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martedì 10 giugno 2025

È banale insiemistica!

Non sto a ricordarvi l'assurdo paragone di Schlein tra i voti per il cdx nel 2022 e i voti al referendum ora. E neanche l'altrettanto assurda risposta di FdI che conta tra gli elettori anche i minorenni.
Vorrei però osservare che tutti i commentatori (o almeno tutti quelli che ho avuto modo di leggere), sia che diano ragione che torto a Schlein, sembrano dare per scontato che i votanti al referendum siano un sottoinsieme dei votanti alle elezioni. No, non è così. Non lo sono.
Se lo fossero, significherebbe che tutti coloro che hanno votato al referendum abbiano anche votato alle elezioni.
E invece no. C'è chi per i più diversi motivi si era astenuto nel 2022 e ora ha votato.
I due insiemi (votanti al referendum e votanti alle elezioni) sono due insiemi che si intersecano, non uno sottoinsieme dell'altro.
Basta questo a stracciare le parole di Schlein. Non serve nessuna analisi. Né politica, né statistica, né sociale.
È banale insiemistica.

Saluti,

Mauro.

domenica 24 novembre 2024

Do ut des: Kennedy Jr alla sanità

Vero che Robert F. Kennedy Jr. condivide molte idee complottiste con Trump, ma non è un vero repubblicano, né nel senso trumpiano del termine, né nel senso classico.
Oltretutto è un tipo abbastanza "anarchico", non si sottomette volentieri a regole o ad altre persone.
E quindi perché Trump lo ha nominato a segretario alla sanità nel futuro governo USA?

Molto semplice: Trump doveva pagare un debito.

Quale debito?
Semplice: il ritiro di Kennedy dalla corsa a presidente.

Voi ora mi direte: ma Kennedy Jr. non sarebbe mai riuscito a diventare presidente!
Vero, però era un terzo incomodo che poteva rubare voti e finire per essere l'ago della bilancia... a favore di Harris, visto che le idee di Kennedy erano e sono molto più vicine a quelle di Trump e avrebbero pescato voti principalmente lì.
Se Kennedy avesse portato la sua candidatura fino in fondo avrebbe quindi molto probabilmente vinto Harris.

Quindi cosa è successo?
Molto semplicemente il classico do ut des: Kennedy ha regalato i suoi voti a Trump in cambio della sanità.
Tutto qui.
Niente di più, niente di meno.

Saluti,

Mauro.

martedì 6 settembre 2022

Quando abbiamo eletto un governo?

Mai.

Un giorno sì e l'altro anche spunta il politico o il sapientone che si lamenta del governo non eletto.

Dovrebbero allora lamentarsi di tutti i governi italiani dal 1861 in poi... NESSUNO escluso, neanche quelli che piacciono a loro.
E dovrebbero dire agli elettori dei sistemi con Parlamento (democratici oggi, solo apparentemente democratici e rappresentativi ieri) di stile europeo di lamentarsi nei loro paesi, visto che neanche loro hanno mai potuto eleggere un governo.
(Ho scritto "con Parlamento" e non "parlamentari" perché il sistema francese, per esempio, non è parlamentare come lo intendiamo noi o i tedeschi, ma per costituire il governo usa comunque il nostro stesso sistema: il PdR nomina il PdC e i ministri e poi il Parlamento dà la fiducia).

Per quanto riguarda l'Italia del dopoguerra, basta leggersi gli articoli 92 e 94 della Costituzione.

Articolo 92
Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri

Articolo 94
Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere.
Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale.
Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia.
Il voto contrario di una o d'entrambe le Camere su una proposta del Governo non importa obbligo di dimissioni.
La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.

Cosa ci dicono di importante questi due articoli?

1) Nessun governo viene eletto. E neanche il solo PdC viene eletto.
2) Qualsiasi governo che ha la fiducia del Parlamento è un governo assolutamente legittimo, comunque sia composto.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i miei articoli sugli... articoli della Costituzione.

sabato 6 novembre 2021

Spahn, le elezioni e le decisioni

Ci sono ministri, in tutti i governi, che dopo aver fatto casini per mesi all'improvviso invece le imbroccano tutte.
Almeno come dichiarazioni, come affermazioni di principio, visto che ovviamente le decisioni vengono alla fine prese dal consiglio dei ministri e non dai singoli ministri (a cui rimane comunque la decisione di come attuarle). E in certi paesi, tipo quelli federali come la Germania, molte cose neanche dipendono dal governo centrale alias federale.

Premesso ciò, torniamo ai singoli ministri.
E torniamoci usando un ben preciso ministro, in quanto questo è la personificazione perfetta della prima frase che ho scritto in quest'articolo: Ci sono ministri, in tutti i governi, che dopo aver fatto casini per mesi all'improvviso invece le imbroccano tutte.

Sto parlando di Jens Spahn, il ministro federale tedesco della sanità.

Le sue ultime azioni e dichiarazioni dimostrano che le elezioni in certi casi posso fare danni. Soprattutto in periodi di emergenza.

Infatti nell'ultimo paio di mesi ne ha indovinate molte di più (sia come decisioni che come semplici affermazioni) di quante ne avesse indovinate in tutto l'anno e mezzo precedente di pandemia.

Visto ciò, quindi, qualunque cosa si pensi del politico Spahn, sorgono spontanee alcune domande.
È improvvisamente diventato intelligente?
Ha imparato dai propri errori?
Ha cambiato consiglieri?
No. Nessuna di queste cose.

La differenza è che prima doveva lavorare in base alle scadenze elettorali (sia regionali che nazionali), ora invece - a elezioni fatte - non avendo più voti da conquistare o conservare e oltretutto non dovendo neanche tener conto dei sondaggi, visto che da gennaio non sarà neanche più ministro... può dire e fare quello che veramente pensa e ritiene giusto fare (anche se i suoi poteri limitati erano e limitati rimangono, anzi al momento ancora più limitati, visto che dopo le elezioni il governo è in carica solo per gli affari correnti... ma fidatevi, qui in Germania il governo si occupa sempre solo degli affari correnti, degli affari veri si occupano aziende e lobbies).

