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martedì 8 luglio 2025

I misteri del tedesco 37 - Panini e bambini

Stavolta la cosa non riguarda solo il tedesco, ma l'intero mondo linguistico germanico, inglese in primis.

Le parole italiane sono amate, soprattutto perché (in particolare nella gastronomia) fanno figo.
In parte si tratta del famoso (e come tema trattato da molti altri meglio di me) italian sounding. Ma solo in parte.
In parte più grossa si tratta di ignoranza linguistica.

Tutti coloro che sono stati almeno un paio di settimane in Germania hanno scoperto che per i tedeschi zucchini è un singolare, indica il nostro zucchina/o, non certo il nostro plurale zucchine/i.
E lo stesso vale per panini. Per i tedeschi e gli inglesi panini è il nostro panino. Il loro plurale (generato degli inglesi, va detto, i tedeschi hanno solo copiato) è paninis.

Ma poi ci sono anche i bambini. Per i tedeschi e gli inglesi fa figo usare la parola italiana invece che il tedesco Kinder o l'inglese Children.
Peccato solo che non sappiano che bambini in italiano è solo plurale.

Insomma, per chi parla una lingua germanica... l'italiano esiste solo al plurale.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Aggiornamento 26.07.2025.
Qui un esempio (su rivista di divulgazione scientifica) che usa "Spaghetti" come se fosse singolare (la traduzione del testo della prima frase nel sottotitolo è "Ha le dimensioni di uno spaghetto corto ed è a rischio estinzione"... ma traducono spaghetto con "Spaghetti"):


martedì 3 giugno 2025

I misteri del tedesco 36 - I guardiani del negozio

Chi vive in Germania o almeno ci si ferma abbastanza a lungo (quindi non per una banale vacanza) prima o poi incontra i Ladenhüter.

Ma chi sono questi Ladenhüter?
Esaminiamo per prima cosa la parola in sé: è una classica parola composta (come ne esistono tante in tedesco).
La prima parte è Laden, che significa negozio, e la seconda è Hüter, che significa guardiano/i (in tedesco quest'ultima parola è invariabile al plurale).
Quindi Ladenhüter significa guardiani del negozio.

Ma chi sono questi guardiani del negozio?
Sono gli uomini della sicurezza che controllano che non ci siano furti?
Oppure impiegati il cui compito è assicurarsi che tutti i processi si svolgano senza intoppi?
No, i nostri guardiani sono degli oggetti, non delle persone.
Allora sono le telecamere di sicurezza che ormai ci seguono dappertutto?
Oppure i sensori che fanno squillare le sirene se esci dal negozio senza aver pagato?
No, neanche questo.

I nostri guardiani del negozio sono sì oggetti, ma soprattutto sono prodotti.
Prodotti che nel negozio in questione vengono venduti.
O meglio offerti in vendita più che venduti.
Infatti sono quei prodotti che fanno parte dell'offerta del negozio, ma che nessuno o quasi compra mai, che rimangono a occupare gli scaffali e di fatto... sorvegliano il negozio, non uscendone mai 😉

Saluti,

Mauro.

domenica 20 aprile 2025

Twenty-Twenty

Oggi voglio scrivere di un anglismo che non usa parole inglesi, ma che forse proprio per questo è anche peggio.

Quando parliamo, come esprimiamo il numero che esprime un particolare anno?

Prendiamo per esempio il mio anno di nascita: 1968.
In italiano lo dico millenovecentosessantotto.
Ma in altre lingue per gli anni si usano forme particolari.
In tedesco, per esempio, dico neunzehnhundertachtundsechzig (cioè diciannovecentoesessantotto), e non eintausendneunhundertachtundsechzig, come invece farei per esempio per una somma di denaro o per un numero civico.
In inglese invece dico nineteen-sixtyeight (cioè diciannovesessantotto), e non one thousand nine hundred and sixtyeight.

Sono regole che possono suonare comiche, strambe ma che sono ben conosciute e valide da una mezza eternità.
Quindi regole facili da seguire e chiare a tutti.

Però... dal 2020, dalla pandemia, in Italia e in Germania (soprattutto in Germania, va detto) si è diffusa la mania di scimmiottare l'inglese è così 2020 diventa venti-venti o zwanzig-zwanzig, copiando twenty-twenty.
Il massimo dell'uso di questa forma si è avuto l'anno dopo, nel 2021, con le ritardate Olimpiadi di Tokyo.

Questa cosa mi è tornata vivida l'altro giorno quando, ascoltando la radio BR24, ho sentito zwanzig-fünfundzwanzig (cioè venti-venticinque) per parlare del 2025 (il servizio parlava del 2025 come chiusura del primo quarto del secolo... già l'intelligenza che serve per ideare un servizio del genere lascia a desiderare, comunque).

Ma a voi non fa schifo questa moda?

