martedì 31 agosto 2021

25 anni

Un quarto di secolo.
Di Germania.
Oggi.

E la Germania non è ancora sprofondata 😉

Saluti,

Mauro.

sabato 28 agosto 2021

Considerazioni politiche e polemiche sulla "lotta" al Covid

Vorrei qui estendere e riordinare alcune considerazioni personali sparse che ho fatto ieri, 27 agosto, su politica e Covid su un gruppo privato di Twitter.
Non parlerò di Covid in termini scientifici (a livello medico lo lascio fare a chi ne sa, io posso solo ascoltare e imparare, e a livello statistico-matematico ne ho già parlato più volte e probabilmente ne riparlerò in futuro).
In questo articolo si parlerà di politica e Covid.
E la componente polemica sarà molto grande... quindi, se volete commentare, fate un bel respiro profondo e rileggete l'eventuale commento prima di premere invio.

Considerazione 1: Perché tanta insistenza con le scuole aperte, anche se queste non sono in sicurezza?

Premetto che non sono per le scuole chiuse a priori. Io stesso riconosco i rischi della DAD (ne scrissi già qui a marzo 2020).
Il problema è che non è stato fatto nulla (e non solo in Italia) per mettere in sicurezza le scuole e soprattutto quali sono le vere motivazioni per le riaperture a dispetto di tutto.
Molte aziende (che siano industrie, attività commerciali o altro) col sostegno delle varie conf sono sia contro le chiusure (a loro interessa il guadagno immediato, non sanno ragionare a medio-lungo termine) che contro l'home office (hanno ancora la mentalità da catena di montaggio pure per il lavoro non di produzione e temono di perdere controllo e quindi potere sui dipendenti).
Ma per riaprire i negozi e riportare i lavoratori in ufficio serve che il meno scolari possibile (soprattutto i più piccoli) stiano a casa.
Da qui la decisione a tavolino (perché quello è: una decisione politica a tavolino contro ogni evidenza scientifica) che le scuole sono sicure e che i contagi possono - al massimo! - avvenire solo nel tragitto casa-scuola-casa.
Decisione presa appunto su insistenza delle varie conf, che hanno molta, ma veramente molta influenza sui governi. Di ogni colore e paese.

Considerazione 2: Perché tanto (apparente) attivismo ma poca o nulla programmazione?

Il problema sono le elezioni. I politici vivono per le elezioni, programmano in base alla prossima scadenza elettorale (e a quel che dicono i sondaggi in vista della stessa). E ciò significa che più vicina è questa, più brevi sono le legislature o gli altri tipi di mandato, più diventa importante lavorare con l'ottica a quella e non ai risultati concreti (che richiedono tempo, quindi per il bene dei paesi richiederebbero che si evitasse di guardare alle prossime elezioni... mentre invece si è fatto proprio l'opposto accorciando addirittura la prospettiva tramite la politicizzazione e "nazionalizzazione" delle elezioni locali).
E le elezioni le vince non chi fa quel che è giusto e necessario fare, ma chi accontenta le masse.
Il problema grosso qui è però che per molti politici (e giornalisti...) la "massa" non è la popolazione, ma quella parte di popolazione che si fa sentire (che sia nelle piazze come i novax o mediaticamente come le conf di cui sopra è lo stesso).

Considerazione 3: Perché così poca considerazione per le tematiche del Long Covid?

Il Long Covid è come i progetti infrastrutturali o le riforme a lungo termine: i meriti pubblici (e quindi i dividendi politici) se li prenderanno coloro che saranno in carica quando il Long Covid avrà cure, quando le infrastrutture saranno finite e aperte, quando le riforme daranno frutti concreti.
Meriti (e dividendi politici) non se li prendono coloro che se ne occupano concretamente oggi e fanno partire gli studi per il Long Covid, i progetti per le infrastrutture, le leggi per le riforme.
Quindi chi glielo fa fare a questi ultimi a occuparsi di ciò che darà frutti dopo di loro, quando al loro posto ci sarà con ogni probabilità qualcun altro?

Considerazione 4: Perché i politici locali impediscono più di quelli nazionali una seria lotta al virus?

