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martedì 10 giugno 2025

È banale insiemistica!

Non sto a ricordarvi l'assurdo paragone di Schlein tra i voti per il cdx nel 2022 e i voti al referendum ora. E neanche l'altrettanto assurda risposta di FdI che conta tra gli elettori anche i minorenni.
Vorrei però osservare che tutti i commentatori (o almeno tutti quelli che ho avuto modo di leggere), sia che diano ragione che torto a Schlein, sembrano dare per scontato che i votanti al referendum siano un sottoinsieme dei votanti alle elezioni. No, non è così. Non lo sono.
Se lo fossero, significherebbe che tutti coloro che hanno votato al referendum abbiano anche votato alle elezioni.
E invece no. C'è chi per i più diversi motivi si era astenuto nel 2022 e ora ha votato.
I due insiemi (votanti al referendum e votanti alle elezioni) sono due insiemi che si intersecano, non uno sottoinsieme dell'altro.
Basta questo a stracciare le parole di Schlein. Non serve nessuna analisi. Né politica, né statistica, né sociale.
È banale insiemistica.

Saluti,

Mauro.

sabato 28 agosto 2021

Considerazioni politiche e polemiche sulla "lotta" al Covid

Vorrei qui estendere e riordinare alcune considerazioni personali sparse che ho fatto ieri, 27 agosto, su politica e Covid su un gruppo privato di Twitter.
Non parlerò di Covid in termini scientifici (a livello medico lo lascio fare a chi ne sa, io posso solo ascoltare e imparare, e a livello statistico-matematico ne ho già parlato più volte e probabilmente ne riparlerò in futuro).
In questo articolo si parlerà di politica e Covid.
E la componente polemica sarà molto grande... quindi, se volete commentare, fate un bel respiro profondo e rileggete l'eventuale commento prima di premere invio.

Considerazione 1: Perché tanta insistenza con le scuole aperte, anche se queste non sono in sicurezza?

Premetto che non sono per le scuole chiuse a priori. Io stesso riconosco i rischi della DAD (ne scrissi già qui a marzo 2020).
Il problema è che non è stato fatto nulla (e non solo in Italia) per mettere in sicurezza le scuole e soprattutto quali sono le vere motivazioni per le riaperture a dispetto di tutto.
Molte aziende (che siano industrie, attività commerciali o altro) col sostegno delle varie conf sono sia contro le chiusure (a loro interessa il guadagno immediato, non sanno ragionare a medio-lungo termine) che contro l'home office (hanno ancora la mentalità da catena di montaggio pure per il lavoro non di produzione e temono di perdere controllo e quindi potere sui dipendenti).
Ma per riaprire i negozi e riportare i lavoratori in ufficio serve che il meno scolari possibile (soprattutto i più piccoli) stiano a casa.
Da qui la decisione a tavolino (perché quello è: una decisione politica a tavolino contro ogni evidenza scientifica) che le scuole sono sicure e che i contagi possono - al massimo! - avvenire solo nel tragitto casa-scuola-casa.
Decisione presa appunto su insistenza delle varie conf, che hanno molta, ma veramente molta influenza sui governi. Di ogni colore e paese.

Considerazione 2: Perché tanto (apparente) attivismo ma poca o nulla programmazione?

Il problema sono le elezioni. I politici vivono per le elezioni, programmano in base alla prossima scadenza elettorale (e a quel che dicono i sondaggi in vista della stessa). E ciò significa che più vicina è questa, più brevi sono le legislature o gli altri tipi di mandato, più diventa importante lavorare con l'ottica a quella e non ai risultati concreti (che richiedono tempo, quindi per il bene dei paesi richiederebbero che si evitasse di guardare alle prossime elezioni... mentre invece si è fatto proprio l'opposto accorciando addirittura la prospettiva tramite la politicizzazione e "nazionalizzazione" delle elezioni locali).
E le elezioni le vince non chi fa quel che è giusto e necessario fare, ma chi accontenta le masse.
Il problema grosso qui è però che per molti politici (e giornalisti...) la "massa" non è la popolazione, ma quella parte di popolazione che si fa sentire (che sia nelle piazze come i novax o mediaticamente come le conf di cui sopra è lo stesso).

