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lunedì 7 febbraio 2022

Contro il bipolarismo

In Italia ormai esiste il mito del bipolarismo: sembra che tutti credano che la democrazia sia avere la scelta tra due partiti (o al limite due coalizioni). Uno di centrosinistra (aka progressista) e uno di centrodestra (aka conservatore).

Bene, chi ve lo dice non parla di democrazia, sappiatelo.
Parla solo di scimmiottare la parte meno democratica del mito USA.

La democrazia è altro.
E oltretutto l'Italia è in Europa, non in Nord America. In Europa sia le esigenze che le tradizioni sono altre (e soprattutto l'Europa sa cosa siano sia la dittatura che la democrazia... gli USA non hanno di fatto mai conosciuto nessuna delle due, ma hanno sempre vissuto in una sorta di anarchia regolamentata).

Per prima cosa rispondiamo alla seguente domanda: Cos'è il bipolarismo?
Il bipolarismo è un sistema politico in cui o grazie alla legge elettorale o ad altri fattori esistono due partiti o schieramenti che si alternano al governo del Paese ed eventuali altre terze parti rimangono permanentemente insignificanti o quasi.

Ora, parlando di democrazie occidentali, dove esiste (se poi ivi funziona anche bene, non è tema di questo articolo) il bipolarismo?
Esatto, come accennato prima solo in un Paese: gli USA. Paese imparagonabile a quelli europei, come storia, come tradizione, come sistema politico, come tutto.

E non venitemi a tirare fuori Regno Unito e Germania!
Nel Regno Unito il bipolarismo è esistito, vero, ma non esiste più: ormai sono sempre governi di coalizione con coalizioni diverse.
In Germania non è mai esistito: sono praticamente sempre stati governi di coalizione e con coalizioni ben diverse tra loro (e i due partiti maggiori, quelli che dovrebbero alternarsi, hanno anche governato insieme!).

Eppure in Italia si vede questo "bipolarismo" come sistema ideale per risolvere tutti i problemi.
Per i partiti italiani il bipolarismo (che poi, sotto sotto, credo nessuno voglia veramente) sembra essere come il Godot di Beckett: colui che risolve tutto, ma non arriva mai.

E comunque, oltre che di fatto irraggiungibile, il bipolarismo sarebbe anche antidemocratico.

Infatti il bipolarismo sarebbe raggiungibile solo con una legge elettorale ad hoc, visto che in un Paese non minuscolo è impossibile che l'elettorato si polarizzi solo su due poli e che questi poli rimangano nella composizione stabili nel tempo. Ci sono troppe esigenze diverse in una popolazione vasta per poterci arrivare.
Non capita in nessun medio o grande Paese europeo.
E, se facciamo una legge elettorale ad hoc, sarebbe - comunque la si formuli - antidemocratica, visto che dovrebbe bene o male imporre due cose a priori: che i due poli siano bene o male fossilizzati nella composizione e che chi non vuole stare in nessuno dei due poli venga condannato a rimanere piccolo.
Se vuoi raggiungere un vero bipolarismo è inevitabile che in un modo o nell'altro tu imponga queste due cose.
Ed è quindi inevitabile che la tua legge sia antidemocratica.

Toglietevi il bipolarismo dalla testa.

Saluti,

Mauro.

domenica 23 maggio 2021

I jeans... mito americano, che di americano non ha nulla

Per molti, in tutto il mondo, i jeans, o meglio i blue jeans, sono parte integrante del mito americano.

Ormai tutti sappiamo che blue jeans significa semplicemente blu di Genova.
Ma cosa collega la parola jeans al nome di Genova?
Questo non tutti lo sanno: la Francia! Sì, la Francia. Vi stupite? Seguitemi.
La tela di cotone che oggi conosciamo come blue jeans è nata come tela per pantaloni da lavoro a Genova, per la precisione per i lavoratori del porto di Genova, i famosi camalli.
Però questa tela oltreoceano ci arrivò attraverso la Francia, non direttamente da Genova... e in francese Genova si dice Gênes... ma dato che gli anglofoni non sono in grado di pronunciare altre lingue (ok, anche con la propria hanno problemi, non esistendo pronuncia univoca per grafie uguali, ma adesso andiamo fuori tema) quel Gênes loro lo pronunciavano jeans. E come jeans si è diffuso nel mondo.

Chiarito questo ora mi direte: ok, la tela è nata a Genova, ma poi tutto il resto è americano, vero?
Ehm... no, anche tralasciando Genova di americano nei jeans c'è ben poco.

La tela genovese era molto grezza. Tela da lavoro, appunto.
I francesi, una volta scopertala, ne vollero fare una tela sempre da lavoro ma non così grezza come in origine.
E quindi inventarono quella che è la tela da jeans oggi più diffusa al mondo: il denim.
Perché, di sicuro non lo sapete, ma anche la parola denim è una storpiatura degli anglofoni dal francese: denim altro non significa che... de Nîmes, cioè tela di Nîmes, città francese.

