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martedì 22 novembre 2022

I misteri del tedesco 29 - Un povero cavaliere

In Germania esiste un piatto chiamato Arme Ritter (con varianti regionali anche come nome) che tradotto letteralmente significa Povero cavaliere.

A livello culinario non è interessante parlarne, ma non perché non sia gustoso, bensì perché è ben conosciuto in tutto il mondo.
Come ricetta risale infatti agli antichi romani e oggi è noto in tutto il mondo, in particolare nei paesi di lingua anglosassone, come French Toast e in molte parti d'Italia è noto come Pane perso.

Ma da dove viene il nome tedesco?
Perché Povero cavaliere?
"Povero" ci sta, essendo un piatto semplice, povero appunto. Ma da dove viene il cavaliere?
Il nome è già presente nel 14° secolo, nel Buoch von guoter Spise, in tedesco moderno Buch von guter Speise (Libro del buon cibo in italiano), citato dai Fratelli Grimm nel loro dizionario della lingua tedesca.

In realtà l'origine della definizione è ignota, ma ci sono interessanti storie e leggende al proposito.

Una delle storie racconta che il classico Arme Ritter fosse un piatto di cui i nobili decaduti dovevano accontentarsi durante la guerra dei 30 anni.
Cosa improbabile comunque: la guerra dei 30 anni cominciò nel 1618, mentre il nome è noto dal 14° secolo, come già detto.

Un'altra leggenda (decisamente più vaga, ma al tempo stesso più plausibile) dice che un tempo i semplici cavalieri (non nobili) poveri non avevano carne da mangiare e dovevano accontentarsi di pezzi di pane vecchio gettati in padella.
Di quest'ultima spiegazione esistono diverse versioni, ma tutte legate dal fatto che si trattasse di cavalieri impoveriti a causa di guerre o altre tragedie.

Oggi nessuno si chiede più il perché del nome.
Si mangiano il povero cavaliere e basta.

Saluti,

Mauro.

Altre puntate:
I misteri del tedesco - Lista completa

domenica 13 maggio 2018

Spieghiamo le aliquote fiscali e la flat tax

Premettiamo che stiamo parlando della tassa sul reddito, la cosiddetta IRPEF (Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche).
Uno dei temi caldi delle trattative di governo è la questione fiscale: flat tax o non flat tax?
A parte che alcuni dei protagonisti non sembrano aver capito cosa sia veramente questa flat tax, chi la difende - oppure contesta solo l'attuale sistema delle aliquote - usa spesso argomenti (anche, anzi soprattutto, matematicamente) sbagliati.

I due argomenti tipici sono:
a) i ricchi "pagano il pasto" per tutti (in contrapposizione all'argomento anti flat tax secondo cui con essa se io mangio pizza e birra e tu aragosta e champagne, paghiamo metà per uno, cioè alla romana - argomento comunque sbagliato anch'esso);
b) perché uno deve pagare solo il 23% (aliquota minima) di tasse e uno il 43% (aliquota massima e no, nessuno alla fine paga veramente il 43% di tasse)?

Intanto, come sono le aliquote in Italia?
1) da 0 a 15000 € annui, 23%;
2) da 15000 a 28000 €, 27%;
3) da 28000 a 55000 €, 38%;
4) da 55000 a 75000 €, 41%;
5) oltre 75000 €, 43%.
Vi è poi una fascia esentasse, variabile tra 0 e 7500 € a seconda di diversi parametri, ma che vale per tutti (e che nei calcoli seguenti per semplicità ignorerò, perché ininfluente ai fini concettuali e avente di fatto l'unico risultato di rendere nella realtà alla fine un po' più basse tutte le percentuali che vi calcolerò e di esentare totalmente dalle tasse solo le persone che guadagnano 7500 € l'anno o meno).

Ora, da quanto appena scritto capirete subito l'assurdità del punto a) di cui sopra: chiunque guadagni da 7501 € all'anno in su paga qualcosa, quindi non è vero che i ricchi pagano il pasto a tutti. Infatti uno che guadagna 10000, 20000 ma anche 50000 € all'anno non lo definirei ricco. Eppure paga il suo pasto (giustamente lo paga, aggiungo io).

Veramente interessante è però il punto b).
Nessuno alla fine paga il 23% di tasse. Ma soprattutto nessuno paga veramente il 43%. E la spiegazione è semplice matematica.
In teoria chi guadagna fino a 15000 € annui sembra pagare esattamente il 23% (cioè su 15000 €, 3450 € andrebbero allo Stato). In realtà - a causa della fascia esentasse citata - pagherà comunque meno del 23% (quanto meno dipende da diversi fattori).
Vediamo cosa succede a chi va oltre i 15000 €.
Prendiamo tre esempi: un reddito basso (25000 € annui), uno medio (50000) e uno alto (100000).
Reddito basso: paga il 23% sui primi 15000 € e il 27% sugli ulteriori 10000, cioè 3450+2700=6150 €. Il che significa che nel complesso paga il 24,6% di tasse (ignorando la fascia esentasse).
Reddito medio: paga il 23% sui primi 15000 €, il 27% sui successivi 13000 e il 38% sugli ulteriori 22000. Nel complesso 3450+3510+8360=15320 €, ergo il 30,64% del suo reddito (sempre ignorando la fascia esentasse).
Reddito alto: paga il 23% sui primi 15000 €, il 27% sui successivi 13000, il 38% sui successivi 27000, il 41% sui successivi 20000 e il 43% sugli ultimi 25000. Cioè 3450+3510+10260+8200+10750=36170 €, che sono il 36,17% del proprio reddito, decisamente inferiore quindi al 43% che i sostenitori della flat tax sostengono.

Però come ho scritto prima anche l'argomento "pagamento alla romana" dei nemici della flat tax è matematicamente sbagliato.
Pagamento alla romana significa che tutti pagano la stessa cifra in termini assoluti, non che tutti pagano la stessa percentuale.
"Alla romana" significa che chi guadagna 25000 € l'anno paga, per esempio, 7500 € di tasse, ma anche chi guadagna 50000 o 100000 paga sempre 7500.
Flat tax significa invece che - ipotizzando per esempio un'aliquota unica del 30% - chi guadagna 25000 paga 7500, chi guadagna 50000 paga 15000 e chi guadagna 100000 paga 30000.

Vedete che sapere un po' di matematica aiuta anche a non farsi prendere in giro dalla propaganda sulle tasse?

Saluti,

Mauro.