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lunedì 18 agosto 2025

L'asta

L'incontro odierno a Washington tra Trump, Zelensky e i leader europei non è un incontro politico.
Zelensky crede (o almeno spera) che sia un incontro sulla situazione dell'Ucraina.
Il leader europei credono (illusi!) che sia un incontro politico, mettono in conto che possa essere dannoso per l'Ucraina, ma ritengono comunque che sia basato su fondamenta politiche.

Mi dispiace, ma sbagliano tutti.
Zelensky, vista la situazione, comprensibilmente. Von der Leyen, Merz e co. no, non comprensibilmente.

L'incontro odierno a Washington è parte di un'asta, la cui prima parte si è svolta ad Anchorage, in Alaska.

Trump si mette in vendita, Trump è acquistabile.
Lui non è contro l'Ucraina, l'Europa e la NATO. Basta che queste gli offrano più di quanto gli offra la Russia.

E va aggiunto che il continuare a trattarlo come un politico, magari sui generis ma comunque politico, da parte degli europei è un errore madornale, un grandissimo autogol.
Trump non è un politico, ma un giocatore d'azzardo. Anzi un giocatore d'azzardo che bara.

Infatti l'asta di cui sopra è truccata, visto che parte da una base in cui i partecipanti non sono alla pari: la Russia gli ha già dato la presidenza degli USA e Putin è disposto (almeno in parte) a dividere le risorse minerarie ucraine con lui.

Cosa gli può offrire di più l'Europa?

L'Europa (e l'Ucraina con lei) non possono vincere l'asta.
Devono però trovare il modo di far saltare il banco. E con Trump questo non lo fai trattando, ma sbattendo i pugni sul tavolo.

L'Europa a questo punto deve fare come il famoso piccione sulla scacchiera.
Ne avrà il coraggio?

Saluti,

Mauro.

P.S.: No, non ho confuso Europa con UE, ho proprio inteso Europa visto che sono coinvolti anche UK e, in misura minore, Norvegia.

sabato 5 luglio 2025

Eine Frage an protestantische Freunde

Ich möchte meinen protestantischen Freunden eine Frage stellen.

Hier in Deutschland (aber mit wenigen Ausnahmen auch im übrigen Europa) gelten Protestanten als gemäßigt. In der christlichen Welt wird Radikalismus eher als katholisch (und noch mehr als orthodox, sowohl griechisch als auch russisch) denn als protestantisch wahrgenommen.
In den USA hingegen sind Protestanten (vor allem Baptisten) die wahren Radikalen, die wahren Extremisten, diejenigen, die eine Art christliche Scharia wollen.

Woher kommt dieser Unterschied? Wie kam es zu einer derartigen Radikalisierung der Protestanten in den USA, während dies bei den europäischen nicht der Fall war?

Grüße,

Mauro.

P.S.: Hier die italienische Version.

Una domanda agli amici protestanti

Vorrei fare una domanda agli amici protestanti.

Qui in Germania (ma con rare eccezioni anche nel resto d'Europa) i protestanti vengono visti come moderati. Nel mondo cristiano il radicalismo è visto più come cattolico (e anche di più come ortodosso, sia di stampo greco che russo) che come protestante.

Negli USA invece i protestanti (in primis i battisti) sono i veri radicali, i veri estremisti, quelli che vorrebbero una specie di Sharia cristiana.

Da dove nasce questa differenza? Come si sono i protestanti negli USA talmente radicalizzati, mentre non è successo con quelli europei?

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui la versione tedesca.

domenica 29 giugno 2025

Deriva autoritaria

Fino a non molto tempo fa pensavamo che le democrazie occidentali fossero piene di difetti, ma che in quanto democrazie fossero inattaccabili, solide. Migliorabili, sì (anche tanto), ma non attaccabili, non distruggibili.

Ora ci stiamo accorgendo che l'autodefinitasi più grande democrazia dell'Occidente (gli USA) così democrazia non è, visto che può essere attaccata dall'interno e senza neanche fare un colpo di stato vero e proprio (visto che, nonostante le leggende metropolitane, lì un vero sistema di "checks e balances" non esiste, è di fatto lasciato alla correttezza dei singoli).

E ci stiamo purtroppo anche accorgendo che pure nelle democrazie europee, dove i "checks e balances" per fortuna esistono davvero, i vari governi (sulla scia di quello ungherese, obiettivamente pioniere in questo all'interno dell'UE) stanno usando ogni strumento legale e soprattutto ogni zona grigia della legislazione e delle Costituzioni per far sì che il potere legislativo e quello giudiziario vengano sottomessi a quello esecutivo, cioè Parlamento e magistratura sottomessi al Governo.
E dove non li si possa sottomettere, almeno che vengano depotenziati.

O forse invece non ce ne stiamo (a parte quattro gatti) accorgendo? Forse pensiamo che, sì, ci sono periodi migliori e periodi peggiori, ma che in fondo tutto va bene, madama la marchesa?

Io vi avverto: anche in passato molte dittature nacquero in questo modo, non (o almeno non solo) con azioni violente.

Teniamo gli occhi aperti, molto aperti. Perché rischia ormai di essere troppo tardi per evitare la deriva autoritaria... e l'autoritarismo è solo un passo distante dalla dittatura.

Saluti,

Mauro.

domenica 22 giugno 2025

Chi decide la guerra?

Gli Stati Uniti hanno attaccato l'Iran (anche se Vance, il vicepresidente, dice che non sono in guerra con l'Iran).

Al là di tutte le discussioni sui motivi, sulle ragioni e sul diritto internazionale, una domanda molto presente sul web, in particolare ovviamente quello anglofono, è se il presidente (Trump, in questo caso) abbia i poteri per ordinare un attacco del genere o se questi poteri li abbia solo il Congresso.

