mercoledì 2 ottobre 2019

Io credo che il PD abbia sbagliato

Ora che i renziani se ne sono andati e hanno fondato il loro nuovo partito si potrebbero anche fare esercizi di dietrologia e pensare male, ma la motivazione ufficiale del fatto che il PD abbia accettato di fare un governo con il M5S (e anche del perché Italia Viva rimane nel governo pur essendosene andata dal PD) è che era necessario impedire alle destre (ergo Lega più FdI con forse FI a rimorchio) di conquistare il potere.

A parte il fatto che il M5S è destra checché ne dicano amici e nemici, quindi con questo governo la destra è rimasta al potere. Ed è una destra più pericolosa di quella all'opposizione essendo "liquida" (cioè molto più adattabile agli umori del momento) e di proprietà di un'azienda attiva nel mondo digitale.

A parte il fatto che fare un governo per fermare qualcuno (per "cattivo" e pericoloso che sia o che sembri) e non per proporre qualcosa, dimostra solo che tu hai ben poche idee e programmi da offrire.

A parte tutto ciò... per me - se prendiamo la motivazione ufficiale - ha sbagliato i calcoli.

I sondaggi davano Lega e FdI in crescita... ma quante volte ultimamente i sondaggi hanno fatto un buco nell'acqua (e non solo in Italia)? Pensateci bene: la maggioranza delle volte.
Per di più il comportamento di Salvini non era certo un invito a votarlo (soprattutto il suo quasi strisciare alla fine per convincere il M5S a tornare con lui).
E io aggiungo: anche se i sondaggi fossero stati veramente significativi... Lega e FdI avevano raggiunto il massimo possibile, oltre non potevano andare.

E non venitemi a dire che non c'erano solo i sondaggi ma anche i risultati delle Europee... secondo voi sono veramente indicativi di cosa poi succede alle politiche?
Vi rispondo con due esempi.
1984: Il PCI scavalca la DC e diventa primo partito... ma dura solo per quelle elezioni, alle successive politiche la DC si riprende lo scettro.
2014: Trionfo PD... trionfo e tonfo, infatti alle successive politiche il PD crolla.
E sarebbe successo anche alla Lega dopo le europee del 2019 se solo il PD non se la fosse fatta addosso.

Se proprio la priorità era evitare un governo delle destre, la strada migliore sarebbe stata mostrare coraggio e andare alle urne. La Lega avrebbe preso una sonora sberla (FdI no, ma non sarebbe bastato a salvare la destra nel complesso).
Ma, come insegna Don Abbondio, il coraggio se non ce l'hai non te lo puoi dare. E il PD non ce l'ha.

Certo, come detto all'inizio, la scissione dei renziani potrebbe far pensare altro... ma che si creda alla motivazione ufficiale o che si faccia dietrologia... in entrambi i casi andare alle urne subito avrebbe punito la Lega, quindi la scelta di Zingaretti e Renzi di creare un governo col M5S è stata un errore comunque.
Sia uniti che divisi conveniva andare al voto.
A meno che qualcuno non voglia la vittoria della Lega.

Saluti,

Mauro.

martedì 1 ottobre 2019

Dettagli dall'Oberpfalz 12 - Tiratemi giù!


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli dall'Oberpfalz.

giovedì 26 settembre 2019

Greta non ci fornisce soluzioni. Non può e non deve farlo.

Io credo che molti miei lettori si siano stupiti che non abbia ancora parlato del fenomeno Greta, la ragazzina diventata icona mondiale dell'ambientalismo.
Eppure è un tema che tocca (anche se molti commentatori, sia pro che contro Greta, se ne dimenticano) due ambiti a me molto cari: scienza e politica.

Non ne ho parlato perché, con o senza Greta, il problema c'è, va affrontato e si conosce da anni. Non lo si è scoperto con l'arrivo di Greta.
Per questo motivo il tema "Greta" è per me semplicemente non interessante, non rilevante.
Il tema "riscaldamento globale" lo è.

Prima di andare avanti però va fatta un'osservazione più generale: tutti parlano della Terra, del pianeta.
Ecco, anche questo è un tema sbagliato, non è il punto corretto da affrontare.
Vedo già che strabuzzate gli occhi: Mauro allora dove vive? Su Marte? Su Venere?
No, vivo qui sulla Terra come voi.
Ma il pianeta non ha bisogno di essere salvato: si salva da solo senza problemi. Come ha sempre fatto.
Guardatevi la storia geologica della Terra: il nostro pallido punto blu (il nostro pale blue dot) ha passato ere molto peggiori di questa eppure è sempre lì a rotolare allegramente o meno attorno al Sole.

