martedì 3 maggio 2022

Siamo in guerra?

Negli ultimi giorni sono sempre più frequenti le affermazioni secondo cui siamo già in guerra. Sia come Italia (o Germania, dove vivo), sia come UE o NATO.

Ma cosa significa "essere in guerra"?'
Quando si è tecnicamente in guerra?
Questa è la domanda importante, cosa significa essere in guerra in termini di diritto.
Quello che noi sentiamo e proviamo ha sì un valore morale... ma, appunto, solo morale, nient'altro. E dato che il livello morale è soggettivo, cambia da persona a persona... in questo caso non conta.

Quindi, usando criteri oggettivi, siamo in guerra o no?

No, non lo siamo.
Essere in guerra presuppone due fatti.
1) Avere dichiarato guerra (o altre dichiarazioni magari non così esplicite, ma comunque non interpretabili);
2) Avere truppe sul campo, magari non direttamente combattenti, ma comunque vicine e di sostegno a chi combatte.

E nessuno dei due fatti esiste.

Sosteniamo l'Ucraina con armi e fondi?
Sì, vero, ma più o meno direttamente lo facciamo anche con la Russia, che vi piaccia o meno (insomma, teniamo il piede in due scarpe).

Cosa significa questo?
Che a livello di diritto non siamo in guerra, ma stiamo facendo un grande esercizio di ipocrisia (e non vale solo per l'Italia, anzi Germania e Regno Unito stanno facendo esercizi di ipocrisia ben peggiori, soprattutto la Germania).
E purtroppo questo esercizio lo stiamo di fatto facendo a favore della Russia, non dell'Ucraina (e anche qui la Germania lo sta facendo molto più di noi e di chiunque altro).

Saluti,

Mauro.

2 commenti:

  1. Ammiro un sacco la posizione della Polonia. Hanno deciso di staccarsi dal gas russo, hanno fatto due rigassificatori, un gasdotto dalla Norvegia, non hanno spento il carbone e stanno progettando il nucleare (con cui sostituire il carbone).
    Politici con una visione, su questo campo, su altri molto meno.

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    1. Sul nucleare in Italia e Germania è purtroppo inutile che ci facciamo illusioni... la propaganda antinuclearista ha purtroppo lavato troppo bene il cervello all'opinione pubblica.
      Per cambiare le cose serviranno due generazioni almeno.

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