sabato 16 novembre 2024
Prima o poi doveva succedere
martedì 14 marzo 2023
Gli ultimi saranno i primi
Tutti ricordiamo dal catechismo (o dalla credenza popolare) la frase Gli ultimi saranno i primi.
Ma la frase (che ci viene riportata dal Vangelo di Matteo) è lievemente diversa: Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi (Mt, 20,16).
Non è proprio la stessa cosa anche se la sembra.
Ma oggi non voglio fare disquisizioni teologiche o bibliologiche, non voglio fare il Dottor Sottile che spacca il capello in quattro (o anche in otto).
Oggi voglio solo dirvi che gli ultimi arrivati primi (e che ultimi erano! e che primi sono diventati!) esistono veramente, nella realtà. Indipendentemente da religioni varie.
E hanno un nome e un cognome.
Nome: Steven
Cognome: Bradbury
Nazionalità: Australiana
Religione: Non conta!
Si parla delle Olimpiadi invernali del 2002, a Salt Lake City, USA.
E si parla dello short track.
E non c'è molto da dire... anzi, invece, c'è tantissimo da dire.
Un australiano (e già questo è tanto parlando di sport invernali), che pochi anni prima era stato tra la vita e la morte, avendo perso quattro litri di sangue dopo essere stato "tagliato" accidentalmente dal pattino di un avversario (l'italiano Vuillermin) nel 1994.
Ma riesce a riprendersi... però, sfigato anzichenò, nel 2000 ebbe un altro incidente in allenamento, con conseguenza una frattura al collo, che lo costrinse a portare a lungo un collare.
Ma lui era, nel senso positivo del termine, una testa dura, una testa di ca**o... e arrivò comunque a partecipare alle Olimpiadi del 2002, quelle citate sopra.
E lì cosa successe?
Successe che uno che neanche doveva esserci e che, essendoci, era previsto ultimo tra gli ultimi... vinse.
Non vi racconto tutta la storia, vi lascio qui questo video, dove potete scoprire tutto:
Gli ultimi che alla fine sono i primi esistono.
E come detto sopra hanno un nome e un cognome: Steven Bradbury.
Saluti,
Mauro.
giovedì 15 aprile 2021
Morto per cause naturali
Ecco, quando leggo questa definizione in un necrologio, in un coccodrillo, in un articolo, in un lancio d'agenzia, eccetera... non rido solo per rispetto verso il morto.
Esistono morti non naturali?
Scusate, ma la fine della vita comunque avvenga è naturale.
Qui si confonde "evitabile" con "non naturale".
Mi spiego meglio.
Se una persona muore per una malattia (qualunque sia la causa della stessa) è una morte naturale. Ovvio.
Se muore di vecchiaia... è la morte più naturale di tutte. Ovvio.
Ma anche gli incidenti fanno parte della vita. Sono naturali, anche se talvolta evitabili.
Anche gli omicidi purtroppo fanno parte del mondo, della vita. Spesso prevenibili, evitabili, ma anche quelli purtroppo naturali.
Siamo sinceri: la morte, qualunque ne sia la causa, è sempre naturale.
Non esistono morti per cause non naturali.
Esistono però morti per cause evitabili.
Saluti,
Mauro.
venerdì 16 giugno 2017
È morto Helmut Kohl
Nel 1996, quando arrivai qui io, era ancora cancelliere... e molti (anche suoi nemici) gli prospettavano almeno altri dieci anni di cancellierato.
Ma il mio arrivo fu un terremoto e alle prime elezioni successive, nel 1998, Kohl cadde.
Insomma, senza di me i tedeschi avrebbero avuto Kohl cancelliere praticamente a vita :-)
Saluti,
Mauro.
venerdì 9 giugno 2017
Riina e la morte dignitosa: stiamo parlando del nulla
Dopo le false e sensazionalistiche notizie dei giornali già molti hanno messo in chiaro che la Cassazione non ha ordinato la scarcerazione di Riina.
Ha solo rinviato il tutto di nuovo al Tribunale di Sorveglianza, in quanto le sue motivazioni erano insufficienti e in parte contradditorie.
Per capirlo ai "giornalisti" sarebbe bastato leggere l'ultima frase della sentenza della Cassazione (non sarebbe neanche stato necessario leggere la sentenza completa, che comunque trovate qui):
"Annulla l'ordinanza impugnata e rinvia per nuovo esame al Tribunale di Sorveglianza di Bologna".
Ma non è tanto di questo che volevo parlarvi, la cosa è già stata chiarita bene altrove.
Quello che vorrei far notare è che in realtà si sta parlando del nulla. Sia gli avvocati di Riina che i vari tribunali si stanno occupando di una cosa che non ha senso (ma che chiaramente agli avvocati porta pubblicità e ai tribunali anche, in un modo o nell'altro).
Il punto è che l'ordinamento giuridico italiano prevede il diritto a una morte dignitosa anche per i detenuti, anche per i peggiori criminali detenuti.
E su questo credo che nessuna persona civile abbia qualcosa da ridire (è chiaro che le vittime la vedano spesso diversamente, ma non si può pretendere che le vittime perdonino, bensì solo che accettino le sentenze).
E Riina è malato seriamente (oltre che vecchio, il che certo non agevola la salute). Questo è un fatto.
Merita di morire dignitosamente? Per la legge sì (qualsiasi cosa noi moralmente pensiamo di lui).
E le carceri italiane non sono proprio il luogo migliore per morire con dignità, le condizioni della maggior parte di esse sono (eufemismo) "deficitarie".
E Riina è detenuto nel carcere di Parma (non so se sia tra i migliori o tra i peggiori in Italia, ma - come capirete sotto - la cosa in questo caso non conta proprio un belino).