Quello che noi stiamo cercando di salvare (o che neghiamo sia in pericolo) è l'umanità o, al limite, la biosfera. Non la Terra, non il pianeta.

Ma torniamo a Greta.
Perché mi sono deciso a parlarne? Mi ha stimolato un articolo sul blog di Cristiana Alicata (chi mi segue da tempo si ricorderà di lei per il mio articolo Indignazione Prêt-à-Porter): W Greta (e una postilla per il resto del mondo).
Soprattutto ho trovato l'ultima frase dell'articolo significativa e importante: "Greta ci sta chiedendo soluzioni, non ce le sta dando".
E ciò mi ha portato a fare qualche riflessione su Twitter che sto ora cercando di ampliare in questo articolo.

Perché è infatti qui, sul discorso relativo alle soluzioni, che molti commentatori, nella frenesia di accodarsi a Greta o nell'opposta frenesia di attaccarla, sbagliano: cercano proposte per le soluzioni nei suoi discorsi.
Guardano il dito, non la Luna.

Io, sono sincero, non so se Greta ha concretamente proposto soluzioni al di là delle belle intenzioni, del grido d'allarme.
Se lo avesse fatto: non ascoltatele. Greta è il dito, non la Luna.
Ascoltate il problema.
E poi cercate le soluzioni. O meglio, cercate chi può effettivamente trovarle e applicarle.
Non è una 16enne a dovercele e potercele dare. Ma neanche un adulto non preparato sul tema può darcele.

Le soluzioni vanno cercate su due altri piani:
1) la scienza deve trovarle e proporle;
2) la politica deve poi decidere se e come finanziarle e attuarle.

Scienziati e politici.
Nessun altro.
Né 16enne, né 30enne, né 80enne.

Gli altri, tutti noi, possono/devono fare pressioni su scienza e politica perché le soluzioni vengano trovate e attuate.
Possono/devono, nel loro piccolo o nel loro grande, semplicemente inquinare il meno possibile (non inquinare è impossibile, a meno di non sterminare completamente l'umanità).
Niente di più e niente di meno.

Saluti,

Mauro.

martedì 17 settembre 2019

A zonzo per il Chiemsee

Sulle navi che solcano il lago ci sono marinai con le ali...


Trovi castelli con ascensori per tavole imbandite...


E orecchie che sentono tutto...


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti gli "A zonzo per...".

venerdì 13 settembre 2019

Quiz storico-geografico 2

Anche se non avete risposto qui sul blog al mio primo quiz storico-geografico, ve ne propongo un secondo (anche questo già presentato sui social networks).

Guardate questa foto:


1) Di che edificio si tratta?
2) In che città si trova?

Saluti,

Mauro.

mercoledì 11 settembre 2019

Quiz storico-geografico 1

Vi ripropongo qui un quiz che ho già proposto sui social networks (quindi se avete partecipato lì, trattenetevi e non rispondete qui).

Guardate questa foto:


E ora rispondete:

1) Che cosa è il luogo ritratto nella foto?
2) In quale città si trova?

Saluti,

Mauro.

lunedì 9 settembre 2019

A zonzo per Salisburgo

A Salisburgo non ci sono solo le palle di Mozart...


...e Schiller coltiva i cetrioli...


...mentre i comignoli si attaccano alle rocce.


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti gli "A zonzo per...".

domenica 8 settembre 2019

Ho completato il giro

Nel 1984, da liceale, feci una vacanza nel sud della Germania (Baden-Württemberg e Baviera) con i miei genitori.
Volevamo vedere tante cose, ma una delle mete principali erano i castelli fatti costruire da Ludwig II di Baviera, il re considerato pazzo da molti (pazzo in realtà non lo era, ma comunque la testa tra le nuvole la aveva).
Questi castelli sono:
- Linderhof
- Neuschwanstein
- Herrenchiemsee
Per errato calcolo dei tempi a disposizione e delle distanze alla fine riuscimmo a vedere solo i primi due (insieme al più antico castello di Hohenschwangau, comunque fatto restaurare da Ludwig II).