Spahn è in questo momento in Europa l'esempio più lampante del "problema" delle elezioni, ma di gran lunga non l'unico.
Anzi.

Senza la pressione costante del voto (e ultimamente ogni voto diventa una pressione, ogni voto è presentato come nazionale anche quando è solo locale) i ministri potrebbero veramente lavorare pensando al medio-lungo termine.

Non sempre il voto (frequente) è un bene, direi.

Saluti,

Mauro.

sabato 28 agosto 2021

Considerazioni politiche e polemiche sulla "lotta" al Covid

Vorrei qui estendere e riordinare alcune considerazioni personali sparse che ho fatto ieri, 27 agosto, su politica e Covid su un gruppo privato di Twitter.
Non parlerò di Covid in termini scientifici (a livello medico lo lascio fare a chi ne sa, io posso solo ascoltare e imparare, e a livello statistico-matematico ne ho già parlato più volte e probabilmente ne riparlerò in futuro).
In questo articolo si parlerà di politica e Covid.
E la componente polemica sarà molto grande... quindi, se volete commentare, fate un bel respiro profondo e rileggete l'eventuale commento prima di premere invio.

Considerazione 1: Perché tanta insistenza con le scuole aperte, anche se queste non sono in sicurezza?

Premetto che non sono per le scuole chiuse a priori. Io stesso riconosco i rischi della DAD (ne scrissi già qui a marzo 2020).
Il problema è che non è stato fatto nulla (e non solo in Italia) per mettere in sicurezza le scuole e soprattutto quali sono le vere motivazioni per le riaperture a dispetto di tutto.
Molte aziende (che siano industrie, attività commerciali o altro) col sostegno delle varie conf sono sia contro le chiusure (a loro interessa il guadagno immediato, non sanno ragionare a medio-lungo termine) che contro l'home office (hanno ancora la mentalità da catena di montaggio pure per il lavoro non di produzione e temono di perdere controllo e quindi potere sui dipendenti).
Ma per riaprire i negozi e riportare i lavoratori in ufficio serve che il meno scolari possibile (soprattutto i più piccoli) stiano a casa.
Da qui la decisione a tavolino (perché quello è: una decisione politica a tavolino contro ogni evidenza scientifica) che le scuole sono sicure e che i contagi possono - al massimo! - avvenire solo nel tragitto casa-scuola-casa.
Decisione presa appunto su insistenza delle varie conf, che hanno molta, ma veramente molta influenza sui governi. Di ogni colore e paese.

Considerazione 2: Perché tanto (apparente) attivismo ma poca o nulla programmazione?

Il problema sono le elezioni. I politici vivono per le elezioni, programmano in base alla prossima scadenza elettorale (e a quel che dicono i sondaggi in vista della stessa). E ciò significa che più vicina è questa, più brevi sono le legislature o gli altri tipi di mandato, più diventa importante lavorare con l'ottica a quella e non ai risultati concreti (che richiedono tempo, quindi per il bene dei paesi richiederebbero che si evitasse di guardare alle prossime elezioni... mentre invece si è fatto proprio l'opposto accorciando addirittura la prospettiva tramite la politicizzazione e "nazionalizzazione" delle elezioni locali).
E le elezioni le vince non chi fa quel che è giusto e necessario fare, ma chi accontenta le masse.
Il problema grosso qui è però che per molti politici (e giornalisti...) la "massa" non è la popolazione, ma quella parte di popolazione che si fa sentire (che sia nelle piazze come i novax o mediaticamente come le conf di cui sopra è lo stesso).

Considerazione 3: Perché così poca considerazione per le tematiche del Long Covid?

Il Long Covid è come i progetti infrastrutturali o le riforme a lungo termine: i meriti pubblici (e quindi i dividendi politici) se li prenderanno coloro che saranno in carica quando il Long Covid avrà cure, quando le infrastrutture saranno finite e aperte, quando le riforme daranno frutti concreti.
Meriti (e dividendi politici) non se li prendono coloro che se ne occupano concretamente oggi e fanno partire gli studi per il Long Covid, i progetti per le infrastrutture, le leggi per le riforme.
Quindi chi glielo fa fare a questi ultimi a occuparsi di ciò che darà frutti dopo di loro, quando al loro posto ci sarà con ogni probabilità qualcun altro?

Considerazione 4: Perché i politici locali impediscono più di quelli nazionali una seria lotta al virus?

I politici locali in frangenti come quello attuale sono peggio di quelli nazionali, al di là della loro indole personale, in quanto soggetti in maniera più diretta, più esplicita alle pressioni delle varie categorie. E le pressioni nella maggioranza dei casi vengono dall'economia locale: più è "piccolo" il locale, più diretta è la pressione sull'amministratore.
Non si può pretendere che il sindaco del paesino di 1000 abitanti applichi con durezza e intransigenza regole per limitare il virus e non si può pretendere che il negoziante all'angolo pensi oltre gli incassi a breve termine del suo negozio, accetti sacrifici. Loro non possono pensare a lungo termine o riflettere sui grandi numeri.
Devono essere i governi centrali a imporre le regole e a fornire strumenti e risorse, devono essere i vertici nazionali delle associazioni di categoria a guidare i propri associati, a impedirgli di fare cazzate. Le decisioni in tempi di emergenza (come è la pandemia) devono essere prese centralizzate.
Già il livello Land/regione è troppo "locale" per molti interventi.
Però i vertici delle associazioni di categoria pensano a loro volta in piccolo, al guadagno immediato (più proprio che dei piccoli negozianti locali, comunque). E i governi ascoltano loro non scienziati ed esperti. Questi ultimi non portano voti, le conf sì.

Considerazione 5: Perché non si riconosce il legame tra pandemia e cambiamento climatico?

