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martedì 23 aprile 2024

Il monologo di Scurati

Condividendone i contenuti e odiando la censura, pubblico anch'io l'ormai famoso monologo di Antonio Scurati per il 25 Aprile.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui la versione in tedesco.

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Lo attesero sottocasa in cinque, tutti squadristi venuti da Milano, professionisti della violenza assoldati dai più stretti collaboratori di Benito Mussolini. L’onorevole Matteotti, il segretario del Partito Socialista Unitario, l’ultimo che in Parlamento ancora si opponeva a viso aperto alla dittatura fascista, fu sequestrato in pieno centro di Roma, in pieno giorno, alla luce del sole. Si batté fino all’ultimo, come lottato aveva per tutta la vita. Lo pugnalarono a morte, poi ne scempiarono il cadavere. Lo piegarono su se stesso per poterlo ficcare dentro una fossa scavata malamente con una lima da fabbro.

Mussolini fu immediatamente informato. Oltre che del delitto, si macchiò dell’infamia di giurare alla vedova che avrebbe fatto tutto il possibile per riportarle il marito. Mentre giurava, il Duce del fascismo teneva i documenti insanguinati della vittima nel cassetto della sua scrivania.
In questa nostra falsa primavera, però, non si commemora soltanto l’omicidio politico di Matteotti; si commemorano anche le stragi nazifasciste perpetrate dalle SS tedesche, con la complicità e la collaborazione dei fascisti italiani, nel 1944.

Fosse Ardeatine, Sant’Anna di Stazzema, Marzabotto. Sono soltanto alcuni dei luoghi nei quali i demoniaci alleati di Mussolini massacrarono a sangue freddo migliaia di inermi civili italiani. Tra di essi centinaia di bambini e perfino di infanti. Molti furono addirittura arsi vivi, alcuni decapitati.
Queste due concomitanti ricorrenze luttuose – primavera del ’24, primavera del ’44 – proclamano che il fascismo è stato lungo tutta la sua esistenza storica – non soltanto alla fine o occasionalmente – un irredimibile fenomeno di sistematica violenza politica omicida e stragista. Lo riconosceranno, una buona volta, gli eredi di quella storia?

Tutto, purtroppo, lascia pensare che non sarà così. Il gruppo dirigente post-fascista, vinte le elezioni nell’ottobre del 2022, aveva davanti a sé due strade: ripudiare il suo passato neo-fascista oppure cercare di riscrivere la storia. Ha indubbiamente imboccato la seconda via.
Dopo aver evitato l’argomento in campagna elettorale, la Presidente del Consiglio, quando costretta ad affrontarlo dagli anniversari storici, si è pervicacemente attenuta alla linea ideologica della sua cultura neofascista di provenienza: ha preso le distanze dalle efferatezze indifendibili perpetrate dal regime (la persecuzione degli ebrei) senza mai ripudiare nel suo insieme l’esperienza fascista, ha scaricato sui soli nazisti le stragi compiute con la complicità dei fascisti repubblichini, infine ha disconosciuto il ruolo fondamentale della Resistenza nella rinascita italiana (fino al punto di non nominare mai la parola “antifascismo” in occasione del 25 aprile 2023).

Mentre vi parlo, siamo di nuovo alla vigilia dell’anniversario della Liberazione dal nazifascismo. La parola che la Presidente del Consiglio si rifiutò di pronunciare palpiterà ancora sulle labbra riconoscenti di tutti i sinceri democratici, siano essi di sinistra, di centro o di destra. Finché quella parola – antifascismo – non sarà pronunciata da chi ci governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana.

sabato 8 luglio 2023

Non si bruciano i libri

Da un po' di giorni si parla molto dell'atto di Salwan Momika, rifugiato iracheno in Svezia.
Questi, a Stoccolma, ha strofinato pancetta su un Corano, lo ha calpestato e poi ne ha bruciato alcune pagine.

Ora, che a livello politico le reazioni nel mondo islamico siano state esagerate, assurde è palese, essendo per di più l'atto di un singolo individuo.
Comunque a livello di considerazioni politiche avete letture più che a sufficienza in rete, sia pro che contro. Non ci aggiungo le mie. A questo punto sarebbe solo aggiungere rumore al rumore.

Però una cosa posso e voglio dirla.

Io posso capire lo stato d'animo di Momika, la sua frustrazione, al limite anche il suo odio.
Non so cosa abbia subito in Iraq e dagli islamisti, ma di sicuro nulla di piacevole né di giustificabile o di accettabile.
Io posso capire... ma i libri non si bruciano.

Bruciare un libro significa voler tappare la bocca a chi quel libro lo ha scritto e a chi lo legge.
Quando bruci un libro (che sia un testo religioso, politico, letterario o qualsiasi altra cosa) commetti un atto di censura, di repressione, perché vuoi mettere a tacere quel libro e chi lo legge.

