Ma poi molte di queste installazioni vanno protette con transenne per evitare vandalismi o che la gente le usi per far fare i bisogni ai propri cani.
È solo questione di rispetto.
Ogni tanto (anzi spesso) mi vengono in mente interpretazioni di avvenimenti e fatti oppure giudizi su persone ed eventi che non si possono certo definire conformisti. O magari semplicemente idee e pensieri personali, indipendenti. Alcune di queste idee saranno giuste e condivisibili, altre no, ma sono orgoglioso che non siano conformi. I commenti anonimi non sono graditi, essi verranno cancellati a meno che non portino contributi concreti e seri. Buona lettura a tutti.
A scuola (elementari, medie, superiori) ci sono insegnanti che lasciano il segno in positivo, altri in negativo, la maggioranza - purtroppo o per fortuna - invece non ne lascia proprio.
Questo lo abbiamo sperimentato tutti.
Non vi sto raccontando nulla di nuovo. Tutti sapete di cosa parlo.
Però poi ci sono anche quelli che hanno lasciato un segno indelebile.
Insegnanti che hanno veramente segnato la tua vita. Che la hanno cambiata.
Non solo insegnanti che hanno lasciato un segno positivo, comunque, questo va detto.
Nel mio caso una detta insegnante esiste. E lo ha lasciato positivo. Altro che positivo!
Un'insegnante che ha segnato la mia vita.
E ancora oggi, 39 anni dopo gli avvenimenti di cui parlo, continuo a ringraziarla. Non posso che considerarla la fortuna della mia vita. O almeno una delle più grandi fortune.
Parlo dell'insegnante di educazione artistica che ebbi alle medie, la professoressa Paola Danovaro.
Ora voi salterete sulla sedia... direte: Mauro tu sei laureato in fisica, hai fatto il liceo scientifico... che cavolo c'entra l'educazione artistica?
C'entra, c'entra... ma soprattutto c'entra l'intelligenza di detta insegnante.
Ai tempi (non so come siano le regole oggi, io finii le medie inferiori nel 1982) dovevi fare la preiscrizione alle superiori già prima dell'esame di terza media.
Ma questa preiscrizione non la facevi direttamente, bensì tramite la tua scuola media.
Cioè, tu sceglievi la scuola superiore che volevi frequentare e consegnavi la preiscrizione alla scuola media che frequentavi. In questa scuola c'era un'insegnante (uso il femminile perché nella mia scuola era un'insegnante, ma in altre scuole poteva essere tranquillamente un insegnante) che gestiva queste preiscrizioni per poi passarle alle scuole superiori in questione.
Nella mia scuola media dell'epoca (per lo meno per la mia sezione) l'insegnante a cui era stato affidato detto compito era, appunto, Paola Danovaro, insegnante di educazione artistica.
E lei ovviamente vide a quale scuola superiore volevo preiscrivermi: l'istituto tecnico "Galileo Galilei", più precisamente alla sezione per perito in telecomunicazioni (l'istituto esiste ancora, anche se ovviamente è cambiato in questi quattro decenni).
Una mattina, durante una lezione di italiano, la Danovaro bussò alla porta della classe e chiese all'insegnante di italiano Maddalena Benazzoli Flick (sì, quel cognome lì non è casuale, lo so che lo avete già sentito, era la moglie del futuro ministro di grazia e giustizia e futuro presidente della corte costituzionale Giovanni Maria Flick) "Maddalena, ti dispiace se ti rubo per un po' Venier?".
La Flick non fece resistenza perché sapeva che la collega si occupava delle preiscrizioni per le superiori e quindi pensò che la richiesta riguardasse ciò.
Pensò giusto... ma non credo proprio che potesse immaginare cosa successe dopo.
La Danovaro mi portò nella sala insegnanti, mi fece sedere e mi guardò.
Poi mi disse: "Venier, ma sei pazzo, perché non vuoi andare al liceo, coi tuoi voti e le tue capacità? Perché cavolo ti vuoi iscrivere a un istituto tecnico, anche se ottimo?".
Ecco, qui serve una specie di flashback.
Io vengo da una famiglia operaia: papà operaio e mamma casalinga.
Quindi una famiglia dove, al di là del rispetto per la cultura e l'istruzione, bisogna considerare anche il lato pratico, materiale delle scelte.
E proprio per questo avevo scelto la preiscrizione all'istituto tecnico: anche se io volevo andare un giorno all'università (e mio papà mi sosteneva), volevo anche un piano B... cioè poter avere la possibilità, se necessario, di trovare un lavoro subito finite le superiori.
