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martedì 10 dicembre 2024

Rivolte, libertà e prigioni

Una cosa che capita in (quasi) tutti i cambi di potere armati tipo quello attuale in Siria è l'apertura delle prigioni. Viene sempre o quasi applaudita come un esempio di libertà, in quanto vengono liberati i perseguitati politici (o etnici, religiosi o altro). Ma non è proprio così. Sì, nelle dittature sono imprigionati spesso e volentieri oppositori o rappresentanti di minoranze o comunque persone viste come avversarie del regime. E queste persone sono imprigionate contro ogni diritto, vero. Verissimo. Però pure nelle dittature si trovano in prigione anche (spesso soprattutto) normali criminali, talvolta veramente pericolosi. Esattamente come nelle democrazie (solo che nelle democrazie ci sono solo loro, o al massimo le vittime di errori giudiziari, non oppositori). Quindi aprire le prigioni significa anche liberare i criminali. Se i nuovi possessori del potere fossero veramente interessati alla libertà e alla democrazia valuterebbero ogni singolo caso, ogni singolo carcerato, non aprirebbero le carceri indiscriminatamente.

Saluti,

Mauro.

venerdì 11 febbraio 2022

Io non vi voglio male, ma voi volete farvi voler male

Io non vi voglio male... ma se continuate a seguire e a diffondere le pseudoscienze non posso che bastonarvi.

E più credete a oroscopi, omeopatia, vaccini che provocano l'autismo e simili fregnacce più vi bastono.

Libertà di opinione non è libertà di sparare cazzate, come pensate voi.
E soprattutto libertà di opinione non implica il dovere da parte nostra di ascoltarvi e di prendervi sul serio.
Libertà di opinione è libertà di avere idee diverse se ci sono basi logiche e fatti concreti per averle.
E soprattutto è libertà di non ascoltarvi e non darvi spazio se quelle basi logiche e quei fatti concreti non potete offrirli.
Tutto qui.

La scienza non è democratica... ma non perché, come sostenete voi, venga imposta dall'alto. Proprio per nulla.
La scienza non è democratica perché si basa sulle prove, sui fatti, non sulle opinioni. Non conta quanti credano o non credano a una cosa. Conta quali e quante prove ci siano pro o contro.

Se ci pensate bene la cosa, anzi la scienza, come struttura di base, come ragionamento è semplice... ma voi amate complicare tutto, creando teorie antiscientifiche complicate fin dalla base, fin dal ragionamento.
Accettare le vostre idee significherebbe distruggere una delle basi della conoscenza e della scienza: il rasoio di Occam.
Ergo, non siete credibili fin dall'inizio. Anzi, non lo siete proprio a priori.

Saluti,

Mauro.

martedì 23 marzo 2021

La variegata accozzaglia dei negazionisti in Germania

Avete sentito tutti della grande manifestazione negazionista a Kassel in Germania domenica scorsa.
Non è stata la prima, pensate tra le altre a Berlino e Lipsia nei mesi scorsi, e (purtroppo) credo proprio che non sarà l'ultima.

La domanda però è: chi sono i partecipanti a queste manifestazioni?
La risposta è al tempo stesso facile e difficile.
Facile, perché è facile capire chi vi partecipa.
Difficile, perché... appunto perché vi partecipano?

Sul perché vi partecipino temo che, a parte ben precise categorie, potrò dirvi poco.
Ma sul chi vi partecipa e su quel che vuole ottenere posso dirvi molto di più.

Intanto va chiarita una cosa.
Nel linguaggio comune con "negazionista" si intende chi nega la pericolosità, se non addirittura l'esistenza, del virus.
Ma alle manifestazioni di cui sopra partecipano anche persone che non negano né l'esistenza né la pericolosità del virus... ma che rifiutano ogni misura precauzionale che venga imposta dall'alto, dallo Stato.
Persone che in sostanza dicono: "Lo Stato ha l'unico compito di garantire la mia libertà di fare quello che voglio. Io so proteggermi dal virus. Se gli altri non lo sanno fare, peggio per loro. Lo Stato deve garantire la mia libertà, non la loro salute".

