A circolare su Facebook in questi giorni si vedono un sacco di album dedicati all'anno "meraviglioso" appena trascorso.
E questi album Facebook li ha preparati per ogni utente (no, il mio non lo ho aperto e attivato e non lo farò... spero che così facendo non sia visibile a nessuno... se per caso fosse comunque visibile, sappiate che - qualunque cosa ci sia sopra - non è da me approvata e molto probabilmente non ha nessun legame con la realtà).
Torniamo comunque all'anno meraviglioso...
Ecco il mio:
- È mancato mio papà;
- È mancata mia zia;
- È mancata la mamma di un'amico che non è un amico, bensì un fratello;
- Hanno dovuto operare a un polmone mio zio;
- La mia azienda (o meglio il settore dell'azienda in cui lavoro) è entrata in una crisi epocale;
- Un mio progetto (a cui i clienti credevano) è stato sabotato dal management perché metteva in ombra progetti "politicamente" più importanti (anche se non amati dai clienti);
- La mia auto è stata semidistrutta a Parigi (no, nessun incidente, bensì vandalismo e aggressioni);
- Ho litigato (a causa dello stress) con persone a cui tengo.
E tu, Facebook del cazzo, mi vieni a dire che è stato un anno meraviglioso?
Ma vaffanculo, va'!
Saluti,
Mauro.
mercoledì 31 dicembre 2014
mercoledì 24 dicembre 2014
Tra un volo e l'altro...
(Sto facendo scalo a Parigi andando da Düsseldorf a Genova).
...mi è venuta voglia di fare a tutti voi lettori gli auguri di buone feste :-)
Saluti,
Mauro.
...mi è venuta voglia di fare a tutti voi lettori gli auguri di buone feste :-)
Saluti,
Mauro.
sabato 20 dicembre 2014
Cari giornalisti sportivi: la "Bundes" non esiste!
Da un po' di tempo a questa parte il giornalismo (giornalismo?) sportivo italiano ha scoperto (anzi inventato) una nuova parola: Bundes.
E, oltre ad averla inventata, la ama alla follia a quanto pare.
Cosa significa Bundes?
Niente, proprio nulla di nulla.
Ma secondo i giornalisti (giornalisti?) sportivi italiani è il nomignolo che normalmente si usa per il corrispettivo tedesco della serie A italiana di calcio.
Che nome ha, ufficilamente, la serie A di calcio tedesca? 1. Fußball-Bundesliga (usando lettere invece di numeri: Erste Fußball-Bundesliga).
Certo è un nome un po' lungo e anche qui in Germania infatti nessuno dice Erste Fußball-Bundesliga quando ne parla (a parte che sui documenti ufficiali, logicamente).
E oltretutto anche altri tornei calcistici vengono tradizionalmente accorciati (per esempio quasi nessuno spagnolo dice Primera División, ma quasi tutti La Liga, e molti inglesi non dicono Premier League, ma si accontentano di League o The League o qualche volta di Premier).
Come viene accorciata Erste Fußball-Bundesliga in Germania?
Ci sono tante possibilità. La maggioranza dei tedeschi (sia tifosi che giornalisti che addetti ai lavori) dice semplicemente Bundesliga. Qualche volta, meno spesso, si sente Erste Liga oppure Die Liga, ancora più raramente Liga e basta.
Ma nessuno, proprio nessuno mai, qui in Germania (ma neanche nel resto del centro-nord Europa, non solo nei paesi di lingua tedesca... in Francia o Spagna io personalmente non so come chiamino la Bundesliga... se qualcuno di voi lo sa, fatemelo sapere) si è mai sognato né si sognerebbe mai di dire Bundes (e neanche Bund, più avanti capirete perché ho tirato in ballo Bund).
Allora, per prima cosa, semplicemente perché anche un'abbreviazione deve mantenere un senso. Qui si tratta infatti di abbreviare una parola composta oppure un insieme di parole, non di trovare un nomignolo o un saprannome. E Bundes in tedesco non esiste. Non significa nulla.
Ora voi mi direte... ma Bundesliga è una parola composta, quindi se Liga è una delle componenti, l'altra sarà Bundes!
Prendiamo per esempio la parola composta italiana soprattutto. Visto che tutto è una delle componenti, allora l'altra sarà di sicuro soprat, giusto? No? Dite che è sbagliato? Dite che l'altra componente è sopra, non soprat?
Eppure io ho solo usato la logica che i giornalisti (giornalisti?) sportivi italiani hanno usato con Bundesliga, quindi deve essere giusto!
E invece no.
Come vedete, quella "logica" non ha nulla di logico.
La parola Bundesliga è composta da Bund (e qui capite perché sopra ho citato Bund accanto a Bundes) e Liga e tradotta letteralmente significa il campionato (Liga) della federazione (Bund).
Le due lettere in mezzo (es), come la t aggiuntiva di soprattutto, stanno lì per regoleortografiche grammaticali e soprattutto fonetiche.
Quindi, come ora capite, usare Bundes non ha nessun senso e indica solo l'ignoranza di chi lo fa per due motivi:
1) Semplicemente è una parola che non esiste e non significa nulla;
2) Anche se venisse ridotta alla parola corretta (Bund), non potrebbe venire usata perché in quel caso indicherebbe la federazione e non il campionato.
Giornalisti (giornalisti?) sportivi italiani: studiate!
Anzi, in questo caso vi basterebbe usare anche solo Google Translate, non vi servirebbe nemmeno studiare.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Alla Gazzetta dello Sport già lo feci notare... credete abbiano in qualche modo reagito?
E, oltre ad averla inventata, la ama alla follia a quanto pare.
Cosa significa Bundes?
Niente, proprio nulla di nulla.
Ma secondo i giornalisti (giornalisti?) sportivi italiani è il nomignolo che normalmente si usa per il corrispettivo tedesco della serie A italiana di calcio.
Che nome ha, ufficilamente, la serie A di calcio tedesca? 1. Fußball-Bundesliga (usando lettere invece di numeri: Erste Fußball-Bundesliga).
Certo è un nome un po' lungo e anche qui in Germania infatti nessuno dice Erste Fußball-Bundesliga quando ne parla (a parte che sui documenti ufficiali, logicamente).
E oltretutto anche altri tornei calcistici vengono tradizionalmente accorciati (per esempio quasi nessuno spagnolo dice Primera División, ma quasi tutti La Liga, e molti inglesi non dicono Premier League, ma si accontentano di League o The League o qualche volta di Premier).
Come viene accorciata Erste Fußball-Bundesliga in Germania?
Ci sono tante possibilità. La maggioranza dei tedeschi (sia tifosi che giornalisti che addetti ai lavori) dice semplicemente Bundesliga. Qualche volta, meno spesso, si sente Erste Liga oppure Die Liga, ancora più raramente Liga e basta.
Ma nessuno, proprio nessuno mai, qui in Germania (ma neanche nel resto del centro-nord Europa, non solo nei paesi di lingua tedesca... in Francia o Spagna io personalmente non so come chiamino la Bundesliga... se qualcuno di voi lo sa, fatemelo sapere) si è mai sognato né si sognerebbe mai di dire Bundes (e neanche Bund, più avanti capirete perché ho tirato in ballo Bund).
Allora, per prima cosa, semplicemente perché anche un'abbreviazione deve mantenere un senso. Qui si tratta infatti di abbreviare una parola composta oppure un insieme di parole, non di trovare un nomignolo o un saprannome. E Bundes in tedesco non esiste. Non significa nulla.
Ora voi mi direte... ma Bundesliga è una parola composta, quindi se Liga è una delle componenti, l'altra sarà Bundes!
Prendiamo per esempio la parola composta italiana soprattutto. Visto che tutto è una delle componenti, allora l'altra sarà di sicuro soprat, giusto? No? Dite che è sbagliato? Dite che l'altra componente è sopra, non soprat?
Eppure io ho solo usato la logica che i giornalisti (giornalisti?) sportivi italiani hanno usato con Bundesliga, quindi deve essere giusto!
E invece no.
Come vedete, quella "logica" non ha nulla di logico.
La parola Bundesliga è composta da Bund (e qui capite perché sopra ho citato Bund accanto a Bundes) e Liga e tradotta letteralmente significa il campionato (Liga) della federazione (Bund).
Le due lettere in mezzo (es), come la t aggiuntiva di soprattutto, stanno lì per regole
Quindi, come ora capite, usare Bundes non ha nessun senso e indica solo l'ignoranza di chi lo fa per due motivi:
1) Semplicemente è una parola che non esiste e non significa nulla;
2) Anche se venisse ridotta alla parola corretta (Bund), non potrebbe venire usata perché in quel caso indicherebbe la federazione e non il campionato.
Giornalisti (giornalisti?) sportivi italiani: studiate!
Anzi, in questo caso vi basterebbe usare anche solo Google Translate, non vi servirebbe nemmeno studiare.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Alla Gazzetta dello Sport già lo feci notare... credete abbiano in qualche modo reagito?
giovedì 18 dicembre 2014
Un grande anniversario italiano (dimenticato)
Lo scorso 15 dicembre l'Italia ha - di fatto - dimenticato sé stessa, dimenticato cosa riesce a fare quando si impegna.
Cinquant'anni fa, il 15 dicembre 1964, il primo paese al di là delle due grandi potenze (USA e URSS) spedì un satellite artificiale nello spazio.
Questo satellite era stato completamente ideato e costruito da scienziati e tecnici di questo paese. Con fondi di questo paese.
A quel tempo al di fuori di USA e URSS non esistevano poligoni di lancio e razzi vettori... quindi questo satellite "terzo" venne lanciato con un vettore Scout (statunitense) dal poligono di Wallops Island (negli USA).
Però a Wallops Island quel giorno non c'era personale statunitense (a parte il servizio di sicurezza agli ingressi): tutto il lavoro di preparazione, programmazione, lancio, stabilizzazione in orbita, ecc., ecc. venne effettuato da personale della stessa nazionalità del satellite lanciato. Senza eccezioni.
Quel satellite era il San Marco 1.
Ed era italiano.
Celebrazioni ufficiali? Neanche per sbaglio!
Grandi servizi televisivi? Ma quando mai!
Povera Italia.
Saluti,
Mauro.
Cinquant'anni fa, il 15 dicembre 1964, il primo paese al di là delle due grandi potenze (USA e URSS) spedì un satellite artificiale nello spazio.
Questo satellite era stato completamente ideato e costruito da scienziati e tecnici di questo paese. Con fondi di questo paese.
A quel tempo al di fuori di USA e URSS non esistevano poligoni di lancio e razzi vettori... quindi questo satellite "terzo" venne lanciato con un vettore Scout (statunitense) dal poligono di Wallops Island (negli USA).
Però a Wallops Island quel giorno non c'era personale statunitense (a parte il servizio di sicurezza agli ingressi): tutto il lavoro di preparazione, programmazione, lancio, stabilizzazione in orbita, ecc., ecc. venne effettuato da personale della stessa nazionalità del satellite lanciato. Senza eccezioni.
Quel satellite era il San Marco 1.
Ed era italiano.
Celebrazioni ufficiali? Neanche per sbaglio!
Grandi servizi televisivi? Ma quando mai!
Povera Italia.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 10 dicembre 2014
Firmate per salvare Di Matteo
Nino Di Matteo è in pericolo.
Chi è Nino Di Matteo?
È l'erede a Palermo dei Falcone e dei Borsellino. È il primo nemico della mafia oggi in Italia. È l'uomo che la mafia vuole uccidere. È il giudice che la politica non protegge.
Quindi... firmate questa petizione che verrà presentata domani in Parlamento.
Firmate, firmate, firmate!!!
Saluti,
Mauro.
Chi è Nino Di Matteo?
È l'erede a Palermo dei Falcone e dei Borsellino. È il primo nemico della mafia oggi in Italia. È l'uomo che la mafia vuole uccidere. È il giudice che la politica non protegge.
Quindi... firmate questa petizione che verrà presentata domani in Parlamento.
Firmate, firmate, firmate!!!
Saluti,
Mauro.
venerdì 5 dicembre 2014
Una splendida chiacchierata (ciao Manuel)
Stamattina, a Roma, è morto Manuel De Sica, ucciso da un infarto.
Grandissimo musicista e compositore (soprattutto di colonne sonore). Purtroppo per la maggioranza della gente famoso non tanto per le sue opere, quanto per l'essere "figlio di" (Vittorio) e "fratello di" (Christian).
Io di Manuel De Sica ho un ricordo personale molto piacevole.
Parlo di circa quindici anni fa. Sia io che lui eravamo a Colonia (sì, io ora ci abito, ma a quei tempi non ci abitavo ancora) nella sede della WDR per essere entrambi intervistati dal programma radiofonico in lingua italiana della stessa.
Non ci conoscevamo (cioè io conoscevo la sua opera ma non sapevo nulla di lui come persona e lui, logicamente, conosceva il mio nome solo per averlo visto nella scaletta della trasmissione...) e ci siamo ritrovati insieme da soli una mezz'oretta nel salottino vicino allo studio di registrazione, in attesa che arrivasse il nostro turno.
E ci siamo messi a chiacchierare. O meglio, lui ha cominciato a chiedermi di me e di cosa facevo e poi siamo passati a parlare e a scambiarci idee sui più vari argomenti.
Una delle chiacchierate più piacevoli della mia vita, con una persona al tempo stesso coltissima e di una semplicità e gentilezza disarmanti.
Dopo quell'incontro non ci siamo mai più né rivisti né sentiti, ma il ricordo continuo a portarmelo dentro con piacere.
Ciao Manuel, che la terra ti sia lieve.
Saluti,
Mauro.
Grandissimo musicista e compositore (soprattutto di colonne sonore). Purtroppo per la maggioranza della gente famoso non tanto per le sue opere, quanto per l'essere "figlio di" (Vittorio) e "fratello di" (Christian).
Io di Manuel De Sica ho un ricordo personale molto piacevole.
Parlo di circa quindici anni fa. Sia io che lui eravamo a Colonia (sì, io ora ci abito, ma a quei tempi non ci abitavo ancora) nella sede della WDR per essere entrambi intervistati dal programma radiofonico in lingua italiana della stessa.
Non ci conoscevamo (cioè io conoscevo la sua opera ma non sapevo nulla di lui come persona e lui, logicamente, conosceva il mio nome solo per averlo visto nella scaletta della trasmissione...) e ci siamo ritrovati insieme da soli una mezz'oretta nel salottino vicino allo studio di registrazione, in attesa che arrivasse il nostro turno.
E ci siamo messi a chiacchierare. O meglio, lui ha cominciato a chiedermi di me e di cosa facevo e poi siamo passati a parlare e a scambiarci idee sui più vari argomenti.
Una delle chiacchierate più piacevoli della mia vita, con una persona al tempo stesso coltissima e di una semplicità e gentilezza disarmanti.
Dopo quell'incontro non ci siamo mai più né rivisti né sentiti, ma il ricordo continuo a portarmelo dentro con piacere.
Ciao Manuel, che la terra ti sia lieve.
Saluti,
Mauro.
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martedì 2 dicembre 2014
Un trattato indigesto
Il TTIP.
Tutti ne parlano. Molti lo contestano (generalmente per i motivi sbagliati). Pochi lo conoscono.
Io personalmente lo ho sempre considerato negativo, antieuropeo, una svendita della nostra economia e della nostra cultura agli USA.
Ma non sapevo come esprimere con chiarezza, in maniera precisa ma comprensibile a tutti, questo mio rifiuto, le mie preoccupazioni e convinzioni.
Bene, ora non ho più bisogno di farlo. C'è chi lo ha fatto per me :-)
Leggetevi "TTIP, TTIP" di Uriel Fanelli. Dice tutto quello che avrei voluto dire io. Con estrema chiarezza.
Saluti,
Mauro.
Tutti ne parlano. Molti lo contestano (generalmente per i motivi sbagliati). Pochi lo conoscono.
Io personalmente lo ho sempre considerato negativo, antieuropeo, una svendita della nostra economia e della nostra cultura agli USA.
Ma non sapevo come esprimere con chiarezza, in maniera precisa ma comprensibile a tutti, questo mio rifiuto, le mie preoccupazioni e convinzioni.
Bene, ora non ho più bisogno di farlo. C'è chi lo ha fatto per me :-)
Leggetevi "TTIP, TTIP" di Uriel Fanelli. Dice tutto quello che avrei voluto dire io. Con estrema chiarezza.
Saluti,
Mauro.
venerdì 21 novembre 2014
I numeri di Genova 1 - La popolazione
Allora, sulle recenti alluvioni genovesi ci sarebbero tante cose da dire.
E i crudi, chiari numeri le dicono meglio di tante elucubrazioni.
Partiamo col discorso popolazione e cementificazione.
Genova è creduta una città di mare, avendo il più importante e grande porto italiano. Però i genovesi vivono sulla terra, non sull'acqua, e ciò fa di Genova una città di montagna, vista l'assenza quasi totale di zone pianeggianti e la ripidità estrema dei monti su cui è costruita (anche se a due passi dal mare).
Genova ha oggi circa 600000 abitanti (tanto per fare confronti internazionali, quindi paragonabile a una Francoforte sul Meno, per esempio).
E a cavallo tra gli anni '70 e '80 Genova aveva raggiunto quasi i 900000 abitanti (paragonabile quindi a una Colonia, per esempio).
E questo in una città che non ha lo spazio: i monti crescono subito dal mare (come accennato sopra), non c'è uno spazio veramente utilizzabile tra i monti e il mare.
Guardando la topografia della città (comprese le valli che vanno verso l'interno)... si vede subito che lo spazio materiale a Genova può accogliere 200000, al massimo 300000 persone. Non di più.
Ma oggi sono il doppio, almeno.
E trent'anni fa erano il triplo, almeno.
Quindi a Genova - legalmente o illegalmente che fosse - si è costruito per la popolazione effettiva, non per la popolazione che lo "spazio Genova" poteva materialmente e veramente accogliere.
Ma la gente era là, ed era tanta (e per lo spazio a disposizione è ancora tanta)... cosa poteva fare la politica, l'amministrazione?
Costruire meglio sì, senza dubbio, ma costruire meno (e la quantità di cemento è il vero problema di Genova, non la qualità)... beh, un po' difficile, a meno di non trasferire con la forza buona parte della popolazione altrove.
Quindi portare in tribunale chiunque abbia costruito o permesso di costruire illegalmente è sacrosanto.
Ma prima di condannare chi ha costruito o permesso di costruire per il solo fatto di averlo fatto... riflettiamo un attimo sui numeri di cui sopra.
Saluti,
Mauro.
E i crudi, chiari numeri le dicono meglio di tante elucubrazioni.
Partiamo col discorso popolazione e cementificazione.
Genova è creduta una città di mare, avendo il più importante e grande porto italiano. Però i genovesi vivono sulla terra, non sull'acqua, e ciò fa di Genova una città di montagna, vista l'assenza quasi totale di zone pianeggianti e la ripidità estrema dei monti su cui è costruita (anche se a due passi dal mare).
Genova ha oggi circa 600000 abitanti (tanto per fare confronti internazionali, quindi paragonabile a una Francoforte sul Meno, per esempio).
