I tre pacifismi
In teoria il pacifismo dovrebbe essere per la pace, contro ogni guerra, ma in primis contro ogni aggressione.
Su ciò siamo tutti d'accordo, credo e spero.
Ma allora perché il pacifismo odierno (ma non solo odierno, anche se oggi più che mai) di fatto è contro chi si difende?
Lo vediamo nella maniera più lampante possibile nell'aggressione russa all'Ucraina.
I pacifisti chiedono di non mandare armi all'Ucraina, di usare la diplomazia e le trattative (oltretutto non capendo come funziona la diplomazia, come scrissi qui).
Perché non si rendono conto che così aiutano la Russia?
Che se vuoi fermare la guerra devi fermare la Russia, non l'Ucraina?
Sono scemi? Sono collusi? Sono manipolati?
Beh, in parte sì, ma in realtà per capire veramente bisogna andare un po' più a fondo, non etichettare e basta.
Io voglio qui provare a fare una breve (e non scientifica, almeno non in senso rigoroso) analisi basandomi su due paesi.
1) L'Italia, dove sono nato e cresciuto.
2) La Germania, dove vivo da quasi trent'anni.
Ma credo possa essere allargata al resto dell'Europa occidentale.
Prima di andare avanti però una piccola premessa: in questo thread non voglio giudicare la politica dei singoli governi e dei vari blocchi, quindi non commentatemi con "sì, però questo governo ha fatto questo e quell'altro quello, ecc. ecc.".
Sarà anche vero (anzi spesso lo è), ma qui, in questo articolo, non conta.
Osservando i movimenti pacifisti dei due paesi citati dagli anni '70/'80 a oggi (per prima di allora dovrei basarmi su studi, non sulle mie osservazioni, essendo io nato nel 1968) si notano due categorie principali, che di fatto si sono divise il movimento pacifista.
La prima categoria è quella che definirei dei "gandhiani", cioè coloro che rifiutano ogni forma di violenza, anche la più innocua e anche quella necessaria a difendere sé stessi.
Quelli che dicono che Gandhi ha liberato l'India (un paese enorme!) senza alzare un dito.
E che quindi ogni paese può farlo.
Fraintendendo così sia la storia dell'India sia l'insegnamento di Gandhi.
Questi sono innocenti, ingenui e idealisti, quindi sotto un certo punto di vista ammirevoli e degni di rispetto, ma comunque pericolosi.
Perché se tutti fossimo come loro, basterebbero quattro gatti violenti e antidemocratici per conquistare il mondo intero e renderci tutti schiavi.
La seconda categoria sono quelli che confondono pacifismo con antiamericanismo (e antioccidentalismo in generale).
Anche questi in maggioranza (non tutti, ovviamente) in buona fede. Perché? Perché loro conoscevano le atomiche, le armi statunitensi, non quelle sovietiche.
Le conoscevano per colpa di Hiroshima e Nagasaki e anche perché vedevano i missili USA installati in Europa (quelli sovietici non li potevano vedere, ne sapevano solo dalla stampa, che era... occidentale).
Quindi la loro posizione era comprensibile, anche se sbagliata.
Di questo pacifismo ne scrissi (in maniera comunque più polemica e meno equilibrata di quanto farei oggi) già nel 2006 in questo articolo.
Questi due tipi di pacifismo avevano una giustificazione (sbagliata ma onestamente comprensibile) alcuni decenni fa, ma non più oggi.
Però l'umanità è lenta, è pachidermica e prima che ci se ne renda conto ci vorranno ancora alcuni decenni.
E ovviamente sono due tipi di pacifismo facilmente manipolabili da chi ne vuol trarre politicamente vantaggio (non serve che vi dica a chi alludo, vero?).
Ma esiste un altro pacifismo, quello che io considero il vero pacifismo.
Quello che aborre sì la guerra ma che sa due cose.
1) Che la non violenza fine a sé stessa aiuta solo i violenti;
2) Che la pace può esserci solo se viene garantita la giustizia.
Esistono pacifisti del genere?
Sì, ne esistono, anche se sono in minoranza e vengono sommersi dalle urla delle due categorie precedenti.
Che questo terzo pacifismo può e deve esistere ce lo insegna un vero grande pacifista: Alexander Langer.
Lo dimostrò durante le guerre jugoslave degli anni '90, ma quanto disse vale per ogni guerra (all'interno di questo mio articolo il link al suo discorso completo).
Saluti,
Mauro.
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