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lunedì 8 novembre 2021

Perché ti dicono di non urlare al lupo?

Ci sono in giro, in rete, persone che usando una logica perversa, ma apparentemente corretta, cercano di farti credere che il problema sia l'antifascismo, non il fascismo.

Vediamo la cosa, cerchiamo di capire.

A leggere i loro testi superficialmente può sembrare un'osservazione sensata quando ti dicono di non tirare in ballo il fascismo ogni volta che succede qualcosa che lo ricordi.
Può sembrare sensato perché ricorda il fatto che urlare al lupo quando il lupo non c'è poi ti rende meno credibile se urli al lupo quando però il lupo veramente arriva.

Ma, appunto, sembra sensato. Sembra.
In realtà non lo è. Per vari motivi.

Per prima cosa perché in realtà si urla al fascismo molto meno di quanto queste persone sostengano (in buona o in mala fede che lo facciano).
E anche per quello i fascisti si stanno infiltrando in ogni tipo di protesta (novax e nogreenpass in primis, ma non solo): perché non li si vede, perché grazie a chi ti dice che urlare al lupo non serve, fa danni... si aprono le porte al lupo.
Perché i lupi sono stati tollerati troppo a lungo, perché si è voluto credere che non fossero lupi o che fossero comunque recuperabili, e quindi non gli è mai stato detto in faccia cosa obiettivamente fossero.
(Detto tra noi: questi sono i veri danni del buonismo, il far credere che anche i fascisti siano recuperabili, che vadano istruiti, non combattuti).

Secondo punto.
È vero che talvolta (ma obiettivamente molto raramente) si urla al fascismo a torto, cioè trattando problemi veri ma che col fascismo nulla hanno a che fare.
Ma io - e se siete onesti vi sfido a portarmi fatti contrari - anche quando si urla al fascismo a torto non ho comunque mai sentito urlare al fascismo per mettere a tacere movimenti democratici. Tranne che dai fascisti stessi.

Se sbaglio matrice (cit. Meloni) correggetemi 😉

Ma correggetemi sulla matrice di quel particolare movimento, di quella particolare protesta.
Ma non venitemi a dire che se urlo al fascismo lo faccio solo per mettere a tacere avversari democratici e quindi sono in realtà fascista io.
Questi avversari possono parlare, fare le vittime e dare del fascista a me (quindi non sono vittime, la legge li protegge). Non sono messi a tacere. Ma vorrebbero mettere a tacere me.

Ma è il terzo punto il più importante di tutti.

Quelli che ti dicono che urlare al fascismo sempre (che poi come abbiamo visto sopra sempre non è) rende alla fine tutto non credibile, che l'unico risultato è che nessuno ti ascolta e che poi se il fascismo arriva veramente sei fregato perché hai alla fine insegnato alla gente a fare spallucce... bene, quelli, quando vai a vedere che idee sostengono, che persone o gruppi seguono... ma soprattutto a chi (usando la loro "logica") fanno le pulci e a chi no, quando ti accorgi del loro strabismo... cosa scopri?

Scopri che la loro "logica" ti porterebbe a non parlare mai più di fascismo, ti porterebbe a ignorarne e negarne l'esistenza oggi e sempre.
Perché in realtà il loro scopo è riportare il fascismo in Italia (ma non solo) senza che ci se ne accorga. Vogliono reintrodurre il fascismo facendo finta che non esista.
Facendo finta di essere sensati (usando fallacie logiche a manetta e sfruttando il fatto che la massa non conosce la logica) negano l'esistenza del fascismo per aiutarlo a crescere e a vincere.

Leggeteli bene, quando li incontrate, quelli che dicono "non urlate al fascismo".
Leggeteli bene, anche tra le righe. Capirete di cosa sto parlando.

Potrei anche farvi nomi concreti, su Twitter, su FB o altrove e nominarvi anche blog vari... non lo faccio solo perché a me qui interessa il problema in sé... e il problema è molto più diffuso dei singoli nomi che io potrei farvi.
E poi potrebbero comunque cambiare nome in rete, se sbugiardati.
Io voglio che voi possiate riconoscerli, possiate riconoscere il problema, non voglio darvi ordini, non voglio indottrinarvi, contrariamente a loro.