E a cavallo tra gli anni '70 e '80 Genova aveva raggiunto quasi i 900000 abitanti (paragonabile quindi a una Colonia, per esempio).
E questo in una città che non ha lo spazio: i monti crescono subito dal mare (come accennato sopra), non c'è uno spazio veramente utilizzabile tra i monti e il mare.
Guardando la topografia della città (comprese le valli che vanno verso l'interno)... si vede subito che lo spazio materiale a Genova può accogliere 200000, al massimo 300000 persone. Non di più.
Ma oggi sono il doppio, almeno.
E trent'anni fa erano il triplo, almeno.
Quindi a Genova - legalmente o illegalmente che fosse - si è costruito per la popolazione effettiva, non per la popolazione che lo "spazio Genova" poteva materialmente e veramente accogliere.
Ma la gente era là, ed era tanta (e per lo spazio a disposizione è ancora tanta)... cosa poteva fare la politica, l'amministrazione?
Costruire meglio sì, senza dubbio, ma costruire meno (e la quantità di cemento è il vero problema di Genova, non la qualità)... beh, un po' difficile, a meno di non trasferire con la forza buona parte della popolazione altrove.
Quindi portare in tribunale chiunque abbia costruito o permesso di costruire illegalmente è sacrosanto.
Ma prima di condannare chi ha costruito o permesso di costruire per il solo fatto di averlo fatto... riflettiamo un attimo sui numeri di cui sopra.
Saluti,
Mauro.
domenica 16 novembre 2014
Non riesco a scriverne
E la mia Genova, la mia Liguria (e non solo loro) sono di nuovo in totale emergenza, sono distrutte e violentate.
Ci sarebbero tante cose da dire, da scrivere. A livello tecnico, scientifico, legale, politico. E, almeno per quanto riguarda la parte tecnica e scientifica, pur non essendo geologo o meteorologo qualcosa da dire la avrei (anche su legalità e politica, ma lì comunque con meno cognizione di causa).
Però non ce la faccio e in fondo non sarebbe neanche giusto: scriverei troppo col cuore e troppo poco con la testa.
Ne scriverò - forse - più avanti, quando tutto sarà finito e potrò disquisirne senza essere schiavo delle emozioni.
Per ora posso solo dire: fatti forza, Genova, rialzati e scrollati di dosso il male come hai sempre fatto in passato. Ne hai passate tante (non solo alluvioni) ma niente ti ha mai ucciso. E niente lo farà neanche ora.
Saluti,
Mauro.
Ci sarebbero tante cose da dire, da scrivere. A livello tecnico, scientifico, legale, politico. E, almeno per quanto riguarda la parte tecnica e scientifica, pur non essendo geologo o meteorologo qualcosa da dire la avrei (anche su legalità e politica, ma lì comunque con meno cognizione di causa).
Però non ce la faccio e in fondo non sarebbe neanche giusto: scriverei troppo col cuore e troppo poco con la testa.
Ne scriverò - forse - più avanti, quando tutto sarà finito e potrò disquisirne senza essere schiavo delle emozioni.
Per ora posso solo dire: fatti forza, Genova, rialzati e scrollati di dosso il male come hai sempre fatto in passato. Ne hai passate tante (non solo alluvioni) ma niente ti ha mai ucciso. E niente lo farà neanche ora.
Saluti,
Mauro.
sabato 15 novembre 2014
Non serve che ve lo dica io, ma...
La situazione a Genova e in Liguria è di nuovo drammatica. La regione è sott'acqua.
A tutti i miei (pochi o tanti che siano) lettori che vivono in Liguria: State in casa, non uscite, se abitate vicino a un torrente andate ai piani alti, se abitate ai piani bassi cercate qualcuno che vi ospiti in alto, dimenticatevi auto e moto (per quanto le abbiate pagate) e pensate a voi stessi e ai vostri famigliari e amici.
Lo so, ve lo hanno già detto in mille, ma meglio una volta di più che una volta di meno.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Io sto seguendo la situazione in Liguria, ma l'invito vale anche per chi vive in Basso Piemonte.
A tutti i miei (pochi o tanti che siano) lettori che vivono in Liguria: State in casa, non uscite, se abitate vicino a un torrente andate ai piani alti, se abitate ai piani bassi cercate qualcuno che vi ospiti in alto, dimenticatevi auto e moto (per quanto le abbiate pagate) e pensate a voi stessi e ai vostri famigliari e amici.
Lo so, ve lo hanno già detto in mille, ma meglio una volta di più che una volta di meno.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Io sto seguendo la situazione in Liguria, ma l'invito vale anche per chi vive in Basso Piemonte.
Ci è riuscito!
In questo fine settimana si giocano partite per le qualificazioni al prossimo campionato europeo.
Una partita particolarmente interessante era ieri sera Germania-Gibilterra.
La partita tra i campioni del mondo e gli ultimi arrivati, in quanto federazione appena riconosciuta e per la prima volta partecipante a una qualche competizione ufficiale.
Il portiere di Gibilterra in un'intervista un paio di giorni prima della partita aveva detto che l'obiettivo era prendere meno di sette reti, in maniera da poter dire di essere meglio del Brasile.
Infatti nella semifinale dell'ultimo mondiale di calcio - giocato in Brasile! - la Germania battè il Brasile 7-1.
Ieri sera - in Germania! - nelle qualificazioni per i prossimi campionati europei la Germania ha battuto Gibilterra 4-0.
E 4 è meno di 7... quindi Gibilterra è meglio del Brasile :-)
Saluti,
Mauro.
Una partita particolarmente interessante era ieri sera Germania-Gibilterra.
La partita tra i campioni del mondo e gli ultimi arrivati, in quanto federazione appena riconosciuta e per la prima volta partecipante a una qualche competizione ufficiale.
Il portiere di Gibilterra in un'intervista un paio di giorni prima della partita aveva detto che l'obiettivo era prendere meno di sette reti, in maniera da poter dire di essere meglio del Brasile.
Infatti nella semifinale dell'ultimo mondiale di calcio - giocato in Brasile! - la Germania battè il Brasile 7-1.
Ieri sera - in Germania! - nelle qualificazioni per i prossimi campionati europei la Germania ha battuto Gibilterra 4-0.
E 4 è meno di 7... quindi Gibilterra è meglio del Brasile :-)
Saluti,
Mauro.
mercoledì 12 novembre 2014
A rischio povertà
Tutti sappiamo (o crediamo di sapere) che nel sud dell'Europa il rischio povertà è ben più presente che nel nord del continente.
E in linea generale è vero. Non c'è nulla da dire.
Ma a seguire le pubblicazioni dei vari istituti di statistica si scoprono cosine interessanti (anche se non piacevoli).
Guardate per esempio questo grafico basato su dati Eurostat (cioè Ufficio Europeo di Satistica):
E in linea generale è vero. Non c'è nulla da dire.
Ma a seguire le pubblicazioni dei vari istituti di statistica si scoprono cosine interessanti (anche se non piacevoli).
Guardate per esempio questo grafico basato su dati Eurostat (cioè Ufficio Europeo di Satistica):
Le colonne rosse (parte inferiore del grafico) indicano la percentuale di popolazione totale a rischio povertà.
E qui si vede che i paesi del sud Europa sono più a rischio di altri. La Germania (DE) si dimostra non essere quel paradiso che molti credono, ma sta comunque meglio della media europea (EU27).
Nella parte superiore del grafico vediamo le colonne blu... che mostrano altro. Le colonne blu indicano la percentuale di disoccupati a rischio povertà.
E qui cosa succede? Succede che la Germania schizza in alto: i suoi disoccupati sono quelli che in Europa (intesa come UE, non geograficamente) più di tutti rischiano di ritrovarsi in una situazione di povertà.
Da persona che in Germania ci vive da un bel po' di tempo la cosa non mi stupisce.
È un retaggio del governo Schröder (mai cancellato dalla Merkel, che ama questo retaggio però ama ancora di più poterne scaricare le colpe su qualcun altro) e si adatta molto bene alla mentalità tedesca media: chi ha lavoro merita rispetto, chi non ha lavoro è solo un lavativo (indipendentemente dal perché non lo ha).
Quindi tagli a manetta allo stato sociale. Ma non per tutti. Di fatto solo per coloro che dello stato sociale hanno veramente bisogno.
Saluti,
Mauro.
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Ciao Liliana
Nella notte tra lunedì e martedì è morta la mamma di un mio carissimo amico. Di un mio vecchissimo amico, sarebbe giusto aggiungere.
Ci conosciamo da più di quarant'anni (e ne abbiamo quarantasei), dei quali otto come compagni di banco... pieni di complicità e di affetto ma anche di litigi (almeno all'inizio non necessariamente solo verbali).
E dallo stesso tempo conosciamo (e si conoscono) le rispettive famiglie.
E non mancano i pomeriggi in cui io sono stato "parcheggiato" a casa sua o lui a casa mia.
Sinceramente, è stato come perdere un membro della mia famiglia.
Ciao Liliana, mi mancherai.
Saluti,
Mauro.
Ci conosciamo da più di quarant'anni (e ne abbiamo quarantasei), dei quali otto come compagni di banco... pieni di complicità e di affetto ma anche di litigi (almeno all'inizio non necessariamente solo verbali).
E dallo stesso tempo conosciamo (e si conoscono) le rispettive famiglie.
E non mancano i pomeriggi in cui io sono stato "parcheggiato" a casa sua o lui a casa mia.
Sinceramente, è stato come perdere un membro della mia famiglia.
Ciao Liliana, mi mancherai.
Saluti,
Mauro.
martedì 4 novembre 2014
Il casino col pedaggio in Germania - 2 (forza Europa, abbasso Baviera)
Già un paio di mesi fa avevo scritto riguardo al pedaggio per le auto che si voleva introdurre in Germania.
Ora sembra che che le "idee" siano state "fissate" e che la legge sia pronta.
Intanto una buona notizia: il pedaggio riguarderà solo le autostrade e non la rete stradale globale come originariamente previsto (cosa che sarebbe stata anche tecnicamente problematica, ma questo è un altro discorso).
Altra buona (relativamente) notizia: il pedaggio partirà dal 2016 e non più dal 2015 come originariamente previsto.
La brutta notizia (perché contraria a ogni accordo europeo e contraria a ogni logica) è che è confermato che di fatto questo pedaggio lo pagheranno solo coloro che percorreranno le autostrade tedesche con una macchina immatricolata al di fuori della Germania, visto che le auto immatricolate in Germania riceveranno uno sconto sulla tassa di circolazione più o meno pari al pedaggio autostradale annuale (mi direte, sempre meglio dell'idea originale bavarese che prevedeva il pedaggio senza sconti sulla tassa di circolazione anche per le auto immatricolate in Germania ma a nome di chi non avesse passaporto tedesco, come ad esempio il sottoscritto, autore di questo blog).
La cosa comunque più assurda è la motivazione che la coppia Dobrindt/Seehofer (entrambi bavaresi, il primo ministro federale dei trasporti, il secondo primo ministro del Land Baviera) continuano a dare alla cosa: i tedeschi all'estero pagano il pedaggio.
Vero. Lo pagano.
Ma lo pagano come tutti gli altri: in Italia, Francia, Austria e in ogni altro paese con pedaggio non esiste nessuna forma di sconto per gli "indigeni" come quella che si vuole introdurre in Germania.
Mah. Vedremo come reagirà l'Europa al momento in cui la cosa diventerà effettiva.
In ogni caso, da straniero "immatricolato" in Germania se la cosa verrà accettata dall'UE senza modifiche valuterò se vendere la mia macchina, per coerenza politico-ideologica: io non ci perderei nulla - la macchina per me è comoda, ma i mezzi pubblici mi basterebbero - lo stato tedesco ci perderebbe pedaggio, tassa di circolazione e le accise sulla benzina (e no, non ci guadagnerebbe sui mezzi pubblici: l'abbonamento aziendale ce l'ho comunque già ora, sia che vada al lavoro in treno sia che ci vada in auto).
Anche questo è essere europei: rifiutare i vantaggi personali immediati che si possono avere, se questi danneggiano l'idea europea e conseguentemente danneggiano i vantaggi a lungo termine che anche io singolo cittadino ne avrò.
Quindi... forza Europa, abbasso Baviera!
Saluti,
Mauro.
Ora sembra che che le "idee" siano state "fissate" e che la legge sia pronta.
Intanto una buona notizia: il pedaggio riguarderà solo le autostrade e non la rete stradale globale come originariamente previsto (cosa che sarebbe stata anche tecnicamente problematica, ma questo è un altro discorso).
Altra buona (relativamente) notizia: il pedaggio partirà dal 2016 e non più dal 2015 come originariamente previsto.
La brutta notizia (perché contraria a ogni accordo europeo e contraria a ogni logica) è che è confermato che di fatto questo pedaggio lo pagheranno solo coloro che percorreranno le autostrade tedesche con una macchina immatricolata al di fuori della Germania, visto che le auto immatricolate in Germania riceveranno uno sconto sulla tassa di circolazione più o meno pari al pedaggio autostradale annuale (mi direte, sempre meglio dell'idea originale bavarese che prevedeva il pedaggio senza sconti sulla tassa di circolazione anche per le auto immatricolate in Germania ma a nome di chi non avesse passaporto tedesco, come ad esempio il sottoscritto, autore di questo blog).
La cosa comunque più assurda è la motivazione che la coppia Dobrindt/Seehofer (entrambi bavaresi, il primo ministro federale dei trasporti, il secondo primo ministro del Land Baviera) continuano a dare alla cosa: i tedeschi all'estero pagano il pedaggio.
Vero. Lo pagano.
Ma lo pagano come tutti gli altri: in Italia, Francia, Austria e in ogni altro paese con pedaggio non esiste nessuna forma di sconto per gli "indigeni" come quella che si vuole introdurre in Germania.
Mah. Vedremo come reagirà l'Europa al momento in cui la cosa diventerà effettiva.
In ogni caso, da straniero "immatricolato" in Germania se la cosa verrà accettata dall'UE senza modifiche valuterò se vendere la mia macchina, per coerenza politico-ideologica: io non ci perderei nulla - la macchina per me è comoda, ma i mezzi pubblici mi basterebbero - lo stato tedesco ci perderebbe pedaggio, tassa di circolazione e le accise sulla benzina (e no, non ci guadagnerebbe sui mezzi pubblici: l'abbonamento aziendale ce l'ho comunque già ora, sia che vada al lavoro in treno sia che ci vada in auto).
Anche questo è essere europei: rifiutare i vantaggi personali immediati che si possono avere, se questi danneggiano l'idea europea e conseguentemente danneggiano i vantaggi a lungo termine che anche io singolo cittadino ne avrò.
Quindi... forza Europa, abbasso Baviera!
Saluti,
Mauro.
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venerdì 31 ottobre 2014
La leggenda del dolore dal dentista
Tutti lo sanno: dal dentista, anestesia o meno, si soffre, si prova dolore.
Ne siamo sicuri?
Io in questo periodo sono sotto doppia cura dentistica: per la paradontosi (denti sani ma gengive no) e per ragioni estetiche (denti sani ma storti e li voglio raddrizzare).
I dentisti che si stanno occupando della cosa (uno, anzi una, per la paradontosi e uno per l'estetica) mi stanno torturando che è un piacere... e non sempre con anestesia.
Eppure io non provo nessun dolore. Al massimo una specie di solletico, un po' di fastidio.
Non è che il dolore dal dentista sia una leggenda metropolitana e che quel dolore venga sentito perché deve essere sentito e non perché realmente ci sia?
Saluti,
Mauro.
Ne siamo sicuri?
Io in questo periodo sono sotto doppia cura dentistica: per la paradontosi (denti sani ma gengive no) e per ragioni estetiche (denti sani ma storti e li voglio raddrizzare).
I dentisti che si stanno occupando della cosa (uno, anzi una, per la paradontosi e uno per l'estetica) mi stanno torturando che è un piacere... e non sempre con anestesia.
Eppure io non provo nessun dolore. Al massimo una specie di solletico, un po' di fastidio.
Non è che il dolore dal dentista sia una leggenda metropolitana e che quel dolore venga sentito perché deve essere sentito e non perché realmente ci sia?
Saluti,
Mauro.
mercoledì 29 ottobre 2014
Una fondamentale regola aziendale
Quando in azienda un uomo con il caffé in mano e un uomo senza caffé si incontrano in uno spazio angusto... l'uomo senza caffé deve fare strada.
Anche se ha fretta, anche se é superiore nella gerarchia, anche se è arrivato prima in quell'angolo, anche se..., anche se..., anche se...
Deve fare strada. Punto.
Ah, dimenticavo: io generalmente in azienda sono l'uomo col caffé :-)
Saluti,
Mauro.
Anche se ha fretta, anche se é superiore nella gerarchia, anche se è arrivato prima in quell'angolo, anche se..., anche se..., anche se...
Deve fare strada. Punto.
Ah, dimenticavo: io generalmente in azienda sono l'uomo col caffé :-)
Saluti,
Mauro.
martedì 28 ottobre 2014
Salvare degli idioti sopra il Reno
A Colonia c'è una funivia. No, Colonia non è una stazione sciistica, ma negli anni sessanta qualcuno ha pensato bene di costruire una funivia che attraversasse il Reno e garantisse un buon panorama sulla città.
Detta funivia è, detto papale papale, assolutamente inutile.
Ma detta funivia esiste. E quindi qui a Colonia ce la teniamo.
A Colonia la settimana scorsa c'è stata anche un'altra cosa: una tempesta. Con venti a 60 km/h (e punte a 100 km/h). Tempesta preannuciata e - al di là del preannuncio - durata un bel po', non solo un paio di minuti, quindi non proprio passata inosservata. Anche per chi non segue le notizie.
Nonostante ciò, nonostante che già da un po' ci fossero venti a 60 km/h (e vi garantisco che un vento a 60 km/h lo sentite, eccome se lo sentite!) una famiglia di turisti con due bimbi piccoli (uno di pochi mesi) è salita sulla funivia in mezzo alla tempesta.
E la funivia si è bloccata mentre la famigliola era sopra il Reno.
Grande dispiego di mezzi di soccorso per "salvare" la famigliola, con tutte le difficoltà portate dal fatto che la cabina della funivia fosse sopra il fiume e non sopra la terraferma... insomma un impegno e una spesa notevoli.
E dopo la spesa... indagini della procura (chiaramente appena cominciate, ma non ancora concluse) per valutare le colpe del gestore della funivia, visto che la ha tenuta in funzione nonostante i venti a 60 km/h.
E la famiglia rimasta prigioniera in cabina sopra il fiume... chiaramente una vittima!
Vittima? Ma scherziamo?
Già da un po' ci sono venti a 60 km/h (che, ti garantisco, li senti, eccome se li senti, come già scritto... ed eccome ti preoccupano, se sei una persona almeno un minimo intelligente).
E tu, nonostante ciò (e con due bambini piccoli per di più), sali comunque sulla funivia solo perché questa non è stata bloccata?
Cioè, fammi capire, tu mi stai dicendo che non hai un cervello di tuo per valutare pericoli e rischi?
Io sinceramente spero che la città di Colonia mandi a te (e non al gestore della funivia) il conto delle spese per il salvataggio.