I politici locali in frangenti come quello attuale sono peggio di quelli nazionali, al di là della loro indole personale, in quanto soggetti in maniera più diretta, più esplicita alle pressioni delle varie categorie. E le pressioni nella maggioranza dei casi vengono dall'economia locale: più è "piccolo" il locale, più diretta è la pressione sull'amministratore.
Non si può pretendere che il sindaco del paesino di 1000 abitanti applichi con durezza e intransigenza regole per limitare il virus e non si può pretendere che il negoziante all'angolo pensi oltre gli incassi a breve termine del suo negozio, accetti sacrifici. Loro non possono pensare a lungo termine o riflettere sui grandi numeri.
Devono essere i governi centrali a imporre le regole e a fornire strumenti e risorse, devono essere i vertici nazionali delle associazioni di categoria a guidare i propri associati, a impedirgli di fare cazzate. Le decisioni in tempi di emergenza (come è la pandemia) devono essere prese centralizzate.
Già il livello Land/regione è troppo "locale" per molti interventi.
Però i vertici delle associazioni di categoria pensano a loro volta in piccolo, al guadagno immediato (più proprio che dei piccoli negozianti locali, comunque). E i governi ascoltano loro non scienziati ed esperti. Questi ultimi non portano voti, le conf sì.

Considerazione 5: Perché non si riconosce il legame tra pandemia e cambiamento climatico?

È vero, magari la catena di contagio che ha portato al Covid-19 non è legata al cambiamento climatico, almeno non direttamente, ma non possiamo trattare il problema pandemie e il problema cambiamento climatico separatamente.
Uno degli effetti del cambiamento climatico è lo scioglimento del permafrost e questo scioglimento porterà alla liberazione di virus e altri microorganismi ibernati da secoli o millenni. Virus e altro che non sono mai entrati prima in contatto con l'uomo e con gli animali odierni e contro cui questi quindi non hanno protezioni naturali. Di questo tema ne parlai già qui nell'aprile 2020.
E lo sfruttamento commerciale esasperato delle foreste pluviali è a sua volta legato a quanto sopra: prima in quanto la riduzione della superficie forestale pluviale accelera il cambiamento climatico e poi in quanto tale riduzione e l'avanzamento della "civiltà" in quei territori porterà sempre più uomini e animali domestici a contatto con virus e altro a noi sconosciuti, finora confinati ad angoli inaccessibili della foresta.
Ma riconoscere questi legami costringerebbe i governi e le organizzazioni sovranazionali a fare veramente qualcosa contro il cambiamento climatico... pestando i piedi ai potentati economici.

E potrei continuare. Da dire ce ne sarebbe. Tanto.

Saluti,

Mauro.

mercoledì 25 agosto 2021

Una lezione di matematica (immunologica)

Allora, oggi vorrei approfittare delle discussioni sul vaccino per il Covid19 per tenere una lezioncina di matematica.

Due premesse sono indispensabili.

1) La cosiddetta immunità di gregge (di cui si parla tanto e che i vaccini dovrebbero aiutarci a raggiungere) si ottiene quando una determinata percentuale della popolazione totale viene immunizzata mediante vaccinazione (in questa lezioncina trascureremo l'immunità ottenuta tramite malattia e successiva guarigione o quella naturale).

2) Nessun vaccino garantisce l'immunizzazione del 100% dei vaccinati (come nessun farmaco garantisce la guarigione dalla malattia per cui è usato al 100% dei suoi utilizzatori). Molti vaccini si avvicinano a questo 100%, ma nessuno lo raggiunge. Nella scienza (tutta, non solo in medicina) l'assoluto, il 100%, non esiste.

Partendo da queste premesse facciamo un po' di matematica partendo dai numeri che gli esperti del settore ci forniscono sul Covid (io vi parlo solo di numeri, di virus lascio parlare chi li ha studiati... ma studiati veramente, non su Google o dal verduraio sotto casa).

Per raggiungere l'immunità di gregge gli esperti parlano di necessità di vaccinare o immunizzare (capirete poi perché uso entrambi i termini anche se non sono sinonimi) il 90% della popolazione.
Non tutti concordano con questa percentuale, ma è quella citata dalla maggioranza degli esperti, quindi per la mia lezioncina userò questo 90%.
I vaccini poi hanno efficacia diversa tra loro, ma in questo nostro excursus usiamo quella del vaccino più diffuso, il Pfizer-BioNTech. Secondo gli studi pubblicati questo vaccino ha un'efficacia del 95%, cioè ogni 100 vaccinati, 95 risultano immunizzati.

Qui serve una terza premessa.
Io ho preso i numeri di cui sopra dalla letteratura scientifica, ma anche se questi numeri fossero errati per questo articolo non è importante: a me interessa farvi vedere come calcolare le percentuali relative a vaccinazioni e immunizzazioni. E il metodo di calcolo è indipendente dai numeri usati (ovviamente non sono da essi indipendenti i risultati del calcolo 😉).