Saluti,

Mauro.

mercoledì 9 aprile 2025

I misteri del tedesco 35 - Delitti e cavalieri

In tedesco esiste una parola che non ha corrispettivi in altre lingue, a meno di non usare perifrasi (e non è l'unica in tedesco 😉): Kavaliersdelikt.
La traduzione letterale sarebbe delitto cavalleresco, delitto da cavaliere.
Indica un reato o un'infrazione a qualche regola ufficiale considerato di poco conto, quasi giusto da commettersi, di sicuro da non condannare moralmente.
Quella che in italiano (usando quello che io credo un francesismo, anche se il dizionario Treccani parla di "etimo incerto") chiameremmo bagattella, solo che in italiano ha un significato molto più ampio e raramente viene usata per reati, anche se di poca importanza.

Per inciso: la definizione Bagatelldelikt esiste anche in tedesco, ha una certa sovrapposizione d'uso con Kavaliersdelikt, ma non è al 100% la stessa cosa (Bagatelldelikt può essere usato anche per comportamenti ritenuti negativi, ma che non costituiscono né reato né infrazione a regole ufficiali, Kavaliersdelikt no).

Il significato è chiaro (anche se oggi la parola è prevalentemente usata in negazioni tipo Es ist kein Kavaliersdelikt!, che significa Non è una cosa da niente!), ma che origine ha?
Perché proprio i delitti di un cavaliere dovrebbero essere delitti da nulla?
Come e quando è nata l'espressione non è noto, ma l'origine viene da un certo animo romantico tedesco, che vede (o almeno vedeva) ovviamente i cavalieri come nobili eroi che se si trovano ad andare contro le regole o la legge lo fanno per nobili motivi, a fin di bene, quindi il loro delitto non può essere condannato.

Piccola aggiunta sullo spirito dei tempi: oggi la maggioranza dei tedeschi ritiene l'elusione e l'evasione fiscale dei Kavaliersdelikte, purtroppo.

Saluti,

Mauro.

sabato 15 marzo 2025

I misteri del tedesco 34 - Mani e scarpe

Oggi non vi parlerò di chissà quale espressione misteriosa, ma di un parola che ha una sua logica e che io trovo molto simpatica.

Cioè la parola tedesca per guanto.
E come si dice guanto in tedesco?
Si dice Handschuh, che tradotto letteralmente sarebbe scarpa per la mano (Schuh=scarpa e Hand=mano).

Se ci pensate bene la definizione ha una sua logica: il guanto protegge la mano come la scarpa protegge il piede.

L'origine della parola è autoesplicativa, non servono chissà quali ricerche filologiche ed etimologiche.
Come parola a sé stante è certificata a partire dal 9° secolo nelle forme Hantschouch (alto tedesco medio, Mittelhochdeutsch) e Hantscuoh (alto tedesco antico, Althochdeutsch).

Saluti,

Mauro.

sabato 7 dicembre 2024

I misteri del tedesco 33 - Una pausa blu

Avete mai fatto una pausa blu? No?
I tedeschi invece la fanno spesso... ma soprattutto quando non fanno pause 😉
Siete confusi? Non preoccupatevi, è normale. Ora vi spiego.

In tedesco esiste la parola Blaupause, che se la traduciamo letteralmente sembra voler dire pausa blu. In realtà la traduzione ufficiale in italiano sarebbe cianografia.
Il ciano è una varietà di blu, quindi ci sta... ma da dove viene la pausa?

Intanto spieghiamo perché blu (e vale sia in italiano che in tedesco): un tempo non era facile, proprio per niente, fare copie di disegni tecnici.
Non esistevano le fotocopiatrici, le stampanti o i laptop/tablet su cui salvare i disegni di cui sopra.
La cianografia (o cianotipia) era l'unica possibilità.

E cosa significa oggi Blaupause in tedesco? Significa modello, piano, esempio o simili. Anche in campi lontani dall'ambiente originale in cui è nata la definizione.

Ma torniamo al punto: cosa c'entra la pausa?

In realtà nulla, dato che il sostantivo Pause traduce letteralmente l'italiano pausa.
Ma in tedesco "antico", oggi non più usato, il verbo pausen significava produrre/fare una/un copia/modello.
Da cui si derivò il sostantivo (in realtà inesistente nel tedesco odierno e forse neanche in quello antico) Pause, che in realtà già esisteva ed esiste ancora con significato ben diverso.

Saluti,

Mauro.

sabato 1 giugno 2024

Gli italiani, il tedesco e i cani

Perché gli italiani (e non solo loro) pronunciano le parole tedesche come fossero inglesi?
E perché soprattutto si inventano traduzioni che non esistono?
E perché usano parole generiche come fossero nomi propri e viceversa?

E succede anche in ambiti professionali.

