mercoledì 29 settembre 2021

È la terza dose la vera priorità?

(Ormai il discorso è vecchio, alcune delle cose che leggerete sono forse superate, ma non sono riuscito a completare l'articolo in tempo e ritengo comunque che siano temi interessanti e importanti).

Stavolta sarò scomodo.
(OK, direte, come se fossi mai stato comodo...)

Chi mi conosce e segue sa che io sono estremamente favorevole ai vaccini. E non solo per il Covid19.
Ma - e ora sobbalzerete - non sono favorevole alla terza dose.
Almeno allo stato attuale delle cose.

La mia non è una considerazione medica.
Io non sono un medico. Quindi di questo ne lascio parlare chi ne sa. Io ne so troppo poco.
La mia è una considerazione sociale e politica (e, volendo, un po' epidemiologica... capendone di numeri di epidemiologia un pochino, ma proprio pochino, posso ovviamente parlarne, di immunologia o virologia altrettanto ovviamente no).

La terza dose in teoria serve a mettere al sicuro le categorie a rischio nei paesi ricchi (in realtà delle categorie a rischio non frega niente a nessuno, ma così indirettamente si mette - anzi: si crede di mettere - al sicuro l'economia dei paesi ricchi).
Ma a queste condizioni la terza dose al virus fa un baffo.
Il virus continuerà a girare nei paesi poveri, dove oggi percentuali minime di persone sono vaccinate (a proposito: questi paesi potrebbero perciò essere un paradiso per i novax... quindi: perché questi non si trasferiscono in massa lì?).
Senza una copertura vaccinale mondiale la pandemia non si ferma.
Neanche da noi.
Se facciamo la terza dose magari facciamo uscire il virus dalla porta, ma se permettiamo che continui a girare per il mondo, prima o poi rientrerà dalla finestra.
Anche da noi.

Quindi se singole persone o categorie ben precise (per esempio gli operatori sanitari) hanno assoluto bisogno della terza dose per evitare rischi grossi o poco calcolabili, per evitare di finire male, facciamogliela. Ne hanno assoluto diritto.
Ma la terza dose per tante categorie, generalizzata o addirittura a tappeto, no.
Allo stato attuale delle cose no.
Non fino a che anche il terzo mondo non avrà sufficiente copertura vaccinale.
Le nostre terze dosi servono lì, servono a loro.

Apparentemente sembrano esserci vari problemi pratici, come alcuni commentatori su Twitter hanno fatto presente (vedasi questa discussione, di cui questo testo che state leggendo è uno sviluppo).
Ma sono in realtà falsi problemi. Ostacoli molto più bassi di quello che sembrano. Talvolta, anzi, inesistenti.
Vediamoli.

La logistica.
No, la logistica del terzo mondo non è un problema.
Per due motivi. Primo, la logistica nella maggioranza dei paesi del terzo mondo non è così malmessa come si crede. Secondo, il primo mondo, quando serve, la logistica se la porta con sé, quindi può farlo anche stavolta.

Costi ed eccedenze.
I costi non sono un problema. Ci sono programmi ONU che li coprono e anche se i paesi del primo mondo dovessero farsene carico in proprio, sarebbero costi minimi.
E le eccedenze non c'entrano proprio: qui si parla se dedicare la produzione dei prossimi tempi alla terza dose o alla vaccinazione nel terzo mondo. Le eccedenze in entrambi casi coprirebbero solo una parte minima delle necessità: è la produzione il punto, non le eccedenze.
E quindi per questo non venitemi a dire che i vaccini per la terza dose non sono quelli per il terzo mondo. Non avete capito il punto (che sta nella produzione, non dove si trovano ora le fiale disponibili).

Nuove varianti.
Più il virus circola, più è possibile che emergano nuove varianti; persino al Forum Ambrosetti se ne sono accorti come scrive Cottarelli all'interno di questo articolo: "Se le cose migliorano da noi e nel resto d'Europa, ma non altrove, il rischio che da qualche altra parte del mondo germoglino nuove varianti non è trascurabile."

Lockdown ed economia.
No, la terza dose non è l'unico modo di evitare nuovi lockdown. Anzi. Ci sono forse modi più efficaci.
Però lo spauracchio dei lockdown è ciò che porta più voti ai partiti nazionalisti e populisti. E la terza dose è l'unico modo di contrastarli, visto che riescono a far passare ogni altra misura come lockdown.
Sappiatelo.

Si possono fare le due cose in parallelo.
Terza dose e vaccini per il terzo mondo.
Questo in teoria è vero. In pratica però solo parole per tenersi i vaccini e scaricarsi di dosso responsabilità.

Numeri.
E questo è il punto più importante.
C'è chi dice che non ci siano abbastanza dosi per tutti.
Luciano 
Capone ha qui smentito tutto (non entro sul discorso brevetti o Big Pharma, che è un discorso importante ma non c'entra nulla col tema che sto trattando qui).

In sostanza: la terza dose non fermerà la pandemia, come molto bene ha scritto Andrea Zitelli qui su Valigia Blu.

Saluti,

Mauro.

lunedì 27 settembre 2021

I misteri del tedesco 23 - La carta e il culo

No, non c'entra la carta igienica.
C'entra il calcio.
E il cartellino rosso.

In Germania con Arschkarte (letteralmente carta di/da culo) si intende infatti il cartellino rosso (e da lì, in senso lato, ogni situazione in cui vieni fatto legalmente fuori).
Ma da dove viene questa definizione?
Certo ricevere un cartellino rosso non è bello, siamo d'accordo, ma la definizione sembra abbastanza esagerata. Un po' troppo volgare.

