giovedì 21 agosto 2025
Una proposta politica: l'obbligo (non vincolo) di mandato
mercoledì 5 gennaio 2022
Endemia pandemica o pandemia endemica?
Io sto sinceramente cominciando a pensare che ci sia confusione (voluta? non voluta?) sul significato del termine endemia.
A leggere quotidiani e social networks, ad ascoltare i TG o i talk shows sembra che sia passata la lettura secondo cui un morbo endemico sia un morbo di cui non possiamo liberarci, ma che è sostanzialmente inoffensivo e di fatto sancisca la fine della pandemia.
Endemia, come tante altre parole nella medicina, viene dal greco.
Per la precisione è una crasi delle parole ἐν ("nel") e δῆμος ("popolo").
Indica uno stato morboso presente costantemente in una popolazione o in un'area geografica senza bisogno di "immissioni" dall'esterno.
E già qui capiamo che c'è qualcosa che non va.
Il virus del Covid19 è presente in tutto il mondo, non è limitato a una porzione di esso (sia intesa come popolazione che come area geografica), quindi - perdonatemi il gioco di parole - ci troviamo di fronte a un'endemia pandemica (o viceversa: una pandemia endemica).
Ergo: l'endemia non sancisce per nulla la fine della pandemia (dal greco παν, "tutto", e δῆμος, "popolo" - quindi πανδήμιος, "di tutte le persone", "pubblico").
Se il virus rimane in tutto il mondo... pandemia rimane. Endemia qui o endemia là.
Oltretutto endemico non significa per niente "leggero", "meno grave" o addirittura "inoffensivo".
Il fatto che un virus (o altro elemento patogeno) sia endemico non ci dice nulla sulla sua pericolosità. Può essere innocuo come anche grave (per esempio il Dengue è endemico in alcune zone, ma lo sono anche malaria e morbillo... anzi il morbillo anche in Europa, ma non ce ne accorgiamo e non ci accorgiamo della sua pericolosità grazia all'efficacia del vaccino e all'obbligo vaccinale).
Quello che io temo è che si pensi che l'endemia implichi l'immunità di gregge e che quindi - indipendentemente dalla severità del virus - a quel punto solo poche persone rimarrebbero a rischio.
Ma siamo sicuri che sia così?
Siamo sicuri che l'immunità da contagio sia permanente?
Vogliamo correre il rischio?
Io vorrei correre il meno rischi possibile.
Da esperto in qualità so che il rischio zero è impossibile in ogni campo e situazione (medicina compresa), ma so che questi rischi si possono minimizzare.
Vogliamo farlo o preferiamo giocare d'azzardo?
Saluti,
Mauro.
giovedì 8 giugno 2017
Il (ora) famoso e frainteso articolo 32 della Costituzione
Da quando è scoppiato il casino coi vaccini c'è un altro articolo diffusamente strapazzato, stravolto e frainteso: l'articolo 32.
I grandi "patrioti" difensori della libertà e della Costituzione (che non hanno mai letto, anche perché non so se sappiano leggere) ne citano sempre due bellissime frasi:
"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo"
e
"Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario".
E cari miei questa è, come già raccontato per l'articolo 11, lettura selettiva, non è la Costituzione.
L'articolo 32 della Costituzione recita:
"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana."
Notate le parole in grassetto?
Notate come i bellimbusti di cui sopra non solo tagliuzzano l'articolo ma addirittura le singole frasi?
Bene, quelle parole in grassetto significano due cose:
1) Che il diritto alla salute della collettività prevale su quello del singolo, ergo se metto in pericolo la salute degli altri, lo Stato non tutela più il mio diritto a scegliere se e come curarmi, ma tutela la collettività;
2) Che io non posso essere obbligato a nulla solo fino a che a rischio è solo la mia salute, se appunto invece metto a rischio la salute altrui (per esempio annullando l'immunità di gregge non vaccinandomi) lo Stato può obbligarmi a un trattamento sanitario, eccome se può (per fortuna)!
Detto ciò si capisce che il decreto sui vaccini (come scrissi qui) è totalmente insufficiente, nonostante la contestazione di tutte le oche starnazzanti "libertà, libertà, qua qua qua", ma perfettamente legittimo. Anzi necessario.
Saluti,
Mauro.
Qui tutti i miei articoli sugli... articoli della Costituzione.
domenica 21 maggio 2017
Il decreto sbagliato sul giusto obbligo di vaccinazione
Lorenzin originariamente voleva estendere detto obbligo (giustamente) anche alla scuola primaria (precedentemente nota come scuola elementare), ma l'opposizione della sua collega incompetente Fedeli (abusiva ministra dell'istruzione, dell'università e della ricerca pur non possedendo nessuna istruzione) ha evitato ciò.
Ora, io non so perché Fedeli si è opposta all'obbligo (o meglio lo sospetto, ma preferisco evitare querele quindi taccio... dico solo che molto probabilmente c'è di mezzo anche il Codacons)... ma una cosa la so: senza obbligo di vaccinazione per l'accesso alla scuola primaria il decreto è inutile.
Perché?
Perché alle scuole dell'infanzia non è obbligatorio iscriversi e infatti, vaccini o non vaccini, molti genitori non iscrivono i propri figli a dette scuole.
Le scuole primarie invece sono obbligatorie, tutti devono frequentarle... ergo, senza obbligo, l'immunità di gregge (che è la vera utilità dei vaccini, al di là della protezione personale) va a farsi friggere.
Quindi la ministra (abusiva) Fedeli ha semplicemente deciso che in Italia devono avere via libera malattie facilmente debellabili grazie ai vaccini. E non è neanche ministra della Salute, quindi in teoria neanche dovrebbe avere voce in capitolo (anche tenendo conto che la vera ministra della Salute sa fare il suo lavoro, simpatica o antipatica che sia).
Saluti,
Mauro.
giovedì 9 marzo 2017
La vera anima del Carnevale
E lo sapete benissimo: a me il Carnevale non piace.
Già come concetto in sè non mi piace, in quanto il concetto di base del Carnevale è l'obbligo di divertirsi, non la libertà di divertirsi.
E in Germania la cosa è di fatto istituzionalizzata.
A Colonia in particolare (anche per questo ho sempre detto che a Colonia si vive per 360 giorni all'anno splendidamente e per gli altri cinque - i giorni "duri" del Carnevale - si vive di merda).
Sullo Stern del 16 febbraio scorso Micky Beisenherz ha spiegato benissimo cosa è il Carnevale a Colonia (e in Germania in generale).
E io aggiungo: non solo a Colonia e non solo in Germania. Bensì ovunque esista il Carnevale.
Traduco qui la parte la parte essenziale dell'articolo in questione:
Mauro.