Giudicate, valutate quello che leggete, le fonti che porta, la logica del discorso. Non l'autore/autrice.
Anche uno stronzo può scrivere cose giuste e condivisibili e anche una persona seria può scrivere cose sbagliate e condannabili.
Un tweet, un articolo, ecc. non può ovviamente cambiare il giudizio generale sulla persona che lo ha scritto. Ma allo stesso tempo un tweet, un articolo, ecc. non va giudicato in base a chi lo ha scritto.
Va giudicato in base a quel che contiene, in base a quel che dice. E a nient'altro.
Del resto, se ci pensate bene, è proprio questo il senso di cose come la peer review, il doppio cieco e simili.
Saluti,
Mauro.
A proposito di peer review, ho una curiosità. L'autore dello studio non può sapere chi siano i revisori ma questi ultimi sanno chi è l'autore o, anche loro non ne conoscono l'identità? Per logica io penserei alla seconda ipotesi come più probabile ma non ne posso avere la certezza.
RispondiEliminaSe la peer review è gestita seriamente l'identità è ignota in entrambe le direzioni.
EliminaPurtroppo, soprattutto nei campi di ricerca dove operano relativamente poche persone, il revisore talvolta può capire dall'argomento e dallo stile chi è l'autore.
Lo immaginavo ma non ne potrà mai essere sicuro. :-)
EliminaNon al 100%, ma talvolta può andarci molto vicino 😉
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