Negli ultimi giorni ha fatto notizia quanto successo in Romagna, dove il Fisco si è mosso contro le prostitute della zona per ragioni, appunto, fiscali. E si è reso conto che gli strumenti a sua disposizione sono in fondo armi spuntate in questo caso.
Al di là di armi spuntate o meno... dopo questa iniziativa del Fisco si è alzata un sacco di polvere. E di ignoranza.
Da una parte chi pretende la legalizzazione della prostituzione.
Dall'altra parte chi pretende un inasprimento delle pene contro la prostituzione.
In mezzo una piccola minoranza che chiede "solo" una regolamentazione della prostituzione.
Chi ha ragione?
Dal punto di vista morale mi astengo, non perché io non abbia le mie idee, ma perché non è il tema di questo articolo.
Dal punto di vista legale... la piccola minoranza ha ragione.
Mi spiego meglio.
Il reato di prostituzione in Italia non esiste. Leggetevi pure tutti i codici... quello penale, quello civile, quello penale militare, qualsiasi altro codice italiano possa esistere... non troverete il reato di prostituzione.
Quindi coloro che si prostituiscono non commettono nessun reato.
Ora voi mi direte... e allora tutte le retate che colpiscono le prostitute e chi le "protegge"?
Allora, per quanto riguarda chi le "protegge"... prostituzione è una cosa, sfruttamento della stessa un'altra. E quest'ultimo è reato, eccome se lo è.
Per quanto riguarda le prostitute (uso il termine femminile in quanto purtroppo abituale, ma il discorso vale anche per prostituti maschi o per trans o altro)... il problema lo hanno quelle che esercitano per strada: in Italia la prostituzione non è reato, ma l'adescamento sì.
E infatti quelle che vengono processate ed eventualmente condannate lo sono per il reato di adescamento (che non ha necessariamente a che fare con i soldi... teoricamente anche una che per strada mi vedesse, decidesse che io sono un uomo di suo gradimento e facesse di tutto per convincermi ad andare a letto con lei per suo puro piacere, senza che ci siano soldi in gioco, potrebbe essere condannata per adescamento).
Ma allora, se la prostituzione è legale perché non può essere esercitata come ogni altra professione, tasse comprese?
Il problema è la vecchia legge Merlin, che nel 1958 decretò la chiusura delle cosiddette case di tolleranza, alias bordelli.
Il problema è che detta legge dichiarò illegali appunto i bordelli, ma non disse nulla sulla prostituzione in sé, non la mise fuorilegge ma neanche la regolamentò. E nei 57 anni da allora passati nessuna altra legge se ne è occupata.
Cosa significa ciò?
Che la prostituzione è legale (quindi chi dice di volerla legalizzare non sa di cosa parla e chi dice di voler aumentare le pene forse dovrebbe capire che è un po' difficile aumentare le pene per cose che, essendo legali, non sono sottoposte a pene) ma che non è regolamentata come le altre professioni.
Senza una regolamentazione ufficiale è difficile (eufemismo) poter regolare tasse, contributi pensionistici, mutualistici o altro.
E da 57 anni manca in Italia una regolamentazione per una professione che (indipendentemente da ogni possibile giudizio morale) è legale.
E pensare che prima che arrivasse quella bigotta della Lina Merlin eravamo quasi all'avanguardia in Europa.
Saluti,
Mauro.
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