giovedì 21 novembre 2024

Nadal: un gesto da non lodare

Rafa Nadal, uno dei più grandi tennisti della storia, ha chiuso la sua carriera con la coppa Davis in casa, in Spagna, a Malaga.
E la ha chiusa con una sconfitta contro un giocatore di seconda fascia.
Una fine, onestamente, senza onore. Ma non per la sconfitta in sé, del resto di fatto Nadal si era già ritirato da tempo. Senza però volerlo ammettere.

Il disonore non sta, come detto, nella sconfitta. Una sconfitta ci sta, soprattutto per uno che era già in realtà un ex tennista.
Il disonore sta nel perché Nadal quella partita la ha giocata.

La ha giocata perché il suo ego è debordato e perché in Spagna, nel tennis, comandano lui e il suo clan. Non la federazione o il capitano della nazionale spagnola di Davis, cioè Ferrer.
La federazione e Ferrer obbediscono a Nadal.

Nadal aveva deciso che avrebbe chiuso la carriera con la Davis.
E anche se ci sono in Spagna (sia tra i convocati che tra quelli lasciati fuori) oggi giocatori decisamente più affidabili di Nadal, meglio allenati e più adatti alla superficie... lui ha deciso che doveva giocare quella partita.
E Ferrer e federazione si sono inchinati, pur sapendo che così la Spagna avrebbe perso contro una squadra inferiore (i Paesi Bassi). Come poi effettivamente è successo.

E lo hanno anche applaudito! Da bravi ignoranti col prosciutto sugli occhi!
Anche il pubblico si è piegato all'arroganza... alla precedenza data a un ego smisurato rispetto all'amore per il proprio paese e alla possibilità di vincere la coppa Davis.

Siamo onesti: un gesto da non lodare (anche se la stampa lo fa) e un finale di carriera ignominioso (anche se gli apologeti in servizio permanente effettivo rigireranno la frittata).

Saluti,

Mauro.

sabato 16 novembre 2024

Prima o poi doveva succedere

Ha resistito per quasi 20 anni alla mia incapacità di trattare le piante, ma alla fine neanche lui ce l'ha più fatta.

L'agave mi ha lasciato.


Riposa in pace, agave.

Saluti,

Mauro.

martedì 12 novembre 2024

Inflazione (e interessi composti)

Oggi su X/Twitter un giornalista ha pubblicato un grafico in cui veniva riportata l'inflazione (mensile!) degli ultimi dodici mesi in Argentina.
L'ultimo dato (ottobre 2024) riporta il 2,7%.

Tra i commenti è apparso questo:


Che ovviamente è sbagliato, visto che moltiplica semplicemente l'inflazione per il numero di mesi: 2,7x12=32,4% annuo.

Ma l'inflazione non si calcola così!
L'inflazione annua a partire da quella mensile si calcola allo stesso modo degli interessi composti.

Poniamo che io abbia all'inizio un costo della vita pari a 100.
Dopo un mese, con l'inflazione al 2,7%, avrò un costo della vita pari a 102,7 (100x1,027).
Dopo due mesi però non avrò un costo della vita pari al 105,4, perché il nuovo 2,7% lo devo calcolare su 102,7 non su 100, così dopo due mesi il costo della vita sarà pari al 105,5 (102,7x1,027).
E così mese dopo mese fino ad arrivare, dopo 12 mesi, a un costo della vita pari al 137,7.
Cioè avrò avuto un'inflazione annua del 37,7%.

Se l'inflazione fosse diversa da mese a mese il procedimento sarebbe lo stesso, solo che ogni mese dovrei usare nel calcolo il valore dell'inflazione nel mese in questione, non sempre quello iniziale.

Magari i calcoli possono essere complicati per chi non è abituato a farli a mente, ma il concetto direi che è molto semplice.

Saluti,

Mauro.

domenica 10 novembre 2024

Dettagli genovesi 48 - Colombo giovinetto

Anche Colombo fu giovane e sognatore...


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli genovesi.

giovedì 7 novembre 2024

Sempre sulle percentuali, queste sconosciute

Le percentuali, pur essendo in realtà una cosa concettualmente molto semplice, sembrano proprio non voler entrare in testa a molta gente.

Io, da tempo, mi diverto a fare quiz su Twitter (o X che dir si voglia) e Mastodon. Spesso di tipo matematico.
Ieri ho proposto il seguente (semplice) quesito:


Come vedete, il quesito non riguarda le percentuali.
Ma una utente di Twitter/X ha voluto dire chi sceglierebbe per tinteggiare la sua parete e per farlo ha tirato in ballo le percentuali, come potete vedere da questo nostro successivo scambio:


Ora, se tu vuoi calcolare quanto in percentuale uno ci mette in più a tinteggiare la parete rispetto al lavoro di coppia... devi partire dal tempo necessario appunto al lavoro di coppia.
Se parti dal tempo necessario al singolo imbianchino calcoli quanto in meno ci mettono in due (e in questo caso 40% sarebbe giusto).

Non mi pare così difficile, eppure non è la prima volta che mi trovo costretto a parlarne (e a correggere errori).
Ne parlai, per esempio, già qui in tema Covid.
Il concetto è esattamente lo stesso.

Saluti,

Mauro.

martedì 5 novembre 2024

Di nuovo su stampa e geografia

Dopo aver in passato bastonato Repubblica e Corriere della Sera, oggi tocca alla Gazzetta dello Sport.

Ieri (4 novembre) un capotreno delle Ferrovie Italiane è stato accoltellato alla stazione di Rivarolo, a Genova, sceso da un treno della linea Genova-Busalla su cui aveva trovato due passeggeri senza biglietto e che aveva fatto scendere con sé.
Non voglio però qui parlarvi del tragico fatto di cronaca, ma della sciatteria del "giornalista".

Guardate il ritaglio dall'articolo:

Ora, che le Ferrovie Italiane facciano talvolta cose strane è noto a tutti, ma far passare un treno che parte da Genova città e arriva a Busalla, sempre in provincia di Genova, da Rivarolo Canavese (l'unica Rivarolo in provincia di Torino), tra l'altro situata a nord di Torino, neanche a sud in direzione Genova o Liguria in generale... sinceramente mi sembra troppo anche per le nostre disastrate ferrovie.