Sicuri sicuri che Riina sia in carcere?
Burocraticamente sì... ma di fatto no.
Riina è ricoverato all'Ospedale Universitario di Parma in una camera singola posta momentaneamente sotto la giurisdizione del carcere di Parma, in quanto Riina è un detenuto, ma l'infermeria del carcere non poteva garantire adeguate cure.
In quella camera, a parte il fatto che è costantemente sotto sorveglianza delle forze dell'ordine e che non può ricevere visite liberamente come gli altri degenti, Riina ha le stesse comodità (o scomodità, visto che è pur sempre un ospedale) e riceve la stessa assistenza sanitaria degli altri degenti.
Sta morendo in un ospedale (o casa di cura), come la maggioranza delle persone (liberi cittadini o detenuti che siano) nelle sue condizioni di salute ed età.
Mi sapete dire dov'è la mancanza di dignità in questa situazione?
Riina sta morendo in maniera assolutamente dignitosa. All'ospedale.
Stiamo parlando del nulla.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 17 maggio 2017
Due piccole verità sulla vita
La vita è l'unica malattia veramente incurabile. Nessuno, per quanto sano fosse, ne è mai uscito vivo.
Saluti,
Mauro.
sabato 15 aprile 2017
La verità sul puccioso agnellino pasquale
Ma siamo sicuri che "salvarli" significhi veramente "salvarli"?
Allora, prima di tutto spieghiamo una cosa: gli ovini non sono animali da compagnia, sono cosiddetti animali da allevamento, a scopo commerciale o di sostentamento.
Per quanto un agnellino sia puccioso, tenero, simpatico, ecc., ecc. non può essere paragonato a un cagnolino o un gattino.
Gli ovini, pecore in particolare, sono allevati per tre prodotti: lana, latte e carne.
La lana e la carne vengono prodotte sia da maschi che da femmine, il latte ovviamente solo da femmine. Segnatevi questo punto perché ci tornerà utile dopo.
In Italia l'allevamento ovino ha una lunga e importante tradizione, però dei tre prodotti di cui sopra per gli allevatori italiani quello veramente commercialmente importante è il latte, in particolare per la produzione di formaggi.
La lana e la carne (escluso appunto il periodo pasquale per quest'ultima) non sono per l'allevatore italiano commercialmente interessanti, sono solo sottoprodotti (per rendere commercialmente interessanti la lana e la carne servono allevamenti molto, molto più grossi di quelli che abbiamo o che potremmo avere in Italia).
E il latte lo producono le femmine. Solo le femmine.
I maschi in Italia servono solo per la riproduzione. E per la riproduzione ne bastano pochi, non servono tutti quelli che nascono.
Quindi allevare e accudire anche i maschi significa per l'allevatore un lavoro in perdita, buttare via risorse.
E quindi questi maschi verrebbero in qualche modo eliminati (o, peggio sia per loro che per l'ambiente, abbandonati in natura).
Ora siete ancora sicuri che mangiarli per Pasqua sia una crudeltà? Almeno nei macelli gli animali vengono uccisi seguendo regole rigide senza nessuna crudeltà o dolore. Cosa di cui non si potrebbe garantire se venissero eliminati non tramite macellazione.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
No, la Boldrini non ha salvato due agnelline: essendo femmine loro non rischiavano di finire in nessun forno. Troppo importanti per il latte che produrranno durante la loro vita.
mercoledì 28 ottobre 2015
La vita uccide
Ora, ciascuno può mangiare ciò che vuole e morire come preferisce... però...
Ricordatevi però che se non volete morire l'unica scelta è non nascere.
Nessuno conclude la vita vivo.
Qualunque cosa mangi e qualunque altra cosa faccia.
Saluti,
Mauro.
lunedì 5 ottobre 2015
Ciao Henning e grazie di tutto
E se serve che vi spieghi chi è, peste vi colga (comunque una breve, ma precisa, biografia sua la trovate oggi sul Post).
La notizia non mi ha stupito, sapevo che era malato di cancro e che questo cancro era stato scoperto tardi, quindi con possibilità di cura limitata.
Però è comunque un dolore, una notizia che non avrei voluto leggere.
Mankell infatti, tramite il suo Wallander, è stato il "colpevole" del mio innamoramento per la letteratura gialla nordica (come raccontai qui) e almeno un suo romanzo mi ha toccato anche personalmente (come raccontai qui).
Mankell era comunque molto più che solo un giallista, ma questo è spiegato nell'articolo del Post citato sopra.
Magari ne parlerò più ampiamente un'altra volta, non ora.
Ciao Henning. E grazie di esserci stato.
Saluti,
Mauro.
giovedì 3 settembre 2015
La foto di Aylan
Ed è insorta la polemica. Polemica sul fatto se fosse giusto o sbagliato pubblicarla. Polemica a cui forse, da una parte o dall'altra, avete partecipato anche voi.
E io non pubblico la foto perché il tema di questo articolo non è se sia giusto pubblicarla o meno, non perché sia contro la pubblicazione in sé.
Il tema è che vi siete fatti accecare tutti: la polemica è servita solo a cancellare la discussione su cosa ha portato Aylan a morire su quella spiaggia e soprattutto la discussione su cosa fare per evitare che la cosa si ripeta e dove/cosa ho/abbiamo/avete/hanno sbagliato o omesso o provocato prima.
La pietà (spesso ipocrita, pelosa) per la morte di un bambino - che per la maggior parte dei lettori è solo una foto che per fortuna mostra un bambino mai arrivato da noi, se no non sarebbe più stato un bambino ma un clandestino da rifiutare - diventa anestesia per non accorgersi dei bambini che moriranno domani. E dopodomani. E il giorno dopo dopodomani. E dopo ancora.
Saluti,
Mauro.