Anni dopo io mi trasferii in Germania, ma quel castello, Herrenchiemsee, rimase comunque una tappa mancante. Per un caso o per l'altro non lo visitai mai.
Cinque anni fa poi mio padre è mancato e da allora ogni estate mia madre - ormai sola - passa un paio di mesi da me.
E mercoledì scorso siamo andati a visitare il castello di Herrenchiemsee.

Abbiamo completato il giro.
Dopo 35 anni.






Saluti,

Mauro.

domenica 1 settembre 2019

venerdì 30 agosto 2019

Cos'è Hartz IV (non è un reddito di cittadinanza)

Domenica qualcuno in una discussione su Twitter ha sostenuto che in Germania il reddito di cittadinanza già esiste. (E questo qualcuno sottintendeva che i tedeschi sono brutti e cattivi perché vogliono impedire a noi di farlo mentre loro se lo fanno allegramente).
All'inizio non era chiaro a cosa si riferisse, ma poi è diventato chiaro che si riferiva al cosiddetto Hartz IV (e tra le righe si capiva che l'espressione Hartz IV lui mai l'aveva sentita prima che la usassimo io e un paio d'altri).

Visto che questo Hartz IV fuori dalla Germania (ma talvolta anche in Germania stessa) viene frainteso e descritto per quello che non è, vuoi per malafede, per ignoranza o per altro, mi sembra utile qui descriverlo.

Prima però due punti che vanno oltre Hartz IV, pur comprendendolo, e che sono anche parte della discussione di domenica.

Per prima cosa, il qualcuno di cui sopra sosteneva che in Germania il welfare (di cui Hartz IV è parte) vale anche per chi lavora, non solo per i disoccupati o per chi non può lavorare.
Bella scoperta 😄
In ogni paese (per lo meno in quelli legati alla concezione europea occidentale di welfare) il welfare vale anche per chi lavora. Anche in Italia, Francia, Spagna e chi più ne ha più ne metta.
Cosa credete che sia, per esempio, il proseguimento dello stipendio per chi è in malattia? O per esempio la cassa integrazione per chi non viene licenziato - quindi ufficialmente ha un lavoro - ma la cui azienda lavora a ritmo ridotto o è ferma? Cosa sono se non welfare?

Seconda cosa, chi viene messo alle strette sul fatto che Hartz IV non è un reddito di cittadinanza generalmente si arrampica sugli specchi dicendo che puoi chiamarlo in modo diverso o vedere differenze formali ma reddito di cittadinanza rimane.
Beh, a questo modo allora puoi chiamare reddito di cittadinanza qualsiasi cosa non sia una retribuzione per un lavoro svolto. A questo punto, usando questa arrampicata sugli specchi, volendo anche le pensioni e le borse di studio diventano una specie di reddito di cittadinanza.
Semmai vero è il contrario, cioè che anche il reddito di cittadinanza italiano non è un reddito di cittadinanza, visto che con la cittadinanza non c'entra nulla.

Ma torniamo a Hartz IV.

In questo articolo di Wikipedia (in tedesco) trovate la descrizione particolareggiata di tutto ciò che riguarda Hartz IV, con tutti i riferimenti agli articoli di legge e a tutta la regolamentazione al proposito. Qui elencherò i punti principali della questione. Per chi vuole saperne di più, l'articolo citato sopra è un ottimo punto di partenza. Non parlerò di cifre, perché il punto importante è il cosa, non il quanto.
Una cosa interessante è che è una delle leggi più spesso modificate in Germania da quando nel 2005 è stata introdotta.

Per prima cosa diciamo che il suo nome ufficiale è in realtà Arbeitslosengeld II, cioè Sussidio di disoccupazione II.
Quindi già il nome ci dice qualcosa dell'ambito in cui ci muoviamo. Non certo in quello del reddito di cittadinanza.
La seconda cosa da notare è che per averne diritto (a prescindere dai vincoli economici) la prima condizione è il vivere in Germania, non l'essere tedeschi.
Quindi, se qualcuno insisteva a parlare di "reddito di cittadinanza" a questo punto deve smetterla. Se proprio vogliamo rimanere nel concetto di reddito allora sarebbe più adeguato chiamarlo "reddito di residenza".