Il problema, il fatto... è che l'espressione non è per niente metaforica, bensì molto concreta.

Non so se vale ancora oggi, ma un tempo in Germania gli arbitri di calcio tenevano i cartellini in due tasche diverse.
Il cartellino giallo, quello che indicava l'ammonizione, era tenuto nel taschino della maglietta.
Il cartellino rosso, quello che indicava l'espulsione, nella tasca posteriore dei pantaloncini.
Quindi quando l'arbitro avvicinava la mano alle proprie chiappe erano dolori...

L'arbitro prendeva qualcosa dal... taschino posteriore.
Ma il giocatore se lo prendeva nel posteriore.

Saluti,

Mauro.

Altre puntate:
I misteri del tedesco  – Lista completa

domenica 26 settembre 2021

Pensiero laterale e negazionisti

Ieri ho pubblicato su questo blog un articolo in tedesco dal titolo Querdenken und Querdenker.

Tratta del movimento negazionista tedesco, che si è dato il nome di Querdenker. Ma cosa significa Querdenker?
In tedesco il Querdenken altro non è che il pensare laterale, e chi lo mette in pratica è un Querdenker.

Il movimento negazionista italiano non si è dato un nome analogo, quindi il discorso linguistico che ho fatto in tedesco non ha la stessa pregnanza in italiano.
Ma forse è comunque interessante, quindi qui sotto ne trovate la traduzione.

Saluti,

Mauro.

---

Vorrei raccontarvi qualcosa sul pensiero laterale.
Sì, sul pensiero laterale e non sui negazionisti (o pensatori laterali), visto che il concetto in tempi di pandemia è stato decisamente maltrattato.
Cosa significa in realtà "pensiero laterale"?

Il pensiero laterale (quello vero, non quello di Hildmann, Nena e compagnia) è appunto letteralmente pensare in maniera laterale.
Viene dal latino: "latus"=lato.
Cosa significa?
Significa che rimaniamo logici, ma diventiamo anche creativi.
Guardiamo - letteralmente - anche di lato, non solo davanti.
Cerchiamo di risolvere problemi logici in maniera non convenzionale.
Cerchiamo di trovare soluzioni alternative che siano sì alternative ma che rimangano logiche!

Esempio stupido.
1+1 può solo dare 2. Non ci sono alternative.
Ma A+A dipende dalla definizione e dal contesto... lì posso pensare di "lato".

Pensare lateralmente significa in fondo "solo" considerare tutte le possibili risposte e soluzioni, non solo quelle probabili.
Ma pensare lateralmente non significa accettare risposte e soluzioni che siano impossibili, illogiche.

Purtroppo però è quello che i pensatori laterali della pandemia fanno.

sabato 25 settembre 2021

Querdenken und Querdenker

Ich möchte etwas über das Querdenken erzählen.
Ja, über "Querdenken", nicht über "Querdenker", weil das Wort in Pandemiezeiten schwer missbraucht wurde.
Was heisst eigentlich "Querdenken"?

Querdenken (das echte Querdenken, nicht das von Hildmann, Nena & co.) ist eigentlich, buchstablich nur ein anderes Wort für "laterales Denken".
Das kommt vom Latein: "Latus"=Seite.
Was bedeutet das?
Das bedeutet, das wir logisch bleiben, aber auch kreativ werden.
Wir gucken - buchstablich - auch seitlich, nicht nur nach Vorne.
Wir versuchen logische Probleme, unkonventionell zu lösen.
Wir versuchen alternative Lösungen zu finden, aber alternative Lösungen, die logisch bleiben!

Dummes Beispiel.
1+1 kann nur 2 ergeben. Da gibt es keine Alternativen.
Aber A+A hängt von Definition und Kontext ab... da kann und darf ich "quer" denken.

Querdenken bedeutet letztendlich "nur" alle mögliche Antworten und Lösungen zu betrachten, nicht nur die wahrscheinliche.
Aber Querdenken bedeutet nicht unlogische, unmögliche Lösungen und Antworten zu akzeptieren.

Leider ist das, was die Pandemie-Querdenker machen.

Grüße,

Mauro.

mercoledì 22 settembre 2021

Cosa facciamo stasera? Un referendum!

La polemica del momento, non serve che ve lo dica io, è quella sui referenda.
Con la sentenza per cui la firma elettronica (SPID) è valida quanto quella a mano verificata ora molti credono che sarà troppo facile organizzare un referendum e che quindi ce ne saranno troppi.
E chiedono che venga alzato il numero di firme da raccogliere.

Ora, io personalmente non so quale possa essere un quorum ottimale per richiedere un referendum (che ci debba essere è palese, ma a che altezza debba stare l'asticella meno) però non sono convinto che diventerà più facile organizzare i referenda. O almeno non troppo più facile.

Perché è sì vero che non bisognerà più fermarsi al banchetto o recarsi al Comune per firmare, ma è anche vero che non ci saranno più i tanti passanti fermati e convinti dagli attivisti a firmare (perché molto probabilmente ci saranno meno banchetti).
E oltretutto il successo delle firme elettroniche nelle due raccolte in corso (suicidio assistito e cannabis legale) è anche dovuto alla novità della cosa, all'entusiasmo che c'è sempre per le cose nuove.
Per i referenda futuri non credo che le firme elettroniche saranno tante come ora.

