sabato 5 novembre 2022
Sporche città... e cittadini luridi
martedì 25 ottobre 2022
Il sesso delle città
Oggi, in un gruppo chiuso su Twitter, è venuta fuori una domanda sul genere grammaticale: le città sono femminili o maschili?
C'entra in parte col discorso del politicamente corretto, ma è meglio che non vi dica come è nata la discussione 😉
Ma torniamo alla domanda.
Genova, Milano, Roma, ecc. sono di genere femminile o maschile?
Spontaneamente verrebbe da dire femminile, visto che diciamo "Genova è bella", "Milano è caotica", "Roma è piena di frigoriferi", ecc.
E qui casca l'asino: bella, caotica, piena non si riferiscono direttamente a Genova, Milano, Roma bensì alla sottintesa parola "città" (per esempio "La città di Genova è bella").
In realtà i nomi delle città non hanno genere in sé, il genere è dato dalla parola città, che ovviamente è di genere femminile.
Ora voi mi direte, perché allora regioni e stati hanno un genere (la Lombardia, il Lazio, la Francia, il Belgio)?
Regioni e stati sono in primis espressioni geografiche, non amministrative, non "prendono" il genere dalle parole "regione" o "stato".
Prendiamo per esempio la Lombardia.
Se io parlo dell'espressione geografica dico "la Lombardia" e non è proprio precisamente definita, ci sono parti della Lombardia politica che geograficamente starebbero fuori e viceversa oltre che parti al tempo stesso lombarde e no.
Se passo invece alla Lombardia in senso amministrativo devo dire "la Regione Lombardia", è precisamente definita nei suoi confini ed è la parola "regione" a definire il genere grammaticale, non il nome Lombardia.
E lo stesso vale per gli stati.
Per le città (ma anche per paesi e villaggi, solo che qui il genere diventa maschile) il discorso è diverso: in genere l'entità geografica e quella amministrativa coincidono, le eccezioni sono poche, e quindi dire "Genova" (espressione geografica) o "la città di Genova" (espressione amministrativa) è la stessa identica cosa, per cui prevale il genere di "città" e non ha più senso chiedersi che genere abbiano Genova, Milano, Roma, ecc.
"Città" prevale perché, mentre geograficamente regioni e stati hanno confini fluidi, le città sono (tranne rare eccezioni) ben definite anche gograficamente, non solo amministrativamente.
Saluti,
Mauro.
lunedì 6 dicembre 2021
Città, cittadini e rifiuti
E accompagnate da accuse alle varie amministrazioni cittadine o aziende preposte (pubbliche, partecipate o private che siano).
Ma siamo sicuri che le amministrazioni e le aziende siano i principali colpevoli?
Proprio per niente.
Ovviamente amministrazioni e aziende non sono del tutto innocenti...ma forse non sono neanche i principali colpevoli, anzi.
(Ma potrei parlare anche della tedesca Colonia, dove ho vissuto per quasi quindici anni).
E non è certo l'amministrazione comunale o l'azienda di raccolta rifiuti!
Queste al massimo possono essere responsabili di una differenziata fatta da cani (tra l'altro ricordo quando vivevo a Stoccarda: i cittadini differenziavano e poi l'azienda di raccolta rifiuti ributtava tutto insieme in discarica) o della scarsa pulizia dei marciapiedi, ma non del fatto che un cittadino butti TV o frigorifero nel letto di un corso d'acqua!
Loro ti danno una data per il ritiro e ti chiedono se devono salire a casa tua per prendere detti rifiuti o se tu glieli fai trovare presso i cassonetti in strada.
Nel primo caso paghi, nel secondo no.
sabato 25 agosto 2018
Il tifo e la politica
Quindi anche il semplice elettore - fermo restando il suo sacrosanto diritto di considerare un partito il migliore e un altro il peggiore - dovrebbe ragionare in termini razionali e giudicare i singoli atti di un governo, di un'amministrazione.
Banalmente: voi tutti sapete che io sono una persona di sinistra e che considero l'attuale destra italiana un pericolo.
Però... pur continuando a essere di sinistra, se la sinistra fa/dice una cazzata io la condanno e se la destra fa/dice una cosa buona io la apprezzo.
E così dovrebbe fare qualsiasi persona intelligente.
Invece ormai la politica è diventata tifo.
Chi è di sinistra condanna a priori qualsiasi cosa dica/faccia la destra.
Chi è di destra condanna a priori qualsiasi cosa dica/faccia la sinistra.
E anche all'interno di destra e sinistra si fanno distinzioni a seconda di chi dice cosa...
(Del centro non parlo semplicemente perché in questo momento sembra essere sparito dal panorama politico).
No, la politica non deve e non può essere tifo.
Se vado a vedere una partita del mio Genoa da tifoso considererò logicamente e giustamente illecita ogni vittoria avversaria. Perché lì sono, appunto, tifoso.