È vero, magari la catena di contagio che ha portato al Covid-19 non è legata al cambiamento climatico, almeno non direttamente, ma non possiamo trattare il problema pandemie e il problema cambiamento climatico separatamente.
Uno degli effetti del cambiamento climatico è lo scioglimento del permafrost e questo scioglimento porterà alla liberazione di virus e altri microorganismi ibernati da secoli o millenni. Virus e altro che non sono mai entrati prima in contatto con l'uomo e con gli animali odierni e contro cui questi quindi non hanno protezioni naturali. Di questo tema ne parlai già qui nell'aprile 2020.
E lo sfruttamento commerciale esasperato delle foreste pluviali è a sua volta legato a quanto sopra: prima in quanto la riduzione della superficie forestale pluviale accelera il cambiamento climatico e poi in quanto tale riduzione e l'avanzamento della "civiltà" in quei territori porterà sempre più uomini e animali domestici a contatto con virus e altro a noi sconosciuti, finora confinati ad angoli inaccessibili della foresta.
Ma riconoscere questi legami costringerebbe i governi e le organizzazioni sovranazionali a fare veramente qualcosa contro il cambiamento climatico... pestando i piedi ai potentati economici.

E potrei continuare. Da dire ce ne sarebbe. Tanto.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 2 ottobre 2019

Io credo che il PD abbia sbagliato

Ora che i renziani se ne sono andati e hanno fondato il loro nuovo partito si potrebbero anche fare esercizi di dietrologia e pensare male, ma la motivazione ufficiale del fatto che il PD abbia accettato di fare un governo con il M5S (e anche del perché Italia Viva rimane nel governo pur essendosene andata dal PD) è che era necessario impedire alle destre (ergo Lega più FdI con forse FI a rimorchio) di conquistare il potere.

A parte il fatto che il M5S è destra checché ne dicano amici e nemici, quindi con questo governo la destra è rimasta al potere. Ed è una destra più pericolosa di quella all'opposizione essendo "liquida" (cioè molto più adattabile agli umori del momento) e di proprietà di un'azienda attiva nel mondo digitale.

A parte il fatto che fare un governo per fermare qualcuno (per "cattivo" e pericoloso che sia o che sembri) e non per proporre qualcosa, dimostra solo che tu hai ben poche idee e programmi da offrire.

A parte tutto ciò... per me - se prendiamo la motivazione ufficiale - ha sbagliato i calcoli.

I sondaggi davano Lega e FdI in crescita... ma quante volte ultimamente i sondaggi hanno fatto un buco nell'acqua (e non solo in Italia)? Pensateci bene: la maggioranza delle volte.
Per di più il comportamento di Salvini non era certo un invito a votarlo (soprattutto il suo quasi strisciare alla fine per convincere il M5S a tornare con lui).
E io aggiungo: anche se i sondaggi fossero stati veramente significativi... Lega e FdI avevano raggiunto il massimo possibile, oltre non potevano andare.

E non venitemi a dire che non c'erano solo i sondaggi ma anche i risultati delle Europee... secondo voi sono veramente indicativi di cosa poi succede alle politiche?
Vi rispondo con due esempi.
1984: Il PCI scavalca la DC e diventa primo partito... ma dura solo per quelle elezioni, alle successive politiche la DC si riprende lo scettro.
2014: Trionfo PD... trionfo e tonfo, infatti alle successive politiche il PD crolla.
E sarebbe successo anche alla Lega dopo le europee del 2019 se solo il PD non se la fosse fatta addosso.

Se proprio la priorità era evitare un governo delle destre, la strada migliore sarebbe stata mostrare coraggio e andare alle urne. La Lega avrebbe preso una sonora sberla (FdI no, ma non sarebbe bastato a salvare la destra nel complesso).
Ma, come insegna Don Abbondio, il coraggio se non ce l'hai non te lo puoi dare. E il PD non ce l'ha.

Certo, come detto all'inizio, la scissione dei renziani potrebbe far pensare altro... ma che si creda alla motivazione ufficiale o che si faccia dietrologia... in entrambi i casi andare alle urne subito avrebbe punito la Lega, quindi la scelta di Zingaretti e Renzi di creare un governo col M5S è stata un errore comunque.
Sia uniti che divisi conveniva andare al voto.
A meno che qualcuno non voglia la vittoria della Lega.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 29 maggio 2019

Una proposta provocatoria

Riprendo una proposta provocatoria che avevo già fatto tempo fa, riguardo il problema dell'astensionismo.
Proposta che, come si addice a questo blog, può essere definita istituzionalmente eretica.

Sul fatto che l'astensionismo sia un problema o, nel migliore dei casi, comunque un fenomeno negativo penso che siamo d'accordo quasi tutti, al di là di colori politici e ideologie.
E questo vale quali che siano le motivazioni (reali o di facciata) che portano all'astensione.

Prendiamo come esempio le elezioni europee di domenica scorsa, per quanto riguarda il voto in Italia.
Tenendo conto dell'astensionismo il successo della Lega e la ripresa del PD verrebbero entrambi ridimensionati.
La Lega infatti si scopre che non ha un terzo degli italiani (inteso come italiani con diritto di voto) dalla sua parte, bensì solo un terzo dei votanti (cioè tra un sesto e un quinto degli italiani).
E il PD si scopre che rispetto al 2018 ha sì guadagnato in percentuale dei votanti, ma in realtà ha perso in percentuale degli italiani (infatti ha preso numericamente meno voti, che sembrano di più grazie all'astensionismo).

E al di là dei discorsi numerici, una cosa che a me dà ai nervi sono gli astenuti che poi si lamentano di chi governa (chiunque questi sia).
Non hai votato? Significa che non te ne fregava nulla, quindi non hai nessun diritto morale di lamentarti. Punto.
Chi ha votato invece quel diritto lo ha: chi ha votato per chi ha vinto, se questo non mantiene le promesse o non lo fa abbastanza, e chi ha votato per chi ha perso, visto che probabilmente la maggioranza farà cose che non approva.