Per esempio ho appena sentito in un video su un canale che si occupa (seriamente, non da dilettanti ignoranti) di fauna che Hund in tedesco significherebbe segugio.
Col cavolo che significa segugio!
Hund significa semplicemente... cane.
Segugio in tedesco è Spürhund!

Qui il video incriminato.

Saluti,

Mauro.

martedì 12 dicembre 2023

I misteri del tedesco 31 - Un venerdì libero?

Tutti sappiamo che i nomi dei giorni della settimana hanno dei significati ben precisi, non sono nomi casuali.

Prendiamo l'italiano (e le lingue neolatine in genere, con qualche eventuale piccola eccezione) per esempio: dal lunedì al venerdì vengono dall'antica Roma (e dai suoi dèi... poi diventati pianeti), il sabato dal mondo ebraico e la domenica sì dal latino, quindi da Roma, ma dal latino cristiano:
Lunedì = giorno della Luna;
Martedì = giorno di Marte;
Mercoledì = giorno di Mercurio;
Giovedì = giorno di Giove;
Venerdì = giorno di Venere;
Sabato = dall'ebraico Shabbat;
Domenica = giorno del Signore (Dominus in latino).

E fin qui tutto semplice, magari non tutti conoscevate il significato del nome di ogni singolo giorno, ma tutti avevate comunque più o meno idea da dove a grandi linee vengono.

Ma nelle altre lingue?
Per esempio in tedesco?
In tedesco è un po' più complicato, perché le origini sono più diversificate, non c'è quella unitarietà che (sabato escluso) bene o male c'è nelle lingue neolatine.

In particolare c'è un giorno che mette in difficoltà i tedeschi stessi, che spesso ne danno una interpretazione sbagliata: Freitag (cioè venerdì).

Il suffisso "Tag" è abbastanza chiaro: significa "giorno". Ma da dove viene "Frei"?
Letteralmente "Frei" significa "libero". Quindi "Freitag" sembrerebbe significare "giorno libero" (letteralmente sarebbe "Freier Tag", ma potrebbe essersi contratto nel corso dei secoli, oppure essere in grafia germanica antica).
Ma il venerdì non è una giornata libera nei paesi di lingua tedesca.
Quindi?

Quindi torniamo anche qui agli antichi dèi, però stavolta nordici, non romani.
E così scopriamo che Freitag è "il giorno di Freya".
E chi è Freya? La dea norrena dell'amore e del matrimonio (ok, oggi qualcuno potrebbe vedere le due cose come contradditorie, ma adesso non stiamo a sottilizzare 😉).

E gli altri nomi tedeschi dei giorni?
Montag (lunedì) = giorno della Luna ("Mond");
Dienstag (martedì) = probabilmente, ma non sicuro, giorno di Tīwaz (corrispettivo germanico di Marte), forse anche giorno di Thingsus (dio protettore dell'assemblea);
Mittwoch (mercoledì) = giorno di metà settimana (in tedesco moderno corretto: "Mitte der Woche"), con la settimana considerata iniziare di domenica;
Donnerstag (giovedì) = giorno di Donar (dio del tempo, del clima, un po' il romano Giove) o giorno del tuono ("Donner"), ma l'etimologia di Donar e di Donner è la stessa;
Freitag (Venerdì) = come già visto, giorno di Freya;
Samstag (sabato) = sembra anche questo venire da Shabbat, anche se attraverso un cammino tortuoso fatto di greco, gotico e slavo;
Sonntag (domenica) = giorno del Sole ("Sonne").

Saluti,

Mauro.

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mercoledì 30 novembre 2022

I misteri del tedesco 30 - Essere nel Gotha

Quando qualcuno appartiene a una particolare élite, anche senza che questa sia codificata, si usa dire che quel qualcuno sia nel Gotha del suo settore.
Per esempio Warren Buffett appartiene al Gotha della finanza, Claudio Abbado al Gotha della musica, e così via.

Ma perché proprio al Gotha? Da dove viene questa espressione?

Per prima cosa va detto che Gotha è una cittadina tedesca, oggi nel Land della Turingia, in passato capitale del Ducato di Sassonia-Gotha-Altenburg.
Gotha è una città storica che però oggi non è di particolare importanza, non appartiene a nessuna élite (e nessuna élite vi ha sede).
Quindi?
Che c'entra Gotha?

In realtà la storia è semplice e non certo segreta, anche se non troppo conosciuta.