Saluti,

Mauro.

domenica 3 novembre 2024

Riparliamo del paradosso del barbiere

A marzo dell'anno scorso (2023) vi raccontai come il paradosso del barbiere in italiano sia più un'ambiguità che un paradosso.
Facciamo ora finta che l'ambiguità non esista e sia veramente un paradosso... ma...

...siamo sicuri che sia veramente un paradosso?

No, per niente.

Infatti, pur con tutto il rispetto e l'affetto che provo per Bertrand Russell (che la logica la conosceva, ma a quanto pare la dimenticava quando andava dal barbiere), non c'è nessun paradosso.
Infatti un paradosso, per essere definito tale, non deve avere lacune, deve essere "irrisolvibile" comunque lo si affronti.
E invece il paradosso del barbiere di lacune ne ha eccome.

Partiamo dalla sua formulazione standard, quella di Russell (formulazioni alternative e successive servono solo a risolvere il problema truccando le carte): In un paese il barbiere fa la barba a tutti quelli, e solo a quelli, che non se la fanno da soli, quindi chi fa la barba al barbiere?

Se uno conosce un minimo di logica (e anche di vita quotidiana) vede già due possibili soluzioni al "paradosso".

1) Chi ha deciso che il barbiere debba farsi la barba? Non avete mai visto barbieri barbuti?
2) Chi si fa la barba da solo, se la fa a casa la mattina appena alzato. Se il barbiere se la facesse da solo appena alzato, se la farebbe da privato cittadino, non da barbiere, quindi rientrerebbe nella categoria di coloro che se la fanno da soli.

Ergo, non c'è nessun paradosso, visto che la formulazione ha varie lacune, non considera ogni possibilità (come dovrebbe un paradosso ben formulato).

Saluti,

Mauro.

giovedì 31 ottobre 2024

I tre pacifismi

In teoria il pacifismo dovrebbe essere per la pace, contro ogni guerra, ma in primis contro ogni aggressione. Su ciò siamo tutti d'accordo, credo e spero. Ma allora perché il pacifismo odierno (ma non solo odierno, anche se oggi più che mai) di fatto è contro chi si difende? Lo vediamo nella maniera più lampante possibile nell'aggressione russa all'Ucraina. I pacifisti chiedono di non mandare armi all'Ucraina, di usare la diplomazia e le trattative (oltretutto non capendo come funziona la diplomazia, come scrissi qui). Perché non si rendono conto che così aiutano la Russia? Che se vuoi fermare la guerra devi fermare la Russia, non l'Ucraina? Sono scemi? Sono collusi? Sono manipolati? Beh, in parte sì, ma in realtà per capire veramente bisogna andare un po' più a fondo, non etichettare e basta. Io voglio qui provare a fare una breve (e non scientifica, almeno non in senso rigoroso) analisi basandomi su due paesi. 1) L'Italia, dove sono nato e cresciuto. 2) La Germania, dove vivo da quasi trent'anni. Ma credo possa essere allargata al resto dell'Europa occidentale. Prima di andare avanti però una piccola premessa: in questo thread non voglio giudicare la politica dei singoli governi e dei vari blocchi, quindi non commentatemi con "sì, però questo governo ha fatto questo e quell'altro quello, ecc. ecc.". Sarà anche vero (anzi spesso lo è), ma qui, in questo articolo, non conta. Osservando i movimenti pacifisti dei due paesi citati dagli anni '70/'80 a oggi (per prima di allora dovrei basarmi su studi, non sulle mie osservazioni, essendo io nato nel 1968) si notano due categorie principali, che di fatto si sono divise il movimento pacifista. La prima categoria è quella che definirei dei "gandhiani", cioè coloro che rifiutano ogni forma di violenza, anche la più innocua e anche quella necessaria a difendere sé stessi. Quelli che dicono che Gandhi ha liberato l'India (un paese enorme!) senza alzare un dito. E che quindi ogni paese può farlo. Fraintendendo così sia la storia dell'India sia l'insegnamento di Gandhi. Questi sono innocenti, ingenui e idealisti, quindi sotto un certo punto di vista ammirevoli e degni di rispetto, ma comunque pericolosi. Perché se tutti fossimo come loro, basterebbero quattro gatti violenti e antidemocratici per conquistare il mondo intero e renderci tutti schiavi. La seconda categoria sono quelli che confondono pacifismo con antiamericanismo (e antioccidentalismo in generale). Anche questi in maggioranza (non tutti, ovviamente) in buona fede. Perché? Perché loro conoscevano le atomiche, le armi statunitensi, non quelle sovietiche. Le conoscevano per colpa di Hiroshima e Nagasaki e anche perché vedevano i missili USA installati in Europa (quelli sovietici non li potevano vedere, ne sapevano solo dalla stampa, che era... occidentale). Quindi la loro posizione era comprensibile, anche se sbagliata. Di questo pacifismo ne scrissi (in maniera comunque più polemica e meno equilibrata di quanto farei oggi) già nel 2006 in questo articolo. Questi due tipi di pacifismo avevano una giustificazione (sbagliata ma onestamente comprensibile) alcuni decenni fa, ma non più oggi. Però l'umanità è lenta, è pachidermica e prima che ci se ne renda conto ci vorranno ancora alcuni decenni. E ovviamente sono due tipi di pacifismo facilmente manipolabili da chi ne vuol trarre politicamente vantaggio (non serve che vi dica a chi alludo, vero?). Ma esiste un altro pacifismo, quello che io considero il vero pacifismo. Quello che aborre sì la guerra ma che sa due cose. 1) Che la non violenza fine a sé stessa aiuta solo i violenti; 2) Che la pace può esserci solo se viene garantita la giustizia. Esistono pacifisti del genere? Sì, ne esistono, anche se sono in minoranza e vengono sommersi dalle urla delle due categorie precedenti. Che questo terzo pacifismo può e deve esistere ce lo insegna un vero grande pacifista: Alexander Langer. Lo dimostrò durante le guerre jugoslave degli anni '90, ma quanto disse vale per ogni guerra (all'interno di questo mio articolo il link al suo discorso completo). Saluti, Mauro.

domenica 6 ottobre 2024

I misteri del tedesco 32 - Il Barista

Tutti noi conosciamo il bar.
Noi italiani, intendo.
Almeno spero.

Non sempre all'estero esistono locali che corrispondano al nostro concetto di bar.
Ma soprattutto, almeno qui in Germania, c'è una differenza lessicale per quanto riguarda chi nei bar, o in locali analoghi, ci lavora.

