazi-Faschismus an. Das Wort, das sich die Ministerpräsidentin weigerte auszusprechen, pocht immer noch auf den Lippen aller aufrichtiger Demokraten, seien es die von links, von der Mitte oder von rechts. Bis dieses Wort - Antifaschismus - nicht von denen ausgesprochen wird, die uns regieren, wird das Gespenst des Faschismus die italienische Demokratie weiterhin heimsuchen.

(Übersetzung von Carolin Gasteiger für die Süddeutschezeitung)

Il monologo di Scurati

Condividendone i contenuti e odiando la censura, pubblico anch'io l'ormai famoso monologo di Antonio Scurati per il 25 Aprile.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui la versione in tedesco.

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Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.

Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.

Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?

Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).

Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.

venerdì 19 aprile 2024

L'agave eterno

Nel 2011 parlai qui del mio agave, che avevo piantato 5 anni prima...

Oggi, 2024, quell'agave vive ancora.
In pratica, è diventato maggiorenne.

Visto come lo tratto, è più che evidente che si prende gioco di me.

Saluti,

Mauro.

giovedì 18 aprile 2024

Torino in NBA

Repubblica ne ha fatta un'altra delle sue. Ma stavolta non c'entrano scienza o geografia, come di solito è. Stavolta c'entra lo sport.
Infatti Repubblica ha portato Torino in NBA, creando i famosissimi Torino Raptors!

Scrivendo dello scandalo scommesse che ha coinvolto il giocatore dei Toronto (Toronto, non Torino) Raptors Jontay Porter ha scritto questo, infatti:


Qui l'articolo originale di Repubblica.
E qui la copia che ho salvato su WebArchive nel caso che Repubblica correggesse facendo finta di niente.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 10 aprile 2024

Disinformare con notizie (forse) corrette

Si può fare (o indurre) disinformazione anche usando notizie (forse) corrette?
Sì, si può benissimo farlo.
E ce ne ha dato un bell'esempio oggi il quotidiano La Verità.
Guardate questo titolo (e prendetelo comunque con le pinze, visto che stiamo pur sempre parlando de La Verità):


Sembra parlare ovviamente di una cosa gravissima, vero?
E infatti novax e destrorsi come gravissima la hanno presa.
Sbagliando.

Sbagliando perché questo titolo non parla né di cose gravi, né di cose non gravi. Parla proprio di nulla.
Perché?
Vediamolo.

Diamo per buono che Speranza abbia veramente dichiarato ciò.
E leggiamo con attenzione le parole sottolineate in giallo: "il 20 per cento degli effetti avversi".
Bene, a leggere i commenti su X/Twitter è evidente che novax e destrorsi nella loro lettura hanno omesso le parole "degli effetti avversi" e quindi si sono fatti il film mentale del 20% dei vaccinati.

Ma Speranza (sempre che abbia veramente dichiarato ciò, sappiamo quanto valgono i virgolettati della stampa italiana) ha parlato degli effetti avversi! Non dei vaccinati!
Quindi il titolo non dice proprio nulla, perché prima bisogna vedere quanti vaccinati hanno subito effetti avversi.
1 su 10?
Oppure, come è molto più probabile, 1 su 1 milione o ancora di meno?

E allora vedete che questi effetti "gravissimi" (che poi anche "gravissimo" andrebbe chiarito: a partire da quando, da quali sintomi o effetti è gravissimo e fino a quando non lo è?) non sono proprio per niente preoccupanti, sono proprio pochissimi, quasi trascurabili.
Il 20% di 1 su 1 milione è infatti lo 0,00002% dei vaccinati.
Cioè 2 casi ogni 10 milioni di vaccinati.

Non serve aggiungere altro, credo.

Saluti,

Mauro.

martedì 9 aprile 2024

I giornalisti e la scienza... di nuovo

Ieri, 8 aprile 2024, è mancato il premio Nobel per la Fisica Peter Higgs, famoso per il bosone di Higgs, da lui teorizzato.
E come sempre i giornalisti hanno dovuto mostrare la loro ignoranza, il loro vivere di luoghi comuni.

Oggi ci ha deliziato al proposito RAINews.