Ma dubito che succederà.
Però io - che con le mie tasse di residente a Colonia ho pagato il "salvataggio" di un idiota come te - mi sono segnato il tuo nome.
E cercherò la possibilità di farmi rimborsare da te.
Perché tu non sei stato vittima di un incidente. Sei stato vittima della tua idiozia. E non è giusto che io paghi per essa.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
La notizia leggibile (in tedesco) qui... chiaramente con la famiglia di idioti nei panni della vittima, purtroppo.
Detta funivia è, detto papale papale, assolutamente inutile.
Ma detta funivia esiste. E quindi qui a Colonia ce la teniamo.
A Colonia la settimana scorsa c'è stata anche un'altra cosa: una tempesta. Con venti a 60 km/h (e punte a 100 km/h). Tempesta preannuciata e - al di là del preannuncio - durata un bel po', non solo un paio di minuti, quindi non proprio passata inosservata. Anche per chi non segue le notizie.
Nonostante ciò, nonostante che già da un po' ci fossero venti a 60 km/h (e vi garantisco che un vento a 60 km/h lo sentite, eccome se lo sentite!) una famiglia di turisti con due bimbi piccoli (uno di pochi mesi) è salita sulla funivia in mezzo alla tempesta.
E la funivia si è bloccata mentre la famigliola era sopra il Reno.
Grande dispiego di mezzi di soccorso per "salvare" la famigliola, con tutte le difficoltà portate dal fatto che la cabina della funivia fosse sopra il fiume e non sopra la terraferma... insomma un impegno e una spesa notevoli.
E dopo la spesa... indagini della procura (chiaramente appena cominciate, ma non ancora concluse) per valutare le colpe del gestore della funivia, visto che la ha tenuta in funzione nonostante i venti a 60 km/h.
E la famiglia rimasta prigioniera in cabina sopra il fiume... chiaramente una vittima!
Vittima? Ma scherziamo?
Già da un po' ci sono venti a 60 km/h (che, ti garantisco, li senti, eccome se li senti, come già scritto... ed eccome ti preoccupano, se sei una persona almeno un minimo intelligente).
E tu, nonostante ciò (e con due bambini piccoli per di più), sali comunque sulla funivia solo perché questa non è stata bloccata?
Cioè, fammi capire, tu mi stai dicendo che non hai un cervello di tuo per valutare pericoli e rischi?
Io sinceramente spero che la città di Colonia mandi a te (e non al gestore della funivia) il conto delle spese per il salvataggio.
Ma dubito che succederà.
Però io - che con le mie tasse di residente a Colonia ho pagato il "salvataggio" di un idiota come te - mi sono segnato il tuo nome.
E cercherò la possibilità di farmi rimborsare da te.
Perché tu non sei stato vittima di un incidente. Sei stato vittima della tua idiozia. E non è giusto che io paghi per essa.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
La notizia leggibile (in tedesco) qui... chiaramente con la famiglia di idioti nei panni della vittima, purtroppo.
mercoledì 15 ottobre 2014
giovedì 9 ottobre 2014
Dimettersi nel modo sbagliato
I politici vengono spesso accusati di essere attaccati alla poltrona.
Ma ci sono anche quelli che si dimettono (o almeno annunciano di farlo). Purtroppo però in un modo che non li rende certo migliori di quelli che non si dimettono. Anzi...
Penso a Walter Tocci, senatore PD, che qui ha spiegato quando e perché (forse) si dimetterà.
Riassumendo: lui darà la fiducia al governo nel voto sul cosiddetto "Jobs Act" (a margine: esiste anche l'italiano, caro Renzi, ma tu da bravo toscano probabilmente lo hai sempre snobbato e mai imparato) per rispetto nei confronti del suo partito, ma subito dopo si dimetterà da senatore per rispetto delle proprie idee e del proprio elettorato.
Qualcosa non quadra: se il tuo partito è in conflitto con le tue idee e/o col tuo elettorato su questioni importanti come il lavoro significa che o il partito o le idee/elettorato il tuo rispetto non lo meritano.
Quindi perché rispettare entrambi?
Semplicemente perché il caro Tocci è un cerchiobottista: prima vota la fiducia per non inimicarsi Renzi, poi si dimette per non inimicarsi i nemici di Renzi (che probabilmente presto lo scalzeranno).
No, caro Tocci, il tuo non è un problema di coscienza e di conflitto interiore: se lo fosse ti dimetteresti prima del voto di fiducia, non dopo averla data, la fiducia.
Saluti,
Mauro.
Ma ci sono anche quelli che si dimettono (o almeno annunciano di farlo). Purtroppo però in un modo che non li rende certo migliori di quelli che non si dimettono. Anzi...
Penso a Walter Tocci, senatore PD, che qui ha spiegato quando e perché (forse) si dimetterà.
Riassumendo: lui darà la fiducia al governo nel voto sul cosiddetto "Jobs Act" (a margine: esiste anche l'italiano, caro Renzi, ma tu da bravo toscano probabilmente lo hai sempre snobbato e mai imparato) per rispetto nei confronti del suo partito, ma subito dopo si dimetterà da senatore per rispetto delle proprie idee e del proprio elettorato.
Qualcosa non quadra: se il tuo partito è in conflitto con le tue idee e/o col tuo elettorato su questioni importanti come il lavoro significa che o il partito o le idee/elettorato il tuo rispetto non lo meritano.
Quindi perché rispettare entrambi?
Semplicemente perché il caro Tocci è un cerchiobottista: prima vota la fiducia per non inimicarsi Renzi, poi si dimette per non inimicarsi i nemici di Renzi (che probabilmente presto lo scalzeranno).
No, caro Tocci, il tuo non è un problema di coscienza e di conflitto interiore: se lo fosse ti dimetteresti prima del voto di fiducia, non dopo averla data, la fiducia.
Saluti,
Mauro.
lunedì 6 ottobre 2014
Un commento sul '68
Oggi, su un paio di blog, ho visto commenti relativi a un discorso di Mario Savio a Berkeley nel 1964 (stura a detti commenti è stato un articolo di ieri di Enrico Deaglio).
Qui non voglio commentare né il discorso originale di Savio, né l'articolo di Deaglio.
Voglio parlare del '68, non del '64.
Tra i commenti all'articolo in questione c'era quello di un ragazzo (lui dice di essere stato concepito, non solo partorito, dopo il '68, ma da come scrive io lo valuto nato tra fine anni '70 e inizio anni '80, magari comunque mi sbaglio).
Questa persona attacca il '68 con argomenti a mio giudizio in parte sbagliati e di sicuro ingenui, però mi ha dato lo spunto di controcommentare, visto che il '68 ha sì avuto risultati positivi ma i sessantottini non è che fossero una gran bella razza (e no, il terrorismo non c'entra).
Purtroppo il mio commento per ora non appare, quindi non posso farvi il previsto copincolla e neanche darvene il link (sì, lo so, avrei dovuto salvarmelo anche altrove... però non lo ho fatto, quindi ciccia).
Comunque la mia tesi è molto semplice (e un po' eretica, come si conviene a questo blog).
Il '68 è stato un movimento di figli di papà. Semplicemente perché a quei tempi all'università ci andavano i figli di papà. I Mario Savio che andavano all'università grazie a borse di studio e non perché figli di papà erano una minoranza. Piccola in Nordamerica, ancora più piccola in Europa.
Quei figli di papà hanno scatenato il '68 per un motivo generazionale, semplicemente per prendere il posto di papà. Le questioni politiche e sociali erano quasi sempre un mezzo, quasi mai un fine.
Era semplicemente la prima generazione che non aveva vissuto la guerra che voleva spingere da parte le generazioni precedenti che la avevano vissuta. E che spesso usavano i propri meriti di guerra come scusa per non farsi da parte.
Io nel '68 sono nato, non lo ho "fatto". Dagli anni '80 in poi ho però vissuto altri movimenti. Alcuni semplicemente guardandoli da spettatore, ad altri partecipando attivamente (l'ultimo pochi anni fa qui in Germania, da quarantenne...).
E in tutti (al di là del fatto che io ne approvassi fini e metodi o no) ho visto una consapevolezza diversa, non generazionale (come nel '68) ma veramente basata su sociale e politica. C'erano finalmente anche figli di operai e contadini come me. Che nel '68 avrebbero pouto esserci solo come figure marginali (quantitativamente addirittura molto marginali).
Ecco, questo è il merito del '68 (e scusate se è poco!): quei figli di papà, in buona parte inconsapevolmente, hanno aperto la porta ai figli di operai e contadini (e pescatori e minatori e eccetera eccetera).
Porta che in buona parte è rimasta aperta, nonostante i passi indietro fatti dopo la caduta del muro di Berlino.
Ma questa è un'altra storia, di cui parleremo forse un'altra volta.
Saluti,
Mauro.
Qui non voglio commentare né il discorso originale di Savio, né l'articolo di Deaglio.
Voglio parlare del '68, non del '64.
Tra i commenti all'articolo in questione c'era quello di un ragazzo (lui dice di essere stato concepito, non solo partorito, dopo il '68, ma da come scrive io lo valuto nato tra fine anni '70 e inizio anni '80, magari comunque mi sbaglio).
Questa persona attacca il '68 con argomenti a mio giudizio in parte sbagliati e di sicuro ingenui, però mi ha dato lo spunto di controcommentare, visto che il '68 ha sì avuto risultati positivi ma i sessantottini non è che fossero una gran bella razza (e no, il terrorismo non c'entra).
Purtroppo il mio commento per ora non appare, quindi non posso farvi il previsto copincolla e neanche darvene il link (sì, lo so, avrei dovuto salvarmelo anche altrove... però non lo ho fatto, quindi ciccia).
Comunque la mia tesi è molto semplice (e un po' eretica, come si conviene a questo blog).
Il '68 è stato un movimento di figli di papà. Semplicemente perché a quei tempi all'università ci andavano i figli di papà. I Mario Savio che andavano all'università grazie a borse di studio e non perché figli di papà erano una minoranza. Piccola in Nordamerica, ancora più piccola in Europa.
Quei figli di papà hanno scatenato il '68 per un motivo generazionale, semplicemente per prendere il posto di papà. Le questioni politiche e sociali erano quasi sempre un mezzo, quasi mai un fine.
Era semplicemente la prima generazione che non aveva vissuto la guerra che voleva spingere da parte le generazioni precedenti che la avevano vissuta. E che spesso usavano i propri meriti di guerra come scusa per non farsi da parte.
Io nel '68 sono nato, non lo ho "fatto". Dagli anni '80 in poi ho però vissuto altri movimenti. Alcuni semplicemente guardandoli da spettatore, ad altri partecipando attivamente (l'ultimo pochi anni fa qui in Germania, da quarantenne...).
E in tutti (al di là del fatto che io ne approvassi fini e metodi o no) ho visto una consapevolezza diversa, non generazionale (come nel '68) ma veramente basata su sociale e politica. C'erano finalmente anche figli di operai e contadini come me. Che nel '68 avrebbero pouto esserci solo come figure marginali (quantitativamente addirittura molto marginali).
Ecco, questo è il merito del '68 (e scusate se è poco!): quei figli di papà, in buona parte inconsapevolmente, hanno aperto la porta ai figli di operai e contadini (e pescatori e minatori e eccetera eccetera).
Porta che in buona parte è rimasta aperta, nonostante i passi indietro fatti dopo la caduta del muro di Berlino.
Ma questa è un'altra storia, di cui parleremo forse un'altra volta.
Saluti,
Mauro.
lunedì 29 settembre 2014
60 anni di scienza... e non solo
Sessanta anni fa; il 29 settembre 1954, venne fondato il CERN.
Oggi ci sono state numerose e dovute celebrazioni al proposito.Solo una cosa è mancata: la celebrazione del contributo del CERN alla pace nel mondo (o almeno in Europa).
Sempre ci sono stati contatti e collaborazioni tra scienziati, ma fino alla nascita del CERN erano lasciati ai contatti personali tra scienziati o, al limite, tra istituti universitari.
Contatti istituzionali, che coinvolgessero concretamente e obbligatoriamente gli Stati, erano inconcepibili fino alla nascita del CERN... eppure il CERN li ha resi possibili.
Per la prima volta nella storia, Stati diversi - in passato non solo diversi ma anche nemici - hanno deciso di mettere in comune conoscenze scientifiche, conoscenze che potenzialmente avevano anche valore militare.
Questi paesi, creando il CERN, hanno di fatto rinunciato al potenziale militare di queste conoscenze.
Ma il CERN il Nobel per la pace non lo ha mai ottenuto.
Contrariamente a Obama e altri, che per la pace mai nulla hanno fatto.
Ma il CERN è solo scienza. A chi frega qualcosa della scienza?
Saluti,
Mauro.
Oggi ci sono state numerose e dovute celebrazioni al proposito.Solo una cosa è mancata: la celebrazione del contributo del CERN alla pace nel mondo (o almeno in Europa).
Sempre ci sono stati contatti e collaborazioni tra scienziati, ma fino alla nascita del CERN erano lasciati ai contatti personali tra scienziati o, al limite, tra istituti universitari.
Contatti istituzionali, che coinvolgessero concretamente e obbligatoriamente gli Stati, erano inconcepibili fino alla nascita del CERN... eppure il CERN li ha resi possibili.
Per la prima volta nella storia, Stati diversi - in passato non solo diversi ma anche nemici - hanno deciso di mettere in comune conoscenze scientifiche, conoscenze che potenzialmente avevano anche valore militare.
Questi paesi, creando il CERN, hanno di fatto rinunciato al potenziale militare di queste conoscenze.
Ma il CERN il Nobel per la pace non lo ha mai ottenuto.
Contrariamente a Obama e altri, che per la pace mai nulla hanno fatto.
Ma il CERN è solo scienza. A chi frega qualcosa della scienza?
Saluti,
Mauro.
domenica 28 settembre 2014
mercoledì 24 settembre 2014
Del secessionismo fiscale e dell'ignoranza
Qualche giorno fa (il 18 settembre per la precisione) si è tenuto in Scozia il referendum per separarsi dal Regno Unito.
Hanno vinto i contrari alla separazione (ma forse di fatto ha vinto semplicemente la voglia di tenersi i vantaggi di una forte autonomia senza doversi accollare le responsabilità di doversi veramente governare completamente da soli, ma questo è un altro discorso, che non c'entra con questo articolo).
Detto referendum ha fornito a televisioni e quotidiani di tutto il continente la scusa per andare a "indagare" le istanze secessioniste in tutta Europa.
Come prevedibile, il caso più gettonato e sviscerato è stato il rapporto tra Catalogna e Spagna.
Io nei giorni del referendum ero in Francia, a Parigi (a proposito, le TV francesi parlavano di Scozia, Galles, Catalogna, Paesi Baschi e altro... ma non di Corsica, chissà come mai).
Mi ha colpito (si fa per dire) l'intervista in un cosiddetto programma di approfondimento giornalistico a un catalano che si lamentava del fatto che su 100 € di tasse pagate solo 80 rimanevano/rientravano in Catalogna.
Argomento vecchio, trito e ritrito: anche l'ormai ammuffita Lega Nord ne ha fatto un cavallo di battaglia per anni e anni.
A parte il fatto che esistono tasse locali e tasse nazionali (e che questa divisione ha un senso indipendentemente dalla qualità dell'amministrazione che riscuote dette tasse) ma questi "indipendentisti" parlano sempre come se tutte, ma proprio tutte, le tasse fossero riscosse e gestite/distribuite dallo stato centrale.
A parte il fatto che se esiste uno stato questo avrà comunque un'amministrazione centrale che, per quanto ridotta di dimensioni ed efficiente, non è e non sarà mai a costo zero... e se passi da Spagna a Catalogna (o da Regno Unito a Scozia o da Italia a Lombardia) questo stato/amministrazione cambierà nome e dimensione ma continuerà a esistere... quindi un'entità centrale sopra di te ci sarà sempre.
A parte il fatto che esistono cose come infrastrutture e progetti nazionali o sovraregionali, ma anche come solidarietà, condivisione, sostegno reciproco e simili.
A parte ciò... mi sono sempre chiesto come non ci si possa rendere conto che un'argomentazione simile è un'arma a doppio taglio. E l'altro lato della lama è forse il più affilato.
Cosa voglio dire?
Torniamo al nostro amico catalano.
Lui vuole lasciare la Spagna, così il 100% delle sue tasse rimane in Catalogna. Va bene, allora facciamo la Catalogna indipendente.
Ora però gli abitanti della provincia di Tarragona (la provincia più meridionale tra le quattro catalane) si accorgono che solo l'80% delle tasse che pagano (locali tarragonesi o nazionali catalane che siano) restano/ritornano nella provincia. E no! Non è giusto!
E allora "Diputaciò de Tarragona" indipendente! Via dalla Catalogna, via da Barcellona!
Bene, ora finalmente tutti sono contenti: tutte le tasse pagate dai tarragonesi rimangono nella provincia di Tarragona.
Sicuri, sicuri?
Troppo facile! A un certo punto gli abitanti della comarca (divisione amministrativa al di sotto della provincia) "Baix Camp" si rendono conto che solo l'80% delle loro tasse ritornano/rimangono nella loro comarca... e allora... "Baix Camp" indipendente! Via dalla Diputaciò, via da Tarragona!
Però poi il comune di Cambrils...
Però poi il quartiere di La Vila...
Però poi la Rambla Jaume I...
Però poi il condominio al numero 25...
Però poi l'appartamento al numero 3...
Insomma, alla fine ogni catalano rimarrà da solo, chiuso nella sua stanzetta, visto che l'unico modo di vedere il 100% di tasse ritornare a chi le paga è solo quello di pagarle a sé stessi spostando semplicemente i soldi da una tasca all'altra.
Quindi, a meno di voler rimanere appunto un essere umano solo, completamente staccato da ogni altro essere umano, avrai sempre bisogno di un'entità - per quanto piccola - sopra di te, caro amico catalano (o lombardo o bavarese o corso o che altro tu sia).
E questa entità avrà bisogno di una parte - per quanto piccola - delle tue tasse per poter funzionare.
E tu - sì, tu, proprio tu che ti lamenti - avrai bisogno che lei ci sia e che funzioni.
Quindi, se vuoi l'indipendenza, trova ragioni più valide.
Quella fiscale non regge, anche se è quella che fa più presa sugli ignoranti.
Saluti,
Mauro.
Hanno vinto i contrari alla separazione (ma forse di fatto ha vinto semplicemente la voglia di tenersi i vantaggi di una forte autonomia senza doversi accollare le responsabilità di doversi veramente governare completamente da soli, ma questo è un altro discorso, che non c'entra con questo articolo).
Detto referendum ha fornito a televisioni e quotidiani di tutto il continente la scusa per andare a "indagare" le istanze secessioniste in tutta Europa.
Come prevedibile, il caso più gettonato e sviscerato è stato il rapporto tra Catalogna e Spagna.
Io nei giorni del referendum ero in Francia, a Parigi (a proposito, le TV francesi parlavano di Scozia, Galles, Catalogna, Paesi Baschi e altro... ma non di Corsica, chissà come mai).