A leggere la Costituzione USA, se consideriamo l'attacco come un atto di guerra, direi che questi poteri li abbia proprio il Congresso, come spiegato bene in quest'articolo della Cornell Law School.
Anche se i presidenti, come dice lo stesso articolo, spesso se ne fregano.

Ma come funziona (o dovrebbe funzionare) invece in Italia?

Se leggiamo l'articolo 78 e il nono capoverso dell'articolo 87 della nostra Costituzione esattamente come negli USA (e in qualsiasi paese democratico, che io sappia).

L'articolo 78 infatti recita:

Le Camere deliberano lo stato di guerra e conferiscono al Governo i poteri necessari.

Mentre il nono capoverso dell'articolo 87 recita:

[Il Presidente della Repubblica] Ha il comando delle Forze Armate, presiede il Consiglio supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiara lo stato di guerra deliberato dalle Camere.

La cosa quindi sembra chiara, esplicita: il Parlamento è sovrano anche nel dichiarare la guerra.

La domanda però è: dato che il Presidente della Repubblica è a capo delle Forze Armate, nel caso lui ordinasse un attacco senza l'autorizzazione del Parlamento... cosa farebbero i militari?
In teoria dovrebbero disobbedire, essendo l'ordine incostituzionale. Ma lo farebbero veramente?
(Comunque, Costituzione o meno, molti politici sono più guerrafondai dei militari... i primi sono i più pericolosi, e questo vale in ogni paese).

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i miei articoli sugli... articoli della Costituzione.

martedì 18 marzo 2025

Un telegramma dalla Guerra Fredda

Scommetto che nessuno di voi ha mai sentito parlare di George Frost Kennan.
Eppure potrebbe aiutarci a capire qualcosa dell'attuale situazione, pur essendo morto vent'anni fa.
Prima di andare avanti spieghiamo chi fu: funzionario con incarichi diversi del Dipartimento di Stato degli USA, poi ambasciatore in Unione Sovietica e in Jugoslavia.
Quindi non proprio una figura trascurabile nella politica USA del secondo dopoguerra.

Ma, al di là delle cariche ufficiali ricoperte, fu uno dei principali ispiratori della cosiddetta "dottrina Truman", cioè del contenimento dell'URSS.
Soprattutto divenne famoso il suo cosiddetto long telegram (un telegramma di 5000 parole!) che scrisse nel febbraio 1946 da incaricato d'affari presso l'ambasciata USA di Mosca dopo un discorso tenuto da Stalin al Bol'šoj.
Telegramma che contiene quell'aiuto di cui parlavo all'inizio.

Perché questo telegramma può aiutarci?
Il contenuto principale del telegramma è il classico anticomunismo dell'epoca, ma non è questo che ci interessa qui, qualsiasi cosa possiamo pensare del comunismo e dell'URSS.
Quello che ci può aiutare è un'altra cosa.
Sono due passaggi che descrivono perfettamente l'atteggiamento di Putin, 6 anni prima che nascesse e 53 anni prima che prendesse il potere a Mosca.

Il primo dei due passaggi recita: "...at the bottom of the Kremlin's view of world affairs is a traditional and instinctive Russian sense of insecurity".
Il secondo passaggio aggiunge che l'autorità dei precedenti governanti russi era "archaic in form, fragile and artificial in its psychological foundations, unable to stand comparison or contact with political systems of western countries".

Kennan parla di Stalin (e nel secondo passaggio lo mette in linea con gli zar).
Ma questo è anche Putin. 100% Putin. Quasi 80 anni dopo.

Cosa ci dice questo?
Che siamo noi, con le nostre remore, a far forti Putin e la Russia.
È di questo che dobbiamo renderci conto.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Se volete leggere tutto il telegramma in originale, lo trovate qui.

giovedì 6 marzo 2025

Diplomazia, trattati e ricatti

Molti di noi (io stesso per primo, lo confesso) hanno paragonato gli inviti alla pace di certi "pacifisti" a quanto successe nella conferenza di Monaco del 1938, dove Regno Unito e Francia concessero alla Germania di Hitler di prendersi parte della Cecoslovacchia senza coinvolgere la stessa nella conferenza di cui sopra (a cui, oltre ai tre paesi citati, partecipò ufficialmente come arbitro - ma non proprio un arbitro neutrale - l'Italia, ma come detto non la Cecoslovacchia, che venne tenuta fuori dalla porta).
Il paragone ci sta, in realtà, visto che si chiede all'Ucraina di cedere in nome della pace come ai tempi lo si chiese alla Cecoslovacchia.
Solo che allora questo cedimento (che poi fu di Francia e Regno Unito, non della Cecoslovacchia) permise alla Germania di preparare la guerra (quella che oggi conosciamo come seconda guerra mondiale, non proprio una guerriciola), non portò alla pace.
E oggi la guerra in realtà già c'è, ma se l'Ucraina facesse quanto i "pacifisti" chiedono si aprirebbero solo le porta a un attacco russo ai paesi baltici e forse anche alla Polonia (e qui il parallelo passa al 1939 e al patto Molotov-Ribbentrop...).

Ma quanto abbiamo visto alla Casa Bianca (nel 2025, non nel 1938!), tra Trump/Vance e Zelensky ricorda in realtà qualcosa successo quasi vent'anni prima di Monaco.
Ricorda Versailles 1919, dove le potenze vincitrici (con di nuovo Francia e Regno Unito in prima fila) imposero le proprie condizioni alla Germania sconfitta.
Nonostante le apparenze, non ci fu trattativa, ci fu solo imposizione.
Ora io non voglio difendere l'impero tedesco (anche perché non lo merita, al di là degli scopi di questo mio articolo), ma quelle imposizioni senza discussione, senza trattativa, senza valutazione delle possibili conseguenze furono obiettivamente una delle basi (non l'unica, da sole non sarebbero comunque bastate) dello scoppio della seconda guerra mondiale.