Ecco, la possibilità di firmare da casa potrà aiutare quei quesiti veramente di interesse "universale", ma sono la minoranza. La maggioranza dei quesiti non raccoglie tanto interesse, quindi questi ultimi non avranno chissà quale aiuto.

A mio parere ovviamente.

Quello che però è per me il punto è che sarebbe sì giusto non fare tanti referenda.
Ma sarebbe giusto in un altro modo e per un altro motivo.

Tanti quesiti vengo risolti con un referendum (e non vale solo in Italia) perché ci sono temi di cui la politica non si occupa. Temi su cui il legislatore abdica, non fa politica (nel senso alto del termine).

Prendete appunto quello sul suicidio assistito.
Che si sia d'accordo o meno col tema in questione si è arrivati al referendum perché la politica per decenni (sì, decenni) ha di fatto solo girato intorno al tema, rifiutando di affrontarlo seriamente.
Sul tema è stata fatta bassa politica, roba di bottega, non lo si è affrontato con una discussione politica alta, seria in Parlamento.
Se lo si fosse fatto, ora non ci sarebbe il referendum.

Ecco, cari politici, se volete diminuire i referenda non alzate il quorum.
Occupatevi dei temi importanti. Fate politica nel senso alto e nobile del termine.

(E lasciamo per ora perdere i tanti quesiti tecnici a cui si chiede di rispondere al cittadino, ma a cui solo pochi cittadini possono veramente votare a ragion veduta, proprio per la tecnicità dei temi... perché anche questi quesiti ci sono solo a causa di mancanze della politica; una politica seria, alta li renderebbe superflui).

Ecco, cari politici, sì anch'io sogno meno referenda.
Ma non perché non mi piacciano.
Sogno meno referenda, perché sogno più politica.
Sogno un Parlamento che faccia politica alta, discutendo seriamente i temi importanti.

Saluti,

Mauro.

I misteri del tedesco - Lista completa

La lista completa (che verrà aggiornata ogni volta che arriverà un nuovo articolo) dei miei articoli sulle curiosità del tedesco.

I misteri del tedesco 1
I misteri del tedesco 2
I misteri del tedesco 3
I misteri del tedesco 4
I misteri del tedesco 5
I misteri del tedesco 6
I misteri del tedesco 7
I misteri del tedesco 8
I misteri del tedesco 9
I misteri del tedesco 10
I misteri del tedesco 11
I misteri del tedesco 12
I misteri del tedesco 13
I misteri del tedesco 14
I misteri del tedesco 15
I misteri del tedesco 16
I misteri del tedesco 17
I misteri del tedesco 18
I misteri del tedesco 19
I misteri del tedesco 20
I misteri del tedesco 24 (aggiornamento 24.10.2021)
I misteri del tedesco 25 (aggiornamento 07.11.2021)
I misteri del tedesco 26 (aggiornamento 11.11.2021)
I misteri del tedesco 27 (aggiornamento 08.12.2021)
I misteri del tedesco 28 (aggiornamento 06.11.2022)
I misteri del tedesco 29 (aggiornamento 22.11.2022)
I misteri del tedesco 30 (aggiornamento 30.11.2022)
I misteri del tedesco 31 (aggiornamento 12.12.2023)
I misteri del tedesco 32 (aggiornamento 06.10.2024)
I misteri del tedesco 33 (aggiornamento 07.12.2024)
I misteri del tedesco 34 (aggiornamento 15.03.2025)
I misteri del tedesco 35 (aggiornamento 09.04.2025)
I misteri del tedesco 36 (aggiornamento 03.06.2025)
I misteri del tedesco 37 (aggiornamento 08.07.2025)

E ci sono anche i misteri "ad honorem".

Paradiso o oasi?
Cavalcando i paragrafi
Fratello sole, sorella sole
Un malinteso linguistico e calcistico (aggiornamento 11.12.2021)
Che cos'è il Kiepenkerl? (aggiornamento 27.02.2023, anche se l'articolo è del 2018)
Fratello Sole, sorella Sole (aggiornamento 25.07.2025, anche se l'articolo è del 2011)

Saluti,

Mauro.

lunedì 20 settembre 2021

I misteri del tedesco 22 - Balliamo?

No, nonostante il titolo non vi sto invitando a ballare.
Stiamo infatti parlando dell'espressione balla balla.
E voi, se continuate a leggermi, forse significa che un po' balla balla lo siete 😉

Torniamo al punto.
Cosa intendo dire quando dico a un tedesco che è balla balla?
Intendo dire che è un po' scemo, un po' fuori di testa.
Ma da dove viene questa espressione, apparentemente insensata, visto che non ha legami col tedesco ufficiale?

In realtà, se guardiamo l'origine, l'espressione nell'uso comune diventa ancora più insensata... infatti viene da una canzone che col tema di cui parliamo non ha nulla a cui spartire (a parte la stupidità).

In fondo ciò dimostra solo che i tedeschi in realtà sono tutti un po' balla balla.

Saluti,

Mauro.

