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giovedì 5 gennaio 2023

Meloni e la responsabilità individuale

Nella conferenza stampa di fine anno del 29 dicembre scorso il Presidente (vuole lei il maschile, non prendetevela con me) del Consiglio Giorgia Meloni ha pronunciato, parlando delle misure per il controllo e la limitazione del virus SARS-CoV-2, le seguenti parole:

La mia idea è che si debba lavorare prioritariamente sulla responsabilità dei cittadini piuttosto che sulla coercizione [...]

Ecco, onestamente la frase citata sopra mi piace: mi piace la fiducia nel senso di responsabilità dei cittadini, la volontà di farlo sviluppare.

Ma... c'è un grossissimo ma: il cittadino medio (e non solo in Italia) ha dimostrato di non avere nessun senso di responsabilità e di non avere nessuna intenzione di imparare il senso di responsabilità.
E Giorgia Meloni questo lo sa benissimo.

Ergo la frase di cui sopra è pura ipocrisia.
Anzi, peggio: è uno strizzare l'occhio a novax, nomask, notutto.
È dirgli: mi "fido" di voi, fate quel che cavolo vi pare, basta che continuiate a votarmi.

Onestamente: sarebbe bello potersi affidare al senso di responsabilità dei cittadini nei momenti di crisi.
Peccato solo che farlo significherebbe affidarsi a qualcosa che non esiste.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui il video completo della conferenza stampa, se vi interessa:

mercoledì 23 novembre 2022

Negazionisti e scienza

Nel mondo da quando è arrivata la pandemia si sono moltiplicate le manifestazioni dei negazionisti.
Negazionisti in realtà da dividere in due categorie, anche se manifestano insieme:
1) Una minoranza nega l'esistenza stessa del Covid19;
2) La maggioranza nega la legittimità delle misure anticovid.

Quelli al punto 1 possiamo dimenticarli. Non sono recuperabili e sono relativamente poco pericolosi, sono paragonabili, per esempio, ai terrapiattisti.

Per quelli al punto 2 il discorso è diverso visto che (come per esempio visto a Berlino durante l'assalto al Bundestag) sono loro stessi un pericolo per la democrazia.
Non per niente la maggioranza di queste persone sono parte di ideologie di estrema destra, qui in Germania in particolare i Reichsbürger, gente che crede che in realtà la Repubblica Federale di Germania non esista e l'entità legale sia ancora il Reich di Bismarck (Bismarck, neanche Hitler, rendetevene conto).

Ma oggi non vi voglio parlare di destra e sinistra.

È vero che la destra è (in parte per convinzione e in parte per calcolo politico) la più convinta e decisa a negare, ma la galassia dei negazionisti è variopinta, trasversale (come raccontai qui).

Quello di cui voglio parlare è il rifiuto della scienza.

Ciò che accomuna tutti i negazionisti, di qualunque colore siano, è il rifiuto della scienza. Talvolta proprio l'odio verso la scienza.
E ciò li accomuna a tutti gli altri complottisti e negazionisti di ogni tipo.
Purtroppo siamo arrivati a un punto in cui uno scienziato è automaticamente uno schiavo dei poteri forti, quindi una persona da combattere.

Certo ci sono scienziati che fanno male il loro lavoro, lo so benissimo.
Ma... ragionate un attimo (ragionare è il punto!).
Se la scienza e gli scienziati fossero veramente legati ai poteri forti, come mai ci sono o sono stati in giro per il mondo (anche in paesi importanti come la nostra Italia e i grandi USA) tanti governi nemici della scienza?

Forse perché la scienza è scomoda, visto che cerca la verità?
Rifletteteci, voi che la diffamate e la rifiutate in nome della "verità" dei guru e dei negazionisti.
Riflettete e ragionate.

E fatelo anche per la vostra salute, per il vostro bene, per salvare la vostra pelle.
La scienza vi salva la pelle.
Sappiatelo.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 9 febbraio 2022

Con Covid o per Covid?

Ancora oggi, ogni giorno qualcuno (anche nel mondo medico) pretende di distinguere tra ricoveri e decessi con Covid19 e ricoveri e decessi per Covid19.
In singoli casi la distinzione può aver anche senso, ma se guardiamo al fenomeno complessivo no. Proprio non ha senso.

Per tre motivi.
Vediamoli.

1) Molti pazienti arrivano in ospedale perché stanno male, ma senza una vera diagnosi. Questi pazienti quindi non arrivano né con Covid, né per Covid. In questi casi il motivo per cui sono arrivati in ospedale (e se hanno il Covid o meno) si scopre solo alle visite dopo l'arrivo in ospedale.

2) Anche se una persona arriva in ospedale con una diagnosi precisa, e questa diagnosi non ha nulla a che fare col Covid, se al tampone viene scoperta positiva... va comunque ricoverata nei reparti Covid (UTI o no che siano), quindi la pressione sull'ospedale è la stessa: è un paziente Covid, punto. Non puoi lasciarlo nei reparti dove stanno i pazienti negativi (cioè quelli che veramente non hanno nulla a che fare col Covid).

3) Se una persona decede col Covid ma aveva anche altre patologie, non puoi dirmi per quello che è "solo" deceduta col Covid. Devi dimostrarmi che le altre patologie la avrebbero uccisa con la stessa velocità. Se, per esempio, una persona muore dopo due settimane dal ricovero col Covid ma aveva anche un tumore... devi dimostrarmi che quel tumore lo avrebbe comunque ucciso più o meno nello stesso tempo. Se la prognosi relativa al tumore le lasciava una speranza di vita più lunga (anche se breve, ma comunque più lunga di quello che si è verificato nella realtà) significa che il Covid è stato decisivo. O ha ucciso lui o ha accelerato il decorso dell'altra patologia, ma comunque è stato decisivo. Quindi quella persona è morta per Covid. Punto.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 5 gennaio 2022

Endemia pandemica o pandemia endemica?

Io sto sinceramente cominciando a pensare che ci sia confusione (voluta? non voluta?) sul significato del termine endemia.
A leggere quotidiani e social networks, ad ascoltare i TG o i talk shows sembra che sia passata la lettura secondo cui un morbo endemico sia un morbo di cui non possiamo liberarci, ma che è sostanzialmente inoffensivo e di fatto sancisca la fine della pandemia.

Endemia, come tante altre parole nella medicina, viene dal greco.
Per la precisione è una crasi delle parole ἐν ("nel") e δῆμος ("popolo").
Indica uno stato morboso presente costantemente in una popolazione o in un'area geografica senza bisogno di "immissioni" dall'esterno.

E già qui capiamo che c'è qualcosa che non va.

Il virus del Covid19 è presente in tutto il mondo, non è limitato a una porzione di esso (sia intesa come popolazione che come area geografica), quindi - perdonatemi il gioco di parole - ci troviamo di fronte a un'endemia pandemica (o viceversa: una pandemia endemica).
Ergo: l'endemia non sancisce per nulla la fine della pandemia (dal greco 
παν, "tutto", e δῆμο
ς, "popolo"  - quindi  πανδήμιος, "di tutte le persone", "pubblico").
Se il virus rimane in tutto il mondo... pandemia rimane. Endemia qui o endemia là.

Oltretutto endemico non significa per niente "leggero", "meno grave" o addirittura "inoffensivo".
Il fatto che un virus (o altro elemento patogeno) sia endemico non ci dice nulla sulla sua pericolosità. Può essere innocuo come anche grave (per esempio il Dengue è endemico in alcune zone, ma lo sono anche malaria e morbillo... anzi il morbillo anche in Europa, ma non ce ne accorgiamo e non ci accorgiamo della sua pericolosità grazia all'efficacia del vaccino e all'obbligo vaccinale).

Quello che io temo è che si pensi che l'endemia implichi l'immunità di gregge e che quindi - indipendentemente dalla severità del virus - a quel punto solo poche persone rimarrebbero a rischio.

Ma siamo sicuri che sia così?
Siamo sicuri che l'immunità da contagio sia permanente?
Vogliamo correre il rischio?

Io vorrei correre il meno rischi possibile.
Da esperto in qualità so che il rischio zero è impossibile in ogni campo e situazione (medicina compresa), ma so che questi rischi si possono minimizzare.
Vogliamo farlo o preferiamo giocare d'azzardo?

Saluti,

Mauro.

martedì 4 gennaio 2022

Scuola in presenza, scuola a distanza... ma l'istruzione?

Stanno per riaprire le scuole dopo le vacanze natalizie.

E riparte il dibattito "didattica (scuola) in presenza" contro "didattica a distanza" (alias DAD).
Con la solita conflittualità che spesso (purtroppo) trascende i limiti dell'educazione e del rispetto.

Ora mi darete del benaltrista, ma se ci pensate bene il problema vero non è né la scuola in presenza né la DAD.
Il problema vero è il sabotaggio ormai decennale operato dalla politica (con il silenzio accondiscendente della cittadinanza e il plauso delle varie conf, Confindustria in particolare) nei confronti della scuola, dell'istruzione, dell'educazione (e non voglio qui parlare di università e ricerca, che è già di per sé un tema vastissimo).

Non si è fatto niente per mettere in sicurezza le scuole (per tacere poi dei trasporti da e per le scuole).
Niente aerazione meccanica.
Niente filtri.
Niente rivelatori di CO2.
Niente distanziamento (le classi pollaio esistono ancora, eccome se esistono).
Le mascherine poi... a scuola bastano le chirurgiche, non sia mai che siano obbligatorie le museruole FFP2!
Solo finestre aperte a intervalli più o meno regolari (ma poco, se no gli scolari prendono il raffreddore).
Insomma... quarantene, chiusure, classi dimezzate a gogò di fatto già programmate.
E prima o poi DAD di fatto.

