mercoledì 17 luglio 2024

L'età dei leader

Ultimamente la propaganda populista in giro per il mondo sfrutta come tema l'età di Joe Biden e i problemi (più apparenti che reali) a essa collegati.
A parte che il suo avversario Trump è solo di tre anni più giovane (e mentalmente non certo messo meglio, anzi), io mi sono chiesto: ma che età hanno i vari leader in giro per il mondo?

Nota: parlo solo di leader eletti (anche se in maniera magari "atipica" come Putin o Xi), non di monarchi (tipo Carlo III) o dittatori non eletti (tipo Kim).

Vediamolo.

Partiamo dai paesi del G7:
- USA, Joe Biden, presidente, 81 anni;
- Germania, Olaf Scholz, cancelliere, 66 anni;
- Germania, Frank-Walter Steinmeier, presidente, 68 anni;
- Italia, Giorgia Meloni, PdC, 47 anni;
- Italia, Sergio Mattarella, presidente, 82 anni;
- Francia, Gabriel Attal, PdC, 35 anni;
- Francia, Emmanuel Macron, presidente, 46 anni;
- Regno Unito, Keir Starmer, primo ministro, 61 anni;
- Giappone, Fumio Kishida, primo ministro, 66 anni;
- Canada, Justin Trudeau, primo ministro, 52 anni.

Passiamo ai paesi più popolosi del mondo (se non già compresi nella lista precedente):
- Cina, Xi Jinping, presidente e segretario generale del partito, 71 anni;
- Cina, Li Qiang, primo ministro, 64 anni;
- India, Droupadi Murmu, presidente, 66 anni;
- India, Narendra Modi, primo ministro, 73 anni;
- Indonesia, Joko Widodo, presidente, 63 anni;
- Pakistan, Asif Ali Zardari, presidente, 68 anni;
- Pakistan, Shehbaz Sharif, primo ministro, 73 anni;
- Nigeria, Bola Tinubu, presidente, 72 anni;
- Brasile, Luiz Lula Da Silva, presidente, 78 anni;
- Bangladesh, Mohammed Shahabuddin, presidente, 74 anni;
- Bangladesh, Sheikh Hasina, primo ministro, 76 anni;
- Russia, Vladimir Putin, presidente, 71 anni;
- Russia, Michail Misustin, primo ministro, 58 anni;
- Messico, Manuel López Obrador, presidente, 70 anni;
- Etiopia, Sahle-Uork Zeudé, presidente, 74 anni;
- Etiopia, Abiy Ahmed Ali, primo ministro, 47 anni;
- Filippine, Ferdinand Marcos Jr., presidente, 66 anni;
- Egitto, Abdel Fattah al-Sisi, presidente, 69 anni;
- Egitto, Mostafa Madbouly, primo ministro, 58 anni;
- RD Congo, Félix Tshisekedi, presidente, 61 anni;
- RD Congo, Judith Suminwa, primo ministro, 56 anni.

E vediamo i paesi del G20 non compresi nelle due liste precedenti:
- Sudafrica, Cyril Ramaphosa, presidente, 71 anni;
- Australia, Anthony Albanese, primo ministro, 61 anni;
- Argentina, Javier Milei, presidente, 53 anni;
- Corea del Sud, Yoon Suk-yeol, presidente, 63 anni;
- Corea del Sud, Han Duk.soo, primo ministro, 75 anni;
- Turchia, Recep Tayyip Erdogan, presidente, 70 anni.

Un paio di paesi sparsi, ma importanti:
- Spagna, Pedro Sánchez, PdC, 52 anni;
- Paesi Bassi, Dick Schoof, ministro-presidente, 67 anni;
- Singapore, Tharman Shanmugaratnam, presidente, 67 anni;
- Singapore, Lawrence Wong, primo ministro, 51 anni.

Ora cosa ci dice questa lista?

1) Che un'età giovane non è garanzia di stabilità mentale (vedasi Milei, per esempio);
2) Che un'età avanzata non è segno di demenza senile (vedasi Mattarella, per esempio);
3) Che la "vecchia" Europa, il continente con la popolazione più vecchia, è di fatto il continente con i politici di vertice mediamente più giovani.

Interessante, vero, soprattutto il punto 3?