Altre puntate:
I misteri del tedesco  – Lista completa

venerdì 17 settembre 2021

La domanda della Palombelli

A quanto pare la Palombelli ne ha pestata una bella grossa. Provo ora a scrivere la mia opinione al proposito, sperando di non pestare nulla a mia volta.
Due premesse prima di dirvi il mio pensiero. 1) La violenza non è mai giustificabile (a meno che non sia per autodifesa, per salvare la propria vita), quindi non esistono attenuanti per i femminicidi. 2) La Palombelli non è scema, sapeva quindi che sarebbe scoppiato un putiferio dopo la sua frase.
Premesso ciò la domanda della Palombelli è totalmente fuori luogo in quel contesto, ma non è per niente peregrina. Anzi. È giusto chiedersi perché un uomo uccida una donna. Quali siano le motivazioni, le cause. Ma non come esercizio accademico (eufemismo per non dire "fare click/audience"), come mi sembra fare la Palombelli. Serve farla per capire i casi precisi e quindi poter fare concreta opera di prevenzione. Perché ogni situazione è diversa. Sono tutte ugualmente gravi, ugualmente tristi, ma non uguali.

Mi spiego meglio. Se io sono un violento di natura o se io sono un tranquillo ma vengo esasperato dalla donna e sbarello merito la stessa pena.
La violenza, l'omicidio, come detto prima non è giustificabile mai, se non per difendere la propria vita. Però se si vuole anche prevenire, e non solo punire, allora come si è arrivati a quell'omicidio, a quel femminicidio, diventa importante. Perché i due casi che ho citato sopra (ed eventuali casi intermedi) non puoi prevenirli con le stesse strategie.

Per questo la domanda della Palombelli è una domanda in sè giusta, corretta, ma fatta nel posto e nel modo sbagliato, il che la rende (giustamente) inaccettabile. La domanda va fatta (e va risposta) da inquirenti, psicologi e politici nelle sedi adeguate, dove si tratta di prevenzione. Non dalla Palombelli in TV.

Saluti,

Mauro.

domenica 12 settembre 2021

I giovani sono il futuro. Per questo i vecchi se ne fregano.

Si dice sempre che i giovani sono il futuro, il nostro futuro. E quindi bisogna operare pensando a questo futuro.
Il problema è che questi sono i discorsi ipocriti dei vecchi. Vecchi che sono, per chiarire, la maggioranza degli elettori. Maggioranza crescente.
Ma i vecchi non hanno futuro. Hanno solo presente.
E questo presente vogliono goderselo.
Se poi tutto questo lo pagheranno i giovani di oggi... chi se ne frega?
Noi vecchi non ci saremo più. Non ne soffriremo.

Il problema principale è questo.
Non la politica o la finanza o l'industria.

Il problema siamo noi.
Noi vecchi.

Saluti,

Mauro.

giovedì 9 settembre 2021

A zonzo per Parigi

A Parigi gli uomini escono dai muri...

...i teatrini si nascondono...

...e i locali sono molto pudichi...

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti gli "A zonzo per...".

domenica 5 settembre 2021

L'incidenza e la scuola

Sì, parliamo di nuovo di Covid.

In Italia, in Germania e altrove si è deciso di non considerare più l'incidenza (cioè quanti nuovi casi ogni 100000 abitanti si verificano in un determinato lasso di tempo, generalmente in una settimana) come indice per decidere che misure prendere o allentare, bensì le ospedalizzazioni (cioè quanti nuovi ricoverati nei reparti Covid, in particolare UTI, vi sono nello stesso arco di tempo di cui sopra).

Cambiamento molto apprezzato dalla "società" (in particolare dall'economia) e contestato dalla scienza e dalla medicina.

Ma, al di là di chi approva e chi no, perché questo cambio e perché ora?
La politica ha semplicemente dichiarato che l'incidenza non è più un parametro veramente indicativo, soprattutto a causa del fatto che ora abbiamo i vaccini.

Onestamente: spiegazione di facciata (alias arrampicata sugli specchi: vero che i vaccini hanno cambiato il gioco, ma fino a che non si raggiunge l'immunità di gregge l'incidenza rimane un parametro importante).
Però... indicativo/significativo non significa usato correttamente.

Se la politica avesse detto che l'incidenza non è significativa perché dipende in realtà dalla scelta (politica, anche se dovrebbe essere medica) di quanti tamponi fare e dove, quando e su chi farli... cioè che l'incidenza può essere manipolata senza tecnicamente mentire e barare, allora io per primo sarei d'accordo sul non considerarla o sul ridurne il peso tra i parametri usati.
Ma dirlo (cioè dire la verità) significherebbe ammettere che le convenienze politiche (generalmente dirette da quelle economiche, cioè da chi vorrebbe evitare ogni misura limitativa) comandano, non le indicazioni della medicina, della scienza.
Quindi non si può dire.
E si usano i vaccini come foglia di fico (prima che ci fraintendiamo: i vaccini sono una cosa necessaria e bellissima, ma usarli come scusa per non considerare l'incidenza è sbagliato).

Quindi perché?
Guardiamo al momento: stanno per riaprire le scuole o sono appena ripartite dopo la pausa estiva. E ci sono enormi pressioni per farle riaprire tutte nonostante che quasi dappertutto non siano state messe in sicurezza (leggetevi la prima considerazione qui per capire di cosa parlo).
Non essendo state messe in sicurezza (consiglio di aprire le finestre a intervalli regolari a parte) le scuole rischiano di diventare dei focolai.
Focolai significa aumento dell'incidenza.
Ma i bambini e i ragazzi allo stato attuale delle conoscenze (la variante delta potrebbe cambiare le cose, non dimentichiamolo) si ammalano meno, pur infettandosi.
E questo significa non aumento delle ospedalizzazioni, almeno non aumento drammatico.