Ma andiamo oltre.
Finora abbiamo parlato solo della tela, non dell'estetica.
Il modello di jeans, a livello estetico, venne definito oltreoceano dalla Levi Strauss (che noi conosciamo come Levi's) e quindi voi mi direte: quindi almeno l'estetica del jeans è americana! Almeno il design viene da oltreoceano.
Per niente.
Levi Strauss (nato Löb Strauß) era un ebreo bavarese che, trasferitosi negli Stati Uniti, creò il jeans moderno. Ma per l'aspetto estetico si ispirò in origine ai tipici pantaloni da lavoro in pelle bavaresi (ma non quelli che conoscete voi dal folklore, bensì quelli veri da lavoro, generalmente scamosciati).

Quindi, come vedete... Genova, Nîmes, Baviera.

Cosa rimane di americano?

Saluti,

Mauro.

domenica 16 giugno 2019

Savona, Socrate e il debito

Tutti avrete sentito il casino riguardo alle parole di Savona nel suo primo discorso come presidente di Consob.
Prima di tutto, prima di venire ai punti che voglio trattare, per coloro che non hanno già sentito o letto il discorso, vi rinvio al testo completo, così potete ragionare su di esso con la vostra testa. E valutare obiettivamente i commenti che sentite in giro.

Partiamo dalle levate di scudi sulla "caverna di Socrate".
Siamo sicuri che coloro che si sono scandalizzati per aver sentito Socrate invece che Platone conoscano la filosofia?
Vero che il mito è noto come il mito della caverna di Platone, ma nel testo in cui Platone ne parla (il libro settimo de La Repubblica) il mito è narrato da Socrate. Platone mette il mito in bocca a Socrate.
E dato che Socrate è stato il maestro di Platone e che tutto ciò che sappiamo di lui è quanto riporta Platone (Socrate non ha lasciato nulla di scritto) è molto probabile che Platone il mito della caverna lo abbia veramente ascoltato da Socrate.
Se volete accertarvene leggetevi La Repubblica (quella di Platone, non quella di Scalfari). Il libro settimo comincia a pagina 86 della versione nel link.
Per concludere: Platone o Socrate... in questo caso vanno benissimo entrambi.

E veniamo ai contenuti economici, finaziari del discorso, cioè quelli al momento importanti.
Io ne esaminerò uno solo (che è prima matematica e solo dopo economia). Per un'analisi globale del discorso vi rimando a Michele Boldrin e alla sua banda che in questo video hanno fatto una disanima irriverente ma scientificamente accurata di quanto detto da Savona.

Torniamo a noi.
Il punto di cui vorrei parlare è il famoso debito al 200% del PIL che non sarebbe un dramma (lo trovate a pagina 10 del testo che vi ho messo in link all'inizio).
A parte il fatto che invece sarebbe eccome un dramma, il problema è quando - nel paragrafo successivo - Savona (o chi gli ha scritto il discorso) sostiene che l'importante è che il PIL cresca più del debito.
Il che in astratto può anche essere giusto... se non fosse che la crescita del PIL superiore alla crescita del debito impedirebbe all'Italia di arrivare al 200%.
Facciamo due conti.
Il debito italiano attualmente è al 132,1% del PIL.
Il che significa che posto il PIL a 100, il debito è 132,1.
Facciamo crescere il PIL - per esempio - di 3. Crescere più del debito significa che quest'ultimo al massimo cresce di 2,9 (mi limito sempre solo al primo decimale per semplicità). Abbiamo quindi il PIL a 103 e il debito a 135. Il che significa un rapporto debito/PIL di 135/103=131,1%.
Quindi il rapporto debito/PIL è sceso, anche se il debito assoluto è aumentato.
Continuando a far crescere il PIL più del debito in valori assoluti, il rapporto continuerà a scendere. Non potrà mai raggiungere il 200%.
Va detto che il testo di Savona è un po' ambiguo, lascia la porta socchiusa all'ipotesi che intendesse "facciamo finta di avere un debito al 200%"... ma (a parte il fatto che il buon senso leggendo il tutto esclude questa interpretazione) parlando di temi così importanti per l'economia del Paese è criminale rimanere ambigui. Soprattutto se ricopri una posizione delicata e importante come quella di presidente della Consob.

Saluti,

Mauro.

martedì 28 marzo 2017

Il blocco dello scrittore

Qualche giorno fa su Twitter si parlava del blocco dello scrittore.

Io la vedo così: è semplicemente un mito, non esiste.
Se uno scrittore non riesce a scrivere vuole dire semplicemente che non ha nulla da dire. Non che lo ha ma non ci riesce.

Anzi, è molto più facile che uno scrittore che non ha nulla da dire comunque scriva che il viceversa.

Saluti,

Mauro.

martedì 23 settembre 2014

Parigi: mito e realtà

Il mito Parigi: la città dell'amore, la città delle luci.

La realtà Parigi: la città del degrado, la città della spazzatura.

Saluti,

Mauro.