Tra le altre cose sono anche persone che possono tranquillamente apprezzare (o meglio far finta di) cose scritte da antifascisti sinceri, basta che possano sfruttare questi testi per i loro scopi (è capitato anche con miei testi, purtroppo... anni fa un testo in cui segnalavo i doveri degli immigrati, ovviamente senza negarne i diritti, venne usato di fatto per sostenere che gli immigrati rifiutano i doveri e pretendono solo diritti).

Saluti,

Mauro.

domenica 8 luglio 2018

Discutere con gli stupidi

A tutti noi è capitato prima o poi di trovarsi impelagati in discussioni con degli stupidi (e se qualcuno crede che non gli sia mai capitato forse dovrebbe porsi la domanda se non sia lui lo stupido nelle discussioni).

Capitava in tempi pre internet nella vita reale e oggi ancora talvolta nella vita reale ma soprattutto in rete, sui cosiddetti social networks.

Qualunque fosse il tema della discussione e comunque finisse, fino a che non esisteva la rete non era un grande problema.
Lasciava sì l'amaro in bocca a chi cercava di discutere in maniera intelligente e portava argomenti, ma non aveva conseguenze. Almeno non serie. Sì, colui che cercava di ragionare ci faceva una brutta figura se la discussione degenerava o se si lasciava andare, ma tutto si chiudeva con la brutta figura.
A meno di non essere in TV finiva tutto lì (e in TV a quei tempi c'erano moderatori veri, quindi anche se uno stupido riusciva ad arrivare fino lì difficilmente la discussione degenerava).
Si usava anche dire che il più intelligente doveva lasciar perdere e, anche se la cosa non faceva piacere perché all'inizio lasciava un certo sapore di sconfitta, ciò serviva veramente a evitare che il tutto degenerasse o avesse risonanza.

Oggi, dove queste discussioni avvengono in rete, il discorso è diverso.
Per prima cosa la risonanza c'è fin da subito, qualsiasi piega prenda la discussione: la rete amplifica, non nasconde. Non hai più solo il tuo interlocutore o al massimo un pubblico limitato davanti a te. Hai potenzialmente il mondo intero.
E la maggioranza del pubblico non è interessata a chi ha ragione, ma a chi vince. E chi vince? Chi sbraita di più, chi ha l'ultima parola.
Quindi la tattica secondo cui il più intelligente lascia perdere, in rete non funziona: se lasci la discussione, la maggioranza della gente crederà che non hai argomenti e scappi.
Quindi devi avere l'ultima parola.
Ma, a meno di non essere su un blog o altro spazio dove tu stesso moderi gli interventi (o dove ci sono moderatori capaci), l'ultima parola non la avrai mai.
Perché?
Perché lo stupido in realtà non risponde a quello che tu dici, ma risponde in base ai discorsi che lui si fa dentro di sé, risponde a ciò che lui ha pensato che tu dirai, non a quello che hai effettivamente detto. Quindi lui avrà sempre una risposta. Generalmente fuori tema, ma la avrà. E la maggioranza del pubblico non capirà che è fuori tema.

È un circolo vizioso dove chi ragiona non può vincere in una discussione.
L'unico modo di vincere è non partecipare, non discutere.

E allora come fare per far sì che gli argomenti veri arrivino comunque in qualche modo al pubblico?
Io vedo solo due strade (da percorrere entrambe, non necessariamente alternative tra loro):
1) rivalutare la comunicazione classica (cioè i media pre internet);
2) ignorare i social networks (non internet nel globale: su internet ci sono spazi e risorse utilissimi e gestiti bene).

Saluti,

Mauro.

venerdì 30 marzo 2018

Perché lui è furbo

Ieri Mattia Butta (ma non è stato l'unico in questi giorni) ha pubblicato un articolo in cui spiega che anche nella vita reale regaliamo da stupidi dati importanti sulla nostra vita, non solo in rete.

Tutto giusto, ma io andrei oltre.

Ipotizziamo, per assurdo, che solo tramite la rete si possano ricavare dati sulle persone e che la vita reale sia sicura.

Il furbo, quello che ha capito tutto, si cancella da Facebook e per sicurezza toglie l’URL dai preferiti e disinstalla l’app.
Contemporaneamente fa lo stesso con Google e comincia a usare solo altri motori di ricerca (e visto che lui “sa”, toglie Chrome e passa a un altro browser).

Però Facebook non è (più) il social network e Google non è (più) il motore di ricerca.
Entrambi sono ormai conglomerati che possiedono un sacco di altre aziende e gestiscono un sacco di altre applicazioni e siti.