E ora veniamo alle manifestazioni in sé.
Non so in altri paesi, ma qui in Germania le manifestazioni dei negazionisti vengono spesso accompagnate da cartelli ripresi dalle manifestazioni USA contro gli eccessi della polizia.
Cartelli che dicono "I can't breath".
Solo che negli USA si riferiscono ai poliziotti che mettono il ginocchio sul collo dei fermati mentre in Germania... all'obbligo delle mascherine.
Non credo serva aggiungere altro. Il paragone è già patetico in sé.

Ma, a parte quanto sopra, chi partecipa a queste manifestazioni?
Beh, la partecipazione è molto variegata, molto di più di quello che si potrebbe credere.
Però è un dato di fatto che l'estrema destra ne ha preso la guida.

I militanti dell'estrema destra extraparlamentare sono ormai di fatto l'anima di queste manifestazioni.
Ma ovviamente ciò comprende anche gli attivisti dell'AfD (che nonostante quello che i suoi leader sostengano è obiettivamente una versione moderna della NSDAP), ma in realtà non solo gli attivisti: anche rappresentanti nei parlamenti locali o federale hanno partecipato.
E ciò comprende anche i cosiddetti Reichsbürger, cioè quelle persone che ritengono che il Reich (l'impero) non sia mai morto e che la Repubblica Federale Tedesca sia solo una costruzione astratta, una specie di holding, non uno Stato.
Sui Reichsbürger ce ne sarebbe da dire, ma qui basti dire che per loro la Germania "legale" è ancora quella di Bismarck. Bismarck, neanche Hitler.

Ovviamente i complottisti di ogni tipo sono tra i protagonisti di queste manifestazioni.
Essere contro è la loro sostanza. Non è importante contro cosa, basta essere contro. Se non si è contro si è per. E chi vuole essere per?
Parliamoci chiaro... solo se sei contro (e meno sai a cosa sei contro meglio è) puoi fare passi avanti. Essere per - e non contro - aiuta chi già da prima è per, non te.

Premesso, come visto sopra, che le contestazioni rendono chiaro cosa non vogliono ma non hanno la minima idea di cosa vogliono, andiamo oltre.

Chi contesta le misure generalmente appartiene a categorie ben precise (anche se molto eterogenee).
E queste categorie vanno politicamente a braccetto con quelle citate sopra.

Di quali categorie parliamo?

- I vegani (soprattutto, ma non solo, grazie al cuoco, anzi ex, Attila Hildmann, vegano, negazionista, antisemita e novax);
- I complottisti vari, tipo chi nega che l'uomo sia arrivato sulla Luna (non c'entra chi o cosa sia il pericolo, ma che ci sia un pericolo per loro è evidente);
- I classici novax... che in realtà sono notutto, non solo novax;
- Coloro che sono usciti da scuole tipo Waldorf o Montessori... per loro la scienza non conta, contano le emozioni;
- I pochi vecchi hippies rimasti... non sono di destra... ma per loro lo è tutto il resto, e per questo per contestare il governo "di destra" si ritrovano a combatterlo insieme alla destra (ma sono quattro gatti);
- I seguaci dell'omeopatia e delle varie cosiddette medicine alternative... la medicina ufficiale (come se esistesse una medicina ufficiale) è solo schiava del sistema...
- I negazionisti del cambiamento climatico, generalmente chi nega ciò nega anche tutto il resto.