Chi è un barista in Italia?
Chiunque lavori dietro il bancone di un bar, indipendentemente dal livello del bar e dalle competenze del barista in questione.
Se vogliamo parlare di qualcosa di più nobile (o presunto tale) usiamo la parola inglese barman, ma con questa indichiamo di fatto solo chi è esperto in cocktails, long drinks e simili.

In Germania però...
In Germania il barman è bene o male lo stesso che è in Italia.
Ma il barista no!
Per i tedeschi la parola barista indica qualcosa di iperspecializzato, di nobile... ma che si occupa solo di caffetteria.
Il barista è colui che si inventa, o almeno sa fare, i più astrusi caffé, cappuccini, latti e compagnia bella. Tutte quelle cose che in un bar serio non esisterebbero mai, ma che fanno tanto figo.
In pratica per i tedeschi il barista è il barman della caffetteria.
Cioè colui che violenta la caffetteria facendo o cose inbevibili o cose che sono banali, ma dandogli nomi assurdi.

E lo chiamano barista. In italiano.
Perché la parola italiana lo rende qualcosa di speciale (anche se non sanno cosa significhi).

Saluti,

Mauro.

venerdì 4 ottobre 2024

Il chiodo e le ferrovie

Vorrei fare qualche considerazione sul chiodo (no, non il giubbotto dei metallari) e sulle ferrovie a Roma.

A parte il fatto che è una storia poco credibile (e la foto mostrata come prova - vedi sotto - la rende ancora meno credibile), il punto è la ridondanza.


Cosa significa?

Significa che nelle infrastrutture essenziali, cioè quelle che fanno funzionare il paese o che possono riguardare la vita o morte delle persone, le strutture devono essere ridondanti. Un'alimentazione elettrica, per esempio, deve essere ridondante.
Cosa significa questo?
Che un'infrastruttura essenziale deve continuare a funzionare anche in caso di guasti (anche dovuti a cause umane, qui non stiamo parlando di colpe, solo di funzionamento).
Ora qualcuno dirà: ma tutto a Roma ha continuato a funzionare per qualche ora!
Appunto! Significa che un sistema di emergenza ha funzionato, non che c'era ridondanza!
Ridondanza significa un doppio sistema che garantisce funzionamento ad libitum se uno dei due (o tre o più, ci sono anche sistemi a ridondanza multipla, non solo doppia) fallisce.
Se il tutto continua a funzionare solo per un paio d'ore, significa che c'è un sistema di emergenza (e la parola emergenza da sola dovrebbe spiegare tutto!) e che questo - per fortuna - ha funzionato. Ma ci dice anche che non c'era ridondanza o che questa non ha funzionato.
Se no il sistema globale avrebbe funzionato ad libitum, non solo per qualche ora.

Ma c'è una cosa ancora più grave.
L'allarme, che avrebbe dovuto scattare, non è scattato.
O forse, questo è il mio timore (ma è solo un mio timore, non ho prove), non c'era nessuno a riceverlo. Io so, purtroppo per esperienza, che ci sono casi in cui i lavoratori stessi disattivano gli allarmi per poter lavorare più velocemente e comodamente (ma anche più pericolosamente!), ma nelle infrastrutture essenziali non esiste che possa succedere!
Non esiste che un lavoratore possa disattivare gli allarmi (e non intendo solo che non debba averne l'autorizzazione, ma proprio che non debba poterlo fare tecnicamente, gli allarmi devono essere non toccabili).
Voi credete pure al chiodo.
Il problema è molto più grosso.

Saluti,

Mauro.

giovedì 26 settembre 2024

Dettagli coloniesi 37 - Verande di birreria


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli coloniesi.

martedì 24 settembre 2024

Dettagli genovesi 47 - Scendendo a mare


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli genovesi.

venerdì 20 settembre 2024

Cosa successe il 20 settembre?

In tantissime città italiane ci sono strade e piazze intitolate al 20 settembre (spesso scritto XX settembre, come nella centrale via XX settembre della mia Genova).
Ma cosa è successo il 20 settembre, che data è?
Se chiedete in giro pochi sapranno darvi la risposta giusta.
Del resto non è festa nazionale celebrata, come il 25 aprile o il 2 giugno.

Il 20 settembre è "solo" la data in cui Roma è tornata italiana.
Il 20 settembre 1870 ci fu la breccia di Porta Pia (un tempo celebrata come gloriosa battaglia, ma in realtà battaglia finta: da parte dei papalini e dei loro alleati ci fu ben poca resistenza).

Ma ora mi chiederete: perché non è celebrata?
Beh, semplice: perché la battaglia di Porta Pia la vinse l'Italia, ma poi fu il Vaticano a conquistare l'Italia, non viceversa.
Infatti il 20 settembre fu celebrato fino al 1930 come festività nazionale e dopo venne abolito a seguito dei Patti Lateranensi.

Saluti,

Mauro.

domenica 1 settembre 2024

Impara a leggere, prima di contestare

Qualche anno fa ho scritto un articolo per spiegare cosa significasse veramente il famoso e frainteso articolo 11 della Costituzione. Ora, io non sono un costituzionalista, ma la Costituzione la ho studiata bene. E ho letto molti costituzionalisti che la spiegano. Sia quelli che la considerano perfetta, sia quelli che vorrebbero cambiarne varie parti. Cosa significa questo? Molto semplice: che tutto quello che ho scritto è opinabile e contestabile, non essendo io un professionista del settore (ovvio, anche loro sono contestabili, ma un pochino meno di me), ma non è comunque scritto a vanvera (e credo che gli amici giuristi possano confermarlo). Il problema è che chi mi contesta (e su Twitter sono stati tanti nel corso di questi anni, visto che ho dovuto autocitarmi molte volte) non legge né tutto il mio articolo né (ed è molto peggio) tutto l'articolo 11 della Costituzione. Si ferma a cinque parole "L'Italia ripudia la guerra". E per lui queste cinque parole sono tutto l'articolo. No, bello mio, non sono tutto l'articolo. Se tu continui a ripetere a pappagallo solo queste parole, non puoi aspettarti che io accetti di dialogare con te (anche perché oltretutto generalmente tu non ascolti). Leggiti tutto l'articolo 11 della Costituzione, ma veramente TUTTO, poi riflettici e poi, se lo ritieni, contesta (argomentando!) il mio articolo. Se ripeti solo "L'Italia ripudia la guerra" come un disco rotto, io se sono di buon umore ti perculo e se di cattivo umore ti blocco.