Se bruci un libro, anche il peggiore e più pericoloso dei libri, sei un intollerante quanto quelli che combatti. Se quel libro è pericoloso, negativo ne combatti i contenuti con gli argomenti, non con le fiamme. Soprattutto quando non sei più sul posto, ma vivi in un paese sicuro.
Se usi le fiamme significa che se tu dovessi andare al potere al posto dei tuoi nemici li opprimeresti come loro hanno oppresso te.
L'unica differenza sarebbe l'inversione dei ruoli tra persecutori e perseguitati.

Perché...

[...], dort wo man Bücher
Vebrennt, verbrennt man auch am Ende Menschen.

[...], dove si bruciano i libri,
alla fine si bruciano anche gli uomini.

(Heinrich Heine, "Almansor", versi 243-4)

Saluti,

Mauro.

martedì 12 gennaio 2021

La "censura" dei social networks contro Trump

Non serve che vi racconti che Trump è stato bannato da alcuni social networks. Ne avete letto tutti.
Voglio però fare alcune riflessioni per stimolare una discussione seria, al di là dell'essere d'accordo col ban di cui sopra o meno.
Voglio darvi da pensare, non darvi delle risposte.

La prima cosa da osservare è che una qualsiasi azienda, come sono Twitter o Facebook, ha il diritto di stabilire le proprie condizioni di utilizzo (fino a che ovviamente non confliggono con le leggi dei paesi in cui operano, in particolare del paese in cui hanno sede legale). E in base a queste condizioni di utilizzo hanno il diritto di fornire o negare i propri servizi.

Seconda cosa. Come già stabilito da vari tribunali in giro per il mondo, aziende con miliardi di utilizzatori come quelle che gestiscono i social networks hanno ovviamente, a causa del loro impatto sull'opinione pubblica, doveri un po' diversi da quelli di un'azienda privata media. Per loro l'asticella sta ovviamente un po' più in alto. Ma ciò comunque non fa di loro istituzioni pubbliche. Non possiamo valutarle come valutiamo un ente pubblico.

Terza cosa. Non è stato bannato il profilo del presidente degli Stati Uniti d'America. È stato bannato il profilo privato di Donald Trump (esempio per quanto riguarda Twitter: @POTUS è perfettamente visibile, @realdonaldtrump no... e il fatto che fosse account verificato non conta nulla... lo era da ben prima che diventasse presidente).

Il vero problema dei social networks non è comunque che abbiano bannato Trump: è che bannino arbitrariamente, ignorando le proprie stesse condizioni di utilizzo. Vero che se incita alla violenza Trump ha un effetto molto maggiore che se lo faccia io. Ma in base alle condizioni di utilizzo (che noi accettiamo nel momento stesso in cui ci iscriviamo) andremmo bannati allo stesso modo (e oltretutto in base alle stesse Trump avrebbe dovuto essere bannato da anni... ma Trump portava click e quindi guadagni).

Saluti,

Mauro.

giovedì 12 aprile 2018

Rispettare il diritto di parola

La tentazione della censura è purtroppo trasversale, anzi universale.

Gli unici che rispettano veramente il diritto di parola e combattono (nei fatti, non solo a parole) la sua negazione sono quelli che sono troppo deboli per negare detto diritto.
E che quindi non potrebbero farsi sentire se non esistesse.

Quando questi deboli diventano forti, non combattono più (nei fatti, a parole magari sì).

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Pubblicato in origine (in versione ridotta) come commento a questo articolo di Shevathas.

venerdì 16 febbraio 2018

Le percentuali e l'assenza di cultura matematica - La censura del Post

Qualche giorno fa vi raccontai qui di una figuraccia matematica del Post.

Feci notare a quelli del Post la cosa anche in un commento all'articolo stesso sul loro sito.
Ma sorpresa... censura.
Sono stati pubblicati un sacco di commenti, alcuni anche idioti e un po' volgari, ma il mio no. E neanche quello successivo in cui chiedevo spiegazioni.

E no, non era un commento volgare: in passato il Post ha pubblicato commenti molto più "coloriti" (anche miei, sono sincero).
E no, non c'entra che avessi messo nel commento un link al mio blog: in passato il Post ha accettato senza problemi commenti con link al mio blog.
E no, non c'entra che li contestavo: su altri argomenti il Post accetta senza batter ciglio contestazioni.

Però fargli notare una cazzata matematica (spiegando anche didatticamente come andrebbero fatti i conti, quindi rendendo tutto sommato un servizio ai lettori) non si può.
La matematica corretta? Non sia mai!

Ah, un'altra cosa: all'articolo in questione il Post ha chiuso i commenti in pochi giorni... cosa per lo meno anomala se non forse addirittura una première.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
E ovviamente l'errore non è stato corretto, come lo screenshot preso oggi mostra:

La puntata seguente:
Il Post ha corretto

venerdì 19 giugno 2015

Il casino col pedaggio in Germania - 3 (e la censura del Fatto Quotidiano)

Ricorderete che già due volte vi ho parlato dell'introduzione del pedaggio autostradale in Germania per le automobili: qui e qui.

Ora finalmente l'Europa è intervenuta e ha aperto una procedura d'infrazione contro la Germania.
La prima risposta del governo tedesco è stata quella di rinviare ulteriormente l'introduzione del pedaggio. Non più 2015 (come originariamente previsto) o 2016 (come poi deciso per ragioni "tecniche"), bensì 2017.

