lunedì 16 dicembre 2024

Il complesso di inferiorità

Ultimamente ho voluto farmi del male e ho riascoltato alcuni discorsi e "conferenze stampa" (tra virgolette, visto che le tiene in assenza della stampa) di Giorgia Meloni.
Ma non li ho ascoltati politicamente... ho cercato il lato umano, di capirli psicologicamente (anche se non sono uno psicologo).
Ho cercato di ascoltare i toni e la scelta delle parole, non il messaggio politico in sé.

Cosa ho capito da questo ascolto, o almeno penso di avere capito?

Una cosa molto semplice: Meloni prima ancora che da idee (anzi ideologie) politiche è mossa da un immenso complesso di inferiorità verso tutto e tutti.
I toni sono chiari, espliciti: lei cerca vendetta contro il mondo perché si sente inadeguata.

Gli stessi stimoli di Hitler.
E no, non venitemi a tirar fuori la "reductio ad Hitlerum".
È chiaro che Meloni dice cose diverse da Hitler e che, pur essendo anche lei antidemocratica, ha comunque obiettivi diversi da Hitler. E segue strade diverse per raggiungerli.
Su questo non c'è nulla da discutere.
Punto.

Ma in una cosa sono uguali: il combustibile della loro politica è il complesso di inferiorità che li porta a volersi vendicare del mondo intero.

Rifletteteci.

Saluti,

Mauro.

domenica 15 dicembre 2024

La Stampa, la stampa e la logica

Sì, Stampa e stampa.
Purtroppo la stampa in generale ha problemi con la logica.
Ma stavolta non solo la stampa, bensì La Stampa, il quotidiano in passato più affidabile in questo senso... ma appunto "in passato".


"20 paesi su 19".

Serve che vi spieghi il problema?
Spero di no.
E non venitemi a dire che la stronzata la ha detta Tajani (ergo il ministro degli esteri, anche se non nominalmente citato) e non il giornalista: il giornalista avrebbe dovuto notare l'assurdità dell'affermazione e farla notare.

Ma la maggioranza dei giornalisti ormai di logica, matematica, anzi di banale aritmetica, non sa più nulla.

Saluti,

Mauro.

Chiudere il nucleare significa tornare al carbone

Vorrei ricordare che l'uscita dal nucleare ha sempre significato una ripresa del fossile, in primis del carbone, non delle rinnovabili. Successe in Italia. Sta succedendo in Germania. Successe in Svezia (che proprio perciò fece poi marcia indietro). E non solo in questi paesi. Quello che pochi capiscono è che, al di là del giudizio personale o scientifico sulle singole fonti di energia, se rinunci totalmente a una fonte devi avere un piano (tecnico, non ideologico) per sostituirla. Se la decisione è solo ideologica... non hai un piano. Quindi carbone. Perché il carbone è la fonte al tempo stesso più economica e flessibile, velocemente attivabile. Devi solo avere le scorte di combustibile, poi ti basta un forno da quattro soldi. Forno che puoi accendere e spegnere a piacimento. E puoi farlo in pochi minuti.

Saluti,

Mauro.

venerdì 13 dicembre 2024

I veri diritti non attentano ad altri diritti

I diritti non vanno dati per scontati. I diritti vanno difesi giorno per giorno. Tutti i diritti. Ma soprattutto: non ascoltate chi cerca di convincervi che i diritti altrui attentino ai vostri. Un vero diritto non attenta mai ad altri diritti. Per esempio il diritto al matrimonio omosessuale non proibisce il matrimonio eterosessuale. Il diritto al fine vita non obbliga a uccidere i malati terminali che non lo vogliono. Il diritto a farmi una canna non obbliga gli altri a farsela. Eccetera, eccetera. Anche se i fascisti (e ce ne sono comunque più in Vaticano e tra i cattolici in Parlamento e nella politica tutta che tra i fascisti "ufficiali") lo sostengono. Del resto se un "diritto" dovesse seriamente e inconfutabilmente attentare a un altro diritto... allora saremmo davanti a un privilegio spacciato per diritto. Un vero diritto, come scritto sopra, non attenta mai ad altri diritti.

Saluti,
Mauro.

mercoledì 11 dicembre 2024

A zonzo per Recco

Dove il cielo e il mare si incontrano e una nave li divide...


E le barche quasi appese...


E le tempeste che si approssimano...


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Tutti gli A zonzo per...

martedì 10 dicembre 2024

Rivolte, libertà e prigioni

Una cosa che capita in (quasi) tutti i cambi di potere armati tipo quello attuale in Siria è l'apertura delle prigioni. Viene sempre o quasi applaudita come un esempio di libertà, in quanto vengono liberati i perseguitati politici (o etnici, religiosi o altro). Ma non è proprio così. Sì, nelle dittature sono imprigionati spesso e volentieri oppositori o rappresentanti di minoranze o comunque persone viste come avversarie del regime. E queste persone sono imprigionate contro ogni diritto, vero. Verissimo. Però pure nelle dittature si trovano in prigione anche (spesso soprattutto) normali criminali, talvolta veramente pericolosi. Esattamente come nelle democrazie (solo che nelle democrazie ci sono solo loro, o al massimo le vittime di errori giudiziari, non oppositori). Quindi aprire le prigioni significa anche liberare i criminali. Se i nuovi possessori del potere fossero veramente interessati alla libertà e alla democrazia valuterebbero ogni singolo caso, ogni singolo carcerato, non aprirebbero le carceri indiscriminatamente.

Saluti,

Mauro.

sabato 7 dicembre 2024

I misteri del tedesco 33 - Una pausa blu

Avete mai fatto una pausa blu? No?
I tedeschi invece la fanno spesso... ma soprattutto quando non fanno pause 😉
Siete confusi? Non preoccupatevi, è normale. Ora vi spiego.

In tedesco esiste la parola Blaupause, che se la traduciamo letteralmente sembra voler dire pausa blu. In realtà la traduzione ufficiale in italiano sarebbe cianografia.
Il ciano è una varietà di blu, quindi ci sta... ma da dove viene la pausa?

Intanto spieghiamo perché blu (e vale sia in italiano che in tedesco): un tempo non era facile, proprio per niente, fare copie di disegni tecnici.
Non esistevano le fotocopiatrici, le stampanti o i laptop/tablet su cui salvare i disegni di cui sopra.
La cianografia (o cianotipia) era l'unica possibilità.

E cosa significa oggi Blaupause in tedesco? Significa modello, piano, esempio o simili. Anche in campi lontani dall'ambiente originale in cui è nata la definizione.

Ma torniamo al punto: cosa c'entra la pausa?