Nel 1763 Johann Christian Dieterich ebbe l'idea di pubblicare un almanacco genealogico delle famiglie regnanti e delle principali famiglie nobili europee.
Titolò questo almanacco Gothaer Hofkalender (in italiano noto come Almanacco di Gotha) perché Dieterich viveva a Gotha e lì pubblicò il suo almanacco (che agli inizi oltre che le informazioni genealogiche conteneva anche i classici calendari oltre a quelli astronomici e altre notizie).
Questo almanacco ebbe subito successo (tanto che subito l'anno dopo ne uscì anche un'edizione francese) e divenne sinonimo dell'élite, tanto che in breve tempo si cominciò a chiamarlo informalmente semplicemente der Gotha (il Gotha) senza bisogno di specificare altro. Tanto si capiva cosa si intendeva.
Questo almanacco viene pubblicato ancora oggi, con cambi di editore e anche di denominazione (oggi è noto come Gothaisches Genealogisches Handbuch, cioè Manuale genealogico di Gotha) e da quest'anno mi risulta che ne esista una versione italiana (oltre a quelle francese e inglese, ma forse ce ne sono anche altre).

Essendo diventato questo almanacco il paradigma dell'essere nobile (se non sei lì dentro, non lo sei) nel corso del tempo è divenuto in sé stesso sinonimo di élite in qualsiasi campo.

Quindi si è operata la traslazione di significato: Gotha = Élite!

Ma Gotha nel senso dell'almanacco, quindi, non della città, anche perché oltretutto da un bel po' non viene più edito a Gotha, ma altrove... oggigiorno credo a Marburg, ma non sono sicuro.

Saluti,

Mauro.

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martedì 22 novembre 2022

I misteri del tedesco 29 - Un povero cavaliere

In Germania esiste un piatto chiamato Arme Ritter (con varianti regionali anche come nome) che tradotto letteralmente significa Povero cavaliere.

A livello culinario non è interessante parlarne, ma non perché non sia gustoso, bensì perché è ben conosciuto in tutto il mondo.
Come ricetta risale infatti agli antichi romani e oggi è noto in tutto il mondo, in particolare nei paesi di lingua anglosassone, come French Toast e in molte parti d'Italia è noto come Pane perso.

Ma da dove viene il nome tedesco?
Perché Povero cavaliere?
"Povero" ci sta, essendo un piatto semplice, povero appunto. Ma da dove viene il cavaliere?
Il nome è già presente nel 14° secolo, nel Buoch von guoter Spise, in tedesco moderno Buch von guter Speise (Libro del buon cibo in italiano), citato dai Fratelli Grimm nel loro dizionario della lingua tedesca.

In realtà l'origine della definizione è ignota, ma ci sono interessanti storie e leggende al proposito.

Una delle storie racconta che il classico Arme Ritter fosse un piatto di cui i nobili decaduti dovevano accontentarsi durante la guerra dei 30 anni.
Cosa improbabile comunque: la guerra dei 30 anni cominciò nel 1618, mentre il nome è noto dal 14° secolo, come già detto.

Un'altra leggenda (decisamente più vaga, ma al tempo stesso più plausibile) dice che un tempo i semplici cavalieri (non nobili) poveri non avevano carne da mangiare e dovevano accontentarsi di pezzi di pane vecchio gettati in padella.
Di quest'ultima spiegazione esistono diverse versioni, ma tutte legate dal fatto che si trattasse di cavalieri impoveriti a causa di guerre o altre tragedie.

Oggi nessuno si chiede più il perché del nome.
Si mangiano il povero cavaliere e basta.

Saluti,

Mauro.

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domenica 6 novembre 2022

I misteri del tedesco 28 - Un vecchio svedese

Ragazzo mio, tu sei un vecchio svedese!
E se sei un mio amico, un mio compagno (nel senso complice di appartenente alla mia compagnia) lo sei anche se non sei né vecchio né svedese.

Ovviamente, quanto ho scritto sopra per un italiano non ha senso.
Ma se lo avessi scritto in tedesco... un senso lo avrebbe eccome, visto che alter Schwede (cioè vecchio svedese) nel linguaggio colloquiale tedesco indica proprio quello (talvolta usato anche ironicamente, dipende dal contesto).

Ma da dove nasce questa espressione?

Sembra che l'espressione nasca alla fine della guerra dei 30 anni, quando il principe elettore del Brandeburgo assoldò soldati svedesi esperti e navigati come addestratori per il proprio esercito. Date le loro qualità e anche l'età vennero in genere assoldati come sottufficiali, non semplici soldati, e nel gergo delle truppe del tempo divennero in breve i vecchi svedesi.

E col tempo, come con altre espressioni, il significato cambiò fino a diventare quello che è oggi.

Saluti,

Mauro.

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domenica 19 dicembre 2021

Il latino e il liceo (scientifico)

Ieri sul canale Youtube La Biblioteca di Alessandria ho guardato il video Ha ancora senso studiare il latino al liceo scientifico?

Non ho potuto evitare di lasciare i miei commenti, che qui cerco di esplicitare un po' meglio.
Vi consiglio però vivamente di guardare prima il video di cui sopra, visto che quanto scrivo è direttamente legato ai contenuti del video stesso.

