Vorrei raccontarvi due storie. Due storie che non conoscete (a meno di non vivere in determinate zone di Svizzera, Austria e Germania). Due storie che in fondo sono, almeno in parte, la stessa storia.
Ma prima di raccontarvele voglio farvi una domanda: secondo voi la schiavitù in Europa centrale e occidentale quando è stata abolita?
No, non sto parlando dello sfruttamento, del lavoro nero, di situazioni illegali o di cose simili.
Sto parlando di schiavitù legale (anche se non ufficialmente definita così).
La maggioranza di voi mi risponderà in qualche momento del '600 o del '700.
I più pessimisti diranno che in alcune zone magari è durata fino a metà o addirittura fine '800.
Bene, siete tutti ottimisti. È durata fino a '900 ben inoltrato.
Sedetevi comodi e fatevi raccontare la storia degli Schwabenkinder (letteralmente: bambini svevi) e quella dei Verdingkinder (letteralmente: bambini mandati a lavorare).
Non sono storie per stomaci deboli, però, anche se io non userò né immagini né espressioni forti. Sappiatelo.
Partiamo dagli Schwabenkinder.
A partire dal sedicesimo secolo è documentato che bambini da famiglie e zone povere dell'Austria e della Svizzera intraprendevano il cammino verso la Svevia (regione a cavallo tra gli odierni Baden-Württemberg e Baviera, ma la parte più pregnante per la nostra storia è quella nel Württemberg) con lunghe e faticose marce, spesso guidati da sacerdoti che si facevano garanti del buon successo della cosa.
Ma perché questi bambini venivano mandati in Svevia?
Per lavorare nei campi e nelle stalle come forza lavoro a basso costo. La Svevia, in particolare la parte nel Württemberg, era allora ricca, contrariamente alle zone rurali della Svizzera e alle parti occidentali dell'Austria.
Il problema non è solo che si trattasse di lavoro infantile (cosa purtroppo ai tempi molto diffusa in tutta Europa), ma era il modo in cui questi bambini venivano reclutati: nei Kindermärkte (letteralmente: mercati dei bambini).
Dopo la marcia di molti chilometri e giorni attraverso i vari paesi questi bambini arrivavano nel sud della Svevia, dove venivano legalmente "messi all'asta" in mercati che ricordavano in tutto e per tutto i mercati degli schiavi come ce li immaginiamo negli USA prima della guerra di Secessione.
In questi mercati (il principale dei quali era a Friedrichshafen e generalmente si tenevano nella festa di San Giuseppe, il 19 marzo) i bambini venivano "affidati" ad allevatori e latifondisti con cui l'accompagnatore (spesso un sacerdote, come scritto sopra) trattava il prezzo.
Era una schiavitù temporanea, visto che tra ottobre e novembre i bambini tornavano a casa (del resto in inverno nei campi c'era poco da fare e quindi per le stalle bastavano i membri della famiglia e i dipendenti fissi), però in quei mesi era vera e propria schiavitù e i bambini tornavano a casa solo con un cambio d'abiti e pochi spiccioli di ricompensa.
In realtà ai tempi esisteva già nei paesi in questione l'obbligo scolastico... ma i paesi di partenza "liberavano" questi bambini da detto obbligo e nei paesi d'arrivo l'obbligo non valeva per i bambini stranieri.
Infatti, anche se i Kindermärkte vennero chiusi nel 1915, il fenomeno regredì e poi finì solo a partire dal 1921, quando nel Württemberg venne imposto l'obbligo scolastico anche per i bambini stranieri. Infatti ad allevatori e latifondisti a quel punto quei bambini non convenivano più, se dovevano passare tempo a scuola e non essere sempre disponibili per il lavoro.
Così poteva apparire (anche se l'immagine è in realtà un po' troppo romantica) uno di questi mercati:
Veniamo ora ai Verdingkinder.
Questa è una storia interna svizzera. Una storia di Stato. Anche se con tante comunanze e somiglianze con la storia che vi ho raccontato sopra.
A partire dall'800 in Svizzera i bambini orfani o di genitori singoli o separati (ma talvolta anche solo bambini di famiglie povere o senza fissa dimora, anche se con entrambi i genitori presenti) venivano dati via dalle famiglie stesse o portati via d'ufficio dallo Stato e quindi offerti in vendita a chi fosse interessato nei cosiddetti Verdingmärkte (letteralmente: mercati dei mandati al lavoro).
C'erano diversi metodi di assegnazione di questi bambini, ma comunque venivano venduti/comprati come forza lavoro a basso costo e trattati come schiavi o servi della gleba.
In teoria c'erano leggi per proteggere questi bambini dai maltrattamenti a cui spesso erano soggetti (anche se le autorità chiudevano volentieri un occhio), ma lo sfruttamento in stile schiavistico era legale.
Prima ho scritto "a partire dall'800" ma non vi ho detto fino a quando si è protratta questa storia. Si è protratta fino agli anni '60/'70 del '900, anche se negli ultimi anni in maniera sotterranea, non ufficiale. Anni '60/'70. Gli anni in cui sono nato io.
Qui la testimonianza di un Verdingkind (in tedesco, purtroppo).
Storie simili ci sono state anche in Svezia e in Gran Bretagna (magari anche altrove, io cito solo ciò che conosco), ma non mi risulta si siano protratte nel tempo come le due di cui vi ho raccontato.
Negli ultimi anni in Svizzera c'è stata una presa di coscienza sui Verdingkinder, quindi in rete si trova molto materiale. Su YouTube trovate anche documentari e interviste sul tema.
Sugli Schwabenkinder, anche per ragioni temporali (ma non solo), si trova meno, ma comunque un po' di materiale c'è.
Sono storie finite, almeno in Europa, che si spera che non si ripetano, ma che non vanno dimenticate.
Perché se le dimentichiamo apriamo le porte al loro ritorno.
Saluti,
Mauro.