Come visto nella seconda premessa vaccinato e immunizzato non sono sinonimi.
Quindi, se basta il 90% di vaccinati sulla popolazione totale per raggiungere l'immunità di gregge, significa che è sufficiente (e necessario) che il 95% di questo 90% sia immunizzato per ottenerla (ricordate il 95% di efficacia?).
Come calcoliamo il 95% di 90%?

Il calcolo da fare è il seguente (che è poi il modo di calcolare ogni quantità da una percentuale: si moltiplica la quantità assoluta - che in questo caso è a sua volta una percentuale, cioè il nostro 90 - per la percentuale che ci interessa e si divide per 100):

(95x90)/100.

Svolgendo i conti si ottiene 85,5.
Cioè: se basta vaccinare il 90% della popolazione per raggiungere l'immunità di gregge, significa che serve immunizzare l'85,5% della popolazione.

Se però, come ahimè spesso si dà per scontato, si parla di 90% di vaccinati ma si intende 90% di immunizzati (utilizzando perciò le due parole come sinonimi, quindi ora capite la puntualizzazione che ho fatto quasi all'inizio), il discorso cambia.
Servono in questo caso più vaccinati, visto che il nostro 90% è già il 95% dei vaccinati.
Che calcolo serve allora fare in questo caso per sapere che percentuale della popolazione totale va vaccinata per ottenere il 90% di immunizzati e quindi l'immunità di gregge?
In questo caso serve una proporzione: se 90(%) è il 95% dei vaccinati allora 90 sta a 95 come x (la quantità da trovare) sta a 100 (cioè la quantità totale). Cioè:

(90:95)=(x:100) o, in scrittura alternativa, (90/x)=(95/100).

Svolgendo i calcoli si ottiene x=94,7 (arrotondando alla prima cifra decimale).
Cioè, se per raggiungere l'immunità di gregge serve il 90% di immunizzati, bisogna vaccinare quasi il 95% della popolazione.

Buona matematica a tutti.

Saluti,

Mauro.

domenica 15 agosto 2021

La fuga dall'Afghanistan

Provo qui a mettere in testo unico, con qualche aggiunta, un thread che ho scritto stamattina su Twitter.

L'altro ieri al telegiornale si parlava di un possibile crollo dello Stato in Afghanistan.

Ma di che crollo si parla?
Uno Stato reale, esistente, può crollare. Non uno Stato di facciata, inesistente.
Quando mai è esistito lo Stato in Afghanistan?
Di nome, sì, è esistito, ma di fatto l'Afghanistan è sempre stato o diviso o occupato (sì, anche i Talebani sono di fatto un occupante, visto che si sono formati e organizzati in Pakistan).
Oltretutto l'Afghanistan nacque artificialmente come Stato cuscinetto tra l'India britannica e la Russia zarista, quindi il difetto è di nascita. Non si tratta di una novità.

Ma anche guardando l'attuale Stato, quello che la comunità internazionale riconosce come Afghanistan... non esiste.
Anche se i Talebani sparissero d'incanto, non rimarebbe uno Stato, un Afghanistan. Lo Stato non c'è. L'Afghanistan non esiste.
L'unica forza di unificazione negli ultimi vent'anni sono state le forze militari NATO.
Erano loro a essere presenti dappertutto. Erano loro a gestire o fornire i servizi essenziali. Non le istituzioni afghane.

Se l'Occidente avesse voluto creare qualcosa di stabile, di efficiente, non avrebbe dovuto insistere su uno Stato unitario, unico (tra l'altro, come accennato sopra creato artificialmente dai britannici nell'800) ma permettere e sostenere ufficialmente la formazione di Stati diversi e compatti (ufficialmente, visto che di fatto sono sempre esistiti).
Insistendo su una forma vuota è logico che questa crolli una volta che tu occupante sei scappato (sì, perché quella di USA e NATO è una vera e propria fuga, fatta alla svelta e quasi di soppiatto, senza un vero passaggio di consegne, non un ritiro ordinato e organizzato).

Sarebbe crollata anche senza Talebani.
Con meno violenza, probabilmente. Con meno profughi, forse. Con meno problemi per l'Occidente, di sicuro.
Ma sarebbe crollata comunque.