Anch'io, come Gioele (l'autore del video), ho fatto il liceo scientifico, nei lontani anni '80 quando l'impronta classica di tutto il mondo liceale era ancora più forte di oggi, e poi mi sono laureato in materie scientifiche (io in fisica, lui in medicina).

Sostanzialmente sono d'accordo con lui.
Forse io il latino non lo abolirei proprio del tutto, ma lo ridurrei al minimo perché sottrae tempo a materie altrettanto, se non più, fondamentali. Lui ha fatto l'esempio della chimica, ma anche le scienze naturali sono abbastanza bistrattate. E ho purtroppo conosciuto insegnanti che, insegnando nella stessa classe sia italiano che latino, toglievano di fatto ore all'italiano e alla letteratura italiana per aumentare quelle del latino.
Un'ora la settimana per studiarne le basi nel biennio e la letteratura nel triennio la lascerei. Di più no.

E ora qualche commento sparso su quanto Gioele dice nel video.

Il latino come lingua precisa, logica.
No, io non definirei il latino come logico e tanto meno come preciso. Lo definirei come fissato.
Mi spiego. Tutte le lingue hanno una loro precisione, se no non permetterebbero di comunicare, ma una lingua viva si muove e cambia, quindi non ti darà mai un sistema di regole, una "legislazione" definitiva e fissata. Il latino, in quanto lingua morta che non si evolve più, invece te li dà.
Quindi il latino sembra preciso, perché le regole sono fissate e quindi saprai sempre con certezza se hai fatto giusto o sbagliato in base a dette regole (indipendentemente dalla logica della regola stessa). Italiano, inglese, tedesco, ecc. essendo lingue in evoluzione avranno ovviamente sempre una qualche zona grigia, un po' di flessibilità.

Per quanto riguarda il latino e la logica, troviamo un'altra assurdità.
Come giustamente dice il video ci sono anche altre materie che usano la logica, tipo la matematica. Anzi, a scuola la matematica è la materia logica per eccellenza.
E qui allora bisogna far notare ai difensori del latino che la matematica, contrariamente al latino, la studi già alle elementari e alle medie.
Quindi, quando arrivi al liceo, al limite è la matematica (che anche se solo a livello di base già conosci) a servirti per il latino, non viceversa.

Rimanendo alla logica... se parliamo della forma mentis che la logica può dare, allora obiettivamente basta studiare bene (ma bene, non come viene fatto spesso!) la logica in filosofia. Non servono le lingue, né quelle morte né quelle vive.

Le lingue servono a due altre cose.
A comunicare (per quanto riguarda quelle vive).
A poter approfondire le fonti, visto che una traduzione - soprattutto in ambito letterario - è sempre un po' un tradimento (e questo vale sia per le lingue vive che per quelle morte).

E per quanto riguarda la comunicazione oggi - che piaccia o meno - la base è l'inglese non il latino, soprattutto in ambito scientifico.
Infatti, altra cosa sostenuta dai difensori del latino, è che questo è in realtà la base linguistica della scienza, vista la terminologia usata in molte scienze.
Sbagliato: terminologia e lingua non sono sinonimi: la terminologia che ti serve puoi anche impararla a memoria senza sapere la lingua da cui deriva.
Non per niente Gioele giustamente dice che lui senza l'inglese non avrebbe potuto laurearsi, visto che la letteratura che gli è servita per la tesi era quasi tutta in inglese. Io addirittura ho scritto la mia tesi direttamente in inglese (la versione ufficiale in italiano depositata presso l'università di Genova è solo la traduzione che feci dell'originale).
Oltretutto molti dimenticano che tra le due guerre (anzi già a inizio '900) tedesco e in misura minore francese (l'inglese ci mise più tempo anche se poi conquistò il mondo) avevano già soppiantato il latino come lingue della scienza, soprattutto in ambito fisico-matematico. Il latino sopravviveva giusto per le cosiddette scienze naturali (botanica e zoologia in particolare).

Qualcuno sostiene che il latino può aiutare a imparare il tedesco.
Qui Gioele non può rispondere (a parte giustamente dire che il tedesco puoi benissimo studiarlo anche senza latino), ma io sì, avendolo studiato.
Vero, il tedesco ha i casi e il genere neutro come il latino, ma a livello grammaticale - anche se può sembrare paradossale - è più legato al greco antico che al latino.

Il problema vero in Italia è che le materie scientifiche non vengono considerate cultura, ma qualcosa di meccanico per poter costruire cose materiali (maledetta eredità di Croce e Gentile).
In realtà il problema c'è anche qui in Germania, ma è moderato dal fatto che qui non c'è mai stato un Benedetto Croce che ha monopolizzato la cultura, o meglio ha monopolizzato la definizione di cultura.

