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domenica 3 novembre 2024

Riparliamo del paradosso del barbiere

A marzo dell'anno scorso (2023) vi raccontai come il paradosso del barbiere in italiano sia più un'ambiguità che un paradosso.
Facciamo ora finta che l'ambiguità non esista e sia veramente un paradosso... ma...

...siamo sicuri che sia veramente un paradosso?

No, per niente.

Infatti, pur con tutto il rispetto e l'affetto che provo per Bertrand Russell (che la logica la conosceva, ma a quanto pare la dimenticava quando andava dal barbiere), non c'è nessun paradosso.
Infatti un paradosso, per essere definito tale, non deve avere lacune, deve essere "irrisolvibile" comunque lo si affronti.
E invece il paradosso del barbiere di lacune ne ha eccome.

Partiamo dalla sua formulazione standard, quella di Russell (formulazioni alternative e successive servono solo a risolvere il problema truccando le carte): In un paese il barbiere fa la barba a tutti quelli, e solo a quelli, che non se la fanno da soli, quindi chi fa la barba al barbiere?

Se uno conosce un minimo di logica (e anche di vita quotidiana) vede già due possibili soluzioni al "paradosso".

1) Chi ha deciso che il barbiere debba farsi la barba? Non avete mai visto barbieri barbuti?
2) Chi si fa la barba da solo, se la fa a casa la mattina appena alzato. Se il barbiere se la facesse da solo appena alzato, se la farebbe da privato cittadino, non da barbiere, quindi rientrerebbe nella categoria di coloro che se la fanno da soli.

Ergo, non c'è nessun paradosso, visto che la formulazione ha varie lacune, non considera ogni possibilità (come dovrebbe un paradosso ben formulato).

Saluti,

Mauro.

domenica 26 settembre 2021

Pensiero laterale e negazionisti

Ieri ho pubblicato su questo blog un articolo in tedesco dal titolo Querdenken und Querdenker.

Tratta del movimento negazionista tedesco, che si è dato il nome di Querdenker. Ma cosa significa Querdenker?
In tedesco il Querdenken altro non è che il pensare laterale, e chi lo mette in pratica è un Querdenker.

Il movimento negazionista italiano non si è dato un nome analogo, quindi il discorso linguistico che ho fatto in tedesco non ha la stessa pregnanza in italiano.
Ma forse è comunque interessante, quindi qui sotto ne trovate la traduzione.

Saluti,

Mauro.

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Vorrei raccontarvi qualcosa sul pensiero laterale.
Sì, sul pensiero laterale e non sui negazionisti (o pensatori laterali), visto che il concetto in tempi di pandemia è stato decisamente maltrattato.
Cosa significa in realtà "pensiero laterale"?

Il pensiero laterale (quello vero, non quello di Hildmann, Nena e compagnia) è appunto letteralmente pensare in maniera laterale.
Viene dal latino: "latus"=lato.
Cosa significa?
Significa che rimaniamo logici, ma diventiamo anche creativi.
Guardiamo - letteralmente - anche di lato, non solo davanti.
Cerchiamo di risolvere problemi logici in maniera non convenzionale.
Cerchiamo di trovare soluzioni alternative che siano sì alternative ma che rimangano logiche!

Esempio stupido.
1+1 può solo dare 2. Non ci sono alternative.
Ma A+A dipende dalla definizione e dal contesto... lì posso pensare di "lato".

Pensare lateralmente significa in fondo "solo" considerare tutte le possibili risposte e soluzioni, non solo quelle probabili.
Ma pensare lateralmente non significa accettare risposte e soluzioni che siano impossibili, illogiche.

Purtroppo però è quello che i pensatori laterali della pandemia fanno.

mercoledì 13 giugno 2018

Aquarius: cerchiamo di rimanere razionali

L'Aquarius non è il problema. O meglio è un problema per coloro che sono/erano a bordo e per chi di essi se ne deve direttamente occupare.
Ma se vogliamo arrivare a una soluzione dobbiamo analizzare il problema complessivo, non guardare alle singole navi, chiunque le governi.
E il problema complessivo rimane sia che l'Aquarius fosse stata accolta in Italia, sia che vada in Spagna sia che fosse stata rispedita in direzione Libia.

Occuparsi delle singole navi è doveroso a livello pratico.
Ma a livello politico non serve a niente. A livello politico significa abdicare alla politica legata alla realtà e fare solo politica legata alle emozioni.

Compito della politica è trovare una soluzione condivisa, che cerchi di minimizzare le spinte alla migrazione (cioè migliorare le condizioni di vita all'origine) senza però far venire meno la doverosa accoglienza per chi necessita di protezione e aiuto.
Compito della politica è cercare di aiutare il maggior numero possibile di persone (che siano cittadini propri o che siano immigrati) senza venir meno alle regole di uno Stato di diritto.
Compito della politica è creare una cornice all'interno della quale sia automatico sapere - salvo eventuali casi eccezionali - cosa fare in questi casi.

Quale sia la soluzione migliore io non lo so. È compito della politica - nazionale e internazionale - trovarla.

Ma so che è necessario trovarla, perché ritrovarsi a fare questo circo ogni volta rischia di essere peggio persino sia dell'accoglienza indiscriminata che dei respingimenti indiscriminati.
Molto peggio. Per tutti.

Saluti,

Mauro.