Quello che è successo nello Studio Ovale della Casa Bianca è quasi pari a quanto nel 1919 a Versailles.
Con una sola, ma fondamentale, differenza: a Versailles furono i nemici a imporre le condizioni agli sconfitti, a Washington lo hanno fatto gli amici... e senza che la controparte fosse già sconfitta.

Un novum totale nella storia.
Un novum pericolosissimo, perché di fatto dà la stura alla più totale anarchia nei rapporti internazionali.

Saluti,

Mauro.

martedì 25 febbraio 2025

L'Europa e la difesa comune

Ultimamente, purtroppo o per fortuna a seconda dei punti di vista, si sta discutendo seriamente di spesa militare europea.
Sia intesa come spesa operata direttamente dall'UE sia come spesa dei singoli paesi ma coordinata/autorizzata dall'UE.

Ora che gli USA vogliono tirarsi indietro e non impegnarsi più (o almeno non più di tanto) nel coprire l'Europa questa discussione è comunque assolutamente necessaria e doverosa.

Vanno però posti dei paletti, dei punti che non possono essere ignorati se si vogliono ottenere dei risultati seri, concreti.
Io vorrei qui citare cinque punti a mio parere significativi (non che non possano essercene altri, anzi).
Il primo in realtà è una premessa (non solo per la discussione, ma anche per la narrativa che l'informazione deciderà di farne), gli altri quattro sono veri paletti nel senso di cui sopra.

1) Molti sostengono che l'Europa ha dormito troppo, si è cullata nelle braccia statunitensi convinta che queste la avrebbero protetta in eterno.
Non è proprio così. Che l'Europa un po' abbia dormito è vero, ma non lo ha fatto nell'illusione che gli USA ci avrebbero protetto per sempre, bensì nell'illusione di un malinteso pacifismo, che dopo la caduta del muro di Berlino ci ha convinto che non sarebbero mai più scoppiate guerre sul suolo europeo (e in questa ottica molti hanno visto - e alcuni continuano a vedere - le guerre jugoslave degli anni '90 come guerre civili, non come guerre tout court).
Oltretutto non dimentichiamo mai una cosa: la "protezione", almeno fino al cambio di millennio (ma probabilmente ancora oggi), gli USA ce la hanno imposta, non è mai stata un'offerta a cui potessimo anche dire di no.

2) Un aumento della spesa, che sia gestito direttamente dalla UE o dai singoli paesi, ha senso solo se i paesi europei ragionano come una cosa sola, non come semplici alleati.
Se aumentiamo la spesa ma continuiamo ad andare ognuno per conto proprio serve a poco. La Russia sarà sempre più forte dei paesi europei presi singolarmente.
Vero che Francia (e UK, anche se ora uscito dalla UE) hanno un deterrente nucleare.
Vero che Italia e Francia hanno entrambe una marina probabilmente superiore a quella russa.
Vero che gli aerei europei (in particolare il Gripen svedese) sono superiori a quelli russi (e in molti casi anche a quelli statunitensi).
Ma i numeri contano: la Russia, se mettiamo insieme marina, esercito e aviazione, ha numeri che nessun paese europeo da solo può contrastare. E possibilità di mobilitazione forzata che le democrazie non si possono permettere.
Se non vere e proprie forze armate comuni, l'UE deve almeno darsi un comando militare comune che abbia la possibilità legale se necessario di scavalcare gli stati maggiori dei singoli paesi e mobilitarne le truppe di propria iniziativa.

3) Anche se stiamo parlando di UE e siamo in era post Brexit, non si può parlare di difesa comune europea senza coinvolgere anche il Regno Unito.
Conviene a entrambe le parti (UE e UK) andare a braccetto su questo tema. Per motivi sia militari che politici (e ovviamente economici).
E sotto questo punto di vista il discorso non cambierebbe anche dovessero tornare al potere a Londra gli artefici della Brexit. Coglioni sì, ma suicidi no... almeno lo spero per loro 😉
Oltretutto il Regno Unito con la Brexit aveva puntato una partnership preferenziale con gli USA... puntata che si è dimostrata perdente. E a Londra i Tories sono i primi a rendersene conto.

4) Nonostante il comportamento USA non bisogna fare l'errore di costruire una difesa comune europea in alternativa o, peggio, in contrapposizione alla NATO.
Tenendo anche conto che 23 dei 27 paesi UE sono anche paesi NATO (Austria, Cipro, Irlanda e Malta sono gli unici a non essere nella NATO) si capisce come una contrapposizione indebolirebbe entrambe le parti.
Non dico che la UE debba entrare come istituzione nella NATO (anzi, sostengo che non debba farlo), ma le due istituzioni devono essere forti alleati, Trump o non Trump.

5) E non bisogna fare l'errore di sottovalutare la componente industriale della difesa.
Una difesa comune forte non può prescindere da un'industria militare europea forte.
Sia ben chiaro: non voglio fare lo statalista e chiedere ai paesi europei o alla UE stessa di diventare imprenditori nel settore militare più di quanto già non siano, ma le forze armate europee devono poter contare su attrezzature europee, non essere obbligate (come Trump e Hegseth vorrebbero) a comprare dagli USA.
Le eccellenze tra UE e UK le abbiamo: Airbus, Saab, Leonardo, Rheinmetall, Thales-Alenia, BAE, Dassault, ecc.
Che si compri a livello UE o che si compri ognuno per sé, è lì che bisogna comprare.