Ora capite perché l'incidenza diventa non significativa proprio ora?
(Con grande gioia delle varie conf).

E no, non parlo solo dell'Italia.
La stessa cosa è stata messa in evidenza da Sascha Lobo per la Germania in un suo editoriale sullo Spiegel.
Cito un passaggio di questo editoriale:

Kinder stecken sich zwar etwa so schnell an wie Erwachsene, müssen aber deutlich seltener ins Krankenhaus. Das heißt, selbst wenn eine unfassbare Zahl von Kindern sich anstecken sollte, müssen nicht zwingend Maßnahmen eingeleitet werden. Smells like Kinderdurchseuchung durch die Hintertür.

Traduco:

I bambini si infettano sì più o meno con la stessa frequenza degli adulti, devono però essere ricoverati molto meno spesso. Cioè, anche se un incredibile numero di bambini dovesse infettarsi, non dovrebbero necessariamente essere prese misure. Puzza di infezione endemica infantile attraverso la porta di servizio.

Saluti,

Mauro.

sabato 4 settembre 2021

A zonzo per la Val Trebbia


Vicoli a Ottone.

Gatti a Ponte Organasco.


Panorami da Zerba.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti gli "A zonzo per...".

martedì 31 agosto 2021

25 anni

Un quarto di secolo.
Di Germania.
Oggi.

E la Germania non è ancora sprofondata 😉

Saluti,

Mauro.

sabato 28 agosto 2021

Considerazioni politiche e polemiche sulla "lotta" al Covid

Vorrei qui estendere e riordinare alcune considerazioni personali sparse che ho fatto ieri, 27 agosto, su politica e Covid su un gruppo privato di Twitter.
Non parlerò di Covid in termini scientifici (a livello medico lo lascio fare a chi ne sa, io posso solo ascoltare e imparare, e a livello statistico-matematico ne ho già parlato più volte e probabilmente ne riparlerò in futuro).
In questo articolo si parlerà di politica e Covid.
E la componente polemica sarà molto grande... quindi, se volete commentare, fate un bel respiro profondo e rileggete l'eventuale commento prima di premere invio.

Considerazione 1: Perché tanta insistenza con le scuole aperte, anche se queste non sono in sicurezza?

Premetto che non sono per le scuole chiuse a priori. Io stesso riconosco i rischi della DAD (ne scrissi già qui a marzo 2020).
Il problema è che non è stato fatto nulla (e non solo in Italia) per mettere in sicurezza le scuole e soprattutto quali sono le vere motivazioni per le riaperture a dispetto di tutto.
Molte aziende (che siano industrie, attività commerciali o altro) col sostegno delle varie conf sono sia contro le chiusure (a loro interessa il guadagno immediato, non sanno ragionare a medio-lungo termine) che contro l'home office (hanno ancora la mentalità da catena di montaggio pure per il lavoro non di produzione e temono di perdere controllo e quindi potere sui dipendenti).
Ma per riaprire i negozi e riportare i lavoratori in ufficio serve che il meno scolari possibile (soprattutto i più piccoli) stiano a casa.
Da qui la decisione a tavolino (perché quello è: una decisione politica a tavolino contro ogni evidenza scientifica) che le scuole sono sicure e che i contagi possono - al massimo! - avvenire solo nel tragitto casa-scuola-casa.
Decisione presa appunto su insistenza delle varie conf, che hanno molta, ma veramente molta influenza sui governi. Di ogni colore e paese.

Considerazione 2: Perché tanto (apparente) attivismo ma poca o nulla programmazione?

Il problema sono le elezioni. I politici vivono per le elezioni, programmano in base alla prossima scadenza elettorale (e a quel che dicono i sondaggi in vista della stessa). E ciò significa che più vicina è questa, più brevi sono le legislature o gli altri tipi di mandato, più diventa importante lavorare con l'ottica a quella e non ai risultati concreti (che richiedono tempo, quindi per il bene dei paesi richiederebbero che si evitasse di guardare alle prossime elezioni... mentre invece si è fatto proprio l'opposto accorciando addirittura la prospettiva tramite la politicizzazione e "nazionalizzazione" delle elezioni locali).
E le elezioni le vince non chi fa quel che è giusto e necessario fare, ma chi accontenta le masse.
Il problema grosso qui è però che per molti politici (e giornalisti...) la "massa" non è la popolazione, ma quella parte di popolazione che si fa sentire (che sia nelle piazze come i novax o mediaticamente come le conf di cui sopra è lo stesso).

Considerazione 3: Perché così poca considerazione per le tematiche del Long Covid?

Il Long Covid è come i progetti infrastrutturali o le riforme a lungo termine: i meriti pubblici (e quindi i dividendi politici) se li prenderanno coloro che saranno in carica quando il Long Covid avrà cure, quando le infrastrutture saranno finite e aperte, quando le riforme daranno frutti concreti.
Meriti (e dividendi politici) non se li prendono coloro che se ne occupano concretamente oggi e fanno partire gli studi per il Long Covid, i progetti per le infrastrutture, le leggi per le riforme.
Quindi chi glielo fa fare a questi ultimi a occuparsi di ciò che darà frutti dopo di loro, quando al loro posto ci sarà con ogni probabilità qualcun altro?

Considerazione 4: Perché i politici locali impediscono più di quelli nazionali una seria lotta al virus?

