Calcio eretico 1 - La mano di Dio
Calcio eretico 2 - Lo sfondamento
Saluti,
Mauro.
Ogni tanto (anzi spesso) mi vengono in mente interpretazioni di avvenimenti e fatti oppure giudizi su persone ed eventi che non si possono certo definire conformisti. O magari semplicemente idee e pensieri personali, indipendenti. Alcune di queste idee saranno giuste e condivisibili, altre no, ma sono orgoglioso che non siano conformi. I commenti anonimi non sono graditi, essi verranno cancellati a meno che non portino contributi concreti e seri. Buona lettura a tutti.
Adesso le femministe mi distruggeranno, ma devo scriverlo. Da genoano mi sono guardato i filmati della cavalcata del Genoa Women in serie B (sì, le nostre ragazze sono state promosse in serie A). Ok, si parla di serie B, non A, ma il livello tecnico era penoso. Veramente penoso. Anche delle nostre, non solo delle avversarie sconfitte. E no, non parlo di questioni fisiche, parlo proprio a ragion veduta di livello tecnico. Tecnicamente il peggior calciatore maschile di terza categoria potrebbe giocare in serie A femminile. In nessun altro sport ho mai notato una differenza tecnica così enorme tra i due sessi. Né nella pallacanestro, né nella pallavolo e paradossalmente neanche nello sport "maschio" per eccellenza, cioè la pallanuoto (nel rugby le donne sono arrivate da troppo poco, ogni giudizio tecnico è impossibile per ora, diamo loro tempo). Ovunque la differenza fisica è innegabile, ma la differenza tecnica in nessuno sport è ampia, anzi enorme, come nel calcio. Nella pallavolo è addirittura quasi nulla. Nella pallacanestro è più visibile, ma anche perché lì l'altezza (in media decisamente superiore per gli uomini) influenza in parte pure la tecnica. Ma nel calcio c'è proprio una differenza tecnica (e ribadisco: tecnica, non mi interessa quella fisica) di base, fondamentale veramente imbarazzante. Perché?
Saluti,
Mauro.
P.S.: Quindi non stupiamoci che la nazionale maggiore svizzera femminile perda 7-1 contro i ragazzi U15 del Lucerna. Non è solo questione di fisico.
Tutti ricordiamo dal catechismo (o dalla credenza popolare) la frase Gli ultimi saranno i primi.
Ma la frase (che ci viene riportata dal Vangelo di Matteo) è lievemente diversa: Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi (Mt, 20,16).
Non è proprio la stessa cosa anche se la sembra.
Ma oggi non voglio fare disquisizioni teologiche o bibliologiche, non voglio fare il Dottor Sottile che spacca il capello in quattro (o anche in otto).
Oggi voglio solo dirvi che gli ultimi arrivati primi (e che ultimi erano! e che primi sono diventati!) esistono veramente, nella realtà. Indipendentemente da religioni varie.
E hanno un nome e un cognome.
Nome: Steven
Cognome: Bradbury
Nazionalità: Australiana
Religione: Non conta!
Si parla delle Olimpiadi invernali del 2002, a Salt Lake City, USA.
E si parla dello short track.
E non c'è molto da dire... anzi, invece, c'è tantissimo da dire.
Un australiano (e già questo è tanto parlando di sport invernali), che pochi anni prima era stato tra la vita e la morte, avendo perso quattro litri di sangue dopo essere stato "tagliato" accidentalmente dal pattino di un avversario (l'italiano Vuillermin) nel 1994.
Ma riesce a riprendersi... però, sfigato anzichenò, nel 2000 ebbe un altro incidente in allenamento, con conseguenza una frattura al collo, che lo costrinse a portare a lungo un collare.
Ma lui era, nel senso positivo del termine, una testa dura, una testa di ca**o... e arrivò comunque a partecipare alle Olimpiadi del 2002, quelle citate sopra.
E lì cosa successe?
Successe che uno che neanche doveva esserci e che, essendoci, era previsto ultimo tra gli ultimi... vinse.