A parte le battute, Hartz IV nasce dall'unificazione (e per la maggioranza dei beneficiari conseguente riduzione) di due sistemi paralleli preesistenti:
- il sussidio di disoccupazione (che rimane presente nella vecchia forma per il primo anno di disoccupazione dopo la perdita del lavoro);
- i sussidi sociali per chi era in difficoltà economica ma non aveva diritto al sussidio di disoccupazione, pur essendo abile al lavoro.
Quindi vediamo che la nascita di Hartz IV non introduce qualcosa di nuovo ma unifica due cose già esistenti (e in forme diverse esistenti già anche negli altri paesi dell'Europa occidentale).
E soprattutto non allarga la base di chi ha diritto a detto sostegno. Ergo: se Hartz IV fosse veramente un reddito di cittadinanza significherebbe che quest'ultimo esisteva già e che ha solo cambiato nome.

Una cosa importante è che se tu hai famigliari (genitori o figli) che guadagnano a sufficienza puoi vederti ridotto e in casi estremi negato il sostegno anche se tu non sei legalmente a loro carico in quanto puoi venir aiutato da loro (e questa è una delle più frequenti ragioni di cause legali relative al diritto a Hartz IV).
Cosa che non sarebbe possibile neanche in teoria se fosse un vero reddito di cittadinanza.

Hartz IV non è incondizionato.
Oltre alle condizioni economiche e occupazionali già citate, condizione per ricevere Hartz IV è essere attivi nella ricerca di un lavoro o comunque di un modo legale per non essere a carico dello Stato. Questo "essere attivi" non è definito con precisione assoluta e questo lascia quindi spazio a possibili arbitrii (ho conosciuto persone che non facevano assolutamente nulla prendere Hartz IV e persone che si facevano il mazzo per trovare lavoro vederselo ridotto o tolto).

Le prestazioni di Hartz IV sono limitate e limitanti. L'esempio migliore è il calcolo dell'affitto: dato che questo fa parte delle prestazioni, se secondo gli uffici preposti il tuo alloggio costa troppo, può venirti imposto di cambiare casa o di arraggiarti senza aiuto (e in certi casi ciò ti viene imposto anche se l'affitto è economico ma il tuo alloggio viene giudicato troppo grande o troppo lussuoso per le tue esigenze).

Un vantaggio indubbio di Hartz IV rispetto ai sussidi sociali (ma non a quello di disoccupazione) è che hai assicurazione sanitaria e pensionistica (nel senso non che ti versano i contributi per la pensione, ma che gli anni di Hartz IV vengono contati come anni lavorativi).

Al di fuori di Hartz IV ci sono prestazioni economiche dovute a emergenze o necessità particolari. Per queste bisogna fare richieste apposite e la loro erogazione è di fatto indipendente dal livello di Hartz IV che uno riceve.

Va in più detto che, almeno in teoria, il controllo della situazione economica da parte degli uffici erogatori di Hartz IV è addirittura più severo di quella del fisco.
Per esempio se tu ti stai facendo una pensione integrativa può venirti negato Hartz IV in quanto tu puoi richiedere (con perdite, come sappiamo tutti) di risolvere il contratto e che quanto accumulato ti venga versato subito. E poi vivere con quello (e fare nuova richiesta per Hartz IV quando stai per finire i soldi). Ciò vale per le pensioni integrative private, ma non per quelle garantite dallo Stato.

Ci sarebbe tanto altro da dire, ma mi pare quanto sopra basti per mettere fine alla leggenda che Hartz IV sia una specie di reddito di cittadinanza.

Un'ultima precisazione prima di chiudere.
Al di là delle somiglianze e differenze tra Hartz IV e reddito di cittadinanza, il problema comunque non sono i tedeschi cattivi che (manovrando Bruxelles) vogliono sfruttarci e impoverirci.
Il problema sono quello che i conti di questo o quel paese ti permettono materialmente di fare senza mettere a repentaglio il futuro del paese stesso.

Saluti,

Mauro.

martedì 16 luglio 2019

L'abbondanza non sempre è un bene

In questo momento ci sono tanti, troppi temi su cui vorrei e potrei scrivere qualcosa di eretico. Ma devo anche lavorare e portare avanti altri progetti personali.

Per cui vi chiedo: su che argomento vorreste leggere le mie sparate?
Ditemelo e, se avrò al proposito qualcosa da dire, vi accontenterò.