Da elettore di sinistra invece non considererò per niente illecita ogni vittoria avversaria. Anzi quando l'avversario farà cose giuste le approverò. Perché lì non sono tifoso. Sono cittadino.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Prima che mi fraintendiate: no, il governo giallo-verde non ne ha ancora fatta una giusta. Il problema è che anche le opposizioni non ne stanno facendo una giusta. Tutti stanno facendo a gara a chi sbaglia di più.
mercoledì 24 settembre 2014
Del secessionismo fiscale e dell'ignoranza
Hanno vinto i contrari alla separazione (ma forse di fatto ha vinto semplicemente la voglia di tenersi i vantaggi di una forte autonomia senza doversi accollare le responsabilità di doversi veramente governare completamente da soli, ma questo è un altro discorso, che non c'entra con questo articolo).
Detto referendum ha fornito a televisioni e quotidiani di tutto il continente la scusa per andare a "indagare" le istanze secessioniste in tutta Europa.
Come prevedibile, il caso più gettonato e sviscerato è stato il rapporto tra Catalogna e Spagna.
Io nei giorni del referendum ero in Francia, a Parigi (a proposito, le TV francesi parlavano di Scozia, Galles, Catalogna, Paesi Baschi e altro... ma non di Corsica, chissà come mai).
Mi ha colpito (si fa per dire) l'intervista in un cosiddetto programma di approfondimento giornalistico a un catalano che si lamentava del fatto che su 100 € di tasse pagate solo 80 rimanevano/rientravano in Catalogna.
Argomento vecchio, trito e ritrito: anche l'ormai ammuffita Lega Nord ne ha fatto un cavallo di battaglia per anni e anni.
A parte il fatto che esistono tasse locali e tasse nazionali (e che questa divisione ha un senso indipendentemente dalla qualità dell'amministrazione che riscuote dette tasse) ma questi "indipendentisti" parlano sempre come se tutte, ma proprio tutte, le tasse fossero riscosse e gestite/distribuite dallo stato centrale.
A parte il fatto che se esiste uno stato questo avrà comunque un'amministrazione centrale che, per quanto ridotta di dimensioni ed efficiente, non è e non sarà mai a costo zero... e se passi da Spagna a Catalogna (o da Regno Unito a Scozia o da Italia a Lombardia) questo stato/amministrazione cambierà nome e dimensione ma continuerà a esistere... quindi un'entità centrale sopra di te ci sarà sempre.
A parte il fatto che esistono cose come infrastrutture e progetti nazionali o sovraregionali, ma anche come solidarietà, condivisione, sostegno reciproco e simili.
A parte ciò... mi sono sempre chiesto come non ci si possa rendere conto che un'argomentazione simile è un'arma a doppio taglio. E l'altro lato della lama è forse il più affilato.
Cosa voglio dire?
Torniamo al nostro amico catalano.
Lui vuole lasciare la Spagna, così il 100% delle sue tasse rimane in Catalogna. Va bene, allora facciamo la Catalogna indipendente.
Ora però gli abitanti della provincia di Tarragona (la provincia più meridionale tra le quattro catalane) si accorgono che solo l'80% delle tasse che pagano (locali tarragonesi o nazionali catalane che siano) restano/ritornano nella provincia. E no! Non è giusto!
E allora "Diputaciò de Tarragona" indipendente! Via dalla Catalogna, via da Barcellona!
Bene, ora finalmente tutti sono contenti: tutte le tasse pagate dai tarragonesi rimangono nella provincia di Tarragona.
Sicuri, sicuri?
Troppo facile! A un certo punto gli abitanti della comarca (divisione amministrativa al di sotto della provincia) "Baix Camp" si rendono conto che solo l'80% delle loro tasse ritornano/rimangono nella loro comarca... e allora... "Baix Camp" indipendente! Via dalla Diputaciò, via da Tarragona!
Però poi il comune di Cambrils...
Però poi il quartiere di La Vila...
Però poi la Rambla Jaume I...
Però poi il condominio al numero 25...
Però poi l'appartamento al numero 3...
Insomma, alla fine ogni catalano rimarrà da solo, chiuso nella sua stanzetta, visto che l'unico modo di vedere il 100% di tasse ritornare a chi le paga è solo quello di pagarle a sé stessi spostando semplicemente i soldi da una tasca all'altra.
Quindi, a meno di voler rimanere appunto un essere umano solo, completamente staccato da ogni altro essere umano, avrai sempre bisogno di un'entità - per quanto piccola - sopra di te, caro amico catalano (o lombardo o bavarese o corso o che altro tu sia).
E questa entità avrà bisogno di una parte - per quanto piccola - delle tue tasse per poter funzionare.
E tu - sì, tu, proprio tu che ti lamenti - avrai bisogno che lei ci sia e che funzioni.
Quindi, se vuoi l'indipendenza, trova ragioni più valide.
Quella fiscale non regge, anche se è quella che fa più presa sugli ignoranti.
Saluti,
Mauro.