E allora, vi starete chiedendo, qual è questa proposta di cui sto blaterando?

Premetto che è una proposta ai limiti della costituzionalità, probabilmente oltre: non c'è nessun articolo nella Costituzione che proibisce esplicitamente quanto propongo, ma ce ne sono che lo proibiscono implicitamente.

La proposta è la seguente: assegnare i seggi all'astensione.

Mi spiego meglio, usando come esempio la nostra Camera dei Deputati.
La Camera ha 630 seggi. La maggioranza è di 316.
Mettiamo che alle politiche si verifichi un 30% di astensione. Il 30% di 630 è 189.
Quindi 189 seggi alla Camera dovranno rimanere vuoti, i partiti si divideranno proporzionalmente gli altri 441.
Ma la maggioranza rimarrebbe 316, visto che non si tratterebbe di rimpicciolire la Camera, ma di tener conto della volontà di chi non ha votato.
Ciò significherebbe che per avere la maggioranza servirebbe avere circa il 71,6% dei seggi effettivamente occupati (cioè dei voti depositati nell'urna).
Quindi governare e legiferare sarebbe molto più difficile... e gli ignavi che non hanno votato si accorgerebbero del casino che hanno combinato e capirebbero quanto hanno precedentemente approfittato del voto di chi il proprio dovere di elettore lo ha veramente fatto (almeno si spera).

Saluti,

Mauro.

martedì 15 gennaio 2019

Elezioni europee 2019

Come al solito, parlo col senno di prima. Quindi senza senno 😉

Io prevedo quanto segue: il centrosinistra - sotto qualunque sigla si presenti (PD, Fronte Repubblicano di Calenda, LeU redivivo o qualsiasi altra cosa) - otterrà un notevole successo.
Ma solo perché all'elettore italiano medio dell'Europa non frega nulla (e con ciò l'elettore italiano dimostra la sua stupidità) e quindi a votare andranno soprattutto quelli che credono veramente nell'Europa.

Se però poi il centrosinistra vorrà vincere anche a livello nazionale, dovrà scendere dal piedistallo e tornare nella società, capire la società. Con tutti i suoi problemi, che in parte sono gli stessi del passato, ma in altra - non piccola - no.
Il passato e la torre d'avorio servono solo a continuare a perdere. Anche se in realtà il "nemico" offre risposte peggiori delle tue. Ma purtroppo le impacchetta e mostra meglio di te.
Riflettici.

Saluti,

Mauro.

domenica 2 settembre 2018

Non tutti gli elettori hanno un colore

Dalle elezioni del 4 marzo in poi sento accuse incrociate su elettori di una certa parte che detta parte hanno tradito o che si sono fatti ingannare da un'altra parte mascherata da parte diversa. O viceversa, il che è alla fine lo stesso.

Ora, che "veri" elettori di sinistra possano aver votato per le più disparate ragioni per la destra pentastellata è vero.
Come è anche vero che qualche "vero" elettore di destra ha votato PD per arginare appunto il M5S.

Ma sono eccezioni, non significative nel computo totale dei voti.

La verità è che continuiamo a parlare di elettori di sinistra, di centro e di destra... dimenticando una cosa ben precisa ed esistente da sempre (anche se da sempre negata): esistono molti elettori senza alcun colore che votano in base a quella che credono essere la propria convenienza (e che quindi possono votare oggi una cosa, domani tutt'altra e dopodomani l'estremo opposto).

Gli elettori di sinistra, di centro e di destra esistono, sono sempre esistiti e sempre esisteranno.
Ma le elezioni le decidono gli elettori senza colore, le banderuole, quelli che votano in base alla propria convenienza (o a quella che credono tale).

È sempre stato così, non è una novità.
Ma prima si notava meno (o non si notava proprio) perché i partiti avevano posizioni più stabili, meno aleatorie e quindi le convenienze e le paturnie degli elettori senza colore non cambiavano poi tanto da un'elezione all'altra.
Tutto qui.

E prima di dimenticarcelo: i creatori di propaganda e fake news hanno capito ciò e su questa categoria lavorano.
Perché un vero elettore di destra, centro o sinistra, se deluso, solo raramente cambia schieramento o si lancia nel voto di protesta. Più facilmente si astiene o si tura il naso.

Saluti,

Mauro.

venerdì 8 giugno 2018

A quanto pare il PD ha vinto le elezioni

Chi mi conosce, anche solo virtualmente, sa che non ho mai votato PD (e l'unica volta che ho pensato di poterlo fare è stato dopo il 4 marzo, quando i militanti hanno lanciato la campagna "Senza di me").

Io quando parlo di politica divido il mio giudizio in due parti.
A livello politico generale, di programmi, chiaramente valuto i singoli partiti nel complesso e c'è quindi il partito che in quanto tale giudico meglio e quello che giudico peggio.
A livello di singoli atti politici, io giudico il singolo atto, non il partito che lo fa. Quindi può benissimo capitare che giudichi positivo un atto fatto da un partito a me lontanissimo e negativo un atto del partito per cui ho votato.

Fatta questa premessa, veniamo al punto.

Ogni volta che contesto qualcosa del M5S vengo automaticamente etichettato dai grillini come elettore del PD.
Però questo succede a chiunque contesti anche solo una volta un qualcosa relativo al M5S. Tutti questi sono del PD.

Quindi facciamo due conti spannometrici.
Tutti quelli che hanno votato PD sono, ovviamente, elettori PD, o piddini secondo la neolingua.
Ma oggi anche coloro che hanno votato FI sono, in quanto anti-M5S, piddini.
Ma vale quindi anche per LeU, FdI, UDC, Civica Popolare, SVP, ecc. Tutti piddini secondo i grillini.
Ma anche molti leghisti... quelli che non approvano l'alleanza col M5S sono quindi piddini.
E ciò vale anche per qualche grillino che ragiona con la propria testa... sono piddini infiltrati.
Per non parlare poi degli astenuti, che ovviamente criticano tutti ma per i grillini criticano solo il M5S e quindi sono piddini anche loro.