I politici locali in frangenti come quello attuale sono peggio di quelli nazionali, al di là della loro indole personale, in quanto soggetti in maniera più diretta, più esplicita alle pressioni delle varie categorie. E le pressioni nella maggioranza dei casi vengono dall'economia locale: più è "piccolo" il locale, più diretta è la pressione sull'amministratore.
Non si può pretendere che il sindaco del paesino di 1000 abitanti applichi con durezza e intransigenza regole per limitare il virus e non si può pretendere che il negoziante all'angolo pensi oltre gli incassi a breve termine del suo negozio, accetti sacrifici. Loro non possono pensare a lungo termine o riflettere sui grandi numeri.
Devono essere i governi centrali a imporre le regole e a fornire strumenti e risorse, devono essere i vertici nazionali delle associazioni di categoria a guidare i propri associati, a impedirgli di fare cazzate. Le decisioni in tempi di emergenza (come è la pandemia) devono essere prese centralizzate.
Già il livello Land/regione è troppo "locale" per molti interventi.
Però i vertici delle associazioni di categoria pensano a loro volta in piccolo, al guadagno immediato (più proprio che dei piccoli negozianti locali, comunque). E i governi ascoltano loro non scienziati ed esperti. Questi ultimi non portano voti, le conf sì.

Considerazione 5: Perché non si riconosce il legame tra pandemia e cambiamento climatico?

È vero, magari la catena di contagio che ha portato al Covid-19 non è legata al cambiamento climatico, almeno non direttamente, ma non possiamo trattare il problema pandemie e il problema cambiamento climatico separatamente.
Uno degli effetti del cambiamento climatico è lo scioglimento del permafrost e questo scioglimento porterà alla liberazione di virus e altri microorganismi ibernati da secoli o millenni. Virus e altro che non sono mai entrati prima in contatto con l'uomo e con gli animali odierni e contro cui questi quindi non hanno protezioni naturali. Di questo tema ne parlai già qui nell'aprile 2020.
E lo sfruttamento commerciale esasperato delle foreste pluviali è a sua volta legato a quanto sopra: prima in quanto la riduzione della superficie forestale pluviale accelera il cambiamento climatico e poi in quanto tale riduzione e l'avanzamento della "civiltà" in quei territori porterà sempre più uomini e animali domestici a contatto con virus e altro a noi sconosciuti, finora confinati ad angoli inaccessibili della foresta.
Ma riconoscere questi legami costringerebbe i governi e le organizzazioni sovranazionali a fare veramente qualcosa contro il cambiamento climatico... pestando i piedi ai potentati economici.

E potrei continuare. Da dire ce ne sarebbe. Tanto.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 25 agosto 2021

Una lezione di matematica (immunologica)

Allora, oggi vorrei approfittare delle discussioni sul vaccino per il Covid19 per tenere una lezioncina di matematica.

Due premesse sono indispensabili.

1) La cosiddetta immunità di gregge (di cui si parla tanto e che i vaccini dovrebbero aiutarci a raggiungere) si ottiene quando una determinata percentuale della popolazione totale viene immunizzata mediante vaccinazione (in questa lezioncina trascureremo l'immunità ottenuta tramite malattia e successiva guarigione o quella naturale).

2) Nessun vaccino garantisce l'immunizzazione del 100% dei vaccinati (come nessun farmaco garantisce la guarigione dalla malattia per cui è usato al 100% dei suoi utilizzatori). Molti vaccini si avvicinano a questo 100%, ma nessuno lo raggiunge. Nella scienza (tutta, non solo in medicina) l'assoluto, il 100%, non esiste.

Partendo da queste premesse facciamo un po' di matematica partendo dai numeri che gli esperti del settore ci forniscono sul Covid (io vi parlo solo di numeri, di virus lascio parlare chi li ha studiati... ma studiati veramente, non su Google o dal verduraio sotto casa).

Per raggiungere l'immunità di gregge gli esperti parlano di necessità di vaccinare o immunizzare (capirete poi perché uso entrambi i termini anche se non sono sinonimi) il 90% della popolazione.
Non tutti concordano con questa percentuale, ma è quella citata dalla maggioranza degli esperti, quindi per la mia lezioncina userò questo 90%.
I vaccini poi hanno efficacia diversa tra loro, ma in questo nostro excursus usiamo quella del vaccino più diffuso, il Pfizer-BioNTech. Secondo gli studi pubblicati questo vaccino ha un'efficacia del 95%, cioè ogni 100 vaccinati, 95 risultano immunizzati.

Qui serve una terza premessa.
Io ho preso i numeri di cui sopra dalla letteratura scientifica, ma anche se questi numeri fossero errati per questo articolo non è importante: a me interessa farvi vedere come calcolare le percentuali relative a vaccinazioni e immunizzazioni. E il metodo di calcolo è indipendente dai numeri usati (ovviamente non sono da essi indipendenti i risultati del calcolo 😉).

Come visto nella seconda premessa vaccinato e immunizzato non sono sinonimi.
Quindi, se basta il 90% di vaccinati sulla popolazione totale per raggiungere l'immunità di gregge, significa che è sufficiente (e necessario) che il 95% di questo 90% sia immunizzato per ottenerla (ricordate il 95% di efficacia?).
Come calcoliamo il 95% di 90%?

Il calcolo da fare è il seguente (che è poi il modo di calcolare ogni quantità da una percentuale: si moltiplica la quantità assoluta - che in questo caso è a sua volta una percentuale, cioè il nostro 90 - per la percentuale che ci interessa e si divide per 100):

(95x90)/100.