Saluti,

Mauro.

domenica 16 febbraio 2025

Discorsi storici dimenticati

Quando pensiamo a discorsi storici generalmente pensiamo a discorsi fatti per stimolare la parte migliore, il coraggio, la forza di chi li ascolta o - in un futuro - li leggerà.
Discorsi magari splendidi ma soprattutto retorici, pomposi (anche perché se no, raramente funzionerebbero).
Se io vi chiedessi quali grandi discorsi vi vengono per primi in mente, probabilmente mi citereste il "Blood, sweat and tears" di Winston Churchill durante la seconda guerra mondiale o il "I have a dream" di Martin Luther King Jr. negli anni '60 (no, il "Ich bin ein Berliner" di JFK Jr. era uno slogan, non un discorso).

Ma ci sono anche discorsi che hanno fatto la storia, anzi almeno in parte la hanno cambiata (talvolta in bene, talvolta purtroppo no), senza però diventare famosi in sé, senza che oggi l'opinione pubblica (storici esclusi) li ricordi.

Oggi ve ne voglio ricordare tre.
Il primo ebbe effetti positivi.
Il secondo negativi.
Il terzo dipende dal lato politico da cui lo guardiamo (ma in realtà fu anch'esso positivo) 😉

Il primo venne pronunciato il 9 settembre 1948 dall'allora sindaco di Berlino Ernst Reuter davanti al Reichstag durante il blocco sovietico di Berlino Ovest in cui si appellò alle democrazie occidentali per mantenere viva la speranza di una Berlino libera.
Questo discorso è importante in particolare per noi italiani (anche se in Italia nessuno lo ricorda) perché è la prima occasione in cui un politico non italiano citò l'Italia al fianco di quelle che allora erano considerate le grandi democrazie occidentali (USA, Regno Unito e Francia), che erano oltretutto le potenze vincitrici della guerra.
Per la precisione nella frase: "Ihr Völker der Welt, ihr Völker in Amerika, in England, in Frankreich, in Italien! Schaut auf diese Stadt und erkennt, daß ihr diese Stadt und dieses Volk nicht preisgeben dürft und nicht preisgeben könnt!" ("Voi popoli del mondo, voi popoli in America, in Inghilterra, in Francia, in Italia! Guardate a questa città e riconoscete che voi non dovete, non potete abbandonare questa città e questo popolo!").
Qui il testo completo (in tedesco) del discorso.

Il secondo discorso che vorrei ricordarvi è un discorso molto meno bello nei contenuti, anche se ebbe effetti dirompenti negli Stati Uniti, effetti che fecero danni ancora per molto tempo dopo che gli effetti legali dello stesso vennero eliminati.
Lo pronunciò il senatore Joseph McCarthy il 9 febbraio 1950 a Wheeling, davanti a un club di donne repubblicane... un discorso che, visto il luogo e il pubblico, non avrebbe dovuto diventare storico ma che, grazie all'amplificazione che ne fece la stampa, diede il via a una caccia alle streghe contro i comunisti (che per McCarthy erano tutti quelli che non fossero veri conservatori) che oggi ricordiamo col nome di maccartismo.
Qui il testo completo (in inglese) del discorso.

Il terzo discorso invece viene dall'estremo oriente, dalla Cina per la precisione, e lo pronunciò Deng Xiaoping il 18 marzo 1978 all'apertura della Conferenza Nazionale delle Scienze.
Questo discorso costituì una cesura nella storia moderna della Cina, in quanto la fece passare da paese enorme ma povero a paese lanciato verso un futuro tecnologico e scientifico che avrebbe terremotato anni dopo l'economia mondiale.
È un discorso molto bello e pregnante e la sua frase conclusiva, per quanto retorica, dice tutto e di più: "May science flourish and grow! May this conference be a complete success!" ("Possa la scienza fiorire e crescere! Possa questa conferenza essere un successo totale!".
Qui il testo completo (in traduzione inglese) del discorso.

Saluti,

Mauro.

venerdì 6 dicembre 2024

Gli sport "nordamericani" non esistono

O meglio, forse ne esiste uno solo (ma solo forse).

Vediamo i dettagli.
I cosiddetti sport "nordamericani" sono quattro: pallacanestro (o basketball), hockey su ghiaccio, football americano e baseball.

Il baseball è solo una derivazione del cricket.
Il football americano è solo una derivazione del rugby.
L'hockey su ghiaccio è nato in centro-nord Europa quando in nord America lo sport neanche ancora esisteva.

Rimane solo la pallacanestro.
Che come la conosciamo oggi è veramente nordamericana: creata (o meglio: normata) da un canadese negli USA.
Ma... ma esistevano sport simili già in precedenza sia in Europa che, soprattutto, nel centro America precolombiano.

Insomma, statunitensi e canadesi non hanno inventato nulla (e non solo nello sport 😉).

Saluti,

Mauro.

domenica 24 novembre 2024

Do ut des: Kennedy Jr alla sanità

Vero che Robert F. Kennedy Jr. condivide molte idee complottiste con Trump, ma non è un vero repubblicano, né nel senso trumpiano del termine, né nel senso classico.
Oltretutto è un tipo abbastanza "anarchico", non si sottomette volentieri a regole o ad altre persone.
E quindi perché Trump lo ha nominato a segretario alla sanità nel futuro governo USA?

Molto semplice: Trump doveva pagare un debito.

Quale debito?
Semplice: il ritiro di Kennedy dalla corsa a presidente.

Voi ora mi direte: ma Kennedy Jr. non sarebbe mai riuscito a diventare presidente!
Vero, però era un terzo incomodo che poteva rubare voti e finire per essere l'ago della bilancia... a favore di Harris, visto che le idee di Kennedy erano e sono molto più vicine a quelle di Trump e avrebbero pescato voti principalmente lì.
Se Kennedy avesse portato la sua candidatura fino in fondo avrebbe quindi molto probabilmente vinto Harris.