Intanto aspettiamo la sentenza dell'Europa.

Nel frattempo credo possa interessarvi il commento che ho scritto oggi all'articolo pubblicato in proposito dal Fatto Quotidiano (non che il Fatto abbia scritto un articolo particolarmente buono o particolarmente cattivo... ma è stato il primo che ho letto, avrei risposto lo stesso su altri quotidiani).

Io sono italiano ma vivo in Germania, quindi sarei uno dei "beneficiati" (visto che per risparmiarsi il pedaggio non serve essere cittadini tedeschi, ma residenti in Germania, anzi aver l'auto immatricolata in Germania).
E dico due cose:
1) Questo pedaggio è uno scandalo;
2) Il pedaggio in Germania deve essere introdotto.

Contraddizione? No: il pedaggio di fatto solo per gli stranieri è una stronzata delinquenziale, indipendentemente da ciò che deciderà l'Europa.
Però le infrastrutture stradali e autostradali (ma anche molte ferroviarie, ma questa è un'altra storia che non c'entra col pedaggio) tedesche sono in una condizione penosa, da vent'anni (se non di più) solo manutenzione di facciata, autostrade allargate a tre-quattro corsie, ma senza sanare le due originarie (il cui substrato somiglia più a stracchino che ad asfalto o cemento), nuove corsie costruite con materiali già vecchi, ponti soprattutto in condizioni pericolose (un sacco di ponti - anche autostradali - tedeschi sono proibiti al traffico pesante in quanto i TIR rischierebbero di farli crollare). Eccetera, eccetera.

Quindi il pedaggio è necessario per avere i fondi per, almeno, risolvere i problemi più urgenti (visto che lo stato delle strade e autostrade non è solo un pericolo, ma danneggia anche l'economia: giri più lunghi per i trasporti pesanti con aumento di costi e di code, quindi provocando aumenti di costi e tempi anche per il traffico leggero).
Ma è necessario un pedaggio per tutti. Auto tedesche comprese.

E non solo per ragioni di giustizia, ma anche di pragmaticità: se il pedaggio lo pagassero solo le auto straniere, i fondi così raccolti servirebbero solo a fare un po' di cosmetica. Non basterebbero per interventi seri (e necessari!).
Se alla fine il pedaggio verrà introdotto nella forma prevista o simili (e voluta, guarda caso, soprattutto dai bavaresi... gli altri tedeschi magari non parlano contro, ma comunque storcono il naso) io probabilmente venderò l'auto... così lo stato tedesco perderà anche quei soldi che otterrebbe da me con tasse, accise sui carburanti, ecc.
E molti cittadini stranieri con auto immatricolata in Germania (ma anche alcuni tedeschi per solidarietà) stanno pensando la stessa cosa (certo, se poi lo faranno veramente sta scritto su un'altra pagina... non sempre il comportamento effettivo poi corrisponde alle dichiarazioni d'intenti).

Per quanto riguarda l'esempio portato da Dobrindt sul comune austriaco che risparmia rispetto non solo agli stranieri ma anche rispetto ad altri austriaci... dimostra solo l'ignoranza (o ipocrisia?) di Dobrindt stesso... agevolazioni per residenti degli immediati dintorni sono un discorso diverso da un pedaggio solo per stranieri (che di fatto corrisponderebbe a un tassa d'entrata, quindi a una limitazione occulta di Schengen).
Esistono in tutta Europa (anzi, in tutto il mondo) località raggiungibili solo con difficoltà o non in grado di accogliere troppo traffico (o dove chi ci vive ha passaggi obbligati mentre chi solo attraversa può scegliere altri percorsi), dove vi sono "pedaggi" per chi arriva da fuori, ma non per i residenti.
Non mi pare che la Germania sia raggiungibile con difficoltà o non sia (manutenzione mancante a parte) in grado di accogliere troppo traffico.


Interessante è che il Fatto Quotidiano ha rimosso il commento.
Sul sito non lo trovate, in quanto rimosso (e dato che il Fatto si affida a Disqus, quindi i rifiuti e le rimozioni non sono facilmente documentabili, io posso vedere cosa è successo col mio commento, ma salvarlo in versione poi pubblicabile non è altrettanto semplice).

Comunque, perché ciò? Chiaramente non ho ricevuto motivazioni... ma i fatti sono comunque chiari: ho criticato la Germania, non l'Italia. E per il Fatto (e non solo) sono accettabili solo commenti che - anche quando l'Italia non c'entra - contengano almeno una critica all'Italia e mettano in buona luce l'estero. L'opposto merita solo censura.

Secondo voi il mio commento era da censurare/cancellare?
Oppure, se considerato sbagliato, non si sarebbero potuti portare argomenti per contestarlo?
Ma argomentare è difficile, cancellare facile...

Saluti,

Mauro.

P.S.:
"Stranamente" dopo le mie accuse di censura (sia qui sopra che sul Fatto Quotidiano stesso) il mio commento prima "rimosso" (come testimoniato da Disqus, che gestisce i commenti del Fatto Quotidiano) ora è incredibilmente visibile.