In realtà nulla, dato che il sostantivo Pause traduce letteralmente l'italiano pausa.
Ma in tedesco "antico", oggi non più usato, il verbo pausen significava produrre/fare una/un copia/modello.
Da cui si derivò il sostantivo (in realtà inesistente nel tedesco odierno e forse neanche in quello antico) Pause, che in realtà già esisteva ed esiste ancora con significato ben diverso.

Saluti,

Mauro.

venerdì 6 dicembre 2024

L'ignoranza al potere

Che Salvini abbia l'intelligenza di un'ameba lo sappiamo tutti.
Anche gli altri leghisti, non solo gli avversari politici e osservatori varii.
Non vi dico nulla che già non sappiate.

Però Salvini è ambizioso... ambisce sempre a superare sé stesso nelle sue dimostrazioni di ignoranza.
E non solo su temi politici.
Anche quando indirettamente cita la Settimana Enigmistica!


Ora... da quando in qua per fare le parole crociate devi unire i puntini?
Solo chi non ha mai fatto le parole crociate e non sa unire i puntini può dire ciò.

Saluti,

Mauro.

Gli sport "nordamericani" non esistono

O meglio, forse ne esiste uno solo (ma solo forse).

Vediamo i dettagli.
I cosiddetti sport "nordamericani" sono quattro: pallacanestro (o basketball), hockey su ghiaccio, football americano e baseball.

Il baseball è solo una derivazione del cricket.
Il football americano è solo una derivazione del rugby.
L'hockey su ghiaccio è nato in centro-nord Europa quando in nord America lo sport neanche ancora esisteva.

Rimane solo la pallacanestro.
Che come la conosciamo oggi è veramente nordamericana: creata (o meglio: normata) da un canadese negli USA.
Ma... ma esistevano sport simili già in precedenza sia in Europa che, soprattutto, nel centro America precolombiano.

Insomma, statunitensi e canadesi non hanno inventato nulla (e non solo nello sport 😉).

Saluti,

Mauro.

giovedì 5 dicembre 2024

Perché un vero politico non deve essere "uno di noi"

Nell'epoca attuale, dove il populismo si appropria del dibattito, viene visto come un dato positivo il fatto che il politico sia "uno di noi".
È ciò di cui in Italia hanno approfittato prima i grillini e poi Meloni e la sua banda.
Ma non è successo e non succede solo in Italia. Purtroppo.

Il punto è che il politico, soprattutto se con ruoli a livello nazionale, non deve essere "uno di noi".
Deve essere la parte migliore di noi!

Io da un parlamentare, da un ministro, da un presidente del consiglio mi aspetto - DEVO aspettarmi - una competenza superiore alla media o per lo meno la capacità di scegliersi collaboratori con competenze superiori alla media.
Se voglio "uno di noi"... voto me stesso o mia madre (siamo seri: mia madre in Parlamento non ve la augurerei neanche se vi odiassi). Più "uno di noi" di così!

No, chi mi rappresenta in Parlamento o al Governo non deve essere un semplice "uno di noi".
Deve essere qualcosa di più, che abbia più competenze di "uno di noi" e che dette competenze le sappia usare.

"Uno di noi" va bene come amministratore di condominio. Forse.
Non certo come parlamentare o peggio ancora come ministro o presidente del consiglio.

Saluti,

Mauro.

Il fraintendimento linguistico sul fast food

Quando parliamo di fast food c'è sempre un fraintendimento.
Tutti pensiamo sempre a qualcosa di economico, sì veloce, ma anche, anzi soprattutto, da quattro soldi.

In realtà non è così.
L'immagine di cui sopra è dovuta a quello che crediamo di conoscere delle grandi catene tipo McDonald's o Burger King... ma così cadiamo in errore.

A parte il fatto che queste catene non sono in realtà per niente economiche, perché per valutarle dobbiamo considerare il rapporto qualità/prezzo (e nella qualità entrano anche il servizio - di fatto inesistente - e l'ambiente - generalmente di qualità infima - non solo il valore degli ingredienti), il discorso è più ampio.
E molto diverso da quello che crediamo.

Cosa significa "fast food"?
Semplicemente "cibo veloce".
Il termine non ha nulla a che fare con la qualità o con il prezzo. Ma solo con il tempo che passa tra l'ordine e la consegna di quanto ordinato.
Una pasta aglio, olio e peperoncino è - per esempio - non certo più lenta di un hamburger da preparare (a meno che quest'ultimo non sia precotto e solo velocemente riscaldato).
E vale per tanti altri piatti della cucina mondiale. Piatti spesso preparati con ingredienti di eccellenza.

Il vero senso del termine "fast food" è che tu devi aspettare poco prima di averlo nel piatto o in mano.
Non c'entra niente con quello che paghi.
Il cibo veloce può anche essere di altissima qualità e con ingredienti assolutamente nobili. E quindi caro, costoso (e giustamente, aggiungo io).
Il suo senso è la velocità, non il costo o la qualità (che possono essere anche entrambi notevoli senza con questo togliere nulla al concetto di "fast").

Saluti,

Mauro.

mercoledì 4 dicembre 2024

Il malore di Bove

Tutti avete letto o sentito del malore del giocatore Edoardo Bove in Fiorentina-Inter di domenica scorsa.

Non voglio qui parlarvene in termini medici (a parte il fare ovviamente gli auguri di una ripresa completa e possibilmente veloce al ragazzo) primo perché non sono un medico e secondo perché anche se lo fossi non ero sul posto quindi parlerei comunque solo per sentito dire (e da quel che ho capito le cose non sono ancora del tutto chiare, nonostante le analisi già effettuate).

Voglio però parlarvene dal lato dello sciacallaggio, visto che stavolta ce ne è stato di tre diversi tipi.

1) Le foto.
Tutti i giornali e i siti di informazione hanno cercato di pubblicare foto (e video) dell'evento. Con i fotografi che cercavano di beccare i "vuoti" nella barriera che i giocatori hanno creato per proteggere la privacy di Bove.
Ora voi mi tirerete fuori il diritto di cronaca. Però ditemi: cosa aggiunge l'immagine di un corpo a terra con i sanitari che cercano di rianimarlo a un testo che racconta gli eventi? Nulla!
Non si tratta di un delitto o di un incidente automobilistico dove le immagini talvolta (ma solo talvolta!) possono aiutare a ricostruire la dinamica dei fatti (ma ciò, ovviamente, serve alle autorità e alle assicurazioni, non al grande pubblico).
È solo voyeurismo.