Saluti,

Mauro.

martedì 16 luglio 2024

Il libro nero delle -poli

In questi giorni sto leggendo "Il libro nero della Lega" di Giovanni Tizian e Stefano Vergine, edito da Laterza.
Non voglio però qui parlarvi del libro in sé. Non lo ho ancora finito, quindi al limite lo farò quando ne avrò completato la lettura.

Qui voglio parlarvi di due considerazioni a cui mi ha portato il titolo dello stesso.

"Libro nero".
Tutto nacque (almeno a livello di massa) con "Il libro nero del Comunismo", 1997, a cura di Stéphane Courtois.
Da allora ogni libro che che si pone criticamente contro qualcosa o qualcuno e che cerca di elencarne o analizzarne le malefatte è "Il libro nero di questo o quello".
A parte la noia dei titoli sempre uguali (che dimostra la "fantasia" di editori e titolisti), un titolo del genere ha due problemi:
1) Se io leggo "Libro nero" mi aspetto qualcosa che elenchi TUTTE le malefatte del "protagonista" di detto libro, invece nella maggioranza dei casi si scegli solo una categoria di malefatte, quindi siamo più nell'ambito dell'inchiesta che del vero e proprio libro nero;
2) Un titolo del genere è sempre fuorviante, perché ti indirizza fin da subito: non ti lascia (o almeno cerca di non lasciarti) la scelta su come valutare le informazioni che troverai nel libro. La valutazione te la impone il titolo.

Questi pensieri mi hanno poi portato a una considerazione su un'altra mania giornalistica italiana, questa volta riguardante scandali che hanno portato a più o meno grandi inchieste giudiziarie: l'uso del suffisso "-poli".
Qui tutto nacque nel 1992 con "Tangentopoli" (che poi in termini giudiziari l'inchiesta era ufficialmente "Mani Pulite", non "Tangentopoli"). Il fatto è che "Tangentopoli", che piaccia o meno come nome, era stato creato in maniera filologicamente corretta... significava veramente "città delle tangenti". E infatti in origine il nome si riferiva non alla struttura criminale indagata ma proprio alla città di Milano. Tangentopoli era Milano.
Però poi, con scandali successivi, i giornalisti hanno dimostrato pigrizia e ignoranza, pappagallando questo primo nome e dimenticandosi cosa significasse "-poli" in greco, creando così nomi assurdi come Calciopoli, Vallettopoli, Bancopoli e chi più ne ha più ne metta.

Un tempo i giornalisti e gli editori contribuivano a creare e arricchire la lingua.
Oggi contribuiscono ad appiattirla e distruggerla.

Saluti,

Mauro.

lunedì 8 luglio 2024

Un'occasione comunicativa mancata

In questi giorni ho riflettuto su una cosa riguardo alla storia dei leghisti e dei tappi di plastica. A parte che i leghisti (ma anche altri in giro per l'Europa, purtroppo non erano soli) si sono resi ridicoli con questa storia. A parte ciò, va detto che l'UE ha perso un'occasione.

La decisione sui tappi è stata presa per ragioni ecologiche, per evitare che i tappi di plastica si disperdano per l'ambiente (se ti cade una bottiglia generalmente la raccogli, se ti cade solo il tappo... siamo sinceri: quattro gatti lo raccolgono). E fin qui tutto bene.
Proteggere l'ambiente è sacrosanto, anche se alla parola ambiente purtroppo molti sono allergici.

E allora dove è che la UE ha perso un'occasione?
Il non poter staccare il tappo dalla bottiglia ha un effetto collaterale non voluto, ma importantissimo.
Diventa praticamente impossibile che bambini e animali domestici possano ingoiarlo. Non è una cosa da poco, pensateci.
Ma la UE ha ragionato coi paraocchi: la cosa è stata fatta per l'ambiente, quindi solo di ambiente bisogna parlare. Il resto non c'è, non conta, non interessa.
Se a Bruxelles si fossero resi conto di questo effetto collaterale e lo avessero usato, avrebbero messo a tacere subito gli idioti del tappo. Perché chi non vuole proteggere bambini e animali domestici?
Ecco, la UE ha perso un'occasione comunicativa.

Saluti,

Mauro.

domenica 7 luglio 2024

Aeroporti di Germania

In un commento al mio articolo di ieri sugli aeroporti d'Italia, l'amico Nautilus mi ha chiesto come è la situazione con le "dediche" qui in Germania.

Rispondo volentieri, premettendo che le dediche a persone sono in Germania molto meno diffuse che in Italia, ma in compenso sono quasi esclusivamente politici coloro a cui sono dedicati gli aeroporti.