Quindi cosa è successo?
Molto semplicemente il classico do ut des: Kennedy ha regalato i suoi voti a Trump in cambio della sanità.
Tutto qui.
Niente di più, niente di meno.

Saluti,

Mauro.

martedì 14 marzo 2023

Gli ultimi saranno i primi

Tutti ricordiamo dal catechismo (o dalla credenza popolare) la frase Gli ultimi saranno i primi.
Ma la frase (che ci viene riportata dal Vangelo di Matteo) è lievemente diversa: Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi (Mt, 20,16).

Non è proprio la stessa cosa anche se la sembra.
Ma oggi non voglio fare disquisizioni teologiche o bibliologiche, non voglio fare il Dottor Sottile che spacca il capello in quattro (o anche in otto).

Oggi voglio solo dirvi che gli ultimi arrivati primi (e che ultimi erano! e che primi sono diventati!) esistono veramente, nella realtà. Indipendentemente da religioni varie.
E hanno un nome e un cognome.

Nome: Steven
Cognome: Bradbury
Nazionalità: Australiana
Religione: Non conta!

Si parla delle Olimpiadi invernali del 2002, a Salt Lake City, USA.
E si parla dello short track.

E non c'è molto da dire... anzi, invece, c'è tantissimo da dire.
Un australiano (e già questo è tanto parlando di sport invernali), che pochi anni prima era stato tra la vita e la morte, avendo perso quattro litri di sangue dopo essere stato "tagliato" accidentalmente dal pattino di un avversario (l'italiano Vuillermin) nel 1994.
Ma riesce a riprendersi... però, sfigato anzichenò, nel 2000 ebbe un altro incidente in allenamento, con conseguenza una frattura al collo, che lo costrinse a portare a lungo un collare.

Ma lui era, nel senso positivo del termine, una testa dura, una testa di ca**o... e arrivò comunque a partecipare alle Olimpiadi del 2002, quelle citate sopra.

E lì cosa successe?
Successe che uno che neanche doveva esserci e che, essendoci, era previsto ultimo tra gli ultimi... vinse.

Non vi racconto tutta la storia, vi lascio qui questo video, dove potete scoprire tutto:

Gli ultimi che alla fine sono i primi esistono.

E come detto sopra hanno un nome e un cognome: Steven Bradbury.

Saluti,

Mauro.

martedì 30 agosto 2022

A zonzo per il poligono militare di Grafenwöhr

Qui vedi bombe...


Vedi i bersagli delle esercitazioni...


E all'improvviso ti ritrovi mezzi militari in assetto operativo di fianco...


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Tutti gli A zonzo per...

lunedì 7 febbraio 2022

Contro il bipolarismo

In Italia ormai esiste il mito del bipolarismo: sembra che tutti credano che la democrazia sia avere la scelta tra due partiti (o al limite due coalizioni). Uno di centrosinistra (aka progressista) e uno di centrodestra (aka conservatore).

Bene, chi ve lo dice non parla di democrazia, sappiatelo.
Parla solo di scimmiottare la parte meno democratica del mito USA.

La democrazia è altro.
E oltretutto l'Italia è in Europa, non in Nord America. In Europa sia le esigenze che le tradizioni sono altre (e soprattutto l'Europa sa cosa siano sia la dittatura che la democrazia... gli USA non hanno di fatto mai conosciuto nessuna delle due, ma hanno sempre vissuto in una sorta di anarchia regolamentata).

Per prima cosa rispondiamo alla seguente domanda: Cos'è il bipolarismo?
Il bipolarismo è un sistema politico in cui o grazie alla legge elettorale o ad altri fattori esistono due partiti o schieramenti che si alternano al governo del Paese ed eventuali altre terze parti rimangono permanentemente insignificanti o quasi.

Ora, parlando di democrazie occidentali, dove esiste (se poi ivi funziona anche bene, non è tema di questo articolo) il bipolarismo?
Esatto, come accennato prima solo in un Paese: gli USA. Paese imparagonabile a quelli europei, come storia, come tradizione, come sistema politico, come tutto.

E non venitemi a tirare fuori Regno Unito e Germania!
Nel Regno Unito il bipolarismo è esistito, vero, ma non esiste più: ormai sono sempre governi di coalizione con coalizioni diverse.
In Germania non è mai esistito: sono praticamente sempre stati governi di coalizione e con coalizioni ben diverse tra loro (e i due partiti maggiori, quelli che dovrebbero alternarsi, hanno anche governato insieme!).

Eppure in Italia si vede questo "bipolarismo" come sistema ideale per risolvere tutti i problemi.
Per i partiti italiani il bipolarismo (che poi, sotto sotto, credo nessuno voglia veramente) sembra essere come il Godot di Beckett: colui che risolve tutto, ma non arriva mai.

E comunque, oltre che di fatto irraggiungibile, il bipolarismo sarebbe anche antidemocratico.

Infatti il bipolarismo sarebbe raggiungibile solo con una legge elettorale ad hoc, visto che in un Paese non minuscolo è impossibile che l'elettorato si polarizzi solo su due poli e che questi poli rimangano nella composizione stabili nel tempo. Ci sono troppe esigenze diverse in una popolazione vasta per poterci arrivare.
Non capita in nessun medio o grande Paese europeo.
E, se facciamo una legge elettorale ad hoc, sarebbe - comunque la si formuli - antidemocratica, visto che dovrebbe bene o male imporre due cose a priori: che i due poli siano bene o male fossilizzati nella composizione e che chi non vuole stare in nessuno dei due poli venga condannato a rimanere piccolo.
Se vuoi raggiungere un vero bipolarismo è inevitabile che in un modo o nell'altro tu imponga queste due cose.
Ed è quindi inevitabile che la tua legge sia antidemocratica.