2) I vaccini.
Sui social networks e anche nei commenti sui siti di informazione si è subito scatenata da una parte dei frequentatori una shitstorm contro i vaccini... Bove era vaccinato!
Come fosse l'unico giocatore a essere vaccinato (e come mai alla stragrande maggioranza degli altri allora non succede nulla?). 🤦‍♂️
Oltretutto casi come quello di Bove sono per fortuna sempre meno frequenti, grazie alle rigide regole della medicina sportiva in Italia (che all'estero, Inghilterra in particolare, dovrebbero copiare).

3) Il "ritardo" nei soccorsi.
Molti hanno polemizzato (e continuano a farlo nonostante le spiegazioni) per il fatto che l'autoambulanza non sia entrata in campo e che questo abbia rallentato i soccorsi. Sfruttando anche il fatto che un paio di giocatori in campo si siano innervositi per lo stesso motivo.
Prima di tutto i giocatori non sono medici, quindi ne sanno quanto noi spettatori di quali interventi servano e dei tempi necessari: la loro reazione non dimostra quindi proprio nulla (e anzi, ha rischiato in questo senso di fare danni, anche se io la comprendo).
Poi i giocatori in campo sono sotto adrenalina come in ogni competizione... adrenalina che non viene certo abbattuta da un evento simile, anzi il contrario!
E soprattutto i protocolli per gli interventi medici in campo non sono fatti a caso e sono oltretutto costantemente valutati e, se necessario, aggiornati.
I sanitari sapevano quello che facevano.

Saluti,

Mauro.

lunedì 25 novembre 2024

Il quadro che ha segnato una generazione

Tutti noi, a seconda della nostra sensibilità, abbiamo qualcosa che ci ha segnato. Se non la vita, almeno una parte di essa.
Un libro, un brano musicale, un quadro o chissà cos'altro.

Ma ci sono cose che segnano un'intera generazione, non solo una persona o un gruppo di persone.
Chi era adolescente negli anni '80 in Italia, per esempio, è stato segnato da un quadro.

Sì, un quadro dell'indimenticabile e indimenticato artista Teomondo Scrofalo!


Un quadro che ha avvicinato una generazione di adolescenti brufolosi e in tempesta ormonale al mondo dell'arte!
E lo si poteva comprare!


Saluti,

Mauro.

domenica 24 novembre 2024

Matematica, sconosciuta in Baviera

Stasera stavo ascoltando un programma di informazione su BR24, il canale di informazione della radio pubblica bavarese, in cui si parlava dell'invecchiamento della popolazione.

A un certo punto la conduttrice ha citato una statistica che diceva che in Germania nell'anno X (non ho capito bene l'anno, comunque per il prosieguo dell'articolo non è importante) c'erano 14 milioni di minorenni e 19 milioni di pensionati, quindi i pensionati erano quasi un terzo in più dei minorenni.

NO!!!

Perché continuate a confondere il punto di partenza con quello di arrivo nei calcoli?

Se i pensionati sono 19 milioni, sono 5 milioni in più rispetto ai minorenni... ma 5 milioni è PIÙ di un terzo di 14 milioni, non QUASI un terzo.
Quasi un terzo (anzi, ben meno di un terzo) lo è di 19 milioni, quindi i minorenni sono quasi un terzo in meno dei pensionati, ma i pensionati sono oltre un terzo in più dei minorenni.

Perché, come dissi già in un altro articolo, i valori assoluti non dipendono da dove si parte, ma le frazioni (o le percentuali), cioè i valori relativi, sì.

Saluti,

Mauro.

Do ut des: Kennedy Jr alla sanità

Vero che Robert F. Kennedy Jr. condivide molte idee complottiste con Trump, ma non è un vero repubblicano, né nel senso trumpiano del termine, né nel senso classico.
Oltretutto è un tipo abbastanza "anarchico", non si sottomette volentieri a regole o ad altre persone.
E quindi perché Trump lo ha nominato a segretario alla sanità nel futuro governo USA?

Molto semplice: Trump doveva pagare un debito.

Quale debito?
Semplice: il ritiro di Kennedy dalla corsa a presidente.

Voi ora mi direte: ma Kennedy Jr. non sarebbe mai riuscito a diventare presidente!
Vero, però era un terzo incomodo che poteva rubare voti e finire per essere l'ago della bilancia... a favore di Harris, visto che le idee di Kennedy erano e sono molto più vicine a quelle di Trump e avrebbero pescato voti principalmente lì.
Se Kennedy avesse portato la sua candidatura fino in fondo avrebbe quindi molto probabilmente vinto Harris.

Quindi cosa è successo?
Molto semplicemente il classico do ut des: Kennedy ha regalato i suoi voti a Trump in cambio della sanità.
Tutto qui.
Niente di più, niente di meno.

Saluti,

Mauro.

Fisica e chimica da bere

Landshut, Baviera, Germania.

Alla salute! Zum Wohl!

Saluti,

Mauro.

P.S.:
E non mettetevi al volante dopo aver bevuto!

venerdì 22 novembre 2024

Dettagli dall'Oberpfalz 21 - Kepler è passato di qui

E ci è anche morto (anche se in un'altra casa)...


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli dall'Oberpfalz.

giovedì 21 novembre 2024

Nadal: un gesto da non lodare

Rafa Nadal, uno dei più grandi tennisti della storia, ha chiuso la sua carriera con la coppa Davis in casa, in Spagna, a Malaga.
E la ha chiusa con una sconfitta contro un giocatore di seconda fascia.
Una fine, onestamente, senza onore. Ma non per la sconfitta in sé, del resto di fatto Nadal si era già ritirato da tempo. Senza però volerlo ammettere.

Il disonore non sta, come detto, nella sconfitta. Una sconfitta ci sta, soprattutto per uno che era già in realtà un ex tennista.
Il disonore sta nel perché Nadal quella partita la ha giocata.

La ha giocata perché il suo ego è debordato e perché in Spagna, nel tennis, comandano lui e il suo clan. Non la federazione o il capitano della nazionale spagnola di Davis, cioè Ferrer.
La federazione e Ferrer obbediscono a Nadal.

Nadal aveva deciso che avrebbe chiuso la carriera con la Davis.
E anche se ci sono in Spagna (sia tra i convocati che tra quelli lasciati fuori) oggi giocatori decisamente più affidabili di Nadal, meglio allenati e più adatti alla superficie... lui ha deciso che doveva giocare quella partita.
E Ferrer e federazione si sono inchinati, pur sapendo che così la Spagna avrebbe perso contro una squadra inferiore (i Paesi Bassi). Come poi effettivamente è successo.