Mi ha colpito (si fa per dire) l'intervista in un cosiddetto programma di approfondimento giornalistico a un catalano che si lamentava del fatto che su 100 € di tasse pagate solo 80 rimanevano/rientravano in Catalogna.
Argomento vecchio, trito e ritrito: anche l'ormai ammuffita Lega Nord ne ha fatto un cavallo di battaglia per anni e anni.
A parte il fatto che esistono tasse locali e tasse nazionali (e che questa divisione ha un senso indipendentemente dalla qualità dell'amministrazione che riscuote dette tasse) ma questi "indipendentisti" parlano sempre come se tutte, ma proprio tutte, le tasse fossero riscosse e gestite/distribuite dallo stato centrale.
A parte il fatto che se esiste uno stato questo avrà comunque un'amministrazione centrale che, per quanto ridotta di dimensioni ed efficiente, non è e non sarà mai a costo zero... e se passi da Spagna a Catalogna (o da Regno Unito a Scozia o da Italia a Lombardia) questo stato/amministrazione cambierà nome e dimensione ma continuerà a esistere... quindi un'entità centrale sopra di te ci sarà sempre.
A parte il fatto che esistono cose come infrastrutture e progetti nazionali o sovraregionali, ma anche come solidarietà, condivisione, sostegno reciproco e simili.
A parte ciò... mi sono sempre chiesto come non ci si possa rendere conto che un'argomentazione simile è un'arma a doppio taglio. E l'altro lato della lama è forse il più affilato.
Cosa voglio dire?
Torniamo al nostro amico catalano.
Lui vuole lasciare la Spagna, così il 100% delle sue tasse rimane in Catalogna. Va bene, allora facciamo la Catalogna indipendente.
Ora però gli abitanti della provincia di Tarragona (la provincia più meridionale tra le quattro catalane) si accorgono che solo l'80% delle tasse che pagano (locali tarragonesi o nazionali catalane che siano) restano/ritornano nella provincia. E no! Non è giusto!
E allora "Diputaciò de Tarragona" indipendente! Via dalla Catalogna, via da Barcellona!
Bene, ora finalmente tutti sono contenti: tutte le tasse pagate dai tarragonesi rimangono nella provincia di Tarragona.
Sicuri, sicuri?
Troppo facile! A un certo punto gli abitanti della comarca (divisione amministrativa al di sotto della provincia) "Baix Camp" si rendono conto che solo l'80% delle loro tasse ritornano/rimangono nella loro comarca... e allora... "Baix Camp" indipendente! Via dalla Diputaciò, via da Tarragona!
Però poi il comune di Cambrils...
Però poi il quartiere di La Vila...
Però poi la Rambla Jaume I...
Però poi il condominio al numero 25...
Però poi l'appartamento al numero 3...
Insomma, alla fine ogni catalano rimarrà da solo, chiuso nella sua stanzetta, visto che l'unico modo di vedere il 100% di tasse ritornare a chi le paga è solo quello di pagarle a sé stessi spostando semplicemente i soldi da una tasca all'altra.
Quindi, a meno di voler rimanere appunto un essere umano solo, completamente staccato da ogni altro essere umano, avrai sempre bisogno di un'entità - per quanto piccola - sopra di te, caro amico catalano (o lombardo o bavarese o corso o che altro tu sia).
E questa entità avrà bisogno di una parte - per quanto piccola - delle tue tasse per poter funzionare.
E tu - sì, tu, proprio tu che ti lamenti - avrai bisogno che lei ci sia e che funzioni.
Quindi, se vuoi l'indipendenza, trova ragioni più valide.
Quella fiscale non regge, anche se è quella che fa più presa sugli ignoranti.
Saluti,
Mauro.
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martedì 23 settembre 2014
Parigi: mito e realtà
Il mito Parigi: la città dell'amore, la città delle luci.
La realtà Parigi: la città del degrado, la città della spazzatura.
Saluti,
Mauro.
La realtà Parigi: la città del degrado, la città della spazzatura.
Saluti,
Mauro.
lunedì 22 settembre 2014
La casa di Hitler (e gli idioti)
Sabato sera guardavo un programma di approfondimento giornalistico (o presunto tale) sulla TV tedesca.
Uno dei servizi riguardava le polemiche relative all'utilizzo della casa natale di Hitler a Braunau am Inn, in Austria.
In Austria infatti si sta discutendo cosa mettere dentro quell'edificio, ora di proprietà pubblica, e ci sono un sacco di se e di ma, perché... bisogna evitare che quella casa diventi un simbolo.
Ma siete idioti, amici austriaci! Proprio idioti.
Quella casa È un simbolo, qualsiasi cosa ci mettiate dentro. È un simbolo da venerare per i nostalgici e i nazisti e un simbolo che serve da monito per i democratici e per chi lotta per la libertà.
E sarà sempre un simbolo, qualsiasi cosa ci mettiate dentro: un museo, una macelleria, degli appartamenti o una stazione di trasformazione elettrica.
Perché il simbolo non sta in quel che è o sarà. Il simbolo sta in ciò che è stata.
Cari austriaci, aprite gli occhi: la storia non può essere nascosta, la storia non può essere ignorata. E la storia è fatta anche di simboli. E i simboli non vengono decisi da governi o comuni, checché questi credano.
Piuttosto che polemizzare e perdere tempo sul come utilizzare un edifcio (che in sé non ha colpe, ma sarà sempre e comunque un simbolo), pensate a impegnarvi per far sì che il futuro non ci riservi altri simboli analoghi.
Saluti,
Mauro.
Uno dei servizi riguardava le polemiche relative all'utilizzo della casa natale di Hitler a Braunau am Inn, in Austria.
In Austria infatti si sta discutendo cosa mettere dentro quell'edificio, ora di proprietà pubblica, e ci sono un sacco di se e di ma, perché... bisogna evitare che quella casa diventi un simbolo.
Ma siete idioti, amici austriaci! Proprio idioti.
Quella casa È un simbolo, qualsiasi cosa ci mettiate dentro. È un simbolo da venerare per i nostalgici e i nazisti e un simbolo che serve da monito per i democratici e per chi lotta per la libertà.
E sarà sempre un simbolo, qualsiasi cosa ci mettiate dentro: un museo, una macelleria, degli appartamenti o una stazione di trasformazione elettrica.
Perché il simbolo non sta in quel che è o sarà. Il simbolo sta in ciò che è stata.
Cari austriaci, aprite gli occhi: la storia non può essere nascosta, la storia non può essere ignorata. E la storia è fatta anche di simboli. E i simboli non vengono decisi da governi o comuni, checché questi credano.
Piuttosto che polemizzare e perdere tempo sul come utilizzare un edifcio (che in sé non ha colpe, ma sarà sempre e comunque un simbolo), pensate a impegnarvi per far sì che il futuro non ci riservi altri simboli analoghi.
Saluti,
Mauro.
venerdì 12 settembre 2014
Parole e sanzioni
UE e USA hanno deciso nuove sanzioni contro la Russia a causa della crisi ucraina.
Ora, al di là dei discorsi morali (le sanzioni colpiscono le elites o il popolo?) e dei discorsi politici (ha più colpe la Russia o l'Ucraina? e siamo sicuri che l'occidente sia innocente?), io pongo una domanda molto banale, terra terra, pragmatica: che siano giuste o sbagliate, le sanzioni portano risultati?
Se io guardo la storia recente mi verrebbe da dire che l'unico risultato che portano sia ideologico (a casa di chi le applica, non di chi le subisce): rafforzano, appunto, l'appartenenza ideologica a questo o quel partito a seconda dell'essere favorevoli o contrari.
Ma a casa di chi le subisce direi che ottengono proprio poco, se non nulla.
Due esempi su tutti.
1) Iraq. Dopo la prima guerra del golfo il regime di Saddam è stato subissato di sanzioni. A parte ciò, non si può certo neanche dire che avesse la maggioranza degli iracheni dalla sua... eppure per buttarlo giù è servita una guerra di invasione. Se si aspettavano i risultati delle sanzioni stava ancora lì oggi.
2) Cuba. A torto o a ragione, da 50 anni Cuba è vittima di un embargo da parte degli USA e dei loro alleati. Eppure, nonostante la perdita del grande alleato (il blocco sovietico) e la posizione geografica scomodissima (praticamente nel giardino di casa degli USA), il regime castrista è ancora lì, un po' ammorbidito ma per niente piegato.
E potrei farne altri di esempi.
Quindi ripeto: a cosa servono sanzioni ed embarghi?
Beh, a questo punto direi che è chiaro: alla politica interna di chi le applica, non di chi le subisce.
Almeno in teoria. In pratica forse neanche a quello, ma solo a riempire pagine di giornali.
Saluti,
Mauro.
Ora, al di là dei discorsi morali (le sanzioni colpiscono le elites o il popolo?) e dei discorsi politici (ha più colpe la Russia o l'Ucraina? e siamo sicuri che l'occidente sia innocente?), io pongo una domanda molto banale, terra terra, pragmatica: che siano giuste o sbagliate, le sanzioni portano risultati?
Se io guardo la storia recente mi verrebbe da dire che l'unico risultato che portano sia ideologico (a casa di chi le applica, non di chi le subisce): rafforzano, appunto, l'appartenenza ideologica a questo o quel partito a seconda dell'essere favorevoli o contrari.
Ma a casa di chi le subisce direi che ottengono proprio poco, se non nulla.
Due esempi su tutti.
1) Iraq. Dopo la prima guerra del golfo il regime di Saddam è stato subissato di sanzioni. A parte ciò, non si può certo neanche dire che avesse la maggioranza degli iracheni dalla sua... eppure per buttarlo giù è servita una guerra di invasione. Se si aspettavano i risultati delle sanzioni stava ancora lì oggi.
2) Cuba. A torto o a ragione, da 50 anni Cuba è vittima di un embargo da parte degli USA e dei loro alleati. Eppure, nonostante la perdita del grande alleato (il blocco sovietico) e la posizione geografica scomodissima (praticamente nel giardino di casa degli USA), il regime castrista è ancora lì, un po' ammorbidito ma per niente piegato.
E potrei farne altri di esempi.
Quindi ripeto: a cosa servono sanzioni ed embarghi?
Beh, a questo punto direi che è chiaro: alla politica interna di chi le applica, non di chi le subisce.
Almeno in teoria. In pratica forse neanche a quello, ma solo a riempire pagine di giornali.
Saluti,
Mauro.
domenica 7 settembre 2014
venerdì 5 settembre 2014
Le foto sparite
Forse qualcuno lo avrà notato o forse anche no. Dal blog sono sparite tutte le foto.
È stato un errore mio: credendo che Google tenesse separati i suoi servizi, le ho cancellate dall'archivio di Google+ e... puf, sono sparite anche da Blogger.
Pian piano ora cerco di recuperarle e ricaricarle, ma qualcuna rimarrà sparita... a meno che qualcuna/o di voi non se le sia copiate ;-)
Morale della favola: quando fate pulizia o simili su uno dei servizi di Google, state molto attenti e riflettete bene prima di procedere :-)
Saluti,
Mauro.
È stato un errore mio: credendo che Google tenesse separati i suoi servizi, le ho cancellate dall'archivio di Google+ e... puf, sono sparite anche da Blogger.
Pian piano ora cerco di recuperarle e ricaricarle, ma qualcuna rimarrà sparita... a meno che qualcuna/o di voi non se le sia copiate ;-)
Morale della favola: quando fate pulizia o simili su uno dei servizi di Google, state molto attenti e riflettete bene prima di procedere :-)
Saluti,
Mauro.
martedì 2 settembre 2014
Categorie umane da estirpare
Chi parla troppo, usando mille parole quando cento bastano (soprattutto in ambito lavorativo, ma non solo).
Chi non finisce le frasi (non cominciarle neanche, allora).
Chi parla sottovoce quando non serve (e non serve praticamente mai).
Chi infarcisce i discorsi di “infatti”. Infatti cosa?
Chi chiede sempre conferma: “no?”, “vero?”. Se la conferma è necessaria me la chiedi alla fine, non ogni due parole, chiaro?
Chi ti parla sapendo che puoi sentire ma non capire causa distanza, rumori o simili (e magari quando potevi capire stava zitto).
Chi non si rende conto che non hai voglia di parlare (e dire che ci vuole poco a capirlo: se non ti rispondo vuol dire che devi stare zitto).
Chi ti contesta per poi dire le tue stesse cose.
Chi continua a parlare mentre fa qualcosa, soprattutto se descrive ciò che fa. O mi stai insegnando come si fa, e allora va bene (se sono lì per impararlo), oppure fallo e taci..
Chi cerca il modo più scomodo di fare le cose e poi si lamenta di essere stanco e stressato. Ti meriti di essere stanco e stressato, quindi non lamentarti.
Chi fa confronti insensati, mele con pere (soprattutto confrontando paesi e situazioni imparagonabili).
Chi ha sempre qualcosa da dire su qualsiasi argomento (e magari non sa neanche di che argomento si sta parlando).
Chi conosce segreti e misteri di tutto (no, se sono segreti non li conosci, se li conosci sono cazzate).
E ne dimentico di sicuro altrettante.
Saluti,
Mauro.
domenica 31 agosto 2014
Un "tedesco" maggiorenne
Ebbene sì, il Mauro "tedesco" oggi diventa maggiorenne, essendo arrivato in Germania il 31 agosto 1996, esattamente 18 anni fa.
E pensare che volevo/dovevo fermarmi un paio d'anni... non più di cinque nei programmi iniziali...
Saluti,
Mauro.
E pensare che volevo/dovevo fermarmi un paio d'anni... non più di cinque nei programmi iniziali...
Saluti,
Mauro.
mercoledì 27 agosto 2014
L'ipocrisia dell'Europa
Ieri mattina, mentre andavo in auto al lavoro, come sempre sentivo il radiogiornale.
Una delle notizie principali era l'incontro a Minsk (Bielorussia) tra il presidente ucraino (Poroshenko) e quello russo (Putin).
Tra i commenti all'incontro veniva citato quello del presidente del Parlamento europeo, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, secondo il quale è un passo avanti e un segnale positivo il fatto che i due presidenti si siano incontrati in "terreno neutrale".
Terreno neutrale? Visti i legami tra Russia e Bielorussia... Minsk terreno neutrale??? Ma siamo matti?
E non ditemi che si tratta di ignoranza o di speranza... Schulz avrà mille difetti (e li ha), ma tra questi non ci sono certo l'ignoranza, l'ingenuità e l'impreparazione. Quindi se ha detto quel che è riportato, lo ha detto perché coscientemente voleva dirlo... pur sapendo di dire una stronzata.
Saluti,
Mauro.
Una delle notizie principali era l'incontro a Minsk (Bielorussia) tra il presidente ucraino (Poroshenko) e quello russo (Putin).
Tra i commenti all'incontro veniva citato quello del presidente del Parlamento europeo, il socialdemocratico tedesco Martin Schulz, secondo il quale è un passo avanti e un segnale positivo il fatto che i due presidenti si siano incontrati in "terreno neutrale".
Terreno neutrale? Visti i legami tra Russia e Bielorussia... Minsk terreno neutrale??? Ma siamo matti?
E non ditemi che si tratta di ignoranza o di speranza... Schulz avrà mille difetti (e li ha), ma tra questi non ci sono certo l'ignoranza, l'ingenuità e l'impreparazione. Quindi se ha detto quel che è riportato, lo ha detto perché coscientemente voleva dirlo... pur sapendo di dire una stronzata.
Saluti,
Mauro.
lunedì 25 agosto 2014
domenica 24 agosto 2014
Targhe tedesche 3
Voulez-vous coucher avec moi?
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Chiaramente così sexy possono essere solo le Alfa Romeo.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Chiaramente così sexy possono essere solo le Alfa Romeo.
venerdì 8 agosto 2014
La disinformazione del TG2 a favore di Israele
Nel corso della mattinata (ora italiana) Hamas ha sparato dei razzi contro Israele.
Se prima del lancio dei razzi ci fosse stato qualche "movimento" israeliano non si sa... i media italiani (con l'eccezione - forse - di RAI3) sono da vent'anni a questa parte notoriamente e sfacciatamente pro-Israele.
Comunque non importa chi si sia mosso per primo... quello che volevo far notare è la classica disinformazione per indirizzare (indottrinare?) l'opinione pubblica verso una determinata tesi.
Vediamo in breve i fatti.
Tre giorni fa è stata concordata una tregua di tre giorni tra Hamas e Israele. Entrambe le parti hanno rispettato la tregua: va detto chiaramente.
La tregua scadeva stamattina alle 7 (ora italiana). Dopo le 7 Hamas ha, appunto sparato dei razzi contro Israele. Che lo abbia fatto per provocare o in risposta a una provocazione qui è secondario, quello che conta (e che va sottolineato) è che ciò è avvenuto dopo la fine della tregua, quindi in uno stato - ufficialmente - di belligeranza (la mancanza di spari e di combattimenti non significa automaticamente che vi sia una tregua).
Ora come ha introdotto il TG2 delle 13 la notizia del lancio di razzi da parte di Hamas dopo la fine della tregua?
Così: "Hamas rompe la tregua".
Cosa rompe Hamas, caro TG2? Una tregua? Ma se la tregua era scaduta! Come si fa a rompere una cosa che non c'è? Una tregua la rompe chi spara (o fa altre azioni aggressive) prima che la tregua concordata scada, non dopo che è scaduta.
Certo, sarebbe bello che anche dopo la scadenza di una tregua le parti non riprendano a sparare e combattere, su questo siamo tutti d'accordo.
Però sarebbe anche bello che i telegiornali pubblici almeno diano notizie invece di fare indottrinamento.
Saluti,
Mauro.
Se prima del lancio dei razzi ci fosse stato qualche "movimento" israeliano non si sa... i media italiani (con l'eccezione - forse - di RAI3) sono da vent'anni a questa parte notoriamente e sfacciatamente pro-Israele.
Comunque non importa chi si sia mosso per primo... quello che volevo far notare è la classica disinformazione per indirizzare (indottrinare?) l'opinione pubblica verso una determinata tesi.
Vediamo in breve i fatti.
Tre giorni fa è stata concordata una tregua di tre giorni tra Hamas e Israele. Entrambe le parti hanno rispettato la tregua: va detto chiaramente.
La tregua scadeva stamattina alle 7 (ora italiana). Dopo le 7 Hamas ha, appunto sparato dei razzi contro Israele. Che lo abbia fatto per provocare o in risposta a una provocazione qui è secondario, quello che conta (e che va sottolineato) è che ciò è avvenuto dopo la fine della tregua, quindi in uno stato - ufficialmente - di belligeranza (la mancanza di spari e di combattimenti non significa automaticamente che vi sia una tregua).
Ora come ha introdotto il TG2 delle 13 la notizia del lancio di razzi da parte di Hamas dopo la fine della tregua?
Così: "Hamas rompe la tregua".
Cosa rompe Hamas, caro TG2? Una tregua? Ma se la tregua era scaduta! Come si fa a rompere una cosa che non c'è? Una tregua la rompe chi spara (o fa altre azioni aggressive) prima che la tregua concordata scada, non dopo che è scaduta.
Certo, sarebbe bello che anche dopo la scadenza di una tregua le parti non riprendano a sparare e combattere, su questo siamo tutti d'accordo.