Ma non si è fatto niente neanche per permettere una DAD ben fatta.
L'informatica nelle scuole? Primitiva.
Connessioni internet veloci? Beh, sì, veloci rispetto a una tartaruga, questo sì.
Istruzione dei docenti all'uso dei supporti informatici? Non serve, tanto tutti sanno usare uno smartphone (sì, per certi ministri per la DAD basta uno smartphone!).
Fornitura di detti supporti? Lasciamo perdere.
Garanzia di poter seguire in DAD per tutti i discenti? Tutti ormai hanno uno smartphone (vedi sopra)! Non si è tenuto conto delle enormemente diverse possibilità sia economiche che culturali delle varie famiglie. Non tutti gli scolari hanno adeguato collegamento internet e famiglie in grado di seguirli (ne parlai qui già nel marzo 2020... e la situazione non è cambiata di una virgola).

Ergo: in presenza o in DAD sarà comunque una strage.

La politica ha sfruttato la pandemia per dare il definitivo colpo di grazia alla scuola, all'istruzione.

A questo punto non si dovrebbe più discutere su scuola in presenza o DAD.
Come spiegato sopra, ormai sarà un fallimento, una strage comunque.

Ciò che servirebbe sarebbe unirsi tutti per mettere la politica spalle al muro e difendere - anzi ormai ricostruire, visto che è rimasto ben poco da difendere - l'istruzione.
Bisogna mettere da parte particolarismi, egoismi e convenienze personali e rendersi conto di ciò che serve per il futuro (ma anche per il presente!) della società e per le nuove generazioni.

Se no il sogno politico populista di creare una generazione di ignoranti e incompetenti manipolabili si avvererà.
E il processo rischierà di essere irreversibile.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Quest'articolo è uno sviluppo di un thread scritto ieri su Twitter. Qui il thread originale, con vari commenti interessanti da parte dei lettori.

P.S.2:
Il problema non è solo italiano: lo ha fatto notare qui relativamente alla Germania anche l'avvocato Thorsten Frühmark, specializzato in diritto del lavoro e di famiglia.

lunedì 3 gennaio 2022

Omicron e Delta: un po' di matematica

Con l'arrivo della variante Omicron ho pensato di fare fare di nuovo un po' di matematica sul virus, matematica che ho espresso in questo thread e che qui cerco di esprimere in testo unico, con maggior chiarezza (spero).

Sia chiaro: io qui faccio matematica. Per le questioni mediche e biologiche relative al virus rivolgetevi a chi è competente nel settore (virologo, immunologo, biologo), noi fisici e matematici non lo siamo (al massimo possiamo occuparci di epidemiologia).
E in questo thread si parlerà solo di matematica (anche se, ovviamente, applicata all'epidemiologia). Per come funzionano, cosa sono e come agiscono Omicron e Delta... vedasi sopra.

Al momento tutti gli studi (ovviamente ancora da verificare, essendo tutti freschi, recenti) sembrano confermare che la variante Omicron sia più contagiosa ma meno grave, meno letale della variante Delta.
Cosa significa questo?
Che a parità di condizioni Omicron infetterà più gente di Delta, ma tra coloro che verranno infettati una percentuale minore finirà in UTI o morirà.

È una buona notizia o una cattiva notizia?
Dipende da vari fattori.
Una risposta ce la può dare la matematica.

Facciamo un esempio con numeri fittizi (non reali), ma semplici.
Questo per rendere più semplice il concetto, visto che è il concetto quello che conta, quello che voglio far capire.
Una volta capito il concetto, potrete poi fare i conti con i numeri corretti, reali (senza dimenticare però che sono provvisori, visto che la situazione è in continua evoluzione).

Poniamo le seguenti ipotesi (ribadisco: numeri fittizi, mi interessa il concetto).
a) Omicron infetta - nelle condizioni attuali - 100 persone ogni 100000 abitanti, Delta ne infetta "solo" 50;
b) Ogni 100000 infettati da Omicron, 50 hanno un decorso grave della malattia (UTI o decesso), mentre con Delta in 100 hanno decorso grave.

Cosa significa questo? Date queste premesse che conclusioni possiamo trarre?
Che in un paese come l'Italia, circa 60 milioni di abitanti, si avrà la seguente situazione.
Ipotizzando solo Omicron: 60000 infettati (si usa la proporzione 60000000:x=100000:100), dei quali 30 con decorso grave, cioè UTI o decesso (proporzione 100000:50=60000:x).
Per Delta invece 30000 infettati (nella prima proporzione di cui sopra si sostituisce 100 con 50), di cui 30 con decorso grave (nella seconda proporzione di cui sopra si sostituisce 50 con 100).
Questo è il caso di "equilibrio".
Ho ipotizzato Omicron doppiamente contagioso, ma grave/letale la metà.

Nella realtà ovviamente non è così semplice, possono esserci (anzi ci sono) valori relativi di contagiosità e letalità diversi tra Omicron e Delta. La situazione di "equilibrio" di cui sopra è un caso limite (non impossibile nella realtà, ma estremamente improbabile). Bisognerà quindi rifare i conti con i valori reali, magari anche variabili nel tempo.
Ma le proporzioni da usare sono le stesse di cui sopra (sostituendo 100 e 50 con i valori corretti), la matematica è esattamente la stessa.
E, come vedete, matematicamente il concetto è semplice.

Ma tutto questo cosa ci dice?

Ci dice due cose.

1) Non basta dire "più contagioso" ma "meno letale", bisogna vedere quanto più contagioso e quanto meno letale per vedere se la notizia è buona o cattiva. Io vi ho fatto l'esempio di "equilibrio". Voi potete provare a giocare con altri numeri e vedere cosa succede (unica regola: usare sempre valori di contagiosità superiori per Omicron e valori di letalità superiori per Delta).

2) Il mio esempio parte dall'assunto che Omicron e Delta si diffondano a parità di condizioni esterne (o al contorno, come si dovrebbe dire in matematica), ma in realtà ci sono da fare alcune osservazioni.
2a) La situazione di partenza è diversa: all'arrivo di Delta i vaccinati erano pochi (in alcuni paesi zero) mentre all'arrivo di Omicron la maggioranza della popolazione (almeno nell'emisfero boreale) era vaccinata. Però gli studi e le osservazioni sul campo sembrano dire che, mentre i vaccini proteggono da Delta, Omicron li "buchi". Le due cose si compensano tra loro? Nessuno per ora lo sa.
2b) Ora che è arrivato o sta arrivando Omicron molto dipenderà da come lo affrontiamo. Se riusciamo a limitarne la diffusione allora con la letalità calerà anche la mortalità (definizioni: letalità = decessi per numero di infetti, mortalità = decessi per numero di abitanti). Ma se non riusciamo a limitarne la diffusione, allora il numero di infettati crescerà velocemente, in quanto il contagio cresce esponenzialmente, limitare il contagio significa rendere più piccolo l'esponente (sopra non ho tenuto conto dell'esponenzialità perché, per semplificare, ho voluto fare un esempio a "contagio completo"). Ma in questo caso la letalità rimarrà uguale (e inferiore a quella di Delta), ma la mortalità crescerà... e in base a quante persone lasceremo infettare potremmo anche ritrovarci con molti più ricoveri in UTI e molti più decessi che con la più letale Delta.

Quindi, come vedete, che Omicron sia più contagioso ma meno letale, meno portatore di casi gravi in sé non è né una buona notizia né una cattiva notizia.
Dipende da quanto lo lasciamo libero di diffondersi.

Ribadisco quanto detto all'inizio: le mie sono considerazioni matematiche, per ogni spiegazione di carattere medico e biologico rivolgetevi agli esperti del settore, non a me.
Grazie.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 17 novembre 2021

Il Genoa, gli statunitensi e Preziosi

Premessa: sempre e comunque forza Genoa.
In Italia il calcio è il Genoa.
Tutto il resto è imitazione di scarsa qualità (tranne il Torino).

Ma ora passiamo alle cose materiali odierne... lasciamo da parte la realtà vera (la realtà non è la materia, non sono gli scudetti recenti, sappiatelo voi tifosi di squadre a strisce... la realtà è la storia, la realtà va oltre i numeri... e la storia siamo noi, non voi).

Le cose materiali odierne dicono che (finalmente) il Genoa non è più di Preziosi.
Era ora.

L'unico presidente che ci ha portato due volte in serie C (anche se la prima non era ancora nominalmente presidente ed è riuscito con mastrussi poco rispettabili a far annullare la retrocessione... io ve lo dico da genoano: nel 2004-2005 ci hanno anche fatto pagare l'illegale ripescaggio del 2002-2003).
Perché sì, nel 2002-2003 comandava giá Preziosi.
Io sono vecchio, me lo ricordo Preziosi che già a febbraio 2003 si presentava al Pio XII (i genoani sanno cos'è) dicendo che avrebbe rifatto grande il Genoa (nota: a febbraio 2003 il Genoa era in bassa serie B, ma fuori dalla zona retrocessione):
E Preziosi - senza avere le azioni (il Genoa lo acquistò ufficialmente nel luglio successivo... ma appunto, ufficialmente... in realtà comandava già da febbraio, per sua stessa ammissione, quindi ci sarebbe da chiedere qualcosa al tribunale di Treviso che gestì legalmente l'apparente insolvenza di Dalla Costa e l'apparente acquisto di Preziosi) - prese il timone e da allora la squadra sprofondò... retrocedendo una prima volta in serie C.
Ma grazie al caso Catania fummo ripescati.
Peccato che pochi ricordino che Preziosi prima della fine del campionato (e pur non essendo ancora ufficialmente proprietario del Genoa) si scagliò contro il Catania per poi diventarne alleato a fine campionato, quando ufficialmente il Genoa retrocedette (cosa che in realtà Preziosi voleva, anzi aveva provocato... ma grazie alle cazzate fatte dal Catania, Preziosi vide un'ottima possibilità commerciale che senza quel casino non ci sarebbe stata).