Mettendo insieme tutti questi elettori (compresi anche gli astenuti che a quanto pare sono solo finti astenuti visto quanto sopra) il PD va da solo ben oltre il 50% +1 dei voti in entrambe le camere. Ma molto ben oltre.

Quindi i ragionamenti dei grillini dimostrano che il PD ha vinto alla grande le elezioni.
E allora perché non governa?

Torniamo seri.
Quanto scritto sopra su chi contesta il M5S è vero. Basta farsi un giro sui social network, andare a chiacchierare dal vivo con elettori e militanti M5S, ecc.
Appena fai una minima critica... "sei piddino!!!".
È chiaro che il PD non ha vinto le elezioni, però tutto ciò dimostra che chi vota M5S vota "contro", non "per". Contro il PD, non veramente per il M5S
Il PD è la loro fissazione, non sanno pensare ad altro. Un caso da manuale di psichiatria, direi.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 6 giugno 2018

Un Presidente mai eletto. E neanche votato

Negli ultimi anni in Italia ci hanno rotto in continuazione le scatole con la storia dei Presidenti del Consiglio non eletti.

Per quanto riguarda il popolo elettore uno dei cavalli di battaglia del "potere al popolo" sono gli Stati Uniti, dove si eleggono persino gli sceriffi e - con un meccanismo un po' particolare - il Presidente della Repubblica, il POTUS.

Tutte queste cose mi sono venute in mente oggi durante una discussione su Twitter e la conclusione è... la conoscete la storia dell'elezione a POTUS di Gerald Ford?

No, non potete conoscerla perché quell'elezione non c'è mai stata.
Ma Gerald Ford è stato Presidente per davvero.

Andiamo con ordine.

Negli USA non si elegge il Presidente, ma l'accoppiata Presidente + vice. Nel 1972 vinse l'accoppiata Nixon-Agnew.
Ma a fine '73 Agnew si dimise. E Nixon chiamò al suo posto Ford.
Ford non aveva neanche partecipato alle primarie repubblicane, quindi non era neanche una specie di Lucky Loser, come si direbbe nel tennis.
Quando poi Nixon nel '74 si dimise per lo scandalo Watergate, Ford si ritrovò Presidente.

POTUS.
Senza aver vinto nessuna elezione.
Anzi, senza neanche avervi partecipato.

Saluti,

Mauro.

martedì 29 maggio 2018

Perché Cottarelli e non Gentiloni?

Comunque si giudichino gli eventi degli ultimi giorni sia politicamente che istituzionalmente, su una cosa siamo tutti d'accordo: il governo Cottarelli serve solo a "traghettare" il Paese verso nuove elezioni ad autunno.
Giusto? Sbagliato? Ognuno la pensi come vuole, questo giudizio non è tema di questo articolo.

Tema di questo articolo è la domanda che ho visto fare in giro: perché Cottarelli e non Gentiloni?

Ora, fino alla cerimonia della campanella il governo in carica (affari correnti o no che siano) è il governo Gentiloni.
Il fatto che Gentiloni e i suoi ministri abbiano già cominciato il trasloco è ininfluente: l'Italia in questo momento ha un governo in carica e questo governo è il governo Gentiloni.
A livello costituzionale ma anche istituzionale in senso lato niente impedisce al governo Gentiloni di fare da traghetto.

E allora perché chiamare Cottarelli (o chiunque altro)?

A mio parere la motivazione è molto semplice.
Dopo l'incarico a Conte si è chiaramente operato uno stacco, una cesura. Dopo quell'incarico il governo Gentiloni è stato visto idealmente come dimesso dall'opinione pubblica e probabilmente sarebbe stato visto tale anche dal Parlamento. Anche perché sorretto da una ben precisa parte politica, diversa da quella del presidente incaricato.
Quindi riproporlo sarebbe stato visto sia dai nemici che dagli amici come una scelta politica, non una scelta di transizione (ed è lo stesso motivo per cui era in questo caso ancora più impraticabile chiedere a Conte di fare solo da traghettatore).
Serviva quindi una persona veramente esterna non alle istituzioni, ma all'attuale scenario politico.

Ora, chiarito perché Gentiloni no, resta da chiarire: perché proprio Cottarelli e non un altro?

Qui la motivazione credo sia un po' più complicata (e forse meno digeribile da parte di molti, trasversalmente agli schieramenti).
A mio modesto parere il fatto è che il governo-traghetto in base a come si svilupperanno i tempi per arrivare alle elezioni potrebbe essere comunque costretto a occuparsi della legge di bilancio, quindi serve qualcuno che sappia far di conto. Come Cottarelli appunto.
Teniamo poi anche conto che Cottarelli è stato apprezzato nella sua attività di controllore della spesa da quasi tutti, M5S compreso.

Scelta giusta? Sbagliata?
Motivazioni giustificate? Non giustificate?
Come detto, ognuno può pensarla come vuole, ma le motivazioni di questa scelta a mio parere queste sono.

Saluti,

Mauro.

sabato 10 marzo 2018

Come funziona un'alleanza di governo

Visto che ho l'impressione che in questo momento alcuni partiti non abbiano idea di come si formi e si porti avanti un'alleanza di governo, vorrei fornire qui qualche indicazione.

Se in un turno elettorale un partito ottiene da solo la maggioranza dei seggi, quanto dirò dopo logicamente non vale nulla: quel partito può fare quel che vuole fino a che rimane nei confini stabiliti dalla Costituzione.

Partiamo dal presupposto che in un'alleanza di governo ci sia un partito di maggioranza relativa e uno o più partiti con meno seggi del primo (due partiti con lo stesso numero o quasi di seggi si alleano solo in casi eccezionali, tipo guerra).