Però sarebbe anche bello che i telegiornali pubblici almeno diano notizie invece di fare indottrinamento.
Saluti,
Mauro.
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giovedì 7 agosto 2014
Cose che succedono solo in Italia...
Cito da un interessantissimo blog giornalistico-politico tedesco, curato dal giornalista Roberto de Lapuente, per la precisione dall'introduzione dell'articolo "I ribelli sociali":
Wer jetzt glaubt, dass Christine Haderthauer fertig sei, der hat die Mechanismen des bayerischen Establishments nicht begriffen. Affären und Skandale schaden nicht – sie sind Initiationsritus. Wenn man den richtig managt, sitzt man in Bayern fester im Sattel denn je.
Traduco:
Chi ora crede che Christine Haderthauer sia finita, non ha capito i meccanismi della classe dirigente bavarese. Affari e scandali non danneggiano - sono un rito di iniziazione. Chi dimostra di saperne approfittare, in Baviera sta in sella più che mai.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Christine Haderthauer è a capo della cancelleria di Stato bavarese ed è coinvolta attualmente col marito in un caso di truffa immobiliare-finanziaria.
Wer jetzt glaubt, dass Christine Haderthauer fertig sei, der hat die Mechanismen des bayerischen Establishments nicht begriffen. Affären und Skandale schaden nicht – sie sind Initiationsritus. Wenn man den richtig managt, sitzt man in Bayern fester im Sattel denn je.
Traduco:
Chi ora crede che Christine Haderthauer sia finita, non ha capito i meccanismi della classe dirigente bavarese. Affari e scandali non danneggiano - sono un rito di iniziazione. Chi dimostra di saperne approfittare, in Baviera sta in sella più che mai.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Christine Haderthauer è a capo della cancelleria di Stato bavarese ed è coinvolta attualmente col marito in un caso di truffa immobiliare-finanziaria.
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mercoledì 6 agosto 2014
Dettagli genovesi 14 - Antiche chiusure
Meno male che qualcuno ha aggiunto "Dopo Cristo" :-)
Saluti,
Mauro.
Mauro.
giovedì 31 luglio 2014
martedì 29 luglio 2014
Il conflitto in Palestina: alcune letture
In questi giorni si fa (anzi: si rifà) sempre più violento il conflitto in Palestina.
Visto che è giusto parlarne, ma alla fine io riuscirei solo a ripetermi, qui una scelta di quanto scrissi in passato al proposito. Buona lettura.
27/07/2006: Sono antisemita?
21/05/2011: Lars von Trier
25/07/2011: Aspettare Godot
29/11/2012: Uno stato per la Palestina, finalmente (anche se solo teorico)
09/08/2013: Datemi pure dell'antisemita (ma anche i palestinesi sono semiti)
27/07/2014: Israele e la patente di antisemita
Saluti,
Mauro.
Visto che è giusto parlarne, ma alla fine io riuscirei solo a ripetermi, qui una scelta di quanto scrissi in passato al proposito. Buona lettura.
27/07/2006: Sono antisemita?
21/05/2011: Lars von Trier
25/07/2011: Aspettare Godot
29/11/2012: Uno stato per la Palestina, finalmente (anche se solo teorico)
09/08/2013: Datemi pure dell'antisemita (ma anche i palestinesi sono semiti)
27/07/2014: Israele e la patente di antisemita
Saluti,
Mauro.
lunedì 28 luglio 2014
La pasta come la mangiano i tedeschi 2
Vi avevo già raccontato qui di strani modi tedeschi di mangiare la pasta.
E qui vi avevo raccontato di come i nordici abusino del parmigiano (o surrogati vari).
Oggi, purtroppo, mettiamo insieme le due cose.
Ci sono tedeschi che mangiano la pasta e, tecnicamente, lo sanno fare anche discretamente. Il problema è che non sanno mescolarla.
Così cosa fanno?
Mettono sopra il parmigiano (in quantità sufficiente per la porzione completa) e poi smuovono un po' lo strato superficiale di pasta. Dopodiché cominciano a mangiare.
Mangiato detto strato superficiale si accorgono che non c'è più parmigiano e cosa fanno? Lo rimettono (di nuovo in quantità sufficiente per la porzione completa). Smuovono un po' il secondo strato e lo mangiano.
E poi? E poi di nuovo non c'è più parmigiano, ma c'è ancora un bel po' di pasta. E si ripete la procedura.
E la si ripete e la si ripete. Fino a che il piatto è vuoto (o meglio fino a quando la pasta è finita, ma comunque rimane del parmigiano nel piatto, visto quanto ne hai usato).
Alla fine hai mangiato di fatto solo parmigiano, perché la pasta è stata solo una piccola parte del pasto, diciamo che la pasta è stata il condimento... :-(
Saluti,
Mauro.
E qui vi avevo raccontato di come i nordici abusino del parmigiano (o surrogati vari).
Oggi, purtroppo, mettiamo insieme le due cose.
Ci sono tedeschi che mangiano la pasta e, tecnicamente, lo sanno fare anche discretamente. Il problema è che non sanno mescolarla.
Così cosa fanno?
Mettono sopra il parmigiano (in quantità sufficiente per la porzione completa) e poi smuovono un po' lo strato superficiale di pasta. Dopodiché cominciano a mangiare.
Mangiato detto strato superficiale si accorgono che non c'è più parmigiano e cosa fanno? Lo rimettono (di nuovo in quantità sufficiente per la porzione completa). Smuovono un po' il secondo strato e lo mangiano.
E poi? E poi di nuovo non c'è più parmigiano, ma c'è ancora un bel po' di pasta. E si ripete la procedura.
E la si ripete e la si ripete. Fino a che il piatto è vuoto (o meglio fino a quando la pasta è finita, ma comunque rimane del parmigiano nel piatto, visto quanto ne hai usato).
Alla fine hai mangiato di fatto solo parmigiano, perché la pasta è stata solo una piccola parte del pasto, diciamo che la pasta è stata il condimento... :-(
Saluti,
Mauro.
domenica 27 luglio 2014
Israele e la patente di antisemita
Io ho un ottimo rapporto con gli ebrei. Almeno con quelli che conosco personalmente (con gli altri non posso sapere, visto che io giudico le persone singolarmente e non in quanto appartenenti a una determinata religione, nazionalità o altro modo di raggrupparle).
E per me una religione vale l'altra. L'essere ebrei, l'essere cristiani, l'essere musulmani, ecc. per me non comporta né superiorità, né inferiorità.
Però io ho una pessima opinione del governo israeliano, visto il suo comportamento nazistoide verso i palestinesi.
Sono antisemita?
Per gli ebrei che conosco e per le persone intelligenti no.
Per il governo israeliano e, a quanto pare, ultimamente anche per quello tedesco invece sì.
Quindi: fanculo a detti governi.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Non so in questa situazione se sono antisemita anche per il governo italiano e, in tutta sincerità, non mi interessa neanche saperlo.
E per me una religione vale l'altra. L'essere ebrei, l'essere cristiani, l'essere musulmani, ecc. per me non comporta né superiorità, né inferiorità.
Però io ho una pessima opinione del governo israeliano, visto il suo comportamento nazistoide verso i palestinesi.
Sono antisemita?
Per gli ebrei che conosco e per le persone intelligenti no.
Per il governo israeliano e, a quanto pare, ultimamente anche per quello tedesco invece sì.
Quindi: fanculo a detti governi.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Non so in questa situazione se sono antisemita anche per il governo italiano e, in tutta sincerità, non mi interessa neanche saperlo.
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mercoledì 23 luglio 2014
Un porto linguistico
Ebbene sì, secondo la Bild, quotidiano tedesco paragonabile come serietà e qualità al periodico italiano Novella 2000 (cosa che ne fa comunque il quotidiano tedesco al tempo stesso più merdoso e più letto), Genova sarebbe un porto linguistico...
Parlando infatti del trasferimento della Costa Concordia a Genova, detto esimio foglio ha scritto:
Parlando infatti del trasferimento della Costa Concordia a Genova, detto esimio foglio ha scritto:
Traduco fino al punto: "[La nave] dovrà essere smantellata dopo due anni di lavori di recupero nella città portuale linguistica di Genova".
Fortuna che l'università di Genova ha anche la facoltà di Lettere e quella di Lingue e Letterature Straniere, almeno ci saranno gli specialisti per il lavoro.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Ringrazio il blog BildBlog per la segnalazione.
lunedì 21 luglio 2014
Chi butta giù gli aerei in Ucraina?
Parliamoci chiaro: l'aver abbattuto un aereo civile è un affronto a ogni diritto internazionale (e non solo internazionale). Ed è anche di fatto una dichiarazione di guerra al mondo. Chiunque ne sia il responsabile: Ucraina, Russia o ribelli vari.
Quello che però in questi momenti si dimentica è il problema principale: la NATO.
Se la NATO non esistesse non ci sarebbe questo casino in Ucraina. E di conseguenza non ci sarebbero aerei - né civili né militari - abbattuti in Ucraina.
Se non capite cosa intendo dire, leggete quanto scrissi qui.
Saluti,
Mauro.
Quello che però in questi momenti si dimentica è il problema principale: la NATO.
Se la NATO non esistesse non ci sarebbe questo casino in Ucraina. E di conseguenza non ci sarebbero aerei - né civili né militari - abbattuti in Ucraina.
Se non capite cosa intendo dire, leggete quanto scrissi qui.
Saluti,
Mauro.
sabato 19 luglio 2014
mercoledì 16 luglio 2014
Casi e casi (e non casi)
I commenti di Layos e Serena al mio articolo Proviamo a illuderci mi hanno fatto ragionare su come facilmente si confondano causalità, correlazione e casualità (Layos e Serena conoscono la differenza tra le tre cose, ma non sono certo in così grande compagnia).
Vediamo di provare a spiegarle in parole semplici (cercando indirettamente di spiegare anche cosa è la statistica :-) ).
Causalità
La causalità si ha quando tra due eventi vi è un rapporto di causa ed effetto.
Volendo si può definire causale un fatto singolo, dove il rapporto causa-effetto è riconosciuto (e provato) solo a posteriori, ma generalmente si parla di causalità per un rapporto causa-effetto generale, ripetibile (e in questo caso puoi anche "prevedere" il futuro).
Per farlo ti serve una statistica, cioè ti serve avere esaminato tantissimi casi passati e aver visto che hanno sempre (o quasi sempre, vi ricordo che nella scienza non si hanno mai certezze assolute, ma solo probabilità, anche se talvolta elevatissime) prodotto un determinato effetto e per i quali si è verificato che l'effetto non ci sarebbe stato senza detta causa (in realtà un effetto potrebbe essere anche causato da cause diverse, ma noi qui non vogliamo complicarci la vita, vero?).
Qui va specificato che vi è anche un fattore temporale: l'effetto arriva sempre DOPO la causa.
Correlazione
La correlazione si ha quando due eventi sembrano legati tra loro e sembrano avvenire secondo un rapporto di causa ed effetto, ma questo rapporto non c'è, è solo apparente.
Anche qui serve una statistica: se non hai analizzato tanti dati, non puoi parlare di correlazione. Due o tre dati non ti dicono nulla, ma proprio nulla.
La correlazione può essere assolutamente casuale oppure può essere dovuta al fatto che due eventi tra i quali non esista rapporto di causa-effetto sono entrambi però effetto della stessa causa.
Da notare che spesso (anche se non sempre) nonostante l'apparenza causa-effetto gli eventi correlati avvengono in parallelo, non uno dopo l'altro.
Per capire meglio... studiatevi il dogma del pastafarianesimo che parla di pirati e riscaldamento globale ;-)
Casualità
La casualità è quello che spiega quello che io ho scritto in Proviamo a illuderci :-)
La casualità si ha quando le cose avvengono per caso, dove non c'è nessun nesso di causa ed effetto ma non c'è neanche nessuna statistica (che potrebbe giustificare una correlazione).
Perché no, i due eventi (tre, nel caso che l'Italia tra quattro anni vinca i mondiali di calcio) che cito in quell'articolo NON sono una statistica. Due eventi non saranno mai una statistica, per quanto ci possa far piacere. Due eventi sono solo due casi. Punto.
Saluti,
Mauro.
Vediamo di provare a spiegarle in parole semplici (cercando indirettamente di spiegare anche cosa è la statistica :-) ).
Causalità
La causalità si ha quando tra due eventi vi è un rapporto di causa ed effetto.
Volendo si può definire causale un fatto singolo, dove il rapporto causa-effetto è riconosciuto (e provato) solo a posteriori, ma generalmente si parla di causalità per un rapporto causa-effetto generale, ripetibile (e in questo caso puoi anche "prevedere" il futuro).
Per farlo ti serve una statistica, cioè ti serve avere esaminato tantissimi casi passati e aver visto che hanno sempre (o quasi sempre, vi ricordo che nella scienza non si hanno mai certezze assolute, ma solo probabilità, anche se talvolta elevatissime) prodotto un determinato effetto e per i quali si è verificato che l'effetto non ci sarebbe stato senza detta causa (in realtà un effetto potrebbe essere anche causato da cause diverse, ma noi qui non vogliamo complicarci la vita, vero?).
Qui va specificato che vi è anche un fattore temporale: l'effetto arriva sempre DOPO la causa.
Correlazione
La correlazione si ha quando due eventi sembrano legati tra loro e sembrano avvenire secondo un rapporto di causa ed effetto, ma questo rapporto non c'è, è solo apparente.
Anche qui serve una statistica: se non hai analizzato tanti dati, non puoi parlare di correlazione. Due o tre dati non ti dicono nulla, ma proprio nulla.
La correlazione può essere assolutamente casuale oppure può essere dovuta al fatto che due eventi tra i quali non esista rapporto di causa-effetto sono entrambi però effetto della stessa causa.
Da notare che spesso (anche se non sempre) nonostante l'apparenza causa-effetto gli eventi correlati avvengono in parallelo, non uno dopo l'altro.
Per capire meglio... studiatevi il dogma del pastafarianesimo che parla di pirati e riscaldamento globale ;-)
Casualità
La casualità è quello che spiega quello che io ho scritto in Proviamo a illuderci :-)
La casualità si ha quando le cose avvengono per caso, dove non c'è nessun nesso di causa ed effetto ma non c'è neanche nessuna statistica (che potrebbe giustificare una correlazione).
Perché no, i due eventi (tre, nel caso che l'Italia tra quattro anni vinca i mondiali di calcio) che cito in quell'articolo NON sono una statistica. Due eventi non saranno mai una statistica, per quanto ci possa far piacere. Due eventi sono solo due casi. Punto.
Saluti,
Mauro.
lunedì 14 luglio 2014
Proviamo a illuderci...
Tre volte arbitri italiani hanno diretto la finale dei mondiali di calcio.
Nel 1978 Gonnella arbitrò Argentina-Olanda.
Quattro anni dopo l'Italia vinse il mondiale.
Nel 2002 Collina arbitrò Brasile-Germania.
Quattro anni dopo l'Italia vinse il mondiale.
Nel 2014 Rizzoli ha arbitrato Germania-Argentina.
Quattro anni dopo... Russia 2018... chissà...
Saluti,
Mauro.
Nel 1978 Gonnella arbitrò Argentina-Olanda.
Quattro anni dopo l'Italia vinse il mondiale.
Nel 2002 Collina arbitrò Brasile-Germania.
Quattro anni dopo l'Italia vinse il mondiale.
Nel 2014 Rizzoli ha arbitrato Germania-Argentina.
Quattro anni dopo... Russia 2018... chissà...
Saluti,
Mauro.
Campioni diversi
Nazionale di calcio tedesca: campione del mondo 2014. Titolo assolutamente meritato, sia calcisticamente che moralmente.
Tifosi di calcio tedeschi: campioni del mondo di ignoranza e invidia. Gli italiani di Germania sanno cosa intendo. Purtroppo.
Saluti,
Mauro.
Tifosi di calcio tedeschi: campioni del mondo di ignoranza e invidia. Gli italiani di Germania sanno cosa intendo. Purtroppo.
Saluti,
Mauro.
domenica 13 luglio 2014
Papi mondiali
Quale dei due papi si dimostrerà più forte stasera? Il tedesco o l'argentino? Chi avrà i migliori agganci in alto? Il teologo o il popolano? Chi sarà riuscito a circuire meglio il dio del pallone?
Saluti,
Mauro.
Saluti,
Mauro.
sabato 12 luglio 2014
mercoledì 9 luglio 2014
Il casino col pedaggio in Germania - 1
La Germania vuole introdurre il pedaggio per le autostrade. Questa voce gira ultimamente per l'Europa. Con tutte le proteste del caso.
E si chiede un intervento dell'Europa per impedire la cosa. Ma come? E tutti gli altri paesi con pedaggio (Italia, Francia, Austria, Slovenia, ecc... no, la Svizzera non c'entra, non essendo nell'Unione Europea)?
Forse è il caso di fare chiarezza nelle notizie, per capire prima di giudicare.
Prima cosa da dire: il pedaggio autostradale in Germania esiste già. Anche se c'è il mito dell'autostrada gratuita. Il fatto è che il pedaggio lo pagano solo i veicoli commerciali, non le automobili. Quindi è già un pedaggio discriminatorio.
Seconda cosa da dire: il pedaggio che il ministero dei trasporti tedesco vorrebbe introdurre ora non è un pedaggio autostradale. È un pedaggio totale: dovrebbe pagarlo chiunque in Germania voglia percorrere una qualsiasi strada pubblica (e percorrendo solo le strade private tanto lontano non vai...).
Terza cosa da dire: il ministero dei trasporti tedesco vuol far credere di mettere il pedaggio per tutti... però al tempo stesso annuncia che per non "pesare ancora di di più" a livello fiscale sugli automobilisti tedeschi... la tassa di possesso dell'auto verrà ridotta in maniera da compensare il costo del pedaggio... ergo alla fine il pedaggio lo pagheranno solo gli automobilisti stranieri che vogliano/debbano attraversare la Germania.
E sono proprio queste due ultime cose a essere il problema.
Il terzo punto costituirebbe una discriminazione tra i cittadini locali e stranieri, inaccettabile per l'Europa (e non presente finora in nessun paese che preveda il pedaggio).
Il secondo punto sarebbe anche tutto sommato indigesto a Bruxelles, perché a quel punto la Germania sarebbe l'unico paese che non concede alternative (negli altri paesi solo le autostrade e particolari tunnel o ponti sono a pagamento, non la rete stradale in toto): o paghi o non entri nel paese.
Non voglio influenzare il vostro giudizio sul pedaggio (io personalmente sono favorevole a quello autostradale e nemico di quello totale), ma era giusto darvi qualche informazione concreta e corretta per valutare le informazioni spesso incomplete della stampa e della televisione.
Saluti,
Mauro.
E si chiede un intervento dell'Europa per impedire la cosa. Ma come? E tutti gli altri paesi con pedaggio (Italia, Francia, Austria, Slovenia, ecc... no, la Svizzera non c'entra, non essendo nell'Unione Europea)?
Forse è il caso di fare chiarezza nelle notizie, per capire prima di giudicare.