Saluti,

Mauro.

venerdì 12 luglio 2019

Für eine korrekte Vergütung der Homöopathie seitens Krankenkassen

In Frankreich erlässt man gerade Gesetze, um homöopathische "Medikamente" seitens Krankenkassen nicht zurückerstattbar zu machen (Anführungsstriche sind kein Zufall).
In Deutschland laufen heutzutage Kampagnen mit dem gleichen Ziel, aber Widerstände sind stärker als in Frankreich (übrigens ist Homöopathie eine deutsche Erfindung, wie auch die so genannte Neue Germanische Medizin oder andere Unsinn, wie die Heilpraktika... aber über den deutschen medizinischen Unsinn im allgemeinen werde ich ein anderes Mal schreiben).

Nun, ist es gerecht, homöopathischen "Medikamente" nicht zurückerstatten?
Wer mich kennt, weißt, dass die einzige von mir zu erwartenden Antwort klar und deutlich ja lautet.
Aber... aber denken wir kurz nach.

Homöopathie ist jetzt einen Glaube geworden.
Falls die Krankenkassen sie nicht mehr zurückerstattet, die Homöopathie-Verkäufer werden von den Kunden Geld verlangen (nein, sie sind nicht Patienten, da Homöopathie keine Medizin ist, sie sind nur Kunden). Und die Kunden werden bezahlen, gerade weil es ein Glaube ist. Und vielleicht werden sie für die "Therapien" sich sogar verschulden (letztendlich wirkt für vielen die Homöopathie wie die Ludopathie, sie ist eine Sucht).

Was machen dann?
Dann führen wir die homöopathische Rückerstattung ein.
Da es eine Rückerstattung ist, die Homöopathie-Verkäufer werden kein Geld von Kunden verlangen dürfen, es wäre illegal.
Außerdem werden sie damit verdienen: Nach ihrem Glaube, je homöopathischer, je verdünnter die Rückerstattung, desto stärker die positive Wirkung auf ihren Konten und Portemonnaies.

Richtig?

Grüße,

Mauro.

P.S.: Hier die italienische Version.

giovedì 11 luglio 2019

Per un giusto trattamento mutualistico dell'omeopatia

In Francia si sta legiferando per rendere non rimborsabili dal sistema sanitario i "medicinali" omeopatici (virgolette non casuali).
In Germania ci sono campagne per raggiungere lo stesso obiettivo, ma le resistenze sono molto più forti che in Francia (del resto l'omeopatia è nata qui, come anche la cosiddetta Nuova Medicina Germanica e altra fuffa varia, come la Heilpraktik... ma della fuffa medica tedesca in genere ve ne parlerò un'altra volta).

Ora, è giusto non rimborsare i "medicinali" omeopatici?
Chi mi conosce sa che l'unica risposta che ci si possa attendere da me è un chiaro e deciso.
Ma... ma riflettiamo un attimo.

L'omoepatia ormai è una fede.
Se il sistema sanitario non la rimborsa più, i venditori di omeopatia chiederanno i soldi ai clienti (no, non sono pazienti, visto che l'omeopatia non è una cura, sono solo clienti). E questi pagheranno, proprio perché è una fede. E magari si indebiteranno per le "terapie" (in fondo l'omeopatia è paragonabile alla ludopatia, per molti è una dipendenza).

E allora?
Allora introduciamo il rimborso omeopatico.
Essendo un rimborso, i venditori di omeopatia non potranno chiedere nulla ai clienti, sarebbe illegale.
E oltretutto ci guadagnerebbero: secondo il loro credo, più un rimborso sarà omeopatico, più sarà diluito, più avrà effetto arricchente sui loro conti e sui loro portafogli.

Giusto?

Saluti,

Mauro.

P.S.: Qui la versione tedesca.

martedì 9 luglio 2019

Povere percentuali

Quando impareremo a capirle?
Ormai ne ho parlato più volte (per esempio qui e qui), rischio di diventare noioso, ma trovare fraintendimenti sull'uso delle percentuali anche in un libro di due divulgatori (uno anche ricercatore) che stimo mi fa male.
È vero che l'errore non lo commettono loro ma una persona che intervistano, però loro non correggono l'errore (bastava aggiungere una nota a piè di pagina per spiegare, non serviva correggere direttamente l'intervistato).