E lo hanno anche applaudito! Da bravi ignoranti col prosciutto sugli occhi!
Anche il pubblico si è piegato all'arroganza... alla precedenza data a un ego smisurato rispetto all'amore per il proprio paese e alla possibilità di vincere la coppa Davis.

Siamo onesti: un gesto da non lodare (anche se la stampa lo fa) e un finale di carriera ignominioso (anche se gli apologeti in servizio permanente effettivo rigireranno la frittata).

Saluti,

Mauro.

sabato 16 novembre 2024

Prima o poi doveva succedere

Ha resistito per quasi 20 anni alla mia incapacità di trattare le piante, ma alla fine neanche lui ce l'ha più fatta.

L'agave mi ha lasciato.


Riposa in pace, agave.

Saluti,

Mauro.

martedì 12 novembre 2024

Inflazione (e interessi composti)

Oggi su X/Twitter un giornalista ha pubblicato un grafico in cui veniva riportata l'inflazione (mensile!) degli ultimi dodici mesi in Argentina.
L'ultimo dato (ottobre 2024) riporta il 2,7%.

Tra i commenti è apparso questo:


Che ovviamente è sbagliato, visto che moltiplica semplicemente l'inflazione per il numero di mesi: 2,7x12=32,4% annuo.

Ma l'inflazione non si calcola così!
L'inflazione annua a partire da quella mensile si calcola allo stesso modo degli interessi composti.

Poniamo che io abbia all'inizio un costo della vita pari a 100.
Dopo un mese, con l'inflazione al 2,7%, avrò un costo della vita pari a 102,7 (100x1,027).
Dopo due mesi però non avrò un costo della vita pari al 105,4, perché il nuovo 2,7% lo devo calcolare su 102,7 non su 100, così dopo due mesi il costo della vita sarà pari al 105,5 (102,7x1,027).
E così mese dopo mese fino ad arrivare, dopo 12 mesi, a un costo della vita pari al 137,7.
Cioè avrò avuto un'inflazione annua del 37,7%.

Se l'inflazione fosse diversa da mese a mese il procedimento sarebbe lo stesso, solo che ogni mese dovrei usare nel calcolo il valore dell'inflazione nel mese in questione, non sempre quello iniziale.

Magari i calcoli possono essere complicati per chi non è abituato a farli a mente, ma il concetto direi che è molto semplice.

Saluti,

Mauro.

domenica 10 novembre 2024

Dettagli genovesi 48 - Colombo giovinetto

Anche Colombo fu giovane e sognatore...


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli genovesi.

giovedì 7 novembre 2024

Sempre sulle percentuali, queste sconosciute

Le percentuali, pur essendo in realtà una cosa concettualmente molto semplice, sembrano proprio non voler entrare in testa a molta gente.

Io, da tempo, mi diverto a fare quiz su Twitter (o X che dir si voglia) e Mastodon. Spesso di tipo matematico.
Ieri ho proposto il seguente (semplice) quesito:


Come vedete, il quesito non riguarda le percentuali.
Ma una utente di Twitter/X ha voluto dire chi sceglierebbe per tinteggiare la sua parete e per farlo ha tirato in ballo le percentuali, come potete vedere da questo nostro successivo scambio:


Ora, se tu vuoi calcolare quanto in percentuale uno ci mette in più a tinteggiare la parete rispetto al lavoro di coppia... devi partire dal tempo necessario appunto al lavoro di coppia.
Se parti dal tempo necessario al singolo imbianchino calcoli quanto in meno ci mettono in due (e in questo caso 40% sarebbe giusto).

Non mi pare così difficile, eppure non è la prima volta che mi trovo costretto a parlarne (e a correggere errori).
Ne parlai, per esempio, già qui in tema Covid.
Il concetto è esattamente lo stesso.

Saluti,

Mauro.

martedì 5 novembre 2024

Di nuovo su stampa e geografia

Dopo aver in passato bastonato Repubblica e Corriere della Sera, oggi tocca alla Gazzetta dello Sport.

Ieri (4 novembre) un capotreno delle Ferrovie Italiane è stato accoltellato alla stazione di Rivarolo, a Genova, sceso da un treno della linea Genova-Busalla su cui aveva trovato due passeggeri senza biglietto e che aveva fatto scendere con sé.
Non voglio però qui parlarvi del tragico fatto di cronaca, ma della sciatteria del "giornalista".

Guardate il ritaglio dall'articolo:

Ora, che le Ferrovie Italiane facciano talvolta cose strane è noto a tutti, ma far passare un treno che parte da Genova città e arriva a Busalla, sempre in provincia di Genova, da Rivarolo Canavese (l'unica Rivarolo in provincia di Torino), tra l'altro situata a nord di Torino, neanche a sud in direzione Genova o Liguria in generale... sinceramente mi sembra troppo anche per le nostre disastrate ferrovie.

Saluti,

Mauro.

domenica 3 novembre 2024

Riparliamo del paradosso del barbiere

A marzo dell'anno scorso (2023) vi raccontai come il paradosso del barbiere in italiano sia più un'ambiguità che un paradosso.
Facciamo ora finta che l'ambiguità non esista e sia veramente un paradosso... ma...

...siamo sicuri che sia veramente un paradosso?

No, per niente.

Infatti, pur con tutto il rispetto e l'affetto che provo per Bertrand Russell (che la logica la conosceva, ma a quanto pare la dimenticava quando andava dal barbiere), non c'è nessun paradosso.
Infatti un paradosso, per essere definito tale, non deve avere lacune, deve essere "irrisolvibile" comunque lo si affronti.
E invece il paradosso del barbiere di lacune ne ha eccome.

Partiamo dalla sua formulazione standard, quella di Russell (formulazioni alternative e successive servono solo a risolvere il problema truccando le carte): In un paese il barbiere fa la barba a tutti quelli, e solo a quelli, che non se la fanno da soli, quindi chi fa la barba al barbiere?

Se uno conosce un minimo di logica (e anche di vita quotidiana) vede già due possibili soluzioni al "paradosso".

1) Chi ha deciso che il barbiere debba farsi la barba? Non avete mai visto barbieri barbuti?
2) Chi si fa la barba da solo, se la fa a casa la mattina appena alzato. Se il barbiere se la facesse da solo appena alzato, se la farebbe da privato cittadino, non da barbiere, quindi rientrerebbe nella categoria di coloro che se la fanno da soli.

Ergo, non c'è nessun paradosso, visto che la formulazione ha varie lacune, non considera ogni possibilità (come dovrebbe un paradosso ben formulato).