Qui uno screenshot di come ha dato la notizia:


Se volete leggere l'articolo completo, lo trovate qui (e qui la copia salvata da me su WebArchive nel caso che RAINews dovesse correggere facendo finta di niente, come uso nel "giornalismo" italiano).

Dove stanno i problemi?
Già nel solo titolo ce ne sono due. Entrambi gravi, ma uno proprio enorme, imperdonabile pur con tutta la generosità umana possibile.

1) Il problema enorme, imperdonabile.
Peter Higgs (e François Englert, che con lui condivise il Nobel) non scoprì nulla.
Nel 1964 lui teorizzò, mediante un meccanismo che prende il suo nome, l'esistenza di una particolare particella (per la precisione un bosone) che spiegasse il perché le altre particelle, e quindi anche i corpi, hanno massa.
Lui teorizzò questa particella, possiamo anche, volendo, dire che la previde, ma non la scoprì. Tutto ciò che lui fece rimase teoria fino al 2012, quando gli esperimenti CMS (guidato da Joe Incandela) e ATLAS (guidato da Fabiola Gianotti) al CERN confermarono le sue previsioni.

2) Il problema grave.
Higgs odiava l'espressione "particella di Dio". Anzi, praticamente tutti i fisici la odiano e nessuno la ha mai usata fino al 1993 (e anche dopo ben pochi fisici la usarono).
E allora, chiederete voi, da dove viene questa purtroppo famosissima definizione? Da un libro divulgativo del 1993 del fisico Leon Lederman e dello scrittore Dick Teresi: The God Particle - If the Universe is the Answer, What is the Question? (tradotto in italiano come La particella di Dio: Se l'universo è la domanda, qual è la risposta?*).
Ma in realtà neanche loro sono i colpevoli: Lederman voleva intitolare il libro The goddam Particle (La particella maledetta), ma l'editore cambiò il titolo, perché "maledetta" gli sembrava brutto.

Saluti,

Mauro.

*Qui poi vediamo comunque due problemi di traduzione nel titolo italiano. Primo: The God Particle andrebbe tradotto La particella Dio, non di Dio. Secondo: il titolo italiano inverte il punto domanda/risposta rispetto all'originale inglese.

P.S.:
Qui gli articoli che scrissi all'epoca sul bosone di Higgs:
Il bosone ciccione di Higgs - 1
Il bosone ciccione di Higgs - 2

venerdì 22 marzo 2024

Sorprese a cena in Germania

Entri nel tuo bistrot di riferimento ad Auerbach e sei indeciso su cosa mangiare.
Allora dici al gestore: "Mi fido di te, sorprendimi".
E ti arriva un cacciucco "incompleto" (nel senso che non aveva tutti gli ingredienti di un cacciucco originale), ma assolutamente ottimo.


Slurp.

Saluti,

Mauro.

domenica 11 febbraio 2024

E continuiamo a violentare le percentuali

Come al solito Repubblica ci tiene a far vedere al mondo di non saper nulla di matematica.
E lo fa in questo articolo.

Leggete le due frasi sottolineate:


Allora, se il prezzo è quadruplicato (prima frase sottolineata), significa che il prezzo è cresciuto del 300%, non del 400%.
Facciamo come ipotesi che il coltivatore venda a 100.
Prezzo quadruplicato significa che al consumatore il prodotto costa 400.
Ergo, l'aumento percentuale è:

X=(400-100)/100=3, cioè 300%.

Se invece fosse giusto il 400% (seconda frase sottolineata), significherebbe che il prezzo è quintuplicato.
I calcoli sono analoghi a sopra, non serve che ve li rifaccia, vero?

Saluti,

Mauro.

sabato 10 febbraio 2024

Illuminazione notturna... ehm, non proprio...

L'illuminazione notturna. Beh, è un problema.

È bello, talvolta assolutamente necessario, illuminare le strade cittadine. In particolare quelle periferiche, poco frequentate ma importanti per gli abitanti delle stesse.

Ed è bello poterle illuminare in maniera sostenibile, vero?

E allora cosa c'è di meglio che usare energie rinnovabili per garantire l'illuminazione?
E cosa c'è di meglio che usare fonti a km 0, producendo l'energia direttamente dove serve l'illuminazione?
Niente!
Cosa può andare storto?

