Visualizzazione post con etichetta presidente del consiglio. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta presidente del consiglio. Mostra tutti i post

giovedì 5 dicembre 2024

Perché un vero politico non deve essere "uno di noi"

Nell'epoca attuale, dove il populismo si appropria del dibattito, viene visto come un dato positivo il fatto che il politico sia "uno di noi".
È ciò di cui in Italia hanno approfittato prima i grillini e poi Meloni e la sua banda.
Ma non è successo e non succede solo in Italia. Purtroppo.

Il punto è che il politico, soprattutto se con ruoli a livello nazionale, non deve essere "uno di noi".
Deve essere la parte migliore di noi!

Io da un parlamentare, da un ministro, da un presidente del consiglio mi aspetto - DEVO aspettarmi - una competenza superiore alla media o per lo meno la capacità di scegliersi collaboratori con competenze superiori alla media.
Se voglio "uno di noi"... voto me stesso o mia madre (siamo seri: mia madre in Parlamento non ve la augurerei neanche se vi odiassi). Più "uno di noi" di così!

No, chi mi rappresenta in Parlamento o al Governo non deve essere un semplice "uno di noi".
Deve essere qualcosa di più, che abbia più competenze di "uno di noi" e che dette competenze le sappia usare.

"Uno di noi" va bene come amministratore di condominio. Forse.
Non certo come parlamentare o peggio ancora come ministro o presidente del consiglio.

Saluti,

Mauro.

giovedì 5 gennaio 2023

Meloni e la responsabilità individuale

Nella conferenza stampa di fine anno del 29 dicembre scorso il Presidente (vuole lei il maschile, non prendetevela con me) del Consiglio Giorgia Meloni ha pronunciato, parlando delle misure per il controllo e la limitazione del virus SARS-CoV-2, le seguenti parole:

La mia idea è che si debba lavorare prioritariamente sulla responsabilità dei cittadini piuttosto che sulla coercizione [...]

Ecco, onestamente la frase citata sopra mi piace: mi piace la fiducia nel senso di responsabilità dei cittadini, la volontà di farlo sviluppare.

Ma... c'è un grossissimo ma: il cittadino medio (e non solo in Italia) ha dimostrato di non avere nessun senso di responsabilità e di non avere nessuna intenzione di imparare il senso di responsabilità.
E Giorgia Meloni questo lo sa benissimo.

Ergo la frase di cui sopra è pura ipocrisia.
Anzi, peggio: è uno strizzare l'occhio a novax, nomask, notutto.
È dirgli: mi "fido" di voi, fate quel che cavolo vi pare, basta che continuiate a votarmi.

Onestamente: sarebbe bello potersi affidare al senso di responsabilità dei cittadini nei momenti di crisi.
Peccato solo che farlo significherebbe affidarsi a qualcosa che non esiste.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui il video completo della conferenza stampa, se vi interessa:

lunedì 23 luglio 2018

È il tuo presidente

È il tuo presidente. Della Repubblica o del Consiglio, a seconda dei casi, ma è il tuo presidente.
Che ti piaccia o no. Che tu lo abbia votato o no.
A meno che tu non abbia le prove che sia stata un'elezione illegale (o almeno indizi tali da poterti permettere di affermare la cosa senza rischio di essere denunciato per diffamazione).
Ciò vale per ogni paese che abbia presidenti e libere elezioni.
È il tuo presidente.

Spesso abbiamo visto dichiarazioni del tipo "Non è il mio presidente".
Per esempio, da quando Trump è stato eletto si stanno moltiplicando le dichiarazioni di cittadini statunitensi più o meno prominenti che dichiarano "He's not my/our president!".
Prima era già successo con Bush jr.
E in Francia con Sarkozy.
E in Italia con Berlusconi (con gli italiani che comunque facevano una bella confusione tra Presidente della Repubblica e del Consiglio).
E altrove o in altri momenti storici con altri, anche se non in maniera così rumorosa come con questi quattro.

E invece no.
È il vostro (nostro) presidente.
Lo è perché eletto legalmente. Lo è perché le sue decisioni riguardano tutti voi (noi). Lo è perché all'estero rappresenta tutti voi (noi).
Poi può essere un pessimo presidente (e i quattro di cui sopra, chi più chi meno, lo sono o sono stati) e non piacerti. Tuo diritto (anzi dovere, se è un pessimo presidente).
Puoi (o devi) contestarlo e, se ne hai la possibilità politica, fare opposizione quando fa cazzate o comunque errori.
Puoi (o devi) pretenderne la messa in stato di accusa se va oltre i suoi compiti e/o contro la Costituzione.

Ma fino a che è in carica è il tuo presidente.
Che ti piaccia o no. Che tu lo abbia votato o no.