Il libro di cui sto parlando è Contro Natura, di Beatrice Mautino e Dario Bressanini, edito nel 2015 da Rizzoli nella BUR.
E l'errore di cui parlo appare a pagina 199:


Leggiamo nel primo paragrafo (frase pronunciata dall'agronomo Eugenio Gentinetta e nel libro correttamente virgolettata):
La resa di una pianta di Carnaroli è per il 70% paglia e per il 30% chicco, mentre nel Karnak il rapporto è metà e metà. Quindi la resa per ettaro è maggiore del 20%.
A parte che la resa di cui parla nella prima frase è paglia+chicco mentre quella nella seconda è solo chicco, ma questo non è importante in quanto il concetto rimane chiaro e inequivocabile comunque.
Se passiamo però alle percentuali il problema c'è. E serio.

Io non so quanta sia la resa totale del riso per ettaro, ma ipotizziamo (per semplicità, immagino che nella realtà sia molto di più) che ogni ettaro fornisca 1000 kg di riso.
Col Carnaroli significa che per ogni ettaro raccoglieremo 700 kg di paglia e 300 di chicchi.
Se invece del Carnaroli coltivassimo Karnak raccoglieremo 500 kg di paglia e 500 di chicchi.
Quindi (accettando come premessa che il totale rimanga 1000 kg) avremo una resa in chicchi di 200 kg superiore col Karnak.
Ergo un'aumento della resa per ettaro del 66,67%.
Questo numero viene da un semplice calcolo: (500-300)/300=200/300=0,6667. Che moltiplicato per 100 ci dà appunto la percentuale: 66,67%.

Da dove viene allora l'aumento  di resa del 20%? Dalla classica confusione tra valori assoluti e valori relativi: Gentinetta ha utilizzato la percentuale come fosse un valore assoluto, mentre è un valore relativo.
Errore sempre più diffuso, purtroppo, tanto che anche persone preparate come gli autori del libro neanche ci fanno più caso.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Al di là dello svarione citato (tra l'altro non autografo ma di un intervistato 😉) Contro Natura è un libro molto interessante e di piacevole lettura. Posso solo consigliarlo.

domenica 7 luglio 2019

Dettagli dall'Oberpfalz 10 - Salsicce d'antan

A Regensburg (Ratisbona per chi non sa il tedesco) c'è la più antica Wurstküche del mondo.


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli dall'Oberpfalz.

sabato 6 luglio 2019

Dettagli genovesi 33 - Archeologia industriale


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i dettagli genovesi.

domenica 30 giugno 2019

Siamo diventati razzisti?

Risposta breve: no. Non lo siamo diventati, almeno non più di quanto già lo fossimo.
Razzisti lo siamo sempre stati (infatti se la domanda fosse stata "Siamo razzisti?", la risposta sarebbe stata ). O meglio una discreta parte di noi è sempre stata razzista.
E vale per tutti, non solo per noi italiani. Alcuni di più, alcuni di meno, ma nessuno è immune.

Risposta lunga: la situazione si è evoluta negli ultimi tempi e richiede un'analisi più complessa di un semplice sì o no.
Vediamola (spoiler: comunque non smentisce la risposta breve).

Il razzismo è connaturato alla natura umana.
Ma il conformismo ancora di più.
Ergo in un periodo in cui il governo, la politica sembrano sdoganare il razzismo i razzisti sembrano aumentare (e le statistiche sugli atti di razzismo che avvengono generalmente lo confermano).
In un periodo in cui il governo, la politica sembrano veramente impegnarsi contro il razzismo i razzisti sembrano diminuire (e anche qui le statistiche generalmente confermano).
Ma in realtà il numero di razzisti rimane pressoché uguale.

Cosa succede allora?
Che chi si comporta da razzista come norma se ne frega di chi è al governo e di cosa dicono le leggi. E fa il razzista sempre.
Però c'è chi è razzista ma, diciamo, prima di tutto tiene alle proprie chiappe e quindi annusa l'aria. Se c'è uno sdoganamento si sente libero di vivere il proprio razzismo. Se invece vive in un periodo politicamente corretto mette la coda tra le gambe e si trattiene.
Poi c'è chi è indifferente, colui a cui non interessa né sostenere né combattere il razzismo, ma anche lui annusa l'aria e si accoda a chi comanda in un determinato momento.