Siamo tutti d'accordo, vero?

E quindi a Malchin, in Germania (Meclemburgo-Pomerania Anteriore, per la precisione) hanno avuto un'idea geniale.
Ma veramente geniale!
Forniamo ogni lampione di un proprio pannello solare!

Assolutamente geniale!

Peccato solo che i pannelli solari funzionino di giorno mentre i lampioni accesi servano di notte 🤦‍♂️


Saluti,

Mauro.

mercoledì 10 gennaio 2024

Il mai qualificato

Generalmente, a meno di non essere il paese ospitante o (in passato, oggi non più in molti sport) il campione in carica, per partecipare a un campionato mondiale o continentale a squadre di qualsiasi sport devi prima passare dalle cosiddette qualificazioni.
Quindi un giocatore, per quanto bravo, per quanto campione, magari assoluto, deve comunque passare con la sua nazionale per queste qualificazioni.
Anche il più forte dei giocatori deve conquistarsi la partecipazione a detti tornei. E non sempre ci riesce, soprattutto se viene da un paese in cui il suo sport non è particolarmente di vertice.

Ma c'è una storia interessante che, in apparenza, smentisce questo fatto.
E questa storia viene proprio dallo sport più diffuso, il calcio, e da un paese non proprio secondario, l'Italia.
Questa storia ci parla di un calciatore, fortissimo, che ha partecipato a quattro mondiali di calcio senza mai giocare una singola partita di qualificazione.

Questo giocatore si chiama Giuseppe "Beppe" Bergomi, lo "Zio".
Una delle bandiere dell'Inter.

Bergomi è stato uno dei più forti (forse il più forte) difensore della sua generazione (la generazione dei Gentile e Cabrini fu prima di lui e quella dei Cannavaro e Nesta fu dopo, ma lui seppe affermarsi già ai tempi della prima e a dire la sua ancora ai tempi della seconda).
E partecipò a quattro mondiali nell'arco di sedici anni (uno lo saltò, poi vi spiegherò perché).

Bergomi partecipò al mondiale 1982 (e lo vinse) da diciottenne convocato da Bearzot dopo che aveva giocato una singola partita in azzurro... ma amichevole, non nelle qualificazioni.
Partecipò poi al mondiale 1986, senza doversi qualificare, perché ai tempi i campioni in carica erano qualificati di diritto.
E di diritto partecipò anche al mondiale 1990, in quanto l'Italia era paese organizzatore.
Saltò i mondiali del 1994, perché come CT c'era Sacchi e un difensore vecchio stile come Bergomi per Sacchi era una bestemmia, quindi lo Zio non venne mai convocato, né in amichevole, né per le qualificazioni, né per il mondiale.
E partecipò di nuovo al mondiale 1998, convocato per l'infortunio di Ciro Ferrara all'ultimo momento e sceso in campo poi nel torneo per l'infortunio di Alessandro Nesta.

Giuseppe Bergomi.
4 mondiali.
81 partite in nazionale.
16 partite ai mondiali.
0 partite nelle qualificazioni ai mondiali.

Giuseppe Bergomi.
Il mai qualificato.
Ma comunque un grandissimo.

Saluti,

Mauro.

martedì 9 gennaio 2024

A zonzo per Seeon

A Seeon si scende verso l'acqua con eleganza...


...ti accolgono ometti giocondi...


...e ribaltano le canoe...


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Tutti gli A zonzo per...

giovedì 4 gennaio 2024

lunedì 1 gennaio 2024

Dettagli dall'Oberpfalz 19 - Ristoranti diversi...

A Donaustauf i ristoranti sono un po' particolari...


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli dall'Oberpfalz.

martedì 26 dicembre 2023

Dettagli coloniesi 36 - Parcheggiando senza occupare troppo spazio

In un parcheggio coperto...


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli coloniesi.

lunedì 25 dicembre 2023

Un'altra fermata a San Fruttuoso (dettagli genovesi special)

E qui a San Fruttuoso/Marassi gli arredamenti delle fermate si spostano... dopo che ad agosto vi avevo fatto vedere qui una fermata di Corso Galliera, ieri ho trovato arredata la fermata precedente, al confine tra Corso Galliera e Piazza Carloforte.
Tra l'altro arredata con due comodi puff (magari non proprio adatti alle persone più anziane, però).


