L'errore che in questo momento mezza Italia sta facendo è quello di credere che Foodora se ne vada dall'Italia a causa del decreto Di Maio, alias decreto dignità.
E giù a dire "prima guadagnavano poco, ora non guadagnano nulla" e amenità simili.
Guardate, dimentichiamo per un attimo se detto decreto sia buono o cattivo, fatto bene o fatto male. Dimentichiamolo, tanto con Foodora non c'entra nulla.
Credete che un'azienda come Foodora si lasci spaventare da un decreto se vede che il mercato è promettente e redditizio? Ma non scherziamo.
Se il mercato è promettente e redditizio l'azienda o si adatta o fa studiare ai propri legali modi di aggirare il decreto. Non è che se ne va e basta. Quello lo farebbe solo se il decreto dovesse imporre una parziale nazionalizzazione o la presenza di esponenti del governo nella dirigenza.
Non per niente Foodora insieme a quello italiano sta lasciando anche altri mercati: Australia, Paesi Bassi e Francia. E non ditemi che le legislazioni australiana e soprattutto olandese siano nemiche delle aziende e dei "nuovi" lavori. Quello al massimo vale per quella francese.
Ergo: Foodora dall'Italia se ne va perché il mercato italiano non è sufficientemente redditizio. E se ne sarebbe andata comunque. Forse un po' più tardi, ma comunque.
Del resto aveva già dichiarato che in Italia c'era troppa concorrenza... non mi pare che la concorrenza l'abbia introdotta il decreto (anzi, il decreto rischiava addirittura di ridurla... anche se non in maniera sana e positiva per la clientela).
Quello che Di Maio col suo decreto ha fatto non è stato far scappare Foodora, bensì salvare l'immagine di Foodora.
Infatti tutti ora danno la colpa a Di Maio.
E chiudono gli occhi sulle politiche aziendali di Foodora.
Ergo, Di Maio ha fatto un favore a Foodora.
Saluti,
Mauro.
(2, 4, 4, 1, 3, 5)
1 ora fa
Be', l'informazione che visto io in TV questa volta è stata chiara e ha specificato che Foodora lasciava anche Francia, Olanda (eh, mica si può pretendere dicessero Paesi bassi) e Australia.
RispondiEliminaLo so, hai ragione, ma in rete (non solo sui social) il messaggio che passa è un altro.
EliminaDa una parte chi attacca Di Maio perché a chi guadagnava poco ha tolto anche quel poco (lectio PD).
Dall'altra chi lo esalta perché non si è piegato allo sporco sfruttatore e lo ha messo in fuga (lectio M5S).
La Lega per stavolta sembra fare da spettatrice.