E come al solito le polemiche sull'alternanza scuola-lavoro dimostrano come in Italia l'unica alternanza che funziona è quella tra fuori tema e luoghi comuni.
I ragazzi contestano usando, non solo ma soprattutto, il fatto che i lavori che svolgono (o che fanno finta di svolgere) non c'entrano nulla con quello che dovrebbe essere il cammino professionale e che sono sfruttamento in quanto non pagati.
E cosa cavolo c'entra? Nulla, ma proprio nulla.
Per il cammino professionale ci sono i tirocinii e, appunto, la formazione professionale. L'alternanza scuola-lavoro - sia che la si approvi sia che no - è tutt'altro, ha altri scopi, altre motivazioni e altra regolamentazione.
Per la retribuzione poi ci sono i lavoretti che gli studenti (e anche alcuni scolari) hanno sempre fatto e non gli obblighi scolastici (visto che l'alternanza in questione è un obbligo scolastico).
I liberisti all'amatriciana contestano gli studenti dicendo che in altri paesi (e citano praticamente solo l'UK, comunque) senza lavori da studente nel curriculum vieni guardato storto.
E cosa cavolo c'entra? Nulla, ma proprio nulla.
I lavori in questione sono quelli che gli studenti - poi oltretutto generalmente intesi come studenti universitari, quindi la scuola non c'entra - svolgono durante le vacanze o nel tempo libero (libero si fa per dire, visto che per lavorare poi spesso allunghi gli studi).
Non c'è nessuna alternanza scuola-lavoro obbligatoria (e no, i tirocinii/stages che alcuni corsi di laurea ti obbligano a fare per poterti laureare sono anche loro tutt'altro).
Insomma, tra i tanti motivi - reali! - che ci sono sia per approvare che per disapprovare l'alternanza scuola-lavoro entrambi i partiti usano argomenti che non c'entrano nulla.
Argomenti che sono nel migliore dei casi solo luoghi comuni, più frequentemente completi fuori tema (un po' come quando al liceo venivi interrogato su tema che non avevi studiato e facevi di tutto per portare l'insegnante su un altro tema... per poi beccarti giustamente un bel 4).
Saluti,
Mauro.