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venerdì 17 dicembre 2021

Di Maio ha ragione (sì, stavolta sì, ma non come pensate voi)

Sì, per una volta ha ragione.

Dopo che l'Economist ha incoronato l'Italia "Paese dell'anno 2021" lui ha pubblicato questo su Twitter (qui comunque il link diretto):


Ha ragione.
Punto.
Lui può andare avanti solo a testa bassa, come deve fare chiunque deve vergognarsi di sé stesso.
Lui deve andare avanti a testa bassa, perché deve vergognarsi di mostrare la faccia, per tutti i danni che il suo M5S ha fatto e continua a fare.
Il peggior partito della storia repubblicana italiana.
Lui non può permettersi di andare avanti a testa alta.

Noi italiani invece possiamo andare avanti a testa alta (ok, non tutti, ma molti di noi sì e - fidatevi - in proporzione maggiore di quanto possano fare in altri paesi che però alzano il ditino e fanno i maestrini).

Saluti,

Mauro.

mercoledì 8 agosto 2018

No, Foodora non se ne va per il decreto dignità

L'errore che in questo momento mezza Italia sta facendo è quello di credere che Foodora se ne vada dall'Italia a causa del decreto Di Maio, alias decreto dignità.
E giù a dire "prima guadagnavano poco, ora non guadagnano nulla" e amenità simili.

Guardate, dimentichiamo per un attimo se detto decreto sia buono o cattivo, fatto bene o fatto male. Dimentichiamolo, tanto con Foodora non c'entra nulla.
Credete che un'azienda come Foodora si lasci spaventare da un decreto se vede che il mercato è promettente e redditizio? Ma non scherziamo.
Se il mercato è promettente e redditizio l'azienda o si adatta o fa studiare ai propri legali modi di aggirare il decreto. Non è che se ne va e basta. Quello lo farebbe solo se il decreto dovesse imporre una parziale nazionalizzazione o la presenza di esponenti del governo nella dirigenza.

Non per niente Foodora insieme a quello italiano sta lasciando anche altri mercati: Australia, Paesi Bassi e Francia. E non ditemi che le legislazioni australiana e soprattutto olandese siano nemiche delle aziende e dei "nuovi" lavori. Quello al massimo vale per quella francese.
Ergo: Foodora dall'Italia se ne va perché il mercato italiano non è sufficientemente redditizio. E se ne sarebbe andata comunque. Forse un po' più tardi, ma comunque.
Del resto aveva già dichiarato che in Italia c'era troppa concorrenza... non mi pare che la concorrenza l'abbia introdotta il decreto (anzi, il decreto rischiava addirittura di ridurla... anche se non in maniera sana e positiva per la clientela).

Quello che Di Maio col suo decreto ha fatto non è stato far scappare Foodora, bensì salvare l'immagine di Foodora.

Infatti tutti ora danno la colpa a Di Maio.
E chiudono gli occhi sulle politiche aziendali di Foodora.

Ergo, Di Maio ha fatto un favore a Foodora.

Saluti,

Mauro.

sabato 28 luglio 2018

Non c'è speranza

Nelle scorse settimane sono stato in Italia.

Mia mamma non è grillina, ha votato PD. Però ammira Di Maio. Non per le idee dello stesso, bensì perché "ci ha saputo fare, infatti a poco più di 30 anni è ministro". Parole sue.

Fino a che in Italia si ragionerà così non c'è speranza.

Saluti,

Mauro

giovedì 19 luglio 2018

L'amica di Di Maio

Ieri avete letto tutti di Assunta "Assia" Montanino, attivista campana del M5S assunta da Di Maio al MISE come sua segretaria particolare, non serve che vi dia nessun collegamento.
E tutti di sicuro avrete letto commenti indignati del tipo "anche loro sono come gli altri!", soprattutto da parte dei contestatori (in particolare PD), oppure giustificanti "e gli altri allora cosa facevano?", soprattutto da parte dei governativi (in particolare M5S).

Ecco, io vorrei chiedere a entrambi gli schieramenti: ma voi sapete come Calenda (e tutti i suoi predecessori) aveva scelto la persona che con lui ha ricoperto quel ruolo? Sapete almeno chi fosse quella persona?
Se non avete una risposta per queste due domande (e sono pronto a scommettere che soprattutto per la prima non la avete) allora dovreste tacere, sia come accusa che come difesa, visto che in quel caso parlereste solo per slogan e non per conoscenza dei fatti.

Ma passiamo oltre e facciamo finta che conosciate la risposta a entrambe le domande (sì, lo so, ci vuole una bella fantasia a far finta di crederlo, ma voglio essere buono).
Anche in questo caso le affermazioni di cui sopra rimangono ingiustificate, anche perché partono dalle domande sbagliate.

Ora, è chiaro che a livello di opportunità Di Maio ha commesso un errore o almeno una leggerezza.
Ma l'opportunità (per quanto in politica e diplomazia sia importante) non è legge, quindi...

Le due domande a cui rispondere sono in realtà le seguenti (e sono le stesse domande che valevano per chi ha ricoperto quella carica prima di Montanino):
1) L'assunzione è stata effettuata nel rispetto della legge e dei regolamenti ministeriali?
2) La persona assunta possiede i titoli e le competenze per ricoprire detta carica?