Toglietevi il bipolarismo dalla testa.

Saluti,

Mauro.

domenica 15 agosto 2021

La fuga dall'Afghanistan

Provo qui a mettere in testo unico, con qualche aggiunta, un thread che ho scritto stamattina su Twitter.

L'altro ieri al telegiornale si parlava di un possibile crollo dello Stato in Afghanistan.

Ma di che crollo si parla?
Uno Stato reale, esistente, può crollare. Non uno Stato di facciata, inesistente.
Quando mai è esistito lo Stato in Afghanistan?
Di nome, sì, è esistito, ma di fatto l'Afghanistan è sempre stato o diviso o occupato (sì, anche i Talebani sono di fatto un occupante, visto che si sono formati e organizzati in Pakistan).
Oltretutto l'Afghanistan nacque artificialmente come Stato cuscinetto tra l'India britannica e la Russia zarista, quindi il difetto è di nascita. Non si tratta di una novità.

Ma anche guardando l'attuale Stato, quello che la comunità internazionale riconosce come Afghanistan... non esiste.
Anche se i Talebani sparissero d'incanto, non rimarebbe uno Stato, un Afghanistan. Lo Stato non c'è. L'Afghanistan non esiste.
L'unica forza di unificazione negli ultimi vent'anni sono state le forze militari NATO.
Erano loro a essere presenti dappertutto. Erano loro a gestire o fornire i servizi essenziali. Non le istituzioni afghane.

Se l'Occidente avesse voluto creare qualcosa di stabile, di efficiente, non avrebbe dovuto insistere su uno Stato unitario, unico (tra l'altro, come accennato sopra creato artificialmente dai britannici nell'800) ma permettere e sostenere ufficialmente la formazione di Stati diversi e compatti (ufficialmente, visto che di fatto sono sempre esistiti).
Insistendo su una forma vuota è logico che questa crolli una volta che tu occupante sei scappato (sì, perché quella di USA e NATO è una vera e propria fuga, fatta alla svelta e quasi di soppiatto, senza un vero passaggio di consegne, non un ritiro ordinato e organizzato).

L'Afghanistan sarebbe crollato anche senza Talebani.
Con meno violenza, probabilmente. Con meno profughi, forse. Con meno problemi per l'Occidente, di sicuro.
Ma sarebbe crollato comunque.

Però sotto un certo punto di vista sembra che la cosa fosse voluta.
Del resto perché avresti speso miliardi e miliardi di dollari ed euro per NON formare delle vere forze armate?
Hai speso e speso in addestramento, armi e mezzi e poi, alla prova del fuoco, queste forze armate, puff... si sciolgono come neve al sole.
Hai speso miliardi per formarle come? Per formarle a non combattere, a farsela addosso, a scappare?
Bella formazione!

O lo hai fatto di proposito? Non le hai formate di proposito?
È stata solo facciata e per qualche strana ragione non volevi uno Stato forte?

Perché uno Stato forte presuppone tra le altre cose forze armate efficienti. Magari non potenti, ma di sicuro efficienti.
Qui di efficienti sembrano esserci solo le scarpe che i militari afghani usano per scappare.

Ma forse... forse è tutto voluto per poter reintervenire un domani.
Magari con la scusa di frenare l'espansionismo cinese o quello russo.

Forse.

Saluti,

Mauro.

martedì 6 ottobre 2020

Il decreto di Washington - reprise

Nel 2017 scrissi questo articolo in cui di fatto dicevo che lo scrittore danese Jussi Adler Olsen nel 2006 aveva "previsto" Donald Trump.

Ai tempi, oltre all'originale danese, esisteva solo la traduzione in tedesco.
Quella in italiano purtroppo la aspettiamo ancora, ma fortunatamente dal 2018 è disponibile anche quella inglese: "The Washington Decree", pubblicato da Penguin Random House.

E dato che i paralleli tra quel presidente fittizio e Trump non sono venuti meno, vi invito a procurarvelo e leggerlo.

Saluti,

Mauro.

giovedì 9 luglio 2020

La fallacia logica di chi minimizza

Uno degli argomenti preferiti da chi difende le aperture, i paesi che chiudono poco o nulla e etichetta come catastrofisti coloro che avvertono dei rischi di una seconda ondata è la mortalità: i morti per milione di abitanti nei vari paesi.

Infatti loro fanno notare che paesi come USA (dove il lockdown è durato poco e le riaperture sono state selvagge) e Svezia (dove di fatto non c'è stato lockdown) hanno a oggi una mortalità inferiore a Italia e Spagna (paesi che hanno avuto un lockdown serio).

Bene, se guardiamo i numeri senza ragionare hanno ragione:
USA: 409 decessi per milione di abitanti;
Svezia: 545;
Italia: 578;
Spagna: 607.

Ma è una fallacia logica (da parte di qualcuno probabilmente c'è anche malafede, non tutti sono semplicemente caduti nella trappola logica).

Vediamo perché (intanto premetto che sarebbe in questo caso più intelligente citare la quantità di malati, non di morti, poi ne capirete il motivo).

Partiamo dalla questione cronologica.
L'outbreak negli USA e in Svezia è arrivato molto dopo che in Italia e Spagna.
Quindi i numeri attuali di USA e Svezia andrebbero confrontati con i numeri che Italia e Spagna avevano alla stessa distanza temporale dall'outbreak di quanto sono oggi USA e Svezia, non con i numeri italiani e spagnoli attuali.
E se lo si fa si vede che la Svezia è messa peggio e gli USA sono più o meno allo stesso livello.