Il problema è che in genere comunque succede quanto descrissi qui.

Saluti,

Mauro.

P.S.: Oggi abbiamo raggiunto il limite che uno per contestarmi non ha neanche aperto l'articolo di cui sopra, ma solo il mio profilo blogspot 🤦‍♂️

P.S.2: Qui tutti i miei articoli sugli... articoli della Costituzione.

mercoledì 7 agosto 2024

Qualche considerazione sul "caso" Imane Khelif

Ora che la polemica su Imane Khelif alle Olimpiadi di Parigi sembra essersi un po' placata vorrei permettermi un paio di considerazioni al proposito.

1) Qualunque cosa sia Khelif (donna, intersex, transgender o altro che sia) ci si è dimenticati la cosa principale: Khelif è prima di tutto semplicemente una persona, un essere umano. E anche chi si è schierato dalla sua parte sembra averlo dimenticato, non solo i destri.

2) A leggere La Russa, Pillon, Meloni, ecc. ecc. è evidente che fanno confusione non solo tra transgender e intersex... ma anche tra questi e i travestiti. Se io avessi letto solo le loro dichiarazioni e niente altro, mi sarei convinto che Khelif fosse un travestito.

3) Per molti l'estetica è tutto. Khelif è "brutta"? Allora non è una donna. Punto. Non serve controllare né i genitali, né i geni, né il DNA. Basta che per lo standard medio tu sia "brutta". Rileggetevi i commenti sui social networks. La maggioranza usano questo criterio.

Potrei aggiungere altre osservazioni, ma direi che queste bastano. E parlano soprattutto di noi, non di lei, non di Imane Khelif. Rifletteteci.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 17 luglio 2024

L'età dei leader

Ultimamente la propaganda populista in giro per il mondo sfrutta come tema l'età di Joe Biden e i problemi (più apparenti che reali) a essa collegati.
A parte che il suo avversario Trump è solo di tre anni più giovane (e mentalmente non certo messo meglio, anzi), io mi sono chiesto: ma che età hanno i vari leader in giro per il mondo?

Nota: parlo solo di leader eletti (anche se in maniera magari "atipica" come Putin o Xi), non di monarchi (tipo Carlo III) o dittatori non eletti (tipo Kim).

Vediamolo.

Partiamo dai paesi del G7:
- USA, Joe Biden, presidente, 81 anni;
- Germania, Olaf Scholz, cancelliere, 66 anni;
- Germania, Frank-Walter Steinmeier, presidente, 68 anni;
- Italia, Giorgia Meloni, PdC, 47 anni;
- Italia, Sergio Mattarella, presidente, 82 anni;
- Francia, Gabriel Attal, PdC, 35 anni;
- Francia, Emmanuel Macron, presidente, 46 anni;
- Regno Unito, Keir Starmer, primo ministro, 61 anni;
- Giappone, Fumio Kishida, primo ministro, 66 anni;
- Canada, Justin Trudeau, primo ministro, 52 anni.

Passiamo ai paesi più popolosi del mondo (se non già compresi nella lista precedente):
- Cina, Xi Jinping, presidente e segretario generale del partito, 71 anni;
- Cina, Li Qiang, primo ministro, 64 anni;
- India, Droupadi Murmu, presidente, 66 anni;
- India, Narendra Modi, primo ministro, 73 anni;
- Indonesia, Joko Widodo, presidente, 63 anni;
- Pakistan, Asif Ali Zardari, presidente, 68 anni;
- Pakistan, Shehbaz Sharif, primo ministro, 73 anni;
- Nigeria, Bola Tinubu, presidente, 72 anni;
- Brasile, Luiz Lula Da Silva, presidente, 78 anni;
- Bangladesh, Mohammed Shahabuddin, presidente, 74 anni;
- Bangladesh, Sheikh Hasina, primo ministro, 76 anni;
- Russia, Vladimir Putin, presidente, 71 anni;
- Russia, Michail Misustin, primo ministro, 58 anni;
- Messico, Manuel López Obrador, presidente, 70 anni;
- Etiopia, Sahle-Uork Zeudé, presidente, 74 anni;
- Etiopia, Abiy Ahmed Ali, primo ministro, 47 anni;
- Filippine, Ferdinand Marcos Jr., presidente, 66 anni;
- Egitto, Abdel Fattah al-Sisi, presidente, 69 anni;
- Egitto, Mostafa Madbouly, primo ministro, 58 anni;
- RD Congo, Félix Tshisekedi, presidente, 61 anni;
- RD Congo, Judith Suminwa, primo ministro, 56 anni.

E vediamo i paesi del G20 non compresi nelle due liste precedenti:
- Sudafrica, Cyril Ramaphosa, presidente, 71 anni;
- Australia, Anthony Albanese, primo ministro, 61 anni;
- Argentina, Javier Milei, presidente, 53 anni;
- Corea del Sud, Yoon Suk-yeol, presidente, 63 anni;
- Corea del Sud, Han Duk.soo, primo ministro, 75 anni;
- Turchia, Recep Tayyip Erdogan, presidente, 70 anni.

Un paio di paesi sparsi, ma importanti:
- Spagna, Pedro Sánchez, PdC, 52 anni;
- Paesi Bassi, Dick Schoof, ministro-presidente, 67 anni;
- Singapore, Tharman Shanmugaratnam, presidente, 67 anni;
- Singapore, Lawrence Wong, primo ministro, 51 anni.

Ora cosa ci dice questa lista?

1) Che un'età giovane non è garanzia di stabilità mentale (vedasi Milei, per esempio);
2) Che un'età avanzata non è segno di demenza senile (vedasi Mattarella, per esempio);
3) Che la "vecchia" Europa, il continente con la popolazione più vecchia, è di fatto il continente con i politici di vertice mediamente più giovani.

Interessante, vero, soprattutto il punto 3?

Saluti,

Mauro.

martedì 16 luglio 2024

Il libro nero delle -poli

In questi giorni sto leggendo "Il libro nero della Lega" di Giovanni Tizian e Stefano Vergine, edito da Laterza.
Non voglio però qui parlarvi del libro in sé. Non lo ho ancora finito, quindi al limite lo farò quando ne avrò completato la lettura.

Qui voglio parlarvi di due considerazioni a cui mi ha portato il titolo dello stesso.