Come funziona un'alleanza in questo caso?

Intanto, prima di tutto, tutti i partiti (in teoria tutti tutti, in pratica tutti quelli che hanno una vaga possibilità di poter entrare nel governo) si parlano tra loro per verificare (prima ancora di ragionare su possibili accordi) vicinanze e lontananze.

Nel momento in cui poi cominciano concrete trattative per la formazione di un governo cosa succede?
Il partito di maggioranza relativa indica la linea guida del governo (più o meno dettagliata a seconda di quanto forte è la sua maggioranza relativa) e quindi si tratta sui singoli punti, in maniera da arrivare come compromesso a un minimo comun denominatore che permetta di lavorare insieme.
Sui punti che non sono importanti (se ce ne fossero) per l'elettorato del partito di maggioranza relativa si accettano le posizioni dei partner minori.

Questo è ciò che io desidero da un'alleanza di governo?
Questa è la definizione ideale di alleanza di governo?

Né l'uno né l'altro.
Questo è semplicemente quello che è sempre successo nelle varie alleanze di governo in giro per l'Europa.
Il pentapartito e le varie alleanze successive in Italia.
La Große Koalition e le varie alleanze precedenti in Germania.
L'alleanza conservatori-liberali nel Regno Unito.
Le varie alleanze di ogni colore in Francia, Spagna e altri paesi.

Queste alleanze hanno sempre funzionato se veniva assicurato a priori quanto sopra, non hanno mai funzionato quando sono state messe su senza prima assicurare quanto sopra.

Prima che mi contestiate: con funzionare intendo reggere come alleanza senza crisi e senza essere deboli di fronte agli attacchi delle opposizioni... il fatto che poi dette alleanze abbiano effettivamente fatto il bene dei rispettivi paesi o meno è altra cosa.

Saluti,

Mauro.

Senza di me

Il PD ha obiettivamente perso le elezioni.
Il M5S si proclama vincitore. E guardando solo i nudi numeri lo è. Leggendo però tra le righe il vero vincitore è la Lega.

Tenendo conto non solo dei risultati ma anche di come si sono comportati i vari partiti durante la campagna elettorale è giusto che il PD ora vada all'opposizione.
Le urne hanno detto che non merita di guidare il governo.
Il comportamento di Lega e, soprattutto, M5S ha detto che questi non meritano nessun sostegno dal PD.

Quindi io trovo encomiabile la campagna spontanea "senza di me/noi" lanciata dagli elettori e dai militanti PD su Twitter (immagino ci sia anche su Facebook, ma ormai su FB io ci vado molto poco, quindi non so).
La trovo talmente encomiabile che, pur non avendo mai votato PD prima, potrebbe essere - se portata avanti con coerenza e anche dalla dirigenza - un motivo per me per votare PD la prossima volta (a meno che non si riesca a presentarsi con W la Fisica).

Però, vivendo in Germania, ho come un déjà vu.

A settembre 2017 ci sono state le elezioni parlamentari in Germania. La SPD - ergo i socialdemocratici, quelli che vengono visti come il corrispettivo dell'italiano PD - ha preso una scoppola epocale, raggiungendo i suoi minimi storici ma rimanendo il secondo partito dopo la CDU/CSU di Angela Merkel.
Esattamente come successo al PD il 4 marzo.

All'inizio Martin Schulz, capo del partito, dichiarò che la SPD sarebbe andata all'opposizione senza se e senza ma, che non era disponibile per una coalizione di governo.
E la base, in particolare la frangia più giovane, ad applaudire questa decisione.
Qualche voce contraria, sì, ma a sentire in giro (veri sondaggi non vennero mai fatti) appunto solo qualche voce.
Esattamente come sta succedendo al PD ora.

E le prime trattative per formare un governo infatti si tennero tra Union (cioè CDU+CSU), liberali e verdi.
Come prevedibile fallirono. Mettere insieme liberali e verdi è impossibile. Non tanto per ragioni ideologiche (nonostante la vulgata propagandata qui dalla stampa di ogni colore)... bensì perché nessuno dei due partiti avrebbe accettato di avere le stesse poltrone dell'altro. La condizione di entrambi per sostenere Angela Merkel era di avere assolutamente una poltrona più dell'altro.

E qui, visto che la SPD non era disposta a fare coalizione, si sarebbe dovuti andare a elezioni anticipate. Col governo attuale in carica per l'ordinaria amministrazione o uno monocolore con pieni poteri ma di minoranza, ma in entrambi i casi con lo scopo di preparare nuove elezioni per l'autunno 2018.
Ma... ma la SPD con Martin Schulz accetta di "parlare" (non di trattare, almeno così la versione ufficiale) con l'Union per senso di responsabilità.
Da questo "parlare" esce un documento che elenca i temi su cui si potrebbe trattare ufficialmente con l'Union. E la base (cioè gli iscritti, è logico che non puoi chiedere agli elettori: almeno ufficialmente non sai chi sono) della SPD dà mandato a Schulz e alla dirigenza di trattare.
Ma molti vedono ciò come un modo di prendere tempo, di allontanare di un paio di mesi le elezioni per permettere al partito di riprendersi un po' dalla scoppola.

Si tengono quindi le trattative (più lunghe del previsto) e a fine febbraio (5 mesi dopo le elezioni) la SPD presenta alla sua base (cioè gli iscritti, vedi sopra) il programma di governo concordato con l'Union.
La base ora deve votare per accettare o meno. Voto vincolante, non consultivo.
E molti (anche se non tutti) pensavano che la base avrebbe detto no.
I risultati di questo voto sono stati resi noti il 4 marzo (toh, questa data la conosco): la base ha votato a favore della grande coalizione, la Große Koalition.
L'unico risultato della SPD è stato liberarsi di Martin Schulz, visto che non sarà ministro e che ha rinunciato alla guida del partito.