Non vi racconto tutta la storia, vi lascio qui questo video, dove potete scoprire tutto:
Gli ultimi che alla fine sono i primi esistono.
E come detto sopra hanno un nome e un cognome: Steven Bradbury.
Saluti,
Mauro.
È vero.
Ci sono sport che ottengono la ribalta solo ogni quattro anni.
Cioè quando ci sono le Olimpiadi, estive o invernali che siano.
E il curling (relativamente alle Olimpiadi invernali) è uno di questi sport.
E ogni quattro anni spuntano i soliti polemici che (per sminuire lo sport in sé e nascondere la propria ignoranza e invidia, in particolare quando l'Italia vince, come a Pechino 2022) pontificano contro chi commenta e gioisce, dicendo "Siete i soliti esperti da salotto, non conoscete le regole del curling, ma fate solo finta!"
Eh no, cari miei.
Su altri sport forse (ma solo forse) potreste anche aver ragione.
Ma non sul curling.
Le regole del curling sono essenzialmente le stesse delle bocce (l'unica differenza di fatto è che nelle bocce non sei obbligato a tenere la boccia sempre a contatto col terreno).
Quindi, sì, noi italiani le regole del curling in realtà le conosciamo, eccome se le conosciamo, visto che le bocce sono roba nostra, roba che conosciamo molto bene.
E conoscendole possiamo parlarne.
Alla faccia dei rosiconi.
Saluti,
Mauro.
Nei giorni scorsi avrete tutti (o almeno tutti quelli di voi che seguono il calcio) letto o sentito che la UEFA ha cancellato la regola dei gol in trasferta.
E (quasi) tutti i giornali a titolare "Il gol in trasferta non vale più doppio!" o cose simili.
Bene, sappiatelo: il gol in trasferta non ha mai avuto valore doppio.
Mai!
La regola diceva un'altra cosa, cioè che in caso di parità totale tra andata e ritorno, vinceva chi avesse segnato più gol in trasferta.
Ve lo spiego con un esempio.
Squadra A contro squadra B.
All'andata A batte B in casa 4-2.
Al ritorno B batte A in casa 1-0.
Totale: A batte B 4-3. E vince il confronto (come è praticamente sempre stato, viste le regole UEFA, solo nei primi anni delle competizioni in caso di parità si disputava uno spareggio senza tener conto dei gol totali, nel caso che le due squadre avessero vinto una partita ciascuna).
Nel caso che al ritorno B invece avesse battuto A 2-0 e non 1-0, B avrebbe vinto il confronto.
Infatti il totale sarebbe stato 4-4, ma B avrebbe segnato due gol in trasferta e A zero.
Ma se fosse esistita veramente la fantomatica regola che il gol in trasferta vale doppio, nell'ipotesi di cui sopra B sarebbe risultata vincente anche vincendo solo 1-0 in casa, visto che la sconfitta 4-2 nella partita di andata (in trasferta) sarebbe stata contata 4-4... visto che i gol in trasferta varrebbero doppio, e quindi il totale sarebbe stato 5-4 per B.
Ma i gol in trasferta non valgono doppio, quindi l'1-0 giustamente non bastava - il totale rimaneva comunque 4-3 per A - e (ovviamente) continuerà a non bastare neanche in futuro, gol in trasferta o meno.
Saluti,
Mauro.
Con tutto il rispetto e l'affetto per un grandissimo del calcio che ci ha fatto divertire e meravigliare (ok, quando giocava contro la nostra squadra ci faceva più che altro arrabbiare, ma ci sta), sto leggendo titoli e articoli assurdi.
Ehi, ragazzi, calma... Maradona era un uomo, un calciatore (seppur incredibile), non un supereroe, non una divinità (anche perché le divinità non esistono, i supereroi invece forse sì)!
E poi, siamo sinceri, smettetela di chiedervi se il più grande sia stato Maradona o Pelé.
Qualunque risposta vi diate, comunque sbagliate... il più grande è stato Cruijff.
Saluti,
Mauro.