"Libro nero".
Tutto nacque (almeno a livello di massa) con "Il libro nero del Comunismo", 1997, a cura di Stéphane Courtois.
Da allora ogni libro che che si pone criticamente contro qualcosa o qualcuno e che cerca di elencarne o analizzarne le malefatte è "Il libro nero di questo o quello".
A parte la noia dei titoli sempre uguali (che dimostra la "fantasia" di editori e titolisti), un titolo del genere ha due problemi:
1) Se io leggo "Libro nero" mi aspetto qualcosa che elenchi TUTTE le malefatte del "protagonista" di detto libro, invece nella maggioranza dei casi si scegli solo una categoria di malefatte, quindi siamo più nell'ambito dell'inchiesta che del vero e proprio libro nero;
2) Un titolo del genere è sempre fuorviante, perché ti indirizza fin da subito: non ti lascia (o almeno cerca di non lasciarti) la scelta su come valutare le informazioni che troverai nel libro. La valutazione te la impone il titolo.

Questi pensieri mi hanno poi portato a una considerazione su un'altra mania giornalistica italiana, questa volta riguardante scandali che hanno portato a più o meno grandi inchieste giudiziarie: l'uso del suffisso "-poli".
Qui tutto nacque nel 1992 con "Tangentopoli" (che poi in termini giudiziari l'inchiesta era ufficialmente "Mani Pulite", non "Tangentopoli"). Il fatto è che "Tangentopoli", che piaccia o meno come nome, era stato creato in maniera filologicamente corretta... significava veramente "città delle tangenti". E infatti in origine il nome si riferiva non alla struttura criminale indagata ma proprio alla città di Milano. Tangentopoli era Milano.
Però poi, con scandali successivi, i giornalisti hanno dimostrato pigrizia e ignoranza, pappagallando questo primo nome e dimenticandosi cosa significasse "-poli" in greco, creando così nomi assurdi come Calciopoli, Vallettopoli, Bancopoli e chi più ne ha più ne metta.

Un tempo i giornalisti e gli editori contribuivano a creare e arricchire la lingua.
Oggi contribuiscono ad appiattirla e distruggerla.

Saluti,

Mauro.

lunedì 8 luglio 2024

Un'occasione comunicativa mancata

In questi giorni ho riflettuto su una cosa riguardo alla storia dei leghisti e dei tappi di plastica. A parte che i leghisti (ma anche altri in giro per l'Europa, purtroppo non erano soli) si sono resi ridicoli con questa storia. A parte ciò, va detto che l'UE ha perso un'occasione.

La decisione sui tappi è stata presa per ragioni ecologiche, per evitare che i tappi di plastica si disperdano per l'ambiente (se ti cade una bottiglia generalmente la raccogli, se ti cade solo il tappo... siamo sinceri: quattro gatti lo raccolgono). E fin qui tutto bene.
Proteggere l'ambiente è sacrosanto, anche se alla parola ambiente purtroppo molti sono allergici.

E allora dove è che la UE ha perso un'occasione?
Il non poter staccare il tappo dalla bottiglia ha un effetto collaterale non voluto, ma importantissimo.
Diventa praticamente impossibile che bambini e animali domestici possano ingoiarlo. Non è una cosa da poco, pensateci.
Ma la UE ha ragionato coi paraocchi: la cosa è stata fatta per l'ambiente, quindi solo di ambiente bisogna parlare. Il resto non c'è, non conta, non interessa.
Se a Bruxelles si fossero resi conto di questo effetto collaterale e lo avessero usato, avrebbero messo a tacere subito gli idioti del tappo. Perché chi non vuole proteggere bambini e animali domestici?
Ecco, la UE ha perso un'occasione comunicativa.

Saluti,

Mauro.

domenica 7 luglio 2024

Aeroporti di Germania

In un commento al mio articolo di ieri sugli aeroporti d'Italia, l'amico Nautilus mi ha chiesto come è la situazione con le "dediche" qui in Germania.

Rispondo volentieri, premettendo che le dediche a persone sono in Germania molto meno diffuse che in Italia, ma in compenso sono quasi esclusivamente politici coloro a cui sono dedicati gli aeroporti.


Berlin-Brandenburg: Willy Brandt.

Berlin-Tegel (chiuso): Otto Lilienthal (pioniere dell'aviazione).

Bremen: Hans Koschnik.

Hamburg: Helmut Schmidt.

Köln: Konrad Adenauer.

München: Franz-Josef Strauss (dedica vergognosa quanto quella a Berlusconi).

Nürnberg: Albrecht Dürer.

Stuttgart: Manfred Rommel.


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Anche per la Germania non ho considerato gli aeroporti militari e gli aeroclub.

sabato 6 luglio 2024

Aeroporti d'Italia

A quali personaggi sono dedicati gli aeroporti d'Italia (quelli che sono dedicati a persone realmente esistite e non a luoghi o altro)?

Vediamolo.


Ancona: Raffaello Sanzio.

Bari: Karol Wojtyła 🙄.

Bergamo: Caravaggio.

Bologna: Guglielmo Marconi.

Brescia: Gabriele D'Annunzio.

Cagliari: Mario Mameli (aviatore).

Casale Monferrato: Francesco Cappa (aviatore).

Catania: Vincenzo Bellini (non chiaro se solo l'aerostazione o proprio l'aeroporto).

Crotone: Pitagora.

Ferrara: Michele Allasia (aviatore).

Firenze: Amerigo Vespucci.

Forlì: Luigi Ridolfi (aviatore).

Genova: Cristoforo Colombo.

Milano-Linate: Enrico Forlanini (inventore dell'elicottero).

Milano-Malpensa: 🤦‍♂️🤦‍♂️🤦‍♂️ (leggasi qui).

Napoli: Ugo Niutta (aviatore).

Novi Ligure: Eugenio Mossi (aviatore).

Oristano: Ernesto Campanelli (aviatore).

Padova: Gino Allegri (aviatore).

Palermo-Boccadifalco: Francesco & Giuseppe Notarbartolo (aviatori).

Palermo-Punta Raisi: Falcone & Borsellino.

Parma: Giuseppe Verdi.

Perugia: Francesco d'Assisi.

Pescara: Pasquale Liberi (aviatore).

Pisa: Galileo Galilei.

Ravenna: Gastone Novelli (aviatore).

Reggio Calabria: Tito Minniti (aviatore).

Rieti: Giuseppe Ciuffelli (aviatore).

Rimini: Federico Fellini.