Non è che la mia famiglia potesse permettersi chissà quali spese, quali impegni.
Però quell'insegnante, la Danovaro, praticamente mi mangiò la faccia.
"Uno come te deve andare al liceo!"
E alla fine andai al liceo (scientifico, ovviamente, il Leonardo Da Vinci... piuttosto che andare al classico avrei fatto lo spaccapietre 😉).
E poi andai all'università, dove mi laureai in fisica.
E poi mi sono costruito una carriera nell'industria.
Ma senza la professoressa di educazione artistica Paola Danovaro non so dove sarei arrivato. Probabilmente a molto meno di quello che ho ottenuto.
Di sicuro, se poi avessi deciso di rinunciare all'università, ascoltarla mi avrebbe danneggiato.
Ma io in realtà sapevo già da allora che all'università volevo andarci, e probabilmente il piano B di cui sopra sarebbe stato in questo senso dannoso, perché vista la qualità dell'istituto tecnico in questione avrei avuto troppe offerte per andare subito a lavorare e quindi motivi per rinunciare all'università.
Talvolta ci sono insegnanti che ti cambiano la vita. Letteralmente.
Io un'insegnante che lo ha fatto la ho avuta.
E non la dimenticherò mai.
Le sarò sempre riconoscente.
Saluti,
Mauro.
Ieri sul canale Youtube La Biblioteca di Alessandria ho guardato il video Ha ancora senso studiare il latino al liceo scientifico?
Non ho potuto evitare di lasciare i miei commenti, che qui cerco di esplicitare un po' meglio.
Vi consiglio però vivamente di guardare prima il video di cui sopra, visto che quanto scrivo è direttamente legato ai contenuti del video stesso.
Anch'io, come Gioele (l'autore del video), ho fatto il liceo scientifico, nei lontani anni '80 quando l'impronta classica di tutto il mondo liceale era ancora più forte di oggi, e poi mi sono laureato in materie scientifiche (io in fisica, lui in medicina).
Sostanzialmente sono d'accordo con lui.
Forse io il latino non lo abolirei proprio del tutto, ma lo ridurrei al minimo perché sottrae tempo a materie altrettanto, se non più, fondamentali. Lui ha fatto l'esempio della chimica, ma anche le scienze naturali sono abbastanza bistrattate. E ho purtroppo conosciuto insegnanti che, insegnando nella stessa classe sia italiano che latino, toglievano di fatto ore all'italiano e alla letteratura italiana per aumentare quelle del latino.
Un'ora la settimana per studiarne le basi nel biennio e la letteratura nel triennio la lascerei. Di più no.
E ora qualche commento sparso su quanto Gioele dice nel video.
Il latino come lingua precisa, logica.
No, io non definirei il latino come logico e tanto meno come preciso. Lo definirei come fissato.
Mi spiego. Tutte le lingue hanno una loro precisione, se no non permetterebbero di comunicare, ma una lingua viva si muove e cambia, quindi non ti darà mai un sistema di regole, una "legislazione" definitiva e fissata. Il latino, in quanto lingua morta che non si evolve più, invece te li dà.
Quindi il latino sembra preciso, perché le regole sono fissate e quindi saprai sempre con certezza se hai fatto giusto o sbagliato in base a dette regole (indipendentemente dalla logica della regola stessa). Italiano, inglese, tedesco, ecc. essendo lingue in evoluzione avranno ovviamente sempre una qualche zona grigia, un po' di flessibilità.
Per quanto riguarda il latino e la logica, troviamo un'altra assurdità.
Come giustamente dice il video ci sono anche altre materie che usano la logica, tipo la matematica. Anzi, a scuola la matematica è la materia logica per eccellenza.
E qui allora bisogna far notare ai difensori del latino che la matematica, contrariamente al latino, la studi già alle elementari e alle medie.
Quindi, quando arrivi al liceo, al limite è la matematica (che anche se solo a livello di base già conosci) a servirti per il latino, non viceversa.
Rimanendo alla logica... se parliamo della forma mentis che la logica può dare, allora obiettivamente basta studiare bene (ma bene, non come viene fatto spesso!) la logica in filosofia. Non servono le lingue, né quelle morte né quelle vive.
Le lingue servono a due altre cose.
A comunicare (per quanto riguarda quelle vive).
A poter approfondire le fonti, visto che una traduzione - soprattutto in ambito letterario - è sempre un po' un tradimento (e questo vale sia per le lingue vive che per quelle morte).