Ma c'è un esempio ancora più evidente: prendete lo UK.
Ha avuto l'outbreak sì dopo Italia e Spagna, ma prima di USA e Svezia. E all'inizio si è comportato come la Svezia e ora come gli USA.
Bene:
UK: 657 decessi per milione di abitanti.
Confrontate con i numeri sopra e fate gli auguri a USA e Svezia.

Però c'è anche un'altra confutazione della fallacia logica di cui sopra.
Una confutazione meno quantificabile ma forse anche più forte di quella cronologica spiegata sopra: ora, almeno in parte, sappiamo curare.

Cerchiamo di capire.
È vero che non c'è ancora una cura universalmente riconosciuta per Covid19, però all'inizio in Italia e Spagna c'era a disposizione (si fa per dire, vista la scarsa trasparenza) solo l'esperienza cinese.
I medici brancolavano nel buio o quasi. È anche probabile che in alcuni casi i pazienti siano morti per terapie sbagliate: i medici andavano a tentativi.
Ora questo non succede più: il mondo (USA e Svezia compresi) ha a disposizione l'esperienza non solo solo italo-spagnola, ma europea tutta (anche se l'UK non sembra averla capita, ma questo è un altro discorso).
I medici non hanno ancora a disposizione una cura standard, ma non brancolano più nel buio. Hanno molte più possibilità di prendere la decisione giusta nei tempi giusti.
E questo abbassa (talvolta abbatte) la mortalità.

Ma questa esperienza evita il morire, non l'ammalarsi.
L'ammalarsi lo evitano le misure di prevenzione che certi paesi (sempre più numerosi, purtroppo) rifiutano di adottare.
Ed è proprio per questo che per giudicare USA e Svezia (ma non solo) è più significativo il numero di casi per milione di abitanti (più significativo ancora sarebbe il numero di ospedalizzati, ma è un dato non facile da avere per ogni paese) che quello di decessi, per quanto cinica la cosa possa sembrare.

E questo numero parla chiaro:
USA: 9647 casi per milione di abitanti;
Svezia: 7359;
Spagna: 6419;
UK: 4236;
Italia: 4009.

(N.B.: qualche giorno fa l'UK ha cancellato circa 30000 casi dal computo totale senza dare motivazioni, questo ha abbattuto il numero di casi per milione di abitanti ivi).

Spero di essere stato chiaro.

Saluti,

Mauro.

venerdì 8 maggio 2020

Il Pentagono e gli UFO

Avete letto tutti nei giorni scorsi notizie secondo cui il Pentagono ha diffuso dei video a conferma dell'esistenza degli UFO.
Bufala.
Il Pentagono non conferma proprio nulla. Basta leggere la nota ufficiale. 
Il problema è che gli "ufologi", i complottisti e gli analfabeti funzionali confondono "non spiegato" con "inspiegabile".
Al mondo ci sono tantissime cose non (ancora) spiegate, ma l'unica cosa veramente inspiegabile è la persistente credenza nei complotti, nelle leggende.

Tornando ai video di cui sopra: io non ci ho visto nulla di inspiegabile.
Solo cose che potrebbero avere più spiegazioni (e io non so ovviamente quale sia quella giusta).
Temo che il problema sia anche la confusione che si fa tra UFO ed extraterrestri.

Certo, se pensiamo al cinema sono (quasi) la stessa cosa, nel senso che gli extraterrestri sono coloro che guidano gli UFO 😉
Ma in realtà, vedendo le cose da un punto di vista scientifico, la differenza è enorme.
Io provai a spiegarla qui.

Saluti,

Mauro. 

domenica 3 maggio 2020

Domande sull'Italia (e non solo)

Oggi pomeriggio in un gruppo chiuso su Twitter, Enrico Marani ha posto alcune interessanti domande, prima generiche e poi specifiche sull'Italia.
Visto che mi aveva indirettamente chiamato in causa, invitando i membri che vivono all'estero, ho provato a rispondere alle sue domande.
In base, ovviamente, alle mie conoscenze, idee e opinioni.
Non vi posso mettere il link al dialogo originale perché, essendo un gruppo chiuso, non vedreste comunque niente.

Vediamo le domande e le mie risposte (queste ultime un po' più articolate rispetto a quanto scritto su Twitter).

La domanda semplice: qual è il peso della dimensione nazionale di un paese in relazione a quella internazionale? A volte nella discussione sembra che il "cortile di casa" sia un semplice pollaio per allocchi, mentre le decisioni vere siano prese in UE, BCE, Cina, USA, ecc.

La domanda in realtà non è semplice quanto sembra.
Se penso a dove vivo, la Germania, il "cortile di casa" è molto importante, sia per la politica che per la gente.
Ma non solo a livello nazionale, anche a livello regionale dei singoli Länder.
Anche le decisioni della UE a cui la Germania deve semplicemente obbedire (o magari non è obbligata, ma le convengono quindi le accetta e basta) vengono spesso presentate come decisioni prese "con la" UE e non "dalla" UE, per far sì che vengano accettate più facilmente (e per evitare che la UE venga considerata una dittatura).

Detto questo ritenete quindi importante seguire sviluppo nazionale con attenzione? Capita, almeno a me è capitato, di sentirsi dire, ma cosa segui queste cose che non contano nulla, pensa più in grande.

Intanto va detto che "pensare in grande" io personalmente lo associo più ai temi che al livello "geografico", locale o globale che sia.
Comunque al di là di questo la risposta a questa domanda è a mio parere più semplice di quella precedente.
Per quanto possibile bisognerebbe sempre cercare di seguire in parallelo sia il livello locale che quello globale.

E poi vi chiedo di Italia. [...]