Svolgendo i conti si ottiene 85,5.
Cioè: se basta vaccinare il 90% della popolazione per raggiungere l'immunità di gregge, significa che serve immunizzare l'85,5% della popolazione.

Se però, come ahimè spesso si dà per scontato, si parla di 90% di vaccinati ma si intende 90% di immunizzati (utilizzando perciò le due parole come sinonimi, quindi ora capite la puntualizzazione che ho fatto quasi all'inizio), il discorso cambia.
Servono in questo caso più vaccinati, visto che il nostro 90% è già il 95% dei vaccinati.
Che calcolo serve allora fare in questo caso per sapere che percentuale della popolazione totale va vaccinata per ottenere il 90% di immunizzati e quindi l'immunità di gregge?
In questo caso serve una proporzione: se 90(%) è il 95% dei vaccinati allora 90 sta a 95 come x (la quantità da trovare) sta a 100 (cioè la quantità totale). Cioè:

(90:95)=(x:100) o, in scrittura alternativa, (90/x)=(95/100).

Svolgendo i calcoli si ottiene x=94,7 (arrotondando alla prima cifra decimale).
Cioè, se per raggiungere l'immunità di gregge serve il 90% di immunizzati, bisogna vaccinare quasi il 95% della popolazione.

Buona matematica a tutti.

Saluti,

Mauro.

domenica 15 agosto 2021

La fuga dall'Afghanistan

Provo qui a mettere in testo unico, con qualche aggiunta, un thread che ho scritto stamattina su Twitter.

L'altro ieri al telegiornale si parlava di un possibile crollo dello Stato in Afghanistan.

Ma di che crollo si parla?
Uno Stato reale, esistente, può crollare. Non uno Stato di facciata, inesistente.
Quando mai è esistito lo Stato in Afghanistan?
Di nome, sì, è esistito, ma di fatto l'Afghanistan è sempre stato o diviso o occupato (sì, anche i Talebani sono di fatto un occupante, visto che si sono formati e organizzati in Pakistan).
Oltretutto l'Afghanistan nacque artificialmente come Stato cuscinetto tra l'India britannica e la Russia zarista, quindi il difetto è di nascita. Non si tratta di una novità.

Ma anche guardando l'attuale Stato, quello che la comunità internazionale riconosce come Afghanistan... non esiste.
Anche se i Talebani sparissero d'incanto, non rimarebbe uno Stato, un Afghanistan. Lo Stato non c'è. L'Afghanistan non esiste.
L'unica forza di unificazione negli ultimi vent'anni sono state le forze militari NATO.
Erano loro a essere presenti dappertutto. Erano loro a gestire o fornire i servizi essenziali. Non le istituzioni afghane.

Se l'Occidente avesse voluto creare qualcosa di stabile, di efficiente, non avrebbe dovuto insistere su uno Stato unitario, unico (tra l'altro, come accennato sopra creato artificialmente dai britannici nell'800) ma permettere e sostenere ufficialmente la formazione di Stati diversi e compatti (ufficialmente, visto che di fatto sono sempre esistiti).
Insistendo su una forma vuota è logico che questa crolli una volta che tu occupante sei scappato (sì, perché quella di USA e NATO è una vera e propria fuga, fatta alla svelta e quasi di soppiatto, senza un vero passaggio di consegne, non un ritiro ordinato e organizzato).

L'Afghanistan sarebbe crollato anche senza Talebani.
Con meno violenza, probabilmente. Con meno profughi, forse. Con meno problemi per l'Occidente, di sicuro.
Ma sarebbe crollato comunque.

Però sotto un certo punto di vista sembra che la cosa fosse voluta.
Del resto perché avresti speso miliardi e miliardi di dollari ed euro per NON formare delle vere forze armate?
Hai speso e speso in addestramento, armi e mezzi e poi, alla prova del fuoco, queste forze armate, puff... si sciolgono come neve al sole.
Hai speso miliardi per formarle come? Per formarle a non combattere, a farsela addosso, a scappare?
Bella formazione!

O lo hai fatto di proposito? Non le hai formate di proposito?
È stata solo facciata e per qualche strana ragione non volevi uno Stato forte?

Perché uno Stato forte presuppone tra le altre cose forze armate efficienti. Magari non potenti, ma di sicuro efficienti.
Qui di efficienti sembrano esserci solo le scarpe che i militari afghani usano per scappare.

Ma forse... forse è tutto voluto per poter reintervenire un domani.
Magari con la scusa di frenare l'espansionismo cinese o quello russo.

Forse.

Saluti,

Mauro.

martedì 10 agosto 2021

Roma, Tokyo, le Olimpiadi e l'essere italiani

Noi italiani in una cosa ci distinguiamo sempre, siamo sempre al top: nel denigrare l'Italia stessa.

Anche quando l'Italia è ai vertici, anche quando l'Italia è da esempio, noi italiani (più degli stranieri) ci arrampichiamo sugli specchi pur di smontare, almeno come immagine, quanto di positivo sappiamo fare.
E, ovviamente, i successi olimpici non sfuggono a questa logica.

Per esempio Jacobs. OK, gli anglosassoni lanciano velate o meno velate accuse di doping... ma quanti italiani hanno fatto a gara per definirlo un fuoco di paglia, una meteora? Per dare meriti alla fortuna, alle eventuali assenze altrui, alle scarpe o a chissà cos'altro pur di non darli a lui?