E per quanto riguarda la comunicazione oggi - che piaccia o meno - la base è l'inglese non il latino, soprattutto in ambito scientifico.
Infatti, altra cosa sostenuta dai difensori del latino, è che questo è in realtà la base linguistica della scienza, vista la terminologia usata in molte scienze.
Sbagliato: terminologia e lingua non sono sinonimi: la terminologia che ti serve puoi anche impararla a memoria senza sapere la lingua da cui deriva.
Non per niente Gioele giustamente dice che lui senza l'inglese non avrebbe potuto laurearsi, visto che la letteratura che gli è servita per la tesi era quasi tutta in inglese. Io addirittura ho scritto la mia tesi direttamente in inglese (la versione ufficiale in italiano depositata presso l'università di Genova è solo la traduzione che feci dell'originale).
Oltretutto molti dimenticano che tra le due guerre (anzi già a inizio '900) tedesco e in misura minore francese (l'inglese ci mise più tempo anche se poi conquistò il mondo) avevano già soppiantato il latino come lingue della scienza, soprattutto in ambito fisico-matematico. Il latino sopravviveva giusto per le cosiddette scienze naturali (botanica e zoologia in particolare).
Qualcuno sostiene che il latino può aiutare a imparare il tedesco.
Qui Gioele non può rispondere (a parte giustamente dire che il tedesco puoi benissimo studiarlo anche senza latino), ma io sì, avendolo studiato.
Vero, il tedesco ha i casi e il genere neutro come il latino, ma a livello grammaticale - anche se può sembrare paradossale - è più legato al greco antico che al latino.
Il problema vero in Italia è che le materie scientifiche non vengono considerate cultura, ma qualcosa di meccanico per poter costruire cose materiali (maledetta eredità di Croce e Gentile).
In realtà il problema c'è anche qui in Germania, ma è moderato dal fatto che qui non c'è mai stato un Benedetto Croce che ha monopolizzato la cultura, o meglio ha monopolizzato la definizione di cultura.
Vorrei concludere con l'appello di Gioele al realismo.
La politica (che decide quali materie studiare e per quante ore nelle varie scuole) è fatta principalmente da persone di estrazione classica (e il ministero dell'istruzione, guarda caso, in maniera particolarmente estrema anche nella sua parte "tecnica" e non solo in quella politica). Il realismo che Gioele vorrebbe non possiamo trovarlo lì.
E ora i bicchieri che lui si aspettava di ricevere in faccia arriveranno anche a me.
Scusate il pippone.
Saluti,
Mauro.
Quando si parla senza sapere.
E quando i cattolici non conoscono il Vangelo.
Tanti, soprattutto cattolici, parlano di Cristo come di un povero rifugiato parlando del presepe, della nascita in una stalla a Betlemme..
A Betlemme Cristo nacque in una stalla (sì, grotta non può essere: il Vangelo parla di mangiatoia e io le mangiatoie le conosco nelle stalle, non nelle grotte, a meno che queste non vengano usate anche come stalle) non perché Giuseppe e Maria fossero in fuga o fossero poveri.
Erano a Betlemme per il censimento (non stavano fuggendo da nulla) ed erano in un alloggio di fortuna perché tutti gli alberghi erano pieni (non perché non potessero permetterseli).
Cristo, Giuseppe e Maria possono essere considerati rifugiati durante la fuga in Egitto per sfuggire a Erode. Anzi, lì lo sono veramente, senza se e senza ma (anche se nessun Vangelo ci racconta in realtà come vivessero in Egitto, se ben accolti, sbattuti in qualche campo di accoglienza o nascosti clandestinamente... onestamente, la terza è l'ipotesi che ritengo più probabile, ma è solo un'ipotesi mia).
Non certo quando si trovavano a Betlemme.
E il Vangelo lo dice chiaro.
Ma forse i cattolici preferiscono non leggerlo.
Sono poche righe, ma chiare: Luca, 2, 1-7.
Ma guarda un po' se un non credente deve insegnare il Vangelo ai cattolici 🤦🏿♂️
Saluti,
Mauro.
Nel tedesco ufficiale l'ora è indicata esattamente come in Italia.
Cioè se io in italiano dico, per esempio, "tre e venti" o "quattro meno dieci", in tedesco dico "Zwanzig nach Drei" o "Zehn vor Vier", che di fatto è lo stesso (letteralmente la traduzione sarebbe "venti dopo le tre" o "dieci prima delle quattro", come vedete la logica è comunque assolutamente la stessa, anche se la formulazione è diversa).