Prima cosa da dire: il pedaggio autostradale in Germania esiste già. Anche se c'è il mito dell'autostrada gratuita. Il fatto è che il pedaggio lo pagano solo i veicoli commerciali, non le automobili. Quindi è già un pedaggio discriminatorio.
Seconda cosa da dire: il pedaggio che il ministero dei trasporti tedesco vorrebbe introdurre ora non è un pedaggio autostradale. È un pedaggio totale: dovrebbe pagarlo chiunque in Germania voglia percorrere una qualsiasi strada pubblica (e percorrendo solo le strade private tanto lontano non vai...).
Terza cosa da dire: il ministero dei trasporti tedesco vuol far credere di mettere il pedaggio per tutti... però al tempo stesso annuncia che per non "pesare ancora di di più" a livello fiscale sugli automobilisti tedeschi... la tassa di possesso dell'auto verrà ridotta in maniera da compensare il costo del pedaggio... ergo alla fine il pedaggio lo pagheranno solo gli automobilisti stranieri che vogliano/debbano attraversare la Germania.
E sono proprio queste due ultime cose a essere il problema.
Il terzo punto costituirebbe una discriminazione tra i cittadini locali e stranieri, inaccettabile per l'Europa (e non presente finora in nessun paese che preveda il pedaggio).
Il secondo punto sarebbe anche tutto sommato indigesto a Bruxelles, perché a quel punto la Germania sarebbe l'unico paese che non concede alternative (negli altri paesi solo le autostrade e particolari tunnel o ponti sono a pagamento, non la rete stradale in toto): o paghi o non entri nel paese.
Non voglio influenzare il vostro giudizio sul pedaggio (io personalmente sono favorevole a quello autostradale e nemico di quello totale), ma era giusto darvi qualche informazione concreta e corretta per valutare le informazioni spesso incomplete della stampa e della televisione.
Saluti,
Mauro.
domenica 6 luglio 2014
Senati d'Europa
Uno dei temi che dominano in questo momento la stampa e la politica italiana è la riforma del Senato.
Con la proposta renziana-berlusconiana di farne una Camera non elettiva, bensì nominata.
Premessa: io sono per l'elettività. Ogni organo legislativo (come appunto le Camere o, a livello locale, i consigli regionali e comunali) per me deve essere elettivo. Punto.
Quindi io personalmente, piuttosto che avere un Senato nominato, preferirei addirittura un sistema monocamerale (anche se uno bicamerale ben organizzato e ben funzionante dà più garanzie di democrazia).
Ma lasciamo perdere le mie preferenze, non è di questo che voglio parlarvi oggi.
Voglio parlarvi di come sono i Senati in giro per l'Unione Europea. Non perché siano necessariamente migliori del nostro (in certi casi, vedasi Regno Unito per esempio, sono anzi decisamente peggiori) ma perché anche in questo caso si parla tanto di Europa ma poco se ne sa.
La prima scoperta è che nei più importanti paesi europei (Regno Unito e Germania in tutto e per tutto, Francia in maniera dissimulata) il Senato non è elettivo.
Regno Unito
Quello che da noi è il Senato, nel Regno Unito è la Camera dei Lord (House of Lords).
Se ragioniamo in termini moderni la Camera dei Lord è un anacronismo (e in fondo anche una vergogna): membri (aristocratici) di diritto ereditari, membri di diritto per cariche religiose, membri nominati direttamente dalla corona britannica... l'unica elettività è quella interna ai nobili (i "pari") per decidere in alcuni casi quale nobile debba prendere il posto di un nobile parlamentare deceduto.
Germania
Il Senato tedesco si chiama ufficialmente Consiglio Federale (Bundesrat).
Non è certo un'assemblea nobiliare e anacronistica come la Camera dei Lord britannica (del resto la Germania è una repubblica e non una monarchia) ma è comunque non elettivo.
I suoi membri vengono nominati dai governi dei singoli stati federali (Länder) e sono rappresentativi dei governi degli stessi (cioè ogni stato federale invia al Bundesrat solo rappresentanti dei partiti che ivi governano, nessun rappresentante delle opposizioni regionali, per quanto forti).
Ciò significa che, a causa della diffusa (anche in Germania) dissociazione tra voto locale e voto nazionale e del fatto che il peso dei vari Länder nel Bundesrat non è veramente proporzionale alla popolazione, spesso il Bundesrat non rappresenta veramente (talvolta proprio per niente) il peso nazionale dei partiti.
Francia
In Francia abbiamo il Sénat. Quindi almeno come nome sembra corrispondere alla situazione italiana. Ma, appunto, solo nel nome.
Il Sénat sembra elettivo, ma lo è solo in maniera indiretta. Infatti i suoi membri non vengono eletti dai cittadini, ma dai rappresentanti degli enti locali (dipartimenti e comuni) e dai membri dell'Assemblea Nazionale (corrispettivo della nostra Camera dei Deputati).
Spagna
Qui il Senato (Senado) è eletto direttamente come in Italia (anche se, contrariamente all'Italia, non vi è correlazione tra popolazione e numeri di eletti, in Spagna ogni provincia, a parte isole e territori esterni, ha diritto allo stesso numero di senatori).
Paesi Bassi
Il Senato neerlandese (Eerste Kamer der Staten-Generaal o popolarmente Senaat) viene eletto dai consigli provinciali, quindi è indirettamente elettivo, come il Senato francese (con la differenza che nei Paesi Bassi non lo votano anche i membri dell'altra Camera).
Svezia
Qui il problema non si pone: dal 1970 la Svezia ha un sistema monocamerale.
Austria
Per il Senato austriaco (Bundesrat) si veda quanto scritto per quello tedesco. Il sistema è di fatto identico.
L'unica differenza è che i membri del Senato tedesco hanno vincolo di mandato, quelli del Senato austriaco no.
Grecia
La Grecia ha sempre avuto un sistema monocamerale.
Belgio
Il Senato belga (Senaat in neerlandese, Sénat in francese) è come tante altre cose in Belgio un caso più da psichiatria che da politica :-)
Infatti si compone di tre categorie di senatori:
1) senatori eletti a suffragio universale (come in Italia);
2) senatori nominati dai consigli regionali (come in Germania);
3) senatori nominati dai senatori di cui ai punti 1 e 2 (come da nessun'altra parte al mondo, almeno che io sappia).
Repubblica Ceca
Il Senato ceco (Senát) viene eletto a suffragio universale, in maniera molto simile a quello italiano (a differenza dell'Italia però non può essere sciolto dal Presidente della Repubblica).
Conclusioni
Mi sono limitato a una scelta dei più importanti paesi dell'Unione Europea, ma credo basti a dimostrare che un Senato veramente elettivo è decisamente più l'eccezione che la regola.
Anche se in questo caso io, come detto, preferisco l'eccezione.
Saluti,
Mauro.
Con la proposta renziana-berlusconiana di farne una Camera non elettiva, bensì nominata.
Premessa: io sono per l'elettività. Ogni organo legislativo (come appunto le Camere o, a livello locale, i consigli regionali e comunali) per me deve essere elettivo. Punto.
Quindi io personalmente, piuttosto che avere un Senato nominato, preferirei addirittura un sistema monocamerale (anche se uno bicamerale ben organizzato e ben funzionante dà più garanzie di democrazia).
Ma lasciamo perdere le mie preferenze, non è di questo che voglio parlarvi oggi.
Voglio parlarvi di come sono i Senati in giro per l'Unione Europea. Non perché siano necessariamente migliori del nostro (in certi casi, vedasi Regno Unito per esempio, sono anzi decisamente peggiori) ma perché anche in questo caso si parla tanto di Europa ma poco se ne sa.
La prima scoperta è che nei più importanti paesi europei (Regno Unito e Germania in tutto e per tutto, Francia in maniera dissimulata) il Senato non è elettivo.
Regno Unito
Quello che da noi è il Senato, nel Regno Unito è la Camera dei Lord (House of Lords).
Se ragioniamo in termini moderni la Camera dei Lord è un anacronismo (e in fondo anche una vergogna): membri (aristocratici) di diritto ereditari, membri di diritto per cariche religiose, membri nominati direttamente dalla corona britannica... l'unica elettività è quella interna ai nobili (i "pari") per decidere in alcuni casi quale nobile debba prendere il posto di un nobile parlamentare deceduto.
Germania
Il Senato tedesco si chiama ufficialmente Consiglio Federale (Bundesrat).
Non è certo un'assemblea nobiliare e anacronistica come la Camera dei Lord britannica (del resto la Germania è una repubblica e non una monarchia) ma è comunque non elettivo.
I suoi membri vengono nominati dai governi dei singoli stati federali (Länder) e sono rappresentativi dei governi degli stessi (cioè ogni stato federale invia al Bundesrat solo rappresentanti dei partiti che ivi governano, nessun rappresentante delle opposizioni regionali, per quanto forti).
Ciò significa che, a causa della diffusa (anche in Germania) dissociazione tra voto locale e voto nazionale e del fatto che il peso dei vari Länder nel Bundesrat non è veramente proporzionale alla popolazione, spesso il Bundesrat non rappresenta veramente (talvolta proprio per niente) il peso nazionale dei partiti.
Francia
In Francia abbiamo il Sénat. Quindi almeno come nome sembra corrispondere alla situazione italiana. Ma, appunto, solo nel nome.
Il Sénat sembra elettivo, ma lo è solo in maniera indiretta. Infatti i suoi membri non vengono eletti dai cittadini, ma dai rappresentanti degli enti locali (dipartimenti e comuni) e dai membri dell'Assemblea Nazionale (corrispettivo della nostra Camera dei Deputati).
Spagna
Qui il Senato (Senado) è eletto direttamente come in Italia (anche se, contrariamente all'Italia, non vi è correlazione tra popolazione e numeri di eletti, in Spagna ogni provincia, a parte isole e territori esterni, ha diritto allo stesso numero di senatori).
Paesi Bassi
Il Senato neerlandese (Eerste Kamer der Staten-Generaal o popolarmente Senaat) viene eletto dai consigli provinciali, quindi è indirettamente elettivo, come il Senato francese (con la differenza che nei Paesi Bassi non lo votano anche i membri dell'altra Camera).
Svezia
Qui il problema non si pone: dal 1970 la Svezia ha un sistema monocamerale.
Austria
Per il Senato austriaco (Bundesrat) si veda quanto scritto per quello tedesco. Il sistema è di fatto identico.
L'unica differenza è che i membri del Senato tedesco hanno vincolo di mandato, quelli del Senato austriaco no.
Grecia
La Grecia ha sempre avuto un sistema monocamerale.
Belgio
Il Senato belga (Senaat in neerlandese, Sénat in francese) è come tante altre cose in Belgio un caso più da psichiatria che da politica :-)
Infatti si compone di tre categorie di senatori:
1) senatori eletti a suffragio universale (come in Italia);
2) senatori nominati dai consigli regionali (come in Germania);
3) senatori nominati dai senatori di cui ai punti 1 e 2 (come da nessun'altra parte al mondo, almeno che io sappia).
Repubblica Ceca
Il Senato ceco (Senát) viene eletto a suffragio universale, in maniera molto simile a quello italiano (a differenza dell'Italia però non può essere sciolto dal Presidente della Repubblica).
Conclusioni
Mi sono limitato a una scelta dei più importanti paesi dell'Unione Europea, ma credo basti a dimostrare che un Senato veramente elettivo è decisamente più l'eccezione che la regola.
Anche se in questo caso io, come detto, preferisco l'eccezione.
Saluti,
Mauro.
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Parliamo dei mondiali?
No, in realtà non serve parlarne: qualunque cosa facciano le altre squadre (in particolare, chiaramente, le altre semifinaliste Germania, Argentina e Olanda)... la FIFA ha già deciso. Il mondiale lo vince il Brasile. Che lo meriti o no. Che piaccia o no.
Gli arbitraggi di Brasile-Croazia e di Brasile-Colombia (e in misura minore anche quello di Brasile-Cile) sono stati espliciti: se il Brasile si trova in difficoltà... a tirarlo fuori dalle stesse non sono i suoi veri o presunti campioni, bensì gli arbitri.
Del resto bastava sentire le dichiarazioni e le interviste pre-mondiali di Blatter e di Valcke (cioè dei vertici della FIFA) per capirlo, non serviva aspettare gli arbitraggi.
Vale veramente la pena ora di guardarsi le semifinali e la finale, sapendo che il vincitore (pur essendo la squadra obiettivamente meno di valore tra le quattro semifinaliste) è già scritto?
Io sono malato di sport, quindi le guarderò comunque... ma una persona sana di mente farebbe meglio a guardarsi altro.
Saluti,
Mauro.
Gli arbitraggi di Brasile-Croazia e di Brasile-Colombia (e in misura minore anche quello di Brasile-Cile) sono stati espliciti: se il Brasile si trova in difficoltà... a tirarlo fuori dalle stesse non sono i suoi veri o presunti campioni, bensì gli arbitri.
Del resto bastava sentire le dichiarazioni e le interviste pre-mondiali di Blatter e di Valcke (cioè dei vertici della FIFA) per capirlo, non serviva aspettare gli arbitraggi.
Vale veramente la pena ora di guardarsi le semifinali e la finale, sapendo che il vincitore (pur essendo la squadra obiettivamente meno di valore tra le quattro semifinaliste) è già scritto?
Io sono malato di sport, quindi le guarderò comunque... ma una persona sana di mente farebbe meglio a guardarsi altro.
Saluti,
Mauro.
sabato 5 luglio 2014
Un fenomeno tedesco: i guidatori fantasma
Fin da quando sono arrivato in Germania (ormai nel lontano 1996) mi ha colpito un fenomeno diffuso sulle autostrade tedesche: i Geisterfahrer, in italiano Guidatori fantasma.
No, il paranormale non c'entra. Non si parla di auto senza guidatore o di auto visibili ma inesistenti.
Si tratta di normalissime auto, di plastica e metallo, guidate da normalissimi esseri umani, di carne e ossa.
Allora perché fantasma? Qui in Germania si definiscono così quegli automobilisti che in autostrada guidano contromano (qualunque sia il motivo per cui lo facciano).
Io, per fortuna, non ne ho mai incontrato uno sulla mia strada (anche se talvolta ho cercato una piazzola di sosta perché la radio ne annunciava uno proprio dove ero io) però il fenomeno è molto diffuso. Molto di più che negli altri paesi europei (almeno quelli riportati nei reportage che parlano del fenonemo).
Due cause del fenomeno sono evidenti, palesi anche senza grandi indagini:
1) In Germania non esistono i caselli, quindi se uno all'ingresso dell'autostrada fa - per qualsiasi motivo - una manovra sbagliata rischia facilmente di ritrovarsi sulla carreggiata opposta (in Italia e Francia, per esempio, una manovra del genere grazie ai caselli difficilmente ti porta sulla carreggiata sbagliata);
2) In Germania le patenti non devono essere rinnovate, non c'è obbligo di fare regolari visite mediche per valutare se si è ancora in grado di guidare (infatti molti guidatori fantasma sono vecchietti sordi, orbi o rimbambiti che hanno semplicemente avuto la fortuna di non provocare mai incidenti - o di non accorgersi di averne provocati - e quindi mai sono stati controllati dalla polizia).
Un inciso riguardo il punto 2): proprio per questo motivo io mi tengo stretta la patente italiana e non la converto in quella tedesca. Io voglio fare le visite mediche regolari, voglio sapere se sono ancora in grado di guidare o se sono un pericolo pubblico.
Tempo fa, ascoltando un servizio radiofonico sul fenomeno, sono venuto però a sapere di una terza causa che, obiettivamente, è agghiacciante e dimostra quanto poco valore abbia la vita oggi. Sia la propria che quella altrui.
In detto servizio un portavoce della polizia autostradale ha dichiarato che:
3) In Germania si sta diffondendo tra i giovani neopatentati o quasi il fenomeno della guida contromano in autostrada come prova di coraggio.
Non credo serva commentare (a parte il fatto che anche qui si dimostra come certe categorie di persone fraintendano e stravolgano il significato delle parole: sulle autostrade tedesche la parola coraggio, in altri ambienti la parola onore).
Saluti,
Mauro.
No, il paranormale non c'entra. Non si parla di auto senza guidatore o di auto visibili ma inesistenti.
Si tratta di normalissime auto, di plastica e metallo, guidate da normalissimi esseri umani, di carne e ossa.
Allora perché fantasma? Qui in Germania si definiscono così quegli automobilisti che in autostrada guidano contromano (qualunque sia il motivo per cui lo facciano).
Io, per fortuna, non ne ho mai incontrato uno sulla mia strada (anche se talvolta ho cercato una piazzola di sosta perché la radio ne annunciava uno proprio dove ero io) però il fenomeno è molto diffuso. Molto di più che negli altri paesi europei (almeno quelli riportati nei reportage che parlano del fenonemo).
Due cause del fenomeno sono evidenti, palesi anche senza grandi indagini:
1) In Germania non esistono i caselli, quindi se uno all'ingresso dell'autostrada fa - per qualsiasi motivo - una manovra sbagliata rischia facilmente di ritrovarsi sulla carreggiata opposta (in Italia e Francia, per esempio, una manovra del genere grazie ai caselli difficilmente ti porta sulla carreggiata sbagliata);
2) In Germania le patenti non devono essere rinnovate, non c'è obbligo di fare regolari visite mediche per valutare se si è ancora in grado di guidare (infatti molti guidatori fantasma sono vecchietti sordi, orbi o rimbambiti che hanno semplicemente avuto la fortuna di non provocare mai incidenti - o di non accorgersi di averne provocati - e quindi mai sono stati controllati dalla polizia).
Un inciso riguardo il punto 2): proprio per questo motivo io mi tengo stretta la patente italiana e non la converto in quella tedesca. Io voglio fare le visite mediche regolari, voglio sapere se sono ancora in grado di guidare o se sono un pericolo pubblico.
Tempo fa, ascoltando un servizio radiofonico sul fenomeno, sono venuto però a sapere di una terza causa che, obiettivamente, è agghiacciante e dimostra quanto poco valore abbia la vita oggi. Sia la propria che quella altrui.
In detto servizio un portavoce della polizia autostradale ha dichiarato che:
3) In Germania si sta diffondendo tra i giovani neopatentati o quasi il fenomeno della guida contromano in autostrada come prova di coraggio.
Non credo serva commentare (a parte il fatto che anche qui si dimostra come certe categorie di persone fraintendano e stravolgano il significato delle parole: sulle autostrade tedesche la parola coraggio, in altri ambienti la parola onore).
Saluti,
Mauro.
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mercoledì 2 luglio 2014
Articolo 1111
Quello pubblicato una mezz'oretta fa o poco più è stato l'articolo 1111 della storia di questo blog... credo che qui a Colonia lo apprezzeranno indipendentemente dai contenuti, solo per il numero :-)
Saluti,
Mauro.
Saluti,
Mauro.
martedì 1 luglio 2014
sabato 28 giugno 2014
In caduta libera (dedicato a Daniele)
Questo articolo è affettuosamente dedicato all'amico e collega Daniele :)
Chi ha letto il mio recente articolo sulla simulazione dell'assenza di peso avrà anche notato un piccolo battibecco nei commenti sulla caduta libera.