Poi quel che è successo nel 2004-2005 lo sappiamo tutti.
La famosa valigetta (che poi valigetta non era, ma solo busta) ci riportò in serie C.
E fu giusto, perché il tentativo di manipolare le cose obiettivamente ci fu, anche se chi ha visto la partita ha visto benissimo che fu un tentativo, ma che la partita fu vera.
Ma, vera o no che sia stata la partita, Preziosi fece una cazzata (e conoscendolo la fece consapevolmente, in quel momento a Preziosi conveniva retrocedere. La serie A costava troppo).
Lui non pagò il Venezia per garantirsi la serie A sperando di non venir beccato.
Lui pagò il Venezia per garantirsi la serie C sperando di venir beccato.

Ora qualcuno di voi salterà su dicendo...
...ma Preziosi ci ha poi portato in Europa!
...ma Preziosi ci ha tenuto in serie A più di ogni altro!

Sì, ma...

Nel 2008-2009 il Genoa arrivò quinto in campionato e si qualificò per l'Europa League. Ma si qualificò per l'Europa League perché Preziosi non voleva andare in Champions' League (in realtà lui non voleva andare in Europa in assoluto, ma quel Genoa era troppo forte)... e quindi permise alla Fiorentina di recuperare da 0-3 a 3-3 nello scontro diretto e a qualificarsi lei per la Champions'.

Ma la cosa veramente grave avvenne nel 2014-2015.
Il Genoa arrivò sesto, qualificandosi di nuovo per l'Europa League. Ma Preziosi non voleva andare in Europa. E quindi fece in modo di non ottenere la licenza UEFA (cosa che gli sarebbe costata due lire... ma a lui interessava non andare in Europa, quindi per lui anche due lire erano troppo).
Tra le altre cose in quell'occasione Preziosi offese veramente a morte il Genoa e i genoani, visto che la squadra arrivata settima, e che quindi prese il posto del Genoa, fu la Sampdoria.
E, visto l'andamento del campionato, Preziosi sapeva in anticipo, prima delle scadenze UEFA, che se non sistemava le cose ne avrebbe approfittato l'altra squadra cittadina.
E lui fece quel che fece (o meglio non fece) volutamente in spregio del Genoa.

E poi ci ha tenuto sì in serie A più di ogni altro.
Ma perché gli serviva per i suoi maneggi! (O, come diciamo a Genova, per i suoi mastrussi).
Cioè, siamo sinceri: credete veramente che uno che a ogni finestra di mercato (sia estiva che invernale) cambia mezza squadra (ok, qui sono stato buonista... in realtà Preziosi a ogni finestra di mercato ha sempre cambiato ben più di mezza squadra) sia interessato al calcio?
O c'è qualcosa d'altro dietro? (Domanda retorica: c'è, eccome se c'è).

Tra le altre cose ci ha tenuto in serie A con una serie A a 20 squadre. Mica chissà quale impresa, visto che tra 20 squadre qualche squadra di scappati da casa c'è sempre. Ci sarebbe riuscito con la vecchia serie A a 16 squadre, dove le squadre di scappati da casa praticamente non esistevano?

Come vedete, se si ama il Genoa obiettivamente non si può amare Preziosi.
Ditemi quel che volete, ma i vari Berrino, Fossati e Spinelli con tutti i loro difetti e casini hanno comunque mostrato molto più rispetto verso il Genoa e i genoani di quanto abbia fatto Preziosi, nonostante i risultati sportivi.

Bene.
Ora Preziosi è comunque quasi fuori (quasi perché purtroppo, pur avendo venduto, rimane nel CdA del Genoa), quindi possiamo guardare al futuro.

Cosa faranno gli statunitensi di 777 Partners?
Beh, per prima cosa va detto che (per fortuna) non sono digiuni di calcio europeo, avendo già una partecipazione nel Siviglia in Spagna.
E loro sono investitori, non mecenati... quindi si spera che gestiscano il Genoa come un'azienda (e ciò significa anche non rivoluzionare la squadra due volte l'anno... nessuna azienda seria cambia il proprio personale due volte l'anno).
E se vogliono investire nel calcio, sanno che anche nella migliore delle ipotesi il ritorno - diretto o indiretto che sia - non è comunque immediato.
Ed essendo investitori esperti si spera che abbiano coscienza della cosa e si regolino di conseguenza.

Insomma, per noi genoani ci sono ancora tanti dubbi... ma si apre comunque una nuova era.

E comunque... peggio di Preziosi non si può fare.
Quindi il futuro è nostro.
Il futuro è comunque luminoso.
O per lo meno più luminoso di quel che poteva (e voleva) darci Preziosi.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Però Zangrillo presidente anche no!
Uno che dichiarò il virus clinicamente morto provocando quindi aperture che ci sono costate morti su morti.
In pratica un assassino!

mercoledì 10 novembre 2021

Io non capisco i negazionisti

Ovviamente parlo di chi nega il Covid, di chi nega il virus.

Le misure che i singoli stati prendono per combattere o almeno limitare la pandemia sono chiaramente contestabili, è lecito avere idee diverse, fino a che queste non vengono usate per diffamare chi la pensa diversamente.
La cosa è palese, non dovrebbe neanche servire sottolinearla.

Le misure si possono contestare. Possono ovviamente essere considerate giuste o sbagliate, esagerate o insufficienti.
Ognuno ha il diritto di giudicarle (ma la loro legalità o meno deve essere logicamente valutata dalle istituzioni preposte, non dal profano cittadino).

L'esistenza del virus invece non si può contestare.

Ma non è che non si può perché io salgo sul pulpito e dico che non si può.
Non si può perché esistono i numeri.
La "mortalità in eccesso" del 2020 e del 2021 dice tutto! Se non è il virus, allora cos'è? Se tu mi dici che il virus non esiste oppure che è al massimo una normale influenza, allora devi fornirmi una spiegazione - verificabile! - dell'eccesso di mortalità di questi due anni.
O me la fornisci o taci.
Punto.

Non serve essere grandi scienziati per capirlo!
È banale logica!
Anzi, neanche logica... basta un minimo di buon senso per capirlo!

E ovviamente neanche i vaccini sono contestabili, anche se voi beline lo fate!
Guardatevi i numeri, quelli veri, non quelli inventati.
La mortalità tra vaccinati e tra non vaccinati. Le ospedalizzazioni, i ricoveri in TI.
I numeri sono pubblici! Sono disponibili a tutti!

E quando non avete più argomenti e mi tirate fuori il modo in cui il virus è nato (cosa su cui io so poco, ma voi ancora meno, credetemi) e come ha cominciato a diffondersi... bene, quella è la dimostrazione che non avete argomenti e volete cambiare discorso.
Perché il come è nato il virus è interessante da un punto di vista scientifico (e magari anche politico), ma non è importante sanitariamente! Non è importante per combatterlo.
Per combatterlo è importante conoscerlo da un punto di vista medico/chimico ed epidemiologico, cioè sapere come è fatto e come si diffonde. Il come è nato è in questo senso un deviare il discorso da ciò che attualmente è veramente importante.

Per questo io non riesco proprio a capire chi nega.
Quanto scritto sopra sono banali realtà, basta riflettere un attimo per capirle, non serve essere scienziati!
Capisco (ovviamente, da cinico qual sono) i politici, i commercianti e soprattutto gli speculatori che approfittano del negazionismo (fanno i loro interessi, non quelli della comunità), che aizzano certe persone.
Ma non capisco il cittadino che nega. Non lo capisco più. Non merita di essere capito!
Potevo forse capirlo (anche se di certo non approvarlo) all'inizio della pandemia, non ora!
Eppure i negazionisti erano allora (quando un minimo di giustificazione poteva esistere) meno di oggi.
Ve ne rendete conto dell'assurdità della cosa?

E questo purtroppo vale ovunque.
Io, per ovvie ragioni posso parlare con cognizione di causa di Italia e Germania, ma non mi sembra che altrove sia diverso.

Saluti,

Mauro.

giovedì 14 ottobre 2021

Il Covid, i giuristi e la Costituzione

Oggi voglio fare un po' di polemica con gli amici giuristi 😉

Il governo compie azioni per contrastare la pandemia.
Regolamenti, leggi, decreti.
Talvolta sono obiettivamente condivisibili, talvolta altrettanto obiettivamente no.
Ma non è questo il punto.

I giuristi (giustamente!) ogni volta si dedicano a spiegarci cosa è giusto e cosa no.
Nel senso "questa cosa rispetta la legge, la Costituzione e quest'altra no".

Il problema è che, anche quando hanno totalmente ragione nello smontare una norma (qualche volta sbagliano anche loro, chiaro, ma quelli che conosco io sono generalmente affidabili), non mettono fuori gioco la norma incriminata, come i loro lettori spesso credono.

Quindi chi li prende alla lettera e rifiuta di fare le cose che i giuristi hanno teoricamente cassato, si mette nei guai.

Perché quello dei giuristi, anche se corretto, è solo un giudizio professionale. È un'analisi tecnica.
Non è una sentenza della Corte Costituzionale.


Fino a che la Corte Costituzionale (o altra istituzione preposta per le norme di rango inferiore alla legge) non cassa una legge, questa rimane valida.
Punto.
Qualsiasi altro giudizio, anche se corretto nella sostanza e perfetto nella forma, ha solo valore informativo.