Ma nel sud della Germania anche le ore sono strane (come tante altre cose, del resto).
Per esempio, sono le "cinque e tre quarti".
Chi parla tedesco direbbe "drei Viertel nach Fünf" (o "ein Viertel vor Sechs", cioè "sei meno un quarto"). Tutto coerente.
Ma qui nel sud della Germania cosa senti dire è "drei Viertel Sechs", cioè "tre quarti di sei".
Cosa significa? Significa che hai già, ovviamente, superato le cinque, ma le sei le hai raggiunte solo per tre quarti, non ancora del tutto.
Ma la cosa più malata è quando devi esprimere ore "casuali", dove non puoi usare i quarti.
Mettiamo che siano le cinque e quarantasette (5:47).
Un bavarese ti dirà tranquillamente "zwei nach drei Viertel Sechs", cioè "due [minuti] dopo i tre quarti di sei".
Cosa degna del francese "quatre-vingt" (cioè "quattro-venti") per dire "ottanta". Anzi peggio. 🤦♂️
La cosa è (per fortuna) sempre meno diffusa, ma ben lontana dall'essere scomparsa (purtroppo).
Saluti,
Mauro.
Altre puntate:I tedeschi amano le canzoni pacifiste.
Ma le amano kitsch e banali (anche musicalmente, non solo come testo).
E quindi ti fanno venire la voglia di fare la guerra pur di non sentirle!
Volete degli esempi?
Ce ne sono in abbondanza.
Il primo che viene in mente è "Ein bißchen Frieden" ("Un po' di pace") di Nicole.
Ma anche "99 Luftballons" ("99 palloncini") di Nena non scherza.
Anzi questo ha purtroppo avuto successo anche fuori dalla Germania, Italia compresa.
E la lista è lunga.
Vero, ci sono anche artisti che fanno vera musica contro la guerra e per la pace, musica vera sia musicalmente che come testi (basti citare Hannes Wader, in primis la sua interpretazione di "Die Moorsoldaten", cioè "I soldati della torbiera", ma Wader non è certo l'unico, per fortuna, per esempio pensiamo a Reinhard Mey con la sua "Die Waffen nieder", cioè "Giù le armi").
Però Wader, Mey e compagnia non vendono (almeno non quanto Nicole e Nena).
La banalità invece vende.
Il pacifismo kitsch, fatto da chi non ha la minima idea dei temi di cui parla, vende.
Almeno in Germania.
Saluti,
Mauro.
Premessa: sempre e comunque forza Genoa.
In Italia il calcio è il Genoa.
Tutto il resto è imitazione di scarsa qualità (tranne il Torino).
Ma ora passiamo alle cose materiali odierne... lasciamo da parte la realtà vera (la realtà non è la materia, non sono gli scudetti recenti, sappiatelo voi tifosi di squadre a strisce... la realtà è la storia, la realtà va oltre i numeri... e la storia siamo noi, non voi).
Le cose materiali odierne dicono che (finalmente) il Genoa non è più di Preziosi.
Era ora.
L'unico presidente che ci ha portato due volte in serie C (anche se la prima non era ancora nominalmente presidente ed è riuscito con mastrussi poco rispettabili a far annullare la retrocessione... io ve lo dico da genoano: nel 2004-2005 ci hanno anche fatto pagare l'illegale ripescaggio del 2002-2003).
Perché sì, nel 2002-2003 comandava giá Preziosi.
Io sono vecchio, me lo ricordo Preziosi che già a febbraio 2003 si presentava al Pio XII (i genoani sanno cos'è) dicendo che avrebbe rifatto grande il Genoa (nota: a febbraio 2003 il Genoa era in bassa serie B, ma fuori dalla zona retrocessione):
E Preziosi - senza avere le azioni (il Genoa lo acquistò ufficialmente nel luglio successivo... ma appunto, ufficialmente... in realtà comandava già da febbraio, per sua stessa ammissione, quindi ci sarebbe da chiedere qualcosa al tribunale di Treviso che gestì legalmente l'apparente insolvenza di Dalla Costa e l'apparente acquisto di Preziosi) - prese il timone e da allora la squadra sprofondò... retrocedendo una prima volta in serie C.
Ma grazie al caso Catania fummo ripescati.