Roma-Ciampino: G.B. Pastine (pioniere aviazione militare).

Roma-Fiumicino: Leonardo Da Vinci.

Terni: Alvaro Leonardi (aviatore).

Thiene: Arturo Ferrarin (aviatore).

Torino-Aeritalia: Edoardo Agnelli.

Torino-Caselle: Sandro Pertini.

Trapani: Vincenzo Fiorio.

Trento: Gianni Caproni.

Treviso: Antonio Canova.

Venezia-Lido: Giovanni Nicelli (aviatore).

Venezia-Tessera: Marco Polo.

Vercelli: Carlo Del Prete (aviatore).

Verona-Boscomantico: Angelo Berardi (aviatore).

Verona-Villafranca: Catullo.


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Non ho considerato gli aeroporti militari e gli aeroclub.

giovedì 4 luglio 2024

La Gazzetta e lo sport

Generalmente me la prendo coi nostri quotidiani per le baggianate che scrivono quando si tratta di scienza.
Però c'è un quotidiano che fa le stesse figuracce quando tratta di sport.
E sì... questo quotidiano è proprio la Gazzetta dello Sport.

Prendete questo articolo.
L'edizione 1992 degli Europei di calcio è famosa per la vittoria della non qualificata Danimarca (ripescata dopo l'esplosione della Jugoslavia). E tra le cose note di quella Danimarca una ricordata da tutti è che alcuni dei suoi migliori giocatori non parteciparono, in quanto non vollero rientrare dalle vacanze già cominciate (alcuni non si riuscì neanche a rintracciarli, stando alla leggenda).
Però per la Gazzetta parteciparono lo stesso:


Ebbene sì, Michael Laudrup, Elkjær e Berggreen furono proprio tra gli assenti.

Qui l'articolo salvato su Archive.org nel caso la Gazzetta corregga facendo finta di niente.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 19 giugno 2024

Repubblica e matematica... di nuovo (strano, vero?)

Oggi l'amico Moreno Colaiacovo su Mastodon ha pubblicato qualcosa di estremamente "interessante" riguardo a un articolo (purtroppo solo per abbonati) di Stefano Cappellini su Repubblica.
Secondo Cappellini le opposizioni si sono accordate su un "massimo comune multiplo"... 😮

Non ci credete?
Guardate l'immagine che ho chiesto a Moreno di mandarmi:


Il massimo comune multiplo!

Una cosa enorme! In pratica... il tutto!

Ve ne rendete conto che implicazioni ha questa scoperta di Repubblica non solo in matematica, ma anche in fisica e filosofia?
Chiudete il mondo, non c'è più nulla da scoprire e da indagare!

Saluti,

Mauro.

Siamo maggiorenni!

Buon compleanno, Blog!

Oggi sono 18 anni: ci trovammo qui per la prima volta il 19 giugno 2006... durante i mondiali di Germania e ora diventiamo maggiorenni durante gli europei di Germania 😉

Auguri a noi.

Saluti,

Mauro.

sabato 1 giugno 2024

Gli italiani, il tedesco e i cani

Perché gli italiani (e non solo loro) pronunciano le parole tedesche come fossero inglesi?
E perché soprattutto si inventano traduzioni che non esistono?
E perché usano parole generiche come fossero nomi propri e viceversa?

E succede anche in ambiti professionali.

Per esempio ho appena sentito in un video su un canale che si occupa (seriamente, non da dilettanti ignoranti) di fauna che Hund in tedesco significherebbe segugio.
Col cavolo che significa segugio!
Hund significa semplicemente... cane.
Segugio in tedesco è Spürhund!

Qui il video incriminato.

Saluti,

Mauro.

martedì 28 maggio 2024

Un'ulteriore considerazione sulla frociaggine di Bergoglio

Lo scivolone di Bergoglio aka Francesco sulla frociaggine (di cui parlai qui già ieri) mi ha fatto fare un'ulteriore considerazione, al di là dei giudizi sia morali che pratici sulla sparata del papa.

Quando ero bambino e ragazzino (anni '70/'80) il linguaggio, soprattutto da giovani, era meno "corretto" di oggi. Il politicamente corretto non esisteva e spesso non ci accorgevamo che l'uso di certe parole potesse essere offensivo.
Altre volte invece lo sapevamo, ma le usavamo lo stesso, considerandole alla stregua di come oggi potremmo considerare "stronzo" o "imbecille", cioè parole offensive sì, ma non politicamente scorrette.
Non ci comportavamo bene, per niente. Ma eravamo meno ipocriti di oggi.
Quel che col tempo abbiamo guadagnato da un lato, lo abbiamo perso dall'altro.

Ma non è comunque questo il punto, la considerazione che volevo fare.

La considerazione che volevo fare è di carattere linguistico, relativa al significato che diamo alle parole e che cambia col tempo, offensive o meno che siano.

Bergoglio ha chiaramente usato frocio come sinonimo di omosessuale.
E oggi chiunque usi quella parola lo fa nello stesso significato di Bergoglio.

Negli anni '70/'80 di cui parlavo prima non era così.
Frocio nel mio ambiente (sia sociale che geografico) era sinonimo di effeminato, non di omosessuale.
Un eterosessuale dai comportamenti effeminati era comunque un frocio.
Un omosessuale dai comportamenti mascolini non era un frocio.

Ai tempi, nei vostri ambienti, come era interpretata la parola frocio (al di là del fatto che voi la usaste o meno)?
Magari scrivetemelo nei commenti.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
In realtà l'uso della parola frocio negli ambienti che frequentavo era poco diffuso, ma comunque era usata (o interpretata quando la si sentiva solo) nel significato di cui sopra, non nel senso bergogliesco.

lunedì 27 maggio 2024

Bergoglio aka Francesco e la frociaggine

Però, siamo onesti, visto il rapporto (almeno sulla carta) della Chiesa con il sesso - teoricamente proibito ai religiosi - nei seminari non dovrebbero entrare né omosessuali né eterosessuali, bensì solo asessuali.

Saluti.

Mauro.

domenica 26 maggio 2024

Il Mago di Oz e la geometria

"Il Mago di Oz" di Victor Fleming del 1939, considerato uno dei capolavori del cinema (e che lanciò la carriera di Judy Garland), ci parla anche di geometria.
E ce ne parla in maniera diversa in base a che sia in originale o nell'edizione italiana.

Non ci credete?
Allora leggete e ascoltate sotto.