Saluti,

Mauro.

giovedì 31 ottobre 2024

I tre pacifismi

In teoria il pacifismo dovrebbe essere per la pace, contro ogni guerra, ma in primis contro ogni aggressione. Su ciò siamo tutti d'accordo, credo e spero. Ma allora perché il pacifismo odierno (ma non solo odierno, anche se oggi più che mai) di fatto è contro chi si difende? Lo vediamo nella maniera più lampante possibile nell'aggressione russa all'Ucraina. I pacifisti chiedono di non mandare armi all'Ucraina, di usare la diplomazia e le trattative (oltretutto non capendo come funziona la diplomazia, come scrissi qui). Perché non si rendono conto che così aiutano la Russia? Che se vuoi fermare la guerra devi fermare la Russia, non l'Ucraina? Sono scemi? Sono collusi? Sono manipolati? Beh, in parte sì, ma in realtà per capire veramente bisogna andare un po' più a fondo, non etichettare e basta. Io voglio qui provare a fare una breve (e non scientifica, almeno non in senso rigoroso) analisi basandomi su due paesi. 1) L'Italia, dove sono nato e cresciuto. 2) La Germania, dove vivo da quasi trent'anni. Ma credo possa essere allargata al resto dell'Europa occidentale. Prima di andare avanti però una piccola premessa: in questo thread non voglio giudicare la politica dei singoli governi e dei vari blocchi, quindi non commentatemi con "sì, però questo governo ha fatto questo e quell'altro quello, ecc. ecc.". Sarà anche vero (anzi spesso lo è), ma qui, in questo articolo, non conta. Osservando i movimenti pacifisti dei due paesi citati dagli anni '70/'80 a oggi (per prima di allora dovrei basarmi su studi, non sulle mie osservazioni, essendo io nato nel 1968) si notano due categorie principali, che di fatto si sono divise il movimento pacifista. La prima categoria è quella che definirei dei "gandhiani", cioè coloro che rifiutano ogni forma di violenza, anche la più innocua e anche quella necessaria a difendere sé stessi. Quelli che dicono che Gandhi ha liberato l'India (un paese enorme!) senza alzare un dito. E che quindi ogni paese può farlo. Fraintendendo così sia la storia dell'India sia l'insegnamento di Gandhi. Questi sono innocenti, ingenui e idealisti, quindi sotto un certo punto di vista ammirevoli e degni di rispetto, ma comunque pericolosi. Perché se tutti fossimo come loro, basterebbero quattro gatti violenti e antidemocratici per conquistare il mondo intero e renderci tutti schiavi. La seconda categoria sono quelli che confondono pacifismo con antiamericanismo (e antioccidentalismo in generale). Anche questi in maggioranza (non tutti, ovviamente) in buona fede. Perché? Perché loro conoscevano le atomiche, le armi statunitensi, non quelle sovietiche. Le conoscevano per colpa di Hiroshima e Nagasaki e anche perché vedevano i missili USA installati in Europa (quelli sovietici non li potevano vedere, ne sapevano solo dalla stampa, che era... occidentale). Quindi la loro posizione era comprensibile, anche se sbagliata. Di questo pacifismo ne scrissi (in maniera comunque più polemica e meno equilibrata di quanto farei oggi) già nel 2006 in questo articolo. Questi due tipi di pacifismo avevano una giustificazione (sbagliata ma onestamente comprensibile) alcuni decenni fa, ma non più oggi. Però l'umanità è lenta, è pachidermica e prima che ci se ne renda conto ci vorranno ancora alcuni decenni. E ovviamente sono due tipi di pacifismo facilmente manipolabili da chi ne vuol trarre politicamente vantaggio (non serve che vi dica a chi alludo, vero?). Ma esiste un altro pacifismo, quello che io considero il vero pacifismo. Quello che aborre sì la guerra ma che sa due cose. 1) Che la non violenza fine a sé stessa aiuta solo i violenti; 2) Che la pace può esserci solo se viene garantita la giustizia. Esistono pacifisti del genere? Sì, ne esistono, anche se sono in minoranza e vengono sommersi dalle urla delle due categorie precedenti. Che questo terzo pacifismo può e deve esistere ce lo insegna un vero grande pacifista: Alexander Langer. Lo dimostrò durante le guerre jugoslave degli anni '90, ma quanto disse vale per ogni guerra (all'interno di questo mio articolo il link al suo discorso completo). Saluti, Mauro.

domenica 6 ottobre 2024

I misteri del tedesco 32 - Il Barista

Tutti noi conosciamo il bar.
Noi italiani, intendo.
Almeno spero.

Non sempre all'estero esistono locali che corrispondano al nostro concetto di bar.
Ma soprattutto, almeno qui in Germania, c'è una differenza lessicale per quanto riguarda chi nei bar, o in locali analoghi, ci lavora.

Chi è un barista in Italia?
Chiunque lavori dietro il bancone di un bar, indipendentemente dal livello del bar e dalle competenze del barista in questione.
Se vogliamo parlare di qualcosa di più nobile (o presunto tale) usiamo la parola inglese barman, ma con questa indichiamo di fatto solo chi è esperto in cocktails, long drinks e simili.

In Germania però...
In Germania il barman è bene o male lo stesso che è in Italia.
Ma il barista no!
Per i tedeschi la parola barista indica qualcosa di iperspecializzato, di nobile... ma che si occupa solo di caffetteria.
Il barista è colui che si inventa, o almeno sa fare, i più astrusi caffé, cappuccini, latti e compagnia bella. Tutte quelle cose che in un bar serio non esisterebbero mai, ma che fanno tanto figo.
In pratica per i tedeschi il barista è il barman della caffetteria.
Cioè colui che violenta la caffetteria facendo o cose inbevibili o cose che sono banali, ma dandogli nomi assurdi.

E lo chiamano barista. In italiano.
Perché la parola italiana lo rende qualcosa di speciale (anche se non sanno cosa significhi).

Saluti,

Mauro.

venerdì 4 ottobre 2024

Il chiodo e le ferrovie

Vorrei fare qualche considerazione sul chiodo (no, non il giubbotto dei metallari) e sulle ferrovie a Roma.

A parte il fatto che è una storia poco credibile (e la foto mostrata come prova - vedi sotto - la rende ancora meno credibile), il punto è la ridondanza.


Cosa significa?