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli genovesi.

domenica 24 dicembre 2023

A zonzo intorno al Beigua

Questo "A zonzo" in realtà lo avevo già pubblicato nell'aprile di quest'anno, ma non esiste più (e non ricordo cosa sia successo, visto che non solo non esiste più l'articolo, ma non è neanche nella lista completa degli "A zonzo").
Boh.

E va beh, rifacciamolo, che volete che sia? 😆

A Sassello dedicano le pareti con piastrelle dipinte a greggi e mandrie:


A Stella ci sono chiese in rovina:


E infine il Beigua...


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Tutti gli A zonzo per...

martedì 12 dicembre 2023

I misteri del tedesco 31 - Un venerdì libero?

Tutti sappiamo che i nomi dei giorni della settimana hanno dei significati ben precisi, non sono nomi casuali.

Prendiamo l'italiano (e le lingue neolatine in genere, con qualche eventuale piccola eccezione) per esempio: dal lunedì al venerdì vengono dall'antica Roma (e dai suoi dèi... poi diventati pianeti), il sabato dal mondo ebraico e la domenica sì dal latino, quindi da Roma, ma dal latino cristiano:
Lunedì = giorno della Luna;
Martedì = giorno di Marte;
Mercoledì = giorno di Mercurio;
Giovedì = giorno di Giove;
Venerdì = giorno di Venere;
Sabato = dall'ebraico Shabbat;
Domenica = giorno del Signore (Dominus in latino).

E fin qui tutto semplice, magari non tutti conoscevate il significato del nome di ogni singolo giorno, ma tutti avevate comunque più o meno idea da dove a grandi linee vengono.

Ma nelle altre lingue?
Per esempio in tedesco?
In tedesco è un po' più complicato, perché le origini sono più diversificate, non c'è quella unitarietà che (sabato escluso) bene o male c'è nelle lingue neolatine.

In particolare c'è un giorno che mette in difficoltà i tedeschi stessi, che spesso ne danno una interpretazione sbagliata: Freitag (cioè venerdì).

Il suffisso "Tag" è abbastanza chiaro: significa "giorno". Ma da dove viene "Frei"?
Letteralmente "Frei" significa "libero". Quindi "Freitag" sembrerebbe significare "giorno libero" (letteralmente sarebbe "Freier Tag", ma potrebbe essersi contratto nel corso dei secoli, oppure essere in grafia germanica antica).
Ma il venerdì non è una giornata libera nei paesi di lingua tedesca.
Quindi?

Quindi torniamo anche qui agli antichi dèi, però stavolta nordici, non romani.
E così scopriamo che Freitag è "il giorno di Freya".
E chi è Freya? La dea norrena dell'amore e del matrimonio (ok, oggi qualcuno potrebbe vedere le due cose come contradditorie, ma adesso non stiamo a sottilizzare 😉).

E gli altri nomi tedeschi dei giorni?
Montag (lunedì) = giorno della Luna ("Mond");
Dienstag (martedì) = probabilmente, ma non sicuro, giorno di Tīwaz (corrispettivo germanico di Marte), forse anche giorno di Thingsus (dio protettore dell'assemblea);
Mittwoch (mercoledì) = giorno di metà settimana (in tedesco moderno corretto: "Mitte der Woche"), con la settimana considerata iniziare di domenica;
Donnerstag (giovedì) = giorno di Donar (dio del tempo, del clima, un po' il romano Giove) o giorno del tuono ("Donner"), ma l'etimologia di Donar e di Donner è la stessa;
Freitag (Venerdì) = come già visto, giorno di Freya;
Samstag (sabato) = sembra anche questo venire da Shabbat, anche se attraverso un cammino tortuoso fatto di greco, gotico e slavo;
Sonntag (domenica) = giorno del Sole ("Sonne").

Saluti,

Mauro.

Altre puntate:

venerdì 8 dicembre 2023

Gli inni del Genoa - Aggiornamento

Non molto tempo fa vi parlai qui degli inni del Genoa.