Peccato che pochi ricordino che Preziosi prima della fine del campionato (e pur non essendo ancora ufficialmente proprietario del Genoa) si scagliò contro il Catania per poi diventarne alleato a fine campionato, quando ufficialmente il Genoa retrocedette (cosa che in realtà Preziosi voleva, anzi aveva provocato... ma grazie alle cazzate fatte dal Catania, Preziosi vide un'ottima possibilità commerciale che senza quel casino non ci sarebbe stata).
Poi quel che è successo nel 2004-2005 lo sappiamo tutti.
La famosa valigetta (che poi valigetta non era, ma solo busta) ci riportò in serie C.
E fu giusto, perché il tentativo di manipolare le cose obiettivamente ci fu, anche se chi ha visto la partita ha visto benissimo che fu un tentativo, ma che la partita fu vera.
Ma, vera o no che sia stata la partita, Preziosi fece una cazzata (e conoscendolo la fece consapevolmente, in quel momento a Preziosi conveniva retrocedere. La serie A costava troppo).
Lui non pagò il Venezia per garantirsi la serie A sperando di non venir beccato.
Lui pagò il Venezia per garantirsi la serie C sperando di venir beccato.
Ora qualcuno di voi salterà su dicendo...
...ma Preziosi ci ha poi portato in Europa!
...ma Preziosi ci ha tenuto in serie A più di ogni altro!
Sì, ma...
Nel 2008-2009 il Genoa arrivò quinto in campionato e si qualificò per l'Europa League. Ma si qualificò per l'Europa League perché Preziosi non voleva andare in Champions' League (in realtà lui non voleva andare in Europa in assoluto, ma quel Genoa era troppo forte)... e quindi permise alla Fiorentina di recuperare da 0-3 a 3-3 nello scontro diretto e a qualificarsi lei per la Champions'.
Ma la cosa veramente grave avvenne nel 2014-2015.
Il Genoa arrivò sesto, qualificandosi di nuovo per l'Europa League. Ma Preziosi non voleva andare in Europa. E quindi fece in modo di non ottenere la licenza UEFA (cosa che gli sarebbe costata due lire... ma a lui interessava non andare in Europa, quindi per lui anche due lire erano troppo).
Tra le altre cose in quell'occasione Preziosi offese veramente a morte il Genoa e i genoani, visto che la squadra arrivata settima, e che quindi prese il posto del Genoa, fu la Sampdoria.
E, visto l'andamento del campionato, Preziosi sapeva in anticipo, prima delle scadenze UEFA, che se non sistemava le cose ne avrebbe approfittato l'altra squadra cittadina.
E lui fece quel che fece (o meglio non fece) volutamente in spregio del Genoa.
E poi ci ha tenuto sì in serie A più di ogni altro.
Ma perché gli serviva per i suoi maneggi! (O, come diciamo a Genova, per i suoi mastrussi).
Cioè, siamo sinceri: credete veramente che uno che a ogni finestra di mercato (sia estiva che invernale) cambia mezza squadra (ok, qui sono stato buonista... in realtà Preziosi a ogni finestra di mercato ha sempre cambiato ben più di mezza squadra) sia interessato al calcio?
O c'è qualcosa d'altro dietro? (Domanda retorica: c'è, eccome se c'è).
Tra le altre cose ci ha tenuto in serie A con una serie A a 20 squadre. Mica chissà quale impresa, visto che tra 20 squadre qualche squadra di scappati da casa c'è sempre. Ci sarebbe riuscito con la vecchia serie A a 16 squadre, dove le squadre di scappati da casa praticamente non esistevano?
Come vedete, se si ama il Genoa obiettivamente non si può amare Preziosi.
Ditemi quel che volete, ma i vari Berrino, Fossati e Spinelli con tutti i loro difetti e casini hanno comunque mostrato molto più rispetto verso il Genoa e i genoani di quanto abbia fatto Preziosi, nonostante i risultati sportivi.
Bene.
Ora Preziosi è comunque quasi fuori (quasi perché purtroppo, pur avendo venduto, rimane nel CdA del Genoa), quindi possiamo guardare al futuro.
Cosa faranno gli statunitensi di 777 Partners?
Beh, per prima cosa va detto che (per fortuna) non sono digiuni di calcio europeo, avendo già una partecipazione nel Siviglia in Spagna.
E loro sono investitori, non mecenati... quindi si spera che gestiscano il Genoa come un'azienda (e ciò significa anche non rivoluzionare la squadra due volte l'anno... nessuna azienda seria cambia il proprio personale due volte l'anno).
