sabato 6 novembre 2021

Spahn, le elezioni e le decisioni

Ci sono ministri, in tutti i governi, che dopo aver fatto casini per mesi all'improvviso invece le imbroccano tutte.
Almeno come dichiarazioni, come affermazioni di principio, visto che ovviamente le decisioni vengono alla fine prese dal consiglio dei ministri e non dai singoli ministri (a cui rimane comunque la decisione di come attuarle). E in certi paesi, tipo quelli federali come la Germania, molte cose neanche dipendono dal governo centrale alias federale.

Premesso ciò, torniamo ai singoli ministri.
E torniamoci usando un ben preciso ministro, in quanto questo è la personificazione perfetta della prima frase che ho scritto in quest'articolo: Ci sono ministri, in tutti i governi, che dopo aver fatto casini per mesi all'improvviso invece le imbroccano tutte.

Sto parlando di Jens Spahn, il ministro federale tedesco della sanità.

Le sue ultime azioni e dichiarazioni dimostrano che le elezioni in certi casi posso fare danni. Soprattutto in periodi di emergenza.

Infatti nell'ultimo paio di mesi ne ha indovinate molte di più (sia come decisioni che come semplici affermazioni) di quante ne avesse indovinate in tutto l'anno e mezzo precedente di pandemia.

Visto ciò, quindi, qualunque cosa si pensi del politico Spahn, sorgono spontanee alcune domande.
È improvvisamente diventato intelligente?
Ha imparato dai propri errori?
Ha cambiato consiglieri?
No. Nessuna di queste cose.

La differenza è che prima doveva lavorare in base alle scadenze elettorali (sia regionali che nazionali), ora invece - a elezioni fatte - non avendo più voti da conquistare o conservare e oltretutto non dovendo neanche tener conto dei sondaggi, visto che da gennaio non sarà neanche più ministro... può dire e fare quello che veramente pensa e ritiene giusto fare (anche se i suoi poteri limitati erano e limitati rimangono, anzi al momento ancora più limitati, visto che dopo le elezioni il governo è in carica solo per gli affari correnti... ma fidatevi, qui in Germania il governo si occupa sempre solo degli affari correnti, degli affari veri si occupano aziende e lobbies).

Spahn è in questo momento in Europa l'esempio più lampante del "problema" delle elezioni, ma di gran lunga non l'unico.
Anzi.

Senza la pressione costante del voto (e ultimamente ogni voto diventa una pressione, ogni voto è presentato come nazionale anche quando è solo locale) i ministri potrebbero veramente lavorare pensando al medio-lungo termine.

Non sempre il voto (frequente) è un bene, direi.

Saluti,

Mauro.

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