Credo che sia io che lui siamo stati abbastanza chiari nelle nostre esternazioni, quindi se siete curiosi andate a leggere lì. Non sto a ripetere le cose qui.
Però il tema caduta libera è interessante e sono pronto a scommettere che molti saranno sorpresi di scoprire che in caduta libera... non necessariamente si cade!
Giochi di parole a parte, la caduta libera è uno di quei temi che sembrano semplici, che anche il profano più profano sembra capire senza eccessivi problemi, ma che poi - scavando - viene fuori che sì, particolarmente difficile non è, ma nonostante ciò è generalmente frainteso o compreso solo parzialmente.
Se io chiedo a una qualsiasi persona che non ha particolari conoscenze scientifiche cos'è la caduta libera... la risposta più frequente è che la caduta è libera quando qualcosa o qualcuno cade senza essere legato a nessun vincolo (tipo corde, paracadute o che so io).
E se chiedo a quella stessa persona in che direzione può avvenire tale caduta, questa mi guarda come fossi scemo e mi dice naturalmente verso il basso, magari aggiungendo non necessariamente perfettamente in verticale, ma comunque verso il basso.
Niente cade verso l'alto e niente fluttua in aria (a meno di interventi esterni, ma allora non è più libero, perdindirindina!).
E se ci limitiamo alla nostra esperienza quotidiana di persone coi piedi (fisicamente) per terra in fondo non potrei neanche dargli torto.
Però, però la caduta libera non è proprio questo. È anche questo (volendo trascurare gli attriti dell'aria), ma è di più. Molto di più.
Cos'è, dal punto di vista della fisica, la caduta libera?
La caduta libera è quel tipo di moto (sì, nel linguaggio comune si dice movimento, in fisica si dice però moto) in cui il corpo che si muove è soggetto solo e unicamente alla forza peso (alias forza di gravità).
Quindi, se vogliamo essere pignoli pignoli, la vera caduta libera può avvenire solo nel vuoto assoluto, in quanto unico luogo ove non esistono attriti (e conseguenti forze) dovuti ad aria o altro.
Però, ovunque questi attriti possono essere considerati trascurabili rispetto all'entità della forza peso (come nell'atmosfera già a pochi chilometri di altezza, ma più in alto vai meglio è) si può parlare di caduta libera.
Premesso ciò, quindi, in che direzione può avvenire la caduta libera?
Semplicemente in tutte le direzioni, dipende dalle condizioni di partenza.
Prendiamo l'esempio del volo in assenza di peso, trattato nell'articolo del 25 giugno da cui siamo partiti.
Che la discesa (fino alla riaccensione dei motori) sia una caduta libera, credo sia evidente a tutti. L'unica cosa da dire (anzi già più volte detta) è che c'è una piccola approssimazione dovuta al trascurare gli attriti dell'aria, ma è veramente minima. Detto ciò, penso la cosa sia chiara.
Però il pilota spegne i motori mentre l'aereo è ancora in salita. E allora, direte voi, l'aereo mica cade subito!
Se con cadere intendiamo quanto inteso dal senso comune, è vero, l'aereo non cade subito. Ma la caduta libera non è il cadere. La caduta libera è l'essere soggetti solo alla forza peso. E l'aereo a motori spenti è appunto (trascurando gli attriti) soggetto solo a essa, quindi nel senso di "caduta libera" cade anche nell'ultimo tratto in salita, prima di invertire il moto.
La differenza rispetto al tratto in discesa è che la forza peso e la forza apparente (per la forza apparente vedasi quanto scritto il 25 giugno) qui spingono nella stessa direzione, nel tratto in discesa in direzioni opposte.
Ma c'è una cosa ancora più bella da raccontare sulla caduta libera.
Avete presenti tutti i satelliti che sono in orbita? Quelli militari, quelli meteorologici, la stessa stazione internazionale orbitante?
Bene. Sono tutti in caduta libera!
Ma come, sento dire, allora ci stanno cadendo sulla testa?
No, uscite pure dal bunker, non ci cadono e non ci cadranno sulla testa.
Perché i satelliti sono in caduta libera?
I satelliti vengono messi in orbita sfruttando la forza esercitata da motori (il tipo di motore è qui ininfluente e non interessante), di certo non arrivano in orbita grazie alla forza peso, anzi :)
Però una volta raggiunta la posizione, l'orbita prevista i satelliti vengono, per così dire, abbandonati a sé stessi: in orbita ci rimangono senza intervento di nessun motore, di nessuna forza esterna, solo grazie alla forza peso.
Il trucco è semplice: la forza peso spingerebbe il satellite a schiantarsi sulla terra (o a disintegrarsi arrivando negli strati più densi dell'atmosfera), però il satellite arriva in orbita con una certa velocità (non casuale, ma accuratamente calcolata) e, dato che il moto naturale di ogni corpo messo in movimento è (sempre trascurando gli attriti con l'aria) il cosiddetto moto rettilineo uniforme, il satellite tenderebbe a muoversi in direzione tangente alla terra (la famosa forza centrifuga, forza apparente di cui indirettamente scrissi già qui, in particolare nei commenti)... le due forze si compensano tra loro e quindi il satellite si mette a orbitare intorno alla Terra.
Ma l'unica forza reale a cui è soggetto è la forza peso... quindi il satellite è in caduta libera :)
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Se sono stato noioso o poco comprensibile... prendetevela con Daniele ;)
Chi ha letto il mio recente articolo sulla simulazione dell'assenza di peso avrà anche notato un piccolo battibecco nei commenti sulla caduta libera.
Credo che sia io che lui siamo stati abbastanza chiari nelle nostre esternazioni, quindi se siete curiosi andate a leggere lì. Non sto a ripetere le cose qui.
Però il tema caduta libera è interessante e sono pronto a scommettere che molti saranno sorpresi di scoprire che in caduta libera... non necessariamente si cade!
Giochi di parole a parte, la caduta libera è uno di quei temi che sembrano semplici, che anche il profano più profano sembra capire senza eccessivi problemi, ma che poi - scavando - viene fuori che sì, particolarmente difficile non è, ma nonostante ciò è generalmente frainteso o compreso solo parzialmente.
Se io chiedo a una qualsiasi persona che non ha particolari conoscenze scientifiche cos'è la caduta libera... la risposta più frequente è che la caduta è libera quando qualcosa o qualcuno cade senza essere legato a nessun vincolo (tipo corde, paracadute o che so io).
E se chiedo a quella stessa persona in che direzione può avvenire tale caduta, questa mi guarda come fossi scemo e mi dice naturalmente verso il basso, magari aggiungendo non necessariamente perfettamente in verticale, ma comunque verso il basso.
Niente cade verso l'alto e niente fluttua in aria (a meno di interventi esterni, ma allora non è più libero, perdindirindina!).
E se ci limitiamo alla nostra esperienza quotidiana di persone coi piedi (fisicamente) per terra in fondo non potrei neanche dargli torto.
Però, però la caduta libera non è proprio questo. È anche questo (volendo trascurare gli attriti dell'aria), ma è di più. Molto di più.
Cos'è, dal punto di vista della fisica, la caduta libera?
La caduta libera è quel tipo di moto (sì, nel linguaggio comune si dice movimento, in fisica si dice però moto) in cui il corpo che si muove è soggetto solo e unicamente alla forza peso (alias forza di gravità).
Quindi, se vogliamo essere pignoli pignoli, la vera caduta libera può avvenire solo nel vuoto assoluto, in quanto unico luogo ove non esistono attriti (e conseguenti forze) dovuti ad aria o altro.
Però, ovunque questi attriti possono essere considerati trascurabili rispetto all'entità della forza peso (come nell'atmosfera già a pochi chilometri di altezza, ma più in alto vai meglio è) si può parlare di caduta libera.
Premesso ciò, quindi, in che direzione può avvenire la caduta libera?
Semplicemente in tutte le direzioni, dipende dalle condizioni di partenza.
Prendiamo l'esempio del volo in assenza di peso, trattato nell'articolo del 25 giugno da cui siamo partiti.
Che la discesa (fino alla riaccensione dei motori) sia una caduta libera, credo sia evidente a tutti. L'unica cosa da dire (anzi già più volte detta) è che c'è una piccola approssimazione dovuta al trascurare gli attriti dell'aria, ma è veramente minima. Detto ciò, penso la cosa sia chiara.
Però il pilota spegne i motori mentre l'aereo è ancora in salita. E allora, direte voi, l'aereo mica cade subito!
Se con cadere intendiamo quanto inteso dal senso comune, è vero, l'aereo non cade subito. Ma la caduta libera non è il cadere. La caduta libera è l'essere soggetti solo alla forza peso. E l'aereo a motori spenti è appunto (trascurando gli attriti) soggetto solo a essa, quindi nel senso di "caduta libera" cade anche nell'ultimo tratto in salita, prima di invertire il moto.
La differenza rispetto al tratto in discesa è che la forza peso e la forza apparente (per la forza apparente vedasi quanto scritto il 25 giugno) qui spingono nella stessa direzione, nel tratto in discesa in direzioni opposte.
Ma c'è una cosa ancora più bella da raccontare sulla caduta libera.
Avete presenti tutti i satelliti che sono in orbita? Quelli militari, quelli meteorologici, la stessa stazione internazionale orbitante?
Bene. Sono tutti in caduta libera!
Ma come, sento dire, allora ci stanno cadendo sulla testa?
No, uscite pure dal bunker, non ci cadono e non ci cadranno sulla testa.
Perché i satelliti sono in caduta libera?
I satelliti vengono messi in orbita sfruttando la forza esercitata da motori (il tipo di motore è qui ininfluente e non interessante), di certo non arrivano in orbita grazie alla forza peso, anzi :)
Però una volta raggiunta la posizione, l'orbita prevista i satelliti vengono, per così dire, abbandonati a sé stessi: in orbita ci rimangono senza intervento di nessun motore, di nessuna forza esterna, solo grazie alla forza peso.
Il trucco è semplice: la forza peso spingerebbe il satellite a schiantarsi sulla terra (o a disintegrarsi arrivando negli strati più densi dell'atmosfera), però il satellite arriva in orbita con una certa velocità (non casuale, ma accuratamente calcolata) e, dato che il moto naturale di ogni corpo messo in movimento è (sempre trascurando gli attriti con l'aria) il cosiddetto moto rettilineo uniforme, il satellite tenderebbe a muoversi in direzione tangente alla terra (la famosa forza centrifuga, forza apparente di cui indirettamente scrissi già qui, in particolare nei commenti)... le due forze si compensano tra loro e quindi il satellite si mette a orbitare intorno alla Terra.
Ma l'unica forza reale a cui è soggetto è la forza peso... quindi il satellite è in caduta libera :)
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Se sono stato noioso o poco comprensibile... prendetevela con Daniele ;)
venerdì 27 giugno 2014
mercoledì 25 giugno 2014
Cadere in assenza di gravità
La solita amica non fisica ma appassionata di fisica mi ha chiesto come si fa a creare l'assenza di gravità in un aereo facendolo precipitare.
Per prima cosa una pignolesca puntualizzazione: lei ha messo tra virgolette la parola "precipitare", ma avrebbe fatto meglio a mettere tra virgolette la parola "creare" ;-)
Allora vediamo come viene messa in pratica la cosa, prima di spiegare la fisica che ci sta dietro.
Un aereo costruito o modificato appositamente (delle dimensioni comunque di un aereo passeggeri o cargo, un jet militare non sarebbe utilizzabile in quanto nell'abitacolo mancherebbe lo spazio per sperimentare l'assenza di gravità) sale con la massima accelerazione possibile con un angolo di 45° rispetto al terreno.
Prima di andare avanti: l'inclinazione di 45° è un compromesso ideale tra gli obiettivi (cioè l'annullamento della gravità, per cui l'ideale sarebbe il volo verticale) e la fattibilità tecnica della cosa (decollo, stabilità di volo, ripresa del controllo dell'aereo, ecc., per cui l'ideale sarebbe il volo quasi orizzontale).
A un certo punto il pilota spegne i motori. L'aereo per un breve tratto continua a salire ma rallentando e disegnando una parabola (provate a lanciare per aria una palla da tennis con la stessa inclinazione: non raggiungerete le stesse velocità e altezze, ma otterrete la stessa identica traiettoria).
Raggiunto il culmine della parabola il moto si inverte e l'aereo comincerà a cadere. In caduta libera (collegamento alla wiki inglese, in quanto quella italiana è inadeguata). Soggetto - trascurando gli attriti con l'aria - solo alla forza di gravità.
E in questa parte del volo i passeggeri (pilota escluso, in quanto ben legato al posto di pilotaggio :-) ) sperimenteranno la famosa assenza di peso (e non di gravità, come comunemente si dice, anche se ai fini pratici possono essere considerati sinonimi).
Il pilota poi riaccende i motori prima di schiantarsi al suolo, naturalmente :-)
Però... quale è la spiegazione fisica?
Qui entrano in gioco le forze apparenti.
Partiamo da un esempio semplice semplice che sperimentiamo quotidianamente: una macchina che accelera. Nel momento in cui si pigia sul pedale dell'acceleratore si viene "spinti" all'indietro. È un fenomeno che abbiamo sperimentato tutti (o quasi).
Però c'è solo una forza reale: quella prodotta dal motore, che spinge in avanti la macchina. E allora quale forza spinge noi indietro, premendoci contro lo schienale del sedile?
In realtà nessuna forza reale: è l'auto che accelera, noi siamo solidali all'auto a causa del sedile (e se rispettiamo il codice della strada delle cinture di sicurezza), se non ci fosse il sedile noi non accelereremmo insieme all'auto, rimerremmo fermi rispetto alla strada (o quasi, tenendo conto che in gioco ci sono anche altre forze, tipo anche qui la gravità, e non solo quella dovuta all'accelerazione, quindi l'esempio della macchina è più facilmente visualizzabile ma alla fine matematicamente più complesso di quello della caduta libera).
E così sperimentiamo una forza - apparente - che ci fa premere contro lo schienale del sedile.
Ecco, nella fase di caduta libera dell'aereo di cui sopra capita esattamente lo stesso.
Solo che l'accelerazione è l'accelerazione di gravità (trascurando l'attrito dell'aria, come già detto) e che per i passeggeri non ci sono sedili e cinture di sicurezza.
Quindi questa forza apparente che si oppone alla forza di gravità sembra annullarla, quindi ci si ritrova... senza peso.
Ultima cosa: perché ho detto che tra virgolette andava la parola "creare" e non la parola "precipitare"?
L'aereo precipita veramente: i motori sono spenti.
L'assenza di gravità invece viene simulata, non creata. La forza di gravità è sempre lì, anzi è proprio grazie ad essa che l'aereo precipita.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Una trattazione fisica dettagliata è chiaramente un po' più complessa. Io ho cercato di unire semplicità e correttezza per essere comprensibile dal maggior numero di persone possibile. Se non ci sono riuscito me ne scuso.
Per prima cosa una pignolesca puntualizzazione: lei ha messo tra virgolette la parola "precipitare", ma avrebbe fatto meglio a mettere tra virgolette la parola "creare" ;-)
Allora vediamo come viene messa in pratica la cosa, prima di spiegare la fisica che ci sta dietro.
Un aereo costruito o modificato appositamente (delle dimensioni comunque di un aereo passeggeri o cargo, un jet militare non sarebbe utilizzabile in quanto nell'abitacolo mancherebbe lo spazio per sperimentare l'assenza di gravità) sale con la massima accelerazione possibile con un angolo di 45° rispetto al terreno.
Prima di andare avanti: l'inclinazione di 45° è un compromesso ideale tra gli obiettivi (cioè l'annullamento della gravità, per cui l'ideale sarebbe il volo verticale) e la fattibilità tecnica della cosa (decollo, stabilità di volo, ripresa del controllo dell'aereo, ecc., per cui l'ideale sarebbe il volo quasi orizzontale).
A un certo punto il pilota spegne i motori. L'aereo per un breve tratto continua a salire ma rallentando e disegnando una parabola (provate a lanciare per aria una palla da tennis con la stessa inclinazione: non raggiungerete le stesse velocità e altezze, ma otterrete la stessa identica traiettoria).
Raggiunto il culmine della parabola il moto si inverte e l'aereo comincerà a cadere. In caduta libera (collegamento alla wiki inglese, in quanto quella italiana è inadeguata). Soggetto - trascurando gli attriti con l'aria - solo alla forza di gravità.
E in questa parte del volo i passeggeri (pilota escluso, in quanto ben legato al posto di pilotaggio :-) ) sperimenteranno la famosa assenza di peso (e non di gravità, come comunemente si dice, anche se ai fini pratici possono essere considerati sinonimi).
Il pilota poi riaccende i motori prima di schiantarsi al suolo, naturalmente :-)
Però... quale è la spiegazione fisica?
Qui entrano in gioco le forze apparenti.
Partiamo da un esempio semplice semplice che sperimentiamo quotidianamente: una macchina che accelera. Nel momento in cui si pigia sul pedale dell'acceleratore si viene "spinti" all'indietro. È un fenomeno che abbiamo sperimentato tutti (o quasi).
Però c'è solo una forza reale: quella prodotta dal motore, che spinge in avanti la macchina. E allora quale forza spinge noi indietro, premendoci contro lo schienale del sedile?
In realtà nessuna forza reale: è l'auto che accelera, noi siamo solidali all'auto a causa del sedile (e se rispettiamo il codice della strada delle cinture di sicurezza), se non ci fosse il sedile noi non accelereremmo insieme all'auto, rimerremmo fermi rispetto alla strada (o quasi, tenendo conto che in gioco ci sono anche altre forze, tipo anche qui la gravità, e non solo quella dovuta all'accelerazione, quindi l'esempio della macchina è più facilmente visualizzabile ma alla fine matematicamente più complesso di quello della caduta libera).
E così sperimentiamo una forza - apparente - che ci fa premere contro lo schienale del sedile.
Ecco, nella fase di caduta libera dell'aereo di cui sopra capita esattamente lo stesso.
Solo che l'accelerazione è l'accelerazione di gravità (trascurando l'attrito dell'aria, come già detto) e che per i passeggeri non ci sono sedili e cinture di sicurezza.
Quindi questa forza apparente che si oppone alla forza di gravità sembra annullarla, quindi ci si ritrova... senza peso.
Ultima cosa: perché ho detto che tra virgolette andava la parola "creare" e non la parola "precipitare"?
L'aereo precipita veramente: i motori sono spenti.
L'assenza di gravità invece viene simulata, non creata. La forza di gravità è sempre lì, anzi è proprio grazie ad essa che l'aereo precipita.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Una trattazione fisica dettagliata è chiaramente un po' più complessa. Io ho cercato di unire semplicità e correttezza per essere comprensibile dal maggior numero di persone possibile. Se non ci sono riuscito me ne scuso.
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lunedì 23 giugno 2014
Una scomunica ai mafiosi... sì, e allora?
Bergoglio ha scomunicato i mafiosi.
Tutti ne parlano, bravo Bergoglio, parole coraggiose e importanti le tue, anche Wojtyla e Ratzinger avevano tuonato contro le mafie (almeno così dicono i media tedeschi, ma parole antimafiose di Ratzinger io non ne ricordo) ma non erano arrivati a una scomunica.