Cari elettori e militanti PD, state attenti. Molto attenti.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 7 marzo 2018

Che Di Maio non esulti troppo

Di Maio non ha capito (ma per capire servono i neuroni, quindi in realtà Di Maio non c'entra) che il successo del M5S è un voto "contro", non un voto "per".

Nessuno voleva Di Maio, Grillo, Casaleggio e consorti... ma tutti (o quasi) volevano liberarsi di Renzi, Berlusconi e D'Alema. E hanno in tal senso votato.

Il vero vincitore (che piaccia o meno) è Salvini, non Di Maio.

Perché al prossimo voto (che non sarà nel 2023, ma nel 2019 o al più tardi nel 2020, visto che la legislatura morirà decisamente prima della della morte naturale, cioè non durerà 5 anni... proprio per niente) Di Maio sparirà, Salvini invece no.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Anche dovessi sbagliarmi sul M5S, garantisco che non mi sbaglio su Di Maio: alle prossime elezioni lui sparirà sia che che il M5S trionfi sia che il M5S sparisca.

lunedì 5 marzo 2018

No, la scheda non la mettevi tu nell'urna

Ieri durante la giornata elettorale e nei giorni precedenti ci hanno strapazzato e sfracellato le palle con la novità che non potevi più infilare la scheda nell'urna e che dovevi invece consegnarla al presidente del seggio e lui poi la avrebbe infilata nell'urna.
E tutti (o meglio: vari per l'uno e gli altri per l'altro) a presentarci gli esempi di Bersani e Di Battista che hanno sbagliato infilando loro stessi la scheda nell'urna.

A parte il fatto che, anche fosse veramente una novità, Bersani e Di Battista non sarebbero comunque perdonabili in quanto erano parlamentari quando la nuova legge elettorale è stata votata, quindi dovrebbero averla letta prima ancora di aver votato (a favore o contro qui non è per niente importante, importante è che su quella legge hanno votato in Parlamento).

A parte ciò, che rende la cosa grave per le due singole persone in questione ma non ha valore globale, il problema è che la cosa non è una novità.
Anzi, è sempre stato così.

Andate a leggervi le istruzioni regolamentari che venivano consegnate ai presidenti di seggio prima di ogni elezione: dicevano chiaro e tondo che l'elettore deve consegnare la scheda ripiegata al presidente del seggio (o a uno scrutatore da lui esplicitamente indicato nel caso in cui per cause di forza maggiore lui dovesse temporaneamente assentarsi) e poi questi - in presenza dell'elettore stesso - la inseriva nell'urna.

E no, non venitemi a raccontare delle foto dei politici che infilavano le schede direttamente nell'urna: ho fatto lo scrutatore e mi sono ritrovato in situazioni in cui venivano fatte certe foto.
Come andava? Il politico (o altro presunto vip) di turno faceva finta di inserire la scheda nell'urna, il fotografo scattava e poi il politico tirava indietro la mano (con la scheda che aveva tenuto sempre saldamente in mano), consegnava la scheda al presidente di seggio e questo la infilava nell'urna (senza che il fotografo scattasse, sempre che a quel punto non fosse già uscito dal seggio).

Saluti,

Mauro.

Richiedere asilo politico in Germania

Dopo il voto italiano di ieri possono essere informazioni utili.

Qui è spiegato tutto in inglese, sul sito dell'Ufficio Federale per la Migrazione e i Rifugiati (BAMF).

Saluti,

Mauro.

domenica 28 gennaio 2018

W la Fisica - Non ce l'abbiamo fatta

Andando alla ricerca di firme per W la Fisica si sbaglia e si impara. E purtroppo si fallisce.

Oggi l'ideatore di "W la Fisica" e nostro capolista, Mattia Butta, ha pubblicato un articolo in cui spiega perché non ce l'abbiamo fatta.
In un articolo a parte racconterò le mie esperienze di queste settimane, comunque per ora riporto qui sotto quanto ha scritto lui, ringraziandolo per l'impegno profuso.

Saluti,

Mauro.

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Purtroppo non ci siamo riusciti: non abbiamo raggiunto le 500 firme necessarie per candidarci, quindi W la Fisica non sarà sulla scheda elettorale.
Non ce l'abbiamo fatta, ma ci sono state tante persone che hanno lavorato al progetto. Questo post è per dire grazie a tutti quelli che in un qualsiasi modo hanno lavorato dietro le quinte.

Grazie a Mauro, Barbara, Fabio, Redouane, Andrea, Andrea, Massimo, Carlo e Paolo che hanno dato la disponibilità a candidarsi. Grazie a chi è andato a scavare nei suoi contatti per trovare qualcuno che vive all'estero e l'ha chiamato per dirgli di andare a firmare. Grazie a chi si è sbattuto come un matto per ottenere aperture straordinarie dei consolati per raccogliere le firme. Grazie a chi è andato a ritirare i moduli e me li ha spediti. Grazie ad Ivan che si è battuto come un leone per raccogliere le firme circondato dai leninisti a Zurigo. Grazie a chi ha gestito la situazione a Lugano, Marsiglia, Budapest, Nizza, Parigi. Grazie a Mauro che ha fatto il giro di mezza Germania.
Grazie a Luca che ci ha messo a disposizione il proprio locale per il firma-party, grazie a chi ha preso qualche ora di permesso per andare a firmare. Grazie a chi è venuto a prendermi all'aeroporto o mi ha portato in stazione. Grazie.

E poi sono sicuro che sto ancora dimenticando qualcuno, ma perdonatemi e non offendetevi. Ah, grazie anche a Fabio che mi ha sopportato quando ho avuto un calo di motivazione. La lista è lunga quindi riassumo anche coloro di cui mi sono dimenticato in un grande grazie.