Però, per ottenere risultati, serve anche chi soffi sul fuoco, il fuoco da solo non basta.
E chi soffia sul fuoco?
La risposta qui è molto semplice (purtroppo).
A livello giornalistico chi soffia sul fuoco è soprattutto il gruppo Axel Springer (in particolare con la Bild, il quotidiano di più basso livello d'Europa, se non forse del mondo, una raccolta di menzogne, a voler essere gentili), dove il giornalismo è secondario, ma la vicinanza alle lobby imprenditoriali no.
E proprio in tal senso le varie congregazioni industriali, commerciali, artigianali, ecc. sono i migliori alleati della Bild: aprire tutto subito... meglio poco oggi che tanto domani.

BDI, DeHoGa & co. sono coloro che hanno in mano il timone. Non il governo. Non il Parlamento.

E purtroppo i negazionisti hanno anche vari medici dalla loro parte.
Medici che generalmente di Covid poco o nulla sanno, ma... medici sono, quindi per la Bild e per chi la Bild segue (da cretino totale, a voler essere gentili) medici restano.

Il re di detti medici è Bodo Schiffmann, un otorinolaringoiatra, cioè uno che non ha nessuna competenza in materia, ma nonostante tutto è diventato il re dei negazionisti. Tutti lo adorano. Forse perché tutti, come appunto lui stesso, non hanno la minima idea di ciò di cui parlano.
Ma ovviamente Schiffmann non è da solo.
Al suo fianco c'è Sucharit Bhakdi, microbiologo ed epidemiologo, ma negazionista. Quindi uno che maltratta i suoi propri studi.

Ma così non abbiamo ancora raggiunto il top.
Il top è... Wolfgang Wodarg.
Uno che era contro il vaccino contro la peste suina... ma soprattutto uno che si fece fregare da uno senza titoli (Gert Postel) e nonostante tutto mantenne il posto.
E ora... è uno dei principi del mondo negazionista.
Cosa non strana, in realtà, visto che parliamo di uno che si fa fregare volentieri.

Saluti,

Mauro.

giovedì 11 febbraio 2021

La mia libertà finisce dove comincia la tua

Quando si parla delle "limitazioni alla libertà" introdotte dai vari paesi a causa dell'attuale pandemia, si tende a dimenticare una cosa molto importante.
Cosa dimenticata spesso in malafede, va detto chiaro.
Non tutti quelli che si lamentano sono ignoranti manipolabili o persone che veramente vengono messe in ginocchio dalla situazione attuale.

La cosa in questione è: la mia libertà finisce dove comincia la tua.

Ciò dovrebbe essere tra l'altro la bussola di ogni liberale e di ogni libertario (no, dei liberisti purtroppo no, spero non serva che vi spieghi perché).
Anzi dovrebbe essere la bussola di ogni democratico, di qualsiasi colore e idea sia... purché sia democratico.

La libertà è insindacabile, ma non illimitata.

Cosa significa questo in tempi di Covid?
Molto semplice: quello che significa in ogni altra situazione.
Se i miei comportamenti mettono a rischio solo la mia salute e quella di nessun altro... lo Stato deve tenersene fuori.
Se però i miei comportamenti mettono a rischio, anche solo potenzialmente, la salute di anche solo una singola altra persona... allora lo Stato non solo può, ma anzi deve intervenire a limitare la mia libertà.
Se non lo facesse sì che allora sarebbe antidemocratico, visto che mi permetterebbe di ergermi al di sopra degli altri.
Non se mi limita.

Del resto dovere di uno Stato, qualunque sia la sua visione politica, è giustamente mettere la collettività davanti ai singoli.
In particolare quando si tratta di salute.

Saluti,

Mauro.

domenica 16 settembre 2018

Je suis Charlie, je suis Gênes

L'amico Salvo Ruotolo mi ha chiesto di scrivere qualcosa su un argomento molto particolare, che riguarda Genova, riguarda la satira e riguarda la libertà di espressione.
Voleva sapere cosa penso, da genovese, di una certa vignetta.

