No, non temete, non sono diventato un liberista reazionario fascistoide (generalmente i lobbisti vengono visti così nel pensare comune) :-)
Però a me piace guardare la sostanza delle cose, non fermarmi a luoghi comuni e slogan.
E oggi ho ascoltato in radio un servizio che parlava delle lobbies a Bruxelles e del loro rapporto con le istituzioni europee.
E, anche se non lo diceva esplicitamente, era chiaro che gli autori del servizio vedevano nelle lobbies il male, un rischio per la democrazia e la legalità.
Bene prima di tutto cerchiamo di vedere cos'è una lobby e cosa fa.
Una lobby (altrimenti detta gruppo di pressione) è, detto terra terra, un'unione di persone o società o entrambe che hanno interessi comuni e che ritengono più importante - almeno in determinate situazioni - il lottare insieme per questi interessi piuttosto che il farsi concorrenza.
Per raggiungere detto obiettivo la lobby può usare vari mezzi legali (del fatto che molte lobbies usino anche mezzi illegali ne parleremo dopo), facendo pressioni su partiti o governi, proponendo modifiche alla legislazione, organizzando manifestazioni, conferenze, think tanks e quant'altro, cercando il rapporto personale col legislatore, magari spingendo propri candidati nelle varie elezioni e altro ancora.
Tutto questo è perfettamente legale e lecito, anche se talvolta antipatico.
Del resto... se ci pensate bene descrivendo il motivo d'essere e il modus operandi delle lobbies, altro non ho fatto che descrivere il motivo d'essere e il modus operandi di associazioni che (quasi) tutti noi riteniamo legittime o addirittura utili e che si chiamano sindacati, confederazioni industriali, confederazioni del commercio e simili (e, se ci pensate ancora meglio, ciò vale anche per tutte le associazioni che difendono i diritti delle minoranze, degli omosessuali o di chichessia).
In fondo sindacati, Confindustria e compagnia bella altro non sono che lobbies che hanno ottenuto l'accettazione dell'opinione pubblica.
Noi possiamo pensare che queste operino male, non siano gestite bene o che abbiano chissà quali altri difetti... ma pochissimi di noi ne negherebbero la legittimità, il diritto a operare.
Però lo facciamo con le lobbies. Perché?
A mio parere i motivi sono due. Uno giusto e uno sbagliato.
Quello sbagliato è che si è creata la leggenda metropolitana che le lobbies siano organizzazioni semisegrete, quasi clandestine, che lavorano per instaurare un nuovo ordine mondiale.
Non è così, anche perché per instaurare un nuovo ordine mondiale le lobbies dovrebbero allearsi tra loro, mentre spesso sono in concorrenza, anche aspra.
Per rimettere le cose a posto servirebbe del giornalismo onesto che parli di più e più obiettivamente di questi temi (invece la maggioranza dei giornalisti è o contro a priori o al contrario succube delle lobbies).
Il motivo giusto (e qui mi ricollego al discorso mezzi legali/illegali iniziato sopra) è che molte lobbies (non tutte, per fortuna) per difendere gli interessi dei propri membri non si fermano davanti all'uso di mezzi illegali, come corruzione, falsificazione di dati, produzione di notizie false e simili.
Questa è una cosa da combattere, sono il primo a sostenerlo. Ma combattere le illegalità commesse dalle lobbies non significa condannare a priori le stesse (che tra l'altro spesso sono utili perché forniscono competenze non necessariamente presenti nella politica... anche se la politica avrebbe il dovere di usare queste competenze in maniera molto critica).
Quello che serve - e che almeno in Europa non esiste concretamente - è una regolamentazione dell'oggetto "lobby" che consenta alle autorità politiche e giudiziarie di controllarle meglio.
Tutto qui.
Perché se andiamo contro le lobby per partito preso, allora dobbiamo combattere anche sindacati, Confindustria, Confcommercio, associazioni in difesa dei diritti, eccetera, eccetera.
Saluti,
Mauro.
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4 minuti fa
Intanto, il fatto che la lobby (o gruppo di pressione, o CARTELLO) riunisca persone o società che, invece di farsi concorrenza, decidono di lottare insieme per interessi comuni, a me sembra l'antitesi di quella libera concorrenza che è il cuore del sistema capitalistico, che avrebbe, tra i suoi teorici benefici, proprio quello di promuovere la concorrenza favorendo il consumatore finale, invece di inchiappettarlo come regolarmente avviene (o almeno, questo viene sbandiereato come uno dei principali benefici).
RispondiEliminaSono sempre in pochi che si mettono d'accordo tra di loro per realizzare dei monopoli di fatto, a beneficio loro esclusivo e a completo scapito di chi da loro si serve, ed avviene praticamente in tutti i campi, basta guardare dove spendiamo i soldi, sono quasi tutti dei monopoli di fatto (teoricamente sono aziende in concorrenza, in pratica non sono mai più di sei-sette soggetti a dominare il 99% del marcato, e in pochi è sempre più facile mettersi tutti d'accordo). Mi limito a citare i settori che mi vengono im mente, ma praticamente la cosa riguarda ogni cosa in cui la maggior parte della gente butta il sudato stipendio: automobili, benzina, telefonia, cibo (e sì, i supermercati diversi sono a decine, ma si riforniscono dai soliti 6-7 soggetti, cioè quelli che vanno dal contadino e gli dicono: quanto te li pagavo i pomodori l'anno scorso? 10 cent? Quest'anno te ne posso dare 8, non troverai un'offerta migliore, o così o pomì), energia elettrica, gas, medicine (il farmaco generico è stata un'imposizione, fosse stato per le case farmaceutiche i brevetti potevano durare secoli, anzi, nemmeno ce n'era bisogno), non parliamo poi di internet, e chi più ne ha più ne metta.
Forse in Germania la cosa sarà meno evidente, ma nella mafiocrazia italiana è praticamente impossibile sfuggire a queste reti gonfia-prezzi conducendo una vita "normale". Infatti abbiamo i servizi peggiori al costo più alto, alla faccia del liberismo.
Molto diverso mi sembra, invece, il caso dei sindacati, dove in pochi si arrogano il diritto di prendere le difese dei molti che decidono di aderire, senza garanzia alcuna che questo effettivamente avvenga, come infatti è successo: che i sindacati abbiano difeso i diritti dei lavoratori, negli ultimi vent'anni, è invenzione pura, la realtà è che se li sono via via svenduti.
Il meccanismo è semplice e sempre uguale: quando si è in pochi ci si mette sempre d'accordo, e se qualcuno non ci dovesse stare (raro, ma capita) il modo di fargli cambiare idea si trova sempre; in tanti questo tipo di difesa non c'è, subentra la sindrome del gregge di pecore, alle quali l'essere umano assomiglia più di quanto non creda.