Vorrei concludere con l'appello di Gioele al realismo.
La politica (che decide quali materie studiare e per quante ore nelle varie scuole) è fatta principalmente da persone di estrazione classica (e il ministero dell'istruzione, guarda caso, in maniera particolarmente estrema anche nella sua parte "tecnica" e non solo in quella politica). Il realismo che Gioele vorrebbe non possiamo trovarlo lì.

E ora i bicchieri che lui si aspettava di ricevere in faccia arriveranno anche a me.

Scusate il pippone.

Saluti,

Mauro.

sabato 11 dicembre 2021

Un malinteso linguistico e calcistico (misteri del tedesco special)

Nella Bundesliga, cioè la serie A tedesca (per chi dice "Bundes" seguendo l'ignoranza della Gazzetta dello Sport, consiglio questo mio vecchio articolo), c'è una squadra storica della vecchia Berlino Est: l'Union Berlino (nome preciso: 1. FC Union Berlin).

Oggi questa squadra, molto amata, ci interessa però per il suo stadio, non per il suo calcio o la sua storia.

Il suo stadio si chiama An der alten Försterei.

Se volessimo tradurlo in italiano, come dovremmo chiamarlo?
Sento e leggo spesso Alla vecchia Foresteria.
A prima vista potrebbe sembrare giusto, o almeno logico, visto che Försterei deriva da Forst che in italiano si traduce con foresta.

E invece è sbagliato.
Cosa significa infatti foresteria in italiano moderno? Significa di fatto alloggio per gli ospiti o, nelle grandi tenute, per il personale.
E in tedesco si traduce con Gästehaus, cioè casa, alloggio per gli ospiti.

Cos'è allora una Försterei? Una Försterei è una sede, una stazione del servizio forestale (non la guardia forestale in senso militare, bensì i servizi giardini e foreste delle amministrazioni comunali o regionali).
Quindi la traduzione corretta sarebbe: Alla vecchia stazione (sede) forestale.

Saluti,

Mauro.

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mercoledì 8 dicembre 2021

I misteri del tedesco 27 - Il calcolo contorto dell'ora

Nel tedesco ufficiale l'ora è indicata esattamente come in Italia.
Cioè se io in italiano dico, per esempio, "tre e venti" o "quattro meno dieci", in tedesco dico "Zwanzig nach Drei" o "Zehn vor Vier", che di fatto è lo stesso (letteralmente la traduzione sarebbe "venti dopo le tre" o "dieci prima delle quattro", come vedete la logica è comunque assolutamente la stessa, anche se la formulazione è diversa).

Ma nel sud della Germania anche le ore sono strane (come tante altre cose, del resto).

Per esempio, sono le "cinque e tre quarti".
Chi parla tedesco direbbe "drei Viertel nach Fünf" (o "ein Viertel vor Sechs", cioè "sei meno un quarto"). Tutto coerente.

Ma qui nel sud della Germania cosa senti dire è "drei Viertel Sechs", cioè "tre quarti di sei".
Cosa significa? Significa che hai già, ovviamente, superato le cinque, ma le sei le hai raggiunte solo per tre quarti, non ancora del tutto.

Ma la cosa più malata è quando devi esprimere ore "casuali", dove non puoi usare i quarti.
Mettiamo che siano le cinque e quarantasette (5:47).
Un bavarese ti dirà tranquillamente "zwei nach drei Viertel Sechs", cioè "due [minuti] dopo i tre quarti di sei".

Cosa degna del francese "quatre-vingt" (cioè "quattro-venti") per dire "ottanta". Anzi peggio. 🤦‍♂️

La cosa è (per fortuna) sempre meno diffusa, ma ben lontana dall'essere scomparsa (purtroppo).

Saluti,

Mauro.

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giovedì 11 novembre 2021

I misteri del tedesco 26 - Mangiarsi la nonna morta

Voi vi mangereste la nonna morta?
Siamo sinceri: detto in questi termini a nessuno di voi salterebbe neanche per l'anticamera del cervello di rispondermi di sì.
Eppure sono convinto che, almeno ad alcuni di voi, poi piacerebbe.

No, non sono necrofago (o meglio, in realtà forse sì, visto che per esempio un ossobuco di manzo me lo mangio volentieri, ma solo se il manzo è morto e non vivo 😉) e neanche semplicemente impazzito.

La Tote Oma, in italiano Nonna morta, è un tipico piatto della cucina della ex Germania Est.
È un piatto che può avere diverse composizioni, una versione è fatta di sanguinaccio, salsiccia di fegato (sulla salsiccia di fegato, in tedesco Leberwurst, dovrò prima o poi farci un articolo in questa serie), brodo di carne, maggiorana, santoreggia, cipolle e pepe.
Altre versioni possono prevedere anche patate o altre erbe rispetto a maggiorana e santoreggia o altro ancora.
L'unica cosa in comune di tutte le ricette è che si tratta di un misto di prodotti di salumeria e di ortaggi.