Però sotto un certo punto di vista sembra che la cosa fosse voluta.
Del resto perché avresti speso miliardi e miliardi di dollari ed euro per NON formare delle vere forze armate?
Hai speso e speso in addestramento, armi e mezzi e poi, alla prova del fuoco, queste forze armate, puff... si sciolgono come neve al sole.
Hai speso miliardi per formarle come? Per formarle a non combattere, a farsela addosso, a scappare?
Bella formazione!

O lo hai fatto di proposito? Non le hai formate di proposito?
È stata solo facciata e per qualche strana ragione non volevi uno Stato forte?

Perché uno Stato forte presuppone tra le altre cose forze armate efficienti. Magari non potenti, ma di sicuro efficienti.
Qui di efficienti sembrano esserci solo le scarpe che i militari afghani usano per scappare.

Ma forse... forse è tutto voluto per poter reintervenire un domani.
Magari con la scusa di frenare l'espansionismo cinese o quello russo.

Forse.

Saluti,

Mauro.

martedì 10 agosto 2021

Roma, Tokyo, le Olimpiadi e l'essere italiani

Noi italiani in una cosa ci distinguiamo sempre, siamo sempre al top: nel denigrare l'Italia stessa.

Anche quando l'Italia è ai vertici, anche quando l'Italia è da esempio, noi italiani (più degli stranieri) ci arrampichiamo sugli specchi pur di smontare, almeno come immagine, quanto di positivo sappiamo fare.
E, ovviamente, i successi olimpici non sfuggono a questa logica.

Per esempio Jacobs. OK, gli anglosassoni lanciano velate o meno velate accuse di doping... ma quanti italiani hanno fatto a gara per definirlo un fuoco di paglia, una meteora? Per dare meriti alla fortuna, alle eventuali assenze altrui, alle scarpe o a chissà cos'altro pur di non darli a lui?

Comunque la cosa che a me ha dato e dà più fastidio non è stato lo sminuire i risultati dei singoli (quello generalmente è in fondo solo l'invidia degli atleti da divano), ma tutte le sparate che ho letto e sentito da italiani contro il risultato complessivo (e che non sono una novità ogni volta che l'Italia fa qualcusa di buono nello sport o in qualsiasi altro campo).
In sostanza molti danno il merito dei podi italiani all'aumento delle discipline presenti, alcune definite "ridicole" (ho letto anche altre "ragioni" secondo cui il risultato di Tokyo in realtà sarebbe "finto", nulla di cui andare orgogliosi, ma questa è la principale, la più gettonata). E si fa il confronto tra Roma 1960 (36 medaglie totali) e Tokyo 2020 (40 medaglie totali).

Inciso A parte che a Tokyo, per esempio, metà degli ori sono venuti dall'atletica leggera... disciplina da sempre presente e non accusabile certo di essere di nicchia o solo di moda. Inciso chiuso

A parte quanto scritto nell'inciso, si dimentica una differenza fondamentale tra le due Olimpiadi, anzi si fa cherry picking delle differenze tra Roma e Tokyo. A Roma 1960 c'erano meno discipline, meno gare che a Tokyo 2020? Vero, nessuno in buona fede lo può negare.
Però a Tokyo 2020 c'erano più paesi partecipanti, più atleti e - soprattutto - più paesi che che potevano presentare atleti di alto livello. La concorrenza era più ampia e più qualificata che a Roma 1960.

E allora? Abbiamo fatto meglio o peggio?

Sì, avete capito il punto: chi fa un confronto del genere fa solo un confronto idiota e insensato, sia che consideri superiore il risultato di Roma che quello di Tokyo. Roma puoi confrontarla con Melbourne 1956 o Tokyo 1964 (non 2020!).
Tokyo 2020 puoi confrontarlo con Londra 2012 o Rio 2016 (e tali confronti fanno pesare tantissimo in positivo le medaglie di Tokyo 2020, altro che palle). Ma non puoi confrontarlo con sessant'anni fa.

Insomma, mentre i tifosi e la stampa nei paesi normali fanno i salti mortali pur di esaltare anche una singola striminzita medaglia, in Italia si fanno i salti mortali per sminuirne 40.

E comunque, sì, a Tokyo è stata grand'Italia!

Saluti,

Mauro.

domenica 1 agosto 2021

A zonzo per Amberg

Ad Amberg c'è un San Francesco metallurgico...


Puoi pernottare in galera (senza condanna, ma poi ti presentano il conto)...


E i gommoni sono un po' pesanti...


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui l'elenco completo degli "A zonzo per...".