Come molti sapranno, dopo il crollo del ponte Morandi a Genova, Charlie Hebdo ha pubblicato una vignetta che ha provocato molte polemiche:


E - come anche era successo dopo il terremoto di Amatrice - le "anime belle" della destra ci si sono subito buttate sopra chiedendo a chi aveva manifestato per C.H. dopo gli attentati di Parigi, se diceva ancora "Je suis Charlie".

Dimostrando di non avere capito nulla.

Per spiegare bisogna tornare agli attentati di Parigi.
L'irruzione con strage nella sede di Charlie Hebdo era stata provocata da vignette viste come antiislamiche.
E molti a dire (paradossalmente soprattutto a destra, dove in realtà l'antiislamismo dovrebbe essere ben visto... ma il mondo è un posto strano) che noi (sì, anch'io dissi "Je suis Charlie") approvavamo quelle vignette.
No, signori miei, tra noi c'era chi le approvava, chi le disapprovava e chi neanche le conosceva... però tutti ritenevamo diritto di C.H. disegnarle e pubblicarle.

E ora veniamo al dopo.
Ad Amatrice.
A Genova.
E soprattutto a chi dice: lo avete difeso, ora dovete apprezzare anche queste vignette.

No, proprio per niente. Anzi come diciamo a Genova: proprio per un belino che le apprezziamo.
Però, per quanto ci facciano male (e comunque quella su Amatrice era obiettivamente molto peggiore di quella sul ponte Morandi), Charlie Hebdo ha tutto il diritto di disegnarle e pubblicarle.

Sento già che mormorate con rabbia una domanda: allora la satira può permettersi tutto?

La risposta è sì, ma è anche no. Dipende da cosa intendete con "tutto".

Se intendete che la satira può essere fatta su ogni tema, su ogni argomento, su ogni avvenimento... senza tabù, allora la risposta è . Senza se e senza ma.
Se invece intendete che la satira può dire qualsiasi cosa su qualsiasi tema, argomento o avvenimento allora la risposta è no. La satira è, come ogni altra cosa, sottomessa alla legge... ergo non può sforare nella diffamazione, nell'istigazione all'odio, nell'apologia di reato.

Tornando al punto.
No, la vignetta di C.H. sulla tragedia di Genova non mi è piaciuta proprio per niente, da genovese mi ha fatto male e se non fossi genovese non mi farebbe comunque ridere né sorridere, e se incontrassi il vignettista una botta di stronzo gliela darei, ma senza mettere in discussione il suo diritto di averla disegnata e pubblicata.

Perché... Je suis encore Charlie...

Però soprattutto... Je suis pour toujours Gênes!!!

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Per chi avesse dimenticato la vignetta su Amatrice:


giovedì 12 aprile 2018

Rispettare il diritto di parola

La tentazione della censura è purtroppo trasversale, anzi universale.

Gli unici che rispettano veramente il diritto di parola e combattono (nei fatti, non solo a parole) la sua negazione sono quelli che sono troppo deboli per negare detto diritto.
E che quindi non potrebbero farsi sentire se non esistesse.

Quando questi deboli diventano forti, non combattono più (nei fatti, a parole magari sì).

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Pubblicato in origine (in versione ridotta) come commento a questo articolo di Shevathas.

sabato 7 aprile 2018

Casaleggio e i giornalisti

Tutti (o almeno molti) avrete letto del fatto che all'evento sum#02 organizzato dalla Fondazione Casaleggio a Ivrea è stato impedito l'accesso al giornalista de La Stampa Jacopo Iacoboni.

Motivazione? Gli articoli (e un libro) critici del giornalista in questione sul Movimento 5 Stelle (e già questa motivazione smentisce le balle sempre raccontate da Casaleggio & co. sulla separazione tra M5S, Fondazione e Casaleggio srl).

Ora, la cosa va esaminata su due piani.