Considerazione 3: Perché così poca considerazione per le tematiche del Long Covid?

Il Long Covid è come i progetti infrastrutturali o le riforme a lungo termine: i meriti pubblici (e quindi i dividendi politici) se li prenderanno coloro che saranno in carica quando il Long Covid avrà cure, quando le infrastrutture saranno finite e aperte, quando le riforme daranno frutti concreti.
Meriti (e dividendi politici) non se li prendono coloro che se ne occupano concretamente oggi e fanno partire gli studi per il Long Covid, i progetti per le infrastrutture, le leggi per le riforme.
Quindi chi glielo fa fare a questi ultimi a occuparsi di ciò che darà frutti dopo di loro, quando al loro posto ci sarà con ogni probabilità qualcun altro?

Considerazione 4: Perché i politici locali impediscono più di quelli nazionali una seria lotta al virus?

I politici locali in frangenti come quello attuale sono peggio di quelli nazionali, al di là della loro indole personale, in quanto soggetti in maniera più diretta, più esplicita alle pressioni delle varie categorie. E le pressioni nella maggioranza dei casi vengono dall'economia locale: più è "piccolo" il locale, più diretta è la pressione sull'amministratore.
Non si può pretendere che il sindaco del paesino di 1000 abitanti applichi con durezza e intransigenza regole per limitare il virus e non si può pretendere che il negoziante all'angolo pensi oltre gli incassi a breve termine del suo negozio, accetti sacrifici. Loro non possono pensare a lungo termine o riflettere sui grandi numeri.
Devono essere i governi centrali a imporre le regole e a fornire strumenti e risorse, devono essere i vertici nazionali delle associazioni di categoria a guidare i propri associati, a impedirgli di fare cazzate. Le decisioni in tempi di emergenza (come è la pandemia) devono essere prese centralizzate.
Già il livello Land/regione è troppo "locale" per molti interventi.
Però i vertici delle associazioni di categoria pensano a loro volta in piccolo, al guadagno immediato (più proprio che dei piccoli negozianti locali, comunque). E i governi ascoltano loro non scienziati ed esperti. Questi ultimi non portano voti, le conf sì.

Considerazione 5: Perché non si riconosce il legame tra pandemia e cambiamento climatico?

È vero, magari la catena di contagio che ha portato al Covid-19 non è legata al cambiamento climatico, almeno non direttamente, ma non possiamo trattare il problema pandemie e il problema cambiamento climatico separatamente.
Uno degli effetti del cambiamento climatico è lo scioglimento del permafrost e questo scioglimento porterà alla liberazione di virus e altri microorganismi ibernati da secoli o millenni. Virus e altro che non sono mai entrati prima in contatto con l'uomo e con gli animali odierni e contro cui questi quindi non hanno protezioni naturali. Di questo tema ne parlai già qui nell'aprile 2020.
E lo sfruttamento commerciale esasperato delle foreste pluviali è a sua volta legato a quanto sopra: prima in quanto la riduzione della superficie forestale pluviale accelera il cambiamento climatico e poi in quanto tale riduzione e l'avanzamento della "civiltà" in quei territori porterà sempre più uomini e animali domestici a contatto con virus e altro a noi sconosciuti, finora confinati ad angoli inaccessibili della foresta.
Ma riconoscere questi legami costringerebbe i governi e le organizzazioni sovranazionali a fare veramente qualcosa contro il cambiamento climatico... pestando i piedi ai potentati economici.

E potrei continuare. Da dire ce ne sarebbe. Tanto.

Saluti,

Mauro.

martedì 20 marzo 2018

Considerazioni ciniche sull'auto a guida autonoma

Avrete tutti letto del primo incidente automobilistico mortale coinvolgente un auto a guida autonoma (per chi in questi giorni fosse stato sulla Luna qui il primo articolo che spunta sul sito del Corriere della Sera, ma basta andare su qualsiasi sito di qualsiasi giornale italiano o straniero per trovarne).

