Qualche giorno fa avevo proposto una specie di quiz:
Le parole tradite.
Poi vari motivi mi hanno distratto (e anche portato a una non voluta e prevista pausa nella scrittura) e quindi sono rimasto in debito con voi.
Premetto che la cosa che a me interessava di più era mostrare come usiamo spesso in maniera totalmente acritica la lingua, senza interrogarci su quello che sta dietro/dentro una parola.
Infatti le (poche) risposte avute sono state sì corrette, ma sinceramente un po' troppo scolastiche :-)
E ora veniamo alle parole in questione.
Antisemitismo
Nell'accezione corrente l'antisemita è colui che ha sentimenti, convinzioni contro il popolo ebraico.
Anzi, da un po' di tempo a questo a questa parte il governo israeliano cerca di far passare per antisemita chiunque contesti tutto ciò che è israeliano, non ebraico, usando la parola "antisemitismo" come arma politica. Ma questo è un altro discorso... o forse no, ma ci porterebbe comunque troppo lontano.
Però usare questa parola in questo senso, corretto ma ristretto, dimostra che non ci si chiede chi siano i semiti.
I
semiti sono tutti i popoli che parlano, o hanno parlato, lingue collegate al ceppo linguistico semitico (tra questi arabi, ebrei, cananeo-fenici, cartaginesi, maltesi). Quindi la gran parte dei popoli medioorientali, nordafricani e mediterranei orientali.
Quindi, per esempio, una grande amica di Israele come Oriana Fallaci è stata in realtà una grandissima antisemita, odiando tutto ciò che era arabo. La grande maggioranza dei governanti israeliani è essa stessa antisemita.
E l'assurdo più grosso (che farebbe ridere, se non fosse tragico) sono i mezzi di stampa europei che talvolta per condannare gli attacchi di Hamas o Hezbollah contro Israele parlano di antisemitismo.
Oltretutto l'identificazione dell'antisemitismo con l'antiebraismo è relativamente recente. Di antisemitismo nel senso erroneo oggi accettato si è cominciato a parlare a cavallo tra '800 e '900 (in contemporanea col fiorire del sionismo).
Pedofilia
La pedofilia è una delle grandi tragedie del mondo contemporaneo. Però a essere sinceri è anche una delle più grosse violenze fatte alla lingua.
Pedofilia viene dal greco antico ed è composta da
παιδός=paidós (bambino) e
φιλία=philía (amore, affetto, amicizia).
Quindi pedofilia significa "amore per i bambini". Nel senso corretto del termine questo amore sarebbe l'affetto, l'amicizia - quindi un qualcosa di bello, di positivo - mentre nel senso distorto che ormai abbiamo affibbiato a questa parola si sottintende la pulsione erotica verso i bambini - quindi un qualcosa di negativo, di cattivo.
Come mai questa travisazione? L'inghippo nasce dal fatto che il greco antico ha tre parole per rendere il concetto di amore:
1)
philía, che indica l'amore inteso come amicizia, come affetto;
2)
eros, che indica l'amore fisico, la pulsione sessuale;
3)
agape, che indica l'amore in senso astratto, oserei dire spirituale, filosofico.
(Parlai della differenza tra i tre termini anche anni fa in tutt'altro contesto:
L'enciclica di Ratzinger).
Qualche ignorante ai tempi deve aver pensato che la
philía fosse una brutta cosa e ha trasformato una cosa bellissima - l'affetto per i bambini - in una cosa riprovevole.
Oltretutto la creazione della parola pedofilia per indicare la pulsione sessuale verso i piccoli non è molto antica, anzi è nata a '900 inoltrato. Un tempo per indicare questa patologia si usava la parola "pederastia" che - cosa interessante - veniva usata anche per indicare l'omosessualità (e infatti ci sono state epoche in cui si credeva che solo un omosessulae potesse essere pedofilo - nel senso negativo - ma mai un eterosessuale).
Filosofia
E rimaniamo nella Grecia antica :-)
Tutti sappiamo - o crediamo di sapere - cos'è la filosofia: l'amore per il sapere. E fin qui tutto bene, tutto giusto.
Però subito dopo ci contraddiciamo.
Enrico Fermi è un filosofo? No, è uno scienziato.
Pier Paolo Pasolini è un filosofo? No, è un intellettuale, un letterato.
Franco Modigliani è un filosofo? No, è un economista.
Edoardo Sanguineti è un filosofo? No, è un poeta.
Norberto Bobbio è un filosofo? No, è un politologo.
Eppure tutte queste persone hanno amato il sapere molto più di "filosofi" ufficiali come Massimo Cacciari, Gianni Vattimo e consorteria (solo per citare i viventi e non scatenare polemiche sui "classici"). Quindi in realtà tutte queste persone sono veri filosofi, mentre non lo sono tutti coloro che della filosofia hanno fatto una ben precisa disciplina, con i suoi rigidi parametri e definizioni.
In realtà la filosofia non è, non dovrebbe essere una disciplina, bensì un atteggiamento. E in effetti nella Grecia antica tutto era filosofia: chi si occupava di scienza (per esempio Archimede o Pitagora) era un filosofo, chi si occupava di politica (come Pericle o Dracone) era anche un filosofo. Non solo chi faceva filosofia come la intendiamo oggi (vedasi Platone, che comunque era anche politico, o Socrate).
Filosofia, da
φιλεῖν=filèin (amare) e
σοφία=sofìa (sapienza), quindi amore per il sapere, non una disciplina in una torre d'avorio da cui tutto il resto è escluso.
Io ho studiato fisica, amo le scienze e ogni altra forma di cultura, e per questo mi ritengo un filosofo, checché ne dicano Cacciari & co.
(E vi taccio cosa penso di espressioni abominevoli come "la filosofia dell'azienda è", "la nostra filosofia di gioco", ecc., ecc.).
Saluti,
Mauro.