Berlin-Brandenburg: Willy Brandt.

Berlin-Tegel (chiuso): Otto Lilienthal (pioniere dell'aviazione).

Bremen: Hans Koschnik.

Hamburg: Helmut Schmidt.

Köln: Konrad Adenauer.

München: Franz-Josef Strauss (dedica vergognosa quanto quella a Berlusconi).

Nürnberg: Albrecht Dürer.

Stuttgart: Manfred Rommel.


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Anche per la Germania non ho considerato gli aeroporti militari e gli aeroclub.

sabato 6 luglio 2024

Aeroporti d'Italia

A quali personaggi sono dedicati gli aeroporti d'Italia (quelli che sono dedicati a persone realmente esistite e non a luoghi o altro)?

Vediamolo.


Ancona: Raffaello Sanzio.

Bari: Karol Wojtyła 🙄.

Bergamo: Caravaggio.

Bologna: Guglielmo Marconi.

Brescia: Gabriele D'Annunzio.

Cagliari: Mario Mameli (aviatore).

Casale Monferrato: Francesco Cappa (aviatore).

Catania: Vincenzo Bellini (non chiaro se solo l'aerostazione o proprio l'aeroporto).

Crotone: Pitagora.

Ferrara: Michele Allasia (aviatore).

Firenze: Amerigo Vespucci.

Forlì: Luigi Ridolfi (aviatore).

Genova: Cristoforo Colombo.

Milano-Linate: Enrico Forlanini (inventore dell'elicottero).

Milano-Malpensa: 🤦‍♂️🤦‍♂️🤦‍♂️ (leggasi qui).

Napoli: Ugo Niutta (aviatore).

Novi Ligure: Eugenio Mossi (aviatore).

Oristano: Ernesto Campanelli (aviatore).

Padova: Gino Allegri (aviatore).

Palermo-Boccadifalco: Francesco & Giuseppe Notarbartolo (aviatori).

Palermo-Punta Raisi: Falcone & Borsellino.

Parma: Giuseppe Verdi.

Perugia: Francesco d'Assisi.

Pescara: Pasquale Liberi (aviatore).

Pisa: Galileo Galilei.

Ravenna: Gastone Novelli (aviatore).

Reggio Calabria: Tito Minniti (aviatore).

Rieti: Giuseppe Ciuffelli (aviatore).

Rimini: Federico Fellini.

Roma-Ciampino: G.B. Pastine (pioniere aviazione militare).

Roma-Fiumicino: Leonardo Da Vinci.

Terni: Alvaro Leonardi (aviatore).

Thiene: Arturo Ferrarin (aviatore).

Torino-Aeritalia: Edoardo Agnelli.

Torino-Caselle: Sandro Pertini.

Trapani: Vincenzo Fiorio.

Trento: Gianni Caproni.

Treviso: Antonio Canova.

Venezia-Lido: Giovanni Nicelli (aviatore).

Venezia-Tessera: Marco Polo.

Vercelli: Carlo Del Prete (aviatore).

Verona-Boscomantico: Angelo Berardi (aviatore).

Verona-Villafranca: Catullo.


Saluti,

Mauro.

P.S.:
Non ho considerato gli aeroporti militari e gli aeroclub.

giovedì 4 luglio 2024

La Gazzetta e lo sport

Generalmente me la prendo coi nostri quotidiani per le baggianate che scrivono quando si tratta di scienza.
Però c'è un quotidiano che fa le stesse figuracce quando tratta di sport.
E sì... questo quotidiano è proprio la Gazzetta dello Sport.

Prendete questo articolo.
L'edizione 1992 degli Europei di calcio è famosa per la vittoria della non qualificata Danimarca (ripescata dopo l'esplosione della Jugoslavia). E tra le cose note di quella Danimarca una ricordata da tutti è che alcuni dei suoi migliori giocatori non parteciparono, in quanto non vollero rientrare dalle vacanze già cominciate (alcuni non si riuscì neanche a rintracciarli, stando alla leggenda).
Però per la Gazzetta parteciparono lo stesso:


Ebbene sì, Michael Laudrup, Elkjær e Berggreen furono proprio tra gli assenti.

Qui l'articolo salvato su Archive.org nel caso la Gazzetta corregga facendo finta di niente.

Saluti,

Mauro.