Uber, la società che stava conducendo il test in questione, ha subito sospeso tutte le attività su strada riguardanti la guida autonoma e probabilmente ci saranno frenate, se non blocchi, anche da parte di altre società che fanno ricerca e test nel settore.

A leggere molti commentatori questo incidente pone seri dubbi sulla sicurezza e di conseguenza sul futuro delle auto a guida autonoma.

Certo, questo incidente è una tragedia (soprattutto per la vittima e i suoi parenti e amici una tragedia immane, questo è chiaro), ma come al solito da parte della stampa si è partiti con esagerazioni a tutto spiano.

Io non sono un esperto del settore e neanche una persona particolarmente attratta da questa tecnologia, ma due cose (che magari sembreranno ciniche) mi sento di poter tranquillamente dirle.

Primo. Si tratta di un incidente. E ogni tecnologia in fase di sperimentazione è per forza di cose più pericolosa che una volta matura per la serie. A meno di non fare i test solo in ambienti isolati... ma allora non scoprirai mai come questa tecnologia (o qualsiasi altra tecnologia in qualsiasi settore) funziona nella realtà.

Secondo. Mettiamoci bene in testa che gli incidenti (anche mortali) per le strade ci sono sempre stati. C'erano prima che arrivasse l'auto, ci sono ora e ci saranno inevitabilmente anche il giorno che tutte le auto dovessero essere a guida autonoma. La sicurezza di una tecnologia o dell'altra si valuta in base a quanti incidenti si hanno per milione di chilometri percorsi (o per milione di passeggeri trasportati), quindi potrai sapere con certezza se la guida autonoma sia più o meno sicura di quella tradizionale solo quando ci saranno un bel po' di auto autonome per le strade (e non per sperimentazione).

Quello piuttosto che mi chiedo io è: dato che c'era una persona dentro l'auto anche allo scopo di intervenire in caso di emergenza... cosa faceva questa persona? Dormiva?

Saluti,

Mauro.

sabato 7 gennaio 2017

I misteri degli algoritmi di Google

Io ho aperto il mio blog più di dieci anni fa su Blogspot, poi comprato da Blogger, ergo Google.
Ma qui non voglio parlarvi di chi compra o possiede cosa o di dove è meglio o peggio affidarsi (anche perché un meglio o peggio assoluto non esiste, esiste solo ciò che è più o meno adeguato alle esigenze di ciascuno).

Qui voglio parlarvi degli algoritmi che Google usa per mettere a disposizione di noi blogger le statistiche relative ai nostri blog.
Algoritmi che lasciano spazio a molti dubbi.

Prendiamo per esempio il mio blog, quello che state leggendo in questo momento.

Google mi offre un riassunto dei miei articoli più letti di sempre. Secondo questo riassunto, i miei articoli letti più di 500 volte sono i seguenti:

1) Impariamo a conoscere la bandiera italiana (2393 visite)
2) Come usare lo scopino da water (1789 visite)
3) Ignoranza brevettata (1070 visite)
4) La Grecia, l'Europa e il referendum (1022 visite)
5) La leggenda del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno (986 visite)
6) Indignazione prêt-à-porter (951 visite)
7) Consigli per perdere peso (741 visite)
8) I misteri del tedesco 1 (532 visite)
9) Bicicletta selvaggia (515 visite)

Però Google - nella sua magnanimità - mi permette anche di vedere i dettagli per ogni articolo. Cioè, il riassunto di cui sopra mi fornisce solo la "Top 10" (vedete solo 9 articoli perché ho pensato di limitarmi a quelli che avessero almeno 500 visite), mentre entrando nelle liste dettagliate posso vedere le visite ricevute da ogni singolo articolo.
In teoria le due liste dovrebbero essere identiche... solo che la prima (automatica) si fermerebbe al decimo posto, mentre la seconda (manuale) può proseguire fino a quando decido io.
Ergo: i primi dieci posti dovrebbero essere identici, a prescindere da dove cerchi i dati (al limite un paio di visite in più o in meno, nessun algoritmo è assolutamente perfetto).
Eppure...