Ma non è comunque della ricetta che volevo parlarvi (se sapete il tedesco e vi interessa, una versione la trovate qui).
Volevo parlarvi del nome.

Perché un piatto del genere (che piaccia o meno come gusto, non ha poi ingredienti così incredibili) ha un nome così strano? Così, a prima vista, disturbante?

C'è chi dice che il nome sia nato dall'aspetto del piatto, che ricorda resti umani sanguinolenti (anche per il colore dovuto al sanguinaccio), infatti in alcune zone il piatto viene anche chiamato Blutiger Verkehrsunfall, cioè Incidente d'auto sanguinoso.
Giudicate voi:


Io non sono in realtà del tutto convinto.
Ma se non all'aspetto, allora a cosa?

Alcuni storici che si occupano di storia dell'alimentazione dicono che ciò derivi da un certo tipo di humor con cui i cittadini della DDR cercavano di coprire, di rendere psicologicamente inoffensiva la carenza alimentare nel paese e quindi si sarebbero mangiati anche una nonna morta...

Neanche questa spiegazione mi convince del tutto, ma non ne ho trovate altre.
Chi di voi vive in Germania o la frequenta conosce altre spiegazioni per questo macabro nome?
Se ne avete, fatemele sapere nei commenti.

Saluti,

Mauro.

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domenica 7 novembre 2021

I misteri del tedesco 25 - La libertà del corpo

Se io vi cito i concetti di "nudismo" e "naturismo" tutti capite di cosa parlo (soprattutto se dico "nudismo", per chi non conoscesse la parola "naturismo"... sappiate che è semplicemente la stessa cosa espressa in termini più politicamente corretti), indipendentemente dal giudizio che sia io che voi possiamo dare sulla cosa.

E infatti non voglio parlarvi di come si può giudicare la cosa.
Voglio parlarvi di Germania.
Anzi, in realtà neanche di Germania, bensì di lingua tedesca.

Premessa: il nudismo qui in Germania è molto più diffuso e considerato normale di quanto lo sia in Italia. Anzi, sembra che nacque proprio qui nel 19° secolo.
E nella ex Germania Est è ancora più normale e diffuso che nella ex Germania Ovest.

Ma a parte le questioni geografiche (e politiche, che ai tempi comunque c'entravano, ma non sono il tema di quest'articolo, oltretutto già ai tempi del nazismo il nudismo era parte integrante della cultura tedesca), è il nome che qui ancora oggi viene dato al nudismo a essere interessante.

Il nudismo in tedesco è chiamato con l'acronimo FKK.
(Prima che fraintendiate: FKK, non KKK... il Ku Klux Klan non c'entra niente... del resto loro si coprono anche il volto, altro che scoprirsi il resto!).

L'acronimo FKK è l'abbreviazione di FreiKörperKultur.
Tradotto letteralmente significa Cultura del Corpo Libero.
Nel senso che il corpo, dove si pratica il nudismo, secondo i praticanti è libero da ogni costrizione e da ogni ipocrisia (e qui, come capite, c'entra il discorso politico sotto le due dittature, quella nazista e quella stalinista).

Però, onestamente, a me la definizione Cultura del Corpo Libero fa venire in mente questo:

Lo so, sono una brutta persona 😉

Saluti,

Mauro.

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domenica 24 ottobre 2021

I misteri del tedesco 24 - Cagare i Corinzi

Qualche tempo fa vi avevo parlato su questo blog di un tipo umano tedesco: i cavalcatori di paragrafi.

Oggi vorrei parlarvi di alcuni loro parenti stretti, cercando anche di esaminare l'origine della definizione: i Korinthenkacker, i cagatori di Corinzi.
(Traduzione letterale, vedremo poi che forse non si intendono veramente gli abitanti di Corinto).

Per un tedesco un Korinthenkacker è semplicemente un pedante (in generale, ma a maggior ragione se lavora nel pubblico, nella burocrazia), una persona pignola, ma ristretta, che in realtà non pensa, applica tutto alla lettera usando i paraocchi.

Ma, ora voi mi chiederete, cosa c'entrano i Corinzi?

In realtà gli abitanti di Corinto non sembrano essere qui significativi... sembra che il termine si riferisca invece a un certo tipo di uvetta che in tedesco si chiama Korinthe (l'uvetta in generale in tedesco si chiama Rosine, ma una particolare varietà di questa si chiama proprio Korinthe).
Questa uvetta viene dal vitigno di origine greca Korinthiaki, originario appunto della zona di Corinto (per gli esperti del settore sarebbe la Vitis vinifera apyrena).