Fino a che la Corte Costituzionale (o chi di dovere, vedasi sopra) non le cassa, il non rispettare le leggi o i decreti è sempre e comunque una pessima idea. Anche quando sono palesemente sbagliate.

Sapevatelo!

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Nel caso qualcuno ora mi tiri fuori la disobbedienza civile, questa, in caso di assurdità palesi, è in realtà un'ottima idea, una dimostrazione di patriottismo e serietà, ma solo se chi la opera ha anche il coraggio di accettarne le conseguenze, non se pretende l'impunità.
La disobbedienza civile è una cosa molto più alta e nobile del fregarsene di norme e leggi, per quanto sbagliate.

mercoledì 29 settembre 2021

È la terza dose la vera priorità?

(Ormai il discorso è vecchio, alcune delle cose che leggerete sono forse superate, ma non sono riuscito a completare l'articolo in tempo e ritengo comunque che siano temi interessanti e importanti).

Stavolta sarò scomodo.
(OK, direte, come se fossi mai stato comodo...)

Chi mi conosce e segue sa che io sono estremamente favorevole ai vaccini. E non solo per il Covid19.
Ma - e ora sobbalzerete - non sono favorevole alla terza dose.
Almeno allo stato attuale delle cose.

La mia non è una considerazione medica.
Io non sono un medico. Quindi di questo ne lascio parlare chi ne sa. Io ne so troppo poco.
La mia è una considerazione sociale e politica (e, volendo, un po' epidemiologica... capendone di numeri di epidemiologia un pochino, ma proprio pochino, posso ovviamente parlarne, di immunologia o virologia altrettanto ovviamente no).

La terza dose in teoria serve a mettere al sicuro le categorie a rischio nei paesi ricchi (in realtà delle categorie a rischio non frega niente a nessuno, ma così indirettamente si mette - anzi: si crede di mettere - al sicuro l'economia dei paesi ricchi).
Ma a queste condizioni la terza dose al virus fa un baffo.
Il virus continuerà a girare nei paesi poveri, dove oggi percentuali minime di persone sono vaccinate (a proposito: questi paesi potrebbero perciò essere un paradiso per i novax... quindi: perché questi non si trasferiscono in massa lì?).
Senza una copertura vaccinale mondiale la pandemia non si ferma.
Neanche da noi.
Se facciamo la terza dose magari facciamo uscire il virus dalla porta, ma se permettiamo che continui a girare per il mondo, prima o poi rientrerà dalla finestra.
Anche da noi.

Quindi se singole persone o categorie ben precise (per esempio gli operatori sanitari) hanno assoluto bisogno della terza dose per evitare rischi grossi o poco calcolabili, per evitare di finire male, facciamogliela. Ne hanno assoluto diritto.
Ma la terza dose per tante categorie, generalizzata o addirittura a tappeto, no.
Allo stato attuale delle cose no.
Non fino a che anche il terzo mondo non avrà sufficiente copertura vaccinale.
Le nostre terze dosi servono lì, servono a loro.

Apparentemente sembrano esserci vari problemi pratici, come alcuni commentatori su Twitter hanno fatto presente (vedasi questa discussione, di cui questo testo che state leggendo è uno sviluppo).
Ma sono in realtà falsi problemi. Ostacoli molto più bassi di quello che sembrano. Talvolta, anzi, inesistenti.
Vediamoli.

La logistica.
No, la logistica del terzo mondo non è un problema.
Per due motivi. Primo, la logistica nella maggioranza dei paesi del terzo mondo non è così malmessa come si crede. Secondo, il primo mondo, quando serve, la logistica se la porta con sé, quindi può farlo anche stavolta.

Costi ed eccedenze.
I costi non sono un problema. Ci sono programmi ONU che li coprono e anche se i paesi del primo mondo dovessero farsene carico in proprio, sarebbero costi minimi.
E le eccedenze non c'entrano proprio: qui si parla se dedicare la produzione dei prossimi tempi alla terza dose o alla vaccinazione nel terzo mondo. Le eccedenze in entrambi casi coprirebbero solo una parte minima delle necessità: è la produzione il punto, non le eccedenze.
E quindi per questo non venitemi a dire che i vaccini per la terza dose non sono quelli per il terzo mondo. Non avete capito il punto (che sta nella produzione, non dove si trovano ora le fiale disponibili).

Nuove varianti.
Più il virus circola, più è possibile che emergano nuove varianti; persino al Forum Ambrosetti se ne sono accorti come scrive Cottarelli all'interno di questo articolo: "Se le cose migliorano da noi e nel resto d'Europa, ma non altrove, il rischio che da qualche altra parte del mondo germoglino nuove varianti non è trascurabile."

Lockdown ed economia.
No, la terza dose non è l'unico modo di evitare nuovi lockdown. Anzi. Ci sono forse modi più efficaci.
Però lo spauracchio dei lockdown è ciò che porta più voti ai partiti nazionalisti e populisti. E la terza dose è l'unico modo di contrastarli, visto che riescono a far passare ogni altra misura come lockdown.
Sappiatelo.

Si possono fare le due cose in parallelo.
Terza dose e vaccini per il terzo mondo.
Questo in teoria è vero. In pratica però solo parole per tenersi i vaccini e scaricarsi di dosso responsabilità.

Numeri.
E questo è il punto più importante.
C'è chi dice che non ci siano abbastanza dosi per tutti.
Luciano 
Capone ha qui smentito tutto (non entro sul discorso brevetti o Big Pharma, che è un discorso importante ma non c'entra nulla col tema che sto trattando qui).

In sostanza: la terza dose non fermerà la pandemia, come molto bene ha scritto Andrea Zitelli qui su Valigia Blu.

Saluti,

Mauro.

domenica 5 settembre 2021

L'incidenza e la scuola

Sì, parliamo di nuovo di Covid.

In Italia, in Germania e altrove si è deciso di non considerare più l'incidenza (cioè quanti nuovi casi ogni 100000 abitanti si verificano in un determinato lasso di tempo, generalmente in una settimana) come indice per decidere che misure prendere o allentare, bensì le ospedalizzazioni (cioè quanti nuovi ricoverati nei reparti Covid, in particolare UTI, vi sono nello stesso arco di tempo di cui sopra).

Cambiamento molto apprezzato dalla "società" (in particolare dall'economia) e contestato dalla scienza e dalla medicina.

Ma, al di là di chi approva e chi no, perché questo cambio e perché ora?
La politica ha semplicemente dichiarato che l'incidenza non è più un parametro veramente indicativo, soprattutto a causa del fatto che ora abbiamo i vaccini.

Onestamente: spiegazione di facciata (alias arrampicata sugli specchi: vero che i vaccini hanno cambiato il gioco, ma fino a che non si raggiunge l'immunità di gregge l'incidenza rimane un parametro importante).
Però... indicativo/significativo non significa usato correttamente.

Se la politica avesse detto che l'incidenza non è significativa perché dipende in realtà dalla scelta (politica, anche se dovrebbe essere medica) di quanti tamponi fare e dove, quando e su chi farli... cioè che l'incidenza può essere manipolata senza tecnicamente mentire e barare, allora io per primo sarei d'accordo sul non considerarla o sul ridurne il peso tra i parametri usati.
Ma dirlo (cioè dire la verità) significherebbe ammettere che le convenienze politiche (generalmente dirette da quelle economiche, cioè da chi vorrebbe evitare ogni misura limitativa) comandano, non le indicazioni della medicina, della scienza.
Quindi non si può dire.
E si usano i vaccini come foglia di fico (prima che ci fraintendiamo: i vaccini sono una cosa necessaria e bellissima, ma usarli come scusa per non considerare l'incidenza è sbagliato).

Quindi perché?
Guardiamo al momento: stanno per riaprire le scuole o sono appena ripartite dopo la pausa estiva. E ci sono enormi pressioni per farle riaprire tutte nonostante che quasi dappertutto non siano state messe in sicurezza (leggetevi la prima considerazione qui per capire di cosa parlo).
Non essendo state messe in sicurezza (consiglio di aprire le finestre a intervalli regolari a parte) le scuole rischiano di diventare dei focolai.
Focolai significa aumento dell'incidenza.
Ma i bambini e i ragazzi allo stato attuale delle conoscenze (la variante delta potrebbe cambiare le cose, non dimentichiamolo) si ammalano meno, pur infettandosi.
E questo significa non aumento delle ospedalizzazioni, almeno non aumento drammatico.

Ora capite perché l'incidenza diventa non significativa proprio ora?
(Con grande gioia delle varie conf).

E no, non parlo solo dell'Italia.
La stessa cosa è stata messa in evidenza da Sascha Lobo per la Germania in un suo editoriale sullo Spiegel.
Cito un passaggio di questo editoriale:

Kinder stecken sich zwar etwa so schnell an wie Erwachsene, müssen aber deutlich seltener ins Krankenhaus. Das heißt, selbst wenn eine unfassbare Zahl von Kindern sich anstecken sollte, müssen nicht zwingend Maßnahmen eingeleitet werden. Smells like Kinderdurchseuchung durch die Hintertür.

Traduco:

I bambini si infettano sì più o meno con la stessa frequenza degli adulti, devono però essere ricoverati molto meno spesso. Cioè, anche se un incredibile numero di bambini dovesse infettarsi, non dovrebbero necessariamente essere prese misure. Puzza di infezione endemica infantile attraverso la porta di servizio.