Ma... fermi tutti! Dove stanno il coraggio e l'importanza?
No, prima di fraintenderci: non sto parlando del significato che si può dare alla scomunica. Per un credente è una cosa seria, per un non credente è una cosa che ha lo stesso valore dei castelli in aria.
Ma questo non c'entra: il Papa è un'importante figura politica, quindi quello che dice va valutato con attenzione anche dai non credenti (del resto quello che dice Obama, per esempio, lo prendiamo in considerazione anche da non statunitensi... e il principio è lo stesso).
Quello che è importante è che, di fatto, Bergoglio non ha detto proprio nulla! Nulla di nulla.
Hai scomunicato i mafiosi? I mafiosi si atteggiano a veri credenti quindi dovrebbero sentirsi colpiti? Illuso.
Quello che conta è quello che succede nelle aree mafiose. E lì quello che dici non conta nulla. Contano i fatti che vengono messi in atto lì, in quelle aree. Contano i fatti (magari accompagnati dalle parole, ma non certo le parole da sole).
Se i vescovi e i preti lì sono vicini alla mafia, gli stessi vescovi e preti se ne fregheranno della tua scomunica e continueranno a considerare i mafiosi cittadini "esemplari". Tu devi sostituirli e spretarli, non lanciare belle parole come "scomunica".
Se i vescovi e i preti lì cercano solo di tenersi fuori dai guai senza entrare in contatto con la mafia (per paura, voglia di quieto vivere o qualsiasi altra cosa) la tua scomunica scivolerà via come pioggerellina nelle grondaie. Tu devi muoverti e andarli a scuotere per farli diventare antimafiosi.
Se i vescovi e i preti lì sono già antimafiosi e si danno veramente da fare contro la mafia e per le vittime, le tue scomuniche non gli servono a niente, anzi rischiano di metterli ancora più in difficoltà. Tu devi darti da fare per proteggerli e sostenerli, aumentando il supporto materiale a loro e cercando di fare terra bruciata (collaborando con lo Stato, non limitandoti a lavorare dentro la chiesa) attorno a chi li minaccia.
Insomma, caro Bergoglio, o ti muovi, o ti dai da fare veramente con fatti, azioni, anche parole, sì, ma non alla folla, bensì direttamente in faccia ai mafiosi, oppure non hai fatto proprio niente. Niente di niente.
Se non fai queste cose, la tua scomunica non è un atto antimafioso. È solo pubblicità per la tua persona e sabbia negli occhi al mondo.
Saluti,
Mauro.
Tutti ne parlano, bravo Bergoglio, parole coraggiose e importanti le tue, anche Wojtyla e Ratzinger avevano tuonato contro le mafie (almeno così dicono i media tedeschi, ma parole antimafiose di Ratzinger io non ne ricordo) ma non erano arrivati a una scomunica.
Ma... fermi tutti! Dove stanno il coraggio e l'importanza?
No, prima di fraintenderci: non sto parlando del significato che si può dare alla scomunica. Per un credente è una cosa seria, per un non credente è una cosa che ha lo stesso valore dei castelli in aria.
Ma questo non c'entra: il Papa è un'importante figura politica, quindi quello che dice va valutato con attenzione anche dai non credenti (del resto quello che dice Obama, per esempio, lo prendiamo in considerazione anche da non statunitensi... e il principio è lo stesso).
Quello che è importante è che, di fatto, Bergoglio non ha detto proprio nulla! Nulla di nulla.
Hai scomunicato i mafiosi? I mafiosi si atteggiano a veri credenti quindi dovrebbero sentirsi colpiti? Illuso.
Quello che conta è quello che succede nelle aree mafiose. E lì quello che dici non conta nulla. Contano i fatti che vengono messi in atto lì, in quelle aree. Contano i fatti (magari accompagnati dalle parole, ma non certo le parole da sole).
Se i vescovi e i preti lì sono vicini alla mafia, gli stessi vescovi e preti se ne fregheranno della tua scomunica e continueranno a considerare i mafiosi cittadini "esemplari". Tu devi sostituirli e spretarli, non lanciare belle parole come "scomunica".
Se i vescovi e i preti lì cercano solo di tenersi fuori dai guai senza entrare in contatto con la mafia (per paura, voglia di quieto vivere o qualsiasi altra cosa) la tua scomunica scivolerà via come pioggerellina nelle grondaie. Tu devi muoverti e andarli a scuotere per farli diventare antimafiosi.
Se i vescovi e i preti lì sono già antimafiosi e si danno veramente da fare contro la mafia e per le vittime, le tue scomuniche non gli servono a niente, anzi rischiano di metterli ancora più in difficoltà. Tu devi darti da fare per proteggerli e sostenerli, aumentando il supporto materiale a loro e cercando di fare terra bruciata (collaborando con lo Stato, non limitandoti a lavorare dentro la chiesa) attorno a chi li minaccia.
Insomma, caro Bergoglio, o ti muovi, o ti dai da fare veramente con fatti, azioni, anche parole, sì, ma non alla folla, bensì direttamente in faccia ai mafiosi, oppure non hai fatto proprio niente. Niente di niente.
Se non fai queste cose, la tua scomunica non è un atto antimafioso. È solo pubblicità per la tua persona e sabbia negli occhi al mondo.
Saluti,
Mauro.
domenica 22 giugno 2014
Certo che avete capito cos'è l'onore
In tante culture (non per ultima, va detto, in quella italiana) è vivo e presente il concetto di "onore".
Si applica alle più diverse cose... noi italiani ricordiamo per esempio il trattamento privilegiato che avevano in passato per legge i cosiddetti "delitti d'onore" rispetto agli altri delitti.
Oggi il termine "onore" viene associato soprattutto a determinati atteggiamenti delle comunità islamiche, ma concetti simili in realtà sono presenti in tutte o quasi le culture.
E, diciamocelo chiaro e tondo, coloro che più ne parlano sono coloro che meno ne capiscono.
Allora cos'è l'onore? Detto terra terra è la forza di essere coerenti, di sapersi prendere le proprie responsabilità, di non tirarsi indietro.
E perché coloro che più ne parlano sono coloro che meno ne capiscono?
Ve lo racconto con un'esperienza personale, una cosa in realtà piccola e poco importante per la storia dell'umanità, ma che rispecchia benissimo il concetto (distorto) di onore che regna in molte comunità anche per cose molto più grandi.
Qualche anno fa ho avuto una storia importante con una donna turca. Nata e cresciuta in Germania, persona molto laica, ma di famiglia islamica (in realtà ben lontana dal fondamentalismo, almeno fino a che il padre era vivo, però a quanto pare non abbastanza).
Nel momento in cui questa storia è cresciuta e si cominciava a pensare che forse poteva essere la storia giusta... spunta fuori l'onore.
Un giorno lei mi chiede (e la cosa sul momento mi stupisce, sapendo che lei non era più entrata in una moschea da quando era bambina e che mangiava senza problemi maiale e beveva vino) se per lei fossi stato disposto a convertirmi all'islam.
La mia prima reazione è stata di chiederle: "Ma che cavolo c'entra la religione con la nostra storia?".
Cosa c'entrava? Semplicemente che il "capofamiglia" (cioè suo fratello maggiore, dato che suo padre era morto) mai avrebbe accettato "per l'onore della famiglia" che lei si mettesse con un cattolico (come io sono per battesimo) e men che meno con un ateo (come io sono in realtà, visto che non ho scelto io di battezzarmi).
Ciò ha chiuso la nostra storia, non solo perché io chiaramente un passo del genere non lo avrei fatto mai... ma anche perché ciò dimostrava (e glielo dissi chiaramente) l'ignoranza della sua famiglia: tu "per l'onore della famiglia" costringi tua sorella (o tua figlia) a mettersi insieme a un uomo senza onore (perché convertirsi solo per quello, senza prendere sul serio la religione a cui ti converti, significa essere senza onore)?
Ma se vuoi questo per tua sorella... sparati, ignorante e deficiente!
E se guardate bene tutti i discorsi sull'onore di tutte le culture (e non solo riguardo storie d'amore) il concetto rimane sempre e comunque quello descritto sopra: in nome dell'onore si pretende il disonore.
Viva la coerenza.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Con quella donna siamo rimasti amici, anche se abbiamo chiuso la storia... ma le ho chiesto di non farmi mai conoscere suo fratello, se no l'omicida potrei diventare io :-)
Si applica alle più diverse cose... noi italiani ricordiamo per esempio il trattamento privilegiato che avevano in passato per legge i cosiddetti "delitti d'onore" rispetto agli altri delitti.
Oggi il termine "onore" viene associato soprattutto a determinati atteggiamenti delle comunità islamiche, ma concetti simili in realtà sono presenti in tutte o quasi le culture.
E, diciamocelo chiaro e tondo, coloro che più ne parlano sono coloro che meno ne capiscono.
Allora cos'è l'onore? Detto terra terra è la forza di essere coerenti, di sapersi prendere le proprie responsabilità, di non tirarsi indietro.
E perché coloro che più ne parlano sono coloro che meno ne capiscono?
Ve lo racconto con un'esperienza personale, una cosa in realtà piccola e poco importante per la storia dell'umanità, ma che rispecchia benissimo il concetto (distorto) di onore che regna in molte comunità anche per cose molto più grandi.
Qualche anno fa ho avuto una storia importante con una donna turca. Nata e cresciuta in Germania, persona molto laica, ma di famiglia islamica (in realtà ben lontana dal fondamentalismo, almeno fino a che il padre era vivo, però a quanto pare non abbastanza).
Nel momento in cui questa storia è cresciuta e si cominciava a pensare che forse poteva essere la storia giusta... spunta fuori l'onore.
Un giorno lei mi chiede (e la cosa sul momento mi stupisce, sapendo che lei non era più entrata in una moschea da quando era bambina e che mangiava senza problemi maiale e beveva vino) se per lei fossi stato disposto a convertirmi all'islam.
La mia prima reazione è stata di chiederle: "Ma che cavolo c'entra la religione con la nostra storia?".
Cosa c'entrava? Semplicemente che il "capofamiglia" (cioè suo fratello maggiore, dato che suo padre era morto) mai avrebbe accettato "per l'onore della famiglia" che lei si mettesse con un cattolico (come io sono per battesimo) e men che meno con un ateo (come io sono in realtà, visto che non ho scelto io di battezzarmi).
Ciò ha chiuso la nostra storia, non solo perché io chiaramente un passo del genere non lo avrei fatto mai... ma anche perché ciò dimostrava (e glielo dissi chiaramente) l'ignoranza della sua famiglia: tu "per l'onore della famiglia" costringi tua sorella (o tua figlia) a mettersi insieme a un uomo senza onore (perché convertirsi solo per quello, senza prendere sul serio la religione a cui ti converti, significa essere senza onore)?
Ma se vuoi questo per tua sorella... sparati, ignorante e deficiente!
E se guardate bene tutti i discorsi sull'onore di tutte le culture (e non solo riguardo storie d'amore) il concetto rimane sempre e comunque quello descritto sopra: in nome dell'onore si pretende il disonore.
Viva la coerenza.
Saluti,
Mauro.
P.S.:
Con quella donna siamo rimasti amici, anche se abbiamo chiuso la storia... ma le ho chiesto di non farmi mai conoscere suo fratello, se no l'omicida potrei diventare io :-)
venerdì 20 giugno 2014
Due settimane fa...
...dissi "tutti parlano di Italia, Inghilterra e Uruguay... e se il Costarica fregasse tutti?".
Forse era meglio se stavo zitto.
Saluti,
Mauro.
Forse era meglio se stavo zitto.
Saluti,
Mauro.
giovedì 19 giugno 2014
Moria di campioni
Nel 1998 la Francia vinse i mondiali di calcio.
Al mondiale successivo, nel 2002, uscì ingloriosamente al primo turno (senza segnare neanche una rete oltretutto).
Nel 2006 l'Italia vinse i mondiali di calcio.
Al mondiale successivo, nel 2010, uscì ingloriosamente al primo turno (soprattutto per l'errore di Lippi di scegliere Marchetti e non De Sanctis quando si infortunò Buffon).
Nel 2010 la Spagna vinse i mondiali di calcio.
Al mondiale successivo, quello attuale del 2014, la Spagna è già uscita molto più che ingloriosamente anche se il primo turno non è ancora finito.
Vincere il titolo sembra non portare bene ultimamente...
Comunque tra la Spagna e le altre c'è una grande differenza.
Francia e Italia avevano vinto meritatamente e hanno pagato errori successivi al mondiale vinto.
La Spagna non ha mai meritato... la vera Spagna è veramente quella del 2014.
E per questo vi dico: in futuro vedremo di nuovo Italia e Francia in alto, la Spagna in alto non la vedremo mai più.
Saluti,
Mauro.
Al mondiale successivo, nel 2002, uscì ingloriosamente al primo turno (senza segnare neanche una rete oltretutto).
Nel 2006 l'Italia vinse i mondiali di calcio.
Al mondiale successivo, nel 2010, uscì ingloriosamente al primo turno (soprattutto per l'errore di Lippi di scegliere Marchetti e non De Sanctis quando si infortunò Buffon).
Nel 2010 la Spagna vinse i mondiali di calcio.
Al mondiale successivo, quello attuale del 2014, la Spagna è già uscita molto più che ingloriosamente anche se il primo turno non è ancora finito.
Vincere il titolo sembra non portare bene ultimamente...
Comunque tra la Spagna e le altre c'è una grande differenza.
Francia e Italia avevano vinto meritatamente e hanno pagato errori successivi al mondiale vinto.
La Spagna non ha mai meritato... la vera Spagna è veramente quella del 2014.
E per questo vi dico: in futuro vedremo di nuovo Italia e Francia in alto, la Spagna in alto non la vedremo mai più.
Saluti,
Mauro.
mercoledì 18 giugno 2014
Adesso con l'antirazzismo si esagera 2
E dopo i senatori statunitensi di cui avevo parlato qui, ora ci si mette anche l'Ufficio marchi e brevetti degli USA: sembra abbia tolto la protezione al marchio dei Washington Redskins (i "Pellerossa" di Washington), in quanto razzista.
Ne parla qui la CNN.
Io sinceramente comincio ad aver paura della piega che stanno prendendo le cose...
Saluti,
Mauro.
Ne parla qui la CNN.
Io sinceramente comincio ad aver paura della piega che stanno prendendo le cose...
Saluti,
Mauro.
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venerdì 13 giugno 2014
Per chi tifare ai mondiali?
Prima di ogni altra considerazione rispondo per me: Italia, sempre e comunque, senza se e senza ma.
Oggi (o meglio ieri, visto che da quasi un'ora ormai oggi è domani) sono cominciati i mondiali di calcio.
Nella partita inaugurale l'arbitro (e non il Brasile) ha battuto la Croazia, ma questo non è il tema del presente articolo.
Il tema, la domanda è: per chi tifare ai mondiali?
Il mio primo mondiale (da tifoso, chiaramente da giocatore o allenatore di mondiali non ne ho mai vissuti né ne vivrò mai) è stato quello del 1974 (sì, in realtà nel 1970 ero già nato, ma credete che un bimbetto di due anni possa veramente seguire un mondiale di calcio o altra roba simile?).
Quindi quello appena cominciato è il mio undicesimo mondiale.
E in buona parte di questi mondiali (tranne due, quello fallimentare del 1974 e quello casalingo del 1990) ho sempre sentito "tifosi" italiani dire che non avrebbero tifato Italia perché quell'allenatore o quel giocatore non erano moralmente degni (la cosa raggiunse il suo massimo nei mondiali del 2006 in Germania... all'inizio quasi tutti contro Lippi e Cannavaro, ma alla fine tutti a festeggiare per le strade... il carro del vincitore è sempre attraente).
Ma che senso ha?
Tu nasci in un paese, per caso e non per scelta tua, questo va detto.
Quindi hai due scelte: o ti riconosci nel paese in cui nasci o non ti riconosci nello stesso.
Nel primo caso ciò che ti rappresenta è la maglia azzurra (nello sport) e la bandiera tricolore (in tutto).
Nel secondo caso la maglia azzurra o la bandiera tricolore non ti rappresenteranno mai.
Ma in entrambi i casi non c'entra nulla chi indossa quella maglia o chi sventola quella bandiera: importanti sono solo la maglia e la bandiera in sè. Punto.
Io mi sento rappresentato dalla maglia azzurra e dalla bandiera tricolore, non dal giocatore X o dall'allenatore Y. Questi posso apprezzarli (o disprezzarli), ma comunque non mi rappresentano. Sono semplici, individuali persone che in quel particolare momento indossano simboli per me importanti.
Ciò che mi rappresenta non sono loro. Sono la maglia e la bandiera.
Chi decide se tifare Italia (ma vale anche per qualsiasi altra nazione) o meno in base a giocatori o allenatori è solo un povero scemo (per voler essere generoso).
Saluti,
Mauro.
Oggi (o meglio ieri, visto che da quasi un'ora ormai oggi è domani) sono cominciati i mondiali di calcio.
Nella partita inaugurale l'arbitro (e non il Brasile) ha battuto la Croazia, ma questo non è il tema del presente articolo.
Il tema, la domanda è: per chi tifare ai mondiali?
Il mio primo mondiale (da tifoso, chiaramente da giocatore o allenatore di mondiali non ne ho mai vissuti né ne vivrò mai) è stato quello del 1974 (sì, in realtà nel 1970 ero già nato, ma credete che un bimbetto di due anni possa veramente seguire un mondiale di calcio o altra roba simile?).
Quindi quello appena cominciato è il mio undicesimo mondiale.
E in buona parte di questi mondiali (tranne due, quello fallimentare del 1974 e quello casalingo del 1990) ho sempre sentito "tifosi" italiani dire che non avrebbero tifato Italia perché quell'allenatore o quel giocatore non erano moralmente degni (la cosa raggiunse il suo massimo nei mondiali del 2006 in Germania... all'inizio quasi tutti contro Lippi e Cannavaro, ma alla fine tutti a festeggiare per le strade... il carro del vincitore è sempre attraente).
Ma che senso ha?
Tu nasci in un paese, per caso e non per scelta tua, questo va detto.
Quindi hai due scelte: o ti riconosci nel paese in cui nasci o non ti riconosci nello stesso.
Nel primo caso ciò che ti rappresenta è la maglia azzurra (nello sport) e la bandiera tricolore (in tutto).
Nel secondo caso la maglia azzurra o la bandiera tricolore non ti rappresenteranno mai.
Ma in entrambi i casi non c'entra nulla chi indossa quella maglia o chi sventola quella bandiera: importanti sono solo la maglia e la bandiera in sè. Punto.
Io mi sento rappresentato dalla maglia azzurra e dalla bandiera tricolore, non dal giocatore X o dall'allenatore Y. Questi posso apprezzarli (o disprezzarli), ma comunque non mi rappresentano. Sono semplici, individuali persone che in quel particolare momento indossano simboli per me importanti.
Ciò che mi rappresenta non sono loro. Sono la maglia e la bandiera.
Chi decide se tifare Italia (ma vale anche per qualsiasi altra nazione) o meno in base a giocatori o allenatori è solo un povero scemo (per voler essere generoso).
Saluti,
Mauro.
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