Ora sono in viaggio verso Roma dove depositerò comunque le firme simbolicamente (e nemmeno tutte) anche se sono insufficienti. Lo faccio proprio per rispetto di tutti coloro che hanno lavorato al progetto e per onorare il loro impegno.
Ma lo faccio anche per dimostrare che W la Fisica esiste veramente. Quando ero in fila davanti al Viminale ho incontrato i personaggi più disparati. Persone che presentavano il simbolo da 20 anni ma che non ci provano neanche a raccogliere le firme. Non hanno nemmeno i candidati, non hanno nessuno che raccoglie le firme. Vanno lì al Viminale a fare un po' di scena ma dietro non c'è nessuno oltre a loro.

Agli occhi dei giornalisti e di coloro che non conoscevano il progetto "W la Fisica" poteva sembrare dunque una goliardata di un bizzarro personaggio. Alla fine hanno capito, quando hanno avuto la decenza di parlare con me, che invece c'erano dietro persone vere che lavoravano come matte al progetto.
Io a Roma le carte le porto per dimostrare che "W la Fisica" esiste davvero. Non siamo riusciti a raccogliere le firme necessarie, ok, ma ci abbiamo provato veramente.

E qui fatemi fare una piccola spiegazione (che poi lo so già che sarà lunghissima) sui i motivi per cui non siamo riusciti a raccogliere le firme.

Il primo è il numero di firme: cinque anni fa bastavano 125 firme, un traguardo raggiungibile, questa volta ne servivano 500. Abbiamo sperato venissero abbassate, ho scritto una lettera al Presidente della repubblica chiedendo semplicemente le stesse regole del 2013. Mi è stato confermato che la lettera è arrivata alla segreteria del Presidente. Ebbene, non ho ricevuto risposta.
Raccogliere 500 firme in consolato è proibitivo. Perché i consolati sono aperti tipo dalle 9.00 alle 12.00, per esempio, e perché in certi consolati devi fare la coda. A Londra io ho fatto 20 minuti di coda sul marciapiede, al freddo, solo per entrare dentro l'edificio. Poi c'è la coda dentro. Uno questa coda la fa se gli serve il passaporto, non per fare un piacere a noi firmando per la nostra lista.

E ancora, hanno fatto aperture straordinarie al sabato, vero, ma si tratta sempre di prendere una persona e portarla fisicamente al consolato (a Londra significa che devono spendere quasi 5 sterline di metrò tra andata e ritorno). In italia se vuoi raccogliere le firme ti metti al mercato, ti passano davanti 5 mila persone, di queste 300 la pensano come te e 50 si fermano a firmare. In una mattina hai tirato su 50 firme di persone che buttano via 30 secondi netti. In Europa invece non puoi intercettarli al mercato, devi dire loro di andare *apposta* in consolato (o al firma-party, cambia poco). La gente non lo fa, a meno che non siano tuoi amici personali. Anzi, col piffero, ho avuto amici personali a cui l'ho detto tre volte di andare a firmare e poi non sono andati, figuratevi gli altri. Ci sono quelli - geni assoluti - che ti dicono: votarti ti voto, ma al consolato non vado a firmare (non ci arrivano a capire che se non firmano poi non possono votarti). Ci sono quelli che ti promettono caterve di contatti e poi è tutto fumo e niente arrosto. Pazienza.

Ho fatto anche io degli errori, sia chiaro. Quando mi sono accorto che la stampa non ci considerava di striscio ho provato a contattare gli italiani all'estero su FB con delle inserzioni. È stato un impegno enorme, anche per la merda che dovevi ingoiare quando ti trovavi di fronte personaggi alla napalm51, e non ha portato a nulla. Perché se è un casino portare di peso un tuo amico a firmare in consolato figurati qualcuno che non conosci e a cui cerchi di spiegare il progetto su FB. Ti dice anche "sì, sì, vengo a firmare", poi però quel giorno preferisce guardarsi netflix sotto la copertina.
Avrei dovuto impegnare più energie nel creare una serie di contatti con altri ricercatori in giro per l'Europa, ma anche qui è difficile (ci arriverò poi con un altro post).

Dico solo una cosa, dopo essere uscito sui giornali il progetto ha avuto una visibilità enorme (ma veramente enorme). Anche mercoledì scorso qualcuno mi scriveva perché voleva firmare a Parigi (quando ormai avevamo già ritirato le firme). Da Losanna mi ha scritto martedì un ricercatore che voleva fare un firma party coi suoi colleghi, ma ormai era troppo tardi. Avessimo avuto questa visibilità tre settimane prima le cose sarebbero andate diversamente, ma la stampa non la controllo io. Amen, più di così non si poteva fare.

Abbiamo avuto il merito enorme di aver portato alla ribalta il tema della scienza in politica. Il seme è stato gettato, vedremo cosa crescerà.

sabato 20 gennaio 2018

Sapere usare i muscoli

Sono nel vagone ristorante del treno che mi porta a Colonia per W la Fisica.
Al mio tavolo è seduto anche un altro viaggiatore.
Circa 15 anni meno di me, circa il doppio dei muscoli che ho io.
Ordina una bottiglia di vino, l'inserviente gliela porta. È una di quelle bottiglie col tappo a vite, non è bagnata né danneggiata né altro. Tutto normale.
L'inserviente non riesce ad aprirla (è comunque una donna non particolarmente robusta).
Ci prova il mio commensale. Niente da fare, la bottiglia rimane chiusa.
Mi guarda come per chiedermi se voglio provare io.
Prendo la bottiglia e gliela apro. È un po' più dura di quel che dovrebbe essere, lo ammetto, ma la apro senza particolari problemi.

Sostanza: non serve avere i muscoli se li sai usare solo in palestra e non nella vita quotidiana.
E saperlo fare è anche a suo modo scienza, anzi fisica ;-)

Saluti,

Mauro.

venerdì 19 gennaio 2018

W la Fisica - Il Corriere arriva per primo

Il Corriere della Sera è il primo quotidiano nazionale a pubblicare il nostro simbolo (qui l'articolo completo, qui la scheda a noi dedicata):


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui potete scoprire qualcosa di più su di noi.