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domenica 15 dicembre 2024

Chiudere il nucleare significa tornare al carbone

Vorrei ricordare che l'uscita dal nucleare ha sempre significato una ripresa del fossile, in primis del carbone, non delle rinnovabili. Successe in Italia. Sta succedendo in Germania. Successe in Svezia (che proprio perciò fece poi marcia indietro). E non solo in questi paesi. Quello che pochi capiscono è che, al di là del giudizio personale o scientifico sulle singole fonti di energia, se rinunci totalmente a una fonte devi avere un piano (tecnico, non ideologico) per sostituirla. Se la decisione è solo ideologica... non hai un piano. Quindi carbone. Perché il carbone è la fonte al tempo stesso più economica e flessibile, velocemente attivabile. Devi solo avere le scorte di combustibile, poi ti basta un forno da quattro soldi. Forno che puoi accendere e spegnere a piacimento. E puoi farlo in pochi minuti.

Saluti,

Mauro.

sabato 7 dicembre 2024

I misteri del tedesco 33 - Una pausa blu

Avete mai fatto una pausa blu? No?
I tedeschi invece la fanno spesso... ma soprattutto quando non fanno pause 😉
Siete confusi? Non preoccupatevi, è normale. Ora vi spiego.

In tedesco esiste la parola Blaupause, che se la traduciamo letteralmente sembra voler dire pausa blu. In realtà la traduzione ufficiale in italiano sarebbe cianografia.
Il ciano è una varietà di blu, quindi ci sta... ma da dove viene la pausa?

Intanto spieghiamo perché blu (e vale sia in italiano che in tedesco): un tempo non era facile, proprio per niente, fare copie di disegni tecnici.
Non esistevano le fotocopiatrici, le stampanti o i laptop/tablet su cui salvare i disegni di cui sopra.
La cianografia (o cianotipia) era l'unica possibilità.

E cosa significa oggi Blaupause in tedesco? Significa modello, piano, esempio o simili. Anche in campi lontani dall'ambiente originale in cui è nata la definizione.

Ma torniamo al punto: cosa c'entra la pausa?

In realtà nulla, dato che il sostantivo Pause traduce letteralmente l'italiano pausa.
Ma in tedesco "antico", oggi non più usato, il verbo pausen significava produrre/fare una/un copia/modello.
Da cui si derivò il sostantivo (in realtà inesistente nel tedesco odierno e forse neanche in quello antico) Pause, che in realtà già esisteva ed esiste ancora con significato ben diverso.

Saluti,

Mauro.

domenica 9 luglio 2023

Quelli che hanno visto Genova 2

Nel 2015 scrissi Quelli che hanno visto Genova.

Visto che anche molti altri hanno visto Genova, è ora di fare una seconda puntata 😉

Stavolta direi di partire con l'importanza storica di Genova e non dalla sua bellezza, dando la parola ad Alessandro Barbero:
Genova. Genova è credo la città più misconosciuta e fraintesa d'Italia. Genova che è un protagonista enorme, l'elemento che tiene insieme tutto è appunto il significato di Genova nella storia d'Italia.

E la Superba cantata da Petrarca incantò anche Giosuè Carducci:
Superba ardeva di lumi e cantici
nel mar morenti lontano Genova
al vespro lunare dal suo
arco marmoreo di palagi

Mentre il pittore friulano Giovanni Battista da Udine ci ricorda che Genova è la regina del Tirreno (sì lui purtroppo considerava il Mar Ligure come parte del Tirreno) e, come già fece Twain, apprezza anche le donne genovesi:
Genova, reina e capo della Liguria, anzi del Tirreno (che, per le sue bellezze, nobilitate e ricchezze meritatamente tal nome le si puote attribuire, la quale fra tante sue grazie da Iddio, dalla natura e d'amore ricevute, di bellissime, gentili e cortesi donne, più che altra città d'Italia, era ed è oggi di adornata).

Purtroppo la pulizia ammirata ai suoi tempi da Nikolaj Vasil'evič Gogol' non so se possa più essere tanto decantata oggi:
Genova è magnifica, moltissime case somigliano piuttosto a palazzi, adorne di quadri dei migliori pittori italiani, però le strade sono così strette che due persone affiancate non riescono a passarci. In compenso, sono lastricate di marmo e molto pulite.

Più vicino ai nostri tempi, il cuore marino e repubblicano di Genova venne poeticamente descritto da Francesco Guccini:
Genova, schiacciata sul mare, sembra cercare respiro al largo, verso l'orizzonte. Genova, repubblicana di cuore, vento di sale, d'anima forte.

E il nostro grande architetto Renzo Piano:
Genova è una città d'acciaio forgiata dal vento.

E un altro grande poeta, Pier Paolo Pasolini, riconobbe che la bellezza di Genova è anche il suo essere un guazzabuglio:
Genova fuma, sfuma in un guazzabuglio supremo. L’attraversi, a metà Corso Italia, già verso Levante, ti volti, e alle tue spalle ecco la più bella visione di tutta la Liguria.

Ma di Genova si ammira anche la musica, in questo caso quella tradizionale, come ci ricorda il musicologo Alan Lomax:
[Il trallallero è] Il più perfetto canto corale dell'Europa occidentale.

Mentre, un po' pomposo, lo scrittore tedesco Wilhelm Heinse ammira i nostri eroi:
Come fu giorno, feci una passeggiata sul colle e osservai la posizione di Genova: un incantevole teatro che ha spinto da sempre i suoi abitanti a dominare il mare e dal quale sono venuti i più grandi eroi. O divino Colombo e tu, Andrea Doria, che passeggiate ora in coppia con i Temistocli e gli Scipioni, io vi adoro nella polvere, semidei fra gli uomini!

E anche Albert Einstein, che a Genova aveva uno zio, venne colpito dalla città (ma anche dalle sue prelibatezze):
Per mesi ho visitato i monumenti di Genova. La fantastica strada Nuova. A due passi da casa c'era una pasticceria stupefacente con una cornucopia di marmo come insegna: mi sono fatto delle scorpacciate uniche. E poi San lorenzo, la cattedrale, la gente di quelli che voi chiamate caroggi. (...) Mi dispiace solo non essere mai più tornato. La mia vita - devo essere sincero - mi ha dato grandi soddisfazioni e sono anche diventato famoso.
 Ma Genova, anche adesso, guardando il mondo con un certo distacco, quella vacanza non la dimentico...

Più indietro nel tempo, anche Miguel de Cervantes ebbe modo di inebriarsi di Genova (anche se non è proprio il biondo il colore tipico dei capelli delle donne genovesi...):
Alla fine, esausti per le veglie, fradici e con le occhiaie, giunsero alla bellissima e splendida città di Genova e qui, dopo essere sbarcati nella sua darsena riparata e dopo aver fatto visita ad una chiesa, il capitano e tutta la brigata ripararono in un'osteria dove annebbiarono il ricordo di tutte le burrasche passate con il gaudeamus presente. [...] Il buon Tomás ebbe modo di ammirare anche i biondi capelli delle genovesi, l'eleganza e la cortesia degli uomini, l'ammirevole bellezza della città che sembrava avere le case incastonate su per quelle rocce come diamanti nell'oro.

E per oggi chiudiamo giocando in casa, con il nostro Ivano Fossati:
Signore di questo porto
vedi mi avvicino anch'io
vele ancora tese
bandiera genovese
sono io.

Magari ci si rileggerà per una terza puntata (di puntate se ne potrebbero fare quasi infinite).

Saluti,

Mauro.