Il primo piano è quello meramente legale.
Essendo l'evento organizzato da una fondazione privata e non da un'istituzione pubblica, l'organizzatore ha legalmente tutto il diritto di decidere chi può accedervi e chi no.
E questo va riconosciuto (anche se molti giornalisti e commentatori lo dimenticano).

Il secondo piano, in questo caso preponderante, è quello politico.
La motivazione dell'esclusione di Iacoboni dimostra che non vi è distinzione di fatto tra M5S, Fondazione e Casaleggio srl.
E che questa esclusione è un atto puramente e solamente politico.
Oltretutto ciò dimostra chi veramente controlla il M5S e che considerazione della democrazia e della libertà di stampa questi abbia.

Saluti,

Mauro.

giovedì 9 marzo 2017

La vera anima del Carnevale

A fine febbraio c'è stato il culmine del Carnevale.
E lo sapete benissimo: a me il Carnevale non piace.
Già come concetto in sè non mi piace, in quanto il concetto di base del Carnevale è l'obbligo di divertirsi, non la libertà di divertirsi.
E in Germania la cosa è di fatto istituzionalizzata.
A Colonia in particolare (anche per questo ho sempre detto che a Colonia si vive per 360 giorni all'anno splendidamente e per gli altri cinque - i giorni "duri" del Carnevale - si vive di merda).

Sullo Stern del 16 febbraio scorso Micky Beisenherz ha spiegato benissimo cosa è il Carnevale a Colonia (e in Germania in generale).
E io aggiungo: non solo a Colonia e non solo in Germania. Bensì ovunque esista il Carnevale.

Traduco qui la parte la parte essenziale dell'articolo in questione:

Il Carnevale è per me la più tedesca di tutte le feste. Allegria istituzionalizzata. Eccesso confezionato, imballato in burocrazia associazionista, gerarchicamente organizzato e logicamente - tutto deve avere del resto il suo ordine - con abbigliamento d'ordinanza, onoreficenze e berretti da buffone! E, per favore, allegria, come d'ordinanza, ma a partire dall'11.11 (undici novembre) alle 11:11. Cioè spontaneità guidata dall'orologio marcatempo.

Saluti,

Mauro.

P.S.:
Qui la scansione dell'articolo per chi se lo volesse leggere completo in originale:




lunedì 23 febbraio 2015

C'est reparti!

(Mercoledì) si riparte!


Saluti,

Mauro.

martedì 13 gennaio 2015

Anch'io sono Charlie / Je suis aussi Charlie 3

E dopo la tragedia, il fastidio di dover ascoltare tutti i distinguo e vedere tutti i salti sul carro di Charlie Hebdo.

Vorrei dire chiare e forti due cose.

1)
Charlie Hebdo va sostenuto senza se e senza ma. Non se la è cercata, come qualcuno comincia a dire.
La libertà di opinione, di parola, di espressione o è totale o non è proprio. Non ci sono vie di mezzo.
E tale libertà ha tutto il diritto di essere offensiva, scurrile, antipatica, disturbante. Tutti i politicamente corretti del cazzo che pretendono di porre limiti di "buon gusto" o di "rispetto" sono semplicemente complici morali degli assassini.
Je suis aussi Charlie. Sans discussion. Sans si et sans mais.

2)
È inutile che ora saltiate tutti sul carro di Charlie Hebdo.
Difendere la sua libertà di espressione, di satira, significa anche difendere la nostra libertà di apprezzarlo, di disprezzarlo o di non conoscerlo.
Chi lo conosceva e lo amava oggi ha il dovere di dire "Lo difendo e lo amo".
Chi lo conosceva e lo disprezzava oggi ha il dovere di dire "Lo difendo ma mi fa schifo".
Ma soprattutto, la maggioranza di voi che di sicuro non ne ha mai sentito parlare è inutile che faccia finta di conoscere la rivista, i redattori e i vignettisti. Difendetelo e tacete sul resto. Non fatevi belli usando il suo nome.

Saluti,

Mauro.