Ma perché un pedante deve cagare proprio questo tipo di uvetta?
Beh, la spiegazione (come capita spesso con le espressioni idiomatiche tedesche) è un po' tirata, nel senso che i linguisti la accettano, ma di logica dietro ce n'è ben poca.
Un pedante è uno che lascia passare solo cose di cui non si accorge, talmente piccole sono.
Bene, secondo i tedeschi, quando questo va al bagno, lascia quindi passare solo cose piccolissime come chicchi di uvetta. E a quanto pare ai tedeschi questo tipo di uvetta sembra particolarmente adatta.
Insomma... non è un cagatore di Corinzi come la traduzione letterale potrebbe far sembrare, bensì un cagatore di uvetta.

Saluti,

Mauro.

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lunedì 27 settembre 2021

I misteri del tedesco 23 - La carta e il culo

No, non c'entra la carta igienica.
C'entra il calcio.
E il cartellino rosso.

In Germania con Arschkarte (letteralmente carta di/da culo) si intende infatti il cartellino rosso (e da lì, in senso lato, ogni situazione in cui vieni fatto legalmente fuori).
Ma da dove viene questa definizione?
Certo ricevere un cartellino rosso non è bello, siamo d'accordo, ma la definizione sembra abbastanza esagerata. Un po' troppo volgare.

Il problema, il fatto... è che l'espressione non è per niente metaforica, bensì molto concreta.

Non so se vale ancora oggi, ma un tempo in Germania gli arbitri di calcio tenevano i cartellini in due tasche diverse.
Il cartellino giallo, quello che indicava l'ammonizione, era tenuto nel taschino della maglietta.
Il cartellino rosso, quello che indicava l'espulsione, nella tasca posteriore dei pantaloncini.
Quindi quando l'arbitro avvicinava la mano alle proprie chiappe erano dolori...

L'arbitro prendeva qualcosa dal... taschino posteriore.
Ma il giocatore se lo prendeva nel posteriore.

Saluti,

Mauro.

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mercoledì 22 settembre 2021

I misteri del tedesco - Lista completa

La lista completa (che verrà aggiornata ogni volta che arriverà un nuovo articolo) dei miei articoli sulle curiosità del tedesco.

I misteri del tedesco 1
I misteri del tedesco 2
I misteri del tedesco 3
I misteri del tedesco 4
I misteri del tedesco 5
I misteri del tedesco 6
I misteri del tedesco 7
I misteri del tedesco 8
I misteri del tedesco 9
I misteri del tedesco 10
I misteri del tedesco 11
I misteri del tedesco 12
I misteri del tedesco 13
I misteri del tedesco 14
I misteri del tedesco 15
I misteri del tedesco 16
I misteri del tedesco 17
I misteri del tedesco 18
I misteri del tedesco 19
I misteri del tedesco 20
I misteri del tedesco 24 (aggiornamento 24.10.2021)
I misteri del tedesco 25 (aggiornamento 07.11.2021)
I misteri del tedesco 26 (aggiornamento 11.11.2021)
I misteri del tedesco 27 (aggiornamento 08.12.2021)
I misteri del tedesco 28 (aggiornamento 06.11.2022)
I misteri del tedesco 29 (aggiornamento 22.11.2022)
I misteri del tedesco 30 (aggiornamento 30.11.2022)
I misteri del tedesco 31 (aggiornamento 12.12.2023)
I misteri del tedesco 32 (aggiornamento 06.10.2024)
I misteri del tedesco 33 (aggiornamento 07.12.2024)
I misteri del tedesco 34 (aggiornamento 15.03.2025)
I misteri del tedesco 35 (aggiornamento 09.04.2025)
I misteri del tedesco 36 (aggiornamento 03.06.2025)
I misteri del tedesco 37 (aggiornamento 08.07.2025)

E ci sono anche i misteri "ad honorem".

Paradiso o oasi?
Cavalcando i paragrafi
Fratello sole, sorella sole
Un malinteso linguistico e calcistico (aggiornamento 11.12.2021)
Che cos'è il Kiepenkerl? (aggiornamento 27.02.2023, anche se l'articolo è del 2018)
Fratello Sole, sorella Sole (aggiornamento 25.07.2025, anche se l'articolo è del 2011)

Saluti,

Mauro.

lunedì 20 settembre 2021

I misteri del tedesco 22 - Balliamo?

No, nonostante il titolo non vi sto invitando a ballare.
Stiamo infatti parlando dell'espressione balla balla.
E voi, se continuate a leggermi, forse significa che un po' balla balla lo siete 😉

Torniamo al punto.
Cosa intendo dire quando dico a un tedesco che è balla balla?
Intendo dire che è un po' scemo, un po' fuori di testa.
Ma da dove viene questa espressione, apparentemente insensata, visto che non ha legami col tedesco ufficiale?

In realtà, se guardiamo l'origine, l'espressione nell'uso comune diventa ancora più insensata... infatti viene da una canzone che col tema di cui parliamo non ha nulla a cui spartire (a parte la stupidità).

In fondo ciò dimostra solo che i tedeschi in realtà sono tutti un po' balla balla.

Saluti,

Mauro.

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