Comunque la cosa che a me ha dato e dà più fastidio non è stato lo sminuire i risultati dei singoli (quello generalmente è in fondo solo l'invidia degli atleti da divano), ma tutte le sparate che ho letto e sentito da italiani contro il risultato complessivo (e che non sono una novità ogni volta che l'Italia fa qualcosa di buono nello sport o in qualsiasi altro campo).
In sostanza molti danno il merito dei podi italiani all'aumento delle discipline presenti, alcune definite "ridicole" (ho letto anche altre "ragioni" secondo cui il risultato di Tokyo in realtà sarebbe "finto", nulla di cui andare orgogliosi, ma questa è la principale, la più gettonata). E si fa il confronto tra Roma 1960 (36 medaglie totali) e Tokyo 2020 (40 medaglie totali).

Inciso A parte che a Tokyo, per esempio, metà degli ori sono venuti dall'atletica leggera... disciplina da sempre presente e non accusabile certo di essere di nicchia o solo di moda. Inciso chiuso

A parte quanto scritto nell'inciso, si dimentica una differenza fondamentale tra le due Olimpiadi, anzi si fa cherry picking delle differenze tra Roma e Tokyo. A Roma 1960 c'erano meno discipline, meno gare che a Tokyo 2020? Vero, nessuno in buona fede lo può negare.
Però a Tokyo 2020 c'erano più paesi partecipanti, più atleti e - soprattutto - più paesi che che potevano presentare atleti di alto livello. La concorrenza era più ampia e più qualificata che a Roma 1960.

E allora? Abbiamo fatto meglio o peggio?

Sì, avete capito il punto: chi fa un confronto del genere fa solo un confronto idiota e insensato, sia che consideri superiore il risultato di Roma che quello di Tokyo. Roma puoi confrontarla con Melbourne 1956 o Tokyo 1964 (non 2020!).
Tokyo 2020 puoi confrontarlo con Londra 2012 o Rio 2016 (e tali confronti fanno pesare tantissimo in positivo le medaglie di Tokyo 2020, altro che palle). Ma non puoi confrontarlo con sessant'anni fa.

Insomma, mentre i tifosi e la stampa nei paesi normali fanno i salti mortali pur di esaltare anche una singola striminzita medaglia, in Italia si fanno i salti mortali per sminuirne 40.

E comunque, sì, a Tokyo è stata grand'Italia!

Saluti,

Mauro.

domenica 1 agosto 2021

A zonzo per Amberg

Ad Amberg c'è un San Francesco metallurgico...


Puoi pernottare in galera (senza condanna, ma poi ti presentano il conto)...


E i gommoni sono un po' pesanti...


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui l'elenco completo degli "A zonzo per...".

giovedì 22 luglio 2021

Il ministro, i manganelli e il G8

In questi giorni si sta ricordando il G8 di Genova del 2001 con tutto quello che successe nell'occasione del ventennale.
Io ne ho sempre parlato e scritto poco, nauseato da tutta la retorica di entrambe le parti di questi anni.
Su questo blog di fatto ne scrissi solo una volta, qui, nel 2012.

Ma oggi non vorrei parlarvi di quello che successe a Genova allora. Vorrei parlarvi di una storia "tedesca" legata al G8 (nel 2001 vivevo già qui in Germania), di cui ho già accennato in un breve thread su Twitter.

Nel 2001 ministro degli interni in Germania era Otto Schily, rappresentante della SPD (i socialdemocratici) ed ex esponente dei Grünen (i verdi).

Quando avvenne l'irruzione alla scuola Diaz, lui fece - in una dichiarazione televisiva - i complimenti alla Polizia italiana per come aveva gestito la situazione e fatto rispettare il diritto.
Poche ore dopo - sempre in una dichiarazione televisiva - accusò la Polizia italiana di comportamenti inaccettabili, appena dopo che venne reso noto un primo elenco di nomi dei fermati.

Cosa era successo nel tempo passato tra le due dichiarazioni?

Di fatto assolutamente nulla, a parte la diffusione - come detto - di un primo elenco di nomi dei fermati.
Entrambe le dichiarazioni erano infatti arrivate prima che si conoscessero i dettagli dell'irruzione, prima che si sapesse, anche solo superficialmente, cosa veramente fosse successo alla Diaz.
Però tra i fermati c'era un cittadino tedesco.

Questa era la discriminante per Schily: chi era stato fermato.
Non se la Polizia fosse stata corretta o violenta, se avesse fatto rispettare il diritto o lo avesse calpestato. Queste sono quisquilie.

La sostanza è:
- Finché non fermi cittadini tedeschi, meriti complimenti anche se ti comporti come le peggiori milizie delle dittature sudamericane.
- Appena fermi cittadini tedeschi, vai condannata per comportamenti inaccettabili anche se ti comporti in maniera esemplare.

Saluti,

Mauro.

lunedì 19 luglio 2021

Un viaggio nel desiderio

Altra mostra da vedere a Genova, care lettrici e cari lettori: Un viaggio nel desiderio, a Porta Siberia, dedicata a Milo Manara.
Arte, delicatezza e sensualità.

Però, cari concittadini, stavolta non è gratis 😉


Lockdown Heroes


Lockdown Heroes


Fabrizio De André


Brigitte Bardot


Madame Butterfly


Harley Quinn (Margot Robbie)

Favole libertine


Goya


Caravaggio


Amarcord (Federico Fellini)


Federico Fellini


Viaggio a Tulum (Federico Fellini)

Saluti,

Mauro.