Ecco la lista degli articoli con più di 500 visite, andando a cercare articolo per articolo:

1) Impariamo a conoscere la bandiera italiana (2700 visite)
2) Come usare lo scopino da water (2465 visite)
3) Ignoranza brevettata (1723 visite)
4) La leggenda del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno (1608 visite)
5) I misteri del tedesco 1 (1560 visite)
6) Mauro a Stoccarda (meglio di no) (1355 visite)
7) La Grecia, l'Europa e il referendum (1081 visite)
8) Indignazione prêt-à-porter (1016 visite)
9) Ne portiamo ancora la Croce (931 visite)
10) Consigli per perdere peso (839 visite)
11) Bicicletta selvaggia (836 visite)
12) Certificato di nascita alla tedesca (642 visite)
13) Cos'è l'arte (618 visite)

Come potete vedere, due statistiche completamente diverse (e non solo per un paio di visite in più o in meno), ma entrambe costruite su dati forniti dalla stessa fonte.

Ergo: valgono qualcosa gli algoritmi di Google?

Saluti,

Mauro.

mercoledì 16 luglio 2014

Casi e casi (e non casi)

I commenti di Layos e Serena al mio articolo Proviamo a illuderci mi hanno fatto ragionare su come facilmente si confondano causalità, correlazione e casualità (Layos e Serena conoscono la differenza tra le tre cose, ma non sono certo in così grande compagnia).

Vediamo di provare a spiegarle in parole semplici (cercando indirettamente di spiegare anche cosa è la statistica :-) ).

Causalità
La causalità si ha quando tra due eventi vi è un rapporto di causa ed effetto.
Volendo si può definire causale un fatto singolo, dove il rapporto causa-effetto è riconosciuto (e provato) solo a posteriori, ma generalmente si parla di causalità per un rapporto causa-effetto generale, ripetibile (e in questo caso puoi anche "prevedere" il futuro).
Per farlo ti serve una statistica, cioè ti serve avere esaminato tantissimi casi passati e aver visto che hanno sempre (o quasi sempre, vi ricordo che nella scienza non si hanno mai certezze assolute, ma solo probabilità, anche se talvolta elevatissime) prodotto un determinato effetto e per i quali si è verificato che l'effetto non ci sarebbe stato senza detta causa (in realtà un effetto potrebbe essere anche causato da cause diverse, ma noi qui non vogliamo complicarci la vita, vero?).
Qui va specificato che vi è anche un fattore temporale: l'effetto arriva sempre DOPO la causa.

Correlazione
La correlazione si ha quando due eventi sembrano legati tra loro e sembrano avvenire secondo un rapporto di causa ed effetto, ma questo rapporto non c'è, è solo apparente.
Anche qui serve una statistica: se non hai analizzato tanti dati, non puoi parlare di correlazione. Due o tre dati non ti dicono nulla, ma proprio nulla.
La correlazione può essere assolutamente casuale oppure può essere dovuta al fatto che due eventi tra i quali non esista rapporto di causa-effetto sono entrambi però effetto della stessa causa.
Da notare che spesso (anche se non sempre) nonostante l'apparenza causa-effetto gli eventi correlati avvengono in parallelo, non uno dopo l'altro.
Per capire meglio... studiatevi il dogma del pastafarianesimo che parla di pirati e riscaldamento globale ;-)

Casualità
La casualità è quello che spiega quello che io ho scritto in Proviamo a illuderci :-)
La casualità si ha quando le cose avvengono per caso, dove non c'è nessun nesso di causa ed effetto ma non c'è neanche nessuna statistica (che potrebbe giustificare una correlazione).
Perché no, i due eventi (tre, nel caso che l'Italia tra quattro anni vinca i mondiali di calcio) che cito in quell'articolo NON sono una statistica. Due eventi non saranno mai una statistica, per quanto ci possa far piacere. Due eventi sono solo due casi. Punto.

Saluti,

Mauro.