Tra le altre cose queste due ultime categorie (soprattutto la prima, quella dei razzisti "paurosi") vivono in una condizione di legge percepita (cosa intendo con legge percepita lo spiegai qui in altro contesto).
Queste persone credono che le leggi sul razzismo siano state ora ammorbidite da Salvini e prima fossero state irrigidite da Renzi. E pensano che siano ora permesse cose in realtà proibite e che durante la legislatura precedente fossero proibite cose che proibite non erano.
Perché le leggi sul razzismo in Italia non sono state cambiate né da Renzi né da Salvini, almeno nella parte sostanziale. Sono ben più vecchie.
Come non è tutto permesso ora, non era tutto proibito prima. Anche se molti lo credono.

Tornando al punto: no, il razzismo in sé non è aumentato. Ma sono aumentate le espressioni palesi di razzismo (sia illegali che no).

Saluti,

Mauro.

venerdì 28 giugno 2019

Non vedere più un ponte

Durante le vacanze natalizie volli vedere il ponte.

Quando lunedì tornerò a Genova sarà la prima volta che vedrò la mia città senza il ponte.
A Natale e a Pasqua in fondo c'era ancora, anche se a pezzi.
Io Genova senza il Ponte Morandi non la conosco. Il ponte è stato costruito tra il 1963 e il 1967. Io sono nato nel 1968.
Per la mia generazione e per quelle successive il ponte Morandi semplicemente faceva parte della città, del panorama. Non esisteva una Genova senza ponte, non era concepibile.
Il ponte era parte della città. Il ponte era la città. Era lì, semplicemente era lì.
Come non si può concepire una Genova senza Lanterna, senza Righi o senza Boccadasse.
Come la Lanterna, il Righi o Boccadasse sono la città.

Di sicuro quando arriverò giù dalla A7 Milano-Genova, la camionale, e girerò verso Genova Est mi farà uno strano effetto non dover stare attento a sbagliare corsia per non infilarmi verso Aeroporto e Voltri.
Non ci sarà un'altra corsia.
E mi verrà un groppo in gola.
(È vero che anche a Natale e Pasqua non c'era la possibilità di sbagliare corsia, ma nelle due occasioni ero andato a Genova in aereo. Lunedì vado in auto.)

Saluti,

Mauro.

mercoledì 26 giugno 2019

La legge dei grandi numeri

Non è quella che credete che sia.
E infatti ne sbagliate spesso l'applicazione.

Se io vi chiedessi cosa dice la legge dei grandi numeri, molti di voi mi direbbero che in una serie di eventi casuali (tipo il lancio di una moneta o le estrazioni del Lotto) prima o poi tutti i numeri o eventi devono uscire/verificarsi.
E infatti, per esempio, quando giocate al Lotto controllate quali numeri non escono da molto tempo e li giocate. O almeno molti di voi fanno così.

E sbagliate.

La legge dei grandi numeri (che andrebbe più correttamente chiamata teorema di Bernoulli) dice che in una sequenza di eventi casuali e indipendenti tra loro la distribuzione dei risultati tende tanto più ad avvicinarsi alla loro probabilità teorica quanto più numerosi sono gli eventi presi in considerazione.

Mi spiego con un esempio.
Prendiamo una moneta e giochiamo a testa o croce. Se la moneta è perfetta, senza difetti, non truccata sappiamo che testa e croce hanno entrambe una probabilità teorica di verificarsi del 50%.
Quindi la legge dei grandi numeri ci dice che più lanci faccio più sarà facile che la distribuzione testa-croce dei risultati si avvicini al 50%-50%.
Se faccio 10 lanci la distribuzione sarà probabilmente lontana da ciò, se ne faccio 1000 sarà decisamente più vicina, se ne faccio un milione lo sarà ancora di più. Eccetera, eccetera.
Questo dice la legge dei grandi numeri. Non dice nulla - ma proprio nulla - sui singoli lanci.
Se mi è uscita per 50 volte di seguito testa (difficile ma non impossibile) è inutile che al 51° lancio io scommetta su croce perché "per la legge dei grandi numeri prima o poi dovrà uscire croce". No, a ogni nuovo singolo lancio testa e croce continueranno ad avere ciascuna il 50% di probabilità di uscire.
E questo vale anche per distribuzioni/probabilità asimmetriche (tipo 60%-40% invece di 50%-50%) o per casi in cui i risultati possibili sono più di due (tipo le estrazioni del Lotto).
Gli eventi casuali non hanno memoria. Le monete, i numeri del Lotto non hanno memoria.