Saluti,

Mauro.

martedì 10 luglio 2018

Il monoministrismo

Salvini esterna su tutto.
È ministro dell'interno, uno dei ministeri più importanti, vero, ma pur sempre un ministero, non il governo intero.
In una repubblica il governo però è un organo collegiale, dove ogni membro ha il suo settore di competenza.

Però lui scavalca tutti gli altri ministri, capaci o no che siano. Di fatto si considera non tanto il vero Presidente del Consiglio, quanto il Governo stesso.
È questo il problema vero, non che dica cose condivisibili o meno.
E ciò apre la strada a molte domande: Decide da solo? Non ha idea di cosa sia la collegialità? Sa che il resto del governo non vale nulla? E gli altri ministri? Esautorati? Come finirà?

E Conte?
OK, va beh, Conte non conta.
Del resto presidenti del consiglio che non erano il vero numero uno ne abbiamo avuti sia in Italia - qualcuno ricorda Spadolini? - che altrove, ma almeno in Europa occidentale mai nessuno che fosse così esplicitamente di cartone.
Conte è il PresiNiente del Consiglio.

In sostanza con Salvini siamo oltre il monopartitismo. Siamo al monoministrismo.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 6 giugno 2018

Un Presidente mai eletto. E neanche votato

Negli ultimi anni in Italia ci hanno rotto in continuazione le scatole con la storia dei Presidenti del Consiglio non eletti.

Per quanto riguarda il popolo elettore uno dei cavalli di battaglia del "potere al popolo" sono gli Stati Uniti, dove si eleggono persino gli sceriffi e - con un meccanismo un po' particolare - il Presidente della Repubblica, il POTUS.

Tutte queste cose mi sono venute in mente oggi durante una discussione su Twitter e la conclusione è... la conoscete la storia dell'elezione a POTUS di Gerald Ford?

No, non potete conoscerla perché quell'elezione non c'è mai stata.
Ma Gerald Ford è stato Presidente per davvero.

Andiamo con ordine.

Negli USA non si elegge il Presidente, ma l'accoppiata Presidente + vice. Nel 1972 vinse l'accoppiata Nixon-Agnew.
Ma a fine '73 Agnew si dimise. E Nixon chiamò al suo posto Ford.
Ford non aveva neanche partecipato alle primarie repubblicane, quindi non era neanche una specie di Lucky Loser, come si direbbe nel tennis.
Quando poi Nixon nel '74 si dimise per lo scandalo Watergate, Ford si ritrovò Presidente.

POTUS.
Senza aver vinto nessuna elezione.
Anzi, senza neanche avervi partecipato.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 28 marzo 2018

A chi deve dare l'incarico Mattarella?

Tutti stanno tirando la giacchetta a Mattarella sulla nomina del presidente del Consiglio.
Da più parti si ricordano ipotetici "doveri" e i risultati del voto.

Bene: qualsiasi cosa dicano Di Maio, Salvini e tutti gli altri... prendetela e buttatela nel cesso.

Mattarella in quanto Presidente della Repubblica nella scelta a chi dare l'incarico è legato a una sola e semplice norma: l'articolo 92 della Costituzione.
Detto articolo recita:

Il Governo della Repubblica è composto del Presidente del Consiglio e dei Ministri, che costituiscono insieme il Consiglio dei Ministri.
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.

Nient'altro. Nulla. Zero.
Mattarella non è legato a nessun risultato elettorale o altra condizione o limitazione.

Mattarella, in realtà, se volesse potrebbe anche risparmiarsi le consultazioni e fare tutto da solo o inventarsi un nuovo rituale, visto che tutto quanto succede tra l'elezione dei presidenti delle due camere e la nomina del Presidente del Consiglio non è governato né dalla Costituzione né da leggi ordinarie, ma è semplice prassi istituzionale (prassi che ha un senso e una motivazione seria, ma che comunque solo prassi rimane).

Paradossalmente anche le dimissioni del governo in carica in caso di nuove elezioni sono solo prassi istituzionale: il governo non ha il dovere di dimettersi, ma solo di richiedere la fiducia al nuovo Parlamento.

L'unica regola (non scritta, quindi neanche questa obbligatoria) che tutti (o quasi) i Presidenti della Repubblica seguono è quella di dare l'incarico alla persona che in quel momento abbia le maggiori possibilità di formare un governo capace di ottenere la fiducia del Parlamento (per la forza del suo gruppo parlamentare, per la capacità di tessere alleanze, per carisma, per qualità diplomatiche o per un misto di due o più di queste caratteristiche o per chissà cos'altro ancora).

Anche l'ipotetico incarico esplorativo è solo prassi istituzionale per cercare di sbloccare situazioni di impasse. Non è regolato da nulla.

Quindi smettete di tirare Mattarella per la giacchetta.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui tutti i miei articoli sugli... articoli della Costituzione.