Saluti,

Mauro.

sabato 28 agosto 2021

Considerazioni politiche e polemiche sulla "lotta" al Covid

Vorrei qui estendere e riordinare alcune considerazioni personali sparse che ho fatto ieri, 27 agosto, su politica e Covid su un gruppo privato di Twitter.
Non parlerò di Covid in termini scientifici (a livello medico lo lascio fare a chi ne sa, io posso solo ascoltare e imparare, e a livello statistico-matematico ne ho già parlato più volte e probabilmente ne riparlerò in futuro).
In questo articolo si parlerà di politica e Covid.
E la componente polemica sarà molto grande... quindi, se volete commentare, fate un bel respiro profondo e rileggete l'eventuale commento prima di premere invio.

Considerazione 1: Perché tanta insistenza con le scuole aperte, anche se queste non sono in sicurezza?

Premetto che non sono per le scuole chiuse a priori. Io stesso riconosco i rischi della DAD (ne scrissi già qui a marzo 2020).
Il problema è che non è stato fatto nulla (e non solo in Italia) per mettere in sicurezza le scuole e soprattutto quali sono le vere motivazioni per le riaperture a dispetto di tutto.
Molte aziende (che siano industrie, attività commerciali o altro) col sostegno delle varie conf sono sia contro le chiusure (a loro interessa il guadagno immediato, non sanno ragionare a medio-lungo termine) che contro l'home office (hanno ancora la mentalità da catena di montaggio pure per il lavoro non di produzione e temono di perdere controllo e quindi potere sui dipendenti).
Ma per riaprire i negozi e riportare i lavoratori in ufficio serve che il meno scolari possibile (soprattutto i più piccoli) stiano a casa.
Da qui la decisione a tavolino (perché quello è: una decisione politica a tavolino contro ogni evidenza scientifica) che le scuole sono sicure e che i contagi possono - al massimo! - avvenire solo nel tragitto casa-scuola-casa.
Decisione presa appunto su insistenza delle varie conf, che hanno molta, ma veramente molta influenza sui governi. Di ogni colore e paese.

Considerazione 2: Perché tanto (apparente) attivismo ma poca o nulla programmazione?

Il problema sono le elezioni. I politici vivono per le elezioni, programmano in base alla prossima scadenza elettorale (e a quel che dicono i sondaggi in vista della stessa). E ciò significa che più vicina è questa, più brevi sono le legislature o gli altri tipi di mandato, più diventa importante lavorare con l'ottica a quella e non ai risultati concreti (che richiedono tempo, quindi per il bene dei paesi richiederebbero che si evitasse di guardare alle prossime elezioni... mentre invece si è fatto proprio l'opposto accorciando addirittura la prospettiva tramite la politicizzazione e "nazionalizzazione" delle elezioni locali).
E le elezioni le vince non chi fa quel che è giusto e necessario fare, ma chi accontenta le masse.
Il problema grosso qui è però che per molti politici (e giornalisti...) la "massa" non è la popolazione, ma quella parte di popolazione che si fa sentire (che sia nelle piazze come i novax o mediaticamente come le conf di cui sopra è lo stesso).

Considerazione 3: Perché così poca considerazione per le tematiche del Long Covid?

Il Long Covid è come i progetti infrastrutturali o le riforme a lungo termine: i meriti pubblici (e quindi i dividendi politici) se li prenderanno coloro che saranno in carica quando il Long Covid avrà cure, quando le infrastrutture saranno finite e aperte, quando le riforme daranno frutti concreti.
Meriti (e dividendi politici) non se li prendono coloro che se ne occupano concretamente oggi e fanno partire gli studi per il Long Covid, i progetti per le infrastrutture, le leggi per le riforme.
Quindi chi glielo fa fare a questi ultimi a occuparsi di ciò che darà frutti dopo di loro, quando al loro posto ci sarà con ogni probabilità qualcun altro?

Considerazione 4: Perché i politici locali impediscono più di quelli nazionali una seria lotta al virus?

I politici locali in frangenti come quello attuale sono peggio di quelli nazionali, al di là della loro indole personale, in quanto soggetti in maniera più diretta, più esplicita alle pressioni delle varie categorie. E le pressioni nella maggioranza dei casi vengono dall'economia locale: più è "piccolo" il locale, più diretta è la pressione sull'amministratore.
Non si può pretendere che il sindaco del paesino di 1000 abitanti applichi con durezza e intransigenza regole per limitare il virus e non si può pretendere che il negoziante all'angolo pensi oltre gli incassi a breve termine del suo negozio, accetti sacrifici. Loro non possono pensare a lungo termine o riflettere sui grandi numeri.
Devono essere i governi centrali a imporre le regole e a fornire strumenti e risorse, devono essere i vertici nazionali delle associazioni di categoria a guidare i propri associati, a impedirgli di fare cazzate. Le decisioni in tempi di emergenza (come è la pandemia) devono essere prese centralizzate.
Già il livello Land/regione è troppo "locale" per molti interventi.
Però i vertici delle associazioni di categoria pensano a loro volta in piccolo, al guadagno immediato (più proprio che dei piccoli negozianti locali, comunque). E i governi ascoltano loro non scienziati ed esperti. Questi ultimi non portano voti, le conf sì.

Considerazione 5: Perché non si riconosce il legame tra pandemia e cambiamento climatico?

È vero, magari la catena di contagio che ha portato al Covid-19 non è legata al cambiamento climatico, almeno non direttamente, ma non possiamo trattare il problema pandemie e il problema cambiamento climatico separatamente.
Uno degli effetti del cambiamento climatico è lo scioglimento del permafrost e questo scioglimento porterà alla liberazione di virus e altri microorganismi ibernati da secoli o millenni. Virus e altro che non sono mai entrati prima in contatto con l'uomo e con gli animali odierni e contro cui questi quindi non hanno protezioni naturali. Di questo tema ne parlai già qui nell'aprile 2020.
E lo sfruttamento commerciale esasperato delle foreste pluviali è a sua volta legato a quanto sopra: prima in quanto la riduzione della superficie forestale pluviale accelera il cambiamento climatico e poi in quanto tale riduzione e l'avanzamento della "civiltà" in quei territori porterà sempre più uomini e animali domestici a contatto con virus e altro a noi sconosciuti, finora confinati ad angoli inaccessibili della foresta.
Ma riconoscere questi legami costringerebbe i governi e le organizzazioni sovranazionali a fare veramente qualcosa contro il cambiamento climatico... pestando i piedi ai potentati economici.

E potrei continuare. Da dire ce ne sarebbe. Tanto.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 25 agosto 2021

Una lezione di matematica (immunologica)

Allora, oggi vorrei approfittare delle discussioni sul vaccino per il Covid19 per tenere una lezioncina di matematica.

Due premesse sono indispensabili.

1) La cosiddetta immunità di gregge (di cui si parla tanto e che i vaccini dovrebbero aiutarci a raggiungere) si ottiene quando una determinata percentuale della popolazione totale viene immunizzata mediante vaccinazione (in questa lezioncina trascureremo l'immunità ottenuta tramite malattia e successiva guarigione o quella naturale).

2) Nessun vaccino garantisce l'immunizzazione del 100% dei vaccinati (come nessun farmaco garantisce la guarigione dalla malattia per cui è usato al 100% dei suoi utilizzatori). Molti vaccini si avvicinano a questo 100%, ma nessuno lo raggiunge. Nella scienza (tutta, non solo in medicina) l'assoluto, il 100%, non esiste.

Partendo da queste premesse facciamo un po' di matematica partendo dai numeri che gli esperti del settore ci forniscono sul Covid (io vi parlo solo di numeri, di virus lascio parlare chi li ha studiati... ma studiati veramente, non su Google o dal verduraio sotto casa).

Per raggiungere l'immunità di gregge gli esperti parlano di necessità di vaccinare o immunizzare (capirete poi perché uso entrambi i termini anche se non sono sinonimi) il 90% della popolazione.
Non tutti concordano con questa percentuale, ma è quella citata dalla maggioranza degli esperti, quindi per la mia lezioncina userò questo 90%.
I vaccini poi hanno efficacia diversa tra loro, ma in questo nostro excursus usiamo quella del vaccino più diffuso, il Pfizer-BioNTech. Secondo gli studi pubblicati questo vaccino ha un'efficacia del 95%, cioè ogni 100 vaccinati, 95 risultano immunizzati.

Qui serve una terza premessa.
Io ho preso i numeri di cui sopra dalla letteratura scientifica, ma anche se questi numeri fossero errati per questo articolo non è importante: a me interessa farvi vedere come calcolare le percentuali relative a vaccinazioni e immunizzazioni. E il metodo di calcolo è indipendente dai numeri usati (ovviamente non sono da essi indipendenti i risultati del calcolo 😉).

Come visto nella seconda premessa vaccinato e immunizzato non sono sinonimi.
Quindi, se basta il 90% di vaccinati sulla popolazione totale per raggiungere l'immunità di gregge, significa che è sufficiente (e necessario) che il 95% di questo 90% sia immunizzato per ottenerla (ricordate il 95% di efficacia?).
Come calcoliamo il 95% di 90%?

Il calcolo da fare è il seguente (che è poi il modo di calcolare ogni quantità da una percentuale: si moltiplica la quantità assoluta - che in questo caso è a sua volta una percentuale, cioè il nostro 90 - per la percentuale che ci interessa e si divide per 100):

(95x90)/100.

Svolgendo i conti si ottiene 85,5.
Cioè: se basta vaccinare il 90% della popolazione per raggiungere l'immunità di gregge, significa che serve immunizzare l'85,5% della popolazione.