E se vogliono investire nel calcio, sanno che anche nella migliore delle ipotesi il ritorno - diretto o indiretto che sia - non è comunque immediato.
Ed essendo investitori esperti si spera che abbiano coscienza della cosa e si regolino di conseguenza.
Insomma, per noi genoani ci sono ancora tanti dubbi... ma si apre comunque una nuova era.
E comunque... peggio di Preziosi non si può fare.
Quindi il futuro è nostro.
Il futuro è comunque luminoso.
O per lo meno più luminoso di quel che poteva (e voleva) darci Preziosi.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Però Zangrillo presidente anche no!
Uno che dichiarò il virus clinicamente morto provocando quindi aperture che ci sono costate morti su morti.
In pratica un assassino!
Ovviamente parlo di chi nega il Covid, di chi nega il virus.
Le misure che i singoli stati prendono per combattere o almeno limitare la pandemia sono chiaramente contestabili, è lecito avere idee diverse, fino a che queste non vengono usate per diffamare chi la pensa diversamente.
La cosa è palese, non dovrebbe neanche servire sottolinearla.
Le misure si possono contestare. Possono ovviamente essere considerate giuste o sbagliate, esagerate o insufficienti.
Ognuno ha il diritto di giudicarle (ma la loro legalità o meno deve essere logicamente valutata dalle istituzioni preposte, non dal profano cittadino).
L'esistenza del virus invece non si può contestare.
Ma non è che non si può perché io salgo sul pulpito e dico che non si può.
Non si può perché esistono i numeri.
La "mortalità in eccesso" del 2020 e del 2021 dice tutto! Se non è il virus, allora cos'è? Se tu mi dici che il virus non esiste oppure che è al massimo una normale influenza, allora devi fornirmi una spiegazione - verificabile! - dell'eccesso di mortalità di questi due anni.
O me la fornisci o taci.
Punto.
Non serve essere grandi scienziati per capirlo!
È banale logica!
Anzi, neanche logica... basta un minimo di buon senso per capirlo!
E ovviamente neanche i vaccini sono contestabili, anche se voi beline lo fate!
Guardatevi i numeri, quelli veri, non quelli inventati.
La mortalità tra vaccinati e tra non vaccinati. Le ospedalizzazioni, i ricoveri in TI.
I numeri sono pubblici! Sono disponibili a tutti!
E quando non avete più argomenti e mi tirate fuori il modo in cui il virus è nato (cosa su cui io so poco, ma voi ancora meno, credetemi) e come ha cominciato a diffondersi... bene, quella è la dimostrazione che non avete argomenti e volete cambiare discorso.
Perché il come è nato il virus è interessante da un punto di vista scientifico (e magari anche politico), ma non è importante sanitariamente! Non è importante per combatterlo.
Per combatterlo è importante conoscerlo da un punto di vista medico/chimico ed epidemiologico, cioè sapere come è fatto e come si diffonde. Il come è nato è in questo senso un deviare il discorso da ciò che attualmente è veramente importante.
Per questo io non riesco proprio a capire chi nega.
Quanto scritto sopra sono banali realtà, basta riflettere un attimo per capirle, non serve essere scienziati!
Capisco (ovviamente, da cinico qual sono) i politici, i commercianti e soprattutto gli speculatori che approfittano del negazionismo (fanno i loro interessi, non quelli della comunità), che aizzano certe persone.
Ma non capisco il cittadino che nega. Non lo capisco più. Non merita di essere capito!
Potevo forse capirlo (anche se di certo non approvarlo) all'inizio della pandemia, non ora!
Eppure i negazionisti erano allora (quando un minimo di giustificazione poteva esistere) meno di oggi.
Ve ne rendete conto dell'assurdità della cosa?
E questo purtroppo vale ovunque.
Io, per ovvie ragioni posso parlare con cognizione di causa di Italia e Germania, ma non mi sembra che altrove sia diverso.
Saluti,
Mauro.
Ci sono in giro, in rete, persone che usando una logica perversa, ma apparentemente corretta, cercano di farti credere che il problema sia l'antifascismo, non il fascismo.
Vediamo la cosa, cerchiamo di capire.
A leggere i loro testi superficialmente può sembrare un'osservazione sensata quando ti dicono di non tirare in ballo il fascismo ogni volta che succede qualcosa che lo ricordi.
Può sembrare sensato perché ricorda il fatto che urlare al lupo quando il lupo non c'è poi ti rende meno credibile se urli al lupo quando però il lupo veramente arriva.
Ma, appunto, sembra sensato. Sembra.