Ma lui è furbo e infatti va su Internet senza più fornire dati a Facebook e Google.

Lui è furbo. Li fornisce solo ad aziende che appartengono a quei colossi costringendoli a fare la fatica di un passaggio in più prima di averli a disposizione sul proprio server centrale.
Perché lui è furbo, mica si fa fregare da Facebook o Google.
Per le cose importanti poi lui si affida a Yahoo, Twitter, LinkedIn, ecc., ecc. mica a Facebook e Google.

Perché lui è furbo. Mica come noi.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Testo pubblicato in origine (con minime variazioni) come commento all'articolo citato all'inizio.

mercoledì 21 marzo 2018

Noi non siamo un partito

Da qualche tempo gira in rete la seguente immagine (con l'obiettivo di paragonare il testo con le affermazioni di Grillo, soprattutto quelle prima delle elezioni del 2013):


Ora, come testo hitleriano (o se non suo personale, almeno della sua propaganda) è credibile e verosimile. Su questo non ci piove.
Ma oltre che credibile e verosimile è anche vero? Proviamo a indagare.

La risposta semplice è: no. Almeno non letteralmente.
Il testo più vicino a quanto sopra che ho trovato è un comizio tenuto il 27 luglio 1932 a Eberswalde.
Qui trovate il testo originale. Ma vediamo quali parti di questo testo si avvicinano a quanto sopra.

Sul cosa è la NSDAP:

Ich habe mir ein Ziel gestellt: nämlich die 30 Parteien aus Deutschland hinauszufegen!
Sie verwechseln mich immer mit einem bürgerlichen oder einem marxistischen Politiker, der heute SPD und morgen USPD und übermorgen KPD und dann Syndikalisten oder heute Demokraten und morgen deutsche Volkspartei und dann [...] Wirtschaftspartei ... Sie verwechseln uns mit Ihresgleichen selbst!

Che si può tradurre come segue:

Mi sono posto un obiettivo: spazzare via dalla Germania questi 30 partiti! Mi confondono sempre con un politico popolare o marxista, che oggi è SPD e domani USPD e dopodomani KPD e quindi tra i sindacalisti oppure oggi tra i democratici e domani nel Partito Popolare Tedesco e quindi [...] nel partito dell'Economia ... Ci confondono con loro stessi!

Sulla tomba:

Wir haben ein Ziel uns gewählt und verfechten es fanatisch, rücksichtslos bis ins Grab hinein!

La cui traduzione è (e come vedete non parla della tomba per gli altri partiti):

Ci siamo scelti un obiettivo e lo perseguiamo fanaticamente, senza riguardi fin dentro la tomba!

Sul discorso del popolo:

Vor diesen 30 Parteien gab es ein deutsches Volk, und die Parteien werden vergehen und nach ihnen wird bleiben wieder unser Volk. Und wir wollen nicht sein eine Vertretung eines Berufs, einer Klasse, eines Standes, einer Konfession oder eines Landes, sondern wir wollen den Deutschen so weit erziehen, daß vor allem alle begreifen müssen, daß es kein Leben gibt ohne Recht und daß es kein Recht gibt ohne Macht und daß es keine Macht gibt ohne Kraft und daß jede Kraft im eigenen Volk sitzen muß.

Che si può tradurre:

Prima di questi 30 partiti c'era un popolo tedesco, e i partiti passeranno e dopo di essi rimarrà di nuovo il nostro popolo. E noi non vogliamo essere la rappresentanza di una professione, di una classe, di una corporazione, di una confessione o di una regione, bensì vogliamo educare i tedeschi in modo che capiscano che non c'è vita senza diritto e non c'è diritto senza potere e non c'è potere senza forza e che la forza deve risiedere nel proprio popolo.

L'affermazione che gli altri partiti siano già morti non c'è in nessun punto del comizio (anche se volendo si potrebbe vederla come sottintesa).
Il discorso sulle alleanze (anche se nel comizio è espresso più articolatamente) è invece sostanzialmente uguale.

Insomma, qualsiasi cosa volesse dimostrare chi ha preparato l'immagine in questione, si tratta solo di un brutto riassunto di un discorso molto più complesso e articolato.
Il sospetto avrebbe comunque dovuto venire subito a chi conosce la storia (anche senza conoscere il tedesco o il testo originale): Hitler era un logorroico, mai si sarebbe accontentato di un discorso così conciso e senza arzigogoli.

Saluti,

Mauro.