Se però, come ahimè spesso si dà per scontato, si parla di 90% di vaccinati ma si intende 90% di immunizzati (utilizzando perciò le due parole come sinonimi, quindi ora capite la puntualizzazione che ho fatto quasi all'inizio), il discorso cambia.
Servono in questo caso più vaccinati, visto che il nostro 90% è già il 95% dei vaccinati.
Che calcolo serve allora fare in questo caso per sapere che percentuale della popolazione totale va vaccinata per ottenere il 90% di immunizzati e quindi l'immunità di gregge?
In questo caso serve una proporzione: se 90(%) è il 95% dei vaccinati allora 90 sta a 95 come x (la quantità da trovare) sta a 100 (cioè la quantità totale). Cioè:

(90:95)=(x:100) o, in scrittura alternativa, (90/x)=(95/100).

Svolgendo i calcoli si ottiene x=94,7 (arrotondando alla prima cifra decimale).
Cioè, se per raggiungere l'immunità di gregge serve il 90% di immunizzati, bisogna vaccinare quasi il 95% della popolazione.

Buona matematica a tutti.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 2 giugno 2021

E questo sarebbe uno scienziato?

Oggi l'amico Andrea Borsoi su Twitter mi ha fatto conoscere questo articolo pubblicato dall'edizione italiana dell'Huffington Post.

Articolo da rabbrividire.
Da un punto di vista della metodologia scientifica un obbrobrio.
Sì, lo so, l'Huffington Post non è una rivista scientifica, ma l'articolo riporta le parole di Mario Clerici, docente di patologia generale alla Statale di Milano. E Clerici parla di uno studio che lui avrebbe condotto e pubblicato in preprint insieme a un gruppo di studio dell'Istituto Nazionale di Astrofisica.
(Per fortuna che per ora è solo un preprint. Speriamo che tale rimanga).

Lasciamo perdere il titolo sensazionalistico dell'Huffington Post perché sappiamo benissimo che i titolisti generalmente non sanno nulla degli articoli che titolano e il loro compito è solo acchiappare click.

Partiamo con l'incipit dell'articolo.

Abbiamo dimostrato che raggi Uva e Uvb del sole nel giro di poche decine di secondi uccidono completamente il Sars-Cov-2.

Intanto si dà per scontato che tutti sappiano cosa siano i raggi Uva e Uvb, che oltretutto in corretta notazione scientifica andrebbero scritti UVA e UVB.
E no. Non potete pretendere che il lettore medio lo sappia. Non tutti hanno fatto il liceo o scuole tecniche che prevedano lo studio di dette tecnologie.
I raggi UVA e UVB sono i raggi ultravioletti di tipo A e di tipo B, cioè a onde lunghe (A) o medie (B).

Oltretutto va detto che non avete dimostrato nulla: che i raggi ultravioletti di determinata intensità uccidano i virus, o almeno molti virus, è cosa nota.
E sul Sars-Cov-2 erano già stati fatti studi al proposito, infatti i raggi ultravioletti sono già usati per la sanificazione.

Passiamo al punto successivo.

Questo studio - spiega Clerici all’Adnkronos Salute - è essenzialmente il seguito di un precedente lavoro che avevamo fatto l’anno scorso quando avevamo visto che i raggi Uvc che sono una componente dei raggi solari che però non arriva sulla terra, uccidevano il Sars-Cov-2 dopo un’esposizione di pochi secondi.

Anche qui: cosa sono i raggi Uvc (che andrebbero correttamente scritti come UVC)? Sono i raggi ultravioletti a onde corte.
Giustamente Clerici dice che non arrivano sulla Terra... quindi: se fai ricerca di base è interessantissimo, se invece cerchi esplicitamente una soluzione al problema 
Sars-Cov-2 stai perdendo solo tempo, dato che lo sai già da decenni che non arrivano sulla Terra (e poi, come detto sopra, tutto questo studio è comunque una perdita di tempo).

Andiamo oltre.

Adesso, abbiamo visto che anche gli Uva e Uvb che sono i raggi che arrivano sulla terra, ci abbronzano e ci riscaldano, nel giro di poche decine di secondi uccidono completamente il Sars-Cov-2. Dunque - sottolinea - abbiamo esattamente replicato i dati sugli Uvc però dimostrando questa volta che tutti i raggi solari distruggono il virus. E fra l’altro - aggiunge l’immunologo - il tempo necessario, quando per esempio si è in spiaggia con il sole che viene amplificato dal riverbero sulla sabbia o sull’acqua, è ancora più breve. Quindi in spiaggia - afferma Clerici - bastano veramente 10-20 secondi di Uva e Uvb per uccidere completamente il virus.

E qui viene spontanea una domanda (retorica, ovviamente).
I raggi UV sulla spiaggia ti arrivano sulla pelle.
Siamo sicuri che sia la pelle il vero pericolo? Che sia tramite la pelle che ci ammaliamo di Covid e tramite la pelle che provochiamo il grosso del contagio?
Sarebbe il caso di farsi qualche domanda veramente di base, quasi infantile, prima di procedere con ricerche che, ovviamente, costano anche soldi.
E poi Clerici è un medico: dovrebbe sapere che i raggi UV sono cancerogeni. Mi vuole salvare dal Covid per accopparmi col melanoma?

Sorvolo sulle spiegazioni che dà Clerici dei fallimenti indiano e brasiliano nonostante il clima perché, pur dicendo cose in sé non contestabili, le usa per nascondere l'inconsistenza delle sue tesi: anche se lui avesse ragione sui raggi ultravioletti Brasile e India avrebbero comunque avuto un casino, magari non così grosso come quello poi effettivamente verificatosi, ma sempre casino. Soprattutto questo vale per il Brasile, nonostante Bolsonaro.

Passiamo alla successiva affermazione di Clerici.

Si vede proprio in una visualizzazione - dice l’immunologo - l’effetto dei raggi solari sul virus: se non lo esponi ai raggi solari il virus infetta le cellule, se lo esponi ai raggi solari lo uccidi.

Sì, vero, già detto da molti (e da ben prima che se ne accorgesse Clerici).
Il problema è: sei proprio sicuro di esporre il virus ai raggi solari andando a spaparanzarti sulla spiaggia?
Sicuro sicuro?

L'Huffington Post ha poi un'idea geniale!

Una scoperta che potrebbe avere eccellenti applicazioni nella vita di tutti i giorni per sterilizzare oggetti e ambienti dal virus.

Si fa già, si fa già.
Sveglia!

Poi Clerici scaglia la bomba!

I dati dell’anno scorso erano importanti perché hanno portato allo sviluppo di dispositivi che svolgevano proprio questa funzione ma i raggi Uvc - ricorda lo scienziato - sono pericolosi per la cute umana, quindi non si poteva stare nella stessa stanza dove venivano applicati. I raggi Uvb invece no, sono i raggi che ci toccano normalmente quando usciamo al sole,

No, Clerici, tutti i raggi UV sono pericolosi, non solo i raggi UVC.
Certo, i raggi UVB e UVA lo sono meno degli UVC, ma lo sono anche loro. E anche se non sei oncologo, da medico dovresti saperlo.
Oltretutto quando esci al sole, a meno di non andare sulla spiaggia con lo scopo esplicito di prendere il sole, sei vestito, sei in movimento (il che provoca aerazione che mitiga l'effetto), magari passi anche all'ombra oppure il cielo è parzialmente coperto.
Qui comincia a essere evidente che Clerici di metodologia scientifica poco o nulla sa.

Con la frase seguente a me sono cascate le braccia...

Insomma se mettessimo delle normali lampade solari negli autobus potremmo risolvere un problema? “Sì. A parte il fatto che ne usciremo tutti più abbronzati e più belli, quello che suggeriscono questi dati è proprio questo”.

Tutti più abbronzati e più belli! Ma ve ne rendete conto?
E poi, come vedrete dopo, no i dati non suggeriscono quanto sostieni.

Infatti, veniamo a come è stato materialmente condotto l'esperimento.

Gli astrofisici hanno collegato una macchinetta che produce i diversi raggi solari in maniera distinta, quindi solo gli Uva o gli Uvb o gli Uvc piuttosto che gli ultravioletti - spiega Clerici - poi abbiamo messo la macchinetta sotto una cappa, abbiamo preso le cellule polmonari e abbiamo buttato sopra il virus.

Credo che voi miei quattro lettori abbiate già capito il punto.
Qui è stato esposto ai raggi UV del tessuto polmonare con virus.
Se vai sulla spiaggia o ti fai una lampada solare esponi il tessuto polmonare ai raggi UV? NO!
I raggi UV uccidono il virus sulle superfici!
Non ti uccidono quello che hai dentro, nei tessuti polmonari, nella trachea, ecc. Lì i raggi UV non ci arrivano! A meno di non avere intensità tali da uccidere anche te insieme al virus.
E non ti rendono neanche meno contagioso: è il tuo respiro a trasportare il contagio, non la tua pelle.
Ah, quasi dimenticavo: cosa significa 
solo gli Uva o gli Uvb o gli Uvc piuttosto che gli ultravioletti? UVA, UVB e UVC non sono ultravioletti?

E questo sarebbe uno scienziato?
Dov'è il metodo scientifico?
Dov'è la corretta progettazione degli esperimenti?

Saluti,

Mauro.

domenica 4 aprile 2021

Due parole sui negazionisti

Vorrei parlare un attimo dei cosiddetti negazionisti.

Ci sono quelli che negano la pericolosità o addirittura l'esistenza del virus. Ecco, con questi, se mi offrissero una spiegazione scientificamente discutibile dell'eccesso di mortalità del 2020/2021, potrei anche parlarci.
Non dico che la loro spiegazione possa essere giusta, anzi... ma se si basa su fondamenti scientifici, pur diversi dal Covid, se ne può ovviamente parlare. Perché, al di là di ragione o torto, si parla un linguaggio comune. Il problema sono coloro che hanno spiegazioni altre.
Ergo quelli che hanno spiegazioni complottistiche e non scientifiche (anche se magari scientificamente sbagliate, la scienza può anche sbagliare, ovviamente, ma il complottismo è la negazione totale della scienza) dell'eccesso di mortalità.
Ma i peggiori di tutti sono quelli che negano l'eccesso di mortalità!
I numeri sono lì, chiari e inequivocabili. Non credi agli istituti nazionali di statistica? Chiedi agli uffici anagrafe, agli ospedali, alle pompe funebri, a chi ha perso amici o parenti. O credi veramente che siano tutti pagati dai poteri forti? Allora vatti a nascondere, deficiente!