Italia rischia deriva venezuelana?


Se non fossimo dentro la UE e nell'area Euro, avrei effettivamente paura. La mentalità pentastellata è quella. E quella leghista o di FdI non è molto diversa (quindi tornassero al potere da questo punto di vista non cambierebbe niente).
Per questo - pur con tutti gli errori che sta facendo la UE - serve che l'Italia resti attaccata con le unghie e con i denti all'Europa.
È vitale che lo faccia, comunque si comporti la UE.

Conte è unica opzione plausibile?

Io credo che il Conte II non fosse l'unica opzione plausibile/possibile alla caduta del Conte I.
Io continuo a essere convinto che il PD abbia commesso un errore nel non voler andare alle urne, la paura è stata cattiva consigliera (ne scrissi qui).
Oggi purtroppo non vedo alternativa a Conte all'interno del Parlamento, nel senso che non vedo possibili maggioranze alternative.
A meno di non passare a un governo tecnico o "del Presidente".
Ma al di là del dubbio sul se e quanti partiti lo accetterebbero (tale governo dovrebbe avere comunque la fiducia del Parlamento), chi sarebbe così pazzo da accettare oggi l'incarico per guidare detto governo?
Draghi? Cottarelli? Cartabia? Colao? Altri?
Comunque li si giudichi politicamente, pazzi non sono, quindi non credo si suiciderebbero accettando.

Conte essendo da sempre un paravento chi rappresenta?

Conte I rappresentava, senza se e senza ma, Casaleggio e chi sta dietro Casaleggio.
Conte II è un mistero. Certo non si è ancora staccato, svincolato da Casaleggio, ma lo rappresenta quanto lo rappresentava Conte I?
In realtà sembra guardarsi intorno, come a cercare chi possa garantirgli maggiori possibilità di sopravvivenza politica.

C'è da preoccuparsi per attuale situazione o si esagera inutilmente?

Obiettivamente noi italiani tendiamo sempre a esagerare ogni situazione, in un senso o nell'altro, ma la situazione è sicuramente seria e pericolosa.
Al di là degli eventuali fini di chi dovesse tirare le fila da dietro le quinte, mai abbiamo avuto una classe dirigente (e metto insieme governo e opposizione) di così basso livello intellettivo e intellettuale (e politico!) di quella attuale.
Neanche durante il peggior pentapartito o il peggior Berlusconi.

M5S è forza democratica o no?

Questa è la domanda più facile di tutte: no, il M5S non è forza democratica. E non è mai stata intenzione di chi lo ha creato che lo fosse o che lo diventasse.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 15 aprile 2020

COVID19: chi è più credibile sui numeri?

Ormai sappiamo tutti che i dati non sono corretti in nessun paese, in particolare quello dei contagiati totali, ma anche gli altri non scherzano.
I motivi sono vari.
C'è chi ha problemi materiali nel raccoglierli, chi ha commesso errori metodologici, chi ancora confonde COVID19 con altre patologie, chi li manipola, ecc.
E in molti casi un misto di tutti questi motivi.

Ma c'è una domanda interessante da porsi: c'è un modo di vedere quali numeri sono più affidabili e quali meno? Quale paese, che sia per bravura, onestà o fortuna, è più credibile?

Sì, c'è.
E quel metodo è guardare le proiezioni degli istituti di ricerca specializzati.
Ma come, direte voi, le proiezioni riguardano i numeri futuri, non quelli passati!

Bene, seguitemi.
Intanto premetto che uso come esempio le proiezioni dello Institute for Health Metrics and Evaluation della University of Washington.
Non so, ovviamente, se sono le migliori in assoluto, ma sono molto consigliate da esperti su entrambi i lati dell'oceano e l'istituto ha un'ottima nomea.

Veniamo al punto.
Perché le proiezioni ci dicono qualcosa sulla credibilità dei dati raccolti materialmente?
Allora, la prima cosa da dire è che le incertezze sulle proiezioni sono inevitabili: primo proprio per la non correttezza dei dati e secondo perché la diffusione del virus può sempre venire modificata da nuove variabili (scelte politiche, scelte mediche, ecc.).
Queste ultime ovviamente non hanno un legame (non matematico almeno) con la precisione dei dati.
Queste proiezioni sono fatte usando algoritmi complessi, ma al di là della complessità il punto per noi importante è che in questi algoritmi ci sono anche delle costanti e queste costanti sono (o derivano da) i dati già noti.
Perché tutti sappiamo che i dati di tutti i paesi sono imprecisi, il creatore dell'algoritmo non ha potuto mettere nella sua formula costanti secche per i dati di partenza, ma ha dovuto usare un intervallo di valori.
E in base a questo intervallo di valori poi l'algoritmo ti propone un intervallo di incertezza sulle cifre previste, sulle proiezioni.

Più ampio è questo intervallo di incertezza, più incerti sono i dati di partenza. Quindi meno credibili.

Prendiamo le proiezioni dell'IHME (l'istituto di cui sopra).
Userò come paragone quattro paesi importanti e significativi, ma voi potete divertirvi a guardare anche gli altri paesi qui.

Stati Uniti


Germania



Italia




Spagna



Notate le incertezze piccole di Italia e Spagna (soprattutto Italia)?
E quelle enormi di Germania e Stati Uniti? 

Cosa significa questo?

Che chi ha creato l'algoritmo ritiene concretamente i dati italiani e spagnoli attuali più affidabili di quelli statunitensi e tedeschi.
Quelle incertezze sulle proiezioni dimostrano che per USA e Germania ha usato un intervallo di partenza molto più ampio che per Italia e Spagna.


Per chi volesse informarsi sui modelli usati dallo IHME, potete trovare articolo e file vari qui.

Saluti,

Mauro.