In realtà non lo è. Per vari motivi.
Per prima cosa perché in realtà si urla al fascismo molto meno di quanto queste persone sostengano (in buona o in mala fede che lo facciano).
E anche per quello i fascisti si stanno infiltrando in ogni tipo di protesta (novax e nogreenpass in primis, ma non solo): perché non li si vede, perché grazie a chi ti dice che urlare al lupo non serve, fa danni... si aprono le porte al lupo.
Perché i lupi sono stati tollerati troppo a lungo, perché si è voluto credere che non fossero lupi o che fossero comunque recuperabili, e quindi non gli è mai stato detto in faccia cosa obiettivamente fossero.
(Detto tra noi: questi sono i veri danni del buonismo, il far credere che anche i fascisti siano recuperabili, che vadano istruiti, non combattuti).
Secondo punto.
È vero che talvolta (ma obiettivamente molto raramente) si urla al fascismo a torto, cioè trattando problemi veri ma che col fascismo nulla hanno a che fare.
Ma io - e se siete onesti vi sfido a portarmi fatti contrari - anche quando si urla al fascismo a torto non ho comunque mai sentito urlare al fascismo per mettere a tacere movimenti democratici. Tranne che dai fascisti stessi.
Se sbaglio matrice (cit. Meloni) correggetemi 😉
Ma correggetemi sulla matrice di quel particolare movimento, di quella particolare protesta.
Ma non venitemi a dire che se urlo al fascismo lo faccio solo per mettere a tacere avversari democratici e quindi sono in realtà fascista io.
Questi avversari possono parlare, fare le vittime e dare del fascista a me (quindi non sono vittime, la legge li protegge). Non sono messi a tacere. Ma vorrebbero mettere a tacere me.
Ma è il terzo punto il più importante di tutti.
Quelli che ti dicono che urlare al fascismo sempre (che poi come abbiamo visto sopra sempre non è) rende alla fine tutto non credibile, che l'unico risultato è che nessuno ti ascolta e che poi se il fascismo arriva veramente sei fregato perché hai alla fine insegnato alla gente a fare spallucce... bene, quelli, quando vai a vedere che idee sostengono, che persone o gruppi seguono... ma soprattutto a chi (usando la loro "logica") fanno le pulci e a chi no, quando ti accorgi del loro strabismo... cosa scopri?
Scopri che la loro "logica" ti porterebbe a non parlare mai più di fascismo, ti porterebbe a ignorarne e negarne l'esistenza oggi e sempre.
Perché in realtà il loro scopo è riportare il fascismo in Italia (ma non solo) senza che ci se ne accorga. Vogliono reintrodurre il fascismo facendo finta che non esista.
Facendo finta di essere sensati (usando fallacie logiche a manetta e sfruttando il fatto che la massa non conosce la logica) negano l'esistenza del fascismo per aiutarlo a crescere e a vincere.
Leggeteli bene, quando li incontrate, quelli che dicono "non urlate al fascismo".
Leggeteli bene, anche tra le righe. Capirete di cosa sto parlando.
Potrei anche farvi nomi concreti, su Twitter, su FB o altrove e nominarvi anche blog vari... non lo faccio solo perché a me qui interessa il problema in sé... e il problema è molto più diffuso dei singoli nomi che io potrei farvi.
E poi potrebbero comunque cambiare nome in rete, se sbugiardati.
Io voglio che voi possiate riconoscerli, possiate riconoscere il problema, non voglio darvi ordini, non voglio indottrinarvi, contrariamente a loro.
Tra le altre cose sono anche persone che possono tranquillamente apprezzare (o meglio far finta di) cose scritte da antifascisti sinceri, basta che possano sfruttare questi testi per i loro scopi (è capitato anche con miei testi, purtroppo... anni fa un testo in cui segnalavo i doveri degli immigrati, ovviamente senza negarne i diritti, venne usato di fatto per sostenere che gli immigrati rifiutano i doveri e pretendono solo diritti).
Saluti,
Mauro.
Se io vi cito i concetti di "nudismo" e "naturismo" tutti capite di cosa parlo (soprattutto se dico "nudismo", per chi non conoscesse la parola "naturismo"... sappiate che è semplicemente la stessa cosa espressa in termini più politicamente corretti), indipendentemente dal giudizio che sia io che voi possiamo dare sulla cosa.
E infatti non voglio parlarvi di come si può giudicare la cosa.
Voglio parlarvi di Germania.
Anzi, in realtà neanche di Germania, bensì di lingua tedesca.