Significa che nelle infrastrutture essenziali, cioè quelle che fanno funzionare il paese o che possono riguardare la vita o morte delle persone, le strutture devono essere ridondanti. Un'alimentazione elettrica, per esempio, deve essere ridondante.
Cosa significa questo?
Che un'infrastruttura essenziale deve continuare a funzionare anche in caso di guasti (anche dovuti a cause umane, qui non stiamo parlando di colpe, solo di funzionamento).
Ora qualcuno dirà: ma tutto a Roma ha continuato a funzionare per qualche ora!
Appunto! Significa che un sistema di emergenza ha funzionato, non che c'era ridondanza!
Ridondanza significa un doppio sistema che garantisce funzionamento ad libitum se uno dei due (o tre o più, ci sono anche sistemi a ridondanza multipla, non solo doppia) fallisce.
Se il tutto continua a funzionare solo per un paio d'ore, significa che c'è un sistema di emergenza (e la parola emergenza da sola dovrebbe spiegare tutto!) e che questo - per fortuna - ha funzionato. Ma ci dice anche che non c'era ridondanza o che questa non ha funzionato.
Se no il sistema globale avrebbe funzionato ad libitum, non solo per qualche ora.

Ma c'è una cosa ancora più grave.
L'allarme, che avrebbe dovuto scattare, non è scattato.
O forse, questo è il mio timore (ma è solo un mio timore, non ho prove), non c'era nessuno a riceverlo. Io so, purtroppo per esperienza, che ci sono casi in cui i lavoratori stessi disattivano gli allarmi per poter lavorare più velocemente e comodamente (ma anche più pericolosamente!), ma nelle infrastrutture essenziali non esiste che possa succedere!
Non esiste che un lavoratore possa disattivare gli allarmi (e non intendo solo che non debba averne l'autorizzazione, ma proprio che non debba poterlo fare tecnicamente, gli allarmi devono essere non toccabili).
Voi credete pure al chiodo.
Il problema è molto più grosso.

Saluti,

Mauro.

giovedì 26 settembre 2024

Dettagli coloniesi 37 - Verande di birreria


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli coloniesi.

mercoledì 25 settembre 2024

martedì 24 settembre 2024

Dettagli genovesi 47 - Scendendo a mare


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli genovesi.

venerdì 20 settembre 2024

Cosa successe il 20 settembre?

In tantissime città italiane ci sono strade e piazze intitolate al 20 settembre (spesso scritto XX settembre, come nella centrale via XX settembre della mia Genova).
Ma cosa è successo il 20 settembre, che data è?
Se chiedete in giro pochi sapranno darvi la risposta giusta.
Del resto non è festa nazionale celebrata, come il 25 aprile o il 2 giugno.

Il 20 settembre è "solo" la data in cui Roma è tornata italiana.
Il 20 settembre 1870 ci fu la breccia di Porta Pia (un tempo celebrata come gloriosa battaglia, ma in realtà battaglia finta: da parte dei papalini e dei loro alleati ci fu ben poca resistenza).

Ma ora mi chiederete: perché non è celebrata?
Beh, semplice: perché la battaglia di Porta Pia la vinse l'Italia, ma poi fu il Vaticano a conquistare l'Italia, non viceversa.
Infatti il 20 settembre fu celebrato fino al 1930 come festività nazionale e dopo venne abolito a seguito dei Patti Lateranensi.

Saluti,

Mauro.

domenica 1 settembre 2024

Impara a leggere, prima di contestare

Qualche anno fa ho scritto un articolo per spiegare cosa significasse veramente il famoso e frainteso articolo 11 della Costituzione. Ora, io non sono un costituzionalista, ma la Costituzione la ho studiata bene. E ho letto molti costituzionalisti che la spiegano. Sia quelli che la considerano perfetta, sia quelli che vorrebbero cambiarne varie parti. Cosa significa questo? Molto semplice: che tutto quello che ho scritto è opinabile e contestabile, non essendo io un professionista del settore (ovvio, anche loro sono contestabili, ma un pochino meno di me), ma non è comunque scritto a vanvera (e credo che gli amici giuristi possano confermarlo). Il problema è che chi mi contesta (e su Twitter sono stati tanti nel corso di questi anni, visto che ho dovuto autocitarmi molte volte) non legge né tutto il mio articolo né (ed è molto peggio) tutto l'articolo 11 della Costituzione. Si ferma a cinque parole "L'Italia ripudia la guerra". E per lui queste cinque parole sono tutto l'articolo. No, bello mio, non sono tutto l'articolo. Se tu continui a ripetere a pappagallo solo queste parole, non puoi aspettarti che io accetti di dialogare con te (anche perché oltretutto generalmente tu non ascolti). Leggiti tutto l'articolo 11 della Costituzione, ma veramente TUTTO, poi riflettici e poi, se lo ritieni, contesta (argomentando!) il mio articolo. Se ripeti solo "L'Italia ripudia la guerra" come un disco rotto, io se sono di buon umore ti perculo e se di cattivo umore ti blocco.

Il problema è che in genere comunque succede quanto descrissi qui.

Saluti,

Mauro.

P.S.: Oggi abbiamo raggiunto il limite che uno per contestarmi non ha neanche aperto l'articolo di cui sopra, ma solo il mio profilo blogspot 🤦‍♂️

P.S.2: Qui tutti i miei articoli sugli... articoli della Costituzione.

mercoledì 7 agosto 2024

Qualche considerazione sul "caso" Imane Khelif

Ora che la polemica su Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi sembra essersi un po' placata vorrei permettermi un paio di considerazioni al proposito.

1) Qualunque cosa sia Khelif (donna, intersex, transgender o altro che sia) ci si è dimenticati la cosa principale: Khelif è prima di tutto semplicemente una persona, un essere umano. E anche chi si è schierato dalla sua parte sembra averlo dimenticato, non solo i destri.

2) A leggere La Russa, Pillon, Meloni, ecc. ecc. è evidente che fanno confusione non solo tra transgender e intersex... ma anche tra questi e i travestiti. Se io avessi letto solo le loro dichiarazioni e niente altro, mi sarei convinto che Khelif fosse un travestito.

3) Per molti l'estetica è tutto. Khelif è "brutta"? Allora non è una donna. Punto. Non serve controllare né i genitali, né i geni, né il DNA. Basta che per lo standard medio tu sia "brutta". Rileggetevi i commenti sui social networks. La maggioranza usano questo criterio.

Potrei aggiungere altre osservazioni, ma direi che queste bastano. E parlano soprattutto di noi, non di lei, non di Imane Khelif. Rifletteteci.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 17 luglio 2024

L'età dei leader

Ultimamente la propaganda populista in giro per il mondo sfrutta come tema l'età di Joe Biden e i problemi (più apparenti che reali) a essa collegati.
A parte che il suo avversario Trump è solo di tre anni più giovane (e mentalmente non certo messo meglio, anzi), io mi sono chiesto: ma che età hanno i vari leader in giro per il mondo?

Nota: parlo solo di leader eletti (anche se in maniera magari "atipica" come Putin o Xi), non di monarchi (tipo Carlo III) o dittatori non eletti (tipo Kim).