Saluti,

Mauro.

martedì 23 marzo 2021

La variegata accozzaglia dei negazionisti in Germania

Avete sentito tutti della grande manifestazione negazionista a Kassel in Germania domenica scorsa.
Non è stata la prima, pensate tra le altre a Berlino e Lipsia nei mesi scorsi, e (purtroppo) credo proprio che non sarà l'ultima.

La domanda però è: chi sono i partecipanti a queste manifestazioni?
La risposta è al tempo stesso facile e difficile.
Facile, perché è facile capire chi vi partecipa.
Difficile, perché... appunto perché vi partecipano?

Sul perché vi partecipino temo che, a parte ben precise categorie, potrò dirvi poco.
Ma sul chi vi partecipa e su quel che vuole ottenere posso dirvi molto di più.

Intanto va chiarita una cosa.
Nel linguaggio comune con "negazionista" si intende chi nega la pericolosità, se non addirittura l'esistenza, del virus.
Ma alle manifestazioni di cui sopra partecipano anche persone che non negano né l'esistenza né la pericolosità del virus... ma che rifiutano ogni misura precauzionale che venga imposta dall'alto, dallo Stato.
Persone che in sostanza dicono: "Lo Stato ha l'unico compito di garantire la mia libertà di fare quello che voglio. Io so proteggermi dal virus. Se gli altri non lo sanno fare, peggio per loro. Lo Stato deve garantire la mia libertà, non la loro salute".

E ora veniamo alle manifestazioni in sé.
Non so in altri paesi, ma qui in Germania le manifestazioni dei negazionisti vengono spesso accompagnate da cartelli ripresi dalle manifestazioni USA contro gli eccessi della polizia.
Cartelli che dicono "I can't breath".
Solo che negli USA si riferiscono ai poliziotti che mettono il ginocchio sul collo dei fermati mentre in Germania... all'obbligo delle mascherine.
Non credo serva aggiungere altro. Il paragone è già patetico in sé.

Ma, a parte quanto sopra, chi partecipa a queste manifestazioni?
Beh, la partecipazione è molto variegata, molto di più di quello che si potrebbe credere.
Però è un dato di fatto che l'estrema destra ne ha preso la guida.

I militanti dell'estrema destra extraparlamentare sono ormai di fatto l'anima di queste manifestazioni.
Ma ovviamente ciò comprende anche gli attivisti dell'AfD (che nonostante quello che i suoi leader sostengano è obiettivamente una versione moderna della NSDAP), ma in realtà non solo gli attivisti: anche rappresentanti nei parlamenti locali o federale hanno partecipato.
E ciò comprende anche i cosiddetti Reichsbürger, cioè quelle persone che ritengono che il Reich (l'impero) non sia mai morto e che la Repubblica Federale Tedesca sia solo una costruzione astratta, una specie di holding, non uno Stato.
Sui Reichsbürger ce ne sarebbe da dire, ma qui basti dire che per loro la Germania "legale" è ancora quella di Bismarck. Bismarck, neanche Hitler.

Ovviamente i complottisti di ogni tipo sono tra i protagonisti di queste manifestazioni.
Essere contro è la loro sostanza. Non è importante contro cosa, basta essere contro. Se non si è contro si è per. E chi vuole essere per?
Parliamoci chiaro... solo se sei contro (e meno sai a cosa sei contro meglio è) puoi fare passi avanti. Essere per - e non contro - aiuta chi già da prima è per, non te.

Premesso, come visto sopra, che le contestazioni rendono chiaro cosa non vogliono ma non hanno la minima idea di cosa vogliono, andiamo oltre.

Chi contesta le misure generalmente appartiene a categorie ben precise (anche se molto eterogenee).
E queste categorie vanno politicamente a braccetto con quelle citate sopra.

Di quali categorie parliamo?

- I vegani (soprattutto, ma non solo, grazie al cuoco, anzi ex, Attila Hildmann, vegano, negazionista, antisemita e novax);
- I complottisti vari, tipo chi nega che l'uomo sia arrivato sulla Luna (non c'entra chi o cosa sia il pericolo, ma che ci sia un pericolo per loro è evidente);
- I classici novax... che in realtà sono notutto, non solo novax;
- Coloro che sono usciti da scuole tipo Waldorf o Montessori... per loro la scienza non conta, contano le emozioni;
- I pochi vecchi hippies rimasti... non sono di destra... ma per loro lo è tutto il resto, e per questo per contestare il governo "di destra" si ritrovano a combatterlo insieme alla destra (ma sono quattro gatti);
- I seguaci dell'omeopatia e delle varie cosiddette medicine alternative... la medicina ufficiale (come se esistesse una medicina ufficiale) è solo schiava del sistema...
- I negazionisti del cambiamento climatico, generalmente chi nega ciò nega anche tutto il resto.

Però, per ottenere risultati, serve anche chi soffi sul fuoco, il fuoco da solo non basta.
E chi soffia sul fuoco?
La risposta qui è molto semplice (purtroppo).
A livello giornalistico chi soffia sul fuoco è soprattutto il gruppo Axel Springer (in particolare con la Bild, il quotidiano di più basso livello d'Europa, se non forse del mondo, una raccolta di menzogne, a voler essere gentili), dove il giornalismo è secondario, ma la vicinanza alle lobby imprenditoriali no.
E proprio in tal senso le varie congregazioni industriali, commerciali, artigianali, ecc. sono i migliori alleati della Bild: aprire tutto subito... meglio poco oggi che tanto domani.

BDI, DeHoGa & co. sono coloro che hanno in mano il timone. Non il governo. Non il Parlamento.

E purtroppo i negazionisti hanno anche vari medici dalla loro parte.
Medici che generalmente di Covid poco o nulla sanno, ma... medici sono, quindi per la Bild e per chi la Bild segue (da cretino totale, a voler essere gentili) medici restano.

Il re di detti medici è Bodo Schiffmann, un otorinolaringoiatra, cioè uno che non ha nessuna competenza in materia, ma nonostante tutto è diventato il re dei negazionisti. Tutti lo adorano. Forse perché tutti, come appunto lui stesso, non hanno la minima idea di ciò di cui parlano.
Ma ovviamente Schiffmann non è da solo.
Al suo fianco c'è Sucharit Bhakdi, microbiologo ed epidemiologo, ma negazionista. Quindi uno che maltratta i suoi propri studi.

Ma così non abbiamo ancora raggiunto il top.
Il top è... Wolfgang Wodarg.
Uno che era contro il vaccino contro la peste suina... ma soprattutto uno che si fece fregare da uno senza titoli (Gert Postel) e nonostante tutto mantenne il posto.
E ora... è uno dei principi del mondo negazionista.
Cosa non strana, in realtà, visto che parliamo di uno che si fa fregare volentieri.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 17 marzo 2021

La riproduzione e il Covid

Da quando è cominciata la pandemia uno dei parametri di cui si parla di più è il numero di riproduzione (spesso citato come tasso di contagio o di riproducibilità): R0 se ci riferiamo a quello di base, Rt se ci riferiamo a quello netto nel tempo.

Siamo però sicuri di aver capito veramente cos'è e quanto è importante (o meno)?

Partiamo dalla definizione.

R0: In epidemiologia indica la potenziale trasmissibilità di una malattia infettiva non controllata (e quindi soprattutto la trasmissibilità iniziale, prima che vengano prese misure per combatterla). Detto altrimenti, il numero di nuovi casi sintomatici prodotti a partire da un singolo caso.
Rt: Concettualmente vale quanto scritto per R0, ma calcolato al tempo t, non all'inizio, quindi tenendo anche conto delle misure prese per combattere l'epidemia ed eventuali variazioni casuali, naturali della stessa.

Il tutto lo trovate spiegato bene qui su Wikipedia.

Ora, il problema è se questo parametro basta come base per le decisioni. Avete sentito/letto tutti le polemiche degli ultimi mesi riguardo all'uso di questo parametro per decidere aperture e chiusure.
Usando una terminologia matematica, potrei dire che il numero di riproduzione è un parametro necessario ma non sufficiente.

Perché necessario?
Perché non sufficiente?
Necessario perché è il parametro che, se calcolato correttamente, più di tutti ci permette di valutare l'evoluzione di un'epidemia (che sia il Covid o qualsiasi altra) e quindi di predisporre misure preventive.
Ma non sufficiente perché per poterci permettere ciò deve essere calcolato in base a dati completi e aggiornati. E purtroppo sappiamo benissimo che il grosso problema è proprio questo: la comunicazione dei dati.

Se i dati non sono completi hai al massimo un'indicazione di massima sulla situazione, non una vera immagine della stessa.
Se i dati non sono aggiornati (anche se magari completi) non hai un panorama attuale della situazione, ma solo un panorama della situazione di qualche giorno prima. Situazione che poteva forse essere uguale a quella attuale, ma poteva benissimo anche essere migliore o peggiore.
Però il numero di riproduzione è l'unico parametro che permette di valutare concretamente la contagiosità.
Per questo il numero di riproduzione è necessario ma, per prendere decisioni serie, da solo non basta.