Ripartiamo dal P.S. di quell'articolo:

Baccini ha anche provato nel 1991 a scrivere un nuovo inno ufficiale del Genoa coinvolgendo anche i giocatori dell'allora rosa (presentandosi come "Francesco Baccini con i ragazzi del Genoa"). Vi risparmio audio e video e meno male che la maggioranza dei genoani ormai lo ha dimenticato.

I problemi del brano erano due:
1) un video che sembrava la versione da poveracci di "We are the world";
2) i giocatori che non sapevano cantare: erano uno strazio per le orecchie.

Bene, ora (anno 2023, 130° dell'era Grifone) Francesco Baccini lo ha reinciso, senza improbabili cori fatti da Eranio, Aguilera & co. 😉

Quindi ora posso proporvelo:


Saluti,

Mauro.

martedì 5 dicembre 2023

Il giorno che l'arbitro segnò

Chiunque sia un appassionato di calcio sa che l'arbitro per quanto riguarda i contatti col pallone va trattato come fosse un palo, una traversa o una bandierina.
Cosa significa questo?
Che a essere significativo è l'ultimo giocatore che ha toccato la palla, non l'arbitro.

Mi spiego con due esempi.
1) Io faccio un lancio, la palla colpisce per caso l'arbitro e finisce in fallo laterale. Io sono stato l'ultimo giocatore a toccare il pallone, quindi è rimessa laterale per la squadra avversaria.
2) Io tiro, la palla colpisce l'arbitro e finisce in gol. Io sono stato l'ultimo giocatore a toccare il pallone, quindi il gol viene registrato come mio anche se la deviazione arbitrale dovesse essere stata decisiva.

I tocchi dell'arbitro sono però rari, rarissimi.
E ancora più rari quelli che possono risultare decisivi. Generalmente (almeno nel 99,9% dei casi) i rari casi di tocchi arbitrali riguardano sfioramenti che non provocano deviazioni percettibili della traiettoria del pallone.

Però in Italia ci fu un arbitro che veramente segnò, anche se non potè registrarsi nel tabellino dei marcatori, ovviamente.
La sua deviazione, per quanto involontaria, fu decisiva.
Si trattò di Ceccarini, nella partita Inter-Lazio 5-2, Coppa Italia 1998/99, che "segnò" il gol del 4-2.


Minuto 01:48 del video.

Però nella storia come marcatore sul tabellino rimarrà Zé Elias, in quanto l'arbitro... è un palo o una traversa, non un giocatore.

Saluti,

Mauro.

sabato 2 dicembre 2023

Io mi sto stancando

Io mi sto stancando di leggere ma anche (soprattutto) di scrivere del conflitto israelo-palestinese. Ma non perché non sia importante o non mi interessi o non abbia nulla da dire. È un tema importantissimo. E da dire ne avrei molto. Ma... Ma non è un tema sul quale si possa discutere civilmente, non è un tema dove viene commentato (positivamente o negativamente non importa) ciò che effettivamente scrivi. Non è un tema dove poter distinguere, dove poter parlare di cose concrete. Non è un tema in cui puoi permetterti di riconoscere torti e ragioni, diritti e delitti di entrambe le parti. È un tema dove esiste solo il manicheismo. Se ammetti il diritto di Israele di esistere, automaticamente vieni accusato di voler sterminare i palestinesi. Se ammetti il diritto dei palestinesi ad avere un proprio Stato, automaticamente vieni accusato di voler distruggere Israele. No, io non ci sto. Israele ha diritto di esistere. I palestinesi hanno diritto a un loro Stato. E io, nel mio piccolo, lotto per entrambe le cose. Ma a quanto pare ciò non è accettabile. O Israele o Palestina. No. Io non ci sto. Quindi non scriverò più sul conflitto israelo-palestinese (a meno che su singoli episodi indipendenti dal contesto). A me piace ragionare, capire. Il manicheismo lo lascio agli ignoranti, ai violenti. Ai terroristi di entrambe le parti. Io mi tiro fuori. Non gioco più. Saluti,

Mauro.

mercoledì 22 novembre 2023

I parrucchieri e il potere

Che tu sia democratico, dittatore, progressista, conservatore, populista o qualsiasi altra cosa... è evidente negli ultimi decenni che la condizione principale, se non addirittura essenziale, per far carriera in politica o addirittura arrivare al potere assoluto... non sono le conoscenze, non è l'abilità politica, non è la spregiudicatezza, non è la violenza, non sono i programmi. Non è nulla di tutto ciò.