Vediamolo.

Partiamo dai paesi del G7:
- USA, Joe Biden, presidente, 81 anni;
- Germania, Olaf Scholz, cancelliere, 66 anni;
- Germania, Frank-Walter Steinmeier, presidente, 68 anni;
- Italia, Giorgia Meloni, PdC, 47 anni;
- Italia, Sergio Mattarella, presidente, 82 anni;
- Francia, Gabriel Attal, PdC, 35 anni;
- Francia, Emmanuel Macron, presidente, 46 anni;
- Regno Unito, Keir Starmer, primo ministro, 61 anni;
- Giappone, Fumio Kishida, primo ministro, 66 anni;
- Canada, Justin Trudeau, primo ministro, 52 anni.

Passiamo ai paesi più popolosi del mondo (se non già compresi nella lista precedente):
- Cina, Xi Jinping, presidente e segretario generale del partito, 71 anni;
- Cina, Li Qiang, primo ministro, 64 anni;
- India, Droupadi Murmu, presidente, 66 anni;
- India, Narendra Modi, primo ministro, 73 anni;
- Indonesia, Joko Widodo, presidente, 63 anni;
- Pakistan, Asif Ali Zardari, presidente, 68 anni;
- Pakistan, Shehbaz Sharif, primo ministro, 73 anni;
- Nigeria, Bola Tinubu, presidente, 72 anni;
- Brasile, Luiz Lula Da Silva, presidente, 78 anni;
- Bangladesh, Mohammed Shahabuddin, presidente, 74 anni;
- Bangladesh, Sheikh Hasina, primo ministro, 76 anni;
- Russia, Vladimir Putin, presidente, 71 anni;
- Russia, Michail Misustin, primo ministro, 58 anni;
- Messico, Manuel López Obrador, presidente, 70 anni;
- Etiopia, Sahle-Uork Zeudé, presidente, 74 anni;
- Etiopia, Abiy Ahmed Ali, primo ministro, 47 anni;
- Filippine, Ferdinand Marcos Jr., presidente, 66 anni;
- Egitto, Abdel Fattah al-Sisi, presidente, 69 anni;
- Egitto, Mostafa Madbouly, primo ministro, 58 anni;
- RD Congo, Félix Tshisekedi, presidente, 61 anni;
- RD Congo, Judith Suminwa, primo ministro, 56 anni.

E vediamo i paesi del G20 non compresi nelle due liste precedenti:
- Sudafrica, Cyril Ramaphosa, presidente, 71 anni;
- Australia, Anthony Albanese, primo ministro, 61 anni;
- Argentina, Javier Milei, presidente, 53 anni;
- Corea del Sud, Yoon Suk-yeol, presidente, 63 anni;
- Corea del Sud, Han Duk.soo, primo ministro, 75 anni;
- Turchia, Recep Tayyip Erdogan, presidente, 70 anni.

Un paio di paesi sparsi, ma importanti:
- Spagna, Pedro Sánchez, PdC, 52 anni;
- Paesi Bassi, Dick Schoof, ministro-presidente, 67 anni;
- Singapore, Tharman Shanmugaratnam, presidente, 67 anni;
- Singapore, Lawrence Wong, primo ministro, 51 anni.

Ora cosa ci dice questa lista?

1) Che un'età giovane non è garanzia di stabilità mentale (vedasi Milei, per esempio);
2) Che un'età avanzata non è segno di demenza senile (vedasi Mattarella, per esempio);
3) Che la "vecchia" Europa, il continente con la popolazione più vecchia, è di fatto il continente con i politici di vertice mediamente più giovani.

Interessante, vero, soprattutto il punto 3?

Saluti,

Mauro.

martedì 16 luglio 2024

Il libro nero delle -poli

In questi giorni sto leggendo "Il libro nero della Lega" di Giovanni Tizian e Stefano Vergine, edito da Laterza.
Non voglio però qui parlarvi del libro in sé. Non lo ho ancora finito, quindi al limite lo farò quando ne avrò completato la lettura.

Qui voglio parlarvi di due considerazioni a cui mi ha portato il titolo dello stesso.

"Libro nero".
Tutto nacque (almeno a livello di massa) con "Il libro nero del Comunismo", 1997, a cura di Stéphane Courtois.
Da allora ogni libro che che si pone criticamente contro qualcosa o qualcuno e che cerca di elencarne o analizzarne le malefatte è "Il libro nero di questo o quello".
A parte la noia dei titoli sempre uguali (che dimostra la "fantasia" di editori e titolisti), un titolo del genere ha due problemi:
1) Se io leggo "Libro nero" mi aspetto qualcosa che elenchi TUTTE le malefatte del "protagonista" di detto libro, invece nella maggioranza dei casi si scegli solo una categoria di malefatte, quindi siamo più nell'ambito dell'inchiesta che del vero e proprio libro nero;
2) Un titolo del genere è sempre fuorviante, perché ti indirizza fin da subito: non ti lascia (o almeno cerca di non lasciarti) la scelta su come valutare le informazioni che troverai nel libro. La valutazione te la impone il titolo.

Questi pensieri mi hanno poi portato a una considerazione su un'altra mania giornalistica italiana, questa volta riguardante scandali che hanno portato a più o meno grandi inchieste giudiziarie: l'uso del suffisso "-poli".
Qui tutto nacque nel 1992 con "Tangentopoli" (che poi in termini giudiziari l'inchiesta era ufficialmente "Mani Pulite", non "Tangentopoli"). Il fatto è che "Tangentopoli", che piaccia o meno come nome, era stato creato in maniera filologicamente corretta... significava veramente "città delle tangenti". E infatti in origine il nome si riferiva non alla struttura criminale indagata ma proprio alla città di Milano. Tangentopoli era Milano.
Però poi, con scandali successivi, i giornalisti hanno dimostrato pigrizia e ignoranza, pappagallando questo primo nome e dimenticandosi cosa significasse "-poli" in greco, creando così nomi assurdi come Calciopoli, Vallettopoli, Bancopoli e chi più ne ha più ne metta.

Un tempo i giornalisti e gli editori contribuivano a creare e arricchire la lingua.
Oggi contribuiscono ad appiattirla e distruggerla.

Saluti,

Mauro.

lunedì 8 luglio 2024

Un'occasione comunicativa mancata

In questi giorni ho riflettuto su una cosa riguardo alla storia dei leghisti e dei tappi di plastica. A parte che i leghisti (ma anche altri in giro per l'Europa, purtroppo non erano soli) si sono resi ridicoli con questa storia. A parte ciò, va detto che l'UE ha perso un'occasione.