Tutti ricorderete che il cruccio dello spaventapasseri fosse il non possedere un cervello.
E il mago gli disse che in realtà non gli mancava un cervello, bensì un diploma. E gli diede un diploma.
Appena ricevuto il diploma lo spaventapasseri si lanciò a declamare il teorema di Pitagora.

Vediamo l'originale in lingua inglese.


Cosa dice lo spaventapasseri?
"Sum of the square roots of any two sizes of an isosceles triangle is equal to the square root of the remaining size", cioè "La somma delle radici quadrate di due lati qualsiasi di un triangolo isoscele è uguale alla radice quadrata del lato rimanente".
Vi sembra il teorema di Pitagora? O qualsiasi altro teorema? A me no.

Però c'è una sorpresa nel doppiaggio italiano.
Ascoltate a partire dal minuto 1:53 nel seguente video:


Cosa declama qui lo spaventapasseri?
"La somma dei quadrati costruiti sui cateti di un triangolo rettangolo è uguale al quadrato costruito sull’ipotenusa."
Che è l'enunciato preciso del teorema di Pitagora.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Ho visto il film, ma non ho mai letto il libro da cui è tratto, quindi non so come sia trattata la cosa nel libro. Sia nell'originale che nelle traduzioni.
Se qualcuno di voi lettori lo sa, me lo scriva nei commenti.

martedì 23 aprile 2024

Die Rede von Scurati zum Tag der Befreiung

Da ich die Inhalte teile und gegen Zensur bin, veröffentliche ich auch die Rede von Antonio Scurati zum italienischen Tag der Befreiung.

Grüße,

Mauro.

P.S.:
Hier auf Italienisch.

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Giacomo Matteotti wurde von faschistischen Killern am 10. Juni 1924 umgebracht. Sie haben zu fünft vor seinem Haus auf ihn gewartet, alles Schwarzhemden aus Mailand, professionelle Auftragskiller, angeworben aus dem engsten Kreis um Benito Mussolini.

Der ehrenhafte Matteotti, Generalsekretär des Partito Socialista Unitario, der Letzte, der sich im Parlament noch offen auflehnte gegen die faschistische Diktatur, wurde abgefangen im Zentrum Roms, mitten am Tag, im Sonnenlicht. Er wehrte sich bis zuletzt, so wie er sein ganzes Leben lang gekämpft hat. Sie erstachen ihn, dann schändeten sie den Leichnam. Sie falteten ihn zusammen, um ihn in ein Loch zu stecken, das mit einer Feile notdürftig gegraben worden war.

Mussolini wurde umgehend informiert. Über das Vergehen hinaus besaß er die Infamie, der Witwe zu schwören, er habe alles Mögliche getan, um den Ehemann zurückzubringen. Während er das schwor, bewahrte der Führer des Faschismus den blutbefleckten Parlamentsausweis des Opfers in einer Schublade seines Schreibtischs auf.

In diesem unseren falschen Frühling wird jedoch nicht nur des politischen Mords an Matteotti gedacht; es wird auch der faschistischen Massaker der deutschen SS von 1944 gedacht, unter Mittäterschaft der italienischen Faschisten. Fosse Ardeatine, Sant'Anna di Stazzema, Marzabotto: Das sind nur einige der Orte, an denen Mussolinis dämonische Verbündete eiskalt Tausende hilflose italienische Bürger hinmetzelten. Unter ihnen Hunderte Kinder und sogar Kleinkinder. Viele wurden geradezu lebend verbrannt oder enthauptet.

Diese beiden traurigen Jubiläen - Frühling 1924, Frühling 1944 - zeigen, dass der Faschismus während seiner ganzen Geschichte - nicht nur am Ende oder hin und wieder - ein unkündbares Phänomen von systematischer, politischer und mörderischer Gewalt und Terrorismus war. Erkennen die Erben dieser Geschichte das an, wenigstens ein Mal?

Alles sieht leider danach aus, dass dem nicht so ist. Die Postfaschisten, die die Wahlen im Oktober 2022 gewonnen haben, hatten zwei Möglichkeiten: ihrer faschistischen Vergangenheit abzuschwören oder die Geschichte umzuschreiben. Sie haben zweifellos den zweiten Weg gewählt.

Nachdem sie das Thema im Wahlkampf hartnäckig vermieden hatte und sich gezwungen sah, den historischen Jahrestagen entgegenzutreten, hielt die Ministerpräsidentin sich an die ideologische Linie ihrer neofaschistischen Herkunft: Sie distanzierte sich von der nicht zu verteidigenden Brutalität des Regimes (die Verfolgung der Juden), ohne jemals den Faschismus als Ganzes abzulehnen, sie hat die mit den republikanischen Faschisten begangenen Massaker auf einzelne Nazis heruntergebrochen und zuletzt die fundamentale Rolle der Resistenza in der Wiedergeburt Italiens geleugnet (bis zu dem Punkt, den Ausdruck "Antifaschismus" aus Anlass des 25. April 2023 nicht in den Mund zu nehmen).

Während ich zu euch spreche, steht der Jahrestag der Befreiung vom Nazi-Faschismus an. Das Wort, das sich die Ministerpräsidentin weigerte auszusprechen, pocht immer noch auf den Lippen aller aufrichtiger Demokraten, seien es die von links, von der Mitte oder von rechts. Bis dieses Wort - Antifaschismus - nicht von denen ausgesprochen wird, die uns regieren, wird das Gespenst des Faschismus die italienische Demokratie weiterhin heimsuchen.

(Übersetzung von Carolin Gasteiger für die Süddeutschezeitung)

Il monologo di Scurati

Condividendone i contenuti e odiando la censura, pubblico anch'io l'ormai famoso monologo di Antonio Scurati per il 25 Aprile.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui la versione in tedesco.

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Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.

Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.

Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?

Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).

Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.

venerdì 19 aprile 2024

L'agave eterno

Nel 2011 parlai qui del mio agave, che avevo piantato 5 anni prima...

Oggi, 2024, quell'agave vive ancora.
In pratica, è diventato maggiorenne.

Visto come lo tratto, è più che evidente che si prende gioco di me.

Saluti,

Mauro.

giovedì 18 aprile 2024

Torino in NBA

Repubblica ne ha fatta un'altra delle sue. Ma stavolta non c'entrano scienza o geografia, come di solito è. Stavolta c'entra lo sport.
Infatti Repubblica ha portato Torino in NBA, creando i famosissimi Torino Raptors!