Ci sono però casi in cui invece conviene puntare su ciò che non è ancora uscito/accaduto pur trattandosi di eventi casuali.
Si tratta di quando ci troviamo di fronte a probabilità condizionate.
Ma come? - direte voi - l'evento o è casuale o è condizionato!
Sì, vero, ma l'evento può essere casuale e la probabilità condizionata.
Mi spiego anche qui con un esempio.
Prendete un classico mazzo di carte da 40 (per giocare a scopa, briscola o altro). Le 40 carte saranno 20 rosse e 20 nere (o meglio, rossi o neri saranno i loro semi, ma ci siamo comunque capiti).
Fatele spargere a caso col dorso in alto sul pavimento da qualcuno.
Dopo averlo fatto, chiamate qualcuno che era fuori e chiedetegli di scegliere una carta a caso. Evento casuale, visto che sul dorso le carte sono tutte uguali e lui non era presente durante lo spargimento sul pavimento.
Le probabilità che peschi una carta rossa o una nera sono pari: 50%-50%.
Lui pesca una rossa.
Se gli chiedete di pescarne una seconda vi conviene scommettere che sia nera, che sia rossa o è lo stesso?
Ebbene, vi conviene scommettere su una carta nera.
Infatti gli eventi sono sì completamente casuali (lui pesca sempre a caso), ma sono cambiate le condizioni in cui pesca, il che cambia la probabilità.
Alla prima pescata le carte nere erano 20 su 40, cioè il 50%.
Alla seconda pescata le carte nere sono sempre 20, ma su 39 (una rossa è stata già pescata), cioè sono circa il 51,3%.
Anche qui le carte non hanno memoria, ma il gioco cambia le condizioni a ogni pescata.
E qui non si applica la legge dei grandi numeri.

Saluti,

Mauro.

domenica 23 giugno 2019

Gli extraterrestri ci sono, gli UFO no

Se qualcuno mi chiede se credo agli UFO, rispondo di no.
Se qualcuno mi chiede se credo agli extraterrestri, rispondo di sì.
E vi garantisco che non c'è nessuna contraddizione, nonostante l'apparenza. Seguitemi e capirete.

Il problema è che si considerano sinonimi cose che non lo sono, anzi neanche sono veramente collegate tra loro (a parte l'aver a che fare con lo spazio, con ciò che sta fuori dalla Terra).

Cos'è un UFO? La sigla significa Unidentified Flying Object, cioè Oggetto Volante non Identificato (e già il nome stesso spiega molti "avvistamenti"... aerei spia, prototipi militari, ecc. per i primi che li vedono sono chiaramente oggetti non identificati).
Il che già ci dice in che ambito ci muoviamo: la tecnologia.
E la tecnologia deve sottostare alle leggi della fisica. Anche nello spazio profondo. Quindi è estremamente improbabile (non assolutamente impossibile, però) che una civiltà aliena abbia una tecnologia tale da permettere a loro veicoli spaziali di arrivare fin da noi.
E va anche detto che arrivare qui e non prendere contatto è assurdo. Pensiamo alle esplorazioni terrestri dei secoli passati: pacifiche o violente che fossero, il contatto con altre civiltà è sempre stato cercato. Perché per gli alieni dovrebbe essere diverso?
Mettendo insieme tutto ciò... no, non credo agli UFO. Proprio per niente.

Passiamo ora agli extraterrestri.
Cosa si intende con extraterrestre nel linguaggio comune? Un essere vivente di origine non terrestre. Non si parla proprio di tecnologia.
Ci stiamo muovendo in un altro ambito: la biologia.
La biologia terrestre è basata sul carbonio e usa come solvente l'acqua. Sia che ipotizziamo la stessa base biochimica per le forme di vita extraterrestri, sia che pensiamo ad altre possibilità (tipo una biologia basata sul silicio o sul fosforo o altri solventi come per esempio ammoniaca o metanolo) è possibilissimo, anzi molto probabile, che i meccanismi per creare vita si siano messi in moto anche altrove nell'universo.
Non siamo in grado di dire che tipo di forme di vita siano, avanzate (nel senso che diamo noi terrestri al termine) o primitive, esteticamente simili a forme terrestri o completamente diverse, ecc., ecc. Ma che ci siano è molto, molto probabile.
Mettendo insieme tutto ciò... sì, credo a esseri viventi extraterrestri. Eccome.

Saluti,

Mauro.