Per capire bene perché il valore quotidiano, come ho scritto sopra, non è preciso si può leggere questo articolo tedesco del novembre scorso.
Per chi non mastica il tedesco il Lancet ha pubblicato il 22 ottobre scorso questo e questo articolo. Chiari e interessanti.

Al proposito di Rt molti di voi ricorderanno che a gennaio la Lombardia è stata per una settimana in zona rossa probabilmente a causa di una comunicazione errata dei dati per calcolare il numero di riproduzione.
Al di là degli errori di comunicazione... anche l'incompletezza dei dati può portare a questi effetti.

Per visualizzare bene la differenza tra l'Rt quotidiano, quello che viene calcolato giorno per giorno, e quello ricalcolato a posteriori, coi dati completi, guardate il seguente grafico.
Rappresenta l'andamento di Rt per la Germania.
In blu la curva calcolata coi dati giorno per giorno, in rosso la curva calcolata a posteriori sui dati completi (o comunque decisamente più completi).


Tre cose saltano subito all'occhio:

1) L'andamento delle curve è analogo, ma non identico;
2) I picchi - sia positivi che negativi - sono più estremi nel calcolo giorno per giorno;
3) I picchi dell'Rt ricalcolato a posteriori "anticipano" quelli dell'Rt giornaliero.

Se ci riflettete bene sono fatti in realtà prevedibili, logici.

1) I dati su cui Rt viene calcolato giorno per giorno sono incompleti, sono meno numerosi di quelli a disposizione a posteriori, ma se sono distribuiti in maniera abbastanza omogenea sul territorio è normale che si abbiano andamenti analoghi come tendenze;
2) Se calcoliamo una curva con pochi dati a disposizione e poi la ricalcoliamo con più dati a disposizione (e vale per ogni situazione, non solo per Rt) è logico che eventuali outliers sia positivi che negativi nella prima curva peseranno di più, nella seconda invece verranno moderati dalla "massa" di dati;
3) Il calcolo dell'Rt quotidiano lo riferiamo - a seconda dei metodi - a oggi o a ieri, ma i dati non raramente sono di un paio di giorni prima, quando però ricalcoliamo Rt a posteriori cerchiamo per quanto possibile di riferire i dati al giorno preciso a cui si riferiscono... e quindi molti verranno spostati all'indietro nel tempo, e la curva con loro.

Saluti,

Mauro.

lunedì 15 marzo 2021

Considerazioni sul vaccino AstraZeneca

Vorrei fare qualche considerazione personale sui problemi, veri o presunti che siano, del vaccino AstraZeneca.

Per il momento facciamo finta che ci sia almeno in alcuni casi veramente un rapporto di causa-effetto (anche se le autopsie già effettuate sembrano escluderlo).

Intanto vediamo i numeri.
La Bayerischer Rundfunk ha calcolato che si sono contati 6 trombi per milione di vaccini.
La pillola anticoncezionale è provato provochi più di mille trombi per milione di donne che la usano. Eppure viene contestata per motivi religiosi, ma non per la pericolosità.


Poi che potessero esserci dei problemi era stato messo in conto sia dalle aziende che dai governi: era il prezzo da pagare per uno sviluppo e una certificazione così veloci. La domanda da porsi è se 6 casi per milione di vaccini siano un prezzo accettabile o meno.

Ovviamente è giusto, anzi doveroso sia dal punto di vista morale che legale che scientifico, fare accertamenti per verificare se vi è veramente un rapporto di causa-effetto e per verificare se il problema riguarda solo un lotto, solo uno stabilimento o tutta la produzione AstraZeneca.

Ma, mentre si fanno questi accertamenti, è giusto sospendere la somministrazione del vaccino? O la sospensione è solo un segno di isteria? Molti, tra cui il deputato, medico ed esperto di sanità tedesco Karl Lauterbach, ritengono che sia isteria e che avrà pesanti ripercussioni. Primo, la sospensione fa ripiombare nel caos le strategie vaccinali che stavano cominciando a ingranare in tutta Europa. Secondo, mina la fiducia della popolazione nei vaccini in generale e non solo in quello AstraZeneca. E di novax ne abbiamo già più che a sufficienza.
Oltretutto... il caos e i ritardi nei vaccini causati inevitabilmente dalla sospensione di AstraZeneca (gli altri produttori non possono certo aumentare la produzione per sopperire a questo buco) causeranno più morti dell'eventuale difetto del vaccino.
E provocherà diseguaglianze regionali, visto che non è che ogni centro vaccinale riceva lo stesso mix di vaccini dei vari produttori. Ci saranno zone dove si riuscirà a vaccinare come prima, zone dove si rallenterà e zone dove praticamente ci si fermerà. Riflettiamoci.

E un'ultima considerazione per quelli che mettono sempre davanti a tutto l'economia: ve ne rendete conto questa sospensione che danni economici può fare a un'azienda come AstraZeneca? Per un problema probabilmente inesistente o comunque molto piccolo? Ci avete pensato che una sospensione così frettolosa lede l'immagine dell'azienda tutta e non solo del suo vaccino? Che molta gente ora guarderà storto ogni prodotto AstraZeneca?

Sullo stesso tema voglio segnalarvi questo video di Entropy for Life su YouTube.

Saluti,

Mauro.

martedì 16 febbraio 2021

Le (non) logiche del commercio

Come in tutti i paesi, anche qui in Germania le associazioni di categoria del commercio e del turismo si sono sempre lamentate delle chiusure causa Covid, però devo dire che l'offensiva lanciata da queste negli ultimi giorni non ha precedenti.
Ora, è chiaro che il commercio e il turismo sono i settori che stanno soffrendo di più, però è anche vero che, almeno qui in Germania, i cosiddetti ristori sono corposi (anche se tanti si lamentano che arrivano con enormi ritardi - sia l'accettazione della tua richiesta di ristoro che il ristoro stesso).

Ma non è dei ristori che vi voglio parlare.

Quello di cui vi voglio parlare sono le pecche di logica nei ragionamenti dei rappresentanti di queste associazioni, pecche che al comune cittadino magari sfuggono e lo ingannano, portandolo a dar ragione a chi pecca in logica.

Prendiamo per esempio la presidente dell'associazione degli albergatori e ristoratori bavaresi (DEHOGA Bayern), Angela Inselkammer.
Oggi in radio ho sentito una sua dichiarazione in cui diceva che si può riaprire, anche se non completamente, perché le aperture dei negozi di prima necessità (alimentari, farmacie, ecc.) hanno dimostrato che queste non provocano focolai.
Ma belin, sei scema?
Nei negozi di prima necessità ci vai, appunto, per necessità. Non ti ci fermi come in un ristorante o in una birreria, non ci giri a lungo per vedere le novità come in una libreria o in un negozio d'abbigliamento.
Neanche prima della pandemia lo facevi!
Come fai a non notare la differenza?

Poi sempre in radio ho sentito un albergatore-ristoratore di Norimberga, Bernhard Steichele (dell'Hotel Ristorante "Das Steichele", che posso solo consigliare per quando la pandemia sarà finita, per inciso), che ha detto una cosa apparentemente logica, ma comunque ingannevole...
Lui ha detto che il problema più grosso è il lockdown "a fette", con continui prolungamenti. Preferirebbe piuttosto un lockdown lungo ma certo, in maniera da poter programmare.
Da un lato ha ovviamente ragione, il non poter programmare è un ulteriore fattore di incertezza.
Ma dall'altro lato se il governo facesse una cosa del genere (oltre a vedersi inasprire le prevedibili proteste dei negazionisti e non solo), significherebbe che il governo già sa con buona certezza come andranno i numeri (anche delle nuove varianti, anche di quelle non ancora scoperte) tra due, quattro o otto settimane.

Non credo che neanche il migliore dei governi usando i migliori scienziati come consulenti possa saperlo.
Non riesco a immaginarmi Angela Merkel o i suoi colleghi degli altri paesi con la sfera di cristallo di Amelia, la strega che ammalia.
I governi devono sì cercare di guidare i numeri, ma purtroppo devono reagire di volta in volta ai loro cambiamenti, sia in meglio che in peggio. Senza isterie, ma senza ignorarli.

Saluti,

Mauro.

giovedì 11 febbraio 2021

La mia libertà finisce dove comincia la tua

Quando si parla delle "limitazioni alla libertà" introdotte dai vari paesi a causa dell'attuale pandemia, si tende a dimenticare una cosa molto importante.
Cosa dimenticata spesso in malafede, va detto chiaro.
Non tutti quelli che si lamentano sono ignoranti manipolabili o persone che veramente vengono messe in ginocchio dalla situazione attuale.

La cosa in questione è: la mia libertà finisce dove comincia la tua.

Ciò dovrebbe essere tra l'altro la bussola di ogni liberale e di ogni libertario (no, dei liberisti purtroppo no, spero non serva che vi spieghi perché).
Anzi dovrebbe essere la bussola di ogni democratico, di qualsiasi colore e idea sia... purché sia democratico.

La libertà è insindacabile, ma non illimitata.

Cosa significa questo in tempi di Covid?
Molto semplice: quello che significa in ogni altra situazione.
Se i miei comportamenti mettono a rischio solo la mia salute e quella di nessun altro... lo Stato deve tenersene fuori.
Se però i miei comportamenti mettono a rischio, anche solo potenzialmente, la salute di anche solo una singola altra persona... allora lo Stato non solo può, ma anzi deve intervenire a limitare la mia libertà.
Se non lo facesse sì che allora sarebbe antidemocratico, visto che mi permetterebbe di ergermi al di sopra degli altri.
Non se mi limita.

Del resto dovere di uno Stato, qualunque sia la sua visione politica, è giustamente mettere la collettività davanti ai singoli.
In particolare quando si tratta di salute.

Saluti,

Mauro.