Scrivendo dello scandalo scommesse che ha coinvolto il giocatore dei Toronto (Toronto, non Torino) Raptors Jontay Porter ha scritto questo, infatti:


Qui l'articolo originale di Repubblica.
E qui la copia che ho salvato su WebArchive nel caso che Repubblica correggesse facendo finta di niente.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 10 aprile 2024

Disinformare con notizie (forse) corrette

Si può fare (o indurre) disinformazione anche usando notizie (forse) corrette?
Sì, si può benissimo farlo.
E ce ne ha dato un bell'esempio oggi il quotidiano La Verità.
Guardate questo titolo (e prendetelo comunque con le pinze, visto che stiamo pur sempre parlando de La Verità):


Sembra parlare ovviamente di una cosa gravissima, vero?
E infatti novax e destrorsi come gravissima la hanno presa.
Sbagliando.

Sbagliando perché questo titolo non parla né di cose gravi, né di cose non gravi. Parla proprio di nulla.
Perché?
Vediamolo.

Diamo per buono che Speranza abbia veramente dichiarato ciò.
E leggiamo con attenzione le parole sottolineate in giallo: "il 20 per cento degli effetti avversi".
Bene, a leggere i commenti su X/Twitter è evidente che novax e destrorsi nella loro lettura hanno omesso le parole "degli effetti avversi" e quindi si sono fatti il film mentale del 20% dei vaccinati.

Ma Speranza (sempre che abbia veramente dichiarato ciò, sappiamo quanto valgono i virgolettati della stampa italiana) ha parlato degli effetti avversi! Non dei vaccinati!
Quindi il titolo non dice proprio nulla, perché prima bisogna vedere quanti vaccinati hanno subito effetti avversi.
1 su 10?
Oppure, come è molto più probabile, 1 su 1 milione o ancora di meno?

E allora vedete che questi effetti "gravissimi" (che poi anche "gravissimo" andrebbe chiarito: a partire da quando, da quali sintomi o effetti è gravissimo e fino a quando non lo è?) non sono proprio per niente preoccupanti, sono proprio pochissimi, quasi trascurabili.
Il 20% di 1 su 1 milione è infatti lo 0,00002% dei vaccinati.
Cioè 2 casi ogni 10 milioni di vaccinati.

Non serve aggiungere altro, credo.

Saluti,

Mauro.

martedì 9 aprile 2024

I giornalisti e la scienza... di nuovo

Ieri, 8 aprile 2024, è mancato il premio Nobel per la Fisica Peter Higgs, famoso per il bosone di Higgs, da lui teorizzato.
E come sempre i giornalisti hanno dovuto mostrare la loro ignoranza, il loro vivere di luoghi comuni.

Oggi ci ha deliziato al proposito RAINews.

Qui uno screenshot di come ha dato la notizia:


Se volete leggere l'articolo completo, lo trovate qui (e qui la copia salvata da me su WebArchive nel caso che RAINews dovesse correggere facendo finta di niente, come uso nel "giornalismo" italiano).

Dove stanno i problemi?
Già nel solo titolo ce ne sono due. Entrambi gravi, ma uno proprio enorme, imperdonabile pur con tutta la generosità umana possibile.

1) Il problema enorme, imperdonabile.
Peter Higgs (e François Englert, che con lui condivise il Nobel) non scoprì nulla.
Nel 1964 lui teorizzò, mediante un meccanismo che prende il suo nome, l'esistenza di una particolare particella (per la precisione un bosone) che spiegasse il perché le altre particelle, e quindi anche i corpi, hanno massa.
Lui teorizzò questa particella, possiamo anche, volendo, dire che la previde, ma non la scoprì. Tutto ciò che lui fece rimase teoria fino al 2012, quando gli esperimenti CMS (guidato da Joe Incandela) e ATLAS (guidato da Fabiola Gianotti) al CERN confermarono le sue previsioni.

2) Il problema grave.
Higgs odiava l'espressione "particella di Dio". Anzi, praticamente tutti i fisici la odiano e nessuno la ha mai usata fino al 1993 (e anche dopo ben pochi fisici la usarono).
E allora, chiederete voi, da dove viene questa purtroppo famosissima definizione? Da un libro divulgativo del 1993 del fisico Leon Lederman e dello scrittore Dick Teresi: The God Particle - If the Universe is the Answer, What is the Question? (tradotto in italiano come La particella di Dio: Se l'universo è la domanda, qual è la risposta?*).
Ma in realtà neanche loro sono i colpevoli: Lederman voleva intitolare il libro The goddam Particle (La particella maledetta), ma l'editore cambiò il titolo, perché "maledetta" gli sembrava brutto.

Saluti,

Mauro.

*Qui poi vediamo comunque due problemi di traduzione nel titolo italiano. Primo: The God Particle andrebbe tradotto La particella Dio, non di Dio. Secondo: il titolo italiano inverte il punto domanda/risposta rispetto all'originale inglese.

P.S.:
Qui gli articoli che scrissi all'epoca sul bosone di Higgs:
Il bosone ciccione di Higgs - 1
Il bosone ciccione di Higgs - 2

venerdì 22 marzo 2024

Sorprese a cena in Germania

Entri nel tuo bistrot di riferimento ad Auerbach e sei indeciso su cosa mangiare.
Allora dici al gestore: "Mi fido di te, sorprendimi".
E ti arriva un cacciucco "incompleto" (nel senso che non aveva tutti gli ingredienti di un cacciucco originale), ma assolutamente ottimo.


Slurp.

Saluti,

Mauro.

domenica 11 febbraio 2024

E continuiamo a violentare le percentuali

Come al solito Repubblica ci tiene a far vedere al mondo di non saper nulla di matematica.
E lo fa in questo articolo.

Leggete le due frasi sottolineate:


Allora, se il prezzo è quadruplicato (prima frase sottolineata), significa che il prezzo è cresciuto del 300%, non del 400%.
Facciamo come ipotesi che il coltivatore venda a 100.
Prezzo quadruplicato significa che al consumatore il prodotto costa 400.
Ergo, l'aumento percentuale è:

X=(400-100)/100=3, cioè 300%.

Se invece fosse giusto il 400% (seconda frase sottolineata), significherebbe che il prezzo è quintuplicato.
I calcoli sono analoghi a sopra, non serve che ve li rifaccia, vero?

Saluti,

Mauro.