Alla domanda 1 credo si possa rispondere in termini positivi, visto che non ho sentito nessuno minacciare denunce o interrogazioni parlamentari. Ma appunto, credo, non so di per certo.
La domanda 2 andrebbe divisa in due sottodomande: titoli e competenze. Per quanto riguarda i titoli non mi risulta che per quell'incarico siano richiesti titoli particolari (se qualcuno è informato meglio me lo scriva nei commenti); le competenze in realtà si possono effettivamente valutare solo vedendola all'opera, non prima.

Comunque, qualunque siano le risposte alle domande di cui sopra, idignazioni e accuse (ma anche le difese!) possono partire solo dopo che a queste domande si è risposto con affermazioni certe e controllabili.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Questa prima o poi me la pagate... costringermi a prendere le difese di Di Maio... vergognatevi!

martedì 22 maggio 2018

L'illustre sconosciuto Giuseppe Conte

Ormai tutti avrete letto delle "imprecisioni" nel curriculum dell'illustre sconosciuto Giuseppe Conte, che secondo Di Maio e Salvini il Presidente Mattarella dovrebbe nominare a capo del governo nascente.
Quindi non serve che ve le racconti. Per chi vuole, qui il Post racconta bene la storia.

Io intanto però mi stavo facendo un'altra domanda.

Conte, al di là di posizioni politiche e curriculum, è un esperto di diritto privato.
Se sia veramente così esperto non posso certo giudicarlo io, visto che ho una formazione sia accademica che lavorativa in tutt'altro campo.
Però, però... alla guida delle istituzioni dello Stato sinceramente mi fiderei di più di un esperto in diritto pubblico.

Se invece fossi una Società a responsabilità limitata, beh sì, allora sì che mi interesserebbe il diritto privato.
(Ogni riferimento ad aziende S.r.l. legate a partiti o simili è puramente casuale, ça va sans dire.)

Saluti,

Mauro.

mercoledì 28 marzo 2018

A chi deve dare l'incarico Mattarella?

Tutti stanno tirando la giacchetta a Mattarella sulla nomina del presidente del Consiglio.
Da più parti si ricordano ipotetici "doveri" e i risultati del voto.

Bene: qualsiasi cosa dicano Di Maio, Salvini e tutti gli altri... prendetela e buttatela nel cesso.

Mattarella in quanto Presidente della Repubblica nella scelta a chi dare l'incarico è legato a una sola e semplice norma: l'articolo 92 della Costituzione.
Detto articolo recita:

Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.

Nient'altro. Nulla. Zero.
Mattarella non è legato a nessun risultato elettorale o altra condizione o limitazione.

Mattarella, in realtà, se volesse potrebbe anche risparmiarsi le consultazioni e fare tutto da solo o inventarsi un nuovo rituale, visto che tutto quanto succede tra l'elezione dei presidenti delle due camere e la nomina del Presidente del Consiglio non è governato né dalla Costituzione né da leggi ordinarie, ma è semplice prassi istituzionale (prassi che ha un senso e una motivazione seria, ma che comunque solo prassi rimane).

Paradossalmente anche le dimissioni del governo in carica in caso di nuove elezioni sono solo prassi istituzionale: il governo non ha il dovere di dimettersi, ma solo di richiedere la fiducia al nuovo Parlamento.

L'unica regola (non scritta, quindi neanche questa obbligatoria) che tutti (o quasi) i Presidenti della Repubblica seguono è quella di dare l'incarico alla persona che in quel momento abbia le maggiori possibilità di formare un governo capace di ottenere la fiducia del Parlamento (per la forza del suo gruppo parlamentare, per la capacità di tessere alleanze, per carisma, per qualità diplomatiche o per un misto di due o più di queste caratteristiche o per chissà cos'altro ancora).

Anche l'ipotetico incarico esplorativo è solo prassi istituzionale per cercare di sbloccare situazioni di impasse. Non è regolato da nulla.

Quindi smettete di tirare Mattarella per la giacchetta.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i miei articoli sugli... articoli della Costituzione.

mercoledì 7 marzo 2018

Che Di Maio non esulti troppo

Di Maio non ha capito (ma per capire servono i neuroni, quindi in realtà Di Maio non c'entra) che il successo del M5S è un voto "contro", non un voto "per".

Nessuno voleva Di Maio, Grillo, Casaleggio e consorti... ma tutti (o quasi) volevano liberarsi di Renzi, Berlusconi e D'Alema. E hanno in tal senso votato.

Il vero vincitore (che piaccia o meno) è Salvini, non Di Maio.

Perché al prossimo voto (che non sarà nel 2023, ma nel 2019 o al più tardi nel 2020, visto che la legislatura morirà decisamente prima della della morte naturale, cioè non durerà 5 anni... proprio per niente) Di Maio sparirà, Salvini invece no.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Anche dovessi sbagliarmi sul M5S, garantisco che non mi sbaglio su Di Maio: alle prossime elezioni lui sparirà sia che che il M5S trionfi sia che il M5S sparisca.