La decisione sui tappi è stata presa per ragioni ecologiche, per evitare che i tappi di plastica si disperdano per l'ambiente (se ti cade una bottiglia generalmente la raccogli, se ti cade solo il tappo... siamo sinceri: quattro gatti lo raccolgono). E fin qui tutto bene.
Proteggere l'ambiente è sacrosanto, anche se alla parola ambiente purtroppo molti sono allergici.

E allora dove è che la UE ha perso un'occasione?
Il non poter staccare il tappo dalla bottiglia ha un effetto collaterale non voluto, ma importantissimo.
Diventa praticamente impossibile che bambini e animali domestici possano ingoiarlo. Non è una cosa da poco, pensateci.
Ma la UE ha ragionato coi paraocchi: la cosa è stata fatta per l'ambiente, quindi solo di ambiente bisogna parlare. Il resto non c'è, non conta, non interessa.
Se a Bruxelles si fossero resi conto di questo effetto collaterale e lo avessero usato, avrebbero messo a tacere subito gli idioti del tappo. Perché chi non vuole proteggere bambini e animali domestici?
Ecco, la UE ha perso un'occasione comunicativa.

Saluti,

Mauro.

domenica 7 luglio 2024

Aeroporti di Germania

In un commento al mio articolo di ieri sugli aeroporti d'Italia, l'amico Nautilus mi ha chiesto come è la situazione con le "dediche" qui in Germania.

Rispondo volentieri, premettendo che le dediche a persone sono in Germania molto meno diffuse che in Italia, ma in compenso sono quasi esclusivamente politici coloro a cui sono dedicati gli aeroporti.


Berlin-Brandenburg: Willy Brandt.

Berlin-Tegel (chiuso): Otto Lilienthal (pioniere dell'aviazione).

Bremen: Hans Koschnik.

Hamburg: Helmut Schmidt.

Köln: Konrad Adenauer.

München: Franz-Josef Strauss (dedica vergognosa quanto quella a Berlusconi).

Nürnberg: Albrecht Dürer.

Stuttgart: Manfred Rommel.


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Anche per la Germania non ho considerato gli aeroporti militari e gli aeroclub.

sabato 6 luglio 2024

Aeroporti d'Italia

A quali personaggi sono dedicati gli aeroporti d'Italia (quelli che sono dedicati a persone realmente esistite e non a luoghi o altro)?

Vediamolo.


Ancona: Raffaello Sanzio.

Bari: Karol Wojtyła 🙄.

Bergamo: Caravaggio.

Bologna: Guglielmo Marconi.

Brescia: Gabriele D'Annunzio.

Cagliari: Mario Mameli (aviatore).

Casale Monferrato: Francesco Cappa (aviatore).

Catania: Vincenzo Bellini (non chiaro se solo l'aerostazione o proprio l'aeroporto).

Crotone: Pitagora.

Ferrara: Michele Allasia (aviatore).

Firenze: Amerigo Vespucci.

Forlì: Luigi Ridolfi (aviatore).

Genova: Cristoforo Colombo.

Milano-Linate: Enrico Forlanini (inventore dell'elicottero).

Milano-Malpensa: 🤦‍♂️🤦‍♂️🤦‍♂️ (leggasi qui).

Napoli: Ugo Niutta (aviatore).

Novi Ligure: Eugenio Mossi (aviatore).

Oristano: Ernesto Campanelli (aviatore).

Padova: Gino Allegri (aviatore).

Palermo-Boccadifalco: Francesco & Giuseppe Notarbartolo (aviatori).

Palermo-Punta Raisi: Falcone & Borsellino.

Parma: Giuseppe Verdi.

Perugia: Francesco d'Assisi.

Pescara: Pasquale Liberi (aviatore).

Pisa: Galileo Galilei.

Ravenna: Gastone Novelli (aviatore).

Reggio Calabria: Tito Minniti (aviatore).

Rieti: Giuseppe Ciuffelli (aviatore).

Rimini: Federico Fellini.

Roma-Ciampino: G.B. Pastine (pioniere aviazione militare).

Roma-Fiumicino: Leonardo Da Vinci.

Terni: Alvaro Leonardi (aviatore).

Thiene: Arturo Ferrarin (aviatore).

Torino-Aeritalia: Edoardo Agnelli.

Torino-Caselle: Sandro Pertini.

Trapani: Vincenzo Fiorio.

Trento: Gianni Caproni.

Treviso: Antonio Canova.

Venezia-Lido: Giovanni Nicelli (aviatore).

Venezia-Tessera: Marco Polo.

Vercelli: Carlo Del Prete (aviatore).

Verona-Boscomantico: Angelo Berardi (aviatore).

Verona-Villafranca: Catullo.


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Non ho considerato gli aeroporti militari e gli aeroclub.

giovedì 4 luglio 2024

La Gazzetta e lo sport

Generalmente me la prendo coi nostri quotidiani per le baggianate che scrivono quando si tratta di scienza.
Però c'è un quotidiano che fa le stesse figuracce quando tratta di sport.
E sì... questo quotidiano è proprio la Gazzetta dello Sport.

Prendete questo articolo.
L'edizione 1992 degli Europei di calcio è famosa per la vittoria della non qualificata Danimarca (ripescata dopo l'esplosione della Jugoslavia). E tra le cose note di quella Danimarca una ricordata da tutti è che alcuni dei suoi migliori giocatori non parteciparono, in quanto non vollero rientrare dalle vacanze già cominciate (alcuni non si riuscì neanche a rintracciarli, stando alla leggenda).
Però per la Gazzetta parteciparono lo stesso:


Ebbene sì, Michael Laudrup, Elkjær e Berggreen furono proprio tra gli assenti.

Qui l'articolo salvato su Archive.org nel caso la Gazzetta corregga facendo finta di niente.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 19 giugno 2024

Repubblica e matematica... di nuovo (strano, vero?)

Oggi l'amico Moreno Colaiacovo su Mastodon ha pubblicato qualcosa di estremamente "interessante" riguardo a un articolo (purtroppo solo per abbonati) di Stefano Cappellini su Repubblica.
Secondo Cappellini le opposizioni si sono accordate su un "massimo comune multiplo"... 😮

Non ci credete?
Guardate l'immagine che ho chiesto a Moreno di mandarmi:


Il massimo comune multiplo!

Una cosa enorme! In pratica... il tutto!

Ve ne rendete conto che implicazioni ha questa scoperta di Repubblica non solo in matematica, ma anche in fisica e filosofia?
Chiudete il mondo, non c'è più nulla da scoprire e da indagare!

Saluti,

Mauro.