Premessa: il nudismo qui in Germania è molto più diffuso e considerato normale di quanto lo sia in Italia. Anzi, sembra che nacque proprio qui nel 19° secolo.
E nella ex Germania Est è ancora più normale e diffuso che nella ex Germania Ovest.
Ma a parte le questioni geografiche (e politiche, che ai tempi comunque c'entravano, ma non sono il tema di quest'articolo, oltretutto già ai tempi del nazismo il nudismo era parte integrante della cultura tedesca), è il nome che qui ancora oggi viene dato al nudismo a essere interessante.
Il nudismo in tedesco è chiamato con l'acronimo FKK.
(Prima che fraintendiate: FKK, non KKK... il Ku Klux Klan non c'entra niente... del resto loro si coprono anche il volto, altro che scoprirsi il resto!).
L'acronimo FKK è l'abbreviazione di FreiKörperKultur.
Tradotto letteralmente significa Cultura del Corpo Libero.
Nel senso che il corpo, dove si pratica il nudismo, secondo i praticanti è libero da ogni costrizione e da ogni ipocrisia (e qui, come capite, c'entra il discorso politico sotto le due dittature, quella nazista e quella stalinista).
Però, onestamente, a me la definizione Cultura del Corpo Libero fa venire in mente questo:
Lo so, sono una brutta persona 😉
Saluti,
Mauro.
Altre puntate:I giovani di oggi manco la conoscono... ma la mia generazione ci è cresciuta (e quella precedente ancora di più).
Ambarabà ciccì coccò
Tre civette sul comò
Che facevano l'amore
Con la figlia del dottore
Ma ve ne rendete conto?
Ai bambini si cantavano filastrocche pornografiche!
Se qualche insegnante d'asilo la usasse oggi vi immaginate come sbarellerebbero genitori e autorità?
Comunque qui sotto se volete sentirla completa.
Saluti,
Mauro.
Ci sono ministri, in tutti i governi, che dopo aver fatto casini per mesi all'improvviso invece le imbroccano tutte.
Almeno come dichiarazioni, come affermazioni di principio, visto che ovviamente le decisioni vengono alla fine prese dal consiglio dei ministri e non dai singoli ministri (a cui rimane comunque la decisione di come attuarle). E in certi paesi, tipo quelli federali come la Germania, molte cose neanche dipendono dal governo centrale alias federale.
Premesso ciò, torniamo ai singoli ministri.
E torniamoci usando un ben preciso ministro, in quanto questo è la personificazione perfetta della prima frase che ho scritto in quest'articolo: Ci sono ministri, in tutti i governi, che dopo aver fatto casini per mesi all'improvviso invece le imbroccano tutte.
Sto parlando di Jens Spahn, il ministro federale tedesco della sanità.
Le sue ultime azioni e dichiarazioni dimostrano che le elezioni in certi casi posso fare danni. Soprattutto in periodi di emergenza.
Infatti nell'ultimo paio di mesi ne ha indovinate molte di più (sia come decisioni che come semplici affermazioni) di quante ne avesse indovinate in tutto l'anno e mezzo precedente di pandemia.
Visto ciò, quindi, qualunque cosa si pensi del politico Spahn, sorgono spontanee alcune domande.
È improvvisamente diventato intelligente?
Ha imparato dai propri errori?
Ha cambiato consiglieri?
No. Nessuna di queste cose.
La differenza è che prima doveva lavorare in base alle scadenze elettorali (sia regionali che nazionali), ora invece - a elezioni fatte - non avendo più voti da conquistare o conservare e oltretutto non dovendo neanche tener conto dei sondaggi, visto che da gennaio non sarà neanche più ministro... può dire e fare quello che veramente pensa e ritiene giusto fare (anche se i suoi poteri limitati erano e limitati rimangono, anzi al momento ancora più limitati, visto che dopo le elezioni il governo è in carica solo per gli affari correnti... ma fidatevi, qui in Germania il governo si occupa sempre solo degli affari correnti, degli affari veri si occupano aziende e lobbies).
Spahn è in questo momento in Europa l'esempio più lampante del "problema" delle elezioni, ma di gran lunga non l'unico.
Anzi.
Senza la pressione costante del voto (e ultimamente ogni voto diventa una pressione, ogni voto è presentato come nazionale anche quando è solo locale) i ministri potrebbero veramente lavorare pensando al medio-lungo termine.
Non sempre il voto (frequente) è un bene, direi.
Saluti,
Mauro.