La condizione principale è... avere un parrucchiere di merda!

Vediamo qualche esempio.

Kim Jong-Un

Boris Johnson

Donald Trump

Javier Milei

Angela Merkel

Matteo Salvini

Theresa May

Gianni De Michelis

Beppe Grillo

Ignazio La Russa

Paolo Gentiloni

Geert Wilders (aggiornamento 23.11.2023, grazie a Luca Sironi)

Elly Schlein (aggiornamento 13.07.2024)


Adolfo Urso (aggiornamento 05.09.2024)


Saluti,

Mauro.

giovedì 16 novembre 2023

Siamo sinceri

Io sono uno stronzo.
Ed è questo che mi fa comunque migliore di voi.
Rifletteteci.

Saluti,

Mauro.

martedì 7 novembre 2023

Si giudica troppo velocemente

C'è un'incomprensione (che poi spesso neanche un'incomprensione è, visto che non c'è stato dialogo al proposito, quindi non ci si è proprio potuti spiegare).
Ma solo una banalità è.

Però comunque si giudica, si tirano conclusioni.

E l'altro neanche sa cosa sta succedendo.
Perché non glielo dici. Perché chiudi subito la porta.
E visto che non ha fatto nulla, neanche sa, neanche può immaginare, cosa tu credi che abbia fatto, visto che sbatti la porta senza spiegazioni.

E si soffre.
Perché comunque ti si ama. Nonostante tutto.

Saluti,

Mauro.

venerdì 13 ottobre 2023

Hamas o come mettersi dalla parte del torto

Io stavo riflettendo su una cosa.

Hamas per l'attacco ha buttato giù con bulldozer la recinzione che fa di Gaza di fatto un lager. Ve ne rendete conto che forza avrebbe avuto questo gesto se Hamas avesse abbattuto la recinzione e poi lasciato uscire solo i civili disarmati?
Se avesse permesso loro di muoversi liberamente oltre confine SENZA però far uscire i gruppi armati? Ve ne rendete conto che forza avrebbe avuto un'immagine simile? Quanto ciò avrebbe messo al muro Netanyahu e l'estrema destra israeliana?

Capite ora perché io continuo a sostenere che Hamas è il miglior alleato dell'estremismo e nazionalismo ebraico e il peggior nemico dei palestinesi stessi?

Saluti,

Mauro.

venerdì 8 settembre 2023

Gli inni del Genoa (sì, gli inni, non l'inno)

Oggi voglio rubare il lavoro all'amico Giulio Bonini e parlare di Genoa e musica.

Ieri il nostro Genoa ha compiuto 130 anni (e non li dimostra, contrariamente a certi cosiddetti cugini 😉) e io ho pensato alla storia musicale del Genoa.

Tutti sanno che l'inno ufficiale del Genoa è dal 1972 "Un cantico per il mio Grifone", con testo di Piero Campodonico e musica di Gian Piero Reverberi (sì, proprio quel Reverberi lì, quello dei Rondò Veneziano e arrangiatore di tanti brani di De André).


Però, pur essendo questo l'inno ufficiale, il Genoa è entrato in musica (e nell'arte in generale) tante volte nella sua lunga storia.

In particolare tre brani possono essere considerati inni ufficiosi del Genoa.

Il primo risale addirittura al 1931, ed è opera di Mario Cappello: "Semmo do Zena" ("Siamo del Genoa", in genovese).


Poi, nel 1990, arriva Francesco Baccini che - con la collaborazione di Fabrizio De André - incide "Genova Blues" col famoso verso Genoa, you are red and blue.


Per arrivare poi al presente, al 2023, a "Guasto d'amore" di Bresh.


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Baccini ha anche provato nel 1991 a scrivere un nuovo inno ufficiale del Genoa coinvolgendo anche i giocatori dell'allora rosa (presentandosi come Francesco Baccini con i Ragazzi del Genoa). Vi risparmio audio e video e meno male